Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

92 LO STATO MODERNO - 5 LUGLIO 1945 rità costituiva negli anni tra il 1919 e il 1932, alleata col cen• tro cattolico, la base sicura per un governo, e la '5lm politica avrebbe dato alla Germania l'ordine e una prosperità rinnovai;, Il governo totalitario stabilito finalmente dal .nazismo ·di– strusse la cultura e le lettere. che negli anni tra il 1920 e il 1930 avevano avuto una fioritura ricchissima e avevano dato nell'espressionismo una nuova interpretazione della vita e del– )'arte, sia pure con intemperanze, errori, e in un disordine, eh' era però il segno di una ricerca cli vita nuova. Invece di quella ricerca il nazismo patrocinò una letteratura basata su alcuni dogmi, come il dogma della razza, una letteratura, che in quindici anni non produsse insomm,1 neppure un vero poeta. Alcuni scrittori ebbero il coraggio di prender la via del– l'esilio e di scindere la propria responsabilità da quella del prnprio popolo; e sia qui detto il nome di Thomas .Mann, che rappresentò per il mondo in questi anni l'indipendenza del pensiero e della poesia tedesca. ·Altri, che non ebbero il co– raggio di esiliarsi, furono ostaggi sorvegliati davvicino, mi– nacciati o premiati, •secondo il loro contegno, e proseguirono a parlare di anima o di b_ellezza morale e ad insistere nel loro mirabile gioco linguistico, illudendosi di salvare così la loro indipendenza, pur se di\'enlavano funzionari di quella or– ganizzazione delle lettere e delle art i, che il nazismo aveva costituito agli scopi della politica interna e della propaganda all'estero. Gli ultimi libri di Carossa, ad esempio. parlano di una Germania della quale la realtà smentiva purtroppo ogni · giorno l'esistenza e la natura. Altri poeti cercarono ispirazione nell'anima popolare, nella "terra ·patria, e più o meno coscien– temente furono strumenti della esaltazioi1e nazionalistica; e si ricordino qui i nomi di Ernst Wiechert, un puro e grande scrittore e poeta. che fu poi perseguitato dal nazismo, e di Hans Johst o di Hans Grimm. Questi ultimi pit1 scopertamente diedero alla loro· esaltazione della razzi! t:?desca un colore po– litico e pur con notevoli qualità .poetiche conclusero ad usare ,. la letteratura a scopi di propaganda. Vi furono in questi anni di inebriamento e di illusione e di immane sventura poeti come. Gottfried Benn o come Ernst Jiinger; ma chi ricordi la poesia aspra, desolata e tragica del Benn o la favola di Jiinger dedicata a narrare la rovina di un popolo, può ben riconoscere 'che la migliore letteratura del– l'epoca non è stata di glorificazione, ma di preveggenza im– .mediata dèlla catastrofe. La favola o racconto fantastico di Jiinger, .« Sulle scogliere di marmo», fu interpretata in Ger· mania come una satira dd nazismo, che trova una terrificante conferma in quanto oggi sappiamo degli orrori della vita nei campi di distruzione. Coloro che cercavano di esprimere in– somma una unità sacrale fra il poeta e il popolo, secondo un realismo magico per il qualeoil poeta doveva essere voce della comunità, vollero avvertire il proprio popolo del pericolo che gl'incombeva1, od almeno presentirono oscuramente il pericolo, piuttisti che non incitare il popolo a seguire il dittatore. Che cosa è avvenuto dei pochi uomini che in Germania tentarono in questi anni di conservare una tradizione poetica e di non rinunziare al proprio compito? Che cosa è avvenuto dello stesso Carossa, o di nn filosofo e poeta come Rudolf Kassner, forse la più alta voce della Germania contemporanea, l'amico di Rilke, di Hofmannstha'., l'ultimo dei grandi che illu– strarono la poesia tedesca nel prirno trentennio del-secolo? In un suo opuscolo