La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 39 - 1 novembre 1925

L IL BARETTI Qulndlcinale dt letteratura Editore PIERO GOBETTI SETTIMANALE EDITORE PlEflO GOBETTl - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITA DELLI. SETTIMANA A. O.CAGNA Abbonamento 11nn1W L. IO • Eaùro L. 16 Un ""mMo L. 0,60 ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Somostre L. 10 - Es••,ro L. 30 - Sostonlroro L. 100 - Un numero L. 0 ,50 • C. C. POSTALE L~RIVINCITA DELL'AMORE ROMANZ'l Anno IV . N. 39 - 1° Novembre 1925 ,9i •p,..di.,,., {ra/ll'fi d. i rmo ti ~}, ~~ .oglit.z dt i. 12 aU'~ibJr, r;,;1,,,u, - J tJnM SOMMARIO. - p. g.: Callnnco - Giudizi su Caillnux. - Disc1<ssioni sindacali: V, Porri: I disoccupati in lni(hillerra. - lv!.Viaaa: il liberismo di Cavour. - A. P'oa: Notizie Rull'aiincoltura a Parma. - R. Di Mallei: Campauclla. Illu.min.i.smfJ itaUano: C. Fon lane Ili: L'economiRla Randini. - M. Lnrnherli: Situazione halcanica. CATTANEO La cultura italiana dopo il '70 fu cie<·a e inesorabile, contro gli .avversari del mito unitario. Condannò all'oblio Fcrrari, lasciò uell'oscurità !'Ori.ani, critico del Risorgi~ mento tull 'altro che .acerbo, e, non che antiunitario, quasi padre del nazionalismo. Si accontentò del cavourismo che sembr.ava restasse negli impotenti erecli. dello statista piemontese, e vi .aggiunse uu po' di gìobertisn10 anfibio e un po' di mazzinianis1no, <:Ìle di Iv.Iazzini conserv.av.a soltau.to la retorica. È naturale che i vincitori siano aspri è feroci quando la loro ,apparente vittoria dà li fallo ragione agli avversari. Il Risorgimento italiano segnò il trionfo <lei partiti moderati e questi dovevano tollerare a stento che bÌ ricordassero .anche i soli noilli degli uomini che durante 50 anni avevano rappresentata la critica interna del processo storico. Lt naov.a cl.asse dirigente, che succedeva allc1 raffinata e abilissima burocrazia piemontese. rappresentava i ceti medi e la piccola borghesia intellettualoide del Sud, incapace di sentire e di esprimere da sè un vero e proprio governo di tecnici. Storicamente ed economicamente imm.atur.a era l'antitesi delle .aYanguardie della pr-0duzione lomb.arde e piemontesi in nome delle quali aveva parlato Cattaneo. Nè seppero proseguire il Cattaneo i partiti d'opposizione, infenni di una stessa m.alattia, retori e magniloquenti: basti dire che di lui, dopo il suo discepolo ga1:ib.aldino Alberto M:>.rio, il solo che scrisse di proposito fu Enrico Zanoni, moderatissimo uomo, che pose ·ogni sua sapienza nel difenderlo dal nome di regionalista e di liberista, cercando ùi provare _esser queste momentanee intemperanze! Il Salvemini invece ha ripreso la parte viva del pensiero storico e politico del Cattaneo e si può dire che a lui si sia ispirato nell'opera su.a di direttore dell'Unità. Poichè il Cattaneo avversò non l'unità mo. l'illusione di risolvere con il mito dell'unità tntti i problemi che invece si potevano intendere soltanto nella loro specifica realtà autonom.a, regionale, caratteristica. Il suo regionalismo era anzimtto un problema di stile politico e di modestia e non si può intendere se non lo si mette in relazione con I,, sua .filosofia, con la sua speculazione che al di sopra di ogni critica e di ogni disconoscimento, resta originalissima. • • • Si è voluto limitare e demolire il pensiero cii Cado Cattaneo con un riferimento bibliografico di fonti: Romagnosi. Si è derisa la su.a dottrina indicandone i seguaci nei positivisti. Tuttavia, non volendo· assumere atteggiamenti di vendicatore in ritardo, basterebbe indicare una successione di date per confondere i frettolosi esegeti. Sono del 1836 e del 1844 le considerazioni antirosmiuiane di Cattaneo; risale al 1839 il suo saggio sul Vico, dove l'ide_a dell.a psicologia delle menti associate è integralmente espressa, anche se sarà poi ripresa e rielaborata nel '52, nel '57 e negli anni seguenti. Invece il Cours de ph,- losophie positive del Comte, cominciato nel 1830, veniva solo terminato nel 1842; la Politique positwe è del 1851-54: se Cattaneo si deve studiare come positivista, il suo pensiero non ,riene dietro a,Comte, ma lo precede; i.l suo posto non è quello di un divulgatore, ma di un antesignano; il suo posto è nella storia europea a ben maggior diritto che non si possa pensare di Rosmini, il quale tuttavia s; affatica intorno ai problemi risolti da Kant e dalla fil-Osofia romantica tedesca. l suoi conti con Romagnosi non sono stati fatti ancora; ma forse si dovrebbero fare piuttosto con I-0cke e con Vico e con Bacone: Romagnosi sarebbe appena, nella enciclopedica opera di diVillgazione, un intermediario. La sua psicologia delle menti associate fu da alcuno, che ne aveva guardato appena il titolo, definita una confusione di psicolo-gia individuale e di psicologia sociale, comodo se,nplicismo per non distinguere ~ vichi~n? spirito del Cattaneo da Comtc. S, accuso 11 suo rc.aI79mo di rjpctcrc pos1zwn1 $CnSibtic;ie; H ::;uo storicismo di voler dedurre l'uomo dalle manifestazioni più attenuate della spiritualità. Questa ·volt.a Iiaccusatore era il Gentile: •i direbbe ch'egli si proponesse <li negare l'evidenza. Chi cerchi in Cattaneo una gnoseologi~ precisa e sistematica terminerà 1a sua ricerca senza averla rilrov.ata: n1.a ] 'insuccesso nonchè far prova contro il Cattaneo, attesta in questo caso la poca finezza del! 'indagatore, che ha confuso il problema di Rosmini col problema clel nostro. Chi cercasse in Hcgd a criticista troverebbe il suo scorno nell'jn. vito di buttarsi a nuoto invece di indugiarii in contemplazioni inizi.ali. Cattaneo non ha una gnoseologia introduuiva perchè ha la sua filosofia della storia; al criticismo rosmini.ano deve opporre una posizione costruttiva anche a costo di presentarla in forme quasi ingenue; ma sono evitate 1e ingenuit3 cklla vigile esperienza. Se si pensa al Gioberti, coute!òporaneo <lel Cattaneo, e assorto ;11 ipocriti teologismi e in inesauribili prenrnss-e d'azione,, ncu si può non guardare con franca simpatia .al nostro che, dopo essersi .assiinilato il cri,ticismo coll'esperienza scien• tifica, risoisa il p:coblema dell'azione operando, e quello della storia facendosi storico, così come Hegcl coll'atto stesso di filosofare dichiarava di risolvere il problema della filosofia. Se la storia è imprevedibile non la si può metafisicamente dedurre dal vero primo: in essa sola deve trovarsi il criter:io della certezza, anzi la ·certezza stessa. Nello studio dell'uomo interiore e dell'istoria dell'intelletto si appaga il realismo di Cattaneo. Se anche talvolta pare invocare il dominio del « senso comune >>o il << testi1nonio potente dei sensi », egli ha pur sempre definita « filosofia scienza del pensiero )), ma, contro la arbitraria esegesi del Gentile, crede che ..] pensiero sia da studiarsi nelle menti mature e forti e però nelle storie, nelle lingue, nelle religioni, nelle arti, nelle scienze in cui le forti e mature menti si mostrano ,. non << nelli informi cenni d:intelligenza, che appena spuntano nei feti e nei bamboli ». A dir le ccse con pratica chiarezza, poi che il pro,hlema pareva sopratutto di persone e di psicologia, « intendiamo che il filosofo non possa accingersi al suo ministerio oe non con ampia preparazione di molto vario sapere>> . Si sente il bisogno alla vigilia della rivoluzione di liq1ùdare gli ultimi resti di c.artesianesimo: