Il Socialismo - Anno I - n. 4 - 10 aprile 1902

IL SOCIALISMO 51 lismo industriale ed agricolo a sconvolgere ·perfino le naturali fondamenta della società, distruggendo la fa– miglia, snaturando le funzioni e gli istinti della donna, consumando ed alterando nella donna e nel fanciullo la sostanza stessa nella quale si perpetua e con la quale si trasmette, di generazione in generazione, la vita della s1>ccie. Quale diritlo più sacro di questo: che ogni essere umano possa compiere le sue proprie fum:ioni vitali? Bisogna dunque ribellarsi contro quelle forze paras– sitarie che spingono l'umanità nella triste ,·ia dello sfrut– tamento pazzo ed inumano. non solo dell'uomo, ma anche della donna e del fanciullo. E bisogna ribellarsi in nome della scienza e com– batlere sotto la sua bandiera. Ora. che cosa dice la scienza? Essa ci dice, prima di tutto e sopratutto. che in ogni organismo alquanto evoluto si applica il principio fisiologico della divisione del lavoro. che trova riscontro nel principio anatomico della differen;,;iata struttura, in rapporto, precisamente, alla funzione. Passando in ri\·ista gli studii di un grandissimo nu– mero di biologi, fra i quali swclii occupano un posto notevole e gettano molta luce nella questione quelli sulla eredità normale e patologica. noi \'Celiamo che tutti sono concordi nel rilevare che la donna ha fun• ;,;ioni diverse da quelle dell'uomo ed è diversamente costituita appunto per provvedere a c1ueste sue funzioni speciali, che sono f111t=io11iplastiche per cccellcm:a, in contrapposto a quelle dell'uomo, le quali sono invece prevalentemente dinamiche. All'uomo la ro11q11ista, per mc::::odelk atti-;,ilit11cr;•eo- 111uscolari: nlln do1111n la ro11sen1n::io11c. per mc::::odelle ntlirilà z•egelati·;,c. del capitale di \'ita nccc~sario alla perpetuazione cd al perfc;,;ionamento della i-.pccie. r\ questa legge biologica fondamentale noi non dob– biamo contravvenire, come non dobbiamo violare l'altra, non meno importante, la quale richiede. durante lo sviluppo cosi dei maschi come delle femmine, il pre– valere delle fun;,;ioni plastiche sulle dinamiche, della vitl ve~ctativa su quella di relazione. La donna ed il fanciullo, per provvedere allo svi– luppo individuale ed alla conservazione della specie nel modo migliore, devono godere di un relativo riposo; devono assorbire dall'ambiente, come fa dal suolo la pianta per me;,;;,;odelle radici. i succhi nccessarii per sviluppare bene il proprio organismo e quello dei nuovi gennogl i della specie. I.a vita vegetali va della donna e del fanciullo richiede perciò un terreno ricco di buoni succhi nutritizii - buona alimentazione - aria e luce in abbondan;,;a - abita;,;ioni sane, ben ventilate, luminose, non sovrapo– polate - e tranquillità e riposo, del corpo e dello spi– rito, pcrchè essi possano svolgere, nel modo più ordi– nato e con la maggiore efficacia, quel lavoro interno che abbiamo veduto, per nulla inferiore di importanza a quello esterno, cli conquista, che compie l'uomo ndulto per strappare alla natura i mezzi di vita necessarii a sè ed alla sua famiglia. 1 È questi due lavori. l'interno o intimo o di con– servazione della donna e del fanciullo e l'esterno, po– litico o di conquista dell'uomo adulto, si aiutano scam– bievolmente, pcrchè quanto pili protetto sarà il primo, tanto più efficace il secondo; tanto più efficace sarà alla sua volta questo, quanto maggiore gagliardia avrà ' ;\fa e tutto questo, come si ottien::!? Con le mchitiche leggi sul bvoro delle donne e dei fanciulli o con b rcali1.zazione del socialismo 1 E, come nol:wa la Gina Lombroso, t! piÌì d:mnoso alla specie il sopral:lsoro o la fame? (N. d. D.). acquistato la fibra umana nel tranquillo, interno lavorìo