La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 36 - 11 ottobre 1925

•~~~ 11 10L•1iHL IL BARETTI (l,Yindiclnale di letteratura Eotton PIERO GOBETTI SETTIMAI\IALE EDITORE PIERO GOBETTf - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITA DELLA SETTliM,iM NOVELLO PA?AFAV<. ~e,~o llfflUUI [,, J(J • /J.'al,:t't) /, /,) Un nMf'K(r<1 /.,, 0,50 ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Semestra L. 10 - Estero L. 30 - Soste11ito'• L. tOO - Un numoro L 0,50 - C. C. POSTALE DaCaporettoa VittorioVeneto 8i -'J:~WU fra,v/.J di y.trlh 11. ,;/, nv•/'VJA, r09lki di i. & all'vilkn• Gr,/r,:,ih • 1\,rJl"II) Anno IV - N. 36 - 11 Ottobre 1925 SOMM.AR!O. A. Crespi: Lord G1·cy. - <:. Ma11;ali: Tre p~.11-liti. - A. C;1valli: !Uw,ryintMifo: l'ciI·uccclli dcJJa GaUioH. - A. i;as:;o: 1 rwohlemi <lei sionismc., '~Qc:,lr{J. inl~rvisla <:<J. dottor ,1/riznrnnn'. LORD GREY I lettori couosco110 il nostro pcnsie,·o ullc r.espo,uabilità di gu.e1Ta: ,na le idee dell' antU·o Crespi, che in parte 110n coudividiam.o, ci s<>mbrano tuttavia si-11golurmei11.,., interessrmti. L, pul,blicazione delle Memorie di Lord Grey, in cui egli rende conto de' suoi venticinque anni di vita pubblica è indubbiamente l'evento più importante di quest'ultima quindicin..a ingLese per quanti! sono interessati nella grande quest.i.one delle responsabilità britanniche nella Grande Guerra; giacchè, nella mente del loro autore, queste Memorie, eol )oro carattere purarnentc narrativo, devono di per sè costituire la miglior .ris1Jo5ta ai critic-i delJa cl.i lul condotta negli anni e nei giorni che precedettero la terribile crisi. Lord Grey - che quando 1'11 dicembre 1916 lasciava i) <1.. Foreign Office >), che a·veva occupato per undici anni, uon era ancora che Sir Edwal'd Grey - è il ministrò degli affari esteri britannici che tenne questa carica più a lungo d'ogni suo predecessore, inclus·j Lord Grauville e Lord Castlereagh; e che teu.ae questa carica negli anni forse pil1 fortu.nosi uon solo della storia britanniç.a, ui.a anche, forse, di tutto il mondo moderno. È interessante e necessario perciò, alla luce di queste memorie e prima d~ venire alla parte di esse ehe µiì, davvicino concerne la Grande Guerra, far-ci u.n'idea del carattere <li que- ~t'nomo, elle amici ed avversari pelitici si a"C""...ordanonell'ammirare e nel riconoscere iu.temerato ed immacolato. ••La prima circ~stanza ché ci colpisce si è che questo Ministro degli Esteri1 non sembi-" e,,aer stato dotato di alcuna particolar dote che, in modo speciale lo rendesse adatto a questa (unzione; egli non fu mai uomo che si ~ntisse a suo agio sul continente europeo; viaggiò pochissimo; fu quasù del tutto igru\rO di lingue e letterature straniere; la pol.jtica e sopratutto la politica estera non fu mai la sua passione predòilllllante. Egli è un tipico prodotto della « public school », di quelle gra'ndi scuole aristocratiche, quali .Eton e H.arrow, in cui i figli delle grandi case sono educati, mediante gli sports, alLa_disciplina \·çlontaria, alla coope_razione ]eale, alla reYeren.za verso le grand{ tradizioni e all' anima sana nel corpo sano. Non solo; egli è un tipico prodotto della campagna j,uglese, uu tipico country,gentlenian, che ama la pesca, Ja eaccia, 11 fiori; che riconosce i vari canti di ,tutti gli ucoelli inglesi; che ha impar.ato a .. gnardare alberi e foreste, torren~i e stagni, chiesette rurali e vecchi castelli da> magnifici parchi e dalle querce annose con l'aruma di Gray e l'occhio d, Wordsworth e di Tennyaop; un uomo cresciuto e &orito coi:ne cresc,-,no e fioriscono gli olmi e le quercie della sua hell.a residenza di FalJodon; un uomo cn..."Sciutoe· fiori1o in .armouia con la natura, i! cui radicalisn10 è scaturito cl.al desiderio che le sue gioie possano diventare quelle di tutti e dall'ideai.e di una vita civ'.ica capaoe di divenir degna del motto di Wo<rdsworth: Joy in Y.-idest commonally spread. t· eolo quasi per caso che Grey divenne ministro degli Esteri; la sua posizione sociale ,, la sua u·adizione domestica lo avrebbero certo, per· dovere, portato alla v,ta pubblica; ma è assai dubbio se senza ·iil contatto cou Gl.adstone ,~l'arum,a più grande che egli abbia mai conosciuta )> e senza quello con Lord Roeebery, nel -cui Gabinelto feoe il suo apr)l,eJl.tisaggio come Sottosegretario· per gli Esteril, egli sarebbe diventato il ministro degli Affari esteri sotto i1 cui auspici l'Inghilterra entrò nella quarta delle sue guerre per l.aivita o la morte. A bella pr.ima può p.arere che questa sua yoyjnezza militi contro quel che si richiede da ,m mirusu·o degli Esteri, in quanto diplomatico. In· re.altà è vero preeis.amente il contrario. Il còmpito d'un mirustro degli Esteri non è quello del dipl-0matico di prnfessionè. Non è suo còmpito il conoscere direttamente e l'esplorare tutte le ramilfi.cazion~ della politica internazionale; in questo caso ei rischierebbe di esser vittima di conoscenze imperfette e mal d.iger~te e di segu:itl.'euna politica J?èI'SOnale e non nazionale. Il suo còmpito i\, - all'c,ppo:,to~ quello di utilizzar<" le infonn.azioni de' suoi RlllJordinati, <' di determinare le linee generali della politica, seguendo, iJ1lel'prcLando c guidando gli istinti, gli interessù e i desr<lcri del Paese. V'è sempre il pericolo che il <lipiomatico di professione inte11< 1a lutti i paesi tranoe il suo; Jaddovc ncssana politica può alla Lunga rh.1scire se non s'appoggia al Parlomcnto e alla nazione. Ecco µerchh il li,her,alismo è alh1 !ung-a .anche la mi::çJ.ioi-sc·ucla <li politica mùnclia]e e .la miglior gar;.1nzia ili. succeso. Preeisameote perchè, ronsapevo·le delle proprie limitazioni, Grey ha saputo fare huo11 uso delle capacità dei suoi subordinati e di:cigerlc alla comprensi·on~ dJ.!1punto di vista degli .altri. paesi; poichè:, egli osserva., « quando gli uomini ,...i vedono compresi, divengono essi stessi p.rocliv~ .a cercar di capire >>. Inoltre, precisamente perchè, 1!11 un certo senso, profondamente .insulare, Grcy er.a pred·isposto a consi- \.Ì.era.rLutti gli altri paesi con la stessa iu1parzialità, e perchè, country gentlenia.11-, era devoto alta pace, devozione che non è sincera che se nulLa si per~egue che va a detrlllnento di altL"i c che in lui firi dall'inizio tese a crea1·e uu'atmosfera di crescente fiducia reciproca tra tulli i Governi. Gladston:Uu10 convi.111to,Grey non ve1ò 1nai il suo pensjero, non disse mai che ciò che realmente pensava, al punto che alla Conferen~ ùi Londra llel 1912 .anche per i Tedeschi la sua parola di gentlenian aveva più valore d'ogni dichiarazione ufficiale di Goven1i. Nessuno può, com-e chi scrive, aver avvicinato Grey od averlo ascoltato in Parlamento o in comizi senza avere l'impressione diu:etta e irresistibile che in lui l'uomo dominava e ispirava il cittadino e il diplomatico e che la su.a -personalità è di quelle che elevano e purificano tutti coloro con cui esse vengono .a contatto. E nessuno può leggere questi due volumi e chiedersi come essi possano essere stati scritti senza venire alla conclusione che la loro profonda e incessante se- :r:;enità -e n.atur.alezza, nonchè 1.a loro pro~ fonda imparzialità non possono provenire che da un carattere a cui queste doti sono ine• renLi cd essenziali. È nella luce di questo carattere che occorre studiare e seguire