La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 31 - 6 settembre 1925

"' 11-r ,I IL BA:lETTI Quindlclnaie di lotteraturo Editore PIERO GOBETTI S ETT\1 MANALE . .,.. EDITORE PIERO GO BETTI - TORINO VIA xx SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIMANAP. MIGNOSI .O~l('nam"r.t• 11,uwo L. 10 • Jùkro L. 1;, Un tN'""'1"o l,. O,f>O '7~ ABBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Semestre L. 10. Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L 0,50 - C. C. POSTALE Ereditél dell'Ottocento Anno IV - N. 31 - 6 Settembre 1925 8' q,uivy,,.t; fra,v» dl pr.At.rJa Mi tMIV.h wglkJ di J,,. fJ o.U'~ft'~ /Jr.lY..#~ - Tonw, SOMMARIO. P· 1/-: Croce opposilo1·e - Le Regioni ilalianc. !•'. Engels: Dopo il discOl'BO<liPerugia, - p. /J.: Little Iwly. - A.. Cavalli: La riforma in !tallii'. - Speocer giudicato du P. Lnfui-gue. - Ri,orgi,,.enfo: yicn: Il 1792. - B. Chimienti: Nolc slolislicbe sulle 01·,-ianiz:r.a,doni sindacali In !Italia dopo il 1000. G. Costa : Nell'ombra di Roma. - Lettera al direlto1·c. Croce oppositore Croce politico. Un osserval.!)re grossolano potrebbe ere• dere che a Croce politico e teorico della politica manchino quelle passioni e quelle esperienze che nutrirono i grapdi teorici come Machiavelli e Treitzske, scrittori di opere r:be restano insien1e w1 n1onumento storico dei tempi e un modello di speculazione filosofica. Croce in Lrent' anni di battaglia di cultura pare essere rimasto estraneo a tutti gli interessi di parte e i suoi stei;si atti specificaniente politici non lo compr01nettono e quasl non lo toccano. Sia che partecipi alla sottoscrizione per L4vanti! dopo Pellom,, s.ia che vada n1inistro dell'istruzione con Giolitti, sia che indulga con argon1enti da uomo d'ordine al primo fascismo di Mussolini, sia che se ne stacchi poi disgustato e pentito, la preoccupazione costante di Croce è cli offri;re un esempio concreto di condotta personale; questi atti riguardano la sua coscienza individuale, sono le risposte date alla voce del dovere dal cittadino, non dall'uomo politico nè dal filosofo. Chi esaminasse l'opera sua di ministro dell'Istruzione troverebbP- infatti t:he egli s'attenne costantemente, priina cbe alle Tegole di un programma o di una riforma, all'idea di instaurare un'amministrazione onesta; e questa è la differenza tra Gentile dogmatico, autoritario, clittato1·e di prm--:inciale infallibilità e Cro-0e politico, càpaee di riffossione e di dubbio, aperto a tutte le esigerur.e umane, desideroso di ascoltare anche la semplice voce dell'istinto· e del buon senso. Insomma Croce in politica ha voluto essere piuttosto l 'uom<> semplice, che il finto statista, non potendosi improvvisare a cinquant'anni la maschera del questmino o le basse arti dell'intrigo. Se poi si vuol trovargli ad ogni 1nodo un partilo, 1neotre la sua filosofia servì ad uomini di tutti i partiti, bisogna constatare che pe,· i1 suo stesso buon senso piacevole e scherzoso di napoletano di elezione, indulgente e signore, le sue simpatie dovevano andare ad un conservatorismo onesto, moderatamente liberale, capace di salvare le forme e la pace, cara ad ogni nomo laborioso. Per questo conservatorismo illuminato e trepido Croce fu contro 1a reazione all'aprirsi del novecento, fu. contro la guerra nel 1915, perché la guerra dissipa i risparmi e il lavoro accumulato in economia come in cultura, ed è poco tenero oggi per le improvvisazioni del'. nazionalfascis1no. Il teorico della politica. Tutti i pregi della teoria della politica che si trova nelle sue postille e nel breviario Elementi di politica derivano proprio da questa moderazione d~ uomo non apolitico e neppure di parte, e dalla serenità quasi indifferente dell'osservatore. Vi si trova un documento preciso e non occasionale della costanza speculativa che sta a11a base della nostra vita politica nell 'ul.timo ventennio. Tutt'al più non nasconderemo il nostro dispiacere perché il Croce ba voluto adottare un procedimento del tutto sintetico, talvolta troppo rapido, velando a bella posta, 1 con efficace malizia, i riferimenti più attuali: noi desidereremmo in certe sue esecuzioni capitali di pregiudizi e di teorie monche, maggiore indugio di storico, disposto a trovare con allusione ai tempi, ragioni e psi- ~.ologia degli errori. Croce si i', accontentato di rendere esplicita (in sede rigorosamente speculativa) la teoria della politica che si poteva cogliere già nella Filosofia della pratica e nel Materialismo storico. La politica riguarda le azioni utili: o l'utile non è il morale, ma non è neanche il oemplice egoismo; quindi bisogna rivendicare contro tutti gli accusatori della politica, eome cosa immorale e da riservarsi alle persone di poco scrupolo, il carattere spirituale e decisamente pregevole dell'azione politica: il Croce non si lascia sfuggire una bella occasione per canzonare e confutare gli astrat, listi e gli ipocriti del morali•mo. Senso po• hlico e senM> giuri<lico però devono acoorn• pagnarsi, aicchè 1nenlre non si devono approvare i bigotti e le vestali deUe istituzioni, bisogna richiedere poi a chiuuquc agisca un chiaro senso della Lr.adizionc, della continu.ita, della legalità. A questa doppia ispirazione occon-e riportare una chiara idea dello Stato, che è forza soltanto in quanto è consenso, ed è forza non secondo nna grossolana rappresentazione « LfUasi un prendere pel coUo altrni, piegarne la cervice, atterrarlo »,' ma è tutta intera la forza u1nana e spirilualc « e comprendo La sagacia dell'intelletto, non meno de] vigore del braccio, la previdenza e la prudenza non meno dell'ardimento e dell'audacia, la dolcezza non meno della severità "· Così in ogni Stato autorità e libertà sono inscindibili, e a ragione si celebra per• ciò la libertà. « Quale parola fa battere con più calore e clolC"...ezza i] cuore umano? )). Con malizioso scetticismo conclude il Croce che bisogna sempre preclicare ai popoli iJ benefici dell'autorità e ai principi quelli deUa libertà, e qui è evidente come egli parli, perchè altri intenda. Concepito così lo Stato come azione, diventa van.a la ricerca sul fondamento deJlta sovranità. In 1u10 Stato ciascuno è a voha a Yoha sovrano e suddito. La sovranità in una relazi'one non è di ne-5suno dei suoi componenti singolarmente pr•eso, ma della relazione stessa ». Dove, benché il Croce goda di fare la satira cli Rousseau e di canzonare gli egualitari, c'è forse una delle p<t• vigorose e radicali pr,ofessioni d:i democrazia moderna. Ma il politico non è esule o carcerato nei limiti del campo utilitario dove incomincia ud operare; la politica crea nuove relazioni,'-. ài venta stn1mento di vita morale, arriva alle fonti della scienza; lo Stato partecipe del progresso della storia è anche etica. Il Croce mette però in guardia contro ehi confondesse questo Stato concepito con1e moralità, co1ne Stato etico, come storia, con lo Stato politico , e ne derivasse quindi una concezi,one go:vernativa della morale, come successe al Gentile ministro di anacronistico oscurantismo. In realtà lo Stato è « forma elementare e angusta della vita pratica dalla quale la vita morale esce fuori da ogni banda e trabocca, spargendosi -in rivoli copiosi e fecondi, così fewndi da disfare e rifare in perpetuo la vÌJta politica stessa e gli Stati, o~sai costringerli a rinnovarsi conforme alle esigenze che ella pone "· Che è ritratto poetico ed efficace della complessità del mondo pratico, penetrato integralmente con questa distinzione decisiva. Il Croce si sforza