La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 34 - 27 settembre 1925

,_,!•t~ ;i;i.-L NOVITA DELLA SETTIMANA IL BARETTI Quindicinale di letteratura Editore PIERO GOBETTI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 G. VINCENTI .41~wt-ffllo amu,o L. 10 - EsWo l,, 16 U1' ntfflMl"o L. 0,60 ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Semestra L. 10. Estero L 30 • Scstenllore L, 100 - Un num9ro :... 0,50 - C. C. POSTALE Il ltat,otedescotomtemp~.aneo Sl 1r-!4f,r,,.,frorM di ?.Irti) IJ elJ4. '"'"""' r~ d• L, .J c,U'tdihr, G:.brlh - Torlr.o Anno IV . N. 34 - 27 Settembre 1925 (Lo scorso numero è stato sequestrato). :--OMMARIO. - T. I-'iorc: Lettere dalla Puglia: L'agro Tarentino. - C. PugliooiAi: P-rerw11gimenlo • Glnnnone. - p. g.: Frammenti di vita inglese (Due stili - Nas.cita d· Londra· li problema del traffico I. - D. Comparelli: Hilralto di padre Pistelli. - F. Narcloni: 1\;arrivato il Podestà. - C. P.: Commento a Ginevra. - G. Dorso: La pùlllica vista dal Sud . - G. Ma.rtµrano: Oro americno. Leffere dalla Puglia L'Agro Tarentino « li male comincia quando il Governo, invece d'incoraggiare l'azione degl'individui e dei corpi colleu.-ivi, sostituisce la sua propria alla loro attività: quando invece d'istruirli, di consigliarli, e all'occorrenza di denunziarli davanti ai Tribunali, li lascia io pace, ne inceppa la libertà, o fa per essi i loro affari. La virtù dello Stato, a lungo andare, è. la virtù degl'individui che lo compongono; e lo Stato che pospone lo sviluppo intellettuale degrindividui alla vana apparenza d'\ una maggiore regolarit:I nella pratica minuta degli affari, lo Stato che rim• picciolisce il popolo per farne un docile strumento dei suoi progetti, anthe se generosi, finirà ben pr~sto per accorgersi che grandi cose non si pos- :iono fare con piccoli uomini, e che il meccanismo', alla cui perfezione ha tutto sacrificato, non gli servirà più a nulla, per mancanza di quello spirito vitale che avrà voluto sconsigliatamente distrus;gerc per .n~e,~olarne i movimenti ». STUART MtLL. Caro Gobetti, Se guardi una carta topografica della Puglia estrema, noti subito che, su tutta la lunghissima spiaggia, una volta popolata, ricca e felice, di più di 500 chilometri, solo quattro città: Taranto, Gallipoli, Otranto e Brindisi, son rimaste sul mare e che, tranne nel breve Lrauo in rilievo da Leuca nd Otranto, gli altri cent['Ì abitati sono stati ricacciati tutti nell'interno dalla malaria e dalle incursioni arabo-turche-barbaresche, a una diecina di chilometri dal mare. Questa fascia, di 70.000 chilometri quadrati, all'atto della formazione del Regno unil~rio. ~ di poco <lim.inuita. Particolarmente insalubri la zona trindisina, la lunga striscia di S. Cataldo~ presso Lecce, la zona di Arnèo, che da sola misura 32 chilometri fra Avetrana e Nardò, la zona di Tal$ano, a sud-est di Taranto e, dall'altra parte delrarco del golfo, l'agro fra Taranto e Metaponto. Di dette zone ho notizie più o meno complete: tutte e:-ano una volta, come dieevo, popolatissime, e le carte medioevali citano nutnuosi casali: quella più notevole, più desolata, che ho potuto percorrere, è l'ultima. Sulla Taranto-Metaponto. Pe.- questo tratto che misura una ~uarantina cli chilometri di lunghezza per una ventina di pi-ofondità, esiste il progetto di una camionabile Taranto• :Metaponto, che per ora è progetto; per accedere poi dal mare all'interno, le carte segna·no poche strade come non sempre praticabili, cioè proprio impratirobìli. Non resta che la ferrovia, che ti può deporre allc: su.rioni di Ginosa o di Metaponto, sole nella campagna deserta. Di notte, per poter giungere all'aiha:, gettato nel treno vuoto, vedevo trasvolare .nell"ombra macchi~ score, uli'ri, pinastri, perastri; ::,cntivo rombare i carrozzoni sui ponti di fiumiciat• toli spregevoli ma temibili e malfidi, la gravina Gennarioi, il Patin1sco, il Lenna, il Lato, il Galaso, prima del Bradano, tutte fonti della nostra sventura; pensavo, cercavo di ripensare, nella inevita• tabile stanchezza, all'opera recente del governo nei riguardi del nostro paese, ad alcuni casi significativi di politica spic,çiola; qualche sprazzo di mare lustran(e alla luna, la coreografia dei lnrç.i notturni di Taranto, le profondità delPazzurco già sbiancato mi attiravano di tratto in tratto, mi scuotevano con un brivido. Propositi. 11 governo dunque. in mancanza di meglio, pare ·voglia muovere alfa conquista del Mezzogiorno: abituato com'è a vincere tutte le battaSlie, ha già vinto .anche questa, e rutto va nel miglior modo. E noi stiamo ~;1 po' come i Lombardi di manzoniana memoria, dinanzi all'invasione dei Franchi: un nuovo padrone si aggiunge all'antico. Certo l'impegno è forte. Si fa un gran parlare di redenzione di questi schiavi ostinati; si parla so• prntutto di tonifica. Per la prima volta il concetto della bonifica integrale appare nel Testo Unico, 30 dicembre 1923, e nel Regio Decreto, 18 maggio 192~1. S. E. Giuriati promette un ciclo di propaganda, fa splendide dichiarazioni al Senato; avremo i provveditorati regionali per le opere, per quanto il t"elatore SaI"rocchi non ne sia entusiasta. Nel frattempo un comunicato ufficiale ci assicura che j_J governo non rinunzia al suo tenclenzialismo liberistico (e noi sappiamo per prova <love sboccano questi tendenzialismi, e che, per la nostra borsa, pel nostro biSogno di pane, ha temperato o tolte • .1addirittura le asprezze tributarie su ... la cnrne con- ' gelata, i pesci preparati, il salmone, il lordo, lo strutto. Intanto la relazione Sinibalcli svela che si sono sospesi gli antichi stanziamenti per le case coloniche e le bonifiche agrarie, e i grafici De Stc• fani indicano che son diminuiti gli stanziamenti pei la,·01i pubblici del Mezzogiorno. Ecco un ministro che, quando parla di noi, non si può accusare di insincerità: ogni volta che gli altri dicono opere publ:.liche per quaggiù, lui risponde con lo scoglio dello siw:izionc fiu:inziaria, talchè un graò fascista del Barese, dopo aver recentemente esaltata l'opera del Governo in Obni campo, ci fa sapere che « tut• tavia la pressione fiscale è di venuta enorm'e ». Se lo dice lui! Ma c'è anche che le tariffe ferroviarie dei concimi chimici sono inasprite, come dimostra l'altro fascista-massone barese sen. De Tullio, sì che da un vantaggio di L. 58,81 s tonnellata i nostri subiscono uno svantaggio di L. 8,96, e il Ministero, che studia, si trova sempre dinanzi quel benedetio scoglio di sopra. Altro ancora ci viene rivelando il Serpieri; il monopolio dei fertilizzanti nel Mezzogiorno, la prevalenza degli industriali nel Consiglio Superiore del Ministero dell'Economia Nazionale e la proroga richiesta da quelli della facoltà pel Governo di porre il dazio sull'ammoniaca sintetica. Nè pare ~he vadano diversamente le cose anche nel Comitato Interministeriale per le Trasformazioni Agrarie di P1Jh• blico Interesse, e non si .capirebbe come potrebbero andare diversamente: cli 16 membri, uno solo era del Mezzogiorno e si è dimesso. Insomma, per cominciare a far pel Sud, si continua nel Nord: a Milano c'è un Congresso in cui si fonda la Federazione Na- :!:ionaie. r~e:- la frriga2ione, b '-Iua!e .d..,r. manCi:I:d; • fare dei voti; alle bonifiche settentrionali si annunzia una prossima visita, per loro ammaestramento, dei fiduciari politici pel Mezzogiorno e le Isole del P. N. F.; e a Roma nasce un Comitato Promotore dei Consorzi di Bonifica nèll 'Italia Meridionale ed Insulare, dimostratosi subito instancabile appunto nel promuovere ... ordini