la carriera politica di Sir Edward Grey. Ed una delle i:ose che non devono sfuggi.re alla nostra attenzione si è che fin dall'inizio Si•r Edward Grey fu favorevole all'Erttente cordiale auglo-f rancese e che, andato• al potere uel 1905, si fu con sollievo che egli potè constatare non esservi :iln essa alcunchè di ostile alla Germania e con fiducia e con zelo che egli si acci1 nse aLl'.itnpresa cli creare 1ma atmosfera di fiducia fra i due gruppi contrastanti di alleanze continentali e di1nostrare alla Gennania che non v'.era nu11~ nell'amùcizia con la Fraucia e la Russia che escludesse la Germania stessa eia una simile amicizia con l'Inghilterra. La parola di Sir Edward Grey deve pur contar qualche cosa, quand'eg].i ci assicura che oè nel pensiero del suo predecessore, nè nel proprio l'Entente assunse mai i1 carattere di sfoczo isolatore ed ostruttore della Ger1nania; e che noD era f.acile, ad es., inviare Lord Ila ldane a Berlino ed ottener qualche riduzione nella gara navale anglo-gern1anica o venir con la Gennania ad accordi circa la ferrovia di Bagd.ad o l'avvenire delle colonie portoghesi senza creare serie apprensioni a Pietroburgo. E la parola di S}Q·Edward G1·ey concernente ]c conversazi.looi navali .anglornsse nella primavera del 1914 dovrebbe del pari ridurre a)la loro vera proporzione molte critiche in cui in ciò s·.i;è voluto vedere un colpevole fatale intriigo. Che cosa indusse Sir Edward Grey ad accedere ial desiderio fra.acese che ~vessero .ìnogo fra Russjia ea Inghillerr.a conversazioni navaJi analoghe a quelle avvenute tr.a Russia e Francia? Gli è che in seguito .alle serie ap lHensioni di cui abbiamo or ora parlato in Francia si• senti il bisogno di assicurare la Russia e tenerla fedele. « Se la Francia avesse scoraggiato o respinto il desiderio russo di aver con l'Inghilterra conversazioni simili a quelLe che s'erano avute tra Inglùlterr.a e Francia, le conseguenze avrebbero potuto c.~..cre .&g:r.adcvofied anchr asc;;aiscrjc. Sarebbe se,nbr.ato alla RuHaia che la Francia F..te&Re co!tivan<lo relazioni con J'Inghjltcrra <la rui I.a Russia era esclusa "· La situazione in Pi-clroburgo era tutl'aJtro clw rassicuranle: « Tullo dipendeva dallo T~ar; uomo d~onorc coscienzjoso ma non ,fj tale ahj)ità e comprendonjo da essere al disopra di influssi altrui e di ,nisrepresentaziÒne >,. In aJtri term·iai, che cosa sarehhe successo se la Russia avesse ceduto all'aura• zi'Jne tedesca? Sono sicuri i critici dell'alteggian1ento di Sir Edward verso l.a Russia, che ciò non sarebbe avvenuto e tengono essi conto eh.e nello stesso tempo Sir Edward Grcy cel'- cava disarmare le diffidenze germaniche ed invano? Che sarebbe :,vveuuto nell'estate del 19ì4 e nel l915 se la Germania si fosse sentir.a sicura afle spalle? .E se è vero che i d·ue ambasciatori tedeschi, Metternich e Lichnowsky erano a poco a poco .arrivatj a leggere le reali intenzioni di Sir Edward, non è egli .a1tretlé;nto vero che costoro non riuscjrono .ad avere alcL1na influenza sul loro Governo e che questo, i,mmerso fino alla gola nell'intrigo~ naturalmente attribuiva agli altri Governi la stessa iuentalità sua? Tullo questo vale anche circa le critiche mosse a Sir Edward Grey concernenti il famoso .accordo .anglo-russo :rispetto alla Persia. Tale .accordo, come i fatti dimostrarvno, era ad un tempo il solo modo di salvare l'indipendenza (o ciò che di essa rimaneva) della Persia e di evitare che la Russia cascasse sotto l'idlnsso dell.a Germania impctiale. !.,'interesse domlnante ili 'iue-.ste liemnrie ~ naturalmente al suo massimo quando veniamb <fl,llesettimane e ai giorni che precedettero lo scoppio della grande catastrofe. È un interesse accentuato dal fatto eh.e molteplici, lettere e molti atti di Sir Edward negli .anni precedenti lo mostrano non solo non antitedesco, ma generoso verso 1a Germania, generoso di una generosità che era solo tenuta a freno dalla consapevolezza delle suscettibilità francesi e russe. È noto - e in Italia' si sono resi veicoli di quesLe critiche il sen. Gaetano 11:osca e Guido De Ruggiero - che molti rendono responsabile della guerra in una qualche misura Sir Edward Grey e l'Inghilterra, perché egli non avrebbe in tempo dichiarato alla Germania che l'Inghilterra si sarebbe schierata a lato della Francia. Ora Sir Edwa1:d afferma di avere ripetutamente, ùurante tutte le crisi precedenti, dur.aritc quelJa di Agadoi, durante quest'ullima settimana fatale, lasciato capire che :1ellc circost-aaze non.era probabile che l'Inghilterra potesse restar neutrale e non schierarsi dal lato della Fr.ancia; di esser convinto che a Berh110 si rendevano oerf ettazuente conto delle dirrettive dell'opi,ioue pubblica inglese per m.ézzo deH'a1nbasciato1·e e per aI- "lre vie; e che se gli avesse parlato, più forte, da un lato con ogni probabilità i Tedeschi non gh avrebbero creduto, app11.nto perché sapevano che sia il Gabinetto, sia il Padamento, sia il Paese, sia lo stesso partito con• servatore e1·ano - pi"ima dell'invasione del Belgio, profondamente divisii; dall'altr:o, appunto col provocare inunediate scissioni nel Gabinetto, nel Parlamento, nel Paese, poteva provocare conseguenze nazionali e iute1·- nazionali incalcolabiilmente disastrose. Alcune tra le personalità più in vista nel partito liberale e nel Gah.iinetto - Lord Morley, fohn Burns, Lloyd George, Charles Trevelyan - erano convinte che il parlar più forte e più risolutamente avrebbe voluto diire appoggiare l'intransigenza francese o russa e precipitar la guerra e si rifiutavano assolutamente cli credere all'eventLialit1 dell'invasione belga. Iu queste circostanze Sir Grey s'affidò ali\,. nico partito possibile: lavorar disperatamente al fine che tutti teneva 1miti, pronto a dimettersi se la guerra scoppiasse e i] Gabinetto declinasse di appoggiar la Francia come onore ed interesse inglese sinntltancamente a lui pareva dettassero; e ciò senza promettere aiuto alcuno .alla Francia. Sir Edw~rd era ansioso che, se non si poteva evitar la guerra, ci si entrasse corµpatti per ragioni ovviamente giuste nell'occhio di tutti. Egli era cd è convinto che, anche a parte dall'invasione belg.a, il rimaner neutrali, l'assistere inerti al!.a soggiogazione gcr~ manica del continente avrebbe finito solo col I.asciar da ultimo l' Inghilterra isolata di front<: aJl; Gennania &en.zaamkj nel mondo intero. Jn un bran<J di &ingoiare doquenza egli imniagjna anzj che ]'omLra di Bismarck rimproveri ai stwi succeowri di non aver &apulo addormen!.are l'Inghilterra, astenenclosi dal costruire la ;;rande flotta tedesca e dall'invadere il Belgio, al punto eia indurla ad assistere inerte al trlonJo schjacciante deJJa potenza gcrm.anlr....a sul <·ontinente europeo, salvo svegliarsi un l,el giorno dal letargo ed Hccorgersi d·1e <·on ta.l trionfo anche Westminster era diventata un djpartimento di Potsdam. Gli ultrapacifuti inglesi lavoravano. senza saperlo e volerlo~ a correggere g]i errori dei successori del Cancelliere di Ferro'. Sir Edward aduuaue uè si astenne dal lasciar capfre a Berlfno jJ pr<,prio pensiero, nè poteva fare <li piùi prima che venisse l'invasione deJ Belgio a stabi)ire J'Lmanimità fra i partiti ing!eai, senza ca.fionare, con lo scisma ne! Gabinetto, un cl.isorientamento fatale nel Parlamento e nel Paese che, più d~ogni altra