Callaneo è all'avanguardia della moderna filosofia dell'attività, ansioso ormai di fondare la nuov.a visione unitaria del mondo .. L'identità di storia e di filosofia è poco più che una convinzione di esperienza; ma la filosofia si riduce concretamente per lui ad una visione metodologica. La speculazione di Cattaneo ricerca piuttosto impreviste esperienze che illusioni di leggi: è spoglia di tecnicismi filosofici, preannuncia orizzonti nuovi. Ciò che gli viene rimproverato p.are a noi ];i sua genialità vera. Del resto, se la filosofia è storia, perchè la filosofia? È la domanda con cui gli immanentisti hanno liquidato la trascendenza: se il mondo è Dio, perchè Dio? Pcrchè il sistema una volt.a che crediamo solo più al problema? Se la filosofi.a s'identifica con la storia, non c'è più filc,sofia fuor dello svolgimento e della risoluzione dei problemi del!' esperienza attuale. Solo questa osservazione dà ragione delle varietà dei sistemi filosofici attraverso i tempi; ed escludendo la dommaticità metafisica, riduce il sistema al suo valore d'esperienza. Sostenere questa posizione senza ricadere nello scetticismo o in una nuova met~fisica della identità: ecco, a parer nostro, i~ problema che la nuova speculazione si deve affacciare. Il merito di Cattaneo non consiste nell'aver risolto il problema, ma nel non averne compromessa la soluzione con la ripresa del vecchio sonno dogmatico. _Per questo la sua personalità cela elementi imprevisti, pur nella classica compostezza, e dove altri vorrebbe scorgere una esperienza raccolta e individuale, si scorgono elementi di cosmiciLà P di solenne conclusione. Di Locke .acretlò la polemica contro Pinnati~ smo (altro che fermarsi ad una posizione dn1n1na.tica !), e JJiù scaltro di Vioo, pur ,.,,,nclo J,a stessa fiducia di lui nello spirito, non pretese di rhiudcre l'esperienza, seppe lasciare .aperto il dramma tra la natura cd il passalo e; Jo spirito che li indaga. L'istintiva prudei:za dello storico lo rendeva guardingo verso le più candide illusioni giusnaturaJistichc: alle tenere semplicità del Rorr.agnosi opponeva la &uperiore consolazione del suo riflesso realismo. O inesauribile ingenuità òi chi volle ricorda.re per il Cattaneo le comtiallc categorie sociologiche! Certi errori <li psicologia sono più compromettenti del !e angustie concelluali. Chi confonderebbe la austerità del Cattaneo con il goffo ottimisino di Com te? E la vigile storicità del r:nilanese, agile di...1lettica diplomatica, col pesante um..anitarismo p.arigino? La fìsonomia speculativ.a del nostro è tutta un'intenzione: nè da] sensismo nè· dal ra• zìo11.alismo si può dedurre la atori.a; per la drammaticità della storia egli rinuncia agli schemi più semplici come ai più complicati. Non dovete dimenticare che l'ambiente storico di Cattaneo si colloca in pieno tramonto del razionalismo, mentre si è esaurita la polemica ideale tr.a classici e romantici; non per un caso egli resta estraneo al neo-guelfismo, ultimo tent.ativo di una esasperazione romantica. Anche chi voglia riconoscere validi i quadri storici di B. Spaventa, non pnò t\Qn av,.:ertil:e iu Catt..aueo uno sfo:rzo nuovo eh liberazi.one; ]'orig~nalità speculativa italiana, dopo tutte le brevi parentesi di misticismo s'è sernpre afferm.at.a in un riconosci• mento dei più gelosi valori della personalità. Dove l'ampiezza delle sue aspirazioni potrebbe sembrare enciclopedica, la solidità classica del suo gusto fa ch'egli riduca il sapere in una realtà di potenza. Fa prova della oua finezza l'atteggi.amento di antirom.antico libero da ogni peccato di sensismo; del suo rigorismo morale l'opposizione più inesorabi.le verso i demagogismi unitari e le illusioni patriottiche. Se la forza dinamica del suo pt•nsiero è stata nei primi cinquant'anni del secolo scorso meno esuberante di quella del T\1.azzini, il suo spirito è meno viziato e meno vaporoso, la sua figura è per gli itahani non letter.aloidi più ricca d'insegnamenti, I.a sua politisa può essere ancor oggi w1 programma. Guardò al passato conscio del t~amonto compiutosi; senza atteggiarsi a profeta, senza l''enfasi dell'ap'lStolo capi che il fondare una nazione non era impresa di letterati entusiasti, cercò nelle tradizi,;,ni un linguaggio di serietà, un ammaestramento di cautela. CL italiani erano usj a parlare della libertà come di cosa da dimostrazioni: Cattaneo offri l'esempio di un pensiero che si identificava tutto con la libertà e l'autonomia, e ne raccugliev.a organicamente le esigenze senza fsrne risquilLare ad ogni istante con ingenua retorica la parola. Eppure per certi spiriti non giova che il tamburo. La libertà di Cattaneo si espr"inieva come realismo in etica, come produzione e iniziativa in economia, ce,me· creatività liberale in politica, come valorizzazione della esperienza in filosofia, come culto classico dei valori formali e dell:i tr.adizione Iiber.atrice in arte. Antiromantico, non rinunciò, come non aveva rinunciato Leopardi, ai motivi originali di coltura che i romantici recavano con sè. Per queste caratteristiche di misura, che sono il segreto della sua vitalità, gli toccaron in sorte i compiti più ardui e più ingrati, che a lui poi servirono di disciplina e di temperamento. Solo un filosofo poteva pensare, quando egli lo pensò, il Politecnico. Ma neanche i filosofi poterono intendere quella su.a indipendente disinvoltura e dignità, che con tanta freschezza liberava il cammino da ogni ingombro di schemi. E lo condannarono alla solitudine e alla impopolarità e diedero, a lui, uomo positivo " realista, un ufficio di Cassandra, predicante al deserto. P· g.. Conl'liderando eh,; il periodico La Riuoluzion,e Lib~rale ha replicatamente incore-o nel pror-,,edimento di .6equestro per critiche e commenti faLri, tendenziosi e irriverenti per la Cocnna, come u.ei numeri seque6trati deU'll gennajo 1925, .N. 2, n.e1• l'articolo « Inchiesta sulla Monarchia" di E. Presutti; del 18 genr,aio, N. 3, nell'articolo fC La QUI'!• atione istituzir,nale » ili R. Mondolfo; del 28 giugno, t\. 26, nell'articoJo « Democrazia e liberafumo i, di NovelJo Papafava; per affemi...azioni ingiuriose e ira.o• rumti vilipendio per la Chiena cattolica e la ReJj. gione c!el1o Stato come nel N. 12 del 22 marzo, nell'articol6 « Buooaiuti » di Max Ascoli; nel N. 23 dPl 6 giugno, nell"articolo « CattoJici e Socialisti» di R. Attolico; per notizie tendenziose atte a turbare i rapporti diplomatici con una Potenza estera come nel predetto N. 23, nell'articolo « La responsahilita della guerra »; per scritti diffamatori dei poteri dello Stato e tendenti a screditare le forze nazionali come neg_]j articoli sulla e: Commemorazione della pr:>- porzionale 1) di Luigi Sturzo, Gaetano Salvem.ini, Piero Gobetti, Guido Dorso, del N. 5 del l" febbraio; per continuate notizie, aUu.sioni e -wn.sidera• zioni false, tendenziose e offensive alla situazione italiana come negli articoli « Stato e Soci.a.lizmo " e 10 citazioni tendenziose di scrittori del passato come nel N. 10 dell'8 marzo; « Appunti mll'impresa finmana ,> di Mario Lamherti nel N. 18 del 3 maggio, con interpretazioni antipatriottiebe dell.impresa !teS· sa; « Agrari e speculatori ;) di ~. M. Fovel, nel N. 29 del 19 luglio; in « I mistici della politica~ d, S. Caramella, nel N. 35 del 4 ottobre; nel complesso del N. 34 de] 27 settembre; in fJ: Lettera a Parigi» di