Kassner aveva precisato il pericolo rappresen– tato .aal!'uomo collettivo, l'uomo che impersona le più cupe e basse e rapaci passioni di una collettività, e perciò se ne fa la guida e la conduce verso l'adempimento di quelle pas– sioni, l'uomo che non è ii risolutore di un problema storico e non inizia un nuovo periodo, ma segna l'ultima, affannosa e selvaggia espressione di una civiltà che si dissolve. La filosofia tedesca contemporanea diede voce a!l'incubo che opprimeva il popolo tedesco dopo la pace di Versailles e che doveva prorompere nella nuova guerra contro il mondo intero; la filosofia tedesca dell'esistenzialismo, specialmente in Heidegger, segnò il dissolvimento della tradizione romantica, e per evitare i problemi proposti da Marx preferì affondare nelle speculazioni sulla morte e sull'orrore del nulla; e fu an– ch'essa un segno, forse il più evidente e il più colpevole, di un tradimento del pensiero e della cultura di fronte al suo compito, compito che avrebbe dovuto essere per la Germa• nia, dopo la sconfitta del 1918, una critica rigorosa delle· pre– messe storiche e sociali, che alla sconfitta avevano condotto. Nel 1919 la Germania sarebbe potuta avviarsi a formare una nuova società e ad iniziare una storia in accordo, non più in contrasto, con I' esigernm di unità europea .. Il naz·ismo rese . impossibile quest'opera e scelse invece la ribellio!}e e la guerra, ripetendo più gra\'emente tutti gli errori della prima guerra europea: il Signore della Guerra non· fu più l'Imperatore, ma fu un ossesso che credette di impersonare lo spiritò e l'anima tedesca, e che soltanto fu la mostruosa maschera degli inte– ressi economici di ceti e caste, che veramente ambivano al dominio del mondo. L'estrema ferocia dei metodi usati all'in– terno e all'estero sj spiega ovviamente con la coscienza del– l'ardimento disperato i!i un gioco d'azzardo, la posta del qua• le era il dominio del mondo, ma che poteva condurre an· che alla rovina di quei ceti e di quella casta militare. E gli avventurieri che ne servivano gli. interessi ·e che d'altronde avevano a loro volta fatto leva su quegli interessi per impa· dronirsi della Germania, erano tanto più inclini alla ferocia quanto maggiore era il rischio èui si esponevano. Il loro' si– stema di reclutamento delle formazioni e dei ranghi d'el partito nazi~ta doveva quindi considerare la spietata determinatezza. la ferocia, la inumanità, come una qualità necessaria; e il nazismo diveniva scuola di delinquenza. Sino dai primi anni della rivoluzione russa Lenin ,aveva pr~dicata una guerra tra il resto dell'Europa e l'U.R.S.S. f! delle nazioni capitalist-iche contro la rivoluzione. Veramente fu necessaria la spaventosa cecità delle classi dirigenti tede– sche perchè quella stessa guerra si trasformasse nell'assurda avventura delle armate germaniche spinte sino al Volga 1! ad. esaurirsi e dissanguarsi a Stalingrado. ,Veramente soltanto la impulsività di Hitler, destituito di ogni senso politico, po• tevn riuscire a scatenare la guerra tedesca per la conquista del mondo, costringendo l'America e l'Inghilterra e la Russia ad unirsi e ad allearsi contro la Germania e causando la ro– vina 1wrtroppo dell'Europa intera. Rammento che all'inizio del 1943 una nobile signora, amica un tempo di Rilke, estranea certamente al sentire deHa Ger– mania nazista ed erede di un grande nome, legato storica– mente alla fondazione dell'impero tedesco, mi scriveva, già prevedendo la sconfitta,« Iddio abbia pietà di noi!». A volte ebbi la blasfema tentazione di pensare che i delitti del nazi– smo vietavano sino ad ora la pietà anche all'Onnipossente. ALESSANDRO PELLEGRINI

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