La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 39 - 1 novembre 1925

158 L \ Rl\'OfXZJ0'"E U/ll·,;t,\ Lì, Discussioni smdacali I DISOCCUPATIIN INGHILTERRA 1. Ogni settimana i giornali riportano la cifra dei disoccupati in Inghilterra. Come mai non 8ggiun• gono anche il numero <li quelli registrati negli altri paesi? Mii;tero. Intanto noi sappiamo per filo e per segno che nelJe isole britanniche i senza lavoro crrscono di continuo: se non in confronto al mP.se pn·- cedcntc, almeno ribpetto ad un anno prima. Peccato l'esame non si estenda anche a due e tre anni or sono, e non ci dica che la folla presente <'On tra 1,2 ed 1,4 mBioni di disoccupati rappresenta un miglioramento formi<labHe sul Liennio anteriore, c1uando da l,8 a 2 milioni di operai pesavano sopra i! fondo dell'assicurazione. Dalle nude cifre si possono ricavare moltcpJjei el.iborazioni e commenti, superando spesso con un salto acrobatico impressionante tutte le difficohà che rendono riguardoso lo st.alist.ico, cons.1pevole del rischio. A iosa parecchi ripelino che questa massa pesa sullo Stato, pagala lautamente col sacrificio di nmi: e per questo milione e più di individui, che potrebbero es~ere utili invece di fore i disoccupati <'i professione, ben 1ieti di stare in ozio, il bilancio soffre. Eppure chi osserva attentamente il problema si ate.orge subito che la spesa sostenuta dallo Stato è appena un quarto del complesso; il resto lo forniscono in quote quasi uguali gli imprenditori e gli operai stessi durante il periodo in cui sono occupati. Si tratta di una assicurazione insomma, e vi contribuisce con larghezza ciascuno dei gruppi che poi ricava un vantaggio dal sistema, che venne diffuso &O· pr~ ceti sempre più vasti, dal 1911 in poi. Gli undici milioni e mezzo di assicurati sottostanno al contriLuto, che può sempre giornre anche ad essi nelJ'e,·enienza che ciascuno depreca con piena. sincerità. Per giunta quanti ricordano che nella cifra sono compresi, con la propria quota, anche gli operai nei r&mi do,.·e si lavoro ad orario o rumo ridotto? E chi si prospetta alla mente Io sforzo tenace svoho dai 17,2 milioni circa di persone che il censimento del 1921 trovò occupate nella sola Inghilterra propriamente detta e nel Galles? In un mondo impo- "·erito da cinque anni di guerra e da quasi altrett~mi di contese senza tregua, nella parte inferiore dell'isola britannica risulta intenta al lavoro una massa di quasi un milione più densa che dieci anni prima. La minoranza, un quindicesimo appena, si dedica :--i lavori agricoli, dove è più facile lottare per la vendita ai soli oompratori interni: il massimo numero opera nelle imprese manifatturiere, che debbono esportare ancora in concorrenza con tutti gli altri paesi, e possono reggere solo dimostrando una superiorità evidente. I costi, per lo continua tensione, si riducono e la quantità dei p. odotti cresce• di anno in anno - anche se irregolarmente - dopo la crisi del 1921. 2. Ma quanto di più progredirel:.be quel paese - in decadenza inguaribile, anzi incancrenito senza ri• medi~ - se quell'ultimo nono della popolazione attiva volesse lavorare, insistono i commentatori. E ci assicurano che questo 1,4 milione di individui, ormai abituati all'ozio, preferiscono il :jUssidio all'occupazione. - • Eppure due recenti inchieste, una svolta sopra 10.903 casi da parte del :Ministero del Lavoro inglese, ed nn'altra condotta a termine da un gruppo di studiosi in otto località scelte tra le più rappre• 6entative dei diversi ambienti, hanno offerto materia di esame. Ne conviene la lettura, ampia e documentata, preferibile certo alle impressioni generiche offerte dai giornali, dove si rappresenta piuttosto il lato patologico invece di quello sano del fenomeno. L<l allora alla denuncia vibrante, al quos ego contro