Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

LO STATO MODER~O 195 • Documentazione GLI ACCORDIMONETAR[ DI BRETTON WOODS Nella primavera del 1943, quando era ormai manifesto che la potenza aggressiva tedesca era stata fiaccata sui campi di Russia, quando in Africa l'avanzata inglese stringeva nell'ulti– mo ridotto d'oltremare l'esercito ita– liano e il maglio della macchina mili– tare ame.ricana si abbatteva sull'Africa Settentrionale, preludio all'invasione d'Europa, le Nazioni Unite comincia– vano a dar mano all'assetto deJ mon– do nel dopoguerra. Proprio in quel torno di tempo apparvero quattro « pia– ni » che si occupavano della disciplina degli scambi internazionali dal punto di vista monetario. I plani presero i nomi dai loro principali artefici ed ispiratori: l'economista inglese Keynes, Harry White, sottosegretario al Tesoro Americano, E. F. Schumacher, profes– sore ali' Università di Oxford, Hervé Alphand. Gli ultimi due rimasero in penombra, vennero !atti conoscere frammentariamente, e a quanto è dato sapere non esercitarono un'influenza decisiva sull'ulteriore concretamento dei progetti. Sui due primi, invece, vennero concentrati i riflettori della pubblicistica e della propaganda mon– diali; essi ricevettero il crisma uffi– cioso, se non ufficiale, del rispettivi go– verni, il piano Keynes essendo stato presentato, in un libro bianco, alla se– duta del parlamento inglese dell'B apri– le, quello Whlte essendo compilato da una personalità che rivestiva una ca– rica ufficiale nel governo americano. Il piano americano venne reso noto per primo; ma vi fu- chi sostenne, forse non a torto, essere stato Il progetto compi– lato affrettatamente, inspirandosi ai principi tradizionali del governo de– gli Stati Uniti, sulla falsari,ga dell'ac– cordo monetario tripartito del 25 set– tembre 1936, appunto per precedere nel tempo il governo inglese e, dicia– mo così, segnare punti a proprio van– taggio su una questione tanto impor– tante. Sintomat!camente e questa in– terpretazione venne allora data sia In Inghilterra, in un articolò apparso sul Financial News del 6 aprile 1943, sia in Germania, nella rivista Europa-Ka– bel del 16 aprile. Ed in realtà la let– tura dei due testi desta tale Impres– sione. Da un lato abbiamo un piano di am– pio respiro, il cui autore non fa risa– lire le disastrose esperienze valutarie degli ultimi lustri unicamente a ma– novre politiche o ad aggressività eco– nomica, e quindi considera certi siste– mi antiliberisticl, soprattutto la com– pensazione bilaterale, anche come espe– ~1enti provocati dalla necessità, ossia 1ndici di nuove soluzioni. Un piano che affronta il problema con quella spre– giudicatezza, diciamo pure arditezza, e Quel fiducioso ott!misqio riformatore, che pare una caratteristica dei progetti ideati in Inghilterri. durante la guerra attuale, e di cui abbiamo un altro esem– pio nel piano Beveridge. Dall'altro lato abbiamo un progetto, anzi uno schema dl progetto, nel quale, quasi per timore di scostarsi da una prassi mantenuta nelle linee ortodosse, di sconfinare nell'ipotetico e nell'utopi– stico, pare si vogliano limitare stretta– mente i ,propri compiti e mantenersi aderenti ad una formula oro, che l'au– tore del primo piano ritiene piuttosto. un residuo psicologico, e sembra te– nerne conto solo per non cozzare con– tro interessi troppo potentL 1l piano Keynes L'idea centrale del piano Keynes è di far funzionare l'assieme dei movli.