La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 36 - 11 ottobre 1925

campo con tutte le loro ri•or!C. L'i<lea della pace giusta senza vittoria non tramontava per epera di Grey e di Briand, ma per opera della stessa Germania, di cui Grey e i ministri al• leali. intesero fin dall'inizio ]o spirito assai meglio di Wilson. Un altro pnnto import.ante di queste Memori{, e d1c conf('rma tra_gicamenle Ja verirt.à d~Ue paure in base alle quali, Grey e la Francia f f'Ccro tante cri.tic.ate concessioni aUa Russia prima e durante la guerra, è quello che riguarda la spedizione dei Dardanelli, intrapresa per i111pedire che la Russia fosse tagliala fuori da ogui comunicazione con gli Alleati d'occidente e che per poco non riusci. Nulla, secondo Grey, contribui a pervertire ~ se~so dei valori strategici quanto le operaz1om cle1 Dardanelli. Se si fosse accettala la coopcr.azione greca e se, in seguito .a villo• riose operazioni n1i]itari ..navaJi greche e bri• tanniche Costantinopoli fosse caduta in mani alleate, l'effetto in Russia sarebbe stato disaotroso e non è facile veder limiti alla caLaotrofe che ne sarebbe segnha. « ... Il fatto che divenne necessario concludere un trattato 1egrcto con la Russia promettentele Costanti11opoli in caso di viuoriia nostra, dice da sè la gravità della situazione ». E quel che Grey dice di questo trattato segreto vale di tutti gli altri conclusi nel mentre egli era al « Forei1gn Office »: egli par.agona la loro accettazione a!r a_ccettazio,ne dell' impiego dei gas asfìsei.anti: non e era scelta; erano atti di guerr.n necessari a in1pedire che chi poteva essere con l'Intesa non passasse dalla parte degli Imperi Centrali; La scelta era tra il pagare il prezzo richiesto da chi a tal prezzo soltanto era pronto a scendere in campo con l'Intesa e il veder costui andar ad aumentare le Gchiere del già formidabile e soverchiante nemico. Era assurdo, ad es., sperar di tener fuori della lotta la Turchia, che era già venduta alla Germania, e la Bulgaria, che era eonvinta che il Kaiser stava vincendo; o penoare che la Grecia potesse astenersi dal se- !':llÌr l'esempio bulgaro solo in omaggio agli iniziali fini di guerra dell'Inghilterra e della Francia. « È patetico - osserva Grey commentando le critiche della sua politica balcanica falli La: la Turchia schierarsi con gli Imperi Centrali e la Bulgaria che ne segue l'esempio più tardi - il constatare la fede die molti hanno nella capacità delle parole a compensare gti, effetti delle sconfitte militari! ». Il fatto si è che i successi e gli inmceessi diplomatici dell'Intesa coi popoLi e eoi Governi balcanici non facevano che seguire e riflettere le vicende or favorevoli or contrarie della guerra combattuta. Non inferiore in peso ai più interessanti capitoli di quest'opera è l'ultimo, che ne è in ispirito l'epilogo e che riassume quella che aer Lord Grey è la suprema lezione di cose che per tutti scaturisce dalla grande guerra. « Una lezione si è che noi non dobbiamo impegnardi, ad osservare alcuna rego1' di guerra, ehe gli altri firmatari non s'impegnino a far rispettare, se occorre, con la forza, contro chi la vioLi. È irragionevole vincolars:i a rispettar ■orme che altri può "1iolare con impunità ». La principale lezione, per altro, si è che • fino a che durino le diffidenze e le paure ohe trovano esnressione nella formazione di eontraStanti si;temi d' alleanze, è presto o tardi inevitabile che cbi teme che un dato equilibrio si sposti a suo svantaggio e si crede capace di ciò impedire reputandosi meglio armato deglti altri, provochi o si lasci in• durre a provocare una guerra « difensiva l>. Ciò che spiega perchè Lord Grey è un entu- ~iasLa fautore della Lega delle Nazioni, perchè solo per questa via si può impedire che l'Europa si divida dli, bel nuovo in due opposti campi armati. La Lega è per Lord Grcy assai più che un mero ozioso e inutile Areopago, quale piace far credere che sia a!i, Cippico, ai Coppola e a tanti altri parvenus del nostro policantismo. La Lega è il prodotto e l'espressione del fatto che l'Europa non basta più a sè stessa nè politicamente, nè