P. Gobet!.i, nel ì"i. 37 del 18 o:-teb~; ne « La Mafia » di P. Mignosi, nel "'.'l. 38 del 25 Gttobre; Ritenuto che i ripetuti sequestri a nulla hanno valso, e che il periodico in parola, sotto l"aspetto di critiche e di discussioni politiche, economiche, mora 1i e religiose, che vorrebbero assurgere ad affermazioni e sviluppi di principi dottrinari, mira ID realtà, con irriverenti richiami, alla menomazione delle Istituzioni Monarchiche, della Chiesa, dei Poteri dello Stato, danneggiando il prestigio nazionale, e nel complesso può dar motivo a reazioni pericolose per l"ordine pubblico, persistendo in ri.olazioni sempre più gravi ai vigenti decreti sulla stampa; Su conforme parere della Commissione Provinciale Consultiva per la revisione della stampa; DIFFIDA il Direttore-responsabile del periodico La Rivoluzione Liberale; Prof. Piero Gobetti, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 2 del R. D. 15 luglio 1923, n. 3288, e del R. D. 10 luglio 1924, n. 1081. Il Questore di Torino è incaricato della noti6.ea pe-r iscritto all'intere~sato. Il Prefetto: D'ADAMO. Torino, li 27 ottobre 1925. Giudizi su Caillaux a ... Mr. ]oseph Caillaux, théoricien convaincu de lu déchéance française •· CA.ì\lILLE An,IARD. « ... Mr. Cdillaux a-t-il l'étoffe d'un véritable ho~ mc d'Etat? ». DÉSIRE BoUTEILLE. tt Son passé l' engage. e• est- son pire enr.emi ~- Ei'tnLE BuRE.. o: L' homme qui avait bien mérité de la patrie - e,. ce qui vaut- mieux, de l'Humanité - c'est Mr. ]oseph Caillaux ». ARMA.i""'i"DCHARPENTIER. (( .. , La France... sera probablement sauvée par celui de ses en/ants qui aura gravi pour elle. sans foiblir, jusqu'au bout, le plus douloureu.x des cal• i,aires )). ALsERT DueARRY. o Soyons pour ]oseph Caillaux contre la calom• riie )). Fr.RNA.i~D GouTTENOIRE DE Touav. « ]' ai prit. parti pour l' homme st•ul... Demain, pcut•€tre, M. Coillaux, président du Conseil, m'inU;r dira d' étre pour Caillaux ». BER.t~ARD LucACHE. << Ce sera mon honneur d'avoir conibattu aux cOl~ de ]oseph Cai.llaux -.. Général PERCl:-.'. <<... le jour, où les hasards de la politique ramèn<>raient au pouvoir M. Joseph Caillaux, sera un moment tragique pour la -France ... ». Euc&~to SEMENOFF. • Pas besoin d'itre prophète pour prédire que les bolcheviks /rançais auront en lui un chef qui :.e cédero pas en énergie à Bronstein-Trot:zky ». Bonis SuvomN. • ... un grand /1omme 4'Etac et aussi un homme sout court, •· HENRY ToRRES.

158 L \ Rl\'OfXZJ0'"E U/ll·,;t,\ Lì, Discussioni smdacali I DISOCCUPATIIN INGHILTERRA 1. Ogni settimana i giornali riportano la cifra dei disoccupati in Inghilterra. Come mai non 8ggiun• gono anche il numero <li quelli registrati negli altri paesi? Mii;tero. Intanto noi sappiamo per filo e per segno che nelJe isole britanniche i senza lavoro crrscono di continuo: se non in confronto al mP.se pn·- cedcntc, almeno ribpetto ad un anno prima. Peccato l'esame non si estenda anche a due e tre anni or sono, e non ci dica che la folla presente <'On tra 1,2 ed 1,4 mBioni di disoccupati rappresenta un miglioramento formi<labHe sul Liennio anteriore, c1uando da l,8 a 2 milioni di operai pesavano sopra i! fondo dell'assicurazione. Dalle nude cifre si possono ricavare moltcpJjei el.iborazioni e commenti, superando spesso con un salto acrobatico impressionante tutte le difficohà che rendono riguardoso lo st.alist.ico, cons.1pevole del rischio. A iosa parecchi ripelino che questa massa pesa sullo Stato, pagala lautamente col sacrificio di nmi: e per questo milione e più di individui, che potrebbero es~ere utili invece di fore i disoccupati <'i professione, ben 1ieti di stare in ozio, il bilancio soffre. Eppure chi osserva attentamente il problema si ate.orge subito che la spesa sostenuta dallo Stato è appena un quarto del complesso; il resto lo forniscono in quote quasi uguali gli imprenditori e gli operai stessi durante il periodo in cui sono occupati. Si tratta di una assicurazione insomma, e vi contribuisce con larghezza ciascuno dei gruppi che poi ricava un vantaggio dal sistema, che venne diffuso &O· pr~ ceti sempre più vasti, dal 1911 in poi. Gli undici milioni e mezzo di assicurati sottostanno al contriLuto, che può sempre giornre anche ad essi nelJ'e,·enienza che ciascuno depreca con piena. sincerità. Per giunta quanti ricordano che nella cifra sono compresi, con la propria quota, anche gli operai nei r&mi do,.·e si lavoro ad orario o rumo ridotto? E chi si prospetta alla mente Io sforzo tenace svoho dai 17,2 milioni circa di persone che il censimento del 1921 trovò occupate nella sola Inghilterra propriamente detta e nel Galles? In un mondo impo- "·erito da cinque anni di guerra e da quasi altrett~mi di contese senza tregua, nella parte inferiore dell'isola britannica risulta intenta al lavoro una massa di quasi un milione più densa che dieci anni prima. La minoranza, un quindicesimo appena, si dedica :--i lavori agricoli, dove è più facile lottare per la vendita ai soli oompratori interni: il massimo numero opera nelle imprese manifatturiere, che debbono esportare ancora in concorrenza con tutti gli altri paesi, e possono reggere solo dimostrando una superiorità evidente. I costi, per lo continua tensione, si riducono e la quantità dei p. odotti cresce• di anno in anno - anche se irregolarmente - dopo la crisi del 1921. 2. Ma quanto di più progredirel:.be quel paese - in decadenza inguaribile, anzi incancrenito senza ri• medi~ - se quell'ultimo nono della popolazione attiva volesse lavorare, insistono i commentatori. E ci assicurano che questo 1,4 milione di individui, ormai abituati all'ozio, preferiscono il :jUssidio all'occupazione. - • Eppure due recenti inchieste, una svolta sopra 10.903 casi da parte del :Ministero del Lavoro inglese, ed nn'altra condotta a termine da un gruppo di studiosi in otto località scelte tra le più rappre• 6entative dei diversi ambienti, hanno offerto materia di esame. Ne conviene la lettura, ampia e documentata, preferibile certo alle impressioni generiche offerte dai giornali, dove si rappresenta piuttosto il lato patologico invece di quello sano del fenomeno. L<l allora alla denuncia vibrante, al quos ego contro gli operai ed i loro sindacati tirannici, si unirebbe pure con pari energia il rimprovero per gli imprenditori che non si curano abbastanza di riuscire ef. 6caci. 3. Come si forma quell'esercito di disoccupati? Non è costituito da una massa di individui sempre identici, anzi variano con periodicità. Il sussidio può durare anche ventisei settimane, ma durante tale p(,fiodo ciascuno deve dimostrare di aver cercata una occupazione, con seria e tenace volontà di sistep1arsi. Non viene ammesso inoltre quando abbia abbandonato il suo posto di proprià iniziativa, oppure per sciopero o serra~ cui partecipò: perde il sussidio allorquando 1'imprenditore non confer~ le sue dichiarazioni, oppur;e ove non voglia accettare un la• voro offertogli, in località magari diversa ed in ramo non analogo o per un grado inferiore a quello prima tenuto. ·La grande massa de idisoccupati ammessi al sussidio è formata dai giovani dai venti anni ai trenta, oppure dagli adulti sui sessanta e più. Ciascuno dei due gruppi presenta una densità, rispetto al complesso dei privi di lavoro, maggiore assai di qudla che possiede in confronto alla popolazione rutta. Non vi è dubl::io inoltre che qui l'ordinamento della legge