cos.a, avrebbe :ncoragi..ato la Germania a far pr-~cipitare la guerra. Sir Edward è convinto che a Berlino - non tauto cl.al Kaiser e cl.al GoYerno quanto dallo Stato Maggiore, che era il vero sovrano. si venne a decidere la guerra e l'invasione del Belgio precisamente perchè si pensava che, data la volontà di pace nei partiti inglesi, data la scissione in questi di fronte alla guerra., data la questione irlandese, l'Inghilterra non aVJ·ehbe pot'uto interTe-nire efficacemente in tempo. Com~ si vede. precisamente quella fu la mossa più risoluta che nelPopinione di alcuni an:ebbe potuto .1rrestar la Germania sui fa. tale declivio; nell'opinione di altri poteva non solo non avrebbe voluto, ma non avrebbe potuto intervenire e, in ogni caso, non avrebavere un risultato perfettamente opposto. Sir Edward può legittimamente rivendicare ;i merito di aver fatto ogni sforzo per la pace e di aver evitato errori che, dato che la guerra scoppiasse nonostante ogni suo sforzo in contrario, potevano dividere il Paese e comprometterne irrimediabilmente l'avvenire. Un'altra rivelazione - di carattere non meno che di cose - di questi due volumi ri• guarda il tentativo di paoe compiuto da Wilson nel 1916. Nel febbraio 1916 Wilson, per mezzo del colonnello House, si dichiarò pronto, ove Inghilterra e Francia dichiarassero j] n101nento opportuno~ a proporre una Confe• renza per metter fine alla guerra e a far entrare gli. Stati Uniti in gn~rra. se gli _illeati aderissero e la Germania rifiutasse. Gli Stati Unili. avrebbero insistito sulla !"estaurazione della indipendenza belga, su!Ja restituzione dell'Alsazia-Lorena aUa Franci,1 e su uno sbocco della Russia sul mare: la perdita dell'Als.azia-Lore1rn da con1pensarsi alla Germania mediante concessioni• territoriali extraeuropee. Questo passo di Wilson metteva Grey nella necessità di consultars:i con gli, altri alleati e creava per lui un grave diÌe1nma: poteva l'Inghilterra, che non ave,·a .ancora incomiT..ci::::.toil suo grande- sforzo guerresco e stava ancora organiz?..ando i suoi. esercit.ii far pesare la propria autorità .-!al Lato della pace nel mentre Francia e R1...1ssiaerano già dur.1mente provate e nel mentre si sr.atenava l"artacco tedesco su Verduu? D'altra pa,te il non parlarne affatto alla Francia, cre"ava il pencolo che se 1-ecose volgessero anche più decisamente in peggio, la Francia pot~sse rimproverare .al1' Inghilterra di non averle in tempo rivelata questa via di salvezza. Grey decise di comunicar la cosa a Briand, lasciando .agli alleati di decidere. E Briand non credette 1J.em1neno necessari,o prender la proposta in considerazione. Occorre dir per altro subito che, come Grey allora non sapeva e come egli no.a meno di noi tutti sa soltanto ora, b. proposta di Wilsou era già diventata .antiquata pdrna del dicembre 1916, pel fatto che il Governo tedesco, venuto a sapere dell'idea di Wilson, mise innanzi tali idee e condizioni di pd.Ce. da persuadet~ il Presidente che anche il sno 1ninimum, sine qua non di una pace giusta non avrebbe potuto attn.arsi senza vittoria decish·a. La guerra sottomarina e gli incidenti con gli Stati Uniti non possono aver fatto ahro che accentuare in Wilson la convi,nzione così già formatasi che anche gli Stati Uniti non avrebbern potuto cooperare alla pace che scende"d~ in

campo con tutte le loro ri•or!C. L'i<lea della pace giusta senza vittoria non tramontava per epera di Grey e di Briand, ma per opera della stessa Germania, di cui Grey e i ministri al• leali. intesero fin dall'inizio ]o spirito assai meglio di Wilson. Un altro pnnto import.ante di queste Memori{, e d1c conf('rma tra_gicamenle Ja verirt.à d~Ue paure in base alle quali, Grey e la Francia f f'Ccro tante cri.tic.ate concessioni aUa Russia prima e durante la guerra, è quello che riguarda la spedizione dei Dardanelli, intrapresa per i111pedire che la Russia fosse tagliala fuori da ogui comunicazione con gli Alleati d'occidente e che per poco non riusci. Nulla, secondo Grey, contribui a pervertire ~ se~so dei valori strategici quanto le operaz1om cle1 Dardanelli. Se si fosse accettala la coopcr.azione greca e se, in seguito .a villo• riose operazioni n1i]itari ..navaJi greche e bri• tanniche Costantinopoli fosse caduta in mani alleate, l'effetto in Russia sarebbe stato disaotroso e non è facile veder limiti alla caLaotrofe che ne sarebbe segnha. « ... Il fatto che divenne necessario concludere un trattato 1egrcto con la Russia promettentele Costanti11opoli in caso di viuoriia nostra, dice da sè la gravità della situazione ». E quel che Grey dice di questo trattato segreto vale di tutti gli altri conclusi nel mentre egli era al « Forei1gn Office »: egli par.agona la loro accettazione a!r a_ccettazio,ne dell' impiego dei gas asfìsei.anti: non e era scelta; erano atti di guerr.n necessari a in1pedire che chi poteva essere con l'Intesa non passasse dalla parte degli Imperi Centrali; La scelta era tra il pagare il prezzo richiesto da chi a tal prezzo soltanto era pronto a scendere in campo con l'Intesa e il veder costui andar ad aumentare le Gchiere del già formidabile e soverchiante nemico. Era assurdo, ad es., sperar di tener fuori della lotta la Turchia, che era già venduta alla Germania, e la Bulgaria, che era eonvinta che il Kaiser stava vincendo; o penoare che la Grecia potesse astenersi dal se- !':llÌr l'esempio bulgaro solo in omaggio agli iniziali fini di guerra dell'Inghilterra e della Francia. « È patetico - osserva Grey commentando le critiche della sua politica balcanica falli La: la Turchia schierarsi con gli Imperi Centrali e la Bulgaria che ne segue l'esempio più tardi - il constatare la fede die molti hanno nella capacità delle parole a compensare gti, effetti delle sconfitte militari! ». Il fatto si è che i successi e gli inmceessi diplomatici dell'Intesa coi popoLi e eoi Governi balcanici non facevano che seguire e riflettere le vicende or favorevoli or contrarie della guerra combattuta. Non inferiore in peso ai più interessanti capitoli di quest'opera è l'ultimo, che ne è in ispirito l'epilogo e che riassume quella che aer Lord Grey è la suprema lezione di cose che per tutti scaturisce dalla grande guerra. « Una lezione si è che noi non dobbiamo impegnardi, ad osservare alcuna rego1' di guerra, ehe gli altri firmatari non s'impegnino a far rispettare, se occorre, con la forza, contro chi la vioLi. È irragionevole vincolars:i a rispettar ■orme che altri può "1iolare con impunità ». La principale lezione, per altro, si è che • fino a che durino le diffidenze e le paure ohe trovano esnressione nella formazione di eontraStanti si;temi d' alleanze, è presto o tardi inevitabile che cbi teme che un dato equilibrio si sposti a suo svantaggio e si crede capace di ciò impedire reputandosi meglio armato deglti altri, provochi o si lasci in• durre a provocare una guerra « difensiva l>. Ciò che spiega perchè Lord Grey è un entu- ~iasLa fautore della Lega delle Nazioni, perchè solo per questa via si può impedire che l'Europa si divida dli, bel nuovo in due opposti campi armati. La Lega è per Lord Grcy assai più che un mero ozioso e inutile Areopago, quale piace far credere che sia a!i, Cippico, ai Coppola e a tanti altri parvenus del nostro policantismo. La Lega è il prodotto e l'espressione del fatto che l'Europa non