gli operai ed i loro sindacati tirannici, si unirebbe pure con pari energia il rimprovero per gli imprenditori che non si curano abbastanza di riuscire ef. 6caci. 3. Come si forma quell'esercito di disoccupati? Non è costituito da una massa di individui sempre identici, anzi variano con periodicità. Il sussidio può durare anche ventisei settimane, ma durante tale p(,fiodo ciascuno deve dimostrare di aver cercata una occupazione, con seria e tenace volontà di sistep1arsi. Non viene ammesso inoltre quando abbia abbandonato il suo posto di proprià iniziativa, oppure per sciopero o serra~ cui partecipò: perde il sussidio allorquando 1'imprenditore non confer~ le sue dichiarazioni, oppur;e ove non voglia accettare un la• voro offertogli, in località magari diversa ed in ramo non analogo o per un grado inferiore a quello prima tenuto. ·La grande massa de idisoccupati ammessi al sussidio è formata dai giovani dai venti anni ai trenta, oppure dagli adulti sui sessanta e più. Ciascuno dei due gruppi presenta una densità, rispetto al complesso dei privi di lavoro, maggiore assai di qudla che possiede in confronto alla popolazione rutta. Non vi è dubl::io inoltre che qui l'ordinamento della legge assicuratricet ed il fatto che si dà un aiuto non indifferente ai giovani di diciotto anni, contribuisce ad aéuire la disoccupazione. InfatH in alcuni rami dove i salari sono elevati, e crescono a gradi, l'imprendih,re trova comodo raccogliere i giovanetti appena lasciano la scuola: li sottopone al periodo di tirocinio ed usufruisce del loro lavoro, ma quando dovrebbe farli salire a compenso più alto, col licenziamento se ne libera per sostituirli con dei nuovi fanciulli. Nè i licenziati intuiscono tutto il danno cu: sono esposti, sedotti dal sussidio che salta, per chi compì j 18 anni, da sette scellini e mezzo a diciotto per settimana. Intanto però ess( perdono il tirocinio continuò e soddisfacente. Anzi quelli che all'uscire dalla scuola partirono per la guerra, si trovano ancora del tutto privi del necessario tirocinio. Hanno raggiunto i 25-30 anni, - n,,J non ohbcro mai una i'ltruzionc tecnica effico,.,. n, occupazione rrgolore; sfrchè ora !Offrono pPr h1 difì-Occupazion~, con frequenza anrora più alta dei pii'1 giovani. ln quei to gruppo inohrn, :1] pari di {p1cJlo dai 30 ai Vi anni, non 111anrano i minorali di guerra, re1,;j mrno rffif:a<·i sia da po~tumi di fo. rite che di malattie: lr Din•zioni d"Jlc offic-in'!, MllO lo ,;timolo di ahba11tcarr i costi, li dimettono tra j prim·. All'estremo oppolito cc<·o gli uomini maturi, d.1i ~~ in poi. Non li oi111a t1n1·ora la 1n-ni,,iom; di Vf'f'• chiaia, che non clis!uodr dal lavoro nemmeno alru,i individui di oltre se."isanta anni (il censimento .,~ t1 cvò un trecentomila): d"ahra parte gli ill)prenditori nor. csitnno più nel dimetterli, aJJpUnlo per l'eAI· i.trnza cicli' assicurazione cui dcl,hono ,·ontrihuirr~. Anche delle persone rhe passarono tutta la loro vita nell'industria cd jn J>criodo normale continuerebbero a rimanervi \'('ngono 1icenziate in questi anni ùi depressione; e quanto più lungo diventa. il periodo di tempo in cui restano fuori, tanto peggio i:1 pr·ospcttn la loro poi:,ir.ione. Rappresentano gli cle• menti non desidcraLili, e si sforzuno di rimanere al lavoro anche abbassandosi ad umiliazioni che cinque anni or sono non avrebbero tollerate: non dichiarnno le malauie, se temporanee, e persistono nel lavoro pur di non correre il pericolo di perdere il loro incarico. Nè gli imprenditori rinunci.ano ad un altro vantaggio, sorto dopo l'introduzione della legge assicu• ratrice: nei rami stagionali, al chiudersi del periodo attivo, licenziauo certi operai che prima tenevano durante tutto l'anno, anche col rischio di non trovarli più disponibili al moniento della ripresa. Questi