Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

LO STATO MOD-ERNO • 2fJ MAGG.lO 1945 41 Presentiamo come documento di un nazionalismo non facilmente riducib.iie ai facili schemi del federalismo senti– mentale questo Memorandum de! Co– mitato Nazionale degli Jugoslavi d'Ita– lia. Chi ci conosce sa che non siamo in– tinti de! veleno nazionalistico e che professiamo il più grande rispetto per l'idea,!e f-edera!istico; tuttavia riteniamo 11ecesswrio impedire che questo ideale, sforzandosi di tradursi in pratica, agi– sca su,! piano politico come ingenuo fa– voreggiator-e del nazionalismo straniero e... nostrano. Fra il nazionalismo sadico cli prima e quello masochista di oggi c'è posto per untt ferma ed equilibrata difesa di quel principio di nazionalità, per il quale lottarono Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Memorandum del Comitato degli Jugoslavi d'Italia (Londra, 6 ottobre 1944) Nella mia qualità di Presidente del Comitato Nazionale degli Jugoslavi d'I– talia che esprime i diritti, le rivendica– zioni e le aspirazioni degli Jugoslavi sottoposti al dominio italiano, ho l'o– nore di sottomettere al Presidente degli Stati Uniti e al Primo ministro di Gran Bretagna' il seguente memorandum. La decisione proclamata il 27 settem– bre 1944 dal Presidente. degli Stati U– niti e dal Primo Ministro della Gran Bretagna « di dare incoraggiamento a quegli italiani che stanno lavòrando per una rinascita ,politica dell'Italia e stanno completando la distruzione del suo sistema fascistico », non ha man– cato di impressionare profondamente tutti ,gli Jugoslavi e particolarmente quelli d'Italia. È una grande cosa vedere come il popolo italiano abbia scelto la giusta via portando' a .compimento la distru– zione del fascismo sconfitto, e sapere come esso in ciò riceva il più caldo in– coraggiamento di quelle Nazioni demo– cratiche contro le quali i suoi domina– tori fascisti hanno ·cercato d-i spingerlo. Ma noi, Jugoslavi d'Italia, membri del– la inscindibile unità jugoslava, in nu– mero di 3-4 milioni, inclusi nell'angolo Nol'd-Est de\l'Itaiia dal trattato di Ra– pallo, non possiamo fare a meno di provare in proposito un sentimento completamente diverso da quello pro– prio •all'Italia. Noi ammettiamo che la decisione è un passo importante nello ·sviluppo delle relazioni fra gl_i Alleati I e -l'Italia, perchè l'Italia, nel corso di questa guerra si è tramutata da ne~ica in cobelligerante ed ora desidera di raggiungere lo ·stato di piena. alleanza. Non solamente noi abtiiamo combat– tuto il fascismo ·e sostenuto ·la causa degli Alleati fin dal principio della guerra. Noi abbiamo, per nostre-ragioni nazionali, ·come j~oslavi; c_ombattuto- il fascismo per 20 anni prima che la guer– ra cominciasse. Noi volevamo raddriz– zare il torto che ci era stato fatto dopo la fine della guerra scorsa, - il torto di essere stati sottoposti al dominio italiano senza il nostro consenso e con– tro il nostro volere. Noi abbiamo tena– cemente desiderato una rettifica della frontiera jugoslavo-italiana che tenesse conto di quella linea etnografica chia– ramente delineata tra Slavi e Italian~ quale è stata definita con precisione per tante generazioni. Noi abbiamo de– siderato di unirci ai nostri connazionali in Jugoslavia. Formalmente è stato il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 che ha definito Ie .frontiere fra i due Stati. Tut– tavia sembra logico di vedere i_nquesta frontiera una conseguenza del patto di Londra del 26 aprile 1915. Durante la Conferenza della Pace a Parigi,· i rap– presentanti jugoslavi hanno tentato di ottenere una giusta frontiera. Ma il mondo era stanco di guerra e altri pro– blemi erano sorti in Europa che tur– bavano gli uomini di Stato. Si era creata una atmosfera nella quale gli uomini di governo jugoslavi sentirono che dopo due anni di lotta diplomatica non c'era altra via di uscita che un compromesso con le domande italiane. Ma i popoli di Jugoslavia, e natura-l– mente gli Jugoslavi la,sciati sotto il do– minio ita,liano, non hannc mai real– mente accettato una soluzione che ri– spondeva