La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 31 - 6 settembre 1925

Risorgimenfo Il 1792 Con la sorpresa navale del Comandante La Touche, la Francia, certo di accordo con gli esuli del Regno delle Du.e Sicilie, non era riuscita arl abbattere la om1ipotenza dj Giovanni Aeton, intimo delUa Regina Maria Carolina, e, più che l\lJinistro, vero factotum del Re Ferdinando I di Borhone, perfetto tipo di Roi fainéanl. Dove n1aggi.0nnenle- si affernrnva la onnipotenza delJ'Acton era nella politica interna, ossia nella accentuazione della lolt.a contro le nuove dottrine che penetravano sempre più largamente dalla Francia, ad onta delle più rigide forme di ~orveglianza. Il solo nome di Francesi risvegliava inilicibili agitazioni e paure in tutto il Governo borboJÙco, che si credeva circondato, assediato da emissari e giacobini. Si escogitavano e si prendevano le misure più strao·rdinarie per impedire ad ogni, costo che il veleno rivoluzionario della Francia inquinasse le popolazioni del Regno delle Due Sicilie. Ma, in verità, Ila ossessione per i provvedimenti rep1:essivi faceva d.in1'enticare tutta la Yirtuosit.à, la buona politica dei provvedimenti preventiivi. Lo scontento nel Regno era generale; se non proprio profondo, certo assai diffuso in tutte le classi sociali: nell'esercito, per i sisLemi introdotti 1 da] gene• raie francese Salis; ·nell'alto clero, per la lotta sempre più accentuata fra Roma e Napoli, fra iJ Pap.a e i Borboni; nel basso clero, Jler la povertà e la p:rave ignoranza in cui esso si dibatteva; nella nobiltà, per le riforme anthleudah. del Governo; nel cet,o, mcd.io, il terzo stato, specie fra i numerosi curiali, per le infiammanti notizie che colavano di Francia. Solo il popolo " al quale si pro• metteva ciò che 'non intendeva e di cui non abbis-0gnava >> era veramente attaccato al suo Re. Ma la guerra, la deficienza della moneta, la malsicurezza dei mari, l'incle• menza della stagione, le malversazioni ·e la ignoranza delle leggi economiche, avevano triplicato il costo della ·vita, diJminuiti i generi di. prima necessità, generando un. grave, iliffuso malcontento anche in seno alla plebe. La. Corte, e specialmente la Regina Maria CaroHita, conscia del pericolo, aveva cercato invano di apportare rimedj a questo trist~ stato ili cose. Già ne1 giugno a Foggia erano avvenuti tumulti per l'accresciuto prezzo del panè. Quel Preside, temendo una insurrezione, aveva subito accondiisceso a rimettere le cose nel pristino stato. L'Acton lo disapprovò pubblicamente, perché - prima - non doveva permettere il rùalzo, poi non doveva ~.edere alle pretese popoliari; ma a Napoli, nel novembre, dove la plebe numerosa e organizzata destava inquietuilini nella Corte, il Governo aveva oxdin.ato spontaneamente il ribasso dei generi di prima necessità. Ma, ver.àmente, era la media borghesia la più temibile per l'Acton e Ferdinando; essa costituiva un'aristocrazia del pensiero. Lavo• rava per le i;iuove i.Idee nei clubs e nei salotti. Più intraprendenti si mostravano i Pu• gliesi. Attive erano le Soc'ietà mass~niche, sulle quali si vi'gilava assiduamente; ma altre 00mitive e radunanze esistevano senza che la polizia riuscisse a venirne a capo. Numerosi i << Circoli francesi », di cui il; più temi• bile era il " Cfob dei Marsigliesi ,,, che in gran numero vivevano in Napoli, ed eran ritenuti i più contr.ari al Sovrano, per l'attivissima propaganda repubblicana che vi facevano. Come informa il Croce, assai temibili per il Regime erano le scuole private ili Carlo Lauberg, Padre Scolopio e ili Annibale