Il Socialismo - Anno II - n. 8 - 25 giugno 1903

IL SOCIALISMO 117 zione mossa allo scrulìnio di lisla, che la \·astità del Collegio sia impcdi111t..:11lo a molti di cono:-;ccrc i can– didati per cui si vota. La provincia è o può c:,;sere, come quella cli i\•lilano, troppo vasta: il dipartimento no; e per questo si può, a ragione, ripetere con lo Zanardelli che è sempre bene che il campo cli scelta non sia troppo ristretto: gli elettori si avvezzeranno a spaziare oltre l'orizzonte circoscritto del Comune e a dare il primo posto alla grande patria e la prevalenza agli interessi generali, ad idee, ad opinioni; a convin• cimenti politici; i candidati non saranno, come oggidì, quasi tutti esclusivamente di un dato paese, special– mente ciel capoluogo, e però come questi non saranno strettamente vincolati agli interessi locali. Donde: ot– Limi gli eletti, migliorata l'Assemblea, più serene le discussioni, maggiore la stima del popolo \·crso l'alto Consesso. Infatti", diceva il Laine, l'intrigo e la medio– crità possono r·iuscire vittoriosi assai meglio in un cer– chio ristretto; mentre, a misura che il cerchio si estende, conviene che l'uomo si elevi per attirare gli sguardi e i suffragi; si vengono eliminando· le piccine ed oscure influenze e si vengono ad assicurare quelle grandi e legittime, a garanzia degli interessi della !\azione, poi– chè la Camera sarà composta degli uomini migliorL E però del rà.ppresentante di un dipartimento si potrà dire col Lacava 1 essere necessario che ei sia molto noto, nè che debba la propria elezione esclusivamente o quasi a relazioni individuali e di parentela e di cam– panile; non solo, continua il Lacava: « l'eletto in una circoscrizione maggiore è obbligato alla Camera a di– stinguersi politicamente; egli ha una maggiore respon– sabilità e non è obbligato a seguire la tale o tal'altra relazione del suo piccolo Collegio; invece seguirà la corrente politica per cui egli è deputato politico ». Inoltre egli non sarebbe più, o assai meno, legato ai pochi grand'elettori, per favorire i quali oggi è cli so– vente costretto a mutarsi in loro procuratore e sensale o mandatario: il collegio individuale falsa la missione del deputato, ma lo scrutinio di lista - quale fu sino qui usato - ha sempre fatto desiderare il Collegio uni– nominale. Il difetto principe dello scrutinio di lista è quello di essere « un congegno che funziona male, perchè to– glie agli elettori il modo col quale manifestare la loro opinione; 2 » e infatti, continua il Nicotera. « l'elettore è messo nella dura condizione çli dover votare per pro– gramn{i e per idee diverse.. I candidati poi per riu– scire sono costretti a transazioni e le transazioni degli elettori e degli eletti, si voglia o non si voglia, si ri– percuotono nella Camera ». Ciò che anche il Bonghi affermava. 3 Sicchè, tirate le somme, giustamente al çrispi 4 parevano difettosi entrambi i Sistemi: vi furono persino dei fautori dello scrutinio di lista, i quali se ne dissero paghi per l'unica, ma ben poco conveniente ragione, che per esso fu dimostrato « con evidenza certi mali, che lo scrutinio uninominale dissimulava». 5 Mentre il sistema da me proposto essendo a .voto limi– tato e assicurando la rappresentanza proporzionale, sod– disfa a tutte le legittime esigenze dei vari partiti po– litici, esclude il confusionismo delle idee e dei programmi, e per conseguenza elimina i motivi imperioSi delle tran– ~azioni, a garanzia di un più retto funzionamento ciel– i' Assemblea. Si obietterà, come dai fautori del Collegio uninominale, che, col sistema da me proposto, le elezioni cadranno in balìa dei Comitati, che la città assorbirà e distrug– gerà J1opera elettorale delle campagne, che gli interessi ' Ali; della Camera dei deputali, torn !l.ta 24 m!l.rzO I881. 2 NICOTERA, Alli della Camera dei Deputati, torn !l.la 23 giu- gno 1886. 