militar• mente; che nessuna coalizione di Stati europei basLa più a sopraffarne un'altra o ad evitar d'esser sopraffatta senza potersi appoggiare economicamente e politicamente al mondo transoceanico, che è orma.li.idestinato ad esser sempre più arbitro delle contese ev.ro1,ce; e che la scelta per l'Europa e per vgni suo Stato nor.. è più tr.a la rassegnazione allo stattL quo e una guerra Jiberatrice, mo. tra la graduale pacifica consensuale altera- «ione in meglio dello statu quo e la catastrofe della camune civiltà. La Lega è insomma la espressione deIJa necessità di scegliere tra la guerra e l'anarchia, che è rovina per tutti e Ja consultazione e cooperazione reciproca. Non è imposta dall'alto; emerge dall'intero processo storico mondiale, che dice alle nazioni tutte con le parole di Lord Grey: imparare o perire. Ecco, in concisissimo riassunto, il contenuto di queste iJdeniorie, che, se certo non ci rivelano una stella di prima grandezza nel mondo della diplomazia, ci rivelano però un uomo onesto, un idealista senza illusioni, che scrive non per difendersi, ma per dire in base a qu.ale visione d'una situa:dione e a quali peniilieri egli prese le sue decisioni e per moitrare che egli non agì che dopo aver pesati vantaggi e svantaggi d'ogni r.agionevole alLA R I\ OLUZlùl\.E LIBERALE ~ibilj e a mani n,~tt~ e senza gravi peccati di omifsione e di r.ommi&sione; e riosd a fare in modo rhc, fino a rhe Ja direzione <l<"lla poljti.ca estf'ra rima~<' neJJe sue maoi, essa aia rimasta d<·ima deJle piu nohiJi tradizioni liberali ingfeai. Quale disastro che ess.a non sia. Htata ne1Je sue mani nei mesi fortunosi in ,·u i veniva preparato il Trattato di Ycrsai!Jcs! Ben possiamo comprendere <>hei due anni in cni J.a politica estera fu tenuta da Lloyd George abbi.ano suscitato in Lord Grcy rr indignazione e dispera.rione quale io non riuscii a provare neL caso rii a1n111altro Governo britannfr.o "· ANGELO t,RESf't. Twl"nty-fi,vP- yeo.r:1: 1892-1916, by Viscount GIW' OJ FAr,LOOO'l', G. K.., 2 \-oli,. /Hodder aod ~toaploo,,. 42 -.hillin1.11, net. ternativa e, dopo questo rnnfronto e calrolo, agì risol11Lamente. Lord Gn·y !'i appar<• <'8· senzialmenle come un uomo <-hc pref Pria<'e che Je decisioni siano imposte ,1ua~i dagli ~venti pili che cercate e C'lic è pili si<'uro n<'I dir di no che nel dir di sì, nel vt'drr cii, eh,· non conviene pil, <'hc non <'iÒche si deve o si dovrebbe fare. Vi sono alcuni dNti di f,ord Grey c-he sono in sè risposte a 1'-zioni <li crj. lici e <·hr· ne fanno un esempl.ar<' di poJitira <tntim<tchiavellica. Ad es.: " la difli<'oftà non sta nel dire il vero, ma ncJ riuscire a farlo crcden· tale». Ovvero: « Che cos'è la diplomazia? O non v'è simiJ cosa o è qualcosa che esisle in ogni sorta di relazioni um.ane, in relazioni tra uomini d'affari, tra imprenditori e tr(L(l,•-unious, ecc. J~ chiamata diplomazia quando i Governi, che sono i C....omitatiesccu• tivi deUc rispellivc nazioni, trattano tra ùi loro, pcrchè allora rivest~ certe forme. I ravprescntanti dei Governi si chiamano Eccel- .lenza, ecc., n1a il gjuoco a cui giuocano è essenzialmente lo slesso che se si chiamassero Toro, Jim od Harry. L'uomo onesto è onesto in diplomazia come io affari; il disonesto non sarà più onesto nella nuova che neJla antica diploma2Jia ... ». TRE PARTITI Diremo che Sir Edward Grcy non commise, date le informazioni che egli possedeva, errori'? No; egli stesso francamente ammette più volte di esser stato relutLante a credere il peggjo; cd è notevole in lui una eccessiva n1.anca.nza di curiosità circa le situazioni mi. litari; ad es., avendo inaugurato le conversazioni militar-i e navali con la Francia e la Russia, non si curò punto di saperne i risul• Lati. Si direbbe che egli agisse sempre in base .al principio che una voilta che un ministro degJ i Esteri è sicuro d'avere i 1nigliori consiglieri militari a portala di mano ed ha affidato ad essi: dati còmpiti, il suo dovere è di aver ·fiducia -in essi 6.uo a prova contrari.a e di non intrudersi nelle loro faccende_ Incidentalmente la « passività » che in Grey sembra prevalere, di fronte alle situazioni, sulla <.