La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 36 - 11 ottobre 1925

b sere, e finirà per essere, la vera originale espressione politica della classe proletaria lta]ian.a, è ancor.a senza internazionale e popolato d.a spanlli gruppelli che lo vorrebbero trascinare a destra o a sinistra. Resiste e dw·a, è vero, pur senza grandi mezzi e senza grandi nomi. Ciò che 1esl imonia che ha una funzione, un cò1npilo, una missione. E che vincerà: perchè meglio risponde, pur così rnm 'è, alle car.atleristiche del nostro proletariato, perchè in esso sono, ronlenute tutte le attitudini socinlisticamente novatrici, per• ehè :infine la dottrina che va delineando si iUnmina delle più dolorose esperienze. Rf".,stano i comunisti. Ma si vorrà forse dire che sono I.a ossificazione delJa logica e che in essi si esaurisce il pensiero, socialista? Mai pii1. Siccome importata e affatto adattata alla realtà italiana, la loro organizzazione è destinata o a tra1nutarsi o a scomparire. La loro politica è tutta una contraddizione. Dovendo, ad un tempo, rispondere agli imperativi della dottrina e obbedire alle necessità statali delJa Russia, usa-no una strateg;ia politica che sarà benissimo machiavel- ]ica o lenlniana, nia non è certo conseguente e fertile. Le masse non I.a posso,no - fortunate loro! - caoire. Le parole d'~rdinc dei comun1stt - rispondendo a una necessità interna di frazione e mai rjsultando 1a espressione sintetica di un modo realistico di concepire la vita sociale - non vengono accolte, nemmeno per dovere di disciplina, cl.agli stessi inscritti al partito. Stambureggiate sui giornali e urlate ai venti, lasciano sempre il tempo che trovano, mai incidendo una situazione, mai illuminando una 1nente, mai suscitando una volontà. Il contatto con le masse - come riconoscono i capi della sinistra napoletana - e il lanci.amento intensivo delle parole d'ordine assicurato dall'Esecutivo centrale, sono delle Crasi alle quali, più che una dissertazione, possono rispondere, e come r'..~pondono !, i risultati. Adesso è di mod.a il leninismo e la bolscevizzazione come ultimo portato ,:!ella scienza organizza riva comunista: ma Bordiga denuncia in questo preteso rafforzamento cristallizzazione e immobilizza- .olone. La Babele ha dunque i suoi tentacoli anche tra i ca-munisti, nè, per ora almeno, è dato sapere quando e come il vento della disputa frazionista si tacerà. Questo pertanto è certo: che i comunisti, nel Paese, hanno pochissimo seguito, nè potranno conquistarne molto di più in avvenire. Così che l'uni 1~0 partito che possa vantaggiosamente raccogliere in prosieguo di tempo - e non le tradizioni gloriose aiutando, chè queste se mai pesano tanto al passivo quanto all'attivo - è quello massimalista, il quale, facendo propria, meglio vivendola, la concezione rivoluzionaria intransigente, può effettivamente ad• destrare le masse alla conquista del potere. Ma a patto di rimanere sè stesso, di giun• gere a una sempre maggiore coscienza della prop_ria necessità strumentale, di uscire dal tumulto delle chiacchiere per giungere a. una più chiara consapevolezza e al do,minio 1.!0scientè di sè e delle forze con cui manovrare, di darsi una più precisa e resistente concezione storica. A J:\atto, insomma, di non fondersi e di non confondersi, nè a de• J•tra nè a sinistra. Una fusione, oggi, fern1el'ehhe il corso della chiarificazione, nè dimostrerebbe quale dei tre aggrupamenti politi-ci :..;.bhi.aragione di vivere e di vincere. Diso~ rienterebhe anche gli orientati:, chè siamo .ancor.a in periodo ili critica e di propaganda. Contrariamente a quanto può sembrare, il proletariato comincia solo ad.esso .ad avere cognizione di m~rx.iGmo e di sociaìisrno, a rivedere il passato, a meditare su gli accadi• menti, a intendere i] senso della missione ad caso affidata. Jl socialismo italiano, che sino a poco tempo fa si nutri delle briciole di taÌte Je cadenti ideologie borghesi, solo adesso tenta di saldamente inserirsi nella con• cezio•ne marxiana e di vigorosamente marciare in