del giorno. Anche ciò serve a dimostrare, come se _ce ne fosse bisogno, che insomm:1 la micragna, come si dice, non è mutata, an~i il soprallodato decreto 'rigira amabilmente la quistione fondamentale del finanziamento delle bonifiche sugli Istituti di Credito Fondiario, che al solito non ne faranno nulla, perchè, come sai, non ne possono far nulla. Tanto più ferocemente grida il decreto le sue minacce rivoluzionarie di espropriazione dei proprietari assenteisti; e certo, se questo ben di Dio pioveva anni fa, fra il '19 e il '21, che bazza pei nostri nullatenenti! Ma oggi? Dice sul serio? Lo Stato accéntua sul serio i primi tentativi di anni fa per limitare I.a proprietà privata in nome <li un diritto superiore? O è una finta, per spronare con la minaccia di peggio' i nostri'' agricolto.ri, corr,1e sento dire? E ... chi potrà berla? Un numero sempre maggiore di proprietari di quaggiù comincia a protestare contro il protezionismo schiacciante dei concimi, degli aratri, delle macchine agricole, e contro il moltiplicarsi delle imposte sulla terra; unico segno confortevole che si comincia a comprendere. Ma il capitale del Nord si dichiara clisl_)osto a scendere quaggiù a redimerci, e ciò non mancherà finalmente di consolare qualche vecchio amico meridionalista, rimasto sempre in attesa della sospirata manna; soltanto ... chiede, detto capitale, che gli si assicuri dal Governo un buon investimento; in parole povere che noi paghiamo ancora una volta per esso. E gl'incorreggibili brontoloni àel Mezzogiorno si lamentano; ma saranno essi capaci di qualche sforzo finanziario? anche nei limiti consentiti dalle loro condizioni? Fra i campi della morte. S~n solo a scendere nel1a squ:illida landa di Ginosa; la solitarieLà mattutina della campagna senza confini, presso la stazioncina, nù empie di sgomento; il mare è nascosto da un lieve rialzo cespuglioso; volgo la faccia da quella parte, al cielo bianco, interrogativamente, e, dinanzi all'immensità silenziosa, un senso di malessere mi prende subito. Gli uomini hanno paura di r,estar soli con se stessi, dinanzi all'infinito. Mi distrae il rombo di w1 motore e mi affretto a cercare dov'è, timido tentativo di rinascita su questo suolo· di morte. Eppur qui fu già tanto tumulto di vitat I ricordi si affollano: anche H Pais pensa <.:he le anticqe condi·1.ioni di questo terreno erano differenti e Ce!"tOnon era infestato dalla ma• !aria; Metaponto vanta neUe sue monete la fertilità delle sue messi ed un'aurea spiga di grano era dn lei inviata in dono ogni anno ad Apollo Delfino. Segni di abitazioni antiche sono stati trovati qui dovtm~iuc: oltre 3 monete, avanz~ di un acquedotto 50tttrraneo, di un bagno, pavimenti a mosaico. Anche al tempo di Pirro del Balzo, la più micidiale cli ques!c paludi, la Stornara, era un luogo delizioso d.i pesca, di cui egli arginò con mura le acque che aoima"ano gualcherfo e mulino. Qualcosa dunque come la tnaledizione di Jehova (per cruale colpa?) deve ayer portato questa desolazione, questo .squallore, e qui non vcget-:i che un po' di er1etta stentata, fra cui ora fruscia il veoto fresco e che si avviva ai primi raggi, e non se ne eleva che qualche tamerice sfrondata, sfiancata, e qualch"e olmo batte nell'aria il suo tremito ininterrotto: la maledizione dell'odio umano, più terribile. Lontano, verso la Calabria e la Basi- !icata, i monti sono appena un'ombra azzurrognola, senza rilievo, come a nord la Murgia di Ginosa e Castellaneta si rjleva appena. Ma che cosa sorge laggiù, verso bocca di Bradano, in lontananza? Sono gli avanzi delle bibliche ciLtà rovesciate dall'ira divina? Spiccano, dove fu Metaponto, i poderosi coloncati del cosiddetto e< tempio di Pitagora », come un incubo. A sottrJrmi al disagio, giunge finalmente con un calesse un giallo << gualano >>,tutto imborsacchito e rigo"fio come una vescica rancida. Dalla stazione si scende alle Ischie, fra coltivazioni di fave rigogliose, ormai difese dagli straripamenti del Bradano a mezzo di un argine, lungo 11 km., costrutto 5 anni fa; mn già da un secolo il vecchio alveo del fiume, inslifficicntissimo, era stato rimosso più in giù, a qua&i un' km., ed ora l'antica~ liT1ea .si rileva di una doppia riga di tall).erici, ohn.i e frassini; poi dalle lschie, per una str,ada in costruzione, alla Mezzana, sommersa, grassa, cespugliosa. È 1a prima zona malarh:a. Ed ecco che la strada affronta insensibilmente una fila di collinette dunose distese per un km. paralldamente aJ Il}are, ma e1evatc di soli 16 m.; poi sub~to d'istende verso un nuovo lie,;e avvallamento il I 2go di Ani<'i, la seconda zona malarica, per ris?.tlr-e:vcr.:.o- m10-s.econd:1 1.i::f~ di ~<,ue.:nrme'P\tj_ t't:i succede ancora una terza bassura o lama con laghetti o marane; e così di seguito per una decina di km., sino a poca di;tanza dal paese, in questa alternativa. Son queste microscopiche elevazioni i famosi givoni che impediscono lo scolo delle acque piovane, creando le mortifere paludi di Stornar,a, Roccavetere, Lago D'Anici, Mezzana di Lagolungo ed altri minori, per una saperficie di ha. 230,44; ma anche la pendenza generale del terreno, che va dal mare verso l'interno, è un grave impedimento al deflusso ed alle opere idrauliche. Sicchè per risanare le Ischie, le cui acque con sistemi di canali in croce si versano nel Gàlaso, a questo, allargato e ripulito, non si è potuto dare che la 1reudenza dell'uno per mille; e anche alla Mez• . zana e al Lago di Anici si va così provvedendo ad un nuovo collettore che finisce nel Gàlaso, attraverso ie stesse difficoltà. Oltre a ciò polle d'acqua sotterraqee, 'inghiottitoi capaci, come dicono questi bovari, di far scomparire un l'.ufalo, vi sono in queste paludi, fenomeno comune a questa zona i come, dall'altra parte del Golfo: in quella di Arnèo, vi sono, oltre agli specchi d'acqua dolce detti cc chidro », altre polle. acquifere che prendono il nome di « uasi )); nè mancano dovunque presso le masserie dei fontanini. Il terreno è prevalentelpentc argilloso; più a nord prevale il calcare, la sabbia, la ghiaia. Ci rechiamo più tardi a vedere, a piedi, la Stornara, così detta dai milioni di storni che vi calano di ottobre e, grave flagello, restano sino a febbraio a divorarvi le ulive, chiamata anche il Pantano senz'altro. È il maggior fomite di' malaria. Allungata per due km. dalla masseria Tarentini a quella Miani ed ::aperta per un miglio, profonda non più di due metri, una volta, quando poteva, mandava al Pradano le sue acque attraverso .Jo stretto torrentello della Minasciola, ormai inservibile, e ora, se vi fossero pendenze naturali, se potessero eseguirsi le opere, dovrebbe versare le sue acque nel vicino Gàlaso. Perchè qui ogni canale costrutto sinora in questa zona, ogni torrentello e scolo naturale, si restringe lentamente d:1 sè fino a rinchiudersi del tutto; la terra non fr.ina nè smotta, ma è melma mobile tutta quanta, che si ridistende e si eguaglia presto, e sotto di essa non si riesce a trovare del solido. Ancora: il Gàlaso viene spesso ostruito dalla sabbia lanciata dallo scirocco, che qui è afoso quanto mai. Vero è che le viottole di campagna allietano la vista con macchie cli lentisco sempre più scuro, con perastri sparsi qua e là dai fiori bianchi, e t~1mcrici dovunque, nonchè certi spini rossicci dai fioretti densissimi giallo acceso che dànno al tocco un profumo delicatissimo, e poi eucalipti frondosi, c ora olmi, ora pini e quasi dovunque frassini armoniosamente tondeggianti; ma avanzar troppo verso la Stornara non è possibile senza un