Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

'76 LO STATO MODERNO - 5 LUGLIO 1945 Ma anche ammesso che si trovino, per un evento fortu– nato, componenti di una Corte i quali, anche contro il loro partito (si deve supporre che il parlamento ed i partiti siano acquiescenti, perchè altrimenti il governo sarebbe rovesciato e la magistratura non avrebbe ragione di entrare in nm- . zione) sappiano dire di no alla violenza, a che cosa servirà il loro eroico ma inutile no? Ad essere spazzati via. Fin qui si sarebbe dimostrata l'inutilità del'le Corti di giu– stizia costituzionale, e resterebbe aperto il paisso al ragio– namento: potrebbe darsi che, per un caso, a qualcosa ser– vano. Sbagliato: le Corti di giustizia sono pericolose. Natu– ralmente sono pericolose in un paese dove si ha motivo di temere che la libertà non sia forte, non già in quelli dove la libertà sia radicata solidamente. Infatti gli esempi di Corti di giustizia funzionanti ed utili ci vengono dagli Stati Uniti, dove la libertà non è mai stata minacciata. Ma da noi, che siamo così propensi all'oblio ed alle illusioni, che amiamo cullarci nelle false sicurezze e seguire l'onda placida dell'ot– timismo, la Corte costituzionale sarebbe deleteria perchè contribuirebbe ad addormentare la vigilanza del popolo, a rafforzare la sua tendenza al disinteresse verso la difesa dei suoi diritti. Vi è un esempio recente e istruttivo. Nel 1932 il governo germanico di von Papen, colui che spianò la stra– da ad Hitler, destituì il governo socialista prussiano. Era un colpo di stato, perchè i socialisti governavano legalmente in Prussia. Il governo prussianÒ di Braun poteva resistere, a\'eva a disposizione contro il piccolo esercito di von Papcn, la polizia di Berlino, ottima dal lato militare, sicura dal lato politico, poteva fare appello al popolo, poteva contare sui sindacati, che già con lo sciopero generale, avevano fatto fal– lire il putsch di Kapp dieci anni prima. Parte del governo rnleva resistere; ma vi erano i timidi, quelli che per non affrontare con le armi in pugno i rischi della difesa di una causa giusta, preferirono consegnarsi alla morte nei campi di concentramento nazisti come gregge disarmato. Come vinse il partito della viltà? Con l'appello al diritto. Perchè suscitare la guerra civile, quando la questio11e poteva essere risolta con la carta bollata di un ricorso alla Corte Federale di Lipsia? posi i ministri abbandonarono il potere · al governo ,usurpatore, che ricevette sei mesi dopo il bene- stare dalla Corte Federale. · Persuadiamoci che è pericoloso dare al popolo l'illusione che un tribunale difenda per lui le sue iibertà. Bisogna dire al popolo che In libertà sta nelle sue mani e solo nelle sue mani. li ragionamento è simile a quello che in materia militare svolsero i tecnici francesi contrari alla costruzione della linea Maginot. A chi obiettava che una linea difensiva poteva non rappresentare un'assoluta sicurezza, ma sarebbe pur stata di qualche utilità, essi rispondevano che .la line\ difensiva avrebbe cullata la Francia in una fatale illusione di sicu– rezza. Il loro ragionamento parve troppo sottile, come poi parvero stupefacenti gli eventi che lo conva'lidarono. MARIO BONESCRI L'amico Boneschi ci ha battuto sul tempo; talehè noi, che dovevamo partire come aggressori del vecchio costitu, zionalismo italiano e tentatori di nuovi istituti, siamo costretti alla difensiva di fronte all'elegante, ma irruente attacco da parte di uno dei nostri collaboratori. Il fair play coincide que– sta volta con· la legittimità del vantaggio di chi ha la mossa per primo. Se scriviamo questa affrettata postilla non è solo per sottolineare che i pur validi argomenti di Boneschi non sono valsi a scuoJere Il nostro convincimento favorevole e alla su– prema magistratura e alla sua composizione politica, ma an– che per chiarire alcuni punti di dissenso in attesa di affrontare ex professo la costruzione di questo istituto . Cominciamo con il rilevare che Bòneschi ha creduto di poter prescindere a questo proposito dal fatto che per 11oi la Suprema Magistratura non è un is_tituto che si possa i11 qualche modo incasellare dentro la vecchia cornice costitu– zionale che rimanga sostanzialmente immutata. Molte delle sue critiche sarebbero definitive se questo fosse il nostro pen– siero. Ma, come appare da quelle Linee Programmatiche da cui Bonesclii prende le mosse, noi abbiamo concepito la Ma– gistratura Suprema in funzione di riforme abbastanza radicali e, soprattutto, la sua composizione politica deve essere posta in strettissimo rapporto con una eventuale soluzione favore– vole data al problema del riconoscimento giuridico dei par– titi. E' ovvio che se le relazioni tra i poteri . fondamentali dello Stato rimangono quelle che sono, se la nuova Costitu– zione dovesse, C011Je quella passata, essere di tipo flessibile, non si 7JOtrebbefar luogo all'istituto di cui qui si discute, come assurda sarebbe l'ipotesi di una sua composizione poli– tica se venisse a mancare il presupposto del riconosci!'lento giuridico dei partiti. Chiariti questi punti preliminari sui quali Boneschi, da abile argomentatore, non aveva nessuna ragione di richiamare l'attenzione del lettore, veniamo alle critiche su cui ha indu– giato Il nostro amico e collaboratore. Prima di tutto non è esatto che questa Magistratura dovrebbe avere il compito di impedire i colpi di stato, o almeno non questo soltanto. Nella ipotesi che la futura Costituzione sia di tipo rigido o semi– rigido (tale cioè che non possa essere mutata con semplici voti di maggioranza di una normale Assemblea legislativa), la funzione della Magistratura in oggetto sarebbe essenziale agli effetti del controllo della costituzicnalità sostanziale - • e non soltanto formale - degli _attidei vpri poteri dello Stato. Le altre crftiche di Boneschi si possono raggruppare in due categorie. La prima, che manifesta scetticismi sulla fun– zionalità dell'istituto, si può riassumere in una battuta: la sto– ria non si ferma con i tribunali. La seconda si attacca alla composizione prevalentemente politica dell'istituto. L'articolista in realtà svolge i propri argo– menti in ordine opposto, ma per miglior chiarezza - così almeno ci paré :-- ci sarà consentito di affrontarli · come esposti. Dunque la storia non si ferma con i tribunali. Crçdiamo che chiunque abbia seguito questa rivista si sia accorto che u11adelle nostre principali preoccupazioni è appunto quella di chiarire la inefficacia di ogni formulazione giuridica, la quale non tenga conto delle reali forze e situa– zioni politiche scorrenti nella società come la materia prima da cui sarebbe ozioso prescindere. E come rifiutiamo ogni pre– tesa di esclusivistico razionalismo della storia, così rifiutiamo a priori quel sommo razionalismo che è il°diritto come canone di interpretazione politica. L'errore delramico Bonéschi è di aver creduto che noi con il diritto volessimo fare della poli– tica, mentre in realtà non vogliamo fare che... del diritto. E cioè, premesso che in sede politica quelle che -contano sono le forze, ci pare altrettanto chiaro che quando si passa alla sistemazione giuridica queste forze debbono diventare isti– tuti, e, se sono forze nuove (o rapporti di forze), debbono di– ventare istituti nuovi. Altrimenti sarebbe come dire che chi mantiene i tribunali penali si illude con ciò solo di sradicare la delinquenza, il che non è vero, ma non è vera nemmeno la illusione.

RkJQdWJsaXNoZXIy