basta più a sè stessa nè politicamente, nè militar• mente; che nessuna coalizione di Stati europei basLa più a sopraffarne un'altra o ad evitar d'esser sopraffatta senza potersi appoggiare economicamente e politicamente al mondo transoceanico, che è orma.li.idestinato ad esser sempre più arbitro delle contese ev.ro1,ce; e che la scelta per l'Europa e per vgni suo Stato nor.. è più tr.a la rassegnazione allo stattL quo e una guerra Jiberatrice, mo. tra la graduale pacifica consensuale altera- «ione in meglio dello statu quo e la catastrofe della camune civiltà. La Lega è insomma la espressione deIJa necessità di scegliere tra la guerra e l'anarchia, che è rovina per tutti e Ja consultazione e cooperazione reciproca. Non è imposta dall'alto; emerge dall'intero processo storico mondiale, che dice alle nazioni tutte con le parole di Lord Grey: imparare o perire. Ecco, in concisissimo riassunto, il contenuto di queste iJdeniorie, che, se certo non ci rivelano una stella di prima grandezza nel mondo della diplomazia, ci rivelano però un uomo onesto, un idealista senza illusioni, che scrive non per difendersi, ma per dire in base a qu.ale visione d'una situa:dione e a quali peniilieri egli prese le sue decisioni e per moitrare che egli non agì che dopo aver pesati vantaggi e svantaggi d'ogni r.agionevole alLA R I\ OLUZlùl\.E LIBERALE ~ibilj e a mani n,~tt~ e senza gravi peccati di omifsione e di r.ommi&sione; e riosd a fare in modo rhc, fino a rhe Ja direzione <l<"lla poljti.ca estf'ra rima~<' neJJe sue maoi, essa aia rimasta d<·ima deJle piu nohiJi tradizioni liberali ingfeai. Quale disastro che ess.a non sia. Htata ne1Je sue mani nei mesi fortunosi in ,·u i veniva preparato il Trattato di Ycrsai!Jcs! Ben possiamo comprendere <>hei due anni in cni J.a politica estera fu tenuta da Lloyd George abbi.ano suscitato in Lord Grcy rr indignazione e dispera.rione quale io non riuscii a provare neL caso rii a1n111altro Governo britannfr.o "· ANGELO t,RESf't. Twl"nty-fi,vP- yeo.r:1: 1892-1916, by Viscount GIW' OJ FAr,LOOO'l', G. K.., 2 \-oli,. /Hodder aod ~toaploo,,. 42 -.hillin1.11, net. ternativa e, dopo questo rnnfronto e calrolo, agì risol11Lamente. Lord Gn·y !'i appar<• <'8· senzialmenle come un uomo <-hc pref Pria<'e che Je decisioni siano imposte ,1ua~i dagli ~venti pili che cercate e C'lic è pili si<'uro n<'I dir di no che nel dir di sì, nel vt'drr cii, eh,· non conviene pil, <'hc non <'iÒche si deve o si dovrebbe fare. Vi sono alcuni dNti di f,ord Grey c-he sono in sè risposte a 1'-zioni <li crj. lici e <·hr· ne fanno un esempl.ar<' di poJitira <tntim<tchiavellica. Ad es.: " la difli<'oftà non sta nel dire il vero, ma ncJ riuscire a farlo crcden· tale». Ovvero: « Che cos'è la diplomazia? O non v'è simiJ cosa o è qualcosa che esisle in ogni sorta di relazioni um.ane, in relazioni tra uomini d'affari, tra imprenditori e tr(L(l,•-unious, ecc. J~ chiamata diplomazia quando i Governi, che sono i C....omitatiesccu• tivi deUc rispellivc nazioni, trattano tra ùi loro, pcrchè allora rivest~ certe forme. I ravprescntanti dei Governi si chiamano Eccel- .lenza, ecc., n1a il gjuoco a cui giuocano è essenzialmente lo slesso che se si chiamassero Toro, Jim od Harry. L'uomo onesto è onesto in diplomazia come io affari; il disonesto non sarà più onesto nella nuova che neJla antica diploma2Jia ... ». TRE PARTITI Diremo che Sir Edward Grcy non commise, date le informazioni che egli possedeva, errori'? No; egli stesso francamente ammette più volte di esser stato relutLante a credere il peggjo; cd è notevole in lui una eccessiva n1.anca.nza di curiosità circa le situazioni mi. litari; ad es., avendo inaugurato le conversazioni militar-i e navali con la Francia e la Russia, non si curò punto di saperne i risul• Lati. Si direbbe che egli agisse sempre in base .al principio che una voilta che un ministro degJ i Esteri è sicuro d'avere i 1nigliori consiglieri militari a portala di mano ed ha affidato ad essi: dati còmpiti, il suo dovere è di aver ·fiducia -in essi 6.uo a prova contrari.a e di non intrudersi nelle loro faccende_ Incidentalmente la « passività » che in Grey sembra prevalere, di fronte alle situazioni, sulla <.< j-niziativa » per dominarle, passività che lo mette in tanto contrasto con Churchill e Lloyd George e che pare e forse è in gran parte dovuta .a temperamento e a tradizione domestica (Grey è di una storica famiglia ')Vhig) si dimostra coincidente con quello che è un atteggiamento quasi coslanle dell' Inghilterra in politica estera e che riesce spesso sconcertante .ai continentali. Anche ultimamente a Ginevra, ad esempio, la delegazione britannica apparve puramenÌ:e critica, negativa, quasi ostruzionista in confronto, ad es., della francese. Ma per chi si sia avvezzo alla atmosfera storica e allo spirito liberale inglese, ciò è più apparenza che realtà. Gli è che gli uomini di Stato inglese preferiscono andare ai convegni internazionali con la mente aperta, più disposta a sentir gli altri e a modificare i suggerjmenti altrui che a metterne innanzi di proprii: è preoccupat.a che si f.accia poco e sicuramente, che molto, in .apparenza, n1a in n1odo vago e instabile: è i] metodo che gli Inglesi, applicano in casa propria e che, a quanto pare, ha fin qui dato ottimi risultati. Studiate Burke e Gladstone e troverete che è cosi. Lord Grey non ha fatto che coutinuar questa tradizione. Quello che a pubblicisti e uomini, di Stato continentali, .avvezzi a politiche estere dirette da Cancelliere e Corti libere da inframmettenze parlament.ari e i·ntolleranti• di esse e q·uindi libere di intrigare e f.ar piani complicati a lunga scadenza, pare, da parte del « Fore:ign Office» un'oculata, lungiveggente, satanica astuzia machiavellica, Lord Grey ci presenta con1e accumulata esperienza ed attitudine empirica a risolvere ogni giorno i problemi della giornata. Pur essendo vero che è minima la parte del pubblico itrglese che si occupa di politica estera, è anche vero che iJ, ministro degli Affari esteri, in un paese a libera stampa <! senza coscrizione di sorta, non può, qualunque sia il suo cliscgno•, sperar d~ attuarlo, che se riesce a giustificarlo a' suoi colleghi, che sono in più diretto rapporto cot Parlan1ento e col Paese e se questi riescono a mantenere e a cattivare per esso il favore dell'opinione pubblica. Non solo; dato l'alternarsi dei partiti al potere, egli non può coltivare che direttive che anche i suoi successori non oseranno interrompere e sconfessare e, presumibilmente non potranno non perseguire pur essi•. V'è di più. Dato un lm• pero vasto come il britannico, vasto oltre ogni concepibile amhizi-0ne e suscettibile di suscitar n1olte gelosie, un ministro degli' Esteri, specie se liberale, è naturalmente tratto a.cl intuire che il miglior modo di consolidarlo e conservarlo è quello di conservar la pace e che il miglior modo di conservar la pace è quello di favorire e non ostruire le giuste aspirazioni ed esigenze di altri popoli, quello di .ascoltare invece di esser sordi, quello, occorrendo, di dar l'esempio in tempo di savie rinuncic, guadagnando in influenza quel che si deve rinunci.are in potenza. Ecco perché le Memorie di Lord Crey sono non mere Memorie, nt.a anche preziosi insc. gnamenti ed eseinpio di rara rettitudine po• litica. Lord Grey non riuscì, nonostante