Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

LO STATO ·MODERNO · 179 di aver preso respiro dalla gravezza dei maggiori problemi che ~o assillano, in condizioni di relativa stabilità, in un ambiente che consenta ai partiti di suscitare e stimolare senza pericolo la discussione e la contraddizione ~ntorno ai grandi problemi che l'Assemblea Nazionale dovrà risolvere. Allora, ed allora soltanto, l'appello al suffragio universale non sarà più un'abdicazione di responsabilità, ed il Paese potrà intendere ed esprimere con digpità il proprio animo ed il proprio pensiero. . Si lavori dunque, con decisa energia e compatta . volontà, al Governo e fuori, a sanare le più gravi ferite nell'organismo materiale e morale della µa– zione : si prepari la Costituente negli spirlti, negli animi e nelle cose, preparando l'ambiente in cui. i liberi dibattiti, attraverso la pubblica indagine dei maggiori problemi politici e costituzionali, daranno frutto di meditate costruzioni politiche. Immensa è. l'opera che occorre intraprendere, ma al Governo è la Resistenza, quella che ha iniziato la propria àtti– vità un quarto di secolo fa, e ben sa come le imprese non,debbano necessariamente essere confortate dalla luce della speranza e come non .sia necessario riuscire per perseverare. La Resistenza ancora una volta su– pererà la prova, vincendo la ·battaglia per la salvezza del Paese e la libertà delle sue supreme decisioni, col fuoco della volontà e della fede che ha continuato a risplendere nei giorni più grigi e nei giorni più oscuri, nello spirito luminoso delle parole che in un'ora suprema della storia nazionale Péricle r,ivol– geva agli Ateniesi. per esortarli a difendere contro tutti i nemici l'onore e la dignità della patria e a credere in essa « fidando più nella risplendentè luce dell'intelligenza cqe nella cecità della fortuna, nel– l'indomita potenza dello spirito che· nel peso delle forze materiali». VI'rl'ORIO ALBASINI SCROSATI I PARTITI E LA -FIL·OSOFIA I conflitti politici sono conflitti ideologici: oggi ancora è letteralmente vera ];i tesi platonica che ciò che divide gli uomini è la loro concezione del giusto e dell'ingiusto. E' ben vero che, a guardarli spregiudicatamente, i conflitti politici celano sempre anche dei contrasti di natura economica; ma nè questa ne è l'intera sostanza, nè si sogliono o vogliono consuetarnente presentare io questa loro crudezza, e non sem– plicemente per una sorta di malgiustificato pudore, ma pro– prio perchè la pura loro espressione economica lascerebbe in ombra altri elementi non meno reali. Del resto, se i conflitti politici fossero nè più· nè meno che contrasti economici, non sarebbe poi così difficile, tra uomini di buona fede, accor– darsi di risolverli. Oggi ad esempio, con la scomparsa non fa– cilmente spiegabile di una tendenza schiettamente conserva– trice dalla nostra scena politica, i partiti sono, sembra, di– sposti ad intendersi su un programma economico e sociale di cui tutti avvertono la necessità storica: e si può dire che le esigenze minime degli uni e le massin1e degli- altri potreb– bero costituire una base efficace e fattiva d'intesa. Di più: tutti i partiti si dicono anche- d'accordo sul modo da seguire per l'intesa stessa: che è quello, grosso modo, del metodo de– mocratico, dell'esclusione di qualsiasi procedimento reazio– nario e dittatoriale. Per poco che si guardi più a fondo, e ci si domandi che cosa divide i nostri tre indirizzi fondamentali di vita politica - quello social-comunistico, quello democra– tico-cristiano, e quello genericamente liberale - le differenze appaiono invece ben più profonde, e non sono affatto di ca– rattere economico, ma, osiamo la parola, di carattere filosofi– co. Stanno di fronte tre metafisiche: quella, sia pur ridiscus– sa, del materialismo storico; quella, ringiovanita da serie ve– nature umanistiche e •personalistiche, dello spiritualismo cri– stiano; e quella storicisticll. E' chiaro che ne derivano tre concezioni diverse· dello stato, cioè del rapporto di autorità e libertà; e infatti la libertà che importa alla direzione so– cialistica è soprattutto la libertà sociale; alla direzione demo– cratico-cristiana, la libertà· di· una educazione e formazione dell'uomo in un senso religioso-cattolico, con tutte le impli– cazioni istituzionali che ne conseguono; al liberalismo, in pri– mo luogo, le libertà della .cultura e dell'individuo. Ognuna di queste affermazioni è poi un complesso di negazioni più o meno implicite, ma che emergono nelle questioni decisive in cui è in gioco la concezione stessa della vita, propria di ogni ideologia. Non si creda neanche che queste differenze ideo– logiche rimangano il privilegio esoterico del direttorio intel– lettuale dei singoli partiti, o. di solitari estranei all'azione po– litica: certo, nella loro sottigliez-za, come tutte le cose diffi– cili, non arrivano alla coscienza di ogni elettore; ma, come atteggiamenti fondamentali di vita, ognuna di esse è radi– cata, con la· sua necessità storica e in forza, anzi, di essa, nei metodi, nelle con-suetudin.i,negli ideali, nelle organizza– zioni, direi persino negl'istinti delle persone e dell'e masse. Non è vero che si aderisca ad un partito semplicemente per un atto di·volontà o di sentimento: l'adesione sarebbe in que– sto caso un arbitrio. Certo, avviene anche questo, ogni voi che un iòdifferente entra in una chiesa; ma per lo più, e sempre più,. non si aderisce ad un partito solo perchè questo sembra, meglio degli altri, assumere la tutela degl'interessi nostri e della nostra classe, ma perchè se ne accetta, in tutta la sua affermata universalità, l'idea. E la divisione è nel campo dell'idea. Quelli che riconoscono la necessità di -una politica concorde e costruttiva, possono bene esprimere il desiderio che. si soprassieda, nell'urgenza dell'azione, a tali divisioni, e pro– porre, ad esempio, che tutti i lavoratori (termine divenuto ora più proprio che quello di proletari) si riuniscano in un. par– tito unico; ma questa riduzione non può riuscire, perchè di– mentica che l'uomo è qualche cosa di più che la sua furt– zione sociale -di lavoro. D'altra parte si dirà che in altri paesi le discussioni ideologiche incidono molto meno sulla vita del- la politica pratica; e si citano. di sblito gli esempi dell'Inghil– terra e della Svizzera; ma non si tien conto che la maggi6re discrezione ideologica di questi paesi deriva semplicemente ~ dalla prevalenza o dal gusto di atteggiamenti filosofici diver- si, penetrati a lor volta nel costume: in Inghilterra la costante tradizione antimetafisica dell'empirismo, in !svizzera un genio meditativo pedagogistico, volto soprattutto all'esame e alle condizioni dell'educazione come cultura interiore della perso– nalità, anche qui senza slanci metafisici. E si aggiunga un motivo che si paleserà presto il più importante, la lunga- pra- · tica e tradizione di libertà di cui godono questi due paesi. Abbiamo una situazione storica e cultur~e diversa, che ci fa forse maggiormente accentuare l'impegno metafisico del– la politica; e basti indicarne tre elementi: il radicato magi– stero cattolico, chè è appunto un magistero totale di vita; un moto, come quello del nostro Risorgimento, cosi ideologica-

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