opposizione .a tutte le costruzioni di pensiero che lo tennero pr-igioniero. Le polemiche si fanno sempre più aspre? Ma anche nell'arte dell'aggettivare preval- ;:?;0nosempre i più forti~ i pili consci. Senza poi contare che una_ cln.sse che si pennette il lusso di manQlVrare contro partiti, è una. classe in crisi di crescenza e non <li sfasciamento. ·D'altra parte, se è vero che la tripartizione delle for,e socialiste esiste soJo in Italia, non è meno vero che l'Italia, oggi, - e purtroppo per noi! - v.a attuando metodi e forme di reggimento· politico che negano I.a natura storica dello Stato liberale nel momento istesso che vorrebbero rivalu~ tarne la struttura costituzionale. Io capisco che le borghesie di tutti gli Stati 6 nardino con trepida attenzione all'esperienza italiana su le forme della cni stabilizwzioce è azzardato anticipare conclusioni critiche. Ma anche capisco che terza e seconda Internazionale guardino-ai partiti operai italiani con grande ansia e con profonda consider..azione, aeguendo attimo per attimo lo svolgerei delle rispettive attività di pensiero <, di azione. Dal modo, di essere, di comportan,i e di reagire del socialismo italiano, si .avvantaggi.a tutto il mov,Ìmento proletario inLA RIVOLUZIONE LIBERALI; tcrnazion.ale. L'esperienza che il fascismo compie - e cbe è bene si compia - richiede neUc classi lavoratrici una più sc,altrha scnfiibilità politica, un più affinato jntuito sto· rico e una acciajata ros<"jenz.aumana. I vec- "hi schemi bastano a contenere la piena degli insegnamenti che scaturjscono cl.alla presente fase dell'evoluzione capitalistica? Le vecchie distinzioni sono sufficienti a catalogare cd esp1·imere le tendenze spirituali che si. spriµ_ionanu dal te1ssuto dei nuovi rapporti sociali che 1a reazione imperante viene tea• serrò.o? Sono questi problemi di capitale importanz.a, eh<-"vanno posti come pregiudiziale in ogni &'uo]a revjsionisl icu del socialismo, e dalle cuj risposlc e soluzioni dipende, deve dip"ndcre il nuovo atteggiarsi e schiernrsi del 1-,ocialismo e il nuovo attrezz.arsj deUe organizzazioni poJiLicbc che dall'urgenza socialista si clinarlono. Noi rin;aniamo attaccati al nucJeo essenziale della prassi marxista. E appunto per quesLo riteniamo, fuori e contro ogni dogma, che la filosofi,a poli tira riel proletariato debba nutrjrsi c fortificarsi anche rlegJi imprev:isti eontcnutì n~J movimento fascista e dej risultati dd lacerante processo di disintegrazione e Jj nucccssjv,a ricostituzione che affatica e torm,·nla la socie! à. Il problema della unri.tà so<·ialista è quindi immaturo nè può essere rjsoJ10 che a posteriori, a conquista avvenuta, cioè, di nuove verità. Porlo oggi, e, queol che è peµ;gio, proporsi <li risolverlo senz'altro, è un tradire, aia pure per troppo an1on·, ]a causa <'he si intende servire. Oggi, solo in una preoccopa,-;ione si deve essere uniti: nell'asseconda1·c jn tutti i mo<Ji i! faticoso travaglio <le] socialismo perchè si evolva verso nna conccz·ionc sempre pil'1 rigida, or• g.anica ed armonica cieJ auo còmpito storico. Naturalmente'. mai dirnenticando Ja prassi che discende dall'esempio offerto <la quel popoìo -- rubo a Cattaneo - innalzante su le ruine la sacl'a <·ittà: Una nianu faciebat opus el ail<'ra tenebclt gladium. Pensare e combattere. Co.i,trnire e difendersi. Gumo MAZZALJ. Risorgimento PETRUCCELLI DELLA GA1TINA L'insorto. Chi legga ne Le nolli degli emigrati a. Londra (Milano, Treves, 1872) i] Marchese di Tregle, avrà la chiave della costante disposizione d'animo scettica del barone Ferdinando Petruccelli della Gattina. È il racconto delle peripezie occorse ad un insorto czlabresc del 1848 per sfuggire ag)i artigli della polizia borbonica. In conf ron lo dei due precedenti racconti riguardanti 1\mo l'Ungbe,:i.a del 1848 elettrizzata da Petofi e guidata ali.a guerra insurrezionale da Kossuth, l'altro l'insurrezione polacca del 1863 contro la Russia, entrambi improntati a sentimenti drainmatiai ed eroici; quello riguardante l'insurrezione italiana del 1848, il