< j-niziativa » per dominarle, passività che lo mette in tanto contrasto con Churchill e Lloyd George e che pare e forse è in gran parte dovuta .a temperamento e a tradizione domestica (Grey è di una storica famiglia ')Vhig) si dimostra coincidente con quello che è un atteggiamento quasi coslanle dell' Inghilterra in politica estera e che riesce spesso sconcertante .ai continentali. Anche ultimamente a Ginevra, ad esempio, la delegazione britannica apparve puramenÌ:e critica, negativa, quasi ostruzionista in confronto, ad es., della francese. Ma per chi si sia avvezzo alla atmosfera storica e allo spirito liberale inglese, ciò è più apparenza che realtà. Gli è che gli uomini di Stato inglese preferiscono andare ai convegni internazionali con la mente aperta, più disposta a sentir gli altri e a modificare i suggerjmenti altrui che a metterne innanzi di proprii: è preoccupat.a che si f.accia poco e sicuramente, che molto, in .apparenza, n1a in n1odo vago e instabile: è i] metodo che gli Inglesi, applicano in casa propria e che, a quanto pare, ha fin qui dato ottimi risultati. Studiate Burke e Gladstone e troverete che è cosi. Lord Grey non ha fatto che coutinuar questa tradizione. Quello che a pubblicisti e uomini, di Stato continentali, .avvezzi a politiche estere dirette da Cancelliere e Corti libere da inframmettenze parlament.ari e i·ntolleranti• di esse e q·uindi libere di intrigare e f.ar piani complicati a lunga scadenza, pare, da parte del « Fore:ign Office» un'oculata, lungiveggente, satanica astuzia machiavellica, Lord Grey ci presenta con1e accumulata esperienza ed attitudine empirica a risolvere ogni giorno i problemi della giornata. Pur essendo vero che è minima la parte del pubblico itrglese che si occupa di politica estera, è anche vero che iJ, ministro degli Affari esteri, in un paese a libera stampa <! senza coscrizione di sorta, non può, qualunque sia il suo cliscgno•, sperar d~ attuarlo, che se riesce a giustificarlo a' suoi colleghi, che sono in più diretto rapporto cot Parlan1ento e col Paese e se questi riescono a mantenere e a cattivare per esso il favore dell'opinione pubblica. Non solo; dato l'alternarsi dei partiti al potere, egli non può coltivare che direttive che anche i suoi successori non oseranno interrompere e sconfessare e, presumibilmente non potranno non perseguire pur essi•. V'è di più. Dato un lm• pero vasto come il britannico, vasto oltre ogni concepibile amhizi-0ne e suscettibile di suscitar n1olte gelosie, un ministro degli' Esteri, specie se liberale, è naturalmente tratto a.cl intuire che il miglior modo di consolidarlo e conservarlo è quello di conservar la pace e che il miglior modo di conservar la pace è quello di favorire e non ostruire le giuste aspirazioni ed esigenze di altri popoli, quello di .ascoltare invece di esser sordi, quello, occorrendo, di dar l'esempio in tempo di savie rinuncic, guadagnando in influenza quel che si deve rinunci.are in potenza. Ecco perché le Memorie di Lord Crey sono non mere Memorie, nt.a anche preziosi insc. gnamenti ed eseinpio di rara rettitudine po• litica. Lord Grey non riuscì, nonostante ogni sno sforzo, ad eritare la guerra, ma riuscì .:i far s1 che 11 suo Paese cnlra.sse in guc:rr.a, ~piritualmentc, nelle ndgliori ccn<lizioni poe. Cun questo articolo di (,. Mazzali vogliamo aprire una discu.'lsionP, non concluderl,a,. Al. cune aff Prniazioni dr>l nostro amko sono cer• tamente discutibili: per es., la profezia ,ull' avvenire del ,nassimalisrno e l' affennazionP che il partito coniunista non ha seguito. Se si vuol stare ai fatti bisogna convenire chP. oggi il partito comunista è assai più forte del rnassimalista, che in troppe provincie si ri. duce a rappresentare situazioni personali. J l fatto stesso che il comunisnw sia trattato conie tui movimento illegale polarizza verso il conuinis,no niolti com.battenti. Invece è vero che tutti e tre i partiti socialisti sono in crisi, che sa, tutti e tre incombe il pericolo del nullismo diciannovista e che specialmente tra niassimalisti e unitari il bisogno di rinaovCLrei quadri è sempre