paio di stivaloni di caucciù, quaH davano a noi in gue:·ra, d'i1wcrno, nelle l:,nssurc goriziane. Giunchi, cannette ed altre piante acquatiche ingombrano tutto, n vista d"occhio; ogni momento si cade in un fossatello pieno d"acqua. si pteeipita e ai guazza nei 50lehi 1cavati dai dn.ghiali, ai sprofonda e ei si impiglia nel molliccio. Il Lago d' Anici, circa metà dell'altro, che &i può abbraedare, avanzando verso Gjno~ in tolta la ,ua lunghezza, 1,j presenta dall'alto come. on'immenta spaz .. wla di cannucce, dove s'annidano vo]pi e lonue. E vi si viene anche da lontano, per la caccia; quella degli stomi la praticano anche, per bisogno, certi disperati del luogo. Necessità w.iturali e dUposizioni d'animo. Nessun contadino bo incontrato per queste plaghe, per tutta la zona, che è di oltre 10 kmq.; non &i capisce cosa ci verrebbero a fare, visto ehe i pochi che vi dimorano non vivono più di 50 anni, come constatava la vecchia monografia del dott. Gaetano Glionna. D'altra parte, re l'emigrazione ha raggiunto nel 1909 il 23 %, non da oggi i lavod nuali più notevoli, l'erpicatura e zappettatura e sarchiatura come la raccolta delle ulive, sono affidati a} bracciantato girovago di paesi più poveri, come Laterza e fin anco Noci. Proprietari del vasto territorio sono appena 10 o 15 e fanno o non fanno quello che possono, con le poche braccia, con i pochi o molti capitali disponibili, ed abitano in paese e vanno anche essi con molta prudenza in campagna, quando è possibile, o vivono lontano di qui, paghi delle rendite. Si &a che le nostr-.? condizioni climateriche, mancanza di piovosità, distribuzione dei macEimi e minimi di pioggia, luminosità più intensa ma per un minor numero di ore, inasprimento improvviso del clima estivo e venti essiccanti, con le conseguenti oscillazioni nel prodotto, richiedono maggiori mezzi ,Per fronteggiare le perdite ed i rischi, ricreano incessanteJi}ente la grande prnprietà. Il Rivera ha ultimamente nel suo volume sul u. Problema agronomico nel Mezzogiorno d'Italia » ribadito e corroborato, contro ogni facile illusionismo~ queste verità aoi:,.io.1..u.ati.che, e ut:ilv i:,h?si:,c, :.pli 11.u è :...:ritic, Il.il ottimo fascicolo sulrAiricoltnra Estensiva Meridionale che pubblica in questi giorni l'Italia Agricola. Ma le condizioni esteriori influenzano alla loro volta l'uomo medio, che ài rado tenta di reagire all'ambiente, e subito ne subisce le tendenze, la mentalità, la psicologia, i bisogni: l'immobilismo, da fatto fisico, diventa stato di animo comune, che non è fa. cile scuotere. Son questi gli agricoltori che dovrebbero ora promuovere le bonifiche, metter su capitali, creare anche nel Sud l'agricoltura indnstrializ.- zata, occuparsi di cominciare a migliorare le culture arboree, di cercare le razze di cereali più adatte per il nostro clima, le culture indnstriali richieste dai mercati di oggi, quelle erbacee e granarie, mo- • strare un forte spirito d'iniziativa o almeno di assecondamento. Ma i nostri proprietari la sanno lUDga. Consorzi cli bonifica, dico meglio, Comitati. promo• tori per le bonifiche, vale a dire n,on per agire, per bonificare, ma per promuovere un"azione che con- "auca poi alla bonifica, per smuovere se s~essi; se ne sono messi su un ~o' dovunque in questo mezzo anno, uno per luogo generalmente, per lo più avvocati, nessun ingegnere idraulico nè agronomo. bensì anche quakhe giornalista, e c'è qualcuno sempre che li tira coi denti, nel Foggiano, nel Barese, a Taranto, a Manduria, qui a Castellaneta-Ginosa e 6IL'.1Ilche, chi lo crederebbe?, a Nardò. Ma la Cattedra Ambulante di Taranto,. a proposito delle opere idrauliche già eseguite qui alle lschie, alle Marane e altrove, crede sempre opportuno di ricordare a questi agricoltori che vi portino una tuona volta la loro collaborazione e continuino l'oper::i « con tutta quella somma di capitali e d"iniziative che comprende fa bonifica integrale ed agrari:1. Veramente essi si sono già mossi, non per le bonifiche però, ma per la grave, ragionevole preoccupazione che ho detto su, per la paura di essere espropriati. Sicuro, perchè a Ginosa è l' Opera Nazionale dei Combattenti che esegue quelle opere, ed ha, come si sa, questo fantastico diritto di togliere la roba altrui. Oggi poi i maggiori fastidi li dà loro selilpre il sopraddetto decreto Serpieri, che è ben altrimeitti lato e insidioso contro la pMprietà. E contro di esso non han promosso Comitati per giornali, ma si sono agitati sul serio, si sono affannati a protestare, a far pr0testare dai loro deputati, dai giornali; a proposito di esso son corsi a Roma a chiedere ansiosamente agli amici del Governo, al Governo, se proprio proprio voleva fare sul sel'io; per difesa contro di esso pare che sia.no sorti i Comitati promotori che dicevo, tanto per mostrare che trattandosi di promuovere p:irole, essi non son da meno del Governo. Quando si tratti di meltersi ad :igire, ecco, sorge fa <lisputa sulla priorità clell"uo•:o o della gallina, è.ell'arione privata cioè o dell'azione governativa; e n Nardò saranno prima i proprietari n. fare la bonifica cuhurnlel come pretende la relazione Jovino, e il Governo 3 •far quella idraulica, come vogliono gli agrari del luogo, modello di musdmanismo? Intanto il tempo passa,

il lE"mpo chr ;;uarisce tanti maJi, fo crollarr tante c·osf'... Ovvero &i rigira la <1ui<;tionc: per honifirarc la zona di Avetrana ~i comincia, ab ovo, daHa cost,·uzione della elettti<'a Taranto-Acctrana-Nardò-Gallipoli.; ma naturalmente i propriewri non Hnnoo di ferrovie, e stanno qufoti. Allora il Comune di Av<"I.• zana, meglio, la sua Amminit-trnzionc, si riunisco e, :.mimato. da fascistico orrore <lei passalo e com1to rinnovamcntistico, prende jJ 17-5-1925 1a sua brava deliberazione e, constatato ancora una volta che non si rie~ce mai a mettere insieme gli agrari, si sostitujscc loro senz"allro, per ottenere dal Governo i lavori ò bonifico\ idraulica, nè munca b relazione ad hor degli ingegneri Gioia e Pruòcnzano di ripetere lu stessa constatazione confortevole. Ma insomma, vuoJc eseguire anche il Comun-.! le bonifiche agrarie, invece c per conio <foi proprietari? Dicevo dunque che ... i no~tri signori, le nostre classi dominanti Ja sanno lunga. Hanno, pare, essi più degli altri o essi soli, il senso dell'eterno e del 1ranseunte ... ~anno, per es., che bonificare sul scrio vuol dire attrarre il contodino io mezzo aUa grande proprietà, che dove questi arriva con la sua laLoriosità e par:-imonia nùracolose, per poco che possa t·eggcrs.i. la grande proprietà presto o wrdi è intaccata, sparisce; sanno che elevare il contadino vuol dire meucclo in condizione di non subire più il 'iC· colare <lominio, mantenuto con tanta fatica, con tanti sacrifici. Per questo, con qucstj criteri, cinquant'anni fa rispondevano al Governo che il paese non aveva bisogno di alcun maei:tro. per essere formato di agricoli. Per questo ... hanno aderito entusiasticamente n tutti i Governi, a cominciare da quello repubblicano della rivoluzione dei 1799... Da nllora, quanti Governi son pas~ali, quanti indirizzi mutati? ... Ma il proprie• lario del Mezzogiorno resta. è la colonna basilare, che nulla può scuotere, dcll"ed.Hicio sociale nostro, è il nostro dio Termine, il nostro tabù. Intuiscono forse anche che tutto quello che og:;i si dice e si scrive e si fa, tutto l'nnfanare recente non è molto serio o, ciò che è lo stesso, non condurrà a risultati seri? Certo non è contro di loro; oi;gi più che mai nulla Ii minaccia. nulla li turberà nel loro senso feticistico delln proprietà, delia maggio?: proprietà possibile, nel quale si esaurisce ogni loro senso giuridico; nessuna rivoh:zione si attenterà mai di toccnrc a quella tale colonna basilare, nemmeno, forse una rivoluzione comunisticn. E allora..... tendo la capa en el suelo, come dice la romanza spagnuoln, y no me canso de dormir; mette il capo fra due cuscini e dorme. O che cos'altro lo spronerà ad e.gire? La partila serale a tresette al circolo dei civili? La lettura tradizionale del Giornale d'lwlia? L'audizione, sì e no, della santa :Mess.::i.?Al più penserà ::.1miglipr modo di difendersi dal f15co depredatore, altra nostra non meno veneranda ecl inconcussa istituzione. O perchè dovrebbe dunque affannarsi .a mutar qtlalcosa intorno a sè? Per ii proprio danno? E di che deve egli te• mere a non farne nulla? Non gli è riuscito sempre, da secoli, di non mutare, lui solo, in mezzo a tante tei!lpeste, o tanto cangiar di costituzioni e di padroni? 