Lo Stato Moderno - anno II - n.15 - 5 settembre 1945

194 LO STATO MODERNO dominante in seguito alla rivoluzione e aboliti violentemente i vecchi rapporti di produzione borghese, abolirà le classi e anche il proprio dominio di classe. Allora il potere pubblico perderà il carattere politico: al luogo delle classi in lotta tra loro « subentrerà un'associazione nella quale _il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti>. Ma non ostante la premessa materialistica che per intima contraddizione non può ammettere la libertà, in questa idea marxista, in questo auspicio di un futuro regno della libertà, resiste la salda energia morale del comunismo utopistico: o non s'intenderebbe il significato di una libertà puramente ma– teriale, come una secrezione o un umore. Il comunismo manci– stico, anche quando sembra rinnegarlo, contiene in sè un moto di rigenerazione umana profondamente etico, fondato sulla eguaglianza spirituale degli u'òmirti. Se esso ha agito e agisce con tanto vigore sugli animi, la sua forza è nel princi– pio morale che lo sorregge, contro l'ipocrisia di un'etica del danaro, tenacissima nel difendere come necessità sociale i suoi privati istituti. · E' assurdo, quanto difficile, voler persuadere il ricco che la sua felicità diverrebbe maggiore, in regime puramente mate– rialistico, quando egli avesse ceduto quel che detiene come proprietà e capitale; convincere il padrone che egli troverà il suo vantaggio a sottoporre il suo arbitrio (il suo egoismo) alla vig~anza dei compagni operai; infondergli la persuasione che avendo egli in mano armi che facilmente gli darebbero la vittoria in una battaglia puramente materiale (sia vera o figurata), se le debba far togliere dai proletari rivali. Ma egli sarà invece fatalmente disarmato dalla forza dei principi etici che già disarmarono cannibali e schiavisti, feudali e liberisti, giustificando nell'umana coscienza la Tivolta delle classi umili che fu veramente sentita e promossa dalle classi intellettuali e medie. Se il socialismo si limitasse a un fondamento di egoismo sto– rico, in ragione stessa dell'egoismo sarebbe destinato ad esser sopraffatto; offrirebbe agli oppressori il diritto di opprimere per non essere oppressi, di Tubare per non essere derubati, ri– conoscerebbe nel mondo umano un perpetuo duello di ladri, giustificherebbe le più esose ed avare diseguaglianze, e ma– gari la torva e facile accusa che il proletariato sfrutti" l'inge– gno e la capacità del datore di lavoro senza la cui magna– nima iniziativa morirebbe di fame! Nel puro materialismo, ricchezza e povertà, lotta di istinti, sarebbero il prodotto necessario e storicamente immobile della materia oscura. E chi affermi che la vittoria del proletariato sarebbe un fatto tecnico, perchè ormai la maggior produzione e la miglior distribuzione sono garantite più da un sistema collettivo che non dalla iniziativa della libera concorrenza ca– pitalistica dovrebbe dimostrare che all'egoismo del singolo, un egoismo atomico ed asociale, la maggior produzione og– gettiva importi meno che il s.uo privato tornaconto e il suo brago. L'homo oeconomicus, come non si cura della fame dei più e, se mai, provvede ad alimentare il suo operaio soltanto per meglio spremerlo, cosi non si curerà della produzione ge– nerale, ma della propria, cercando anzi, senza scrupoli, di soffocare l'altra, e si varrà della sua forza brutale, al proprio fine brutale. Il suo mondo ideale è il mercato nero. In un si– stema di pure forze materiali in contrasto tra loro non c'è da aver preferenza per l'uno piuttosto che per l'altro elemento: così come in chimica, nel fatto, poniamo, della composizione dell'acqua, sarebbe stolto aver preferenza piuttosto per l'idro– geno che per l'ossigeno. E l'aspirazione a una maggior produ– zione, intesa· collettivamente, sarà sempre un fatto di natura morale. Sotto la richiesta comunista che in vario modo si configura, e insiste sopratutto sulla comunione