più urgente. Ma il nostro pensiero su questo argomento conie in complesso sull'avvenire del movim.enlo politico del proletariato lo direnio a discussione conclusa. Ritorna Jn discussione il tema dell'unità socialista. Vecchio tema e vecchie variazionL Già ne accennò ]'Avanti! dopo la marcia su Roma in alcune nçte tematiche. Già ne approfondì il significato e ne fissò i termini concreti, politici, l'on. Treves in Critica So. ciale. Ora l.a Sezione unitaria di Torino vota un ordine del giorno per la fusione pura e semplice cli unitari e massimalisti. E c'è già chi parla di Comitati operai che sorgerebbero nei centri di provincia per attuare dal basso una unica org.ani.-J:z..azionesocialista. Stati d'animo più che matw·azione di coscienze. Mor• morazioni più che fatti concreti. La politica può essere anche sentimento, non potrà mai essere 1a proiezione di un vago, indefinito, inesprimibile sentimentalismo. Giustizia e Avanti! battagliano intanto con grande impegno. Ma esistono in Italia le cond-izioni obiettive dell'unità socialista? Noi crediamo cbe no. Storicamente, il problema non esiste. Un paese che non ha una sua esperienza socialista, non può presumere di avere saggiato sul terreno deJla realtà storica le varie scuole che si contendono la retta interpretazione della dottrina marxista nè di essere in grado di giudicare a quale tendenza spetti il crisma della verità e il premio della fiducia alla Tertulliano. Il movimento socialista italiano più che un.a spontanea germinazione dell'ambiente italiano fu una importazione e una imposi• zione. Si cominciò a parlare di socialismo e a richiamarsi al filosofo di Treviri prima ancora che si saldassero quelle congiunture economico-politiche che sole permettono la formazione di un proletariato e di un partito socialista di classe. La storia dei fasci italiani e della nnsorgenza anticrispina dimostra la inconsistenza programmaùca del primitivo socialismo italiano, la .inattualità dei problen1i che pose al suo sorgere, la imprepara• zionc dcg]i uomini chiamati a interpretare e condurre il movimento. Il socialismo politico che prefazionò (e non segui) il movimento sindacale, o fu clientela di avvocati e circolo elettorale o non fu. La ideologia in cu·i fi inquadr.ava era quella vittorughian.n. Socialisti, anarchici, sindac.a]i.sti erano tante appea<lici del qemocraticismo cavallottiano. Era, insomma, il socialismo italiano fino alla guerra di Libia, un movimento sul proletariato e non del proletariato. In esso si accomodarono tutti quei giov:1ni irrequieti che abbisognavano d'una qua~ lunque sistemazione. Ad esso aderirono tutti quei professionisti che da un cristianesimo male digerito appresero la pjetà per i poveri. Non fu risultato di sforzi, ma sintesi di combinazioni. Non fu coscien7.a, ma rnalesse;c spirituale. Fu posit.ivist.a, non marxista, anticlericale perchè autireligioso, partecipazionista e dunque anticlassista. Si pensi che al Congresso di Modena, dopo ben nove anni dalla formulaz,ione dottrinai-ia di Genova una mozione presentata da Turati e Treve; e affe~manle « non potere e non doi\'ere più oltre il gruppo parlamentare socialista sostenere si.steniaticaniente coi propri voti l'at• tua.le gabinetto », raccoglieva la metà dei voti dei congressisti. Il che dimostra - a contare prni i voti affermatisi su la destra di Bissolati - che la maggioranza del Partito non era composto di socialisti. Le eccezioni non con.tana. Semmai confermano la regola. La fr.az10ne rivoluzionaria, ad eccezione di Lazzari e qualcun altro, rimaneva inchiodata a una questione t::tttica e non metodolo"·ica: era forse fourierista, non rivoluzionaria. ~Pc::n• ~2.te .al Lcrd.3, per esempio, che soon.ava e p3.rl~vu quctidi.anamenle di rivolnzion~, mcatre - come s'è poi visto al Congreso di -\ncona - era un democratico imbibito di ~to proudhoni,ano. La ~te8sa reazjone hJanquista jniziat.a e ron.