1\.Iaper questi signori, per quelli di loro - la quasi totalità - che non vedono mai le loro stesse terre, Machiavelli ha wrn pagina memoranda. « Le repubbliche tedesche, dove si è mantenuto il vivere politico incorrotto, non sopportano che alcun loro cittadino nè sia nè viva ad uso di gentiluomo; anzi mantengono fra loro una pari equalità, e a cr.iei signori e gentiluomini che sono io quelln provincia sono inimicissimi; e se per caso alcuni pervengono nelle loro mani, come principi di corruttela e cagione ili ogni scandalo, li ammnzzano. E per chiarire questo nome di gentiluomini quale egli sia, dico che gentiluomini sono chiamati quelli che, oziosi, vivono dei proventi delle loro possessioni nb1ondtmtemente, senz'avere alcuna cura o di coltivare, o di alcuna altra necessaria fatica a vivere. Questi tali sono per• niciosi in pgni repubblica e in ogni provincia; rr..a più perniciosi sono queJli che, oltl'e alle predette fortune, comandano a cattella e hanno sudditi che ubbidiscono a loro. Di queste due sorti di uomini ne sono piene il regno di Napoli, la terra di Roma, la Romagna e la Lombardia. Di qui nasce che in quelle provincie non è mai stata nlcuna repubblica, nè alcuno vivere politico; perchè tali generazicni di uoir.ini sono al tutto nemici di ogni civiltà >). Proprio così! Anzi, n proposito degli ineffabili agrari di Nardò ed Avctrann, si narra che un regio commis• sario, naturalmente fascista, due anni fa, in un mo• mento di sincerità, abbia esclamato: - Oh! perchè i socialisti di qui non li hanno mai :unma~znti, per lo passato? Non ho nessuna voglia d'insistere sui riflessi politici di queste condizioni economiche: sono stanco di accennnre a stragi, il cui carattere dovrebbe essere orma:i chiaro. Brevemente, ti dirò che gli agrari patrioti cli qui, detentori della cosa pubhlica Oggi, non disdegaarono il 1915 l'alleanza con le forze po• pofori ~. tinta comllnista, ma che poi, dopo il '21, in seguito ad agitazioni del brncciantato per aumenti di salario, la scissione dovè sembrar loro più patriottica; come, d'altra parte, con non minor prudenza, nlca.ni dei caoi comunisti tentarono di rifugiarsi :subito sotto le ;li del pipismo e poi del nazionalismo; ed in breve fu àeciso di farla finita; le vecchie beghe fra amici in comlnllta sfociarono in un gron sangue, nel novembre '22; sei morti, un fascista e cinqnc co:itadini. Così i-inffermarono il loro doroin~o. Ma, come ti dicevo, non ti accennerò più d'ora innanzi ad uccisioni la cui logica è fin troppo evidente. Il contadino. I fascisti dell'Amministrazione comunale di Ave• trana, per quando saranno ultimate le opere idrau• liche e la ideata ferrovia, per la quale c'è già scalpore di risse pnesane nel Leccese, si rimettono esoressnmente, per que11e agrarie, non già ni proprietari, mn ... a,i contadini. Già, è sempre il c0ntadino il pernio della quistione, anche per costoro. E ':. '\ ); lVéJLuZl! (· :: LmEfHLl'. H•rament<· tutti sperano il miraM)o <la Jui, notJ c'è ehe lui a poterne rornpiere, tutti vantano quello ,·hc ha oprroto altrove, in condizioni di i:;a]uJJrità. S'in• tend~ che non hanno idee molto chinre; non vedc,no, w·r c1:,., in quaJi zone del Mezzogiorno il ronwdino non arriverà mai, anche a r,rofondrrvi milioni, td in quali ;, lwnc racriarnc il gros~o pMpriet::irio, rbe 1Hm vi far:, mui nulla di buono. Comunque "in, qui i11tanto n,,n è certo in <'ondi:doni di fur nulla e 1,i t·ontenta di crepnre di malaria; Jn malarfo ne para· lizza ogni attività, ogni possiUilitù di eviJuppo. Le rcJnzioni ufficiali sulla lotta antimalarica dd· l'nnn'J scorso dànno prl Lc<."1'r6e17 miln e;a;,,.idi mnlaria dl'nundati, con 205 morti, rioè circa iJ 12 per cento, e, per la nuova provinr·ia jonica, 4324 ca1:ii con 37 Jecci:;i,i, t·ioè ,iuahi J'll per c·c•nto. Naturalmente, in qnc~t'uhima, il primo ùri Comuni per maggior numero di denunzie ;. GinoM:i con 980; F.Cgaono Manduria <'011 657, Avetrana con 550, San Giorgio f'Ollo Taranto con 386, Latcrza con 289, mentre a Taranto cillù ne spettano 1frù di 800. S'jntcndc bene che non tutte le denuuric vengono fatte, anzi! Le forme più gravi fii hnnno appunto qui a Ginoso, per cui già un;1 comunicazione dcJJ'ufficialc sanitnrio dott. Ricciarùi, del 1911, indicava che la morbilità raggiungeva nllora il 90 per cenlo nei con- •.adini, il 70 per cento neHa popolazione intera; che la mortalità era del 47 per cento nei contadini e del 23 per cenlo, in tulio la ciltadinanza; che la leva miliu:rc dava il 78 per r,cnto d'inaLili nei conta<lini e il 65 per cento nella popofozione intera; e che la forma dinica del morbo era delle più gravi. Un vero disastro :insomma, fisico cd c'conomico. La citata re• lazione per il Tarentino non manca di osservare i noti incon-.enicni.i: c!1e l'acquisto de] chinino non procedeLte do, unque regolarmente; Montcmcsola, per esempio, e Squinzano lo ebhero dal deposito di Torino molto tardi, nicntre Monteia::i non lo ebbe dal Comune di Tarnnto, e Carosin.:, non ne distribuì, dichiarando cl1e non ce n'era più bisogno; che non esistono servigi speciali pei ìavoratori nomadi, che poi son gli unici che dimorano in campagna e vi lnvornno tutte le ore, alla raccolta del grano, dei fichi, <lcilc: ulive, dell'uva, e perciò son dessi gli esposti al male; thc è scarso il numero degli ambulatori; che le bonifiche, tranne 2 Ginosa, sono dovunque nb· bandonate: che poi, per questa regione, « m:inca l'in• cenUvo p~ù potente a fare una lotta antimalarica a fondo, la certezza cioè che alla lotta seguirà un utile, un interesse. Nel Ferrarese 1ale utile è imminente alla bonifica, a causa della fertilità àelle terre boni• ficate; menlre, per questa regione, ciò non può verificarsi, per la natura del terreno, per la <leficienza dell'n~qua ,,. E còi è ben detto: quest'ultima osservazione ribadisce opportunamente il concetto gene• r:ile, riesposto dal Valenti, e che è preliminare a qualsiasi azione, delln inesistenza cioè nel Mezzogio1no (edi vaste plaghe di terreni inutilizzati, capaci cH dare ricchi raccolti ». Ad ogni modo è stato osservato che nemmeno oggi la legge contempla la lotta antimalarica fra Je opere di bonifica, e ché le organizzazioni antimalariche assistenziali sorgono qua e là prescindendo dalle opere di J?onificn e ques!e da quelle. Bisogna dunqu~ recarsi in città a vedere que"sti con-ladini, a sera. Tra l'altro, si trnversa l'enorme tenuta di Girifalco, già feudo della regina di Spagna (e dunque unn specie di grossa pietra sullo stomaco del paese) con ·gli occhi• a frugare nel folto, tra il luccicare degli ulivi, da cui sorgono più scuri i tronchi, senza fondo. Ora che è venuta in mano di una Società siciliana, questa, venduta, fittata o dissodat.'