anche, negli Elementi di politica, di rendersi, ragione della validità dei partiti politici, dei quali altra volt.a aveva dato un concetto inadeguato, limitandosi al parallelo coi; generi letterari, In realtà l'importanza del partito politico non sta nel solo. programma talvolta generico e sempre per ,necessità non più che una prima approssima.zione, ma nella caratteristica stessa del partito mezzo d'azione, coi suoi capi che vi affermano il vigore della loro personalità, e vi si preparano al governare. Parteggiare e governare non sono cose antitetiche; ed anche nell'uomo di partito bisogna vedere un esempio del fare e dell'attuare in cuii sta la sostanza della vita sociiale, somma di rapporti, ossia di azioni. Tutta la politica cli Croce è in sostanza un'esaltazi'one del momento dell'attività, contro le astratte considerazioni, schematiche e generiche, contro i falsi progrmnmi, dietro cui si nascondono le cattive intenzioni. Bisogna rifuggire da tutte le pedanterie da tutti i dottrinari della politica; arrivare al diretto contatto della realtà di fronte alla quale consigli, analisi, dfatinzioni servono soltanto come premesse e avviamenti a risolvere, ad agire. Il ·suo a.ntifascismo. Dopo il delitto Matteotti uno dei fatti più importanti della politica italiana è il passaisgio di Croce ali' antifascismo. Fino all'autum10 scorso la posizione di Croce era ispirata a ottimismo e indulgenza: il 91-'0 riserbo vcl'so il r asciamo <;ra tutto moralè e, pedagogico e rispecchiava da un lato il suu innato antidannunzianismo e antifuturisn10, dall'altro la sua acuta ,]jffidenza verso t11tti g.H uomini del naziona1ismo jtaliano jn. cui egli aveva veduto già prima della guerra dei pericolosi politicanti. Questo antifascismo tollerante non poteva soddisfare in Lutto .11oi giovani che invocava-mo distinzioni di razza e di stile, rna a Cooce non si doveva chiedere di abbandonare le sue abitudini conservatrici di buon gusto e di moderazione culturale. Ancl1c nei motivi più radicali che 1o Jndusscro all'opposizione aperta entrarono poi jn buona parte, prima che le meditazioni leoriche, le preferenze e la sensibilità dell'uomo. Nehl'adegi'One al Partito liberale, nella disciplina con cui si è messo a servire il partito, Croce pratica un suo ideale giolittis1no inteso come abito mentale di modera- ,ione, di fedeltà, di discre:rione. Quando egli scende a fare della vera e prop1100 politica eourn gregario, la su.a allenzione è agli iati• tot.i parJamentari·, ai mezzi d'azione tradizionali, a!Je forme costitnzionaLi e amministrative. Il suo atteggiamento è sabaudo, con elementare franchezza, indulgente alle teorie 1na inLransigente sulla serietà degli- uomini, ostinatamente fedele alJc virtù civ.ili e alle caratteristiche storiche della razza. Così la sabauda devozione allo Stato di questi uomini è devozione allo Stato ·laico nutrita di ossequio ali.a religci:one e di diffidenza verso i preti, una laicità perfettamente antitetica aJl'anticlericalismo rumoroso dei romagnoli atei, pronti ad jionamorarsi della Chiesa per eételismo di sovversivi. -Ma· l'antifascismo di Croce n01~ è soltanto questo. Accanto ai motivi del conservatore e dell'italliano di buon senso c'è la ribellione dell'europes, e dell'uomo di c1ùtura. Soltanto <[nei motivi, che possono dispiacere talvolta all,a nostra psicologia cli combattenti, servono a mettere questa ribeliione nella sua gwtista atmosfera umana tpglienclole anche il so~ spetto cli nna esasperazione romantica o di un partito preso. Biso-gna propone alla considerazione degli italiani· quest'antifascismo europeo di Croce. Sia il castigo dei loro nervi, dei loro isterismi, delle loro impazienze. Croce ha trovato il giusto tono della rihellione al presente, che sulla presente decadenza lavora per il futmo. D.a venti anni la sua opera è stata il futuro. Da venti anrri la sua opera è stata solo esempi·o italiano di ·una modernità direttamente partecipe di tutta la vita· spiriruale del mondo. Difficilmepte questo gli sarà perdonato dal provincialismo italiano. Dopo gli infelici tentativi del Risorgimento, Croce è s'tato il più perfetto tipo europeo espresso dalla nostra cultura. Nel momento in cui si assiste a uno dei più radicali tenta• 'livi c1i rompere la. solidarietà italiana con l'intelligenza europea, la posizione di cul- 1 tura di Croce doveva diventare una posizione intransigente di poliriic.a. La sua mente equi- .librata e imparziale do,veva mettersi rigorosamente e tot3lmente da una sola parte. Non è lecito essere apolitici quando si difendono le ra©ÌOnÌ' e i diritti fondamentali della critica, del pensiero, dell.a dignità. Il poeta deve difendere la libertà della sua arte. il filosofo la legittimità dei suoi studi. E' una guerra per la pace che deve impegnare di vjta o di morte anche gli inermi. In questa battaglia che è l:'aspetlo più vitale deil.a lotta tra autifascis1no e fascismo, la vittoria non è questione dii milizie o di squadrisnti ma di sicurezza nella propria intran~genza e nella capacità di non cedere. Croce può essere maestro agli italiani an- .che nella serenità del combattere. Eg1i ha conservato rigorosamente n s..~nso dei suoi limiti. Le sue preoccupazioni sono tulle volte al futuro: c'è in lui la commossa e trepida cosoiienza che nella battaglia di oggi sono hnpegnati gravi destini; egli avverte questi pericoli di civiltà dol01,osamenle. E si è votato alla pole'mita antifascista quotidiana come per una necessità di liberazione, perchè nessuno può mancare ai suoi dove1·i. Il suo dovere fondamentale poi è che la sua politica non diventi politicantismo; l'uomo di lihri e di scienza cercherà dunque di tenere lontane le tenebre del nuovo medioevo continuand.o a lavorare come se fosse in un mondocivile; dopo aver frustato con violenta ironia i piccoli nemici quotidiani tornerà con la coscienza tranquilla al lavoro d.i biblioteca e di storia. Noi sentiamo in Croce un maestro proprio per questa impassibilità di non conformista. p. g. Le Regioni italiane (Nuovainchiestaeconomica, politira,culturale). Rivoluzione Liberale dedicherà una serie ffli numeri ,peciali alle regioni italiane. Il no,tro proposito è di dare un ritratto fedele delle condizioni obbiettive e mordi dell.a. vita italiana. Delle regioni italiane si cono,corw in genere abbastanza bene i dati economici: almeno I.a. nostra letteratura politica possiede un buon nnmero di morwgrafie economicfua locali esaurienti, drdl1e inchu;ste J acini d,,l 1909 agli studi dell'Unità di Salvemini. Ma non si hanrw studi che mostrino CO,nP, dalle oggettive condizioni economiche si passi alle differenze di cultura e di politica, come la lotta politica si atteggi nei vari ambienti, quali tipi di uomini e di partiti produca, quale psicologia rivelino le varie classi. Perchè la nostra inchiesta riesca il più possibile minuta e precisa, preghiamo tutti i nostri amici e abbonati di parteciparvi. Non abbiamo la pretesa che ognuno ci scriva subito un articolo completo e organico. Ma tutti possono e devono scriverci subito una lettera di fatti e di elementi che porti il contributo della loro esperienza. Noi saremo così i.n gr~ di fondare la nostra opera su un archivio vasto e sicuro di dati oggettivi. Ci interessano per questo fine più le notizie che le sintesi, più gli aneddoti locali che le considerazioni generali, più i profili degli uomini che i pro-- grammi, pizì i fatti che le deduzioni. Non ci deve essere in chi ci scrive la preoccu~ zio ne di darci una bella esposizione