Lo Stato Moderno - anno II - n.14 - 20 agosto 1945

160 LO STATO MODERNO lontà dominante nei confronti della volontà di altri. Sè lo stato, come si è detto, è la volontà dominante nell'atto di far leggi, lo stato democratico è il popolo nell'atto di far leggi. Cos.ì, mentre la dottrina liberale si erge contro il dispotismo, cercando di ridurre ai minimi termini il potere del!'ente di cui il dispotismo si è servito per esercitare la sua oppressione e tende quindi al limite ideale della soppressione dello stato (anarchia), la democrazia per combattere il totalitarismo nelle sue diverse ma equivalenti manifestazioni deHo stato diviniz– zato e dello stato meccanizzato, non esautora lo stato, perchè lo stato esautorato non è più stato e non ha ragion d'essere, ma lo trasforma; non limita la sfera dell'attività pubblica, ma fa in modo che l'interesse pubblico coincida al massimo grado con l'interesse del pubblico e non con interessi privilegiati di pochi; non sgretola il vecchio stato, ma crea dalle fonda– menta lo stato nuovo. La democrazia, dunque, è oggi la formula di liberazione dallo stato totalitario, e insieme la formula di creazione del nuovo stato. Dappertutto la si pronuncia, e ove la si pronun– cia è come se la si riscoprisse per la prima volta. Del resto, per quanto la democrazia sia antica come la civiltà, non mai come oggi la democrazia, cioè la costruzione dello stato dal basso per opera del popolo costruttore, risuona di echi nuovi, rivive di nuovi fermenti, sopraffacendo col rumore dei nuovi cantieri dove si edificano le istituzioni del popolo il fragoroso crollo del vecchio stato. Se democrazia vuol dire, come si è detto sin qua, eliminazione del distacco tra individuo singolo e stato, tra classe dei dominati che sono fuori dello stato, e classe dei dominatori che s'identificano con lo stato, la volontà delle masse d'oggi, che è volontà di costruzione del nuovo stato e non soltanto e non più di partecipazione al vecchio stato, è più schiettamente e genuinamente volta alla democrazia, che non la volontà dei liberali o democratici borghesi di ieri che richiedevano prµicipalmente la estensione del vecchio stato a tutte le classi attraverso l'istituto del suffragio universale, quasi che il germe di corruzione, implicito nello stato unita– rio e accentrato, diffondendosi non generasse un'epidemia mortale, ma una rinnovata sanità. L'estensione del vecchio stato infatti era avvenuta, sì, in questa direzione; ma non ha portato lo sperato frutto della democrazia, bensì quello amaro e aspro della stato totabtario. Ed era l'unico frutto chè poteva portare. Al principio del secolo scorso, in nome della libertà il pOJ?Olochiedeva le costituzioni, vale a dire la tra– sformazione del vecchio stato dispotico 1n istato ~iberale me– diante l'instaurazione deglj istituti rappresentativi e il rico– noscimento delle libertà fondamentali. Oggi, ancora in nome della libertà, che è l'unico principio vivificatore e giustifica– tore di ogni conquista civile, il popolo pone le basi delle nuove istituzioni popolari, vale a dire crea egli stesso con le sue mani lo stato nuovo. Allora, dietro la spinta della ideologia liberale, che lasciava sussistere il vecchio stato en– tificato cercando di assalirlo dall'esterno per renderlo inno– cuo, la lotta per la libertà era lotta per la partecipazione allo stato attraverso un organo rappresentativo eletto col suf– fragio più ampio possibile, ma il vizio d'origine del vecchio stato, unificato e accentratore, non veniva cancellato, ma anzi talvolta la costituzione concessa e non costruita per intima · energia popolare, non faceva che rafforzare, allargandone la base, la vecchia impalcatura. Oggi, per impulso •dell'ideolo– gia democratica, maturata dagli insuccessi, liberata dalle transazioni, la lotta per la libertà è lotta per la rivendicazione del diritto di costruire dal basso o dalle fondamenta il nuo– vo edificio. La democrazia del secolo scorso, aggrappata al vecchio stato, si proclamava essa stessa « democrazia indi– retta», perchè, restando vincolata all'ordinamento dello stato unitario e accentrato, non poteva concepire altra forma di governo da parte del popolo che median\e !'