• dotLa da Mussolinj al C..ongreuo di Regg:io EmiJia, bervi più ad ooCUrare ehe a chiarire i1 pen~if-ro socia]ist.a, più a confondere che a precisare La fisionomia del Partito. Il blaoquismo infatti - se inteso nella sua eaaenza e riportato alle sue origini - è una derivazione esasperala del liberalismo e una interpretazione metodologir·a ,iffatto oripnale dei valori poili da]la rivoluzione americana prima~ da quella francese poi. Un tentativo serio di enucleare un pensiero socialista italiano. fu fatto, con la Avanguardia, da Arturo Labriola cd Enrico Leone. Ma fu sterile di ri6Ultati forae perchè in .anticipo e perchè, ro• munque, per i modi e le forme del propr10 procedere, inattuale. Il periodo della metodica eJ.ahorazionc e0cialista ( quello della Critica Sociale fu di volgarizzazione, così come quello della rivista Socialismo <li Enrico Ferri fu di trasposizione e di confusione) si inizia con !'Ordir.P .V,wvo di Antonio Gramsci, il quale se:,pe far tesoro degli insegnamenti del Kautskr della prima maniera, degli appunti di A.otonio Labriola, delle critiche di Croce e della revisione di Sorel. Si ha un bel dire: ma è proprio colla fronda torinese che il marxismo in Italia è mto e studiato e applicato ai fenomeni soci.ali. Ma dall'Ordine Nuovo di prima della costituzione del Partito comuni.sta ad oggi noc si è fatto un passo innanzi. Le nostre idee. in materia di metodo e di tattica, sono rima;te al 1920. Su nessuna delle questioni fondamentali del divenire proletario si ebbero tesi degi.e cli rilievo. Lo stesso contributo di esperieru:a e ili dottrina che Lenin - con la ~ua organica e in certo senso geniale interpretazione della attuale fase imperialistica del capitalismo, con le sue formulazioni sul problema agrario, su la questione nazionale, su la tat• tica rivoluzionaria, ecc. - recò al ma.rxi.sm.o quasi completandolo e aggiornandolo, noa venne dai socialisti italiani verificato al lume degli ultimi accadimenti e quindi discllS&O minutamente per essere poi o accettato o negato. Così che gli aY-venimenti precipitand0:- i socialisti furono costretti ad agi.re senza i:,0.- pere come, senza averne i mezzi, senza aYerne predisposti gli animi. La scissione di Livorno (1921) avvenne quando non esisteva piò alcuna possibilità rivoluzionaria. E quella ,ti Roma (ottobre 1922) quando di collaborazione socialista nes uno voleva più sentire parlare. Seguì poi il fascismo, e Ja necessità di una tattica difensiva non permise l'approfondimento dei dubbi che sono nel marxismo otilato dai positivisti, nè la costruzione di un.a forma mentis refrattari.a ad ogni adescamento e repellente ad ogni ideologia democratica. Il fatto stesso - non smentibile - che noa pochi capi socialisti non avessero, fino .al gennaio di quest'anno, capito jl fascismo al ~unto da considerarlo o un problema di pobz1a o una questione di gabinetto, dice tut~ la inconsistenza strutturale e mentale del soci:iliamo itali.ano, tuttora pregno di formuJe <li scarsa vitalità e preda dj errori. . Ora, p~rch_è l'unità socialista fo5se p068.lbilc e qumdi doverosa, occorrerebbe cl,,, il processo di reYisione e di chiarificazione fos..,e terminato, mentre è ancora in sviluppo~ e che, questo che attraversi.amo, fosse un mon1ento di realizzazione e non di formazione. La permanenza dei tre partiti e delle polc1nicbe di metodo e di tattica che ne con..~- guono, è iov&:e indispensabile ana chiarificazione prima, alla fissazione poi del nucleo ch_e dov~·à in_ccn_trare e guidare le masse vpcr.a:1e. Gh un1tar1, non si sa bene ancora che cosa effettivan1ente siano. Non possono essere un partito riformista, se la guerra ha dist~utto_ il margine di cui la civiltà capitalistica s1 valeva per ccncedere al proletariato in ascesa mighor.amenti salariali e istituti oO• ciali. Non possono essere - se non nelle i.ot:uzi?ni, un partito coU.aborazionista se, p& 1 oggL e forse anche per il domani, non c'è uè ci sarà luogo a collaborazioni di sorta,_ Dovrebbero essere, dovrebbero avere il cor~ggio_ di essere ... quello che son.o: un p.&T- °:to ~1 :o?servazione democratica, una spe-- c1e ~' s1mstra della classe capitalistica. ila pel'Slstono nella insincerità dettata d«Ufl ognora ritornante nostalgia socialista. 31 P:!rtito ni.assi1nalistn il qu.alc vuole ·1.:li-

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