lettera,- ria: basta che ci si scriva 1a verità sulla base di esperienze personali. Ognuno ci parli dei paesi che rneglio conosce, ci descriva la vita del suo paese o della. sua città: è più interessante che presentare delle grosse tesi. Nai ntilizzeremo tutto questo materiale con discrezione, tenendo sotto riserbo le fonti quando è necessario. Ogni nostro abbonato è moralmente tenuto ad aiutarci in questa ricerca di cultura, politica. Sarebbe necessario che le risposte ~i giungessero entro il 30 settembre. Siccome ci occorrono migliaia di ris poste 1 non possianio scrivere singolarm.ente ai vari amici. Ognuno deve intendere questo annuncio conie una sollecitazione personale che tiene il luogo di una lettera a lui indirizzata e che attende nna ri.sposta. Dopo il discorsodi Perugia La libertà della scienza i.nporta che si scriva di tutto eiò che non si è imparato e questo si spaccia come il solo metodo rigorosamente scientifico. Ma il signor Diihring è il tipo più caratteristico ò.i questa boriosa pseudo-scienza che oggi si spinge dappertutto in prima linea e tutto sopraffà col suo orpello altamente risonante. Nella poesia, nella filosofia, nella politica, nell'e. conomia, nel modo di scrivere 1n storia, pretenzioso orpello sulla cattedra e sulb tribuna, pretenzioso orpello dappertutto, pretenzioso orpello con b pretesa della suprema?.ia e della profondità del pensiero, a differenza della semplice e puramente volgare lotta delle altre nazioni. Fin dalJa prima pagina il signor Diihrìng si anuuncia come colui che pretende alla rappresentanza di questo potere (la filosofia) nel suo tempo e per il suo presumibile futuro. Chi si allontana da lui si allontana dalla verità. Quando un uomo è in possesso della verità definitiva inappellabile e del' solo metodo rigorosamente scientifico, egli deve avere un discreto disprezzo per il resto dell'umanità che vive nell'errore e fuori della scienza. Non dobt.iamo dunque mera• vigliarci se il signor Diihring parla col massimo disprezzo dei suoi precursori e se soltanto pochi grandi nomini da lui ricordati in via di eccezione trovano graziu dinanzi :.1.lh sua abitudine cli and:i.~ sino alfa. radice. F. F.Ncr-.:r.s.

bi 126 LITTLE IT AL V <li uu c:illi~o paglietta. Costui ha <:ercato Ji fvrf! il fai~ jng~gn<·r<'. .in Pug]ie - visto dv~ il titolo non i, custo,Jjt<, dalJe leggi - e poichè i cornparsanj non rhanno hevuta, pùid1è i <'OIDfHl<"~ani lo <'.A".ino~;.ono, rit~nt.a a Lon. dra, 1;'i11gcgna ,U gabhan· quj g"li ingJegi con Ja sua fal~n insq!na. l\Jon è 1111 « fesso,, que~ str, haJiano, non a:j a1Ja1La a far la parte di re,etto, ha pe1·duto J'ahitrHlinc di vivr,re ,mJla strarla P prr·sa c1u<>Jla flj JavarPi la Ùlf'<•ia: vuol far-la a gerililurano anzi a gentlf"rnan. Se glj riu"lcjrà flj imparare J"jn~Jegp non parlerà pjù il !:ILIO dial,!tl"J. Vorrà tPncr alto if suo decoro, il de«·or,, ddl.a ~ua pr(>fec:,F;ion.· di falsario. l1mulra. agosto. Saffron Ilill è il pjù squallido quarti,,,,, di Londra. Per non shngliarc i toni, C8~gerando il ,·ontrasto iu un confronlo cun Ja felice Chelsea, ho visitalo prima Bctlrnal Green, Whilcchapcl, Stepney Green. Ma qui diresti che la miseria del diso<:cupato inglese sia nascosta con cura p-iù mcLfr,olosu, quasi. jpocdla. Nelie stesse case irn cui una sola camera accoglie ciuque persone, non manca talvolta un segno di ornan1eato e di modesta eleganza. In realtà si tralla di un.i miseria meno dura. Vedi molti bimbi nelle slrade, troppù in confronto con le case piccole, e danno al quartiere un aspetto paesano e sen1plice, con un'allegria di giorno di festa: è probabile che essi non debbano lottare ogui giorno tra fame e stenti. Invece i profughi di Saffron' Hill sono inesorabilmente reietti e condannati. La ]oro sventura non conosce tregue, non nJuLa per 1nutar di cose jn Italia o altrove, non s'attenua per eITeLlo di crisi ministeriali o di rivoluzioni. Conti nnano la lunga tradizione di miseria della vita italiana. Sono profughi antichi. Già nei tempi in cui i confini di Londra erano i confini Jella City, l'igiene ciudele e lo spirilo d'ordine inesorabile degli inglesi, li ha confinati qu...i, fuori delle mura, come in un ghetto di ebrei. Per un'ironia questo quartiere si trova oggi nel centro di Londra. Seguendo il ritmo dell'ampliamento della città nel secolo scorso avrebbero potuto agevolmente lasciarsi assimilare, confondersi, sottrarsi a un isolamento che talvolta è una herlina. Forse la pigrizia, forrse un p!ÌÙ profondo istinto di fedeltà ha reagito. Non sono dei rinnegati. Qui hanno costruito la loro little ltaly, haimo voluto essere se stessi, non con 1.1na di:gnità che non potevano conoscere; con la rassegnazione, forza dei deboli. In questa umiltà li riconosciamo italiani. Nulla h.a loro dato la patria se non la dura capacità di soffrire: nessun diritto su loro potrebbe vantare. Ma essi' ne portano tutti i segni nelle carni 1 straziate, nei, volti sperduti; non nascondono i loro cenci. Stretti dalla disperazione hanno lasciato Napoli, l'Apennino 6alabrese, la desolata campagna agrigentlllna, nè, vendute le povere suppellettili e accontentato il pe·rsecutore Usuraio, avevano tanto che bastasse ad intraprendere il lungo e tentato,re viaggio, dì America. Partirono così, senza professione nè arte, senza sicurezza di trovare lavoro o vita migliore, paghi di sottrarsi a una desolazione che non poteva durare. Sono quello che erano; gli' umili non fanno fortuna, e la little ltaly di Londra sembra un quartiere di Nanoli. Qui acca)lto a un popolo civile hanno difeso la loro sprnrcizia con la fedehà tenace eh~ portavano nel ricordo del loro villaggio. Non sanno mascherarsi; fanno i n1estiieri più ,rmili; non hanno l'animo del furbo. E se pur talvolta devono campare di astuzia, gli espedienli trovati per salvarsi poche pen° ce di pane e di vino commuovono per la loro umiltà come commuove la sveltezza del veuditore di gelati che sa presentarli con napoletana agilità in fogge mascherate, sì che la parte superiore ridondante illuda nascondendo l'interno vuoto del bic<:hiere leggiadro.• Questi ripieghi della miseria disarmano qualunque moralista puritano. I bambini cenciosi e denutriti parlano tutti un barbaro inglese: neanche i loro padri hanno avute scuole in patria dove imparassero a parlare italiano. DaU'Italia uno dei bottegai fa arrivare qualche copia del lt1attino illustrato che tiene in vetrina accanto a due romanzi cli Carolina lnvernizio, e ai Reali di Francia: tutto il patrimonio della ctùtura de1l'emigrante. Per evitare iJ quadro di. mani,era non si può parlare dell'mganetto, inevitabile arte, talvolta unica professione del nostro profugo. In questi argornenti che siamo solita. trattare con ironia o con rossore, non si può non cadere nel patetico a mille chilometri dalla frontiera. A un altro ,angolo della strada <:'è un povero artigiano di ten·e cotte e di marmi. Egli sente altamente la sua dignità. Hà la sua insegna: Marble and monument high class sculptnre. Non ho trovato nuHa di più itali•ano di questa bottega con la sua insegna che nelle tenui risorse di un inglese internazionale vorrebbe far pensare alle qualità di tm albergo di primo ordine. Non è strano che un artiere italliano a Londra, senza clienLi e senza il cielo di Napoli si senta qualcosa come un grande artista! E italiana è ancora questa chiesa di Sau Pietro dove incontro un contadino 'di Benevento, timido e solo, che prega. T1·istezza di un uomo solo che prega nella sua chiesa come se ripensasse quella