Lo Stato Moderno - anno II - n.18 - 20 ottobre 1945

270 LO STATO MODERNO RASSEGNA DELLA STAMPA CIiiari men li nrccessari (l'Unitd, 12 ottobre 1945). Nel lungo discorso milanese di Mau– ro Scoccimarro al Congresso provtln– ciale del Partito comunista, due pun, ti ci sono parsi soprattutto degni di chiarimento; il primo è il seguente: Queste te esigenze che noi vogliamo riassumere in una formula politica do. porre domani per la Costituente: crea– re in Italia una democrazia, che deve dare la libertd a tutti, che deve nega– re la libertd ai fascisti e deve mante– nere sotto controllo le forze reazio– narie perchè non sia più possibile ten– tare nuovi colPi di mano che ?iportino il Paese alla rovina. Dove non potremo consentire se non quando sarà stata data, se sarà possi– bile darla, una defin1z·ione di fascista che ci ponga al sicuro da qualsiasi sor– presa; la sorte di Trotzki e dei suoi seguaci ci lascia assai perplessi di fron– te a_ certe afferma2lioni di cui non si possono prevedere sin d'ora tutte le possibili conseguenze. Il secondo punto che vorremmo chiarito, perchè stranamente contrad– ditorio, è quello che si riferisce ai no– stri rapporti con l'U.R.S.S. Che cosa fa la Russia? Oggi non di– mentichiamoci di una cosa, che la classe operaia non governa ancora in Italia, che le forze preponderanti sono ancora le forze borghesi, e che il go– verno sovietico ha a che fare con un governo dove si fatica a fare l'epura– zione. Tuttavia vi posso dire che non ri– sulta ufficialmente che l'Unione So– vietica abbia chiesto riparazioni, risul– ta che quando è stato posto da altri questo problema, la Russia, che più ha subito rovine nel suo paese, vi si è opposta. Tuttavia, è un problema che non può essere risolto per una semplice ragio– ne, perchè l'Italia non può pagare. La Russia è il solo paese dei lavora– tori e del socialismo, il solo paese al mondo che non sard mai imperialista. L'Unione Sovietica è l'unico paese al mondo la cui politica significa libertd, progresso, civiltd. Qui le cose sono decisamente poco chiare, evidentemente perchè si deve .lasciare la porta aperta a molte pos– sibilità: la Russia, che pure avrebbe tutto il diritto di chiedere riparazioni, con spirito magnanimo non le ha chie– ste ufficialmente, an2li si è opposta alla richiesta avanzata da altri. Però, potrebbe ch1ede:iile in avveni– re: si capisce benissimo, con un'Italia ancora dominata da forze borghesi non potrebbe fare altrimenti. Ma anche in questo caso (in cui sarebbe sempre e comunque tutto il Paese a pagare), non bisogna spaventarsi: l'ItaHa non può pagare. Ma tutto questo ragionamento, in 'fondo, non ha nessun vero fonda– mento. Infatti: « La Russia è il solo paese ..., il solo paese ... L'Unione Sovie- tica è l'unico paese ... •· Che prestidigi- tatore il signor Scoccimarro ! Sind11c11/ism11 intrrnaziona/isfa (I! Popolo, 12 ottobre 1945). Pochi giorni or sono si è costituì– la Confederazione sindacale mon– diale; poichè anche questa volta, no– nostante i reiterati fallimenti, alcuni giornali ne annunciano la notizia esa– gerandone prematuramente la portata agli effetti della conserva:1lione della pace, ci senbrano assai pertinenti que– ste osserva2lioni di Guido Gonnella. « Per lavorare sul sodo la Confede– razione sindacale mo!