ricordato Marchese di Tregle si d-istingue per il grottesco di cui è pervaso. Tanto gli insorti che i soldati borbonici risultano degni di far parte dei corpi armati del generai Corn, con tanta arguzia d.al Leopardi immortalati nella sua Batracomiomachia; mentre la miseria morale della borghesi.a, dell'aristocrazia e della plebe è messa in evidenza nei, vari personaggi del racconto, che .appieno si b'llSta se si pensa che è in gran parte autobiografico. L'artista. Pure in gran parte autobiografico pensi.amo che sia il romanzo Il sorbetto della regm.ci •(Milano, Politti, 1872): una mancini.ana pittura della Napoili dei tempi di Re Bomba " della Regina Carolina, in cui il seminarista e poi studente di medicina Ferdinando Petruccelli, ebbe a vivere. Forse, se ricordiamo quel che della gioventù del proprio marito ha lasciato scritto la moglie Maude, la Lena amata dallo studente e poi medico di Corte Bruto., non è improbabile che si.a tutt'una cosa coll'ignota Mariannina, oggetto dell'amore dell'allievo dei RR. PP. Gesuiti; quanto è probabile che sotto le spoglie del dottor Tibia, ~i.a nascosta la reaJe figura dello zio materno, l'ex-prete dottor Francesco, che voleva .a<l ogni costo avviarlo a'ila carriera ecclesiastica. L'anticlericale. Pur tuttavia, anche soltanto come descrizione ambientale, il Sorbetto e le Notti discretan1ente illuminano la .complessa figura del Petruccelli, e spiegano la cocente necessità da lui provata di ribellarsi alle costrizione imp-o6tegli cl.alla famiglia. La violenta ribellione opposta ai famigliari per non farsi prete, dovrà lasciare una pro• fonda tracci.a nel suo spirito, determinando il passion.ato ed esorbitante anticlericalismo della Storia segreta dei Conclavi e della Storia arcana del Pontificato di Leone XI!, Gregorio XVI e Pio JX (Milano, Colombo, 1861); quanto la personale libertà improvvisamente ed impreparatamente acquistata con que. st'atto di ribellione l'ha forse fatto cadere nella licenza dei bagordi e delle gozzoviglie del bel mondo,, col qu.ale, per re sue qualità <li nobile, di giornalista, di scrittore e di uomo politico, era venuto ·a contatto. Contrariamente a quel che forse per pietà opinava la moglie, noi pensi.amo che in quegli anni, i quali vanno dall'abbandono della carriera ecclesiastica sino al ritorno in patria, in 1nczzo compresivi gli anni del forzato esilio, il Petruccelli .abbia contratto la maLattia che per tre volte l'ha poo:tato sull'orlo dell'idLOzia, scampando alla quale non gli è riuscito di scampare .alla paralisi quasi totale, e poi alla morte. N.atur.almente, accanto allle donne pubbliche o semi-tali da lui incontrate nel bel niondo durante la giovinezza e la maturità, .trovavansi gli uomùii pubblici: cioè, quanto di meglio, offriva la politica, l1'arte, l'aristocrazia e il censo. L'individualùta. È stata qneata, in mezzo alla disgrazia, la sua fortuna; poiché per merito delle accennate rclazioci le sue qualità artistiche si sono sviluppate ed acuite; quanto il ~uo or1,;oglio di nobile e d'intellettuale unito all'acquisito scetLicismo già da noi notato, han trovato le f,avorevoli condizioni per affermarsi e diven• tare ·il nucleo centrale del suo eroico individualismo, che si ritenne fortunato alJ.orchè nel Carlyle trovò il suo enunciatore e la sua filoso,fa. In <ru?sli _motivi psicologici e biografici va ce-reato l'antmus determinandi della sua atti• vità artistica, e, in parte, di quella politica. Quelh artistica raggiunse la più alta vetta di cui era suscettibile coJle ricordate Notti degli emigrati a Londru; quella politica s'espresse col costante isola1nento del Petruccelii in seno a] Pa:rlan1en.to e nell'agone giornalistico, nei confronti dei quali mai altro non fu che cclo strano personaggio che lta scritto le Memorie di Giuda)), com'ebbero i suoi contemporanei e il Croce ad appell.arlo. Il Petruccelli stesso, del resto, si compiaceva collocarsi fra gli « isolati " della Camera, non indegno terzo fra lo statista Mancini Pasquale Stanislao t" lo storico-filosofo Giuseppe