del suo villaggio. Fuori in un crocchio odo due sonanti bestemmie in dialetto: questo è un romagnolo, ma quanto sono cattoliche anche queste bestemmie, inushate a Londra, di un buon mangiapreti che domenica seguirà la processione. Anche per lui questa chiesa è la sua Chiesa. Mi stacco da questa miseria, con la pena dj non sapermi fcrrrru1· anch 'jo a11iJCno p<"r un 'ora a una tavola di rpH·sta lwttola su cui sta scritto con jugPnuu v.anlo: comniercio di importazione, e scgur.; 11n <·lcnro di vinj ita• liani che rioonciliano <JUPt;ti diE-rrrtlati aUa patria 1ontana. Usciti dal quartierP e,·co straJe che osten1.ano civiJtà jog]cse: {!li uomini pas'.iario ma non sanno vivere sull<.t stra,Ja, privilegio dell'italiano del. Sud. Qui le in,;cgn<' alle porte hanno un 'in1passibjlitit inlcrnazionale. Ma una ne scorgo, ei1uivoca, strana: Georgc Penvary Engineer. Male si nascon<lc queslo Gjorgio Pennavaria, che tra sè e 1 suoi comp.igni di emigrazione ha cercato di 1netlcre le sue risorse di uomo furbo, j suoi inganni Ltaliani di italiano dalle molte vite! CosLui non è più ingegnere del mio candido scultore di Safiron Hill. Ma egli conosce in più le leggi e praticn gJi "inganni Non Fùno entralo nf':lla <·asa puJjt<-·-di <JtH;· sLu rnereatant.c <lahh<n{'; nP.l!a sua jnségWt invjtcvoJe m'è par~o H'-0rgerP: una tradjzionr~ seoolare di C<lrti.giani e di aduiatr_irj, di geni"' che palleggia, che fa mercato di tutto~ che 5U vivere d'accordo <'On tutti. L'ultin1•J rtrdccione analfaheta di Saffron Hill gli polrehbc insegnare la dignità. p. I!· La Riforllla in Italia l semidei. In Italia, tanto la Rifonua che la Controriforma non poterono essere altro che espressioni culturali, così che i pochi nostri protestanti furono dei veri e 1,ropri eretici, pòichè non poterono trovare nelle condizioni politiche della società in cui vissero una sufficiente mattJ.rità storica e civile che permettesse di conferire al ]oro operato i caratteri rivoluzionari dell'operato dei rìformatori. Il Rinascimento aveva bensì sviluppalo l'uomo, m:1 a detrimento del cittadino. Il trionfo dell'arte e quello che vi correva parallelo della 'vita vissuta e goduta in tutte le sue cspres• sioni possibili, non volevan soltanto significare un ritorno al passato classico che gli Umanisti s'incarièavan di disseppellire da sotto le macerie delle citt:ì •,etuste e da sotto la pohere degli archivi, ma vole7a nltresì dire che l'ora deJla tabula rasa filosofica e po• lhica era già scoccata per gli italiani; i quali, infranti pertanto i vincoli che li legavano alla terra ed al passato, senti van di vivere in ,una sfera di vita superiore ed universale. L'italiano della Rinascenza sentiva di essere una categoria dello Spirito, di platonicamente incarnarè un'Idea: que!la dell'Uomo. Per dirla col Nietzsche, l'italiano d'allora viveva all'infuori ed al di là d'ogni concetto di bene e di male; quale un semidio, a cui tutto fosse permesso è tutto concesso, in <lispreg-io al brutto ed alla morale.' Tradotto in termini di realtà tale standard of lif.-1 dava luogo: alla sfrenata rilassatezza dei costumi, all'opulenza, alla glorificazione della gioia di vivere, alla tirannia, al lu!=So; mentre nel campo della cultura dava luogo: 'all'anticipato secentismo dei grammatici e degli ,U maoisti, alle licenze grasse dei novellisti fioriti, alla ostentata spregiudicatezza dei pensatori politici, alla rivendicata libertà di. pensiero degli eretici, infine, alle irreligiose scorribande e indagini nei1 chiusi orti della teologia e del dogma, òegii occultisti neo-platonici e magisti. Incapacità unitaria. Perchè tutto questo avesse potuto produrre un movimento politico dell'importanza di quello che sin• crono avveniva in Germania, ci sarehl:.e voluto che gli italiani fossero stati tali e non un'accozzaglia degenere di antichi popoli qui amalgamatisi e vissuti sin dai remoti tempi de]la civiltà pre-romana e romana. Od almeno sarebbe occorso che un fatto storit-o di carattere nazionale avesse creato un interesse ed un'anima unitaria; Cf:lme, nonostante la rettorica neoclassica del Carducci e del Pascoli, non arrivò a creare H Carroccio. Si spiega pertanto come l'appello unitario del Ma• chiavelli qual morta foglia cadesse ai piedi dell'I. lalia distratta; che da allora dimostrò la sua ine:1• pacità e refrattarietà ad ogni concetto di Riforma. Poicbè non bisogna dimenticare che l'appello machia• velliano fu il solo tentativo di Riforma politica italiana; e che rimase una semplice espressione sentimentale e letteraria d'uno spirito colto, pel solo fatto che la vita politica - la quale non fosse guerriglia di fazione - in Italia lion esisteva. Il « popolo grasso>>. Altrettanto dicasi dell'attività. economica e finanziaria, che al modo di quelle dell'arte e della politica, era esercitata da un numero privilegiato di commercianti e di banchieri, mentre con criteri non ra- ~donali era esercitata l'agricoltura la quale era scarsa, e sulle basi famigliari e de1l'artigi:mato si moveva la poca attività industriale di quei tempi pre-capitalistici. • In tali condizioni, com'è facile capire, non poteva esistere un partito poliLico di masse; allo stesso modo che una forte corrente di interessi borghesi non pot~va sicuramente affermarsi, poichè la borghesia, <Jnale noi la conosciamo oggi, neppure essa ancora esisteva; e quella classe che noi designamo con tale nome non era nient'altro che il « popc,lo grasso >> dei bottegai, degli artefici e dei commercianti. La società si divideva pertanto in ,due classi, rispettivamente collocate agli esLremi della scala sociale: in alto i magnati del della politica, della finanza, della Curia e distinte gradini sangue, dell'ingcguo; in basso gli umili ed i diseredati, i lozzari efl i mcncli('anti, gli amati figlioli e la temuta canaglia. Il « popolo grasso >> stava tra loro, partecipando ai bisogni ed allo.! passioui delJ'una e dell'altra; ma nulla o quasi contava politicamente. Egli era, egli t·iveva, ed in ciò forse e in nessun'altra cosa va ce>• cala la ma importanza politica. Dedito alle profo.;. ~iQni, alle arti ed ai traffici, viveva nna vita spregia• c.licata e libera; ed era com'oggi si dice, in grado di essere all'avanguardia dei movimenti cuhurali e po- ,litici; essendo Ja sua capacità di avvertire tali mo• \imenti basata sulla indipendenza economica ed acnita dall'aspirazione di conquistarsi I'importan:,..3 sociale e politica a cui per forza di cose tendeva. l l Luteranesimo quale a;aicipazione liberale. Appare quindi naturale il fatto che quasi esclm;i. vamente su questo « popolo grasso >> facesse presa i] luteranesimo. Un ou..imo studio di Mons. Lanzoni c-u La Controriforma nella città e diocesi di Faenza ce ·ne dà b conferma col riportare che fa di una li6t3 di nomi di eretici faentini del decimosesto secolo. Troviamo difatti ricordati dei piccoli proprietari quali il fornaio Fanino Fanini che fu impiccato e bruciato a Ferrara nel 1550, due artisti, Maestro Giovanni da Castelbolognese, celebre scultore in legno, e Giaconlo Bertuzzi, p~ttore di qualche valore; assieme a numerosi professionisti, impiegati (quali un Regnali che fu ministro dei Manfredi signori di Faenza), magistrati, ecclesiastici, militari, ecc.; il che ci conferma e fa vedere che il luteranesimo faentino (e si potrebbe aggiungere di tutta Italia) fu in certo senso anche movimento politico di maturità civile e di -classe, non altro essendo per la borghesia di quei tempi l'eresia: o l'aspirazione alla libertà politica, com~ nel Carnesecclii, nel Fanin.i e nel Sarpi, ._ ecl allora era l'anticipazione d'una esigenza che è ancora oggi attuale; oppure l'esercizio di una Jibertà naturale, di quella libertà cioè che ·viene conferita agJi artisti dall'esercizio della loro professione, ed ai ricchi dal godin\ento dei loro beni. " La Controriforma. In entrambi i caJi, in certo qual n!odo si trattava di anticipazione liberale, che era, nel primo, ideale r filosofica, e nel secondo pratica e reale. In quest'ultinro non era veramente un'anticipazione, ma una attualità, e come tale difatti fu combattuta dalla Chies::i, la quale, di naturnle accordo colle già ricordate circostanze storiche formanti la nostra incapacità 11olitica di quei tempi, impedì all'eresia d1 concr~- ta.rsi in una definita espressione politica, forzandola di. rifugiarsi nelle pieghe ombrose del costume e dell'arte. Dovendo perciò la Chiesa combatterla in tale campo, gli si rese necessarin l'escogitazione di mezzi adatti; ed ecco sorgere la Controriforma che cominciò con ogni rigore u scand::igliare le anime dei sudditi, ed ::i farsi in quattro per la erezione dei Seminnri, nei qua1i il clero incolto e corrotto fu da allora te11uto a farsi b propri::i sacerdot::ile preparazione. Sotto la Lufera reazionaria quel che poteva diventare il lievito d'un grandioso fatto politico e sociale, perdeva la propria fisionomia per m:sumcre quella meno import2.nte della personale eresia dei singoli, r.ontro i quali l'Jnquisizione aveva buon gioco. l miracoli « ad usum Delphi11i >>. Con w1 pauroso crescendo l'Inquisizione mietè le sue vittime, davanti all'attonita indifferenza della plebe, che si volle con miracolose cose ammansire. Qui torna a proposi10 il ricordo dei vari miracoli avvenuti qua e 1:ì, dove più atti vi sembravano i fo. colai delJ'eresi::i: Mons. Lanzoni ricorda qudlo della Madonna del Fuoco, avvenuto in Faenza la sera del 1° agosto 1567 (era in corso il processo contro gli eretici faentini internati nel carcere inquisitoriale <li Tordinona), secondo iJ quale in una casa bruciata non rimase illesa che l'immagine d'una Madonna dipinta sopra uno stracciq e infisso ad un muro con un chiodo ed una feiluccia. Se si tien pre:.;ente che un altro miracolo di quel genere si voleva e si vuole che sia avvenuto press'a voco neJle stesse circostanze a Roma, ed altri dello stesso tipo in allre città italiane e slraniere (uno fra gli altr.i nel 1623, ncHa vicina Brisighella), si ha motivo di credere che tali miracoJi fossero addomesticati; fossero cioè miracoli politici, miti (nel senso moderno) e iabù coi quali imp::iurire i popoli e con- ,:inccrli con tnscendcntali rivelazioni e irresistibili ngomenLJ dell'indiscusaa verità della fede cattolica ap<,,tolica quale veniva impartjta ai popoJi dalla Chie4a romana. Ritorno pag(Jllo. Era il ron-en•<J f'.hf" mediante I.a forza ioj voleva arwhf' alJora ,,ueoere; eolo r-he, a di!Ter~nza di ciò 1'.h~ av'lienP. <,ggj, r,i aveva alm,mo allora 1a (I ffl3· gnHìra preli~"'a,, di i,comodarn J'Alti~"imo per le ni, r·oJe LP.g:he ,!<-gli ortJiriaw:di cauivi ~ lJ ri,·,,rr~N· r1ert..intr, a tali trattagemm:i non era r()r•1· forr• appeJl<J, nè più nè men<,, aJ paganesimo l'hf' viw;va, -.,.-iv,!,~ per l'eternità vivrà nelran-imo infomifo dd fJOpt.JJo? Jn l"ii.1 .. j •,eda J"e-;prr;--l'ione deJ Pa7aOPf'imf,.fdea, e<l univniale-eterna fal<:g-oria dello '."'f.irir,,. /,r-- r·'Jlb~;nwnzP delfo Controrifonrut. o) In mafo: Per voler con "intetiri <'enoi indicare le e<.mU· guenze a <"Ui le u,pradettc drco"tan7..e c<.1ndu!!ero, l,ar;ti ci corda re J'epoca del ban,cco ( epoca eu:enziaJ. 111ente controriformii5ticaJ, dfre che coiaa e<:l'a 5jgnif1cò, e r,ome J"astrattismo allora in voga nelle am• pollosità dell'arte e nella povertà dorata della vit'J. l'.,giramente fìni11sen, neJJo gpicito d'avventura e nel <·icibheibmo che furono Ja parodia di quanto due _a. "oli prima 6'era chiamata « la gioia di viver-=.: >J. Ne1la differenza tra l'ana forma di vita e l'altea è <la vedere pP.rtanto Ja profonda etigmata che due <.ecofi di Controriforma erano riusciti ad imprimere nel corpo vivo del costume e della vita pc,litica ita• liana. E ciò quale il lato negativo della reazione , ontroriformista. b) In bene: Ma v'è anche an la~ positlvo, che da noi è 1,tato altre volte messo in· luce, aJlorcbè abbiamo parlato della 1orghesia umanistica romagnola~ anti-giacobina e rurale, anti-romantica e riformista-conservatriee. Questa borghesia umanistica è stata dorante i due aecoli della Controriforma la borghesia per gli abitanti delle Legazioni: solo dopo la Rivollìrione di Francia un~altra borghesia è sorta, la borghesia or• baoa, laica e romantica. Abbia.mo anche scritto che i due rispetti-..; eampioni sono stati per la prima il Pascoli e per la seconda l'Orian.i; e ahbi::imo aggiunto che il costante concentrarsi della prima nella Diocesi Faentina cpie- !-' il resistente gaelfhmo della patria di Mon.E. Lanzoni e di Donati. A proposito del qual guelfismo urge riconoscere <..henei secoli è stato un valido argine posto davanti all"avanzare della fiumana giacobino.laica, che ha pa.droneggiato, prima, durante e dopo il Risorgi• mento, col neuLralizzare che ha fotto gl, urti ...-iolenti contro la tradizione. La duplice anima borghese. Il fenomeno d:i noi des<-ritto non è soltanto romagno!o ma (! nn fenomeno nazionale. In RomagD.Z1e nelle Legazioni assume tali caratteri e nomi, nel Meridionale ne assume altri, ma la lotta tra le correnti borghe~i non varia, nè si sposta, nè tace. E' per l'appunto ancora attuale, e Salvemini ne sa qualche cosa. E' ancora questa Ja lotta tra la Riforma e fa Controriforma? Ecco una domanda a cui difficilmente si può 1isponderc. Gli scrittori di Coscientia e alcuni di Rivoluzione Liberale pensan di sl, facendo appari.re eopra ano tsfondo etico-religioso una lotta che è di costume e politic::i.. Riforma o non piuttosto socialismo! Conveniamo che se l::i lotta rimanesse tra le due ricordate correnti I:.orghesi, potrebbe ancora assumere i eartttteri d;una Iottu di idee, di stati d'anim• e di sviluppi storici diversi (maturità ndnstriale contro rimmaturità agraria); m.a se nella lotta si vo• glioho gettare anche altri ceti, per esempio, quelli operai, conserv::i allora la medesima fisionomia o noa diventa piuttosto una lotta di interessi di classe, coa obbiettivi esclusivamente economici e sociali? ARM.-\NDO CAVALLI. Spencer giudicato da Pao!o lafargue Dedicato a quei 50cialisii che hanno come maestri accanto a 1Uar:r., Spencer e Darwin. Nella Società di mutua ammirazione fondata dai darwiniani, Spencer è glorificato come il filosofo per eccellenza. Tutto al mondo essendo relativo può ben darsi che per codesti evoluzionisli egli sia ui1 ' grandissimo filosofo. I socialisti non hanno alcuna voglia di <listurb.:1rli nei loro giuochi innocenti i ma se la sua nomea <li gran filosofo gli sta a cuore, Spencer dovrebbe rinunciare a mescolarsi nelle qu~- stioni sociali e nel socialismo scientifico, per consacrarsi unicamente alla eompilazione dei suoi grossi volumi di filosofia trascendente, pesanti, confusi ed illeggibili, rimpinzati di passi insignificanti, male studiati e citati come viene viene. I socialisti non lo molesteranno nel lavoro che liberamente egli si è imposto; al contrario, essi gli devono una riconoscenza perenne per i servizi che egli ha resi e continua a rendere alla società, aumentando la confusione nei cervelli dei suoi amici e :m1m.iratori borghesi. Nel To Dar di Londra, 1884.