ogni sno sforzo, ad eritare la guerra, ma riuscì .:i far s1 che 11 suo Paese cnlra.sse in guc:rr.a, ~piritualmentc, nelle ndgliori ccn<lizioni poe. Cun questo articolo di (,. Mazzali vogliamo aprire una discu.'lsionP, non concluderl,a,. Al. cune aff Prniazioni dr>l nostro amko sono cer• tamente discutibili: per es., la profezia ,ull' avvenire del ,nassimalisrno e l' affennazionP che il partito coniunista non ha seguito. Se si vuol stare ai fatti bisogna convenire chP. oggi il partito comunista è assai più forte del rnassimalista, che in troppe provincie si ri. duce a rappresentare situazioni personali. J l fatto stesso che il comunisnw sia trattato conie tui movimento illegale polarizza verso il conuinis,no niolti com.battenti. Invece è vero che tutti e tre i partiti socialisti sono in crisi, che sa, tutti e tre incombe il pericolo del nullismo diciannovista e che specialmente tra niassimalisti e unitari il bisogno di rinaovCLrei quadri è sempre più urgente. Ma il nostro pensiero su questo argomento conie in complesso sull'avvenire del movim.enlo politico del proletariato lo direnio a discussione conclusa. Ritorna Jn discussione il tema dell'unità socialista. Vecchio tema e vecchie variazionL Già ne accennò ]'Avanti! dopo la marcia su Roma in alcune nçte tematiche. Già ne approfondì il significato e ne fissò i termini concreti, politici, l'on. Treves in Critica So. ciale. Ora l.a Sezione unitaria di Torino vota un ordine del giorno per la fusione pura e semplice cli unitari e massimalisti. E c'è già chi parla di Comitati operai che sorgerebbero nei centri di provincia per attuare dal basso una unica org.ani.-J:z..azionesocialista. Stati d'animo più che matw·azione di coscienze. Mor• morazioni più che fatti concreti. La politica può essere anche sentimento, non potrà mai essere 1a proiezione di un vago, indefinito, inesprimibile sentimentalismo. Giustizia e Avanti! battagliano intanto con grande impegno. Ma esistono in Italia le cond-izioni obiettive dell'unità socialista? Noi crediamo cbe no. Storicamente, il problema non esiste. Un paese che non ha una sua esperienza socialista, non può presumere di avere saggiato sul terreno deJla realtà storica le varie scuole che si contendono la retta interpretazione della dottrina marxista nè di essere in grado di giudicare a quale tendenza spetti il crisma della verità e il premio della fiducia alla Tertulliano. Il movimento socialista italiano più che un.a spontanea germinazione dell'ambiente italiano fu una importazione e una imposi• zione. Si cominciò a parlare di socialismo e a richiamarsi al filosofo di Treviri prima ancora che si saldassero quelle congiunture economico-politiche che sole permettono la formazione di un proletariato e di un partito socialista di classe. La storia dei fasci italiani e della nnsorgenza anticrispina dimostra la inconsistenza programmaùca del primitivo socialismo italiano, la .inattualità dei problen1i che pose al suo sorgere, la imprepara• zionc dcg]i uomini chiamati a interpretare e condurre il movimento. Il socialismo politico che prefazionò (e non segui) il movimento sindacale, o fu clientela di avvocati e circolo elettorale o non fu. La ideologia in cu·i fi inquadr.ava era quella vittorughian.n. Socialisti, anarchici, sindac.a]i.sti erano tante appea<lici del qemocraticismo cavallottiano. Era, insomma, il socialismo italiano fino alla guerra di Libia, un movimento sul proletariato e non del proletariato. In esso si accomodarono tutti quei giov:1ni irrequieti che abbisognavano d'una qua~ lunque sistemazione. Ad esso aderirono tutti quei professionisti che da un cristianesimo male digerito appresero la pjetà per i poveri. Non fu risultato di sforzi, ma sintesi di combinazioni. Non fu coscien7.a, ma rnalesse;c spirituale. Fu posit.ivist.a, non marxista, anticlericale perchè autireligioso, partecipazionista e dunque anticlassista. Si pensi che al Congresso di Modena, dopo ben nove anni dalla formulaz,ione dottrinai-ia di Genova una mozione presentata da Turati e Treve; e affe~manle « non potere e non doi\'ere più oltre il gruppo parlamentare socialista sostenere si.steniaticaniente coi propri voti l'at• tua.le gabinetto », raccoglieva la metà dei voti dei congressisti. Il che dimostra - a contare prni i voti affermatisi su la destra di Bissolati - che la maggioranza del Partito non era composto di socialisti. Le eccezioni non con.tana. Semmai confermano la regola. La fr.az10ne rivoluzionaria, ad eccezione di Lazzari e qualcun altro, rimaneva inchiodata a una questione t::tttica e non metodolo"·ica: era forse fourierista, non rivoluzionaria. ~Pc::n• ~2.te .al Lcrd.3, per esempio, che soon.ava e p3.rl~vu quctidi.anamenle di rivolnzion~, mcatre - come s'è poi visto al Congreso di -\ncona - era un democratico imbibito di ~to proudhoni,ano. La ~te8sa reazjone hJanquista jniziat.a e ron.• dotLa da Mussolinj al C..ongreuo di Regg:io EmiJia, bervi più ad ooCUrare ehe a chiarire i1 pen~if-ro socia]ist.a, più a confondere che a precisare La fisionomia del Partito. Il blaoquismo infatti - se inteso nella sua eaaenza e riportato alle sue origini - è una derivazione esasperala del liberalismo e una interpretazione metodologir·a ,iffatto oripnale dei valori poili da]la rivoluzione americana prima~ da quella francese poi. Un tentativo serio di enucleare un pensiero socialista italiano. fu fatto, con la Avanguardia, da Arturo Labriola cd Enrico Leone. Ma fu sterile di ri6Ultati forae perchè in .anticipo e perchè, ro• munque, per i modi e le forme del propr10 procedere, inattuale. Il periodo della metodica eJ.ahorazionc e0cialista ( quello della Critica Sociale fu di volgarizzazione, così come quello della rivista Socialismo <li Enrico Ferri fu di trasposizione e di confusione) si inizia con !'Ordir.P .V,wvo di Antonio Gramsci, il quale se:,pe far tesoro degli insegnamenti del Kautskr della prima maniera, degli appunti di A.otonio Labriola, delle critiche di Croce e della revisione di Sorel. Si ha un bel dire: ma è proprio colla fronda torinese che il marxismo in Italia è mto e studiato e applicato ai fenomeni soci.ali. Ma dall'Ordine Nuovo di prima della costituzione del Partito comuni.sta ad oggi noc si è fatto un passo innanzi. Le nostre idee. in materia di metodo e di tattica, sono rima;te al 1920. Su nessuna delle questioni fondamentali del divenire proletario si ebbero tesi degi.e cli rilievo. Lo stesso contributo di esperieru:a e ili dottrina che Lenin - con la ~ua organica e in certo senso geniale interpretazione della attuale fase imperialistica del capitalismo, con le sue formulazioni sul problema agrario, su la questione nazionale, su la tat• tica rivoluzionaria, ecc. - recò al ma.rxi.sm.o quasi completandolo e aggiornandolo, noa venne dai socialisti italiani verificato al lume degli ultimi accadimenti e quindi discllS&O minutamente per essere poi o accettato o negato. Così che gli aY-venimenti precipitand0:- i socialisti furono costretti ad agi.re senza i:,0.