assicuratricet ed il fatto che si dà un aiuto non indifferente ai giovani di diciotto anni, contribuisce ad aéuire la disoccupazione. InfatH in alcuni rami dove i salari sono elevati, e crescono a gradi, l'imprendih,re trova comodo raccogliere i giovanetti appena lasciano la scuola: li sottopone al periodo di tirocinio ed usufruisce del loro lavoro, ma quando dovrebbe farli salire a compenso più alto, col licenziamento se ne libera per sostituirli con dei nuovi fanciulli. Nè i licenziati intuiscono tutto il danno cu: sono esposti, sedotti dal sussidio che salta, per chi compì j 18 anni, da sette scellini e mezzo a diciotto per settimana. Intanto però ess( perdono il tirocinio continuò e soddisfacente. Anzi quelli che all'uscire dalla scuola partirono per la guerra, si trovano ancora del tutto privi del necessario tirocinio. Hanno raggiunto i 25-30 anni, - n,,J non ohbcro mai una i'ltruzionc tecnica effico,.,. n, occupazione rrgolore; sfrchè ora !Offrono pPr h1 difì-Occupazion~, con frequenza anrora più alta dei pii'1 giovani. ln quei to gruppo inohrn, :1] pari di {p1cJlo dai 30 ai Vi anni, non 111anrano i minorali di guerra, re1,;j mrno rffif:a<·i sia da po~tumi di fo. rite che di malattie: lr Din•zioni d"Jlc offic-in'!, MllO lo ,;timolo di ahba11tcarr i costi, li dimettono tra j prim·. All'estremo oppolito cc<·o gli uomini maturi, d.1i ~~ in poi. Non li oi111a t1n1·ora la 1n-ni,,iom; di Vf'f'• chiaia, che non clis!uodr dal lavoro nemmeno alru,i individui di oltre se."isanta anni (il censimento .,~ t1 cvò un trecentomila): d"ahra parte gli ill)prenditori nor. csitnno più nel dimetterli, aJJpUnlo per l'eAI· i.trnza cicli' assicurazione cui dcl,hono ,·ontrihuirr~. Anche delle persone rhe passarono tutta la loro vita nell'industria cd jn J>criodo normale continuerebbero a rimanervi \'('ngono 1icenziate in questi anni ùi depressione; e quanto più lungo diventa. il periodo di tempo in cui restano fuori, tanto peggio i:1 pr·ospcttn la loro poi:,ir.ione. Rappresentano gli cle• menti non desidcraLili, e si sforzuno di rimanere al lavoro anche abbassandosi ad umiliazioni che cinque anni or sono non avrebbero tollerate: non dichiarnno le malauie, se temporanee, e persistono nel lavoro pur di non correre il pericolo di perdere il loro incarico. Nè gli imprenditori rinunci.ano ad un altro vantaggio, sorto dopo l'introduzione della legge assicu• ratrice: nei rami stagionali, al chiudersi del periodo attivo, licenziauo certi operai che prima tenevano durante tutto l'anno, anche col rischio di non trovarli più disponibili al moniento della ripresa. Questi intanto si trovano costretti ad accettare il sussidio ,, così a passare in rami diversi, dove magari perdono cc-rte qualità tecniche che erano necessarie per rientrare nell'industria temporaneamente lasciata. Colpa delle Leghe, con le loro norme rigide, con f salari distinti di categoria, pretesi senza remis• sione? Lo possono sostenere gli scrittori della Morr,ing Post, dei giornali « mangiatori di fuooo ». Non quanti imparano invece dalle due inchieste che vi sono dei giovani che accettano del lavoro con i salari fissati per le categorie dei fanciulli; che adulti specializzati si adattano a degli abbassamenti di grado dolorosi, ed all'occupazione in località lont~na dal loro centro, pur di riprendere un salario invece del sussidio; che infine nelle industrie esportatrici si rinunciò dagli operai alla applicazione delle r<.gole sindacali, pur di restare. Ostacolo quasi insormontabile e talora a, qualunque movimento; l'incertezza di un alloggio nel nuovo centro. Tuttavia, appena nasce la speranza di una posizione non temporanea, si parte alla ricerca. Sorregge nel decidersi anche in considerazione sociale: quanti hanno una occupazione guardano dall'alto in basso chi vive col sussidio. E questi hanno il quotidianò tormento di dcver dimostrare it;1utili gli sforzi ripetuti per tro• vare un posto, e l'obbligo di presentarsi due o qual• b!J volte per. settimana nell'ufficio di collocamento. Non mancano i pigri per natura e gli « artisti » della frode: estrema minoranza, combattuta in tu ti.i i modi dal persona 1e degli uffici: non più del 4 °1o sulla massa, vien calcolato. E se mai, capita più ~i fnquente di trovare casi dubbi tra le donne marit&te; ricevono il sussidio alcune di esse che non hanno più una seria inte11zione di riprendere il lan·ro; di rimando la Direzione delle fatbriche no'1 le desidera, per l'incertezza di ottenerne un lavoro regolare. Di solito esse non si adattano più alle ore straordinarie; 5ono svogliate, e si presentano ad in• tervalli all'opificio, quando il loro marito è occupato. Preferiscono il sussidio per lavorare intanto in casa, ed accettano volentieri delle occupazioni occasionali, che diano loro diritto di riprendere presto il sussidio per un nuovo periodo. Formano però un grup})O non molto numeroso; e quando debbono dimostrare che sono libere durante la giornata intera lavorativa, in generale non vi riescono e perdono riscrizione. 4. Chi vuol legare insomma in Inghilterra il grau numero dei disoccupati alla condotta delle Leghe, con la loro insistenza per mantenere inalterati j wa• fori troppo alti in un periodo a redditi ridotti, arriva con la sua condanna. al di là del segno. I Sindacati operai non riuscirono a questo intento: e viceversa H desiderio di mantenere elevato il tenor di vita, per Sf,f'ndere con larghezza in modo spesso futile, trascurando invece l'efficacia produttiva, costituisce una tendenza comune, diffusis!ima in tutte le cate~orie della popolazione. Del resto la media di aumento nei salario settimanale alla fine del 1924, in confronto all'agosto del 1914, risulta tra il 70 ed il 75 °/, 1 , mentre il costo della vita nello Slesso periodo rincarò dell'Sl, lasciando i salari rcaH più bassi cht: undici anni prima. Ed il reddito nazionale non è p.:.ssato in Inghilterra da 2,4 a 4 miliardi di sterline, con una salila del 74 °/ 01 nella stessa e precisa misura dimostrata dai salari nel loro sviluppo massimo? Però il 1,4 milione di disoccupati è un fatto, e tristissimo. Rappresenta una falange assai più graudiosa di quella che affiigge gli altri paesi: non -i pnò far nulla per alJcviarla? Certo, non con l'opera però soltanto delle Leghe, che fossero disposte li cc.dere qualche privilegio: anzi, nemmeno l'lnghiltnra da sola può giungervi, senza la ripresa econor:i.ica mondiale, la rinascila nella domanda da parte d1 molti mercati d'Europa e d'Asia. Impoveriti dalla guerra, uscirono ancor peggio dalle condizioni di pace: dei territori, prima in rapporto di complemen• uuietà tra di loro, rimasero divisi; e vi serpeggÌ3 • ora spirito di disordine. Si aggiunga il nazionalismo economico che ha spinto porecchi dei nuovissimi ~lati a r;crraoi entro muraglie doganali insormontal,i li, ,.,,n nUO\.'.Jdi4rr11ion~ dj nnhP;,;,a a dann,, pr,J• r•rio ed altrui. Per di pii.i mf'ntre l'InghiJwrra h. rirorao in n1i,ura u,iniu1a aJl'jofiazi<Jll'', in molti ullri Jn1r· i m· ri<'c.w•t11•n,un hen~firi,, indiretto ,r<Apito delh· rlaui a r,;ddito Jì-.,.o le impreM: pii, j(r..ndio f', dJe ,.id~ro ro.&1 in gran parte iivanir~ il pf'1,0 df":i rfohiti ,..,ntralli r.on i l(JrQ ,,.L,Hg.azioni,ti. f.. fJ'!I giunta qui I J,ilan, i pul1hHd tr<,varrmo ben più lf•ig1;rr, l ,,nnr· dr•1.di int,:n• ~i !SUIdcùiw pubbJi,.o; JJ<)ll g<,d,· di ugual frf!,'11~ il n,ntdtu,-.nlf• britanniN,. 