Risorgimenfo Il 1792 Con la sorpresa navale del Comandante La Touche, la Francia, certo di accordo con gli esuli del Regno delle Du.e Sicilie, non era riuscita arl abbattere la om1ipotenza dj Giovanni Aeton, intimo delUa Regina Maria Carolina, e, più che l\lJinistro, vero factotum del Re Ferdinando I di Borhone, perfetto tipo di Roi fainéanl. Dove n1aggi.0nnenle- si affernrnva la onnipotenza delJ'Acton era nella politica interna, ossia nella accentuazione della lolt.a contro le nuove dottrine che penetravano sempre più largamente dalla Francia, ad onta delle più rigide forme di ~orveglianza. Il solo nome di Francesi risvegliava inilicibili agitazioni e paure in tutto il Governo borboJÙco, che si credeva circondato, assediato da emissari e giacobini. Si escogitavano e si prendevano le misure più strao·rdinarie per impedire ad ogni, costo che il veleno rivoluzionario della Francia inquinasse le popolazioni del Regno delle Due Sicilie. Ma, in verità, Ila ossessione per i provvedimenti rep1:essivi faceva d.in1'enticare tutta la Yirtuosit.à, la buona politica dei provvedimenti preventiivi. Lo scontento nel Regno era generale; se non proprio profondo, certo assai diffuso in tutte le classi sociali: nell'esercito, per i sisLemi introdotti 1 da] gene• raie francese Salis; ·nell'alto clero, per la lotta sempre più accentuata fra Roma e Napoli, fra iJ Pap.a e i Borboni; nel basso clero, Jler la povertà e la p:rave ignoranza in cui esso si dibatteva; nella nobiltà, per le riforme anthleudah. del Governo; nel cet,o, mcd.io, il terzo stato, specie fra i numerosi curiali, per le infiammanti notizie che colavano di Francia. Solo il popolo " al quale si pro• metteva ciò che 'non intendeva e di cui non abbis-0gnava >> era veramente attaccato al suo Re. Ma la guerra, la deficienza della moneta, la malsicurezza dei mari, l'incle• menza della stagione, le malversazioni ·e la ignoranza delle leggi economiche, avevano triplicato il costo della ·vita, diJminuiti i generi di. prima necessità, generando un. grave, iliffuso malcontento anche in seno alla plebe. La. Corte, e specialmente la Regina Maria CaroHita, conscia del pericolo, aveva cercato invano di apportare rimedj a questo trist~ stato ili cose. Già ne1 giugno a Foggia erano avvenuti tumulti per l'accresciuto prezzo del panè. Quel Preside, temendo una insurrezione, aveva subito accondiisceso a rimettere le cose nel pristino stato. L'Acton lo disapprovò pubblicamente, perché - prima - non doveva permettere il rùalzo, poi non doveva ~.edere alle pretese popoliari; ma a Napoli, nel novembre, dove la plebe numerosa e organizzata destava inquietuilini nella Corte, il Governo aveva oxdin.ato spontaneamente il ribasso dei generi di prima necessità. Ma, ver.àmente, era la media borghesia la più temibile per l'Acton e Ferdinando; essa costituiva un'aristocrazia del pensiero. Lavo• rava per le i;iuove i.Idee nei clubs e nei salotti. Più intraprendenti si mostravano i Pu• gliesi. Attive erano le Soc'ietà mass~niche, sulle quali si vi'gilava assiduamente; ma altre 00mitive e radunanze esistevano senza che la polizia riuscisse a venirne a capo. Numerosi i << Circoli francesi », di cui il; più temi• bile era il " Cfob dei Marsigliesi ,,, che in gran numero vivevano in Napoli, ed eran ritenuti i più contr.ari al Sovrano, per l'attivissima propaganda repubblicana che vi facevano. Come informa il Croce, assai temibili per il Regime erano le scuole private ili Carlo Lauberg, Padre Scolopio e ili Annibale Giordano, insegnante di chimica il primo, di matematiche il secondo. Le loro Scuole erano vere palestre, veri focolai di propaganda liberale fra i giovani infiammati dalle nuove idee di libertà e di uguaglianza; là si leggevano il giovedì e la domenica le Gazzette francesi, si facevano discorsi favorevoli alla democrazia e al giacobinismo, si discuteva intorno agli avvenimenti d'Europa e d'Italia. Si· ilistinguevano per fervore e audacia : Vito dell'Erba di Conversano e Matteo Galdi · di Coperchia, Girolamo Gagliardi, Rocco Lentini, i Marchesi Giovanni, Francesco e Antonio Letizia, il prete don Camillo CoLangelo, il canonico Don Biagio del Re, col fratello Michele, da Gioia dal Colle, Emanuele De Deo, Annibale e Michele Giordano; ed in genere tutta la gjoventù pii1 inte1lettuale ed operosa. Alla festa nuziale della figlia di Nicolò Piccinni (il celebre musicista barese) con un Francese stabilito a Napoli, il Prader-Presteau, essendo intervenuti Francesi e Napo· !etani, si fece tanto chiasso contro ir Governo e la Monarchia, che il povero Maestro Piccinni fu bollato come giacobino, privato delle pensioni e dell'ufficio di Maestro di Cappella, spiato, fischiato, e dovette starsene quattro anni circa chiuso in casa, fin• chè potè fuggire da Napoli. Da tutto questo fermento franco-napoletano uscì la congiura giacobina del 1794, che ben a U RIVOLUZIONE LIBERALE aveva intoita l'ignoto autore d,un sonetto dialettale, diffuso fra il popolo, « che lo trovava belJo, perché in gr.an parte vero "· Una copia di questo sonello, una mallina de] gennaio, Ferdinando I trovava misteriosamente fra le sue carte nella Rcµgia dj Caserta; esso e-osi gli diceva: Scélafe. Maestà, vide eh' è ghiuorrw, vide ca Mi Franzi5c tradeture, dopn che chiù l'aiute e chiù l'onnurc, de dPrelo l<' .-.chiallon,J no cuorn.o. Studi<-rlte ncorrP.gibil<' " dotture, cr, muonece, bricr:onv .'lf?nza $~uorno, a sto Monzù La Touche vanri'uttuornrJ. pe' .,;turtt, muchen.anrw lt> congi.11re..... Chi?. te pare, SigwH' Mmir,zz(J t.,t sti ~u,sjP pienze suln a la car;~in " ,1 la figlfola; " tu lo Re po' quann" lo /arrajP,? Sientc a me: dP' J,'raazi,w che.'fla 11colo :;o Lu priesto a gua.<;tànon penz11rrajf,, Mrlr>.