intanto si trovano costretti ad accettare il sussidio ,, così a passare in rami diversi, dove magari perdono cc-rte qualità tecniche che erano necessarie per rientrare nell'industria temporaneamente lasciata. Colpa delle Leghe, con le loro norme rigide, con f salari distinti di categoria, pretesi senza remis• sione? Lo possono sostenere gli scrittori della Morr,ing Post, dei giornali « mangiatori di fuooo ». Non quanti imparano invece dalle due inchieste che vi sono dei giovani che accettano del lavoro con i salari fissati per le categorie dei fanciulli; che adulti specializzati si adattano a degli abbassamenti di grado dolorosi, ed all'occupazione in località lont~na dal loro centro, pur di riprendere un salario invece del sussidio; che infine nelle industrie esportatrici si rinunciò dagli operai alla applicazione delle r<.gole sindacali, pur di restare. Ostacolo quasi insormontabile e talora a, qualunque movimento; l'incertezza di un alloggio nel nuovo centro. Tuttavia, appena nasce la speranza di una posizione non temporanea, si parte alla ricerca. Sorregge nel decidersi anche in considerazione sociale: quanti hanno una occupazione guardano dall'alto in basso chi vive col sussidio. E questi hanno il quotidianò tormento di dcver dimostrare it;1utili gli sforzi ripetuti per tro• vare un posto, e l'obbligo di presentarsi due o qual• b!J volte per. settimana nell'ufficio di collocamento. Non mancano i pigri per natura e gli « artisti » della frode: estrema minoranza, combattuta in tu ti.i i modi dal persona 1e degli uffici: non più del 4 °1o sulla massa, vien calcolato. E se mai, capita più ~i fnquente di trovare casi dubbi tra le donne marit&te; ricevono il sussidio alcune di esse che non hanno più una seria inte11zione di riprendere il lan·ro; di rimando la Direzione delle fatbriche no'1 le desidera, per l'incertezza di ottenerne un lavoro regolare. Di solito esse non si adattano più alle ore straordinarie; 5ono svogliate, e si presentano ad in• tervalli all'opificio, quando il loro marito è occupato. Preferiscono il sussidio per lavorare intanto in casa, ed accettano volentieri delle occupazioni occasionali, che diano loro diritto di riprendere presto il sussidio per un nuovo periodo. Formano però un grup})O non molto numeroso; e quando debbono dimostrare che sono libere durante la giornata intera lavorativa, in generale non vi riescono e perdono riscrizione. 4. Chi vuol legare insomma in Inghilterra il grau numero dei disoccupati alla condotta delle Leghe, con la loro insistenza per mantenere inalterati j wa• fori troppo alti in un periodo a redditi ridotti, arriva con la sua condanna. al di là del segno. I Sindacati operai non riuscirono a questo intento: e viceversa H desiderio di mantenere elevato il tenor di vita, per Sf,f'ndere con larghezza in modo spesso futile, trascurando invece l'efficacia produttiva, costituisce una tendenza comune, diffusis!ima in tutte le cate~orie della popolazione. Del resto la media di aumento nei salario settimanale alla fine del 1924, in confronto all'agosto del 1914, risulta tra il 70 ed il 75 °/, 1 , mentre il costo della vita nello Slesso periodo rincarò dell'Sl, lasciando i salari rcaH più bassi cht: undici anni prima. Ed il reddito nazionale non è p.:.ssato in Inghilterra da 2,4 a 4 miliardi di sterline, con una salila del 74 °/ 01 nella stessa e precisa misura dimostrata dai salari nel loro sviluppo massimo? Però il 1,4 milione di disoccupati è un fatto, e tristissimo. Rappresenta una falange assai più graudiosa di quella che affiigge gli altri paesi: non -i pnò far nulla per alJcviarla? Certo, non con l'opera però soltanto delle Leghe, che fossero disposte li cc.dere qualche privilegio: anzi, nemmeno l'lnghiltnra da sola può giungervi, senza la ripresa econor:i.ica mondiale, la rinascila nella domanda da parte d1 molti mercati d'Europa e d'Asia. Impoveriti dalla guerra, uscirono ancor peggio dalle condizioni di pace: dei territori, prima in rapporto di complemen• uuietà tra di loro, rimasero divisi; e vi serpeggÌ3 • ora spirito di disordine. Si aggiunga il nazionalismo economico che ha spinto porecchi dei nuovissimi ~lati a r;crraoi entro muraglie doganali insormontal,i li, ,.,,n nUO\.'