01mai, pr·r ben ;,i ti $(ravo,i danm di altro j!enf':n, tutti hann'> rrntilo ;a wnvPnienza di non ahhc1nd,Jnar1-i viù alle iJlu ioni ,J,~lla OHJneta creata r.,on fa. tilità; e i rit<,rna ad intuirt:: pP.rJino il vantaggfo rrciproco degli sramhi internazionali. Anrhe in Jn. ghi 1tPrra I.i riprc~;:; l'.f'<HlfHfli<'a :-i dr;lineéJ. e la va• lé:4ngadPi di occupati ri<"ominria a rimpicciolire: lf"ntament,-, "on 6lenVJ, 1-i a.,~..ottigJiat ed ancor rAù ~: ridurrà se nella via arcennata dagli. aecord.i di Lo• ('amo c.amminerann., fìn8lrnent<~ ronoordi gli !:itati C'Europo. V 1NCENZO PoaBr. Il liberismodi Cavour 1 :!l Regno Sardo la tariffa protezionista dd 1813 informata a criteri proilitivi rima,e in yjgore - salvo qualche temperamento nel periodo intermedio - sino al 1846, quando l'influenza del genio di Cavour ebbe effetto prevalente anche nella politica economica che nel 1851 ha iJ maggior trionfo con la esenzione dei dazi doganali sulle materie prime e del dazio sul grano che era allora di L. 9 ~)- l'ettolitro. Cavour, (edele alla grande scuola di Manchester, instaurò cor~ggiosamente la politica liberista m.algr.ado il protezionismo dominante in Europa e neg.Ji Stati Uniti in quel .tempo. La politica doganale liberista del conte di Cavour ha dato la floridezza al Piemonte fra il 1851 ed ;1 1859, preparandolo a sostenere i fortunati cimenti della guerra. Egli, sorretto dall'esperienza vivificata dal suo genio precorritore, seppe dimostrare le verità deJla sentenza che quando si devono stabilire nuove impcste occorre procurare a chi ha da pagarle qualche sollievo col diminuire quella tassa che era stabilita .1 beneficio dei produttori. E poicbè dopo gli eventi del 1849 il Governo delle antiche Provincie per far fronte .ai pesi deJla guerra passata dovette gravare l:.i mano ai contribuenti ed imporre nuove tasse, Egli, assumendo il potere nel 1851 ebbe il coraggio di proporre, di effettuare una grande riforma daziaria, di ridurre, cioè, quasi della metà i dazi sulla maggior parte degli oggetti manufatti, di ri• durli di due terzi per alcuni oggetti, e di toglierli recisamente per gli oggetti di prima necessità, come pc.I grano. Io virtù di queste riforme daziarie i contribuenti potettero sopportare con pazienza le nuove ,.' molteplici imposte che il Governo subalpino do• vette aHora a9plicare. Le riduzioni nei dazi doganali, se eono sempre opportune quando vengono fatte con giudizio, soao una necessità quando una fatalità costringe i Governi a gravare la mano sopra i contribuenti. Ed ecco come Egli alla Camera dei deputati il 27 maggio 1861, dieci anni dopo la grande rivoluzione economica, constatava la felice riuscita dei rooi provvedimenti doganali: « Si è detto da un onorevole preopinante che : a nuova riduzi~ne delle tariffe daziarie era tale da rendere impossibile 1a concorrenza con le fal briche inblesi. Mi permetta l'onorevole preopinante di osservargli (non per muovere un rimprovero) che non si t' mai operata una riduzione in nessun paese del mondo, non da noi solo, ma non in Fi-ancia, non nell'Inghilterra, non negli Stati Uni.ti, senza che i produttori siano venuti o presso i ministri od .. fronte del Parlamento a dichiarare che, se quella tale riduzione si faceva, tutte le fabbriche si sarebbero chiuse. « lo posso qui invocare la propria mia esperienza: quando si fece la riforma del 1851, molti onorevoli e benemeriti industriali, dei quali alcuni sono firmati alla petizione che vi fu distribuita questa mattina t· nella quale dichiarano che se la riduzione venisse approvata dal Parlamento tutte le fabbriche si chiuderebbero, molti vennero a me per cercare di convincei mi e come mi trovarono un po' duro ad essere smo!SO (si ride), p:1ssarono quasi alle minacce. F..: r.i'i ricordo che uno di quei signori, che non nominerò, mi disse. <( Ebbene, l'anno venturo ci vedrà in piazza Castello con sei o sette mila operai a dom2ndare del pane (Movi.rnenti). Io espressi un vivis• simo dolore di questa eventualità; nrn siccome credeva fermamente che s'ingannasse, non m'nrresta1! (< Si fece la tariffa. Otto mesi dopo mi annunciano quello stesso industriale ea immaginai a 'tutta prima che fosse seguito dai sei o sette mila operai; ma era solo (risa). Ei s'avanza e nù dice (scusale la parola m: po' volgare), mi dice: (( lo era un gran minchione, lei ave~a tutte le ragioni; fatta la riforma, mi sono detto due cose: o chiudere la fabbrica l" migliorarla; presi il secondo partito, andai in Inghilterra e vidi che ella aveva ragione, che noi eravamo .indietro ancora di venti e più anni; mutai tutti 1 miei meccanismi e tutto procede bene ». « Alcuni anni dopo, passando nel paese dove que• sta fabbrica è stabilita, ebbi il piacere di vedere una fabbrica che, a parer mio, può essere annoverata fra. l.! prime di questo paese )>. La riforma innovatrice resistette sino al 1864-66, epoca in cui, sotto la pressione dei bisogni per !e spese della guerra, si introdussero nuovamente nella tariffa i dazi di confine. Tur tuttavia l'Italia nel 1870 aveva l'esportazione superiore all'importazione. Nei tre quadrienni dal 1811 al 1885 le esportazioni -,~ricoJ'! rnperano l'!- importazionj, con tenden7..a airaumento r,r.,grez~ivo d"!"IJeprime !uJJe Eees>nde. ~eJ r1uinqu'"nnir, •U0'.-1':!- •ivQ., dal 1886 al 18W, '"i ha il fenom~no opposto. Se por"! ebbe infloenza in queito :natamcnto la eeHata ec:p,:,rt.azione d"!:i vini p~r la f;-anMa dopo la rottora <ld trattato dj comm~rcio. V!rtamente Ja calliale va ricereata nell'inaspriment.9 delle dogane con la tariffa do! 1887. MABID Vu..--u.. Leffere Notiziesull'agricolturaa Parma <Jui fa tnra i:: rrl'!~f'iuta ai~ai di prezzo; è però diffi..-jJ,, fitt.tr~ on pn;z7,,r_,medi') an"he p~ la aola ofanura, e;ui -i Jimita Ja mia e!p"!:rienza. Vari !at• rod influi ic,;,n9 eul ·;afore ddla terra ,Jhre la pura e &,e:mplioo rir::rtilità: p91oizfone, po,~ibilità o meno d"Jrrlgazfon'!, in mi1!.ara n<,ti::voJiib-ir,u, la capacita o meno d.,.J fondo ., una conduzione famigliare. L'n fond,, ,}i 15-20 ettari in buona p9~izione con v.n po· d"irrigazione vale in media pio di L. 2..~.000aJ. J'etta.ro; e qna"i aJlo itee-o,o prezw ii può vendere .:.ncbe un fondi') di 50-60 ettari, porehi:: diviw in a;:1pez;,..arnenti provviiti di fabbricato rolonico. In- ,·ect da an fondo vasw e inillviw, che ni:..n abbia qualità e"ceziolloìi, e difficile ricavare più di L. 50lJO per bi1Jlca (L. 16.000 circa per ettaro). Qu.esta è per me la riprova delJa e<Jnvenienza della piccola azienda, almeno nella mia provincia. Anche in proporzione del prezzo della terra~ gJi affitti sono altisrimi: per i fondit cui acc.ennavo &<J• pra, dj media -estensione (15-20 ettari), Ei pagano intorno alle L. 2000 per ettaro. Ora, per ~perien.za personale, pos:so dire che difficilmente ri ottiene on tale redruto ria r.,on la conduzione a mezzadria, sia con altre forme, onde non uprei Epiegare la elevatezza degli affitti se non eol desiderio di indipe·ndenza dei contadini. Infatti, per quanto non Eia.DO scritte nei co.ntratti collettivi o individuali, tuttora vigenti, si perpetuano nell'uso certe prestazioni reali e personali da parte dei mezzadri verso i locatori e una certa - sia pur lieve - preminenza di questi ultimi nella condotta dell'azienda. Di più, molti proprietari sembra abbiano acqui.Etato col posseEso della terra qualcosa degli antichi poESeswri, i (eudatari . La cultura fondamentale per noi è il prato: natnrale (o, più esattamente, stabi1eJ dove è poSEihile l'irrigazione; artificiale, di regola triennale, a base cli erba medica o trifoglio. nei terreni asciutti: quest'ultimo ri tie·ne anche per la utilità indi.retta della fissaz:ione dell'azoto. L'avvicendamento normale è: prato, meliga, frumento, prato (sostito.en• dosi talora alla meliga il pomodoro o le Larbabietole, e aiutando il frumento con concimi chimici); questa rotazione regolare si altererebbe ee Ei colti• vasse più del 20 °1 0 del terreno a frumento. La me• liga assume nna importanza maggiore nella parte bassa della provincia.. dove raggiunge i sessanta qnintaH per ettaro (invece di quaranta, che credo siano la produzione media della parte alta della pianura). Il consumo di questo cereale per l'alimentazione umana è assai diminuito: non poche famiglie di contadini ne hanno quasi abbandonato l'uso. Il prezzo si mantiene tutta\ia alto (L. 125-130 al quintale) per la forte domanda degli allevatori di suini. Una famiglia di mezzadri, composta di quattro nomini e alcune donne, che coltiva cinquanta biolche di terra, calcolo abbia avuto l'anno passato un reddito di circa L. 24.000, detratte le spese di produzione, oltre l'abitazione. Quest"anno il reddito sarà nn po' superiore per il prezzo e1e\'ato del latte; a queste cifre non si può però dare un valore gene• raie, senza molte cautele. La disoccupazione è ormai scarsa in seguito alla emigrazione in Francia, aiutata anche da mothi po• litici. Inoltre la estensione della mezzadria produce un maggiore assorbimento di mano d'opera, poichè se si dovesse in una azienda a salariati impiegare nn uomo ogni tre ettari (come è necessario per una buona coltivazione, a parte anche i limiti d'orario), difficilmente la maggior produzione compenserebbe il maggior costo (da ciò l'opposizione costante dei proprietari alla cosiddetta imponibile di mano d'o• pera, prima del fascismo); im·ece una unità fami. gliare non ha una spesa proporziona 1e al numero de.i suoi membri. L'aratura meccanica - sconosciuta qui fino alla fine della guerra - ha soppiantato quasi completamente i buoi, divenuti ormai rar nella pianura, anche a causa dell'alto prezzo (L. 12-13.000 al paio). Dell"ambiente politico Grossi ha data nn'idea molto chiara e precisa nel suo articolo su Rivolu.. :.ione Liberale e la situazione da qualche mese in qua non è cambiata. ARlsTmE. Fo.\. G. B. PARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO -MILANO - FIHENZE ·ROMA-NAPOLI •PALERMO GIN'OLORIA Pagine di storia della scienza Un volume L. 9. È la prima opera italiana che permetta alle persone di media coltura di formarsi un concetto gene• rale della evoluzione attraverso i secoli del multiforme pensiero scientifico. Il Prof. Gino Loria - dell'Università di Genova - ha infatti delineato questa storia della scienza dall'alba della civiltà (Babilonesi, Egiziani) fino al giorno d'oggi, in modo sobrio, efficace, sicuro.

b LA RIVOLUZIONE LIBERALE CAMPANELLA La diversità i, nella razza. Basta osservare Campanella poeta per scorgere subito i serni d1e lo denunziano del medesimo ceppo di Petrarca e Leopardi. Quell'insistere, fino <:1Il'ango!òlrÌ.ae alla monotonia, su un perenne pensiero dominante, attorno a cui si avolµ:e tutta un'e-spericn1.a lirica, siC{'hè una sola poesia basta a dare la chi.ave di un canzoniere, è comune .a tutti e tre i poeti distanti. C1.ascuno di csr;d è 1egatQ a 1111. suo motivo lirico, ma a <1uello solo, fissamente, disperatamente. Tutti n tre son cupi, solitari, travagliati; vagolanti .attorno a problemi senza nacita: i loro VPrsi si chi.am.ano nel tempo. Tutti e tre intellettuali, tutti e tre fuori rla1 <'Onsorzi, tulti, <li fronte aJJa vita m16teriosa, staccati e aderenti, illusi e deluoi, innocenti Nl esperti. Campanella è, per definizione, un polemista, un con1batlenlc. Tutta la sua opera è una contino.a polc• lllica; ma anche la sua vit..a è un.a polcmic·1 icintcrroua. Tutta la su.n esisLenza P un.t giostra, un certame: non c'è posto, nella sua giornata, per un abb.andono, per uno spasso. Sente sempre il bisogno di battersi, di inlnvenire, di prender posizione: quando non si tratta di sè, si balle in difesa di Galileo, on difesa di Telesio, in difesa del Re di Spagna, in difesa di Dbminedio. Quando non ha a.Itri .avversari, polem~zza con se stesso, col Campanella di un libro prccedc.nte. Non ha mai requie, non è mai placato: come avesse ricevuto insulti storici. lia co1ninciato da giovane, ha finito col finir della vit.a. I suoi grandi Avversari sono gli Aristotelici, i Machi.avellisli, gli Atei. In m:rccre e .a piè libero, egli non fa che prep,c-:r.arenuovi libri che saranno nuove mac~ chine da guerra. È questione di temperan1ento: egli lo sa bene; egli sa che ,<è nato per combattere », cc per debcll,are n, per reagire: e i suoi ne1nici sono .addirittura grossi sostantivi, categorie: cctirannide, sofismi, ipocrisia » (1). E da autentico combattente, da uomo che ha superato il supplizio della « veglia )> vincendo il sonno, egli non concepisce e non compatisce i dormienti, i sedentari, gli abulici: vorrebbe veder m,arciarc, oon lui, i Principi d'Italia, il Re di Spagna, il Papa, poichè « lotus mundus est antichristianus », e si dichiara pronto a partire, pronto ad « andare in Germania, lasciando per ostaggi quattro parenti in prigioue, onde convertire alla fede almeno due di principi protestanti, e screditar Calvino affatto in quei paesi, e tornar con gli ambasciatori loro al Papa fra 15 mesi » (2). E non ammette che vi si.a gente che possa indugi.arsi in ozi letterari, dietro vaghe nature morte mitoJc.giche: anche la poesia è un'anima, ed egli stesso se ne giova. Una sua tragedia << Maria Stuarda » è una I.ancia spezzata in favore ,li Spagna. La prigionia gli è insopportabile non tanto perchè lo tormenti, quanto perchè lo paralizza, perché lo inchioda fra quattro pareti, lui che vorrebbe espugnare il mondo. Non senza c9mmozione si leggono le lettere scritte in carcere al Papa, al Cardinal Farnese, agli amici; lettere febbrili, nervose, }~ceranti, ove chiede d'essere ascoltato, sotto pena d'aver tagliata una m.ano se mente, sotto pena della vita se le s,ie promesse non saranno mantenute, sotto pena ccd'esser subito brugi.ato » ove risulti falso quanto assicura. È un insonne a vita. Vecchio, non ha perduto l'ardore. A Parigi, dove potrebbe finire in pace i suoi giorni godendosi 1a pensione reale, ha ancor.a bisogno di colluttarsi, di disputare, e naturalmente riesce sempre e a tutti ingombrante. Se trova gente che non divide le sue idee, ha bisogno di afferrarla per il petto, di polemizzare. Già la forma stessa dei suoi scritti ha sempre la forma polemica del dialogo: v'è: sempre un interlocutore che arg.on1enta e un altro, cioè egli stesso, che rintuz7,,a e incalza e inchioda; e dove non v'ha l'infingimento dialogico, v'ha nettamente, la sua diretta ·apostrofe. Ha un 'aniina da milite volontario: si pensa .ai primi martiri. E guardate: egli è tanto preso dalla sua polemica che, in un centinaio di volumi che ha scritto, non gli troviamo una p.ag~na d'abbandono, ove con st;nsi riposati possa indugiare su se stesso, sul valore umano di sè, Campanella, essere vivo e affettivo. Non una dichiarazione d' .!