Ùiia!e non può di– menticare che finora !e organizzazioni internazionali proletarie hanno servito meno che zero. Sono state più che al– tro degli strumenti in mano a organiz– zatori e mestatori professionali per sa– lire sulle ribalte internazionali, sfode– rare ordini del giorno, provocare se– cessionismi e fondare quindi Interna– zionali politiche del proletariato, 1.e quali tutte si sono trovate smarrite e impotenti proprio nel momento in cui dovevano avere una funzione decisiva nell'impedire che milioni di lavoratori partissero in guerra contro altri milio– ni di lavoratori si sbranassero come lupi ridotti a docili strumenti delle ra– pacitd imperialistiche degli Stati. Queste guerre cannibalesche tra la– voratori chè la guerra non vogliono perchè vogliono pace ·e lavoro, sono forse la più crudeie e beffarda trage– dia dell'etd moderna, e al precipitare di questa storia paradossale nessuna Internazionale proleta'l'ia ha saputo porre un valido argine. Al momento decisivo, le gid rissose Internazionali si sono volatizzate. Quindi scrivere - come scrive l'A– vanti! - che la neonata Internaziona– le di Parigi « garantird l'avvenire del– la pace » significa insistere nella abu– sata retorica, significa illudere ancora con delle parole le sacrosante aspira– zioni delle masse. Per garantire il suo avvenire di pa– ce, i! proletariato deve seguire altra strada. Invece di attendere clalle Internazio– nali ciò che esse non possono dare, de– ve conquistare lo Stato: quando i! po– tere dello Stato sard in mano alle forze de! lavoro, allora suonerd la campana di morte degli imperialismi nazionali– stici. Bisogna cioè che i lavoratori agi– scano dal di dentro degli Stati trasfor– mando gli Stati, e non clal di fuori ac- contentandosi degli ordini de! giorno delle Internazionali che lasciano per– fettamente indifferenti le grandi Can. cellerie in cui si tengono a caldo gli egoismi nazionali e quindi si manipo– lano le guerre di domani». Al che sentiamo di dover aggiunge– re che la conquista dello Stato da par– te del popolo deve avvenire in tutti i Paesi, almeno in tutti i grandi Paesi. In caso contrario, ossia di manca4a de– mocratizzazione di tutte le grandi Po– tenze mondiali, il vecchio problema della guerra e della pace sarebbe an– cora assai lontano dalla soluzione. Sul partilo d'azione (Avanti!, 10 ottobre 1945). « Il Partito d'azione si cerca, e dun– que si i.nterroga. Ha bisogno di sape– re chi è, che cosa vuole, chi rappre– senta, con quali mezzi e in quali for– me può realizzare la sintesi liberali– smo-socialtsmo che pose a base della sua organizzazione ed erige al vertice della sua aspirazione. Uscito di slan– cio dalla clandes tinitd con un ricco pa– trimonio di valori umani, si è rapida– mente arenato in una politica dovizio– sa di esigenze nazionali, ma deserta di echi sociali. Gli è fallito i! compito di politicizzare i ceti medi, è venuto meno alla missione di condursi e con• crebarsi in una prassi autonoma nella diatettica delle classi. Possiamo pen– sare, m.arxisticamente, che in sede teo• rica sia derivato da un equivoco, dob• biamo ritenere, in sede storica, che si sia estenuato in posizioni instabili e provvisorie e dunque inattuali ». Che H Partito d'azione si cerchi e si interroghi, è vero; che sia in crisi, è vero, anzi lo abbiamo proprio scritto noi su questa rivista. Quanto al resto, all'essere falhito nella politi'cizzazione dei ceti medi, ci sembra un pretendere troppo in così breve tempo, tanto più che la nostra proposta al Paese della creazione di un Partito di democra– zia, slegato da qualsiasi vincolo classi– sta, e pertanto anche da quello coi ce– ti medi, ha luogo dopo ventitrè anni di fascismo in un Italia immiserita materialmente e moralmente. Il socia– lismo dimentica troppo faci.lmente il suo debito alla struttura liberale in cui nacque e prosperò; e sì che alla ru– vina di quella struttura si deve la sua I lunga assenza e la sua attuale incer- , tissim_a situa2lione di possibile mori• turo, se mai prevalessero i tonanti fu– sionisti. Comunque, per carità, non sot– terrateci vivi!

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