.I parte delle terre, si è data a coltivare con maggior cura il nucleo cenu·ale dell'oliveto, che hn ben 25 mila pi~nte, ad allargarlo congiungendolo con un bosco di oleastri, bellissimo n.ella sua cupezza, a mondare, spurgare, innestar.e, ad arare secondo necessità, a innovare; introducendo metodi moderni di cultura, di lavorar.ione dell'olio, Il viag· gio è allietato dai segni della nuova vita, come anche dall'appre3sarsi della Calabria e della Basilicata, da cui spiccano balze smisurate;- fianchi dirupati di monti azzurri striati <li bianchiccio, il Pollino, il Raparo, contrade svariate, boschi e colline, forre ampie e venLose, da Bernalda a Montescaglioso. A pochi chilometri dalla città, dopo Cipollazzo, biancheggiano numernse in picc~li campi singolari casette a duC' a due, chiare e linde, una camera per sè ed una per la bestia; ma, ahimè! nemmeno qui, per la malaria, i contadini possono vivere in campagna, nemmeno qui abbondano le s.trade comunali. Ora, in fondo alla Gravinella, la scena mµtn ancora; gli uliveti infittiscono, incupiscono contro la Murgia ferrigna, a stagli e doline, e tutto parrebbe nn unico bosco, senz:1 i muretti divisori di pietrn, che spuntano qua e là, frequenti. Ora la strada s'incassa, rigira, si risolle"·a, si inerpica, sempre tra fitte ale di uliveti, ta1chè pare che oscurino l'aria; troviamo varie fontane pubbliche, perenni, abbondanti e buone, alle porte del paese. li quale è situato su di uno sperone lanciato contro il gomiLo di una profonda gravina, la Gravina di Lat.en,;a e di Ma~era, talchè, trnnnc per quell\,nica slrada, è del tutto inaccessibile da ogni al!rn parte, <love due burroni rupestri, franosi, rosseggianti di pe~:i-ame arso e di ocra, ricettano le casucce rurali degli ultimi secoli, aprono neri occhi paurosi, le grotle, ora mezzo franate cd interrate, però non del tutto abbandonate dai poveri. Ma a chi esce, verso quest'ora, a dare uno sguardo verso la pianura, il mare, il grnnde :t!'CO f.!elle murge, mai da altro punto troverà uno spettacolo più teneramente idillico: l'azzurrino delicnto della grande fascia, rilevata sul mare lattescente, a destra, di Castelfaneta, Palagianello, Mottola, Palagiano, Massafra e Tara!'hO con Capo S. Vito, cui aggiungono splendore i bianchi lucidi delle case di campagna, sì che sembra quello di una mediocre pitturd convenzionale, fatta per un salotti!'lo borghese dalla figlia maggiore, a colorire i suoi sogni che non sanno il dolore. Pochi nomini in un angolo delJa piaz7.a, imm,JbiJi, a g-roppi e gruppetti. come '-egregati, 1<iJenzioti, vere mandrie fuori delht vita. E ;r,uardano dai gfaHi vi6i -tirati r·on ocrhirJ pf'C'orH1J, <'1Jn &gaardo d'inc.reduJila, cli dHTi,i nza, n,u u,n la {if'- hit. f·aparbfo di «·hi ha una hU:'.l idea. una larva o~r,,,~1-ionanrn di idea. Ma ,·orm: ,.,; fa ad avvj,-.jnarli, ..i dir foro una OOfa oon l,anaJ,-? Tu d '-f•i c~tranPh, pare r·he dic.,n,_,, e nr.,i iamo J,; ,nandrif'. 1 h; mandrie &eJvagg:e,.fuggite alJe forn~ pn.:cipiti, al piano pcstiJ,:mziafo. Eppure non ~or.e, qur ,li <l,~i J,rrwf"ianti, dei nudi di tutM, ma f' cr,mc ,e• lo fo rM. tantr, (JU~J pr.1co (.'he hann,J è &udato, &lr.nt.iU>, Mrappato coi denti, a prezzo di sangue vivo, in'-idiato ogni momento daHa natura, dagli uomini, dai loro vicini e r.:oncittadini, dai loro fratcJli. Or qu:;ili vendette meditano in jllegreto, <lir:tr,;,, r oparitrt <li quegJj 11guordi, contro j galantuomini del paese, da cui i,i i;entonq catturati? Qualf"hf! 1..agJio «·lan<lr.i,tino<Uulivi? QuaJrhc tgarrettamentr..1 di hurJi? Oppure qu.lldie più vasta ri!Jfdlione, ,,ualche H·oppjo di f•foc;1in.., primo &cgno de] loro <li<3laCN> <laJJa realtà che li sehiacria? Eppure senza di Joro non è posl'libjlc far nuJla i non è poM,ihile con dei muli dottosi, inconsci, mal pasciuti creare l'agricoltura moderna. Eppure sono queste Jc pfohi operose, in cui il patriottismo, il i;ervizio per gli altri, per tulli, il f.acrifizio, è una funzione naturale, quotidiana, mec- ("rmizzata ormai, come hcre, dormire e mangiare, se pure non è coscienza matura di vita poJitica e senso <li rc;;ponsahiiità. Eppure non conoscono essi g]i. storici tradimenti alla patria dei genliluontioi pei loro interessi imJi,"iduali? O non sarehbe per raso la loro co&Lanza quella di huona lega, di cui s~nte!'lzia il Machiavelli, la quale giudica meglio od erra meno del Priucipe? A frugare, a rivoltarli di dentro in fuori come sacchi, a sorprenderne gli abbandoni e le confidenze, si può sentire sulle loJ·o labbra solo l'ingenua parola giustizia, non si può trovare, ben nnscosta wa Len radicata nel!e anfrattuosità più cupe <folle loro anime, che la :nessianica fede nella giustizia. È la parola delle plebi, certo, confu.sa, rozza, imprecisa, non degii ahri, Di cui orecchi essa suona come un'offesa, com.e un'assurda incongruità. E che perciò? Ma essa è destinata a farsi padrona viva, a lrndursi quando? - in consapevolezza, in intelJigenza, in tenore rtlto di vita, in libertà di azione politica, in vita morule. Quando? l\fa la storia non l1a soluzioni Gi continuità e non aspettn per- operare il microscopio dell'osservatore. Ma... ora? Ora essi, la materia vivente della storia, gl'incons.ci propulsori di ogni rinnovamento, la sorgiva di ogni energia irresistibilmente falliva, l'humus in cui profondano le radici gli :spiriti direttivi, restano lì fissi, chiusi, inaccessibili, irreduttilbi!i, e nessuno uomo li farà ricredere cli essere vittime di una ingiustizia immane, nessun tornaconto, nessulla lusinga li trarrà a confondersi con gli altri; nessuna fede, nessun dolore, che non sinno comprovati col martirio, li plncherà, spianerà fe grinze dei loro volti, 2prirà i loro cuori alia vita, ne far:i fìllnlmcnle degli uomini. Perchè, che cosa è, senzn <li essi, senza della loro viva partecipazione, la storia, se non un tessuto di egoismi di gruppi sparuti, senzn risonanze profonde, senza etici.là? Che cosa è la vita nazionale? Quale hase, quale stabilità lra la vita, ridotta a campo di scorrerie predatrici per pochi? Ma ... quando? Quando dunque, come dice il profeta, << ognuno sederà sotto la sua vigna e sotto il suo fico, senza che vi sia chi lo spaventi? E delle loro spade fabbricheranrio vomeri delle loro lance roncole; ' e una nazione non leverà più la spada contro l'altra, e non s • imparerà pilÌ. la guerra? )). Conclusione. Quesi.o spettacolo che pure è farr:iglinre ai nostri occhi, non manca sen:pre di turbarmj, Mi allontanai. E f.i.t?rnavo col pensiero alle necessità del momento. In materia di culture agrarie l'insufficienza è piuttosto dalla~ parte delle classi cosi dette dirigenti che dei cont~èini; è questa la meditata conclusione del PD.vera. D":iìtra parte (le osservazioni sono di E. Lu. tronico) se il nostro contadino resta attaccato alla :~rra, nl campicello paterno, e non pianta tutto, gli e perchè ,non p~zò emigrare, pcrchè J'nmore per la \.