Ferrari. La comp1uta espressione, tuttavia, di que• sto 'individualismo eroico, trovasi nella sua "ttività giornalistica d'essayste e di medaglionista_; condensata poi nella brochure: I mo• ribondi di Palazzo Carignano (Milano, Perelli, 1862) e nei due volumi dei Fattori e ma_lfattori della politica europea (Milano, Bngola, 1881), a forma di Pantheon sistemati, co' suoi Iddii maggiori e minori e co' suoi eroi. Il pensatore. Gli accenni fugaci ad idee trascendenti i valori individuali non sono, in questa prima epoca del sua pensiero, che dubbi e germi di futuri sviluppi. Questi dubbi e questi germ.i furono a lui suggeriti da qualcuno de' suoi biografati, e dal bisogno di sistemare i lampi delle sue intuizioni in un organico sisten1a di idee. Al diplomatico russo Gortchakoff va dato il merito d'avergli instillata questa superiore esigenza, colla sua politica panslavista, tendente a ristabiJirc, con mutato spirito e per quanto compete aUa Russia, il primiù-vo or• dinaiuen to politico e geografico delle razze sulla superficie terrestre . In virt i, di tale peL1siero il Petruccelli ( che nel secondo racconto de!Ile Notti, il Conte Giovanni Lowanowicz, aveva scritto pagine superbe contro l'assolutis1no òe' Romanoff e sull'odissea d'un inso11.o polacco esiliato e poi fuggiasco dalla Siberia) arriva a giustificare lo czarismo quale persnnificazione degli ideali ddla r.azz.a slava e quale mezzo il più acconcio perchè ] 'unificazione ài detta razza avvenga. .Il p.atl'iottismo della nazione polacca viene da lui dichiarato inconsistente e con1battuto, .:Jssegnando alla patria di Towiansky e di Mickiewicz la missione che il Piemonte ha eser~ citato in Italia durante il nostro Risorgimento: che è quella d'essere stato la regione• lievito del nazionale riscatto, la regione privilegiata in grado d~esercitare col suo esempio un am1naestramento ed un incitamento in favore della libertà. La virtù pedagogica dell' eroismo veniva pertanto trasportata dall' individuo alfa regione; anzi, alla nazione. Era uno spostarsi dal Carlyle verso Mazzini; quanto era, in un patriotta esiliato, la seconda negazione della patria, considerata oran1ai, tanto nel caso dell'Italia che in quello della Poloni.a, in funzione cli quella superiore realtà che è la razza. Effettivamente, trovandosi a Parigi ed a. Londra a contatto coi m.:'lggi-0,rui omini della politica europea, il suo orizzonte mentale .si er.a allargato, quanto l'uon10 s'era sprovincializzato in virtù della vita inondana a cui il giornalista l'obb1igava. (( In ogni ca.so noi sia.mo partigiani. di Du..r1.c..1..in >>. È un po' difficile dire se il suo professato darwJnismo è posteriore od anteriore alla ri• cordata teoria delle razze. Noi pensiamo che ~ia posteriore; che sia ~n:d una sua deriva147 zione. Certo l'acquisizione di tale teoria (che allora viventi Chamherl.ain e Gobineau, era l'ogge~to di lunghe .appassionate dis'.'°1'sion!) e nata in lui dal bisogno di orgamzz.are ;I confuso mondo delle sue jdee e di sempJj. ficare, con un sistema filoso-fico accessibile, i <'omplessi problemi della nostra storia µolitica. I suoi due volumi sulla Storia ,Le/l'Idea. Italiana (Napoli, Pas<plale, 1882) son~ i~pirati a tali esigenze, nonché a quella cli dimostrare con prove scieotifi"he la fondatezza del patriottismo italiano. Il pensatore voleva grnr,tHic.are finsorto ,;d a romantjco. Il primo di detti volumi, che va dagli iniy,i preistorici .al 1866, pjù che il secondo il qua!': va rial 1866 al 1880 ed è un voluto <:<,rollano del primo, vuol essere un'applicazione alla storia d'Italia <lelJc tre legg.i darwinian<; <lcll'Pvo-luzivne selettiva, deJl'eredita,-ietà e deUa lotta per la vita. In aggiunta ed a fianco di queste è po•'."' la legge di contraddjzionc stahiljta nel val'lb dualismo fra le forze attive e queUe negatÌ'l'e variamente impersonate jn istituti ed uomini. Ci sarebbe da chiedere in che cosa consista J'idea italiana, e come possa nascere, svolO'ersi ed affermarsi dj ·fronte alla meccanjca ~icend.a delle ricordate leggi darwiniane. Il Petruccelli non sa. altramente definirla che coll'identificarla coU'indigenato italico; vale a dire, col nucleo etnico mediterraneo appartenente alla rana indo-germanica che primo h,a abitato le contrade italiane e persistentemente ha mantenuta la sua ociginaria fisionomia fisica e politica, nonostante ]e W· vrapposizioni varie di popoli e ili istituzioni. L'iclea di cui il Petruccelli parlava era cient 'altro che una esi.'ite.r.