Giordano, insegnante di chimica il primo, di matematiche il secondo. Le loro Scuole erano vere palestre, veri focolai di propaganda liberale fra i giovani infiammati dalle nuove idee di libertà e di uguaglianza; là si leggevano il giovedì e la domenica le Gazzette francesi, si facevano discorsi favorevoli alla democrazia e al giacobinismo, si discuteva intorno agli avvenimenti d'Europa e d'Italia. Si· ilistinguevano per fervore e audacia : Vito dell'Erba di Conversano e Matteo Galdi · di Coperchia, Girolamo Gagliardi, Rocco Lentini, i Marchesi Giovanni, Francesco e Antonio Letizia, il prete don Camillo CoLangelo, il canonico Don Biagio del Re, col fratello Michele, da Gioia dal Colle, Emanuele De Deo, Annibale e Michele Giordano; ed in genere tutta la gjoventù pii1 inte1lettuale ed operosa. Alla festa nuziale della figlia di Nicolò Piccinni (il celebre musicista barese) con un Francese stabilito a Napoli, il Prader-Presteau, essendo intervenuti Francesi e Napo· !etani, si fece tanto chiasso contro ir Governo e la Monarchia, che il povero Maestro Piccinni fu bollato come giacobino, privato delle pensioni e dell'ufficio di Maestro di Cappella, spiato, fischiato, e dovette starsene quattro anni circa chiuso in casa, fin• chè potè fuggire da Napoli. Da tutto questo fermento franco-napoletano uscì la congiura giacobina del 1794, che ben a U RIVOLUZIONE LIBERALE aveva intoita l'ignoto autore d,un sonetto dialettale, diffuso fra il popolo, « che lo trovava belJo, perché in gr.an parte vero "· Una copia di questo sonello, una mallina de] gennaio, Ferdinando I trovava misteriosamente fra le sue carte nella Rcµgia dj Caserta; esso e-osi gli diceva: Scélafe. Maestà, vide eh' è ghiuorrw, vide ca Mi Franzi5c tradeture, dopn che chiù l'aiute e chiù l'onnurc, de dPrelo l<' .-.chiallon,J no cuorn.o. Studi<-rlte ncorrP.gibil<' " dotture, cr, muonece, bricr:onv .'lf?nza $~uorno, a sto Monzù La Touche vanri'uttuornrJ. pe' .,;turtt, muchen.anrw lt> congi.11re..... Chi?. te pare, SigwH' Mmir,zz(J t.,t sti ~u,sjP pienze suln a la car;~in " ,1 la figlfola; " tu lo Re po' quann" lo /arrajP,? Sientc a me: dP' J,'raazi,w che.'fla 11colo :;o Lu priesto a gua.<;tànon penz11rrajf,, Mrlr>.~tù. t11 ("P nrflJJ/W rt /rJ tagliolo. gica. ORGANIZZAZIONI SINDACALI DOPOIl 1900 È soltanto verso il 1900 che si può parlare di un vero Sind.a,·alis1no classista cd econo• micamcnle genuino. Dice il Salvemini (1): " Il diritto di organizzazione proletaria fu assicurato in Ila• lia sul principio di questo secolo (XX:0 ) con la vittoria elettorale de icosidclelli Partiti po• polari ciel giugno 1900, con lo sciopero generale di Genova del dicembre 1900 e con la formazione ciel Mimstero Zanardelli-Giolitti del febbraio 1901 "· Nei primi albori del XX• secolo si hanno pure le prime pubblicazioni s,ù Sindacalismo. Nel 1903 l'Avanguardia Socialista pubblica l' " Avvenire socialista dei Sindacati operai " del Sorel, libro fino allora sconosciuto in Italia. Nel 1904 esce il primo libro italiano s,ù Sindacalismo: " Riforme e rivoluzione sociale " di Arturo Labriola, il quale r.appres.ent~ co~ Orano, Mantica, Leone, Q]i. vetti, l'iniziatore del Sindaca_lismo rivoluzionario in Italia. Le Società cli mutuo soccorso ed i Circoli operai s1i trasformano in poderosi orga• nismi di lotta e di resistenza per il Partito Socialista. I Gruppi 10,perai organizzano le prime Camere del Lavai-o sull'esempio delle Bourses du Travail francesi, che si propongono di risolvere alcune delle questioni riguardanti esclusivamente le condizioni economiche degli operai (salario, orario di