Lo Stato Moderno - anno II - n.14 - 20 agosto 1945

162 LO STATO MODERNO dei nazionalisti di tutti i paesi, che mira ad avere più ter– ritori che sia possibile, senza discriminazione di sorta: a me– no di pensare cb'esso abbia agito semplicemente come stru– mento di Mosca, che voleva, essa, arrivare per suo tramite all'Oder e al Neisse. Poicbè, oltre a tutto, il dono porta con sè la -sicura contropartita di una insanabile inimicizia con la Germania di domani, a cui Varsavia non può pensare di far fronte se non con l'appoggio incondizionato di Mosca: che vuol dire impegnarsi ad una politica di vassallaggio proprio nel momento in cui il raggiungimento su cosi largo fronte del Baltico vorrebbe dar nuova vita all'espansionismo polac– co. E la clausola per cui l'U.R.S.S. s'impegna a soddisfare la riclùesta di riparazioni della Polonia sulla propria quota di riparazioni, sottraendo le richieste polacche ad un esame internazionale per lasciarle alla discrezione di negoziati russo– polacchi, corroborerebbe questa interpretazione del nuovo « status » polacco. E quello territoriale - deciso per altro solo parzial– mente, perchè resta aperto il problema delle frontiere a ovest (a sud risorge l'Austria, sulla cui sisteqiazione ogni decisione è rinviata) - non è che un aspetto, e non il più appari– scente, dell'accordo stabilito dai Tre sul trattamento da in– fliggere alla Germania. Misure politiche ed economiche sono prese per mettere il Reich in condizione di non nuocere: dure ma necessarie, se si vuol allontanare dall'Europa il pericolo di una nuova impresa dell'imperialismo germanico tra un al– tro quarto di secolo. Ma quando si parla di abolire « com– pletamente e defitùtivamente » le forze armate tedesche si di– mentica che nulla c'è di definitivo nella storia: che se, pur con le mutilazioni territoriali che dovrà subire, una Germa– nia continua a sussistere, essa dovrà a un certo punto essere evacuata dagli eserciti alleati, e se non si addiverrà agli Stati Uniti d'Europa con esercito federale in luogo degli eserciti nazionali, anche la Germania dovrà a un certo momento ria– vere le sue forze armate. Tener presente questo all'atto di risolvere i singoli problemi vuol dire risolverli in funzione non solo dell' oggj ma anche del domani, ed evitare errori che potrebbero avere tragiche conseguenze per i nostri figli. Quanto alle riparazioni, per quelle da trarre dalla Ger– mania occidentale e dai beni tedeschi ali'estero fuori dell'Eu– ropa orientale, dovranno necessariamente intervenire negozia– ti, in quanto di qui dovranno essere soddisfatte le rivendi– cazioni degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di tutti gli alleati minori, esclusa la Polonia, nonchè una parte di quelle sovietiche, e in tali negoziati, in cui ogni pretesa singola trova il suo limite (il solo Governo francese avrebbe chiesto più di quanto il Reich dovrebbe complessivamente pagare a tutti gli Alleati!), risiede in certo modo anche un garanzia' per la Germania che non le sarà chiesto più di quanto possa dare: mentre per la zona orientale del Reich e pe.r i beni tedeschi in Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Romania e Austria orien– tale 1:u R.S.S. è arbitra di soddisfarsi a suo piacimento. ' All'attivo di Potsdam noi Italiani iscriviamo soprattutto fa dichiarazione calorosa a favore dell'Italia, noncbè l'impegno alla rapida conclusione del trattalo di pace con la nuova Italia• -democratica che le permetterà l'ingresso nella famiglia delle Nazioni Unite. Se qualcuno sperava che già da Potsdam uscisse la decisione di accogliere l'Italia nell'organismo creato a San Francisco, noi dobbiamo pur riconoscere che la cessa– zione dello stato di guerra tra l'Italia e le Potenze alleate era pregiudiziale, e il trattato doveva ancora essere steso. Oggi invece ci si assicura eh' esso sarà il primo lavoro del Consiglio dei Ministri degli Esteri delle grandi Potenze (altro felice ri– sultato del convegno di Potsdam) che si riunirà al più tardi· il 1° settembre, e noi osiamo sperare ch'esso non vorrà essere nè nella "forma nè nella sostanza un Diktat, bensi