.Jdi4rr11ion~ dj nnhP;,;,a a dann,, pr,J• r•rio ed altrui. Per di pii.i mf'ntre l'InghiJwrra h. rirorao in n1i,ura u,iniu1a aJl'jofiazi<Jll'', in molti ullri Jn1r· i m· ri<'c.w•t11•n,un hen~firi,, indiretto ,r<Apito delh· rlaui a r,;ddito Jì-.,.o le impreM: pii, j(r..ndio f', dJe ,.id~ro ro.&1 in gran parte iivanir~ il pf'1,0 df":i rfohiti ,..,ntralli r.on i l(JrQ ,,.L,Hg.azioni,ti. f.. fJ'!I giunta qui I J,ilan, i pul1hHd tr<,varrmo ben più lf•ig1;rr, l ,,nnr· dr•1.di int,:n• ~i !SUIdcùiw pubbJi,.o; JJ<)ll g<,d,· di ugual frf!,'11~ il n,ntdtu,-.nlf• britanniN,. 01mai, pr·r ben ;,i ti $(ravo,i danm di altro j!enf':n, tutti hann'> rrntilo ;a wnvPnienza di non ahhc1nd,Jnar1-i viù alle iJlu ioni ,J,~lla OHJneta creata r.,on fa. tilità; e i rit<,rna ad intuirt:: pP.rJino il vantaggfo rrciproco degli sramhi internazionali. Anrhe in Jn. ghi 1tPrra I.i riprc~;:; l'.f'<HlfHfli<'a :-i dr;lineéJ. e la va• lé:4ngadPi di occupati ri<"ominria a rimpicciolire: lf"ntament,-, "on 6lenVJ, 1-i a.,~..ottigJiat ed ancor rAù ~: ridurrà se nella via arcennata dagli. aecord.i di Lo• ('amo c.amminerann., fìn8lrnent<~ ronoordi gli !:itati C'Europo. V 1NCENZO PoaBr. Il liberismodi Cavour 1 :!l Regno Sardo la tariffa protezionista dd 1813 informata a criteri proilitivi rima,e in yjgore - salvo qualche temperamento nel periodo intermedio - sino al 1846, quando l'influenza del genio di Cavour ebbe effetto prevalente anche nella politica economica che nel 1851 ha iJ maggior trionfo con la esenzione dei dazi doganali sulle materie prime e del dazio sul grano che era allora di L. 9 ~)- l'ettolitro. Cavour, (edele alla grande scuola di Manchester, instaurò cor~ggiosamente la politica liberista m.algr.ado il protezionismo dominante in Europa e neg.Ji Stati Uniti in quel .tempo. La politica doganale liberista del conte di Cavour ha dato la floridezza al Piemonte fra il 1851 ed ;1 1859, preparandolo a sostenere i fortunati cimenti della guerra. Egli, sorretto dall'esperienza vivificata dal suo genio precorritore, seppe dimostrare le verità deJla sentenza che quando si devono stabilire nuove impcste occorre procurare a chi ha da pagarle qualche sollievo col diminuire quella tassa che era stabilita .1 beneficio dei produttori. E poicbè dopo gli eventi del 1849 il Governo delle antiche Provincie per far fronte .ai pesi deJla guerra passata dovette gravare l:.i mano ai contribuenti ed imporre nuove tasse, Egli, assumendo il potere nel 1851 ebbe il coraggio di proporre, di effettuare una grande riforma daziaria, di ridurre, cioè, quasi della metà i dazi sulla maggior parte degli oggetti manufatti, di ri• durli di due terzi per alcuni oggetti, e di toglierli recisamente per gli oggetti di prima necessità, come pc.I grano. Io virtù di queste riforme daziarie i contribuenti potettero sopportare con pazienza le nuove ,.' molteplici imposte che il Governo subalpino do• vette aHora a9plicare. Le riduzioni nei dazi doganali, se eono sempre opportune quando vengono fatte con giudizio, soao una necessità quando una fatalità costringe i Governi a gravare la mano sopra i contribuenti. Ed ecco come Egli alla Camera dei deputati il 27 maggio 1861, dieci anni dopo la grande rivoluzione economica, constatava la felice riuscita dei rooi provvedimenti doganali: « Si è detto da un onorevole preopinante che : a nuova riduzi~ne delle tariffe daziarie era tale da