3 80NG111 1 id., ùl. 4 Alli id., tcirn! l.ta 7 fcbbrn.io 1889. S 01 S. GIULIANO, /?dazione pag. r t, 8 maggio 1890. locali :-:nra11110 da nessuno lutelati, che le vOtazioni non polranno e:-:sere scrupolosan1ente verificate. Ma i Comitati esistono anche ove sia vigente il si– stema uninominale e non per uno, ma per tutti i par– titi che ~cendono in lotta; però mentre con lo scrutinio di "lista alla vecchia maniera, per la vastità del Collegio, pel numero grande dei candidati fra cui scegliere, per la necessità che le lìste siano compilate dagli elettori più colti, più politici, più faccendieri - come direbbe il Balbo, - si verifica che le elezioni riescono real– mente indirette e personalmenre insincere; ma così non si potrebbe dire se i candidati da scegliersi fossero sol– tanto cd ovunque due. In quanto alla posizione predominante che la città verrebbe ad avere sulla campagna, è naturale e giusto che nei centri più popolosi, più attivi si riuniscano i comitati, e che di là partano gli ordini: il Crispi I pre– feriva lo scrutinio di lista appunto perchè esso vuole che la città, centro intellettuale della provincia o del . Collegio, sia il centro politico delle circoscrizioni; lo scrutinio di lista, diceva, permette che gli elementi ur– bano e rurale si intendano e si temperino a vicenda. In pratica però tale beneficio non fu constatato che di rado, soltanto nelle provincie piccole; ciò che vale a renderci sicuri che il sistema dipartimentale sarà per essere la circoscrizione più adatta a permettere che città e campagna, nelle lotte politiche, si intendano e a vi– cenda temperino le loro forze, le loro aspirazioni, le loro attività. Ma Camillo Cavour serbava le sue preferenze al Collegio uninominale, come quello che impedisce alle minoranze d'esser soverchiate dagli interessi, dalle opi~ nioni, dalle passioni; e tale sistema era per lo stesso motivo vagheggiato dal Genala e dal Taiani; mentre la pratica ci dimostra che soltanto con lo scrutinio di lista si può dare adito a transazioni compensative a favore dei partiti minori, sebbe1)e di sovente per vie traverse: il rimedio è dato dalla rapprCsentanza · proporzionale, ugualmente attuabile quando i Collegi siano uguali per numero di abitanti e per numero di elettori. Ma del voto limitato dico più oltre; mentre qui giova rispondere alle altre due obbiezioni. In quanto a quella che si moverebbe contro la necessità o meno che il de– putato tuteli gli interessi locali, gli onor. Barazzuoli e Panattoni 2 pensarono che gli interessi particolari dei Col~ legi non possono nè debbono essere sacrificati: essi sono legittimi; 3 d'altra parte non è vero che« lo scru– tinio di lista, che aveva promesso la liberazione dei fastidi, delle cure piccole, delle brighe minute, degli affari dei singoli elettori e fa del deputato più un agente di interessi personali che il rappresentante di quelli ge• nerali della nazione», non è vero che abbia prodotto tale ultimo desideratissimo beneficio; ma « se prima era pioggia oggi è diluvio, e le commissioni, gli affari, le incombenze ... sono triplicate, quintuplicate. • » Male gravissimo che non scomparirà mai, fino a che i cit- , tadini siano dimentichi della nazione per sè stessi, del benessere collettivo pel benessere proprio ad ogni costo - anche a prezzo d' ingiustizie - ottenuto; ma il si• sterna dipartimentale può attutire la gravità di tanto inconveniente dai vecchi sistemi permesso, perchè gli interessi illegittimi di un Collegio essendo di danno agli altri due Collegi del dipartimento non troveranno che raramente il loro difensore nel deputato rappre– sentante tutti e tre i Collegi; il deputa~o non essendo unico non potrà diventare troppo facilmente lo schiavo o il mediatore di molti elettori, come per contrario può esserlo di pochi elettori in Collegio uninominale. Lad- 1 Atti itl., 18 giugqo 1881. 2 Atti della Camera dei deputali, Lor. 1 febbraio 1882. 3 HRUNIAI.TJ , Comme11/oalla ltgge elettorale politica, p!tg. 184. 4 BARAZZUOJ.l, Alti id., tor, 21 :tprile 1891.

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