Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

. 42 LO STATO MODERNO - 20 MAGGIO 1945 centro commerciale di Trieste; uno hin– terland esclusivamente e compattamente sloveno e jugoslavo gravita verso di esso. Trieste appartiene alla sfera economica slovena e ;ugoslava. Questa è la ra.gione per cui la Jugoslavia reclama Trieste per motivi economici. L'immediato re– troterra di Trieste è formato completa– mente dalle regioni produttive della Jugoslavia del Nord - il bacino del fiume Sava - di cui Trieste è l_osbocco naturale. Oltre che nella Jugoslavia il retro– terra economico di Trieste deve essere cercato nel bacino del Danubio. Per la vita economica italiana il porto di Trieste è superfluo. L'Italia Settentrio– nale ha il suo sbocco naturale a Ve– nezia. Non ci fu dunque nessuna logica economica nell'avere incluso Trieste nell'Italia. Il declino della vita econo– mica della città e del porto di Trieste durante gli anni della su3 apparte– nenza all'Italia è uno dei cattivi risul– tati della sistemazione europea dopo il 1918. Sarebbe nell'interesse degli Jugoslavi di fare di Trieste un porto marittimo aperto a chiunque desiderasse servir– sene. Un trattamento di assoluta ug).la– glianza sarebbe introdotto a favore di quanti volessero usarlo, senza riguardo al loro essere o meno jugoslavi. Trieste inoltre hl sempre una larga minoranza jugoslava, malgrado i cam– biamenti forzati di popolazione operati su larga scala da tutte le autorità ita– liane, prima della guerra mondiale così come, e in modo particolare, fra ,l'ac– quisto di Trieste e il momento attuale. La maggioranza italiana era ottenuta e mantenuta da mezzi innaturali, arti– f_iciali e di forza. Se la popolazione di Trieste avesse ,avuto uno sviluppo na– turale, e cioè se decine di migliaia di slavi non fossero stati sistematicamente snazionalizzati e decine di migliaia di italiani non vi fossero stati artificial– mente importati dalle più remote pro– vincie italiane, con lo scopo di aumen-• tare il carattere italiano di Trieste, la maggioranza assoluta sarebbe ora slava. Mentre ci sentiamo convinti che in nessun modo il popolo -ita·liano, respon– sabile dopo tutto del governo del suo paese, si è mostrato capace di gover– nare una minoranza, è manifesta l'in– tenzione della Jugoslavia di non fare discriminazione alcuna nel futuro nei confronti di nessun soggetto per quel éhe riguarda la « razza • o l'origine. « Tutti i diritti saranno assicurati alle minoranze nazionali che saranno in– trodotte in Jugoslavia ». (Decisione del Congresso anti-fascista di liberazione nazionale della Jugoslavfa, 30 novembre 1943 in Jajcè). Vi è un altro aspetto in tutta questa questione che ,noi sentiamo come della maggiore importanza: la nostra attu1le lotta contro il fascismo e per la libertà. Accanto alla lotta ve,~tennale contro . l'oppressore entro i confini dell'Italia, gli Jugoslavi d'Italia hanno dimostrato uno spirito indomabile nella loro lotta contro gli oppresso11i durante la guerra presente. Ma in questo essi non avevano per solo scopo la propria liberazione. Essi sono altamente coscienti della parte che hlnno avuto nel rappresentare un punto strategico della più alta impor– tanza per le potenze democratiche, a fianco di esse. Come dimostrazione noi possiamo ci– tare il discorso del Pubblico Ministero nel gigantesco processo di 71 sloveni -dinanzi al Tribunale Speciale a Trieste, nel dicembre 1941, accusati di • sabo– taggio al fine di rovesciare l'ordine in Italia e di indeboUre la -resistenza e la combattività dell'Italia ». Affermava il Pubblico Ministero: « il loro grido· di guerra era: lotta contro la tiranni•a del– l'Italia fascista, ora, _mentre ,)'Italia è in guerra •. « Quante volte, esclamava ancora l'oratore, noi vediamo la perfida Albione sullo sfondo di questo proces– so! ». E lo speaker ufficiale fascista commentava alla radio: « per più di un decennio l'InteUigence Service Britan– nico ha avuto i suoi agenti a Trieste i quali hanno fatto propaganda a Tr,ie– ste (tra gli slavi) ,per il separatismo. Si è parlato di città libera, forse sotto la graziosa protezione di Sua Maestà Bri– tannica, di protezione militare della flotta a Malta e di protezione