rendere impossibile 1a concorrenza con le fal briche inblesi. Mi permetta l'onorevole preopinante di osservargli (non per muovere un rimprovero) che non si t' mai operata una riduzione in nessun paese del mondo, non da noi solo, ma non in Fi-ancia, non nell'Inghilterra, non negli Stati Uni.ti, senza che i produttori siano venuti o presso i ministri od .. fronte del Parlamento a dichiarare che, se quella tale riduzione si faceva, tutte le fabbriche si sarebbero chiuse. « lo posso qui invocare la propria mia esperienza: quando si fece la riforma del 1851, molti onorevoli e benemeriti industriali, dei quali alcuni sono firmati alla petizione che vi fu distribuita questa mattina t· nella quale dichiarano che se la riduzione venisse approvata dal Parlamento tutte le fabbriche si chiuderebbero, molti vennero a me per cercare di convincei mi e come mi trovarono un po' duro ad essere smo!SO (si ride), p:1ssarono quasi alle minacce. F..: r.i'i ricordo che uno di quei signori, che non nominerò, mi disse. <( Ebbene, l'anno venturo ci vedrà in piazza Castello con sei o sette mila operai a dom2ndare del pane (Movi.rnenti). Io espressi un vivis• simo dolore di questa eventualità; nrn siccome credeva fermamente che s'ingannasse, non m'nrresta1! (< Si fece la tariffa. Otto mesi dopo mi annunciano quello stesso industriale ea immaginai a 'tutta prima che fosse seguito dai sei o sette mila operai; ma era solo (risa). Ei s'avanza e nù dice (scusale la parola m: po' volgare), mi dice: (( lo era un gran minchione, lei ave~a tutte le ragioni; fatta la riforma, mi sono detto due cose: o chiudere la fabbrica l" migliorarla; presi il secondo partito, andai in Inghilterra e vidi che ella aveva ragione, che noi eravamo .indietro ancora di venti e più anni; mutai tutti 1 miei meccanismi e tutto procede bene ». « Alcuni anni dopo, passando nel paese dove que• sta fabbrica è stabilita, ebbi il piacere di vedere una fabbrica che, a parer mio, può essere annoverata fra. l.! prime di questo paese )>. La riforma innovatrice resistette sino al 1864-66, epoca in cui, sotto la pressione dei bisogni per !e spese della guerra, si introdussero nuovamente nella tariffa i dazi di confine. Tur tuttavia l'Italia nel 1870 aveva l'esportazione superiore all'importazione. Nei tre quadrienni dal 1811 al 1885 le esportazioni -,~ricoJ'! rnperano l'!- importazionj, con tenden7..a airaumento r,r.,grez~ivo d"!"IJeprime !uJJe Eees>nde. ~eJ r1uinqu'"nnir, •U0'.-1':!- •ivQ., dal 1886 al 18W, '"i ha il fenom~no opposto. Se por"! ebbe infloenza in queito :natamcnto la eeHata ec:p,:,rt.azione d"!:i vini p~r la f;-anMa dopo la rottora <ld trattato dj comm~rcio. V!rtamente Ja calliale va ricereata nell'inaspriment.9 delle dogane con la tariffa do! 1887. MABID Vu..--u.. Leffere Notiziesull'agricolturaa Parma <Jui fa tnra i:: rrl'!~f'iuta ai~ai di prezzo; è però diffi..-jJ,, fitt.tr~ on pn;z7,,r_,medi') an"he p~ la aola ofanura, e;ui -i Jimita Ja mia e!p"!:rienza. Vari !at• rod influi ic,;,n9 eul ·;afore ddla terra ,Jhre la pura e &,e:mplioo rir::rtilità: p91oizfone, po,~ibilità o meno d"Jrrlgazfon'!, in mi1!.ara n<,ti::voJiib-ir,u, la capacita o meno d.,.J fondo ., una conduzione famigliare. L'n fond,, ,}i 15-20 ettari in buona p9~izione con v.n po· d"irrigazione vale in media pio di L. 2..