· more, non una risata, non un'impressione familiare, non un'immagine del suo paese. J rapporti elementari e freschi sembrano ehminati dal suo spirito. Vorremmo ch'egli ci parlasse della terra nati.a, ed egli si proclama« cittadino di questo mondo>); vorremmo eh 'egli ci parlasse degli anni giovanili, ed egli avverte cupa111ente « sei1nila anni i~ tutto il mondo io vissi»; vorremmo ch'egh ci parlasse dei suoi genitori ed amici, ed egli si professa nato « dal Senno » e amico di ,, Sofia » (3); vorremmo che egli ci descrivesse i suoi ozi, <"degli dichiara che ozi a lui non ne sono permessi. È inutile; La sua 'missione è scuotere i dormienti: (< io son la campanella ,, ; è illuminare gli ottenebrati: ('( stavano tutti al buio; io accesi un lume >); è studiare, imparare e insegnare. ln1para da tutti: ( « io imparo dalle formiche, dalle mosche, e da tutte le minutezze naturali sempre qualche cosa »), osserva_ tu~to e tu~ti sic: chè i suoi libri son zeppi dr espenment1 persona1i ( « a me spesso è occorso· far queste prove )), << come per esperienza io pur vidi )), << come sperimentai n (4), ecc.), ed è disposto ad ascoltare tutti: ( « non son tanto rrrosso che credo a me solo e che non I.asci filosofar meglio»). È instancabile. Nei sotterranei del carcere, il suo cervello, tutt'altro che placarsi, si accende: le idee, i propositi gli fanno piena, gli urgono la mente e la mano; mai co1ne quando è sprovvisto di libri, i ricordi, i pensieri scritti o detti innanzi gli fan ressa sulla. carta. È ]'uomo dai grandi compiti il Missionariollpo: è corso in Calabri.a per conoscer Telcsio ,a Rom.a per conferire rol Papa, a Parigi per raccomand,arsi al Re di Francia: ai ,,,slocherebbe all'estremo della terra pur ùi farsi .ascoltare e credere. Or.a, se si riflette che contemporanea alla d1sperazione e alla tragedi.a del Campane!Ja ;. la svenevolezza e la pastorelleria del Marlni (i clue son coetanei: nato, il pdmo, nel 1568; nel '69, l'altro), potrà rilevarsi il valore della posizione dello Stilese. Laddove il Marini (meridionale come lui) non vede che ninfe, boschetti canori, giuochi dì dadi ,, care piume, Campanella vede solo cc guer• re, ignoranze, tirannie ed inganni, rnortalità, omicidii, abborti e gn,ai n (5). « Vedi quanto iI mondo è guasto! » esclama i I Campanella, ,. in verità vien fallo cli dubitare che sia ,I medesimo il tempo e il mondo ove i due poeti consumano così opposte esperienze. t vero: anche i1 cavalier Marino grida contro Lutero; ma vale appunto l.a pena di porre a fronte l'insurrezione deJJo Stilese col sonut:Ltuccio tornito e falsamente rumoroso del Cavaliere. Come val la pena di confrontare i sonelli dell'uno e dell'altro, dedicali a Telcsio, e i sonetti dell'uno e dell'altro dedicati a Venezia; e insomma il frigido accade1nismo su commissione del primo con lo sfo. gc. sconsolato e prorompente ùel secondo. Alle wglìe del XVII secolo, Campanell,a aosomiglia a quel profeta Geremia che il Iluonarroti collocò nel centro dì una società Ppulon.a a testimonian-za <lei mali prossimi, dell'eresia, delle lolle sanguinose, del distacco di milioni di fedeli da Dio, dell'Avversa.rio jn agguato. R. D, MATTE!. ( l) V. Sonetto : Delle radici de' gran mali del mondo. (2) Lettera al Cardinal Farnese. (3) V. T. C., Poesie. Proemio, (4) T. C., Del senso delle co.<e e della magM, I. JV., Laterza, 1923. (5) V. Poesie di T, C. MADRrCALE. Illuminismo ifaliano L·'Econoinista Bandini Vicende della Maremma. La Maremma Senese, stando agli antichi st'.ritto:ri, era stata feconda ed assai ahigata, ed anche ai tempi delle fazioni di Mario e Silla, sebbene fosse assai decaduta dall'antica prosperità, se ne traevano grani, legn:Ime da costruzione per flotte e altri prodotti. Decadde ancor più sotto gli imperatori, non tanto però da privarla di molte ricchezze e d, una notevole popolazione. Molto soffrì per le incursioni harbariche, sebbene si riavesse alquanto durante la dominazione longobarda. Fiori nuovamente sotto la Repubblica, nel qual tempo era consacrata la libertà di esportare i grani, ma più tanfi le civili discordie e lo sterminio della popolazionè, operato dagli Spagnoli a tempo dell'assedio di Siena, la ridussero in una condizione desolante. Cosimo I se ne preoccupò, fece eseguire opportuni lavori, e la popolazione, che si era ridotta .a 7000 abitanti, aveva allà sua morte raggiunto il numero di 22.000. Però non solo non fece abbast.anza, ma agli antichi abusi ne aggi unse dei nuovi, come dimostrò il Bandini, e peggio ancora fu sotto· il suo successore Francesco. Ferd.inanào tentò qualche cosa a favore della 'Maremma, ma non tolse le leggi assurde e la proibizione ,li estrarre il frumento. Durante il regno di Cosimo II, delle due reggenti e di Ferdinando II, le cose andarono di male in peggio. Come risulta da notevoli scritti citati dal Gorani nel suo elogio del Bandini, cc dal regno delle reggenti I.a decadenza della Maremma fu tale cbe la sola pianura Grossetana, la quale nel 1620 seminava 1300 moggia di grano, nel 1759 appena giungeva " seminarne 250 >>. Trascurati e rovinati i ripari, cresceva I.a insalubrità ciel clima, Leggi e regolamenti, improvvide e innumerevoli gabelle fiscali avevano scemata l.a popolazione e rovinata l'agricoltura. Proposte del Bandini. Tali erano le condizioni della Maremma quando il Bandini l'aveva visitata. Vediamo or.a che cosa egli proponesse di fare a van.:. taggio di quella disgraziata provincia. Seguirò l'ordine del discorso, onde se ne scorga meglio il concetto fondamentale, e per darne al lettore 1a più chiara idea che mi srn possibile. Egli incominciava col dire << che vi sonù alcune infermità che altrimenti non si curano che con un poco d'aria aperta >> e che questo rimedio egli avrebbe proposto « d.a tentarsi nel corpo languido della Maremma: deve I.asciarvisi oprar la n.alnra, deve regolarsi con poche leggi, e queste semplici a portata di pastori e di agricoltori; bisogna dilatare il cuore con qualche respiro di libertà per ristorarla da quelle impressioni maligne che cagionano una vita stenLata, priva di . ogni ricreazione, e nella continua orrenda vista di terre desolate e incolte ». Invocando " quest'ari.a di libertà », egìi non si dissimula che avrà contro i pregiudizi e gli interessi urtati: « Eppure talmente confido nella forza di quel vero che io m,aneggio, che io non darei per sospetta nel giudizio di qu,esta causa, se non quella con~ dizione di persone che si pascono, dirò così, ài carni morte, cioè chi si arricchisce in un processo, in una ca.tlura, nel1a rovina di una famiglia o di un intero castello, chi fabbrica nella rovin,;, del pubblico le sue fortune. Anzi quantunque io preveda purtroppo cbe questi tali saranno capaci colle loro astuzie d'jmpedire che queste verità arrivino alle orecchie dei supren1i ministri, nude_e schiett,· quanto bisognerebbe per l'interesse del sovrano e de' suoi vassalli, mi assicuro però che niuno intraprenderà m,ai di contrastarle distesamente ed a faccia scoperta "· Non sogna di tornare I.a 'Maremma all'antica prosperità. Gli basterebbe tornare alle condizioni di un secolo indietro, quando 200 mila scudi entravano in Toscana per questa porta, quando Siena e le montagne del Casentino e di Pistoia vi m,andavano migliaia di lavoratori, e ci si poteva tornare senza che ciò costasse un danaro al principe o ai contribuenti. Eccesso delle imposte. Biasimava quei ministri che, senza preoc• cuparsi di restituire ali.a Maremma la