·ecchia madre, pei figli, per la moglie è ancora in noi un sentimento profondo, perchè la zappa che i suo) vecchi e i vecchi dei vecchi han bagnato di SU· dor~ è sempre uno strumento sacro, è l'onore della casa; perchè c'è ancora da sperare che il buon Dio manderà la pioggia, che i morti si ricorderanno del pianto dei vivi, perchè non ba proprio mezzi per an<1,are o produrre altrove, con maggior guadagno. E se quest'anno, per le mercedi più basse, non ba potuto mandare il ragazzo a scuola nè fargli le scarpe, se lui crepa sempre di fame e di malaria che farci, se non aspetta1e, sperare, pregare? Certo: dopo la guerra, dopo i contaui con t fortunati lavoratori del Nord, dopo avere intravisto la possibilità d'un pnradiso di benessere e d'indipendenza, mai più egli si rassegnerà definitivamente all'nnt.ico stato a limitare sempre più i propri bisogni. In un mod~ o_ nell'altro, primr1 o dopo, acquisterà sempre mag• g1ore esasperazione Pintollerabilità de11a sua abhiezione secolare, e, per ripetere l'espressione del Latronico, dell'nntieconomicità del suo lavoro presente. Ma quando? Ma come arrivare a questo? Come sollecitare il processo? Mi pare che questa sia la qu:istione. Ti confesso che il travaglio in cui si dibatte il fascismo per il l\•Iezzogicrno, pu.r in mezzo a tante storture, anzi appunto per queste sto:-tnrc, non lascio a volte di suscitarmi un senso prcfon<lo di commozione, di pena e quasi di simpatia. Non si tratta di esperimenti in corpore vili, ma su ùi noi stessi, sulla misera carne dei nostri, nè d'altra parte s! pcò sempre schernire; e l'::i.rrabbiatura, l'odio non prodotto d:i. r:~entirnenti personali, è fatu, di amore, l'alt.rafacr-ia deH'amore. Lasciamo stare le verità ufficiali. giacchè do-vunqae, in ogni paese. darrbè vi sono go• verni. c·e la verità da una parte e c•è dall'altra la ;.edta ufficiale, che poj e la menzogna organizzata. 11.a qu,~i;tj re, idui di meri<lionaliflmo, di Hherismo. cli rurali,m,..,, di anticentriç.mo, dj autonomi2mo, di l<Jralirsmù, di pn,vindalhmo, di regionalismo, che "Ono ben e·.ridenti in tanti fascisti giovanj, "~ pure c1.1rnpreui, tviati, deformc:tti, i.e pure non sono detin.iti a p::-odurre nuJJa immediatamente, Pono pur qu.i.lco<1a nu9va e non vanno perduti dj vfata, ;;iar,- <•hf! la vita i- f•r,ntioaazi,,ne, inne,.-to e trapa• •<,. P~r tornare agJi ar,mini di Paglia, vi ,w;no dei gjovarii, qu..i,li l'on. Oi CroUalanza, accesi da furore conlr'J jJ pa,,..atQ di da"f'i politirhe s:fatte e di p!el:.i.. ap::ilitidte, d(, 1:h.e Fi .,piega ecJ i; aw·be ragionew,le in JJart,:; r;1a ~ 'jUP. 0 W ne;:;a:tione fa ri,.rontro b pa• ,:;:ita ("OmpreMi,.>ne deJl",,n. Franro. frammentaria .si ed incongrua, ma già per•;a~ di prerJcc:opazitJni tecniche, antipMtezioni1:.ti,.:-bP,, anti1-iderorgjche, antinflazioni-;.tir.he. P, non mi ,lire rb~ wuo ci.è, non mena a nuila, d'!"" rhi J.C!" r.ar:c:iav, ,~Ha gabbia r.on pui, sp1;zzame le sbarre, ,:hf.: !3-rebbie gia<lizjo tn:,pyo facik. tmppo aJ!<r:iluto e r,erciiJ ingi~Lo- PiuttoHo. se al fa6d<mo l'fuggQtto ineluuahilme-n~ le m.aue. ge, malgrado r,gni ~forz.<1 piiJ intelHgentt, quando prr 1prio pare "he E.Liano per e"~t:r0 afferrati'" i ritirano nellz ioHtudine, neJ ~ifonzio, neU'ahhandono., la~ciand? c.:der~ nel ",JtH<J ogni pio f.-nida ~peranw. dov,~, "D d1i p-:,ggerà iJ fa~d'."n:r, la 11a azione? :5--cri ceti medi. anc·h'ef~i delur-i nei (r_,p-ni,li •,-0d~in"admenti eco~omici di tre ~nni fa? A me pare cbie. w;,- lendo esso liberar~i, c,>me og.nora per~i:te a dire. delle vecchie cricche e clientele locali: pi~ ,'.be r.ai <mnipotcnt; ora, tenter3 di far poggiare il nuo·.-o M· dine di cose su di un forte funzionari;mo. temjcamente bene allre-zzato ( qualcofa di ~imi!f'; di .:1-iue alla politica dei lavori pubblici seguita dai B,..,rl.QD~ fra il ·so ,;: il '60 ed a guelfa poliziesca della Pros.,tja sc!.to Federico Gn.glielmo IVJ1 intorno a! quale raggrt!ppare, con i soliti allettamenti del potere centrale, non dunque la nobiltà da gran tempo frant:amata, nè i dne ceti che ora dicevo, ma categorie "pa· rute sì, ma audaci. pronte a tutto. di dirigenti poli• tici, cli emissari, di vecchi ufficiali. di p:eudo.leu.erati, di giornali..;ti, di politicanti, di e._.mazz:ieri, di .-.ppaltatori, di dipendenti, di cooperativisti, di opera.i sal.&riati dallo Stato, di bra-:cianti. Il regime è.,-i potestà., d.nnque, è perfettamente logico, se pure della logica della disperazione. Il vecchio gioco, ad ogni modo, ma più chiaro, più conseguente, più facilmente sindacabile, pel quale, è naturale, non e-=-;-vono nemmeno, anzi sono d'impaccio, le passioni ele::toralist.iche dei gruppetti di capi-popolo, pronte a de- ,-iare, le piccole ma a lungo andare pericolose libertà amministrative dei piccoli paesi, quali pnr la PrnE.tia., pel radicato senso giuridico, volle sal.Ye. Tu sai che il tentativo è destinato a fallire, che è guesta im.po•" tenz.a politica la tragedia intima del fascismo; sai che ora, in seguito a questo ultimo (alli.ffiento del• !"opera statale, c'è da sperare in nn primo schiudersi del Sud alla vita politica, nel senso da noi auspicato. Esa.m.inando mesi fa il problema delle bonifiche, Eugenio Azimonti doveva concludere freddamente che l'agricohore del Mezzogiorno ,innanzi a0'opera del Governo, rimarrà estraneo spettatore o peggio sarà contrariato; che non ne farà n!J.lla « non gi.l pe!' malvolere o ignavia, sihbene forse per non sufficiente istruzione professionale, sin tanto che sarà tartassato dal fisco, immiserito dn un regi.me doganale protezionistico come l'attuale, non sicuro delle persone e degli averi, condizioni onerose che non gli consentono _di respirare e avvantaggiani eco?Jomicameote e neanche socialmente ». Nè egli crede che assisteremo noi alla soluzione di questi problemi. senza quel radicale cambiamento generale d'indirizzo politico dello Si:ato; nè io credo prossimo. come il Serpieri, l"avvento delle classi agricole al potere, cheimprimano alla vita politica italiana u.n indirizzo consone ai loro bisogni. Gravi lesioni "; sono nell'anima del Mezzogiorno, certo, ed io potrei rinunziare a tentarne altri quadri; ad ogni modo nessnn melato si guarisce se non con la persuasione. Comunque sia, per me come per molti altri, se il Eocialismo ha adempiuto sinora io Italia alla maggiore e più effettiva funzione di lih-eralismo; se, come tut!C"I dimostra, il partito liLerale italiano è ben lontano dal trovar la sua strada e dal misurare i suoi errori:, i,_nsomma dal rinnovarsi mostrandosi capace di pian. tare nel costume politico del paese tutte. le singole libertà; se !"essenza del socialismo consiste nell'abolizione <li ogni prh·ilegio, nella libertà per tutti, nella capacità auton.on;ia dei lavoratori di realizzareil trionfo del la,·oro all'infuori di ogni paternalismo o di ogni non necessarin statizzazione, di ogni àominio d.ittatorialC ài gruppi e di partiti; se esso non. è solo espressione d'inter~ssi ma!er·ali, ma concezione politica di libertà concrete e cli vita individuale intesa come autonomia; se, insomma, nel soci:.i.lisc.:.o,ne! marxismo stesso come lot!a di clnsse, ~i esaurisce il lihcrnlismo; se la redenzione del Mezzogiorno non può esser volut::i. ed opernta che dagli interessati, agricoltori e contadini, con iniziativa propria, con mezzi propri, con politica propria, è .::d esso che tocca stringere in salda alleJ.nza i contadini c<l i piccoli proprietari nostri con le organizz:izion.i prvlet2rie del Nord; è ad esso che tocca suscitare ventate di autonomismo in ogni campo per dirigere uno azione libertaria contro le consorterie economicopolitiche che soffocJ.no il pJ.ese, contro il centralismo stai:alc che :ne emana. il clnale, in regime di libertà o di oppressione, è sempre tirannico e prima fonte tli ogni male. Uomini che intendono questo, organica~ mente, che si preparano a quest'azione, e non sono <lisposti a farsi accalappiare da formule, da vant3tenecessità, da schematismi di partiti, ce ne sono quaggiù, e tu li conosci: non ho bisogno di fart-.!ne :10:mi. TOMMASO FJOF.E.