lavoro, coilòcamento dei disoccupati, arbi. trati nelle controversie tra i fattori della produzione). Al Congresso Nazionale delle Camere del J;,avoro, tenutosi ip. Reggio Emilia nel 190], sono rappresentati 238.207 operai. Dal 1890 al 1907 si formano più di 200 as• sociazioni, tra a]~i e bassi di fO!rtuna e di durata, e sì rafforzano i primi Gruppi superiori (Federazione Italiana degl1 operai metallurgici·; Federazione Nazionale Lavoratori in legno con 6000 aderenti; ferrovieri con 12.000 soci; Federazione dei lavoratori del libro, con più di 7000 aderenti, ecc.). Milano, dove· la grande industria ha avuto il suo primo e vero sviluppo, diventa il cen• tro propulsore dell 'organizzazjone settentrionale. Ivi è sorta fin dal 1891 la Camera dei Lavoro che deve formare il glorioso• esempio alle altre Camere del Lavoro. (Questo famoso organismo sindacai.e ha ,avuto la sua origine dahla visita che gli operai italiani fecero. ~ll'Esposizione mon• dialè cli Parigi nel 1889 e dalle visite 'n quella città alle Bourses du Travail. In tale anno, Osvaldo Gnocchi Viani ne fece àttivissima propaganda. All'iniziativa aderirono .le Associazioni tipografiche milanesi ed il Partito operaio italiano, il Consolatto operai e l'Associazione generale degli operai. Vi furono interpellanze al Consiglio comunale. La Camera del Lavoro ebbe il battesimo ufficiale il 1° ottobre 1891 in un'ala del Castello Sforzesco. Dopo otto mesi contava già 8081 soci). Nel 1892 s'i fonde J.'Umanitaria, dietro lascito di Prospero Mojsè Loria. Scioha la prima volta nel 1894 in conseguenza dello scioglimento del Partito dei lavoratori (nato a sua volta dal Partito/ operaio, finito nel 1888), viene ricostituita e poi ancora scio.Jta nel 1898 durante i famosi fatti ili Milano. (Attualmente è retta da un Commissario str.aordinario imposto dal Governo fascista). La Camera del Lavoro milanese si avvia a diventare il più poderoso organismo, italiano. Nel 1900 essa conta 17.065 soci, e nel 1902 già 43.293; dal 1900 al 1902 essa si arricchisce di altre 78 Leghe. Importanti avvenimenti sono intanto avvenuti: nel 1893 è stata fondata la Federazione delle Camere del Lavoro la cui sede, dapprima a Milano ( fino al 1895) passa poi a Bologna ed infine a Firenze. Nel 1894 è st,alo sciolto il. Partito dei lavoratori italiani, che trascina con sè in rovina tutte le asso· ciazion'i aderenti. Il 1novi.mento, ripreso dopo il 1895, è ili nuovo arrestato nel 1898 dai famosi fatti di Milano e si è ripreso ancora con maggiore lena. La costituzione delle Camere del Lavoro diventa un fenomeno esteso -1'n tutta l'Italia settentrionale, tanto che nel 1902 si costituisce il Segretariato centrale di resistenza, che diventa subito, però, un organo ibrido, una specie di tratto ili unione tra la organizzazion~ economica e quella politica, con gravissimo danno della prima, che incomincia ad apparire come una creatura di prima necessità e di contingenza del Partito socialista; uno strumento inconsciente nelle mani dei po1iticant11 senza scrupoli e senza fede, pr<!O<'<:upati più della loro rarriera Jiù~ litica che del benessere degli operai. Nel 1902 l'on. Cahrini fonda i] Segrel'L• riato qr>1wrale delle Federazioni di mestiere. Questo vaslo oramai. ed incontenibile ,]i. lagare deJ fenomeno associativo dell'Italia settentrionale e di qualche zona dell'Ita!ia centrale si ferma, quasi davanti ad. una in• sormontabile diga ciclopica, ai confini dell'Italia meridionale. Secondo iJ Salvemini, la ragione di questa differenza, la mancanza cioè di organizzazione professionale nel Mczzogion10, o almeno ]a