Lo Stato Moderno - anno II - n.8 - 20 maggio 1945

38 LO STATO MODERNO' - 20 MAGGIO 1945 possano scegliere ( attraverso libere elezioni, cioè in regime d1- mocratico) le forme di Governo sotto le quali vivranno (III), che tutti gli Stati godano dell'accesso, su piede di eguaglianza, ,al commercio e alle materie prime del mondo di cui abbiano .bisogno (IV); che sia promossa la collaborazione più completa .fra tutte le Nazioni nel campo economico (V), tra l'altro, che i paesi a popolazio11e poco densa 11011 chi11da110 le porte in faccia agli emigranti dei popoli numerosi, e che a questi ultimi non siano fatte co11dizio11imeno vantaggiose di quelle i11uso per i .lavoratori del paese d'immigrazione; occorre che si formi una ,nuova Società delle Nazioni che tenga conto dell'esperienza ed eviti i principali difetti della vecchia. Occorre insomma che la guerra delle Nazioni Unite contro le Potenze dell'Asse 1Si risolva veramente in quella guerra di liberazione che fu costante ban– diera della propaganda alleata e che come tale era salutata da larghi strati (larghissimi in Italia) di popolazione degli stessi paesi costretti a combattere contro di esse. Vedremo alla prova delle soluzioni che saranno date ai mille problemi d'Europa se questa·« responsabilità» sarà sentita. Na– turalmente, tutto andrà bene se essa sarà sentita da tutti e tre · i grandi. Se no, ed è questo il pericolo più grave, dopo la vit– toria schiacciante delle democrazie contro la reazione ci sarà ancora la pace di compromesso, compromesso no~ più tra le Nazioni Unite e la Germania, ma tra le Potenze anglosassoni e l'Unione Sovietica, con relativa divisione in sfere d'influenza ed equilibrio instabile. Prima ancora che una conferenza della pa– ce (ma ci sarà, poi?) si sia aperta, due questioni si sono pre– sentate in tutta la loro gravità alle Potenze, quella polacca e quella della Venezia Giulia. A San Francisco si sta elaborando la nuova Società delle Nazioni. Quanto al problema tedesco, sul quale contiamo di ritornare, è chiaro che esso dovrà, almeno in un primo tempo, essere trattato con criteri diversi <laquelli della Carta Atlantica: naturalmente senza esagerare. Poichè an– dw a proposito della Germania - e forse più che altrove - le Potenze vittoriose dovranno sentire la « responsabilità della pace». ANTONIO BASSO LA ·SECONDAREPUBBLICAD'AUSTRIA Quando l'esercito rosso varcò la frontiera austriaca, l'ex cancelliere della prima repubblica d'Austria, Karl Renner, propose al comandante delle truppe bolsceviche la forma– zione di un governo provvisorio. Avutane notizia il 26 aprile, il governo inglese chiese tempo per poter prendere in esame la proposta, insieme con gli altri governi alleati. Ciononostante il 29 aprile radio Mosca annunciava la costituzione di un governo provvisorio sotto la presidenza del do~t. Renner e con una netta prevalenza di elementi socia!ldemocratici e co– munisti. Benchè la costituzione di un governo austriaco fosse ap– provata da una deliberazione della Conferenza di Yalta, gli alleati non lo hanno finora riconosciuto a causa del modo con cui avvenne. Fu forse la stanca figura del suo capo, il socialdemocratico Renner, che nel 1919 era il più fiero par– tigiano dell'Ansch!uss e che poi nel 1934 venne implicato neila rivo:ta de!!o Sclwtzbund, ·a non ispirar loro fiducia. Nè d'altra parte essi intendevano ignorare che fino a quel mo– mento tutto il Tirolo e gran parte delì'Austria meridiona!e, dove il partito cattolico è in grande maggioranza, ancora non erano stati liberali, sì che il governo non poteva dirsi la esatta espressione della vo:ontà naziona:e. Ma a dispetto del mancato riconoscimento da parte degli alleati, il governo Renner entrò in carica tra grandi festeggiamenti