fJrerisorgimenfo GIANNONE In Pietro Giannone si riflette limpidamente lo spirito della hnrghesia meridionale del Settecento. Quesw borghesia nata in margine all'epoca feuàaLe e composLa in massiw~~ parte di piccoli commercianti e di professionisti, essendo uscila dalla Controriforma porta in sè Lutto quanto di negativo si con~ -serva ncH'aoirna nazionale. A voler scendere sino in fondo si può <lire che essa non forma nemmeno una classe: vale a dire un aggruppan1cnto omogeneo, sufficientemente definito, con preoccupazioni ed i!llteressi se non identici, affini. Quello che così ce la (a definire è una inquietudine comune, una aspirazione v.aga e inJ.efìnita a mete moderne, una certa repulsione verso il Papato annacquala però da sottili distinguo e dalJa massima riverenza al cattolicismo. 1l Rinaseimen Lo .alterandosi come reazione non .aveva dato agli italiani alcun sostegno interiore per cui al posto dei grandi movimenti ideali sorgono, il naturalismo e il diritto positivo, e da un paternalis1110 si vuole passare ad uuo nuovo. Il monarchismo tradizionale degli italiani ha 1e sue profonde radici in questo sLa.to d'animo e le lo,tte fra Monarchia e Papato non .assumono, per questo, carattere di irriducibilità e di avversione profonda. Non rappresenta.no il contrasto insanabile fr.a due mondi opposti. Sono beghe destinate ad appianarsi, antitesi seuza consistenza ideale e con la sola consistenza dovuta alJe continge»ze, lotte ìa cui soluzione sarà poi logicamente I '.alleanza di fronte all'eresia popolare. Ora in Pietro Giannone questi, motivi sono in uno stato abbastanza concreto. La posizione di Machiavelli e Guicciardini è da questi tenuta con poche varianti. Anche qui la base è la verità effettuale <lelilecose, -il fatto in sè stesso privo di richiami ideali, la politica considerata come espressione di una autorità temporale estranea e distinta dall'autorità spiritu:ale del Papato. Netle sue pagine ,non v'è nessun fremito di grande vfaione. Quello che vi è di nuovo e di ·personale è un vivo attaccamento alla Monarchia considerata come detentrice e distributrice dei diritti della società lai ce. in essa trasmessi a11' atto del suo po!rsi. Qu.indi il motivo polemico della ·sua Storia civile del Regno di Napoli non può non essere che il. Papato. Ma bisogna bene afferrare lo spirito di tale polemica. Nel Giannone la concezione che informa l'opera è che la Chiesa deve avere soltanto, il dominio dell~' anime poichè i beni terreni_ non hanno fatto che corromperla. Il cattolicismo è da lui accettato completamenté a patto che non si immischi nelle faccende politiche e lasci in pace il Re. Egli crede anzi che esso tornando alle origini guadagni in autorità dimostrando così una ingenuità senza rimedi, un.a palese incapacità di .adesione a1la dialettica del di;venire, un.a povertà di visione contro la quale la sola aI1lla possibile è l 'ironi.a e che viziando la sua opera dalle basi <loveva fatalmente condm·la a deformazioni e all'oblio. Oggi infatti, essa interessa solo come manifestazione dei tempi. 1 Niente vi 'è nel ·suo seno di attnaie. Nessun insegnamento balza da quelle pagine. Lo schematismo mentale napoletano nasconde I 'ideologo che crede riusdiT~ .attraverso l 'esegesi <lei, fatti al: così si vokva dil)lostrare. Onde l'imparzialità, quella superiorità ideale capace di fare intendere la varia e multiforme logica degH avvenimenti. Le posizioni spit!it{iali elevate esulano in modo completo e si trova al contrario con metodica cura il prevalere della tesi nei, riscontri con la realtà sul-restò e l'adesione .apologetica .a fatti che possano servire come sostegno ad essa. È chiraro dunque che l'avversione antipaP,ale del Giannone non può sboccare così in risultati solidi e d'avvenire, come pure è evidente ed implicito il valore della sua opera per molto tempo ritenuta colossale. In essa egli segue capitolo per capitolo l'avanzarsi della Chiesa nella storia, l '.origine, il progredire e l'estendersi <lel potere temporale, i vizi e le corruzioni cui questo clfrede origine. Ma invece di darci l'analisi atta a farci capire La storidtà e in certo senso, ]a ineluttabilità di tali f cn.oirneni e i fatti cui questi diedero origine, ci offre invece l'apologia della Chiesa primi'tiv.a jJ1 contrapposizione. Erige dinanzi 2.l. Papat:G con·otlo e co1Tuttore Ira purezza , dei tempi evangelici. Sostiene che è ad essi che _si deve .to:rnare, dimostrando efficacemente in cruesto modo di avere in fondo in fondo me,,:'laHtà più di polemista che di storico. È una .astuzia polemica difatti, il suo ,ostenere la democratizzazione del cattolicismo, la Chiesa fondata sui fedeli, coi• vescovi eletti da essi. Se fosse diversamente, tali premesae dovevano portare alle con~guenze della sov:raniti, pop o.lare mentre questa è dal Giannone medesimo messa in considerazione e la Monarchia considerata come sola fonte di diritto. Tutto, quindi, si tiduce in uìtima ~n 1alisi ad un caso di irncomprensione storica, espressione dello spirito del secolo mascherato da:lde .apparenze di uno stn<lio de,lla storia. Nk"J!Ivi l è una forte esigenza interiore,.. soLA rrr:, •)LUZIONE LIIJEl1ALE spingenlc ad una rev1s1one <lei passato da punti di vista <l'avvenire. li sottiJe ginoco cerebrale, l'arte di adattare ad una forma rnentis svelar10 proccosi per se stessj luguhri di qnalsi.usi. forma - eredità triste del Cinquecento -; il nistagno delle forze spirituali non fanno el,c generare opere le quaH invece di sgon1brare il cammjno, lo ingombrano <li più, e dov,e svelano p1·ofon<lc deficienze, basta rilevare la incapacità <li penetrare nella inlima essenza <1i determinati fatti. A voler anche prnscindere daJJ.a Stor,iu, per provare ciò si osservi l'altro libro del Giannone, Il 'Triregno, ne~ quale, lasciata la scorta d.ei falli si Lenta un.a sistemazione i<lcologica e a grandi linee, Esaminalo il regno terreno (uomo allo stato di, natura, religione della felicità tempornle, dominio della /ilbsofia), il regno celeste (uomo allo slato di grazia, evangeio, feHcità in una vita uhra terrena), Giannone passa a par1are del regno papale. E questi non eomprcn<le nel sno essere sloricamente. Lo vede come una slrana monareh ia, misC1Jglio di divel·si elementl cosi come si può vedere UJJ fenomeno dal <li fuori senza cl1c l'intima eas~nza venga avvertita. Egli non le, capisce nclJa sua consistenza disparata uelJc apparenze, ma un.a nella sostanza, essendo portato dal temperamento alla comprensione dei fatti che li presentano, ,miei e logici, e fondati su dati di fatto appariscenti. Onde ]a sua repulsione è la repulsione <Uun cauolico cui ba mentalità positiva epingc alJ'attaccamento, alla realtà e all'adesione alla Monarchia. Scomunicato, difat U, e consegnato .al PaJYc.t, ahi ara e rinunzia poiehè in lui il, senso dei valori della personalità è assente. Non è per questo, nemmeno un sospello di eresia. È uno di quella gc, erazione <li oosidelli liberali nella quale l'caaurjmcnto della vita iLaliana neJJe interfe: ,•tJzc col mondo moderno uscito daUa Riforma, si Lraducc in un feticismo 'lnonarchico chicd~ntc pei sudditi rifont1e al cuore paterno dei re. CAT<MELO PUCLIONISI. FRAMMENDTIIVITAINGLESE Due stili - Dne tinte, a,izi, due toni: due stili. Prima di Calais: w1a pianura biondoverd.e. Dopo Dovres: carbone, carbone, carbone. Arri,vi alla nordica Calais (mare non Mediterraneo) anccrn stupefatto dalla vista della prod.ig;iosa pjanura di Francia sottomessa ,dJ,a volontà di fecondazione e alla tenaci.a del risparmiatore contadino. Abbondanza numerata di mandrie; ort,i1, praterie, ca1npi estesi non sterminati. Industrie nate dalla terra e dal sottosuolo, distribuite si direbbe co~ buon gusto se non fosse felicità incontrollata della natura: ecco generosità e ricchezza, senza che una Wrbida immagine di lavoro uniano scatenato, consoìazione di peccato1Ji:, ti tolga la libertà deU'atmosfera. La souplesse latina è già un dono del clima. Terre al di là della Manica: cultme perfette ma disput~te dal contadino contro difficoltà che (.anno nascere l'idea del dovere: l'intensità del lavoro è un· documento necessario cli vita, o l'atmosfera che ti circonda ti lascia solo. D compito' di• tutti ,i giomi, difendel'si. Oggi difende l'agricoltore il suo dominio e la sua iniz.iiativa su uno spazio che industria e commercio sopraggiunti, ferrovie, stocks di carbone, invadono con vio,lenza infernale. Terra per classi e partiti, per lotte chiare sqlla base di elementi di realtà quotidiiana: las~ndo le consolazioni e iJ sogni di Rousseau a chi lavora tra luci quasi spagnuole di impressionism.o e solida materia di natura classica. Nascita di Londra - Carboni, opifici e ferrovie deformano e contristano la parte <li Londra che prima a·ppare al viaggiatore. All'uscita delle stazioni