- pere come, senza averne i mezzi, senza aYerne predisposti gli animi. La scissione di Livorno (1921) avvenne quando non esisteva piò alcuna possibilità rivoluzionaria. E quella ,ti Roma (ottobre 1922) quando di collaborazione socialista nes uno voleva più sentire parlare. Seguì poi il fascismo, e Ja necessità di una tattica difensiva non permise l'approfondimento dei dubbi che sono nel marxismo otilato dai positivisti, nè la costruzione di un.a forma mentis refrattari.a ad ogni adescamento e repellente ad ogni ideologia democratica. Il fatto stesso - non smentibile - che noa pochi capi socialisti non avessero, fino .al gennaio di quest'anno, capito jl fascismo al ~unto da considerarlo o un problema di pobz1a o una questione di gabinetto, dice tut~ la inconsistenza strutturale e mentale del soci:iliamo itali.ano, tuttora pregno di formuJe <li scarsa vitalità e preda dj errori. . Ora, p~rch_è l'unità socialista fo5se p068.lbilc e qumdi doverosa, occorrerebbe cl,,, il processo di reYisione e di chiarificazione fos..,e terminato, mentre è ancora in sviluppo~ e che, questo che attraversi.amo, fosse un mon1ento di realizzazione e non di formazione. La permanenza dei tre partiti e delle polc1nicbe di metodo e di tattica che ne con..~- guono, è iov&:e indispensabile ana chiarificazione prima, alla fissazione poi del nucleo ch_e dov~·à in_ccn_trare e guidare le masse vpcr.a:1e. Gh un1tar1, non si sa bene ancora che cosa effettivan1ente siano. Non possono essere un partito riformista, se la guerra ha dist~utto_ il margine di cui la civiltà capitalistica s1 valeva per ccncedere al proletariato in ascesa mighor.amenti salariali e istituti oO• ciali. Non possono essere - se non nelle i.ot:uzi?ni, un partito coU.aborazionista se, p& 1 oggL e forse anche per il domani, non c'è uè ci sarà luogo a collaborazioni di sorta,_ Dovrebbero essere, dovrebbero avere il cor~ggio_ di essere ... quello che son.o: un p.&T- °:to ~1 :o?servazione democratica, una spe-- c1e ~' s1mstra della classe capitalistica. ila pel'Slstono nella insincerità dettata d«Ufl ognora ritornante nostalgia socialista. 31 P:!rtito ni.assi1nalistn il qu.alc vuole ·1.:li-

b sere, e finirà per essere, la vera originale espressione politica della classe proletaria lta]ian.a, è ancor.a senza internazionale e popolato d.a spanlli gruppelli che lo vorrebbero trascinare a destra o a sinistra. Resiste e dw·a, è vero, pur senza grandi mezzi e senza grandi nomi. Ciò che 1esl imonia che ha una funzione, un cò1npilo, una missione. E che vincerà: perchè meglio risponde, pur così rnm 'è, alle car.atleristiche del nostro proletariato, perchè in esso sono, ronlenute tutte le attitudini socinlisticamente novatrici, per• ehè :infine la dottrina che va delineando si iUnmina delle più dolorose esperienze. Rf".,stano i comunisti. Ma si vorrà forse dire che sono I.a ossificazione delJa logica e che in essi si esaurisce il pensiero, socialista? Mai pii1. Siccome importata e affatto adattata alla realtà italiana, la loro organizzazione è destinata o a tra1nutarsi o a scomparire. La loro politica è tutta una contraddizione. Dovendo, ad un tempo, rispondere agli imperativi della dottrina e obbedire alle necessità statali delJa Russia, usa-no una strateg;ia politica che sarà benissimo machiavel- ]ica o lenlniana, nia non è certo conseguente e fertile. Le masse non I.a posso,no - fortunate loro! - caoire. Le parole d'~rdinc dei comun1stt - rispondendo a una necessità interna di frazione e mai rjsultando 1a espressione sintetica di un modo realistico di concepire la vita sociale - non vengono accolte, nemmeno per dovere di disciplina, cl.agli stessi inscritti al partito. Stambureggiate sui giornali e urlate ai venti, lasciano sempre il tempo che trovano, mai incidendo una situazione, mai illuminando una 1nente, mai suscitando una volontà. Il contatto con le masse - come riconoscono i capi della sinistra napoletana - e il lanci.amento intensivo delle parole d'ordine assicurato dall'Esecutivo centrale, sono delle Crasi alle quali, più che una dissertazione, possono rispondere, e come r'..~pondono !, i risultati. Adesso è di mod.a il leninismo e la bolscevizzazione come ultimo portato ,:!ella scienza organizza riva comunista: ma Bordiga denuncia in questo preteso rafforzamento cristallizzazione e immobilizza- .olone. La Babele ha dunque i suoi tentacoli anche tra i ca-munisti, nè, per ora almeno, è dato sapere quando e come il vento della disputa frazionista si tacerà. Questo pertanto è certo: che i comunisti, nel Paese, hanno pochissimo seguito, nè potranno conquistarne molto di più in avvenire. Così che l'uni 1~0 partito che possa vantaggiosamente raccogliere in prosieguo di tempo - e non le tradizioni gloriose aiutando, chè queste se mai pesano tanto al passivo quanto all'attivo - è quello massimalista, il quale, facendo propria, meglio vivendola, la concezione rivoluzionaria intransigente, può effettivamente ad• destrare le masse alla conquista del potere. Ma a patto di rimanere sè stesso, di giun• gere a una sempre maggiore coscienza della prop_ria necessità strumentale, di uscire dal tumulto delle chiacchiere per giungere a. una più chiara consapevolezza e al do,minio 1.!0scientè di sè e delle forze con cui manovrare, di darsi una più precisa e resistente concezione storica. A J:\atto, insomma, di non fondersi e di non confondersi, nè a de• J•tra nè a sinistra. Una fusione, oggi, fern1el'ehhe il corso della chiarificazione, nè dimostrerebbe quale dei tre aggrupamenti politi-ci :..;.bhi.aragione di vivere e di vincere. Diso~ rienterebhe anche gli orientati:, chè siamo .ancor.a in periodo ili critica e di propaganda. Contrariamente a quanto può sembrare, il proletariato comincia solo ad.esso .ad avere cognizione di m~rx.iGmo e di sociaìisrno, a rivedere il passato, a meditare su gli accadi• menti, a intendere i] senso della missione ad caso affidata. Jl socialismo italiano, che sino a poco tempo fa si nutri delle briciole di taÌte Je cadenti ideologie borghesi, solo adesso tenta di saldamente inserirsi nella con• cezio•ne marxiana e di vigorosamente marciare in opposizione .a tutte le costruzioni di pensiero che lo tennero pr-igioniero. Le polemiche si fanno sempre più aspre? Ma anche nell'arte dell'aggettivare preval- ;:?;0nosempre i più forti~ i pili consci. Senza poi contare che una_ cln.sse che si pennette il lusso di manQlVrare contro partiti, è una. classe in crisi di crescenza e non <li sfasciamento. ·D'altra parte, se è vero che la tripartizione delle for,e socialiste esiste soJo in Italia, non è meno vero che l'Italia, oggi, - e purtroppo per noi! - v.a attuando metodi e forme di reggimento· politico che negano I.a natura storica dello Stato liberale nel momento istesso che vorrebbero rivalu~ tarne la struttura costituzionale. Io capisco che le borghesie di tutti gli Stati 6 nardino con trepida attenzione all'esperienza italiana su le forme della cni stabilizwzioce è azzardato anticipare conclusioni critiche. Ma anche capisco che terza e seconda Internazionale guardino-ai partiti operai italiani con grande ansia e con profonda consider..azione, aeguendo attimo per attimo lo svolgerei delle rispettive attività di pensiero <, di azione. Dal modo, di essere, di comportan,i e di reagire del socialismo italiano, si .avvantaggi.a tutto il mov,Ìmento proletario inLA RIVOLUZIONE LIBERALI; tcrnazion.ale. L'esperienza che il fascismo compie - e cbe è bene si compia - richiede neUc classi lavoratrici una più sc,altrha scnfiibilità politica, un più affinato jntuito sto· rico e una acciajata ros<"jenz.aumana. I vec- "hi schemi bastano a contenere la