Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

J.96 Il piano White Mentre la Clearing-Union era posta al centro della disciplina dei pa11amenti 'internazionali, l'organo di cui il piano White prevede la creazione, ha una funzione nettamente sussidiaria. Tale ,organo consiste In un fondo interna– zionale di stabilizzazione monetaria, a cui ogni Stato aderente conferirebbe una quota determinata in base alle sue Tiserve In oro e In divisa estera, al– l'ampiezza delle oscillazioni della sua bilancia dei pagamenti e al reddito nazionale. La quota dowebbe essere versata parte In oro, parte in moneta nazionale e parte in titoli emessi dallo Stato. Qualora lo Stato avesse bisogno odi valuta estera per le necessità della propria bilancia commerciale, potrebbe .acquistarla dal fondo contro versamento •di valuta nazionale fino ad un limite pa<rl al doppio della quota, salvo càsi -eccezionali stabiliti dal fondo. Anche in .questo organismo può verificarsi scar– ·sità in certe valute. In tal caso è ab– bozzato un meccanismo equilibratore -dando '.facoltà al fondo: di suggerire ai va.Ti membri le misure da prendere -per sanare la situazione; di acquistare le scorte di moneta rara esistenti pres– so i membri del fondo; ed infine di 1imitare il diiritto dei membri di ac– ·quistare ta·le. valuta presso il fondo. Nei riguardi di un'eccessiva disponi– bilità del fondo nella valuta di un .membro non è prevista nessuna mi– sura riequilibrartrice, tranne l'impegno ,generico degli Stati di offrire al fondo ,contro propria moneta o a,ltra valuta estera, le valute estere e l'oro, che, in seguito ad acquisti, eccedessero le scor– te i!lliziali. Un'attenzione particolaTe è •dedicata ai saldi esteri bloccati, denun– ·ci.ati inizialmente dagli Stati. Il fondo dispone di comperarli con valuta dello Stato debitore o valuta estera, impo– nendo però allo Stato debitore e allo .Stato creditore di riacquistarne ognu– no annualmente il 2 % sino ad un irn– l)Orto massimo .del 40 %, versando oro •o divise estere. I saldi cosi acquista ti sarebbero indisponibili ,per il fondo per °23 anni, salvo il loro investimento in titoli di debito pubblico , dello Stato debitore. Il piano prevederebbe la creazione -di una moneta internazionale detta Unitas, a valdre aureo e a parità fisse rispetto alle monete nazlonail, che ser– virebbe al fondo come moneta di conto. Dal canto loro gli Stati aderenti si im– pegnerebbero a non variare le loro pa– rità monetarie senza il consenso del fondo, e, in caso di variazione, a man– tenere costante il valore assoluto com– plessi<vo della loro quota presso il fondo; a togliere non appena lo rite– nessero possibile le restrizioni sui cam– bi e a non reintrodurle senza il consenso del fondo; infine a rinunciarn ad ac– cordi bilaterali di compensazione va- 1utaria. LO STATO MODERNO Dopo qualche mese il silenzio scese su questi progetti, <lilnchè, nell'autunno del 1943, fu convocata una conferenza cfl più di cento esperti, che, dopo sei mesi di consultazioh!, sfociò negli ac– cordi monetari di Bretton Woods, de– finiti nel luglio del 1944. Gli accorèli di Bretton Woods Uno dei dtiè rfguarda appunto la crel!zloné di un ftm.dò monetarlo lntèr– nazionale. In esso è sta1a accettata la tesi fondamentale di ~1te. L'idèa ·del Keynes di una stanza internazionale di compensa.filone en~ta néll'accodfo, per cosi dire, di stra'foro, stabilendo le Sta– tuto, fra gli st:Òpi de'l fondo, quello di « appoggiare l'istituzl·one di un sistema multilaterale di pagamenti •· In realtà. il plano tende ad un riancoramento delle valute· all'oro e si preoccupa so– prattutto di stabilizzare i cambi e di « evitare le svalutazioni monetarie in concorrenza l'una con l'altra •· Quasi tutte le disposizioni inserite nel piano Wlùte rientrano anche nell'accordo di Bretton Woods, natura'lmente aWTo– fondite ed elaborate con grande mi– nuziosità. Cosi gli Stati membri si im– pegnano a fissare una parità monetaria rispetto all'oro e al dollaro, e a non variarla oltre il 10 % senza l'assenso del fondo; a non pemiettere variazioni nei cambi e nei prezzi dell'oro, rispet– to alla parità della loro valuta, su– periori a quelle determinate dal fondo; a non adoperare le risorse del fondo per trasferimenti di capitali che