invece non c'è p.Lù la metropoli infernale. Immaginiamo una capitale come uno Stiato sorto da una secolare legge centripeLa e centrifuga nello stesso tempo; un fenomeno cli accentramento e di espansione che crea le unità naziol)afa Ma Londra è un.a città federale. Conoociamo oittà che sono stati castelli, luoghi forti per la difesa da tutti, comuni. Le case ta sette piani sono venute poi e la tattica che si applicava alla difesa della cittadànanza ~ potuta estendere con logica rigornsa alla lotta delle clàssi. Perchè là città era già 1o Stato moderno. Vogliamo dire Parig>. C.a. piLale, capo, centro, o metropoli, città madre. Parigi è un.a cellula e ]Ja Francia vi nasce ogni giorno. Cen4·0 di parassiti per i par.assiti, ,di corruzioni per i corrotti, per gli stranieri di: esotismo; m,a per le altre ottantotto provincie il tempio, e la storia sacra. Prodigio dello spirito, di risparmio, anzi di tesaurizzazione delJa stirpe francese. Parigi è l'Hotel de la Ville e Te Tu.ileries_ Le r.iwoluzioni l'hanno consacrata. Ma la City e Westminster con la loro dignità europea sono un poco la capitale di Londra, Londra resLa una riunione di città. Sullo spir.i>to di imitazione <lel continente hanno pi;evalso le esigenze dell'individuo, come l'istinto della razza è l'empirismo. Così Londra è naLa tardi come città e non è .ancora p~ssat<i un secolo da quando i quartieri dell'Est, dell'Ovest e del Sud erano separati tra loro <la larghi intervalli di terreno non fabbricato, E oggi che il problema di t;rovare una casa molto coimoda in centro diventa difficile, un i,nglese non si trasferisce nella im1nediata periferia, ma si al}ontana a venti chilometri di strada ferroviaria nei dintornn. Con quest~ logica Londra continuerà ad essere un sistema di città riunit,e per tutti i secoli. Non occorreva istinto di accentramento; quando il Tamigi da solo valeva per segnalare il luogo a chi'llllque volesse costruire la sua casa. E l'inglese ha imparato a volere una casa sua, per abitarla dopo il lavoro, dalle sue stesse foreste: quattro assi gli davano il senso della libertà e della proprietà. Il piano regolatore vien dopo (le grandi arterie della città sono perciò più complicate che a Parigi). Pl"ima di tutto ognuno padrone a casa sua. Così oaseeva la città libera, senz;a prograinmi, senza ]'imperiosa necessità della di~ fesa, La <lisciplima e il problema della sicu1·ez,a pubblica sono di secondo grado, quando la città è falla daJJa libertà delJe famiglie. Allora la City e Westminster diventano il museo di tutte le tradizioni; il solo principio di accentt'amento a questo punto è dato dalla c-oncentr.azione di economia e di affari. Città come Londra nascono senza che nesM sm,o c:bbia mai pensato di fondarle. Il traffico - l;.a genialità naturale dei popoli moderni si riconosce ne,ll'eleganza con cui sanno risolvere il problema del traffico. Noi per questo siamo ancora antichi. Parigi ha provveduto con latina disinvoltura. L'ordine è mascherato per timore di pesantezza: sicchè si ha l'impressione di un gran caos da cui l' orclfo.1enasca con bizzarra e leggera spontaneità e puntualità. Esempi tipici: il' 1netro, i bigliettini aHe fermate degli autobus, la circolazione dei boulevards: inso=a la regolarità è controllata e _non c'è bisogno di un policema.n ad ogni angolo di strada: spesso si preferiSce contare sulle risorse e sull'audacia del passante. • , A Londra le cose ca=inano in modo più me,ticoloso e prudente: ma :il risultato non è meno notevole. Og:ni passo è preveduto, colltrollato: come se il principio fondamentale fosse di garantire l'incolumità del vi.andante ad ogni coslo, anche senza il suo impegno per una necessità di cortesia. Nelle strade di Parigi la consegna sembra unicamente di non farsi mettere sotto i veicoli. A Londra e' è da pàrte del conduttore l'impegno e lo scrupolo di mostrare w1 animo ·gentile. Ne ·dechin.a a cui tutti collaborano, un congegno riva un ordine Co,m-esohdarietà, una macstndiato in tutte le ruote e la precisione infallibile è come una garanzia d'igiene assicurata dal più numeroso esercito del mondo di policemen impeccabilmente gentlemen. Differenza tra prodigalità e filantropi.ap. g. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 NOVITÀ Il. BRUNELLO CATTANEO L. 10. R. FRANCHI LA MASCHERA Romanzo polit-ico-morale. L. 5. "_L'ECO DELLA STAMPA ,, i1 ben nolo ufficio ~i ritagli da giornali e riviste fon• dulo nel 1901, ha sede t;sclusivamente in Miìano (12) Corso Porta Nuova, 24. G. B. PARAVIA & C. Editori - Libri - Tipografia TORINMOI.LìOA- FIKEN-ZRtOM-NAAPO•PLAI LERMO Bibliofeca " Sforia e Pensiero ,. ENRICO. FEDERICO AMIEL GIQRNALE INTIMO Frammenti scelti e tracl:oui <la MAnrA G1-uraNGHELLI Studio introduttivo di CARLO PASCAL Un volume: L. 15. Il Giornale intimo ha guadagnat.o al suo au.torc la fervir:la simpatia di quanti, sanno comprendere la tragica bellezza di un travaglio spirit.uale. Qu,esta prima edizione iialiana è preceduta da un profondo studio introdutti·vo di ·carlo Pascal, tutto inteso a cogliere l'essenza f,J.osofica del pensiero e la realtà psicologica di Enrico Federico Amiel. 139 DePìstellioprofessoeret censore ric!entisslmo Carmen hilaro laudatorium Don PistelUus homo lretus rubicundus et Jacetu5 Gaudens le:::1.çograecanico nec non sigaro tuscanico, Scolopianus non indoctus. novus presbyter A rlottus {I) Ridei semper ubicumque. ridei semper de qwcumque. De scholari, de magistro, de rectt.>re, de ministro Et de gente lilterata. et de gente tonsurata. De acodemicb Cruschaeis, de academicis Lyncaeis Prodiens comico cum socco personatus in Marzocco {2) Et in compitis et in vicis ad braccettum cum amicis Vandalizans (3J ,wn ignolus Hermengildus oslrogothus., Ridei eliam cum Vitellio (4) in minusculo subsellio Cum Vitellio criticizans, claudicante, syllogizans. Papyrizans, Germanizans (5), !talosque stigmatizans ,- Nam qui dicit de Pistellio debel loqui de Vitellio; Sicut terra currit una cum satellite suo Luna Sic Pislellius cum Vitellio sic Vitellius cum Pistel/io, lste laetus juvenilis, ille tristis et senilis Oraviterque sententiosus, iste levis et gaudiosus, Micrologizans cum illo in suo opere pusillo, Ridet semper ubicumque, ridet semper de quocumque, In ridendo cum sit multus, non est tamen homo stultus, Nec infestus nec malignus, sed in corde suo benignu.s, In Ecclesia in schola in domo aestimatur bonus homo, Et si Vandalus praeclare quosdam visus obtruncare, Sicut presbyter in sylvis qui tendebat retia grillis Tantum fecit et sudavit ut nec unum n'acchiappavi!, Sed in istis tempus ferens, parum metit parum serens, Don Pistellius homo laetus rubicundus et facelus Tradens graecam et latinam philologicam doctrinom Multis pueris et puellis barbatisque magiste!lis In.Florentice schola odierna nec perfecta. nec sape;na !6}. Nos laudamus exultantes omnes eterici vagantes Cum hoc carmine jocundo nec subtili nec profundo Ridentissimum censorem hilaremque professorem Cum suo lexico graecanico nec non sigaro tu.scanico_ Scripsit CYRtACUS ÀRCHIPOETA (Domenico Comparetti) Goliardus erneritus Qui scripsit scribat Dominu.s cum eo bibat Dic, 1913. (I) Il Piovano Ari otto, della tradizione fiorentina. (2) Scriveva con pseudonimi articoli fustigativi nel Marzocco. (3) Pubblicava di tanto in tanto un fascicolo di una rivistuola contro la Crusca e contro altre istituzioni o personaggi del mondo universitario, intiWiata Il Vandalo, (4) Girolamo VitelJio,._ professore di greco e suo collega. (5) e< Germanizans >1 : come allora tutti i professori italiani. (6) L'Istituto Superiore di perfezionamento di Firenze. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 XOVITÀ NOVELLO PAPAFAVA Da(aporettoa VittorioVeneto L. 8. Esamina in modo decisivo il problema Badoglio e il problema Cad.orna. Traccia sinteticamente la storia r~ùlitare della nostra ~uerra. VITO G. GALATJ RELIGIONE e POLITICA L. 10. SLoria dei Ministeri Nitti, Giolitti, Bonomi, Facta., Mussolini. El')ame della politica dei cattolici e del problema religioso nella vita sociale italiana. SAVERIO MERLINO Politica e Magistratura dal 1860 a(,i oggi Ìlil Italia Lire 6. IN01ci-;: fntroduzione • Ricordi personali - I. L'indipendenza della Magistratura. - II. Eresie giuridiche e costituzionali; a) l'ammonizione e il domicilio co:llto; b) associazion'e <li malfattori e associazione a delinquere - III. La Magistratura e la classe operaia - IV. Stato d'assedio e tribunali 'militari - ·V. La grossa qut!stionc dei Decreti-Legge - VI. Banca, Governo e Magistratura - VII. Usi e abusi nel1'Amministrazionc della giustizia - VIII. Come· si fabbriermo i processi politici - IX. La giustizia sotto il bastone fascista - X. Se se ne potesse fare a meno -- XI. Conclusione • Che fore.? ..

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