~.000aJ. J'etta.ro; e qna"i aJlo itee-o,o prezw ii può vendere .:.ncbe un fondi') di 50-60 ettari, porehi:: diviw in a;:1pez;,..arnenti provviiti di fabbricato rolonico. In- ,·ect da an fondo vasw e inillviw, che ni:..n abbia qualità e"ceziolloìi, e difficile ricavare più di L. 50lJO per bi1Jlca (L. 16.000 circa per ettaro). Qu.esta è per me la riprova delJa e<Jnvenienza della piccola azienda, almeno nella mia provincia. Anche in proporzione del prezzo della terra~ gJi affitti sono altisrimi: per i fondit cui acc.ennavo &<J• pra, dj media -estensione (15-20 ettari), Ei pagano intorno alle L. 2000 per ettaro. Ora, per ~perien.za personale, pos:so dire che difficilmente ri ottiene on tale redruto ria r.,on la conduzione a mezzadria, sia con altre forme, onde non uprei Epiegare la elevatezza degli affitti se non eol desiderio di indipe·ndenza dei contadini. Infatti, per quanto non Eia.DO scritte nei co.ntratti collettivi o individuali, tuttora vigenti, si perpetuano nell'uso certe prestazioni reali e personali da parte dei mezzadri verso i locatori e una certa - sia pur lieve - preminenza di questi ultimi nella condotta dell'azienda. Di più, molti proprietari sembra abbiano acqui.Etato col posseEso della terra qualcosa degli antichi poESeswri, i (eudatari . La cultura fondamentale per noi è il prato: natnrale (o, più esattamente, stabi1eJ dove è poSEihile l'irrigazione; artificiale, di regola triennale, a base cli erba medica o trifoglio. nei terreni asciutti: quest'ultimo ri tie·ne anche per la utilità indi.retta della fissaz:ione dell'azoto. L'avvicendamento normale è: prato, meliga, frumento, prato (sostito.en• dosi talora alla meliga il pomodoro o le Larbabietole, e aiutando il frumento con concimi chimici); questa rotazione regolare si altererebbe ee Ei colti• vasse più del 20 °1 0 del terreno a frumento. La me• liga assume nna importanza maggiore nella parte bassa della provincia.. dove raggiunge i sessanta qnintaH per ettaro (invece di quaranta, che credo siano la produzione media della parte alta della pianura). Il consumo di questo cereale per l'alimentazione umana è assai diminuito: non poche famiglie di contadini ne hanno quasi abbandonato l'uso. Il prezzo si mantiene tutta\ia alto (L. 125-130 al quintale) per la forte domanda degli allevatori di suini. Una famiglia di mezzadri, composta di quattro nomini e alcune donne, che coltiva cinquanta biolche di terra, calcolo abbia avuto l'anno passato un reddito di circa L. 24.000, detratte le spese di produzione, oltre l'abitazione. Quest"anno il reddito sarà nn po' superiore per il prezzo e1e\'ato del latte; a queste cifre non si può però dare un valore gene• raie, senza molte cautele. La disoccupazione è ormai scarsa in seguito alla emigrazione in Francia, aiutata anche da mothi po• litici. Inoltre la estensione della mezzadria produce un maggiore assorbimento di mano d'opera, poichè se si dovesse in una azienda a salariati impiegare nn uomo ogni tre ettari (come è necessario per una buona coltivazione, a parte anche i limiti d'orario), difficilmente la maggior produzione compenserebbe il maggior costo (da ciò l'opposizione costante dei proprietari alla cosiddetta imponibile di mano d'o• pera, prima del fascismo); im·ece una unità fami. gliare non ha una spesa proporziona 1e al numero de.i suoi membri. L'aratura meccanica - sconosciuta qui fino alla fine della guerra - ha soppiantato quasi completamente i buoi, divenuti ormai rar nella pianura, anche a causa dell'alto prezzo (L. 12-13.000 al paio). Dell"ambiente politico Grossi ha data nn'idea molto chiara e precisa nel suo articolo su Rivolu.. :.ione Liberale e la situazione da qualche mese in qua non è cambiata. ARlsTmE. Fo.\. G. B. PARAVIA & C. Editori - Librai - Tipografi TORINO -MILANO - FIHENZE ·ROMA-NAPOLI •PALERMO GIN'OLORIA Pagine di storia della scienza Un volume L. 9. È la prima opera italiana che permetta alle persone di media coltura di formarsi un concetto gene• rale della evoluzione attraverso i secoli del multiforme pensiero scientifico. Il Prof. Gino Loria - dell'Università di Genova - ha infatti delineato questa storia della scienza dall'alba della civiltà (Babilonesi, Egiziani) fino al giorno d'oggi, in modo sobrio, efficace, sicuro.

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