Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

LO STATO. MODERNO . 7 . -20.. MAGGIO. 1945 3'7 :RESPONSABILITÀ -·DELLA GUERRA E RESPONSAaILITÀ. o·ELLA PACE* . II. Ora, le Nazioni Unite - e sostanzialmente le tre mag– giori, -che ne hanno sopportato la massima parte d~I peso - hanno vinto la guerra in Europa. Hanno vinto totalita– riamente, come si erano prefisse fin dal gennaio l!M3 a Casa– blanca, con la capitolazione incondizionata di tutti i loro ne– mici. Possono, quindi, di diritto e di fatto, imporre ai vinti quelle qualsiasi condizioni eh' esse ritengono di dover loro imporre, rilare a loro piacimento la carta d'Europa, prescri– vere tutte quelle altre restrizioni e condizioni accessorie che )oro parranno. Se a Casablanca Roosevelt e Churchill non a– ves~ero bandito la formula della resa incondizionata, e si fosse quindi, a un dato momento, per esempio dopo lo sbarco in Normandia o dopo lo stondamento di Avranches, addivenuti a una pace di compromesso, si sarebbero bensi risparmiate cen– tinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di vite umane, ma nessuno dei due contendenti avrebbe portato quella che noi chiamiamo la responsabilità della pace: la pace non sarebbe staia che il risultato del giuoco, in quel momento, delle !orze in presenza, giuoco che in altro momento avrebbe potuto nuo– v·amente produrre, tra gli stessi raggruppamenti o con qualche spostamento parziale di .Potenze da un campo al!'altro, la guer– ra, la terza guerra mondiale. Ora il campo è sgombro e le responsabilità sono nette: es– se spettano solidalmente ai tre grandi vincitori, America, Rus– sia, Hegno Unito, e in misura minore alla Francia, che a volte vediamo affiancata ai tre, come nel caso del!' occupazione della Germania, ma che ha indub!Jiamente una voce assai più debole degli altri, minima agli alleati di second'ordine, i cui punti di vi– sta in tanto poss_onoaffermarsi in quanto siano fatti propri dai tre, o da qualcuno di essi. Valeva la pena che le stragi e le ro– vine si accumulassero ancora per qualche mese sull'Europa per– chè si arrivasse finalmente a un taglio netto, a una soluzione de– crsa: a condizione che coloro cui compete abbiano la saggezza di adottàre veramente; al di sopra di ogrti gretta visione nazio– nalistica, una soluzione di pace, sostanziale cioè e non solo for– ma!e. Nella loro onnipotenza militare, neJ.lasovrana disponibilità che esse hanno di tutti i territori ex nemici, nel comando eh' esse tengono di fatto di tutte le leve d'Europa le tre Potenze posso– no dare al nostro ~ontinente, in tutti i campi, l'assetto che me– glio credono: questa è oggi la_!Òro tremenda responsabilità di fronl:e alle generazioni venture. Lo mette in rilievo anche il pri– mo punto della VI tesi delle Linee programmatiche per il Par, ti/o d'Azione che hanno visto testè la luce in un opuscolo a cura di un gwppo di amici di questa rivista, nel quale si « enuncia solennemente il principio» che, « quali che possano essere.in se– de storica le r~sponsabHità della guerra, la responsabilità della pace ricade sulle Nazioni vincitrici, e che da queste si attende una politica costruttiva e volta alla ricerca di un migliore av– venire per l'Europa e per il mondo». ·· · E non pretendiamo con ciò (lo vorremmo certo, Il!a non lo preten~iamo) a differenza cÌi altri amici nostri .dalle generose impazienze .:_ che; bruciando le tappe, si arrivi con i trattati che ·porranno fine alla guerra à soluzioni più radicali dj cui mancano ancora le basi: rion pretendiamo che·si cancellino le nazioni, neppure, per ora, come entità statali separate (ci accon– tenteremmo che per intanto se ne ,limitasse realmente la sovra– nità); be11sìche si sradichi la malapianta del naziqnalismo, sen– timento