ai primi di maggio. Le feste non qebbono ingannare: la seconda repubbJica austriaca, come la prima, è nata male. Ombre e incertezze le gravano sopra. Oltre che per il riconoscimento del governo provvisol'io, anche per l'occupazione deJ.l~ città di Vienna (l'occupazione del!'Austria verrà effettuata da truppe inglesi, americane; francesSi e russe) l'accordo nop è stato ancora raggiunto, sempre aperta rimane la questj~ne dell'invio di giornalisti alleati nella capitale. Questioni di poco conto per fortuna, e certamente tali da non lasciar presagire una frat– tura degJi ex cobelligeranti su questo caso specifico, tuttavia anche troppo gravi per la deìicata costituzione della seconda repubblica austriaca e la sua situazione economica che si prospetta come la peggiore di tutta la sua storia. Appena usciti da un sistematico massacro mondiale, fa un certo effet-!o il .s~ntir trattare problemi europei di questo dopo– guerra con i termini della .diplomazia tradizionale, come se il tanto sangue sparso non avesse insegnato i pericoli deri– vanti dall'insistere su certi errori. Da questo punto di vista, •che è il so:o vero, la questione non è più austriaca e neppure di sostanza, bensì di metodo. Non è più specifica, ma gene– rale. Soltanto che l'Austria potrebbe rivelarsi ancora una volta, per dirla con Zernatto, (1) « quel piccolo universo, dove la storia fa le sue prove generali ». E così è stato infatti. Raramente, credo, nella storia l'evo– luzione politica mondiale ha avuto un precedente tanto si– gnificativo negli avvenimenti interni di un paesSe.Se i freddi osservatori det!a politica si fossero subito preoccupati di con– siderare il prolYlema austriaco non come a sè stante, ma quale sintomo di una situazione generale in cui stava preci– pitando il mondo intero, la terribile crisi de:<Jaguerra poteva forse essere evitata o almeno anticipata (e quindi alleviata). Non si capisce facilmente come ciò sia avvenuto .. Sotto il primo cancellierato dell'attuale capo del governo provvisorio, Karl Renner, cioè nel 1919, la situazione era assai confusa. Sul disordine de:Ja sconfitta e nel conseguente marasma economico, quando al:a delusione si accompagnava la dispe– razione e la rivo:ta serpeggiava per infinite vie, poteva la confusione far schermo al:'esame obbiettivo. Allora tutto sem– brava concentrarsi ne:I'imminente realizzazione deH'AIISchluss. AU'interno ed ali'esterno dell'Austria si viveva unicamente sot– to l'incubo o la speranza di un'unione di questa alla Germa• nia. Il resto non contava. Un fatto, che stava se mai a dimostrare uba vitale relazione tra la politica· interna austriaca e la situazione europea, di– venne in realtà una elegante questione di politica estera. Lad:. dove si trattava di enuc:eare tendenze e correnti, portare del– !' ordine deila verità e de:Ja giustizia, si rimase ai margini per fare della diplomazia accademica. In questo mons. Seipel di– mostrò un'abilità veramente straordinaria, tanto da meritarsi l'appellativo di Richelieu d'Austria. Agitando lo spauracchio dell' A115chluss, della rivolta comunista, del disordine politico ed economico, egli ottenne l'appoggio finanziario dell'lnghila terra, della Francia e dell'Italia. Il kleine mi/de Kardinal (tal)tO inflessibile egli era come uomo quanto rigido come re- ligioso) giocava doppio. ..., Ma, come capita in questi casi, finì col concludere a danno del suo paese. Troppo presto la finanza internazionale si con– vinse che suoi investimenti sarebbero stati sicuri solo .con • (1) Guido Zernatto, letterato ed editore austriaco di origine ita– liana. Dopo Il 1936 segretario generale del Fronte patriottico e mem– bro del governo; esule in Francia.

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