così poco alla rettltà ed era così ingiusta, una soluzione che era basata in sostanza sul patto di Londra, il quale datava da prima del comune riconoscimento dei ,principì di auto– determinazione dei popoli. Nella letteratura politica della Gran Bretagna e degli Stati Uniti fra ·le due guerre è generale la condanna del Patto di Londra. Il Patto è condannato tanto per ragioni politiche quanto per ragioni morali. L'on. Lloyd George, Primo Ministro inglese e primo dele,– ga to alla Conferenza della Pace a Pa– rigi, è molto deciso nel biasim3,rlo nel suo libro La verità sul trattato di pace, e noi non possiamo fa~e a meno di sentire che questo giudizio impone uno speciale dovere morale all11 Gran Bre– tagna di dare ora tutto il suo appoggio affinchè il torto f,attoci ,principalmente a causa di quel patto venga cancellato. Il Presidente W-ilson nei suoi 14 punti ha parlato apertamente di « una . linea etnografica facilmente identifi– cabile » tra SÌavi e Italiani. La linea non ha essenzialmente cambiato da tre secoli. Essa éo!'re dalla foce del fiu– me Socha (Isonzo) nel Mare A:driatico verso Nord ,in ·direzione di Kormin (Cormons), Ceda! (Cividale), Tarcet (Tarcento), Kanin (Monte Canino), fino ·a· Spik (Monte Acuto),· al confine' au– stro-itali~•no.· Le cjttà che si trovano in questo territorio, accanto al compatto corpo etnico italiano sulla costa occi– dentale dell'Istria, hanno tuttavia delle magg,ioo-anze italiane. Ma sono dei ci-r– condari isolati su un tenitorio slavo. Per le loro maggioranze italiane queste città, e con esse tutta la provincia com– pattamente slava che forma il loro im- . mediato hinterland, furono date all'Ita– lia dopo la prima guerra mondiale. La logica e nattirale soluzione sareb-' be di tracciare la frontiera lungo -la linea etnografie~ sopraddetta e di per– mettere alla provincia jugoslava >inque– stione di passare allo Stato jugoslavo. · Ma, noi Jugoslavi d'Italia abbiamo ora, per l'esperienza maturata fra Je due guerre, un'altra potente ragione di nostre rivendicazioni oltre quelle natu– rali. Si tratta di rivendicazioni morali ~ irrevocabili. Il trattamento brutale e inumano, le ingiustizie e le indescrivi– bili crudeltà sofferte da noi tanto sotto· il governo prefascistl, come sotto quel– lo fascista, ci danno il diritto di recla– mare che non un solo posto abitato da slavi debba •rimanere sotto il potere degli italiani. Se una minoranza deve rimanere sotto dominio str-aniero, qùe– sta non potrà mai essere una mino– ranza jugoslava sotto l'Italia. NE~i,r,iguardi del trattamento italiano verso gli Jugoslavi noi possiamo citare l'organo del Partito d'Azione - uno dei sei partiÙ che compongono l'attuale · governo in Italia - L'Italia Libera. del 5 agosto 1944, la quale scrive: « Nel do– poguerra gli ex i'rredentisti condussero la ,politica nella Venezia Giulia come se il mezzo milione . di allogeni fosse una massa bruta da colonizzare con la violenza. Già nel '19 cominciarono in– fatti le pr,ime spedizioni punitive con~ tro villaggi carsici riluttanti alla sna– zionali:zzazione brutale. Venne poi H fascismo: sotto il pretesto di combat– tere « sovversivi ed antinazionali » ogni vestigio di vita poUtjca slava fu siste– maticamente distrutto, il patrimonio detle associazfoni opera-ie e culturali dato alle fiamme, le scuole alloglotte chiuse o soppresse, i nomi degli slavi falsati per decretò prefettizio in nomi italiani, la loro lingua proibita _in pub– blico. I:J Tribunale speciale mandò a morte più « antinazionali giuliani» che non italiani di tutte le nostre reg-ioni riunite insieme. Ma nè i plotoni di ese– cuzione, nè la galera né il confino eb– bero ragione di questa razza che, come tutto ii mondo ormai sa, è dura .a morire•· Dopo una così franca e autorevole condanna del regime prefascista cosi come di quello fascisti! nei riguardi dei_ concittadini slavi, èi può essere qualche· italiano che abbia il coraggio di recla– mare il diritto di amministrare una qualche città in cui vivano degli slavi? Per quel 5J?e..riguarda il porto e il

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