-za, una naturale rea/!à regolata dalle sle6se leggi che il Darwin ave·,a <letto presiedere alla vita orgaruca. L' indigenato essendo, gli era giocoforza l0tt..are per la sn.a esistenza contro i nemici che di lui avrebbero desiderato trionfare, ma <'he non vi sono riuscili in '\irtl1 della E11a forte volontà di prevalere, nella lotta aiutato dalla legge àell'ereditarietà che unche delle sconfitte sapeva valersi, in suo favore utilizzando e trasformando le subite sovrapposizioni etniche e politiche, qua)ora non gli riuscisse di liberarsene e di debellarle. Per il Petruccelli il nemico più odiato della razza indigena, dopo la romana aristocrazia conquistatrice ed imperialista dcli.a quale era il successore, era il Papato. Il quale, d'origi'Ile orientale cananeo-semitica, non poteva io verun modo confondersi coll'anima indi• gena', di cui era la vivente antitesi, formando il secondo polo della ricordata legge di contraddizione, che aveva clù.amata in ausili• delle tre altre mentovate dal Darwin. Posti i termini dell'antitesi nelle due anzidette realtà naturali e storiche, ne derl'\·a che gli avvenimenti e le forze agenti dentro l'orbita dell.a storia politica italiana sono in funzione o dell'uno o dell'altro, o della Chiesa cioè, o dell'indigenato. Della prima è in funzione la razza franca alla quale il Petruccelli fa l'addebito di avere mediante l'opera dei re carlovingi, resa po&- sibile l'egemonia temporalistica dell.a Chiesa romana; del secondo è .in funzione la Germania ghibe.lliu.n e la razza di cui è la politica espressione, appunto per la comune origine indo-ge<·m..1..nica, in grazia della quale J Petruccelli non si perita d:.afferm.arc che gli no-mini de' barbarici eserciti invasori furono dai nostri lontani progenitori accolti qnali dei fratelli, nelle nostre contrade venuti per riallacciare i primitivi .legami della comu.7te origine e del sangue! Dalla scim.mi.a. a iYaomett.o. Quale conseguenza dell'applicazione di tale sistema alla storia, seguiva il denudare la storia medesima d'ogni carattere volontarieta che fosse in grado, di produrla, col naturalizzarla che faceva, e col renderla incarnazione del Fato. Era del resto la logica del determinismo a cui non poteva sottrarsi. Per il Petruccelli una conclusione di tal ratta rappresentò la terza cd ultima fase del suo scetticismo. Ad essa, che era l'esprea• sione d'una penosa situazione fisica, corri. 8pose un can1biaruento di stato d'a!Ùmo. Il quasi cieco e paralitico scrittore ed uon10 po-. litico che già aveva, in obbedienza ai suoi nuovi doveri di deputato, dovuto abbandonare la professione medica, dopo che il Governo borbonico gli aveva confiscato i beni! e che nonostante questo, anzi per tutto questo, doveva lavorare dieci e più ore al giorno • per procurare .a sè ed all,l famiglia un m.agro pane; il vcc:chio e disgraz.into infermo, dicevamo, che la benevola moglie doveva vestir" e svestire come un bambino, .avev.a suflìcient"i motivi per disperare della v:ita e per vederla cogli o-echi inquieti del pessimista. Questo per quanto rig.,,arda il movente psicologico del suo fatalismo. Il movente intellett:1.ale era anche più profondo ed altrettanto serio. Colui che soffrendo aveva sperimentata l'immaturità politica del popolo itali.ano e la frivolezza de' suoi !entimcnti, e della sua sto-ria ticrivendo aveva chiarita la grj_tu.i.tàdel suo risorgimento a nazione uniita disperava oran1ai della capacità rivoluziona: ria di tale popolo, pentito guardando il proprio passato di mazziniano e di garibaldino.

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