quella pace giusta che, se in regime di cfemocrazia vera dovrebb'essere garantita a qualsiasi vinto, lo dovrà tanto maggiormente essere all'Italia che la conclude dopo avere per due anni combattuto a fianco dei suoi vincitori. E dobbianìo pure compiacerci che, contrariamente alla proposta sovietica, gli Alleati non abbiano a Potsdam voluto compromettere la sorte dei possedimenti italiani (un problema di cui molti appartenenti ai partiti di sinistra non tengono il debito conto, ma che agli effetti della nostra politica interna è assai più importante di quel che lo comporti il valore intrinseco di tali colonie), preferendo deci– dere in sede di preparazione del tràttato di pace. La preparazione dei trattati con la Bulgaria, la Finlandia, l'Ungheria e la Romania seguirà immediatamente, ,ad opera dello stesso Consiglio dei Ministri degli Esteri, e sarà anche questò un contributo al ritorno in Europa della normalità, al– meno dal punto di vista giuridico. Una singolare disposizione degli accordi di Potsdam singolare anche perchè rivela retrospettivamente, a chi non se ne fosse reso conto, un interessante aspetto dei rapporti tra l'U. R. S. S. e i suoi alleati occidentali, - la cui portata sarà certamente sfuggita al lettore disattento, è quella del punto X, per cui « i rappresentanti della stampa alleata godranno piena libertà di riferire al mondo q1,1antoaccade in Romania, Bul– garia, Ungheria e Finlandia (fino ad oggi in verità troppe cose s'ignorano di quanto è avvenuto in questi Stati negli ultimi dodici mesi), e alla quale si può avvicinare anche la clau– sola XII circa la revisione della procedura delle Commissioni alleate di controllo in Romania, Bulgaria e Ungheria, "te– nendo conto degli interessi e responsabilità dei tre governi che insieme hanno presentato le condizioni di armistizio ... ». Se in qualche problema di dettaglio Stati Uniti e Gran Bretagna possono regisb·are qualche punto al loro attivo, è certo che il trionfatore di Potsdam - come di Teheran e di Crimea - è ancora Stalin, che non solo ha ottenuto di risol– vere nel modo da lui desiderato i problemi che più diretta– mente interessavano I' U. R. S. S. (Koenigsberg, frontiere po– lacche, riparazioni tedesche ali' U. R. S. S. e alla Polonia nella zona orientale e in quella occidentale della Germania), ma lo ba ottenuto in via pregiudiziale, all'infuori di quella che sarà la sistemazione generale non ancora stabilita dei problemi tedeschi e di quelli europei, e quindi libero dei suoi atteggia– menti, ed eventualmente in grado di affacciare nuove richieste in sede di discus~one di tali problemi. Frattanto sei soli giorni di guerra in Estremo Oriente gli hanno valso la possibilità di cospicue acquisizioni anche in quella zona. Un ultimo punto merita di essere considerato. Alla clau· sola XIII i Tre si accordano per invitare il Governo cecoslo· vacco, il Governo provvisorio polacco e il Consiglio di controllo in Ungheria a sospendere la inumana espulsione di tedeschi dai loro territori" in attesa di poter disciplinare tali trasferimenti di popolazioni. Noi registriamo il provvedimento all'attivo di Potsdam e ci auguriamo che i Tre sappiano veramente imporre la loro decisione a coloro cui è destinata. Ma osserviamo che qui non è solo questione di regolamentare l'afflusso, è que– stione - a un certo punto - di vedere se è ammi$sibile pre– tendere che altra gente si trasferisca stabilmente in Germania. Che il Governo polacco potesse favorire il trasferimento verso occidente dei Tedesclù della Prussia orientale incuneati entro il territorio polacco, e il Governo cecoslovacco desiderasse il passaggio oltre i Sudeti dei Tedeschi di Boemia che tanto gli nocquero negli anni decorsi è giustificabile: e noi stessi, che pur riteniamo antidemocratico e perciò deprecabile ogni coatto trasferimento di popolazioni, ne abbiamo più volte conside– rato in questa rivista l'opportunità per evitare .il peggio. Ma dovevano tali trasferimenti farsi per trattato, con tutte le ga· ranzie, con termine eventualmente di qualche anno per per-

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