~tù. t11 ("P nrflJJ/W rt /rJ tagliolo. gica. ORGANIZZAZIONI SINDACALI DOPOIl 1900 È soltanto verso il 1900 che si può parlare di un vero Sind.a,·alis1no classista cd econo• micamcnle genuino. Dice il Salvemini (1): " Il diritto di organizzazione proletaria fu assicurato in Ila• lia sul principio di questo secolo (XX:0 ) con la vittoria elettorale de icosidclelli Partiti po• polari ciel giugno 1900, con lo sciopero generale di Genova del dicembre 1900 e con la formazione ciel Mimstero Zanardelli-Giolitti del febbraio 1901 "· Nei primi albori del XX• secolo si hanno pure le prime pubblicazioni s,ù Sindacalismo. Nel 1903 l'Avanguardia Socialista pubblica l' " Avvenire socialista dei Sindacati operai " del Sorel, libro fino allora sconosciuto in Italia. Nel 1904 esce il primo libro italiano s,ù Sindacalismo: " Riforme e rivoluzione sociale " di Arturo Labriola, il quale r.appres.ent~ co~ Orano, Mantica, Leone, Q]i. vetti, l'iniziatore del Sindaca_lismo rivoluzionario in Italia. Le Società cli mutuo soccorso ed i Circoli operai s1i trasformano in poderosi orga• nismi di lotta e di resistenza per il Partito Socialista. I Gruppi 10,perai organizzano le prime Camere del Lavai-o sull'esempio delle Bourses du Travail francesi, che si propongono di risolvere alcune delle questioni riguardanti esclusivamente le condizioni economiche degli operai (salario, orario di lavoro, coilòcamento dei disoccupati, arbi. trati nelle controversie tra i fattori della produzione). Al Congresso Nazionale delle Camere del J;,avoro, tenutosi ip. Reggio Emilia nel 190], sono rappresentati 238.207 operai. Dal 1890 al 1907 si formano più di 200 as• sociazioni, tra a]~i e bassi di fO!rtuna e di durata, e sì rafforzano i primi Gruppi superiori (Federazione Italiana degl1 operai metallurgici·; Federazione Nazionale Lavoratori in legno con 6000 aderenti; ferrovieri con 12.000 soci; Federazione dei lavoratori del libro, con più di 7000 aderenti, ecc.). Milano, dove· la grande industria ha avuto il suo primo e vero sviluppo, diventa il cen• tro propulsore dell 'organizzazjone settentrionale. Ivi è sorta fin dal 1891 la Camera dei Lavoro che deve formare il glorioso• esempio alle altre Camere del Lavoro. (Questo famoso organismo sindacai.e ha ,avuto la sua origine dahla visita che gli operai italiani fecero. ~ll'Esposizione mon• dialè cli Parigi nel 1889 e dalle visite 'n quella città alle Bourses du Travail. In tale anno, Osvaldo Gnocchi Viani ne fece àttivissima propaganda. All'iniziativa aderirono .le Associazioni tipografiche milanesi ed il Partito operaio italiano, il Consolatto operai e l'Associazione generale degli operai. Vi furono interpellanze al Consiglio comunale. La Camera del Lavoro ebbe il battesimo ufficiale il 1° ottobre 1891 in un'ala del Castello Sforzesco. Dopo otto mesi contava già 8081 soci). Nel 1892 s'i fonde J.'Umanitaria, dietro lascito di Prospero Mojsè Loria. Scioha la prima volta nel 1894 in conseguenza dello scioglimento del Partito dei lavoratori (nato a sua volta dal Partito/ operaio, finito nel 1888), viene ricostituita e poi ancora scio.Jta nel 1898 durante i famosi fatti ili Milano. (Attualmente è retta da un Commissario str.aordinario imposto dal Governo fascista). La Camera del Lavoro milanese si avvia a diventare il più poderoso organismo, italiano. Nel 1900 essa conta 17.065 soci, e nel 1902 già 43.293; dal 1900 al 1902 essa si arricchisce di altre 78 Leghe. Importanti avvenimenti sono intanto avvenuti: nel 1893 è stata fondata la Federazione delle Camere del Lavoro la cui sede, dapprima a Milano ( fino al 1895) passa poi a Bologna ed infine a Firenze. Nel 1894 è st,alo sciolto il. Partito dei lavoratori italiani, che trascina con sè in rovina tutte le asso· ciazion'i aderenti. Il 1novi.mento, ripreso dopo il 1895, è ili nuovo arrestato nel 1898 dai famosi fatti di Milano e si è ripreso ancora con maggiore lena. La costituzione delle Camere del Lavoro diventa un fenomeno esteso -1'n tutta l'Italia settentrionale, tanto che nel 1902 si costituisce il Segretariato centrale di resistenza, che diventa subito, però, un organo ibrido, una specie di tratto ili unione tra la organizzazion~ economica e quella politica, con gravissimo danno della prima, che incomincia ad apparire come una creatura di prima necessità e di contingenza del Partito socialista; uno strumento inconsciente nelle mani dei po1iticant11 senza scrupoli e senza fede, pr<!O<'<:upati più della loro rarriera Jiù~ litica che del benessere degli operai. Nel 1902 l'on. Cahrini fonda i] Segrel'L• riato qr>1wrale delle Federazioni di mestiere. Questo vaslo oramai. ed incontenibile ,]i. lagare deJ fenomeno associativo dell'Italia settentrionale e di qualche zona dell'Ita!ia centrale si ferma, quasi davanti ad. una in• sormontabile diga ciclopica, ai confini dell'Italia meridionale. Secondo iJ Salvemini, la ragione di questa differenza, la mancanza cioè di organizzazione professionale nel Mczzogion10, o almeno ]a trascurate~za 1:ella quale è tenuta, trova Ya sua spiegazione nelle due tendenze del socialismo: prevalentemente econolllica nel nord, politica nel sud. Fenomeno dovuto a ragioni storiche ambien• tali del Mezzogiorno, dall'analfabetismo Jlla mancanza di vere industrie. E mentre nel sud il Labriola rimprovera al Governo !'ah bandono delle riforme politiche (riforma tributaria, campagna antimilitarista), nel nord. Turati difende il Ministerialismo. Le masse cono completamente estranee ed indifferenti, per cui l'organizzazione è quasi sconosciut; o langue, mentre la legislazione sociale, per perfezionarsi e per essere applicata con sani criteri e con buoni risultati, ha bisogno di avere dietro ili sè il proletariato bene organizzato ed agguerrito. Lo stesso fenomeno, dei Fasci siciliani, localizzato e stroncato, 'non ha importanza decisiva nell'organizzazione meridionale. Il movimento agricolo, tramontato subito in Sicilia, ha invece buoni sviluppi in alcune regioni settentrionali: nel 1898 le Leghe ili i-esistenza .agricola si cambiano in Leghe di miglioramento (notevole modello, la Lega di S. Rocco che tratta collettivamente coi padroni le questioni di orario e di compenso, distribuisce la mano d'opera a turno perché la disoccupazione del lavoratore non duri a lungo). Il 1901 vede formarsi a Mantova la Federazione prov.i.nciale delle Leghe di miglioramento (121 leghè e 15.600 soci nel febbraio; 271 leghe e 4-0.231 soci nel maggio) (2). Il 1901 ed il 1902 sono anni di raccoglimento. Una grossa battaglia, lo sciopero dei metallurgici milanesi, è stata perduta. Acquista in questo periodo una certa im• portanza il movimento associativo delle don• ne. Vengono costituite varie Leghe femminili le quali però, e ripetiamo le parole contenute nella pubblicazione della SocieLà Umanitaria di cui abbiamo fatto cenno, « hanno tutti i difetti degli uomini e poche delle loro qualità,,se si toglie lo slancio e la foga nei momenti di agitazione. Non hanno nè la perseveranza a pagare le quote sociali, nè la disciplina ad assistere alle riunioni, nè la concordia nel tenersi unite, e dopo una breve fiam:mata di entusiasn10, si sbandano e lasciano sole e spesso sola quella unica, fervida e fervente