dei beni per una miglior distribuzione, è il cqncetto della eguaglianza morale degli uo– mini, e diciamo pure il concetto cristiano della vita e della persona, non ostante la fallace idea di «massa». Questo implicito motivo ispira il Manifesto dei Comunisti quando ritrae l'egoismo dei ricchi, la trama terribile·de:l'ipo– crisia morale che si adagia nel presente ordinamento sociale; quando si adonta dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo (che in un contrasto di pura materia non dovrebbe essere se non cosa), quando denunzia il « contratto tra oppressori e op– pressi ». Tutto il giudizio oontro la società borghese, l'argo– mento contro la sua persistenza, è fondato proprio sullo sti– molo di quella morale, che il marxismo vorrebbe considerare un contingente fatto economico. Nel .seno di una società in– terpretata materialisticamente, qual criterio spillgherebbe piiì il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, il libero e lo schiavo, il vero e il falso, il bello e il brutto? Il criterio d'ogni giudizio non è mai economico, ma è morale e mentale: e forma l'es– senza della libertà umana e la ragion d'essere dell'uomo nella . scala dei viventi. Questo efficiente 'motivo etico agisce dunque sul marxismo, quando il Manifesto dei Comunisti trova i suoi sarcasmi con– tro la borghesia: « Inorridite all'idea che noi si voglia abolire la proprietà privata. Ma nella presente società, la proprietà è abolita per nove decimi dei suoi componenti: non esiste anzi SI') non in quanto essa è tolta appunto a quei nove decimi. Ci rimproverate di voler abolire una proprietà la cui condi– zione è che la sterminata maggioranza sociale non possegga nulla >. E soltanto un motivo etico può giustificare la consta– tazione che la borghesia ba sostituito palesemente, sfrontata– mente, brutalmente il calcolo egoistico all'antico sfruttamtnto che pure era velato da « illusioni religiose e politiche >; la borghesia ha tolto alle azioni che si dicevano pie ogni aureola: ha convertito il medico, il legale, il prete, il poeta, lo scien– ziato in salariati, ha ridotto i rapporti di famiglia a un puro rapporto di denari; la famiglia borghese si basa sul capitale, sull'industria privata: « La famiglia nel suo• pieno sviluppo esiste soltanto per la borghesia; ma il suo neoossario comple– mento è la mancanza di famiglia per i proletari, è la pubblica prostituzione... Ci rimproverate di voler abolire lo sfrutta– mento dei fanciulli. da parte dei genitori? Confessiamo que– sto delitto ... I comunisti non han bisogno di introdurre essi la co~unanza delle donne: tale comunanza è quasi sempre esi– stita. I nostri borghesi, non paghi d'avere a loro discrezione le mogli e le figlie dei loro pròletari, oltre la prostituzione ufficiale, trovano gran diletto nel sedursi a vicenda le mogli. li matrimonio borghese è davvero la comunanza delle mogli». Vere o apparenti che fossero queste accuse di splendente polemica (la gran forza del Manifesto dei Comunistt è anche nella sua superba eloquenza letteraria), il materialismo. non avrebbe ragione d'indignarsi della prostituzione o del maltrat– tamento dei fanciulli, se non movesse da un ideale di pro– fonda eticità. Soltanto in virtù di quell'ideale potrà trarre conseguenze sociali dalla constatazione che, nella presente struttura economica, gli operai, durante le crisi, sempre più costretti a vendersi al minuto, non sono più che una merce, e sono esposti perciò a 1:utte le vicende della concorrenza e a tutte le oscillazioni del mercato. Soltanto per quell'ideale umano, il socialismo potrà auspicare che al contrario di quel che avviene nella società capitalistica, il lavoro accumulato diventi domani nel nuovo sistema economico un mezzo per rendere più lunga e più agiata la vita del lavoratore, senza che alcuno possa avvalersi dei prodotti sociali per asservire il lavoro degli altri. • FRANCESCO FLORA

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