perduta vigorìa, ad altro non pensavano che a mantenere le gabellé e ad aggi,mgere nuovi balzelli, e affermava che costoro meritavano dal principe I.a stessa gratitudine che dovrebbe avere un privato cavaliere a un suo fo~tore di campagna, " il quale si gloriasse di avergli anche nelle raccolte meschine mantenute le rendite senza diminuzione col risparmio delle spese che vi volevano per ingrassare i terreni, per fare le fosse, per SO· stenere le viti, e col guadagno fatto in vendere i bovi, gli alberi da frutto e finalmente i tegoli, le travi dei casamenti. Eppure ;,:i credo che il sovrano in eleggere a questi onorevoli incarichi uomini di particolare e specchLata intelligenza non pensasse di avvilirli, di abbassarli ad una semplice e servile esazione; ma confidasse che saprebbero avere in vista anch~ i tempi avvenire e farcbbono spiccare il loro talento in mantenere copiosa la vendemmia senza succhiar troppo le ,riti; saprebbono diramare l'albero, ma in insieme ne risparmierebbero il tronco, nè oi dimenlicherebbono mai che le cariche pubbliche non sòno fatte per caricare il pubblico, 1na per caricarsi de' pensieri, per assistere ai vantaggi del pubblico )>. E notava le opposizioni degli interessati, che rovinerebbero la provincia piuttosto che rimetterci qualche eosa, e come i popoli dovessero spendere molte lire per fare arrivare in mano del principe pochi soldi. Se la terra è ridotta a poche misere case, vi s 'ha a mantenere il tribunale perehè i nobili e i notari non .abbiano un pane, un impiego di meno. Le antiche tasse si hanno a pagare, sebbene la popolazione viva di pane e di acqua; il sale è inutile a chi non ha companatico, ma perchè non ne scapiti la gabella si obblighino quei meschini .a comprarne quela porzione che, loro bisognerebbe se fossero ricchi. « Così si stilla, si sud.a per reggere la carica, rna non già i popoli nè l'interesse del principato; e poi co' grav.amenti, colle ca• r.ature si tira .avanti e si arricchisce di zappe di ferramenti, delle spoglie di quei miserabili qualche forestiero infingardo, per non du-e facinoroso~ che, sotto pretesto di promuovere la giustizi.a, tenga mano alle giustizie, voglio dire un birro vagabondo capitatovi a sorte per soverchiare colla m,ano armata gli innocenti, non per zelo di castigare i colpevoli. 1.59 « Certamente rhc chiunriue passeggiando 1a Maremma ved,·~~ quei fertilissimi campi , idoui in tal maniera selvaggi che neppure gli armenti vi pas<:olano, quelle vigne abbanèonate, quegli ulivi inselvatichiti prr non trovare rhi il loro frutto raccolga, tante abitazioni e intere c.astella diroccate, non saprebbe persuadersi come non fossero pffetti questi o di qualche nemica incursione o di c;ualche pestilenza straordinari.a. Eppure oe ~ vero ciò che affPrmano, cioè che v'ahhian rol(ionata desolazione m,aggiore gli ultimi quattro lustri che non avevano fatto qua-,i due secoli antecedenti, non v'hanno colpa ne le guerre, nè gli influssi mali,mi de] cielo, non le ceecuzìoni militari, ma piuttosto ]~ riviJi e le crimina]i, non j <lisordinj~ ma i troppo ordini, l'essere troppi a regolarla e niuno a procurar di conoscerla, nun che di proteµ:gcrJa ,,. Ho voJuto riferire con <1ualcbe ampiezza questa prima parte del discorso del Bandini, citando spesso le sue parole, perche apparisse chiaro quanto viva si,a la pittura dei mali che descrive, quanto schietto il ciyj)e coraggio con cui affronta !'op-posizione degli ignoranti e dei tristi, quanto profondo il suo sentimento della libertà e fodio degli improvvidi balzelli e delle inconsulte angustie fiscali. Anomalie economiche. Invece di promuovere il traffico, si volevano osservate le leggi tendenti ad .avvilire i! prezzo delle vettovaglie? Quando in nn anno sterile il frutto minore non potrebbe compensarsi che col maggior prezw, se i:.i serrano le tratte e si vuol mantenere il prezzo ordinario, non c'è forza umana che possa impedire che il traffico v.ad.a fallito. Se il prezw è più alto non per I.a mancanza dei generi, ma per lo spaccio in altre provincie, viene in paese del denaro e g1t agricoltori guadagnando di più coltivano anche i terreni più sterili; altrimenti ci si restringerà per necessità a coltivare i soli ter• reni eccezionalmente fertili e si andrà incontro alla vera e propria carestia. Si riconosce che in nessuna industria non si può vendere a scapito, e in ~iaremma CJÌ r~ una eccezione per l'agricoltura; e si crede di giovare agli artieri e ai poveri della città. Ma se in tal modo la proprietà andrà in rovina, non solo si andrà incontro alla carestia vera, ma verranno meno gli avventori alle industrie. Pretendere di rimediare ali.a scarsezza di denaro coll'avvilire al possibile i prezzi dei grani, aeciocchè gli artieri e i poveri arrivino a sostentarsi, mentre al con• trario gioverebbe tenerli in stima per reggere un po' di commercio almeno con essi, è un errore derivante dalla ignoranza delle . cagioni che danno moto al denaro. Circolazione del denaro. << Succede dell'oro nel commercio, come d·; una fiaccola in mano di un fanciullo, che pare che faccia un cerchio continuato di fuoco, se venga raggirata con velocità. Co;ì una piccola somma d'oro, se si raggiri velocemente da una mano in un'altra, abbaglia l'occhio e par che moltiplichi sè medesima. Perchè un solo scudo che passerà d.a una m altre mani cento volte in un mese, mantenen_do ugualmente il commercio, che con diversi scudi che non facessero in questo tempo altro che un solo passaggio· nella se• conda mano, farà figura di cento scudi, provvedendo ciascheduna di queste cento persone, che lo spesero, nel loro bisogno per l'intiero valore di uno scudo. Posto tal principio, ne segue che può apparire arricchito un paese senza che vi sia venuta nuova mo. neta, ma solamente coll'essersi messa-in tnag• gior moto quella che già vi era, di modo che mai non stagnandosi, passi per le mani di ciascheduno in quelle quantità che gli bisogna spendere secondo il proprio grado "· Da questo brano apparisce come il Bandini .avesse chiaro il concetto dell'ufficio della moneta e della sua circolazione. Il sapiente meccanismo che oggi collega in Inghilterra i banchieri e le Banche alla Claring-H ouse e alla Banca d'Inghilterra, è l'ultima espressione della verità esposta dal nostro autore. II quale altresi notava che la vera ricchezza non consiste tanto nell'oro e nell'argento, quanto nella facoltà di poter ottenere tutto ciò che ci può venire in mente di desiderare. La moneta agevola gli suimhi, m,a si potrebbe esser ricchi anche senza moneta e molte per• mutazioni si fanno senza questa, come av• viene nelle fiere di Amsterdam, di Londra, di Lione. La fiducia nell'adempimento della promessa a suo tempo rende inutile la presenza del danaro e il commercio prospera senza bisogno di uno sborso attuale. Inoltre il prezzo fisso che si dice avere una moneta non può esistere che di fronte a un'altra moneta, non di fronte ai prodotti, il cui prezzo varia secondo l'abbondanza " ìa penuria ed il consumo. I poveri non clesiclerano il denaro che come mezzo per procurarsi le cose necessarie ali.a vita. E se questo bisogno dei poveri fa la richezza dei grandi, ciò deriva da che i prodotti vengono richiesti e quelli hanno interesse a far coltivare i terreni? Il prezzo più ordinario è quello che compensa le spese e le fatiche

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