piena degli insegnamenti che scaturjscono cl.alla presente fase dell'evoluzione capitalistica? Le vecchie distinzioni sono sufficienti a catalogare cd esp1·imere le tendenze spirituali che si. spriµ_ionanu dal te1ssuto dei nuovi rapporti sociali che 1a reazione imperante viene tea• serrò.o? Sono questi problemi di capitale importanz.a, eh<-"vanno posti come pregiudiziale in ogni &'uo]a revjsionisl icu del socialismo, e dalle cuj risposlc e soluzioni dipende, deve dip"ndcre il nuovo atteggiarsi e schiernrsi del 1-,ocialismo e il nuovo attrezz.arsj deUe organizzazioni poJiLicbc che dall'urgenza socialista si clinarlono. Noi rin;aniamo attaccati al nucJeo essenziale della prassi marxista. E appunto per quesLo riteniamo, fuori e contro ogni dogma, che la filosofi,a poli tira riel proletariato debba nutrjrsi c fortificarsi anche rlegJi imprev:isti eontcnutì n~J movimento fascista e dej risultati dd lacerante processo di disintegrazione e Jj nucccssjv,a ricostituzione che affatica e torm,·nla la socie! à. Il problema della unri.tà so<·ialista è quindi immaturo nè può essere rjsoJ10 che a posteriori, a conquista avvenuta, cioè, di nuove verità. Porlo oggi, e, queol che è peµ;gio, proporsi <li risolverlo senz'altro, è un tradire, aia pure per troppo an1on·, ]a causa <'he si intende servire. Oggi, solo in una preoccopa,-;ione si deve essere uniti: nell'asseconda1·c jn tutti i mo<Ji i! faticoso travaglio <le] socialismo perchè si evolva verso nna conccz·ionc sempre pil'1 rigida, or• g.anica ed armonica cieJ auo còmpito storico. Naturalmente'. mai dirnenticando Ja prassi che discende dall'esempio offerto <la quel popoìo -- rubo a Cattaneo - innalzante su le ruine la sacl'a <·ittà: Una nianu faciebat opus el ail<'ra tenebclt gladium. Pensare e combattere. Co.i,trnire e difendersi. Gumo MAZZALJ. Risorgimento PETRUCCELLI DELLA GA1TINA L'insorto. Chi legga ne Le nolli degli emigrati a. Londra (Milano, Treves, 1872) i] Marchese di Tregle, avrà la chiave della costante disposizione d'animo scettica del barone Ferdinando Petruccelli della Gattina. È il racconto delle peripezie occorse ad un insorto czlabresc del 1848 per sfuggire ag)i artigli della polizia borbonica. In conf ron lo dei due precedenti racconti riguardanti 1\mo l'Ungbe,:i.a del 1848 elettrizzata da Petofi e guidata ali.a guerra insurrezionale da Kossuth, l'altro l'insurrezione polacca del 1863 contro la Russia, entrambi improntati a sentimenti drainmatiai ed eroici; quello riguardante l'insurrezione italiana del 1848, il ricordato Marchese di Tregle si d-istingue per il grottesco di cui è pervaso. Tanto gli insorti che i soldati borbonici risultano degni di far parte dei corpi armati del generai Corn, con tanta arguzia d.al Leopardi immortalati nella sua Batracomiomachia; mentre la miseria morale della borghesi.a, dell'aristocrazia e della plebe è messa in evidenza nei, vari personaggi del racconto, che .appieno si b'llSta se si pensa che è in gran parte autobiografico. L'artista. Pure in gran parte autobiografico pensi.amo che sia il romanzo Il sorbetto della regm.ci •(Milano, Politti, 1872): una mancini.ana pittura della Napoili dei tempi di Re Bomba " della Regina Carolina, in cui il seminarista e poi studente di medicina Ferdinando Petruccelli, ebbe a vivere. Forse, se ricordiamo quel che della gioventù del proprio marito ha lasciato scritto la moglie Maude, la Lena amata dallo studente e poi medico di Corte Bruto., non è improbabile che si.a tutt'una cosa coll'ignota Mariannina, oggetto dell'amore dell'allievo dei RR. PP. Gesuiti; quanto è probabile che sotto le spoglie del dottor Tibia, ~i.a nascosta la reaJe figura dello zio materno, l'ex-prete dottor Francesco, che voleva .a<l ogni costo avviarlo a'ila carriera ecclesiastica. L'anticlericale. Pur tuttavia, anche soltanto come descrizione ambientale, il Sorbetto e le Notti discretan1ente illuminano la .complessa figura del Petruccelli, e spiegano la cocente necessità da lui provata di ribellarsi alle costrizione imp-o6tegli cl.alla famiglia. La violenta ribellione opposta ai famigliari per non farsi prete, dovrà lasciare una pro• fonda tracci.a nel suo spirito, determinando il passion.ato ed esorbitante anticlericalismo della Storia segreta dei Conclavi e della Storia arcana del Pontificato di Leone XI!, Gregorio XVI e Pio JX (Milano, Colombo, 1861); quanto la personale libertà improvvisamente ed impreparatamente acquistata con que. st'atto di ribellione l'ha forse fatto cadere nella licenza dei bagordi e delle gozzoviglie del bel mondo,, col qu.ale, per re sue qualità <li nobile, di giornalista, di scrittore e di uomo politico, era venuto ·a contatto. Contrariamente a quel che forse per pietà opinava la moglie, noi pensi.amo che in quegli anni, i quali vanno dall'abbandono della carriera ecclesiastica sino al ritorno in patria, in 1nczzo compresivi gli anni del forzato esilio, il Petruccelli .abbia contratto la maLattia che per tre volte l'ha poo:tato sull'orlo dell'idLOzia, scampando alla quale non gli è riuscito di scampare .alla paralisi quasi totale, e poi alla morte. N.atur.almente, accanto allle donne pubbliche o semi-tali da lui incontrate nel bel niondo durante la giovinezza e la maturità, .trovavansi gli uomùii pubblici: cioè, quanto di meglio, offriva la politica, l1'arte, l'aristocrazia e il censo. L'individualùta. È stata qneata, in mezzo alla disgrazia, la sua fortuna; poiché per merito delle accennate rclazioci le sue qualità artistiche si sono sviluppate ed acuite; quanto il ~uo or1,;oglio di nobile e d'intellettuale unito all'acquisito scetLicismo già da noi notato, han trovato le f,avorevoli condizioni per affermarsi e diven• tare ·il nucleo centrale del suo eroico individualismo, che si ritenne fortunato alJ.orchè nel Carlyle trovò il suo enunciatore e la sua filoso,fa. In <ru?sli _motivi psicologici e biografici va ce-reato l'antmus determinandi della sua atti• vità artistica, e, in parte, di quella politica. Quelh artistica raggiunse la più alta vetta di cui era suscettibile coJle ricordate Notti degli emigrati a Londru; quella politica s'espresse col costante isola1nento del Petruccelii in seno a] Pa:rlan1en.to e nell'agone giornalistico, nei confronti dei quali mai altro non fu che cclo strano personaggio che lta scritto le Memorie di Giuda)), com'ebbero i suoi contemporanei e il Croce ad appell.arlo. Il Petruccelli stesso, del resto, si compiaceva collocarsi fra gli « isolati " della Camera, non indegno terzo fra lo statista Mancini Pasquale Stanislao t" lo storico-filosofo Giuseppe Ferrari. La comp1uta espressione, tuttavia, di que• sto 'individualismo eroico, trovasi nella sua "ttività giornalistica d'essayste e di medaglionista_; condensata poi nella brochure: I mo• ribondi di Palazzo Carignano (Milano, Perelli, 1862) e nei due volumi dei Fattori e ma_lfattori della politica europea (Milano, Bngola, 1881), a forma di Pantheon sistemati, co' suoi Iddii maggiori e minori e co' suoi eroi. Il pensatore. Gli accenni fugaci ad idee trascendenti i valori individuali non sono, in questa prima epoca del sua pensiero, che dubbi e germi di futuri sviluppi. Questi dubbi e questi germ.i furono a lui suggeriti da qualcuno de' suoi biografati, e dal bisogno di sistemare i lampi delle sue intuizioni in un organico sisten1a di idee. Al