-istituto della rap– presentanza nazionale e le elezioni. Oggi, le richieste della nuova democrazia sono rivolte alla istituzione di una « de– mocrazia diretta», non nel senso, astratto e puramente ideo– logico, del Rousseau, che voleva l'eliminazione di ogni forma di rappresentanza, ma nell'unico senso in cui si può parlare, rimanendo sul terreno delle possibilità concrete, di democra– zia diretta, vale a dire nel senso di una collaborazione ef– fettiva di tutti i cittadini attivi alla cosa pubblica attraverso il massimo decentramento, mediante la molteplicità degli istituti rap11resentativi, per opera della vivificazione dello stato, cioè della volontà generale proponente e deliberante, in ogni piccolo centro .abitato, in ogni officina, ovunque si lavora e si costruisce. La partecipazione allo stato,· che era la formula della vec– chia democrazia liberale e borghese, implicava ancora la considerazione dello stato come qualcosa di già compiuto e perfetto in se stesso, a cui si accede dall'esterno. La costru– zione dello stato per opera del popolo lavoratore, è la for– mula liberatrice della nuova democrazia: essa è satma di · tutta la forza accumulata dal proletariato in tanti anni di fi– ducia nella bontà della propria causa, in· tante prove di ab– negazione e di coerenza alle proprie idee, e, per reazione, in tanti misfatti corppiuti dai nuovi sfruttatori del vecchio stato. Perchè è ormai chiaro che a questa nuova democrazia non si poteva giungere se non attraverso il socialismo, il quale, rivelando alla società contemporanea l'esistenza e la forza del proletariato, portando cioè volti nuovi ed energie nuove sulla scena della storia, ha imposto alla società contempora– nea il dovere di rinnovarsi. Ed oggi il legame tra democra– zia e socialismo è indissolubile, non già nel senso che non si possa dare uno stato socialista non democratico, o una democrazia non socialista, ma nel senso assai più preciso che solo il socialismo attua la democrazia radicale e solo la de– mocrazia dà la prova della maturità del socialismo. La iden– tificazione tra socialismo e stato totalitario è soltanto una constatazione storica, e anche limitata; ma teoricamente è un errore. Lo stato totalitario non si lega, come pur è dato di osservare, ·meglio con la società b,orghese che ccin la so– cietà proletaria; si lega ugualmente bene con entrambe, quan– do l'una e l'altra hanno bisogno di difendersi per sopravvi– vere. Lo stato totalitario, malgrado il suo aspetto vigoroso, rappresenta una situazione d'inferrrtità. La società borghese, là dove era in pericolo mortale, là dove aveva perduto la sua supremazia ideale, e aveva conservato soltanto i privi– legi di classe, si è chiusa nella roccaforte dello stato totalita– rio. La società proletaria, al suo primo affacciarsi alla ribalta del potere politico, minacciata nel suo nascere, impedita nel suo sviluppo, circondata da nemici agguerriti e implacabili, ha fatto anch'essa dello stato totalitario la sua fortezza. Or– bene, l'instaurazione in Italia di un nuovo stato totalitario o di uno stato democratico, sarà la misura della debolezza o della forza, della immaturità o della maturità del proletariato. La situazione storica odierna non potrebbe essere più fa– vorevole per la intrapresa della nuova democrazia. Ad uno ad uno sono érollati i vècchi alberi sterili su cui si annida– vano gli uomini di rapina, e lasciano il campo aperto a chi entra armato di vigore e di volontà per dissodare il terreno, peD gettare nuovi semi, per far crescere la messe per tutti là dove verdeggiava la fronda per pochi. La democrazia non è il preteso stato per il popolo con la scuola per il popolo e l'esercito del popolo. Il po(>olo non è il destinatario, nè tanto meno lo strumento dello stato, ma ne è il soggetto. Creare le istituzioni del nuovo stato del popolo: è questo il compito della democrazia che oggi s'instaura col popolo che lavora e si perde ancora una volta per la nostra generazione e per le venture. Il terreno· è sgombro, l'aria è aperta per il volo dei popoli liberati. L'avvoltoio è stato cacciato dal nido. NORBERTO BOBBIO

RkJQdWJsaXNoZXIy