Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

180 • LO STATO MODERNO mente denso; e vent'anni di fascismo, in cui buona parte della positività storica dell'antifascismo va ricercata soprattutto nel– la meditazione dei presupPOSti fondamentali della politica, che il fascismo stesso sfidava, col contraffare in modo spurio e tirannico quella che è la realtà vera dello spirito, la sua tota– lità, nell' aùtonomia delle vocazioni, delle persone e delle opere. A questa giustificazione storica, che potrebbe essere di gran lunga arricchita, se ne deve aggiungere una teorica. quella del preciso rapporto di filosofia e politica; e nel con– cetto di esso deve trovarsi anche il limite che libed _I' azione da "intralci, che sarebbero qui inconcludenti astrattezze e re– ciproci empiètements di due modi complementari, ma distinti, dell'esperire. ' Il rapporto di filosofia e politica è uno specifico aspetto del rapporto di teoria e ,pratica. La distinzione di teoria e pratica, valida per un lato a garantire il pensiero sia dalle sollecitazioni della passionalità sia da quelle di un affrettato moralismo teso alla funzione consolatrice della filosofia, è atta altresi a garantire al gemo pratico la sua libertà da un de– terminismo per il quale l'azione si configurerebbe come giu– dizio analitico dedotto da precostituite metafisiche e filosofie della morale: illusione della coerenza. E' per un'analoga di– stinzione che le opere d'arte non si compiono secondo le pre– scrizioni di nessuna estetica. Esistono tuttavia schematizza– zioni contenutistiche del concetto di arte, le poetiche; esi– stono altrettanto schematizzazioru contenutistiche del concet– to del bene e dell'azione, e sono le ideologie: queste sono ·l'assunzione teorica e normativa di valori etico-politici, come le poetiche sono le assunzioni teoriche e normative di valori estetici. L'idea dei valori non è l'idea del bene; è l'idea iposta– tizzata di determinati compiti da realizzare, risolutivi di si– tuazioni storiche, psicologiche, pqlitiche. La loro genesi è, come si sa, assai varia e complessa: ma si può per un lato ricondurre alla reale immanenza della totalità dello spirito ad. pgni suo momento, e per altro ad una insoddisfazione della politica di fronte alla carenza di efficacia drastica della filo– sofia. La filosofia, come teoria della natura del reale (storia, divenire, essere, dialettica, evoluzione, ecc.), o del pensiero, -o dell'azione, non può fissare se non il concetto ·positivo del reale, o del pensiero, o dell'azione; siccome poi, in buona lo– gica, ogni affermazione è negazione, quel concetto positivo implica determinati atteggiamenti critici, che ne sono ap- . punto la fecondità culturale. Nessuno per esempio si illuderà di poter dedurre analiticamente il suo quid agendum dalla determinazione kantiana della formalità del dovere; ma chiun– que abbia cura della sua cultura morale sa quanto possa ve– nirne istruito sul suo quomodo agendum, poichè quel con– cetto lo aiuterà a mettersi in guardia di fronte alle insidie dell'azione prudenzialmente opportuna, nella sua simulata im– peratività. Altra derivazione della pratic!l dalla teoria non si dà; l'azione vive il pensiero in questa forma mediata, e non immediata, e ogni più stretto consequenziarismo conduce a dogmatismi intolleranti e intollerabili. Con ciò è anche fis– sato il rapporto fondamentale di filosofia e politica. La filo– sofia determina i concetti di persona, di azione, di stato, ecc.; LO STATOMODERNO Abllonamento annue . . . L. 360 Alllto■amento sostenitore . 1'.... 1090 Sono in vendita presso l'Editore, al prezzo di L. 500, poche serie complete dei fascicoli stampati clandestina- mente durante !'occupazione tedesca · le istituzioni, che non tenessero conto di quanto quei con– cetti criticamente implicano, farebbero il danno comune, per– chè andrebbe,o contro la realtà della persona, dello stato, del- 1' azione; ma domandare alla filosofia una norma per le isti– tuzioni è un'astrazione. Ora, l'ideologia sorge quando la po– litica vuole assumere un compito normativo diretto a cui sente insufficiente la filosofia; e d'altra parte, ansiosa di far trion– fare il vero (mentre dovrebbe essere solo impegnata a far riu– scire il meglio) cerca };alleanza della filosofia stessa. Le ideo– logie non -sono semplicemente miti propulsori cJ:ieformula un demiurgo già all'inizio smagato; esse rispondono all'esigenza di impegnare tutto l'uomo nella politica; ma c'è alla loro ori– gine anche un altro bisogno di carattere più elementarmente pratico: esse sorgono insieme alla coscienza di gruppO- e di partito. 1 partiti senza ideologia, cioè senza una teoria di determinati valori, sono destinati a· scarso successo di massa, · salvo che si impongano per il talento schiettamente politico dei loro rappresentanti: genialità che non occorre meno ai dirigenti dei partiti ideologici per muoversi liberamente in rap– porto· all'ideologia stessa (si chiama anche spregiudicatezza o realismo politico: chi legga il rendiconto di Stalin al XVII Congresso del Partito ne troverà un chiaro documento, spe– cialmente ove Stalin critica gli estremjsti ad ogni costo del ~uo partito: a pp. 64-65 della traduzione italiana, nel volume Bolscevismo e Capitalismo, Roma, Leonardo, 1945). Il gruppo che si costituisce pe~ eseguire un deterntinato compito se– condo un determinato metodo, deve affermarsi come un ·as– soluto di fronte agli altri gruppi; esso eleva allpra i suoi com– piti e i suoi metodi a valori, e li teorizza derivandone la giu– stificazione da· questa o quella Weltanschauung: le ideologie procedono con metodo teologizzante. Si fa allora della filo– sofia politica, non più schietta filosofia; le polemiche sono fatalmente ambigue, perchè si aggirano su valori e non su concetti; quanto più i valori sono ritenuti incarnazioni di ve– rità o idee, tanto più la lotta per la loro affermazione si fa aspra e micidiale. L'autentica voce della filosofia non ha che dire; non manca invece una filosofia minore, che si lascia se– durre dal compito della teorizzazione stessa dei valeri: che è poi il tipico tradimento dei chierici. Nè si tratta di una situazione transitoria o esclusivamente patologica: ogni volta che la politica impegni in modo imponente la dignità di un gruppo, le lotte politiche divengono guerre di valori, da sem– plici contrasti di punti di vista sull'azione possibile e neces– saria. Na_turalmente non c'è che la libertà della vita politica e della cultura che possa conservare la vita fisiologica degl'i– deali politici, intesi come chiarificazioni e programmi di com– piti politici. Nella libertà, nessuna forma dello spirito diventa totalitaria, e ciascuna si fa discreta; la metapolitica si fa schiet– ta filosofia, e la politica limpido genio pratico, che vive la totalità dello spirito proprio nell'accoglierne mediatamente le altre esigenze, senza pretendere di sostituirvisi. In questo cli– ma, le divisioni filosofiche, ma che ora ci appaiono divisioni dogmatiche, si attenuano; e le forme' democratiche costitui– scono le norme di un ài:znistizioche già sono in grado di creare un costume nuovo. Compito della filosofia permarrà sempre quello della riduzione della politica nelle sue pretese religiose e totalitarie, della corrosione della ipostasi dei valori. Ma que– sti non sono che il rischio dogmatico implicito nel giuoco del– le parti; e poichè nessuno può far politica senza entrare in una delle parti, il chierico déve pur accettare questo rischio: e sfidarlo con la sua ragione di chierico, senza tuttavia pie• garla alla filosofia dei partiti. UMBERTO SEGRE

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