non siano destil\jlti ad ordinari affari com– merciali. Ad esse si può invece fare ricorso per pagamenti relativi alla bi– lancia commerciale, e le disposizioni che regolano tale ricorso riguardano soprattutto il riequilirbramento delle eventuali dispombilità eccessive del fondo in talune monete, attraverso H riacquisto di esse da parte dello Stato emittente, contro cessione di oro o di altre divise. Riacquisto che viene sca– glionato nel tempo in modo da evitare bruschi riequilibramenti. Tutto il mec– canismo del fondo tende in sostanza a distribuire nel tempo e ad attenuare 1a discrepanza fra le situazioni debi– torie e quelle creditorie dei vari Stati. E' stata invece abbandonata l'idea di una moneta internaziooale, che del resto già nel piano White dava la sen– sazione di un'aggiunta non indispensa– bile, ed anche il procedimento sana– torio dei saldi bloccati, che pur sem– brava affrontato con spregiudicatezza unita a senso di equilibrio. Ad esso è stata sostituita una disposizione, in base alla quale i saldi attivi che un membro abbia nella valuta di un altro membro, devono essere da quest'ultimo ria,cqui– stati, ricorrendo certe condizioni, me– diante versa:nent! in oro o valuta del primo membro. L'Ol'dinamento del fondo si preoc– cupa in modo particolare del periodo postbellico, in cui troppi Stati si tro- • veranno con le finanze e l'economia dissestate, e concede loro un periodo di transizione in oui potranno mante– nere o introdurre ex novo restrizioni e controlli sui cambl. La parte dedicata agli organi !llrettivl ed alle votazioni mostra, nella sua complicazione, uno sforzo per ricondurre ad un equilibrio tendenze ed lntèresi divergènti, un vero distilla1to di alchimia politica. Dai criterio di aii9è~azione dei voti e dal mècclmlsmo delle e1ez1'on1rlsulta e?\~, s,u un tota're di 12 à!IÙÌlfn1siìratori, 4 ne 1,p'e'tterebbero all'l~~o britalifflco, 4 -all'Europa com~ la Francia, 2 al continente americano, uno alla Russia ed una alla Cina; il numet't> dl!i voli di cui usufroirebbè ciascuno di questi compfésfil sareboe perb In p1'oporzione ben diversa; accmnulando gli stati U– niti e le r~ubbli<:he centro e sud-ame– ricane che so'no nella sfera d'ih'fluenza di qu;1li quasi il 35 % di tufti, i voti, l'Impero britannico circa il 26 % , l'Éu– ropa circa il 16 %, la Russia il 12,5 %, la Cina quasi il 6 %, mentre fra gli al– tri Stati va suddiviso il restante 4,5 %. Sembra lecito concludere che, nel– l'assetto del mondo dopo la guerra te– stè finita anche in questo settore, co– me già in altri, abbia prevalso sull'at– teggiamento idealistico, e potremmo oggi anche dire utopistico, una visione più fredda e realistica. Il che non è male, e forse è anche un bene; se ser– virà ad evitaire irrigidimenti eccessivi a cui può ,portare il contatto colla cru– da reaMà dopo troppo alti voli, e se tale visione non sairà asservita a inte– ressi ed egoismi troppo acerbi. La cifra di cui il fondo disporrà sarà, inizial– mente, di quasi nove miliardi di dol– lari cika piuttosto esi,gua e che limi– terà l'azionet positiva del fondo. Citiamo a titolo di esempio e per rendere più cornprensi'bL!e l'affermazione, il caso della Polonia, la quale, con una quota di 15 miUohi di dollari ,potrebbe ricor– rere al fondo teoricamente, .nel caso più ottimistico, per un massimo di 250 milioni di dollaxl e con un funziona– mento nofm'alè del lfo!ldo per non pili di 1S625 ri\19.1on1 d1 da1lan; inoltre tale cifra ~otrebbe essere raggiunta solo in cinque anni. Quan\_o all'Italia, il J;>roblema della sull. partecipazione al fondo non pare, a'lla luce dei recenti avvenimenti, mol– to attuale. Si può comunque osservare che, all'atto della sua adesionE,, si pre– senteranno i problemi del versamento in oro e in doilarl di una parte della sua quota, e, successivamente, di un ancoramento all'oro ~ al dollaro della sua valuta. Problemi che saranno forse faciin,'ente risolti mediante prestiti, ma determineranno, fimo al riscatto di que– sti ultimi, una limitazione all'indipen- · denza finanziaria ed economica-, e che comunque non sarebbero sorti se l'ac– cordo di Bretton Woods fosse stato più aderente al piano Keynes che al piano White. GIACOMO MANTEGAZZA

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