– menti valutari internazionali, dovuti· agli scambi commerciali, !n un circuito chiuso, press'a poco come funziona il movimento monetario all'interno del sistema banairio di ogni singola na– zione. Mentre secondo il sistema au– reo classico i saldi delle bilance com– merciali estere, non coperti dalle par– tite invisibili, verrebbero pareggiati con rimesse di oro, nel piano Keynes, ver– rebbe creata una Clearing-Union, che funzionerebbe come una stanza di com- pensazione internazionale. ' Per evitare un'eccessiva complica– zione, verrebbe creata un'unità mone– ,taria internazionale, il bancor, con va– lore stabilito in oro, riconosciuta dagli Stati aderenti al piano, e con cambio fisso rispetto alle singole valute na– zionali. Ogni Stato aderente aprirebbe un conto presso la CLearing-Union, ini– :!'lialmente accreditato di una citra in bancOT, stabilita in base al suo movi– mento commerciale con l'estero nel– l'ultimo triennio prebellico, che costi– tuirebbe la cifra massima di credito go~ duta da ogni Stato. Le banche centrali, o gli enti equivalenti, comunicherebbero i saldi delle loro bilance commerciali alla Cleanng-Union, che effettuerebbe le compensazioni mediante addebitamenti e accreditamenti in bancor sui conti de– gli Stati aderenti, impegnandosi questi a non richiedere dalla Clearing-Union il versamento dei' saldi in oro. Natural– mente il sistema non impedirebbe l'ac– cumularsi di saldi debitord e creditori in corrispondenza alle bi•lance croni– camente 'Passive od attive, e il plano dispone all'uopo parecchie misure, di portata più o meno ampia a seconda della gravità e della natura dei saldi. Innanzi tutto cautela i Paesi credftori imponendo agli Stati con saldi passivi una copertura di questi mediante ver– samento alla Clearing-Union di oro, di divise estere e di moneta nazionale; come processi sanatori prevede la sva– lutazione della moneta, o il controllo delle esportazioni di capitale; i.mine, come misure estreme, stabilisce la con– segna della riserva aurea e l'indispo– nibilità del conto, sul quale inoltre gli altri Stati membri dovrebbero obbliga– toriamente versare I pagamenti a cui sono impegnati verso lo Stato con sal– do passivo. Ai Paesi con saldi creditori impone invece, come prima misura, un'espansione del credito e della do– manda Interni; non •bastando questa, una rivalutazione oppure una riduzione delle tariffe doganali; se la bilancia commerciale -persiste ad essere attiva, propone, infine, la concessione di pre– stiti internazionali per facilitare lo svi– luppo economico di altri Stati. Que– st'ultimo punto è molto Importante perchè mostra, come il piano, da un miope concentramento dell'attenzione– sugli scopi più immediati si sollevi ad' una visione più ampia della vita eco– nomica. Certamente tale visione giun– ge quasi a disconoscere i confini del– l'umana natura, quando il Keynes sug– gerisce che i saldi creditori, eccessivi' nelle •dimensioni e nel tempo, dovi;eb-– bero essere cancellati. Questa è la parte del piano che ri– guarda più strettamente gli scopi ori– ginari. Collateralmente il Keynes ne suggerisce altri: ad esempio un sistema· di ammortamento che renda liquidi, per Il creditore, i crediti congelati, senza obbligare il debitore aJ paga– mento immediato; l'apertura di conti di compensazione a favore di enti dì assistenza e ricostruzione post-bellica, che potrebbero ai loro fini servirsi dei saldi creditori inoperosi; la crea– zione dii una Giunta di , investimen– ti internazionali e di una Giunta eco– nomica internazionale incaricata del– la stabilizzazione dei prezzi, le quali, operando di concerto,- e servendosi dei fondi inoperosi giacenti presso la Clea– ring-Union, proprio come coloro che– sono dotati di lni2li.ativa utilizzano if denaro inoperoso depositato in una– banca, potrebbero sviluppare le econo– mie dei paesi arretrati e contempora– neamente equilibrare le fluttuazioni del ciclo economico. A ,parte questi « sconfinamenti •• il sistema proposto dal Keyne.s servirebbe, da un lato, ad eliminare gli scambi ,bilaterali a mezzo clearing, i saldi bloccati e. le svaluta– zioni monetarie unilaterali a scopo di concorrenza, ben noti spauracchi della vita economica internazionale dei no– stri tempi, dall'altro lato eviterebbe le fluttuazioni monetarie dovute ad ele– menti irrazionali, come l'aumento del– la produzione aurifera in seguito al progresso tecnico o ad altre ragioni più nascoste. Esso, infine, porterebbe con sè il grande vantaggio di non richiede– re agli Stati il possesso immediato di oro.

RkJQdWJsaXNoZXIy