unilaterale ,antisociale, antiumano, e.primo respòn"Sabi- V ç: le della maggior parte deJ:e guerre, nei paesi vincitori come nei - vinti. · I . ____ Che spetti alle Potenze vittoriose di frenare il proprio na– zionalismo è assunto che non ha bisogno d'essere dimostrato, nè la cosa dovrebbe costar loro fatica: si tratta di Stati potentis– simi, al sommo della gloria dopo la guerra vinta, che devono bensì garantirsi e garantire l'Europa contro nuove aggressi~ni, ma che· non hanno bisogno per questo nè di annettersi nuovi territori nè di conculcare altri popol-i nè di sfogare rancori. E come dovranno tar tacere nel seno ,dei loro popoli le tendenze nazionalistiche che sempre attiorano in qualche gruppo o ceto, cosi dovranno reagire di fronte ai nazionalismi degli alleati mi- nori, tanto più esuoeranti quanto meno responsabili, impeden- ~' __ do che essi, solo perèhè «vrnc1tori» o considerati come tali, im– pongano le loro soluzioni ai paesi «vinti». Solo evitando ingiu– stizie a loro danno, si potrà ottenere che non insorgano, doma-· . ni, nei paesi vinti esasperate correnti nazionaliste, la cui respon– sabilità risalirebbe essa pure ai vincitori. Poichè, per fare un esempio che abbiamo ragìone di rite– nere solo teorico, con tutta la buona volontà democratica con– ·ciliativa, europea dei partiti antitasèisti è çhiaro che un; poli– tica anudemocratica, imperialista, ingiustamente discriminatri– ce nei nostri confronti da parte dei paesi vicinì o dei maggiori alleati finirebbe col determinare nella nostra opinione pubolica reazioni ed esasperazioni, che si ripercuoterebbero nella nostra politica interna prima ancora che in quella estera . .E lo stesso vale per tutti gli altri paesi classilicati tra i vinti. Infatti, non basta istituire nei paesi occupati un Governo democratico, non basta neppure che un tale Governo vi si torntj oggi spontaneamente per moto di poI \Q.lo :perchè vi si manten– ga, occorre che le Potenze vittoriose abbiano cura dl non se;o– raggiare - con la soluzione che daranno, nei trattati di pace; ai vari problemi interessanti i singoli paesi - i regimi demo– cratici, di non dar materia, negando giustizia, alle tenctenze alla _«.rivincita», antesignane di nuovi fascismi. - L'altra volta, il presidente Wilson aveva enumerato come· pilastri di una pace giusta e duratura, diciotto punti, e l'esser~ sene scostati fu il torto principale <lei trattati di Versailles e se– guenti. La reazione scatenatasi poi contro questi trattati non si arrestò naturalmente al punto in cui l'equilibrio poteva dirsi ri– stabilito: e fu la nuova guerra. Ora, Roosevelt e Churchill-fin da113 agosto 1941 hanno espresso, nella Ca;ta Atlantica, i prin– cipii comuni delle politiche nazionali dei loro rispettivi paesi « sui quali essi fondano le loro speranze per un migliore avves nire del mondo» e se tali principii, banditi al tempo delle « vac– che magre», saranno da tutti i grandi vincitori effettivamente ·appÌicati nel momento del trionfo, allora veramente essi potran- -- no dire di aver vinto ·anche la pace. . Ma occorrerà che davvero nessun mutamento territoriale•· sia effettuato, che non si accordi cori i desideri liberamente e– -spressi ( cioè con plebisciti, organizzati sotto l'egida di aut~rità e di forze armate· estranee alla contesa, senza di che ~on sa~ rebbero seri) dai popoli interessati (paragrafo II della Carta Atlantica) (meglio ancora, ma sarebbe troppo bello - eppure - bisognerebbe averne il coraggio! - dovrebberq essere effettua:· ~i, indipendentemente da ogni considerazione;,tutti quei cam: biameriti che con tali desidéri si accordassero); che tutti i popoli (•)La prima parie è'stata pulìbliéata nel ~.:1.'d(que·sta rivista:'

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