organico della donna e del fanciullo. Naturalmente la casa, la famiglia rappresentano l'am– biente più adatto a questa vita, in gran parte vegeta– tiva, della donna; ed ecco pcrchè noi riteniamo, anche oggi, non pili sulla guida dell'empirismo, ma su quella del positivismo scientifico, du: la donna d,'Ve precipua– mente ntleudere alla cura ed avere it gover110 dt:lla fa– miglia. Ciò non significa. si badi bene, che la donna non debba mai lavorare: un lavoro moderato, adatto alle forze ed alle attitudini dell'organismo femminile, fotto in buone condi~ioni igieniche, può essere utile e ne– cessario, nè mancano davvero, e molto meno manche– ranno in una società più progredita dell'attuale, lavori delicati e gentili - specialmente nel campo educativo, i cui limiti verranno immensamente allargati - ai quali la donna si possa lra11sitoriame11te dedicare fuori della casa. lo an;,;i credo. per mio conto, che tutte le donne nubili dovrebbero provvedere a sè stesse con questo lavoro per acquistare l'indipendenza necessaria alla li– bera scelta del compagno della loro vita. Ma condi– ;,;ione indispensabile di questo permesso ùeve essere, a mio credere, che la donna sia eflicacemente tutelata nel lavoro medesimo, che ciC>e, lavorando. essa non possa deformare, esaurire sè stessa, di\·enire inabile o inadatta all'esercizio delle sue vere fun;,;ioni materne, nife quali 1101tdeve mai rinunziare,· se non precisa– mente - e allora la rinun;,;ia dovrebbe essere un do– Yere - quando questa inabilità, per un motivo o per l'altro, si è verificata. Ma Gina Lombroso pone la questione di fatto: che abbiamo in Italia il 57 °/,. cli donne nubili. Ella fari– levare che il numero dei matrimonii va diminuendo in modo notevole rol pro,g-redirc della ciz1i/lit e cresce quindi sempre più il numero delle donne che. rimanendo nu– bili. debbono pur pensare a mantenersi in vita nel- 1· unica maniera dignitosa. cioè lavorando. Se ciò è vero, cd è infatti verissimo, non vuol già dire che sia questa una inevitabile conseguenza della civiltà e che lo sviluppo cli questa richieda nuove oricn– ta;,;ioni delle atti\·ità femminili: ma vuol dire sempli– cemente che fra i tanti processi patologici che afflig– gono il corpo sociale 11ellnfase nttunlc di rh:iltit, c'è anche questo gravissimo. E, come noi socialisti combattiamo per disinfettare la società dai parassiti che l'infeuano e per assicurare ai lavoratori tutto il frutto del loro lavoro, dobbiamo anche combattere per a!->sicurare alla donna l'esercizio naturale delle sue fun– zioni speciali nella casa, dalla quale è stata costretta ad uscire precisamente per l'ingordigia del capitalismo che voleva e vuole a sua disposi;,;ione nel mercato del lavoro il maggior nume1·0 possibile di braccia - ma– schili. femminili ed infantili - per poter tener basso il prezzo della mano d'opera. Da una importantissima lettera del Bebcl, pubbli– cata pure nel primo numero di questa rivista, risulta che in Germania \·i sono. attualmente, almeno un mi– lione e me;,;zo cli disoccupati. Anche in Italia la piaga orribile della disoccupazione va estendendosi gravissi– mamente, e tutte le nazioni, le più civili in prima linea, ne sono travagliate. Ora. da che cosa dipende questa disoccupazione maschile. questa vera e propria anomalia sociale che sottrae l'uomo dalle sue naturali funzioni di proclu;,;ione dei beni per mezzo del lavoro ? Essa dipende preci– samente. in grandissima parte dallo estendersi del la– voro delle donne, cioè eia un secondo altrettanto grave snaturamento. Il duplice fenomeno doloroso si ripe-te in ogni paese e nel nostro, per esempio, le donne sono già impiegate in numero maggiore di quello degli uo-

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