diplomatico russo Gortchakoff va dato il merito d'avergli instillata questa superiore esigenza, colla sua politica panslavista, tendente a ristabiJirc, con mutato spirito e per quanto compete aUa Russia, il primiù-vo or• dinaiuen to politico e geografico delle razze sulla superficie terrestre . In virt i, di tale peL1siero il Petruccelli ( che nel secondo racconto de!Ile Notti, il Conte Giovanni Lowanowicz, aveva scritto pagine superbe contro l'assolutis1no òe' Romanoff e sull'odissea d'un inso11.o polacco esiliato e poi fuggiasco dalla Siberia) arriva a giustificare lo czarismo quale persnnificazione degli ideali ddla r.azz.a slava e quale mezzo il più acconcio perchè ] 'unificazione ài detta razza avvenga. .Il p.atl'iottismo della nazione polacca viene da lui dichiarato inconsistente e con1battuto, .:Jssegnando alla patria di Towiansky e di Mickiewicz la missione che il Piemonte ha eser~ citato in Italia durante il nostro Risorgimento: che è quella d'essere stato la regione• lievito del nazionale riscatto, la regione privilegiata in grado d~esercitare col suo esempio un am1naestramento ed un incitamento in favore della libertà. La virtù pedagogica dell' eroismo veniva pertanto trasportata dall' individuo alfa regione; anzi, alla nazione. Era uno spostarsi dal Carlyle verso Mazzini; quanto era, in un patriotta esiliato, la seconda negazione della patria, considerata oran1ai, tanto nel caso dell'Italia che in quello della Poloni.a, in funzione cli quella superiore realtà che è la razza. Effettivamente, trovandosi a Parigi ed a. Londra a contatto coi m.:'lggi-0,rui omini della politica europea, il suo orizzonte mentale .si er.a allargato, quanto l'uon10 s'era sprovincializzato in virtù della vita inondana a cui il giornalista l'obb1igava. (( In ogni ca.so noi sia.mo partigiani. di Du..r1.c..1..in >>. È un po' difficile dire se il suo professato darwJnismo è posteriore od anteriore alla ri• cordata teoria delle razze. Noi pensiamo che ~ia posteriore; che sia ~n:d una sua deriva147 zione. Certo l'acquisizione di tale teoria (che allora viventi Chamherl.ain e Gobineau, era l'ogge~to di lunghe .appassionate dis'.'°1'sion!) e nata in lui dal bisogno di orgamzz.are ;I confuso mondo delle sue jdee e di sempJj. ficare, con un sistema filoso-fico accessibile, i <'omplessi problemi della nostra storia µolitica. I suoi due volumi sulla Storia ,Le/l'Idea. Italiana (Napoli, Pas<plale, 1882) son~ i~pirati a tali esigenze, nonché a quella cli dimostrare con prove scieotifi"he la fondatezza del patriottismo italiano. Il pensatore voleva grnr,tHic.are finsorto ,;d a romantjco. Il primo di detti volumi, che va dagli iniy,i preistorici .al 1866, pjù che il secondo il qua!': va rial 1866 al 1880 ed è un voluto <:<,rollano del primo, vuol essere un'applicazione alla storia d'Italia <lelJc tre legg.i darwinian<; <lcll'Pvo-luzivne selettiva, deJl'eredita,-ietà e deUa lotta per la vita. In aggiunta ed a fianco di queste è po•'."' la legge di contraddjzionc stahiljta nel val'lb dualismo fra le forze attive e queUe negatÌ'l'e variamente impersonate jn istituti ed uomini. Ci sarebbe da chiedere in che cosa consista J'idea italiana, e come possa nascere, svolO'ersi ed affermarsi dj ·fronte alla meccanjca ~icend.a delle ricordate leggi darwiniane. Il Petruccelli non sa. altramente definirla che coll'identificarla coU'indigenato italico; vale a dire, col nucleo etnico mediterraneo appartenente alla rana indo-germanica che primo h,a abitato le contrade italiane e persistentemente ha mantenuta la sua ociginaria fisionomia fisica e politica, nonostante ]e W· vrapposizioni varie di popoli e ili istituzioni. L'iclea di cui il Petruccelli parlava era cient 'altro che una esi.'ite.r.-za, una naturale rea/!à regolata dalle sle6se leggi che il Darwin ave·,a <letto presiedere alla vita orgaruca. L' indigenato essendo, gli era giocoforza l0tt..are per la sn.a esistenza contro i nemici che di lui avrebbero desiderato trionfare, ma <'he non vi sono riuscili in '\irtl1 della E11a forte volontà di prevalere, nella lotta aiutato dalla legge àell'ereditarietà che unche delle sconfitte sapeva valersi, in suo favore utilizzando e trasformando le subite sovrapposizioni etniche e politiche, qua)ora non gli riuscisse di liberarsene e di debellarle. Per il Petruccelli il nemico più odiato della razza indigena, dopo la romana aristocrazia conquistatrice ed imperialista dcli.a quale era il successore, era il Papato. Il quale, d'origi'Ile orientale cananeo-semitica, non poteva io verun modo confondersi coll'anima indi• gena', di cui era la vivente antitesi, formando il secondo polo della ricordata legge di contraddizione, che aveva clù.amata in ausili• delle tre altre mentovate dal Darwin. Posti i termini dell'antitesi nelle due anzidette realtà naturali e storiche, ne derl'\·a che gli avvenimenti e le forze agenti dentro l'orbita dell.a storia politica italiana sono in funzione o dell'uno o dell'altro, o della Chiesa cioè, o dell'indigenato. Della prima è in funzione la razza franca alla quale il Petruccelli fa l'addebito di avere mediante l'opera dei re carlovingi, resa po&- sibile l'egemonia temporalistica dell.a Chiesa romana; del secondo è .in funzione la Germania ghibe.lliu.n e la razza di cui è la politica espressione, appunto per la comune origine indo-ge<·m..1..nica, in grazia della quale J Petruccelli non si perita d:.afferm.arc che gli no-mini de' barbarici eserciti invasori furono dai nostri lontani progenitori accolti qnali dei fratelli, nelle nostre contrade venuti per riallacciare i primitivi .legami della comu.7te origine e del sangue! Dalla scim.mi.a. a iYaomett.o. Quale conseguenza dell'applicazione di tale sistema alla storia, seguiva il denudare la storia medesima d'ogni carattere volontarieta che fosse in grado, di produrla, col naturalizzarla che faceva, e col renderla incarnazione del Fato. Era del resto la logica del determinismo a cui non poteva sottrarsi. Per il Petruccelli una conclusione di tal ratta rappresentò la terza cd ultima fase del suo scetticismo. Ad essa, che era l'esprea• sione d'una penosa situazione fisica, corri. 8pose un can1biaruento di stato d'a!Ùmo. Il quasi cieco e paralitico scrittore ed uon10 po-. litico che già aveva, in obbedienza ai suoi nuovi doveri di deputato, dovuto abbandonare la professione medica, dopo che il Governo borbonico gli aveva confiscato i beni! e che nonostante questo, anzi per tutto questo, doveva lavorare dieci e più ore al giorno • per procurare .a sè ed all,l famiglia un m.agro pane; il vcc:chio e disgraz.into infermo, dicevamo, che la benevola moglie doveva vestir" e svestire come un bambino, .avev.a suflìcient"i motivi per disperare della v:ita e per vederla cogli o-echi inquieti del pessimista. Questo per quanto rig.,,arda il movente psicologico del suo fatalismo. Il movente intellett:1.ale era anche più profondo ed altrettanto serio. Colui che soffrendo aveva sperimentata l'immaturità politica del popolo itali.ano e la frivolezza de' suoi !entimcnti, e della sua sto-ria ticrivendo aveva chiarita la grj_tu.i.tàdel suo risorgimento a nazione uniita disperava oran1ai della capacità rivoluziona: ria di tale popolo, pentito guardando il proprio passato di mazziniano e di garibaldino.

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