che Ulliziò il movimento >>. S'inco1ninciano pure in questo periodo a formare le prin1e organizzazioni padronali nei centri di maggiore e più diffusa industria, e le coalizioni operaie ne subiscon◊ ben presto l'influenza. Il moyimento diventa tum1tltuoso, irruente, tra continue vittorie e sconfitte, tra incertezze cli metodi e di direttive e di obbiettivi; le quote versate dai soci, dapprime basse, diventano alte. Una grave crisi scoppia tra le varie tendenze del Partito socialista, che porta come conseguenza un.a crisi nelle or• ganizzazioni operaie, che non sono altro che delle succursali delle sedi socialiste, .a queste soggette in tutto. Il dissidio tra socialismo riformista e socialismo rivoluzionarjo di venta pur dissidio tra sindacalismo riformi~ sta antimarxista e sindacalismo rivoluzionario marxista. I piccoli organismi che vivono ai margini di tutte ]e organizzazioni e che in. terpretano a modo proprjo le direttive generali e che si formano nuovi ideali a seconda della più o meno intemperanza ed ignoranza dei dirigenti, ne aumentano il caos. « Frn le due diverse concezioni del Labriola e del Leone, sbocciò una f m1gaia innumere di opinioni in CO?,-trasto;le tendenze e le scuole furono tante quante le teste squinternate accintesi all' impresa di revisione della dottrina socialista. Ogni città ebbe il gruppetto funzionante da Cristoforo Colombo del più vero e genrlino sindacalismo. Ciascun gruppetto deliberò ccl agì per suo conto, rinnovando le gesta dei tre sarti di Carlyle, i quali ogni domenica si riunivano a risoli-27 \ere i pin gravi problemi internazionali jn n<,me del popolo d'Inghilterra,,. Co,;ì il Marangoni neJ J 907 (3). JJ sindacalismo rivoluzionario iliventò anarchico, c<,nfondenrlo teorie eri ideali e metodi di lotta. D'altr,:, canto i riformisti dimenticano completamente <ohe il sindacaJismo ]o si attua nei Sindacatj operai che sono i legittimi strumenti di difesa degli interessi Ù".!j lavoJ"atori. e non r;1)Jawente con 1 ~opera parlamentar,~ },orµhe~e, con la s,·heda e ron l'intrigo. A<l eceezjon<> di aJ,~11ne zone, c;omP nel f1""erraresc,ne] BDJogne&c e nell'Emilia, ne11e altre rerioni iJ oindac·alismo è come scaduto dal euor-e clevJj operai che pa..;sano con in• differenza f' con un <;(•rto fatalismo orientale dai rivùfuzionari ai rif,Jrmisti, se non diven• la.!l'J cld tulio ~tili al mvvimento. Un fatto importanl~ JJCr il movim.enlo ope• rai-::, avviene in c1uee,tn periodo; jJ_ Segreta• riato deHa resisLenza. <;he ha avuto vi.ta ju. glorjosa, cessa di fu~zionare. Nel 1905, im• padronitosi della direzione, i sindacalisti della tendenza riformista sopprimono il Sef,'I"Ctariato, ed al Congresso di Milano del ret• Lembre 1906 viene decisa Ja costituzione della Confederazione Generale del Lavoro, della quale, come delle altre organizzaziom @lllilari, parJerem.o nel capitoJo successivo. È da questo periodo che s'incominciano ad avere statistiche riguardanti il numero degli operai organizzati. E soffermiamod un poco: Nel 1906 il Rigola cakola gli organizzati a 387.384. Nel 1907 gli aderenti alla C. G. L. raggiungono il numero di 190.422, e nel ] 910, 350.000 circa: una percentuale ciel 65 per cento degli organizzati. Ma il fenomeno di organizzazione risente ancora della diffidenza degli operai. Lo stesso on. Rigola, in questo periodo, s.i rammarica del fatto che la cifra dei non federati si mantenga ancora altissima (badando ai 7 milioni e 787 .166 lavoratori organizzabili viventi in Italia, secondo il censimento del 1901, tra-uomini e donne). Nel 1911 si ha una cifra ili circa 700-800 mila organizzati, dei quali 400.000 nella sola bdustria rnamfatturiera e .300.000 nell'industria agricola. Dei primi la maggiore per• centuale la si nota tra i metallurgici (21,6 per cento). Tra i mestieri più federati nell'industria manifatturiera si notano, oltre i metallurgici, i cappellai, gl'infennieri, i muratori, i tipografi, i panettieri, i calzolai; e tra i meno federati, i sarti, i conciatori, marmisti, i pastai, i parn1cchieri. Da una pubblicazione del Segretariato Internazionale dei centri nazi-0nali dei Sinda. cati, del giugno 1910, appare che l'Italia nel 1908 aveva 546.650 aderenti, contro 387.384- del 1907. Nello stesso periodo si notarnno: in Inghilterra, N. 2.406.742; in Germania, 2.381.401; negli Stati Uniti, 1.588.000; in Francia, 294.918 (aderenti alla C. G. T.); in Danimarca, 120.850 (rapporto, rispetto alla popolazione, del 48 per cento). Abbiamo detto che nel 1910 aderivano alla C. G. L. 350.000 operai su 700.000 organizzati. Poi vi erano 70.000 operai nell'orbita del Partito cattolico, e 400.000 appartenenti a Leghe indipendenti, ma sempre nell'orbita del Partito socialista. Sempre nel 1910, il prof. Salvemini assegnava 600.000 organizzati al Nord ed al Centro, 100.000 operai e 100.000 agricoltori ilisseminati nel Sud e nelle Isole. Inilicava tra le regioni più organizzate, I' Emilia con 275.000 federati, ili cui 187.000 contadini, e la Lombardia con 137 .000 federati, ili cui 48.000 contadini (Cifre rilevate dall'Annuario Statistico Italiano, 1911). Alle suddette cifre c'è da aggi,mgere ancora: i ferrovieri ( iliventati, funzionari pubblici nel 1906 con la statizzazione delle ferrovie) che nel 19ì0 contavano circa 15.000 adere11ti; i postelegrafonici, i maestri, gl 'im~ piegati privati, ecc., tutta gente condotta dalla minoranza socialista del Nord. Il fenomeno dell'ingrossamento delle Leghe è andato poi continuamente crescendo. Mentre la C. G. L. opera ormai, sotto la completa influenza del Partito socialista, barcamenandosi e conquistando per gli operai qualche reale vantaggio, sia pure contingen• te, i sindacalisti, avversar.ii tenaci della C. G. L. e della sua opera parlamentare, nonchè dei suoi acco1nociamenti con la classe b"orghese, fondano nel 1913 la Unione Sindacale Italiana, con circa 30.000 aderenti tra sindacalisti rivo]uzionari ed elementi anar~ chici. Una forte lotta contro la C. G. L. conducono pure le organizzazioni cattoliche, ina• sprita dalla campagna =ticlericale dei socialisti mangia•preti, come dicesi tuttora; e queste organizzazioni diventano subito potenti per numero di aderenti. Nel 1908 sorgono pure alcuni gruppi di operai nazionalisti (il primo a Biella); grnppi che son fmtto della propaganda ili pochi entusiasti, ma che spariscono senz'altro, data la politica antidemocratica e antioperaia del

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==