econo– mica dei circoli anglo-giudaici della City». Sintomatici per lo spirito che anima gli Jugoslavi d'Italia sono le molte mi– gliaia di soldati jugoslavi delle Provin– cie <Giulie fra i prigionieri di guerra italiani, i quali, quando furono cattura– ti nel Nord Africa e nell'Italia del Sud, insieme ad altre unità puramente ita– liane, immediatamente chiesero di ,ar– ruolarsi volontariamente in servizio contro le forze dell'Asse, e di essere eventualmente trasferiti nei ranghi del– l'Armala popolare di ,liberazione jugo– slava. Nelle Provincie Giulie tutte le classi della popolazione sono uni te nella cau– sa comune combattendo in Istria, f;ori– zia, e perfino alle porte di Trieste e Fiume e penetrando anche p:nfond<1· mente nella prov-incia di Ud'.ne. Fu perciò in nome di tutto il popolo di queHe regioni che il 30 novembre 1943 a Jajce il Congresso nazionale an– ti-fascista di liberazione nazionale, co– me organo supremo dei popoli di Ju– goslavia ha votato un proclama, secon– do il quale il litorale sloveno, e c\•>è Trieste, Gorizia, la Venezia Slava cosi come l'Istria, Fiume, Zua e le Isole Adriatiche che sono sotto l'Italia do– vranno essere annesse aJla libera Slo– venia e alla Jibera Croazia nella Jugo– slavia federatl. Questo proclama inter– preta i sentimenti e il volere degli Ju– goslav-i sotto -l'Italia ed è in armonia con le aspirazioni- della loro lotta ven- tennale contro l'ingiustizia che ha im– pedito loro, dopo l'a,ltra guerra, di rag– giungere la loro libertà e l'unità con i loro fratelli in uno Stato proprio. -La decisione del Maresciallo Tito del 14 settembre 1944, che « i nostri fra– telli neWistria, nel Litorale Sloveno e nella Carinzia devono essere e saranno liberati per poter vivere insieme ai loro fratelli nella loro Patria una vita real– mente libera» fu giusto tributo a quel– le migliaia che sono caduti combatten– do per la causa deJle Nazioni Unite sul proprio suolo, per negare al comune nemico di valersi di esso,,.delle sue fer– rovie e dei suoi porti come di una via di transito verso il Mediterraneo e l'A– frica del Nord. L'esperienza ha dimostrato che lo sbarramento al sommo dell'Adriatico, contro lo sbocco di una Europa Cen– trale in cui la Germania predominasse, può essere garantito nel miglior modo solo da quegli Jugoslavi che tale sbocco hanno interdetto aJla Germania in que– sta guerra, nel loro interesse e in quel– lo degli Alleati. Secondo i principi di libertà, ugua– glianza, giustizia e democrazia che solo possono garantire la pace e l'ordine, e che l'Austria e l'Italia non furono ca– plci e non vollero adottare, la nostra nazione è decisa a garantire l'ordine, la pace, il progresso e la prosperità nel– le Provincie Giulie, contribuendo così alla pace, all'ordine, al -progresso e ,!l-Jla prosperità nel bacino adriatico, nei Bal– cani e neJl'Europa Centrale. La storia dimostra che, mentre la guerra è ancora in corso, gli Allea ti non possono chiedere a un membro della loro alleanza di rinunciare a una parte del suo territorio. Tuttavia noi sentiamo ora, da Roma e da altri cen– tri italiani, delle voci autorevoli che chiedono che le frontiere contihentali dell'anteguerra rimangano intatte per « l'Italia che sta combattendo a fianco degli Alleati •· La revisione deUa frontiera italo-ju– goslava deve però aver -luogo. La vec– chia frontiera è stata rovesciata dQ;l– l'attacco non provocato e ingiustificato dell'Italia contro la Jugoslavia. Una rettif:ca nel senso deJle rivendicazioni, degli interessi e delle aspirazioni sopra menzionate è, per le ragioni indicate, una rivendicazione di giustizia morale e di prestigio per gli Alleati. La responsabilità finale per ·n riordi– namento dell'Europa nel dopo guer:-a è nelle mani delle grandi Potenze. Per.. •fare in modo che questo riordinamento sia durevole, le Grandi Potenze sono tenute a rispettare la volontà dei po– poli e gli interessi vitali di quegli Al– leati che non hanno mai mlncato nella loro fedtjltà ai principi democratici e hanno sempre identificato -i propri in– teressi in primo luogo con queJli delle potenze democratiche. Quale sia la vo- · lontà del nostro popolo e quali siano

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