trascurate~za 1:ella quale è tenuta, trova Ya sua spiegazione nelle due tendenze del socialismo: prevalentemente econolllica nel nord, politica nel sud. Fenomeno dovuto a ragioni storiche ambien• tali del Mezzogiorno, dall'analfabetismo Jlla mancanza di vere industrie. E mentre nel sud il Labriola rimprovera al Governo !'ah bandono delle riforme politiche (riforma tributaria, campagna antimilitarista), nel nord. Turati difende il Ministerialismo. Le masse cono completamente estranee ed indifferenti, per cui l'organizzazione è quasi sconosciut; o langue, mentre la legislazione sociale, per perfezionarsi e per essere applicata con sani criteri e con buoni risultati, ha bisogno di avere dietro ili sè il proletariato bene organizzato ed agguerrito. Lo stesso fenomeno, dei Fasci siciliani, localizzato e stroncato, 'non ha importanza decisiva nell'organizzazione meridionale. Il movimento agricolo, tramontato subito in Sicilia, ha invece buoni sviluppi in alcune regioni settentrionali: nel 1898 le Leghe ili i-esistenza .agricola si cambiano in Leghe di miglioramento (notevole modello, la Lega di S. Rocco che tratta collettivamente coi padroni le questioni di orario e di compenso, distribuisce la mano d'opera a turno perché la disoccupazione del lavoratore non duri a lungo). Il 1901 vede formarsi a Mantova la Federazione prov.i.nciale delle Leghe di miglioramento (121 leghè e 15.600 soci nel febbraio; 271 leghe e 4-0.231 soci nel maggio) (2). Il 1901 ed il 1902 sono anni di raccoglimento. Una grossa battaglia, lo sciopero dei metallurgici milanesi, è stata perduta. Acquista in questo periodo una certa im• portanza il movimento associativo delle don• ne. Vengono costituite varie Leghe femminili le quali però, e ripetiamo le parole contenute nella pubblicazione della SocieLà Umanitaria di cui abbiamo fatto cenno, « hanno tutti i difetti degli uomini e poche delle loro qualità,,se si toglie lo slancio e la foga nei momenti di agitazione. Non hanno nè la perseveranza a pagare le quote sociali, nè la disciplina ad assistere alle riunioni, nè la concordia nel tenersi unite, e dopo una breve fiam:mata di entusiasn10, si sbandano e lasciano sole e spesso sola quella unica, fervida e fervente che Ulliziò il movimento >>. S'inco1ninciano pure in questo periodo a formare le prin1e organizzazioni padronali nei centri di maggiore e più diffusa industria, e le coalizioni operaie ne subiscon◊ ben presto l'influenza. Il moyimento diventa tum1tltuoso, irruente, tra continue vittorie e sconfitte, tra incertezze cli metodi e di direttive e di obbiettivi; le quote versate dai soci, dapprime basse, diventano alte. Una grave crisi scoppia tra le varie tendenze del Partito socialista, che porta come conseguenza un.a crisi nelle or• ganizzazioni operaie, che non sono altro che delle succursali delle sedi socialiste, .a queste soggette in tutto. Il dissidio tra socialismo riformista e socialismo rivoluzionarjo di venta pur dissidio tra sindacalismo riformi~ sta antimarxista e sindacalismo rivoluzionario marxista. I piccoli organismi che vivono ai margini di tutte ]e organizzazioni e che in. terpretano a modo proprjo le direttive generali e che si formano nuovi ideali a seconda della più o meno intemperanza ed ignoranza dei dirigenti, ne aumentano il caos. « Frn le due diverse concezioni del Labriola e del Leone, sbocciò una f m1gaia innumere di opinioni in CO?,-trasto;le tendenze e le scuole furono tante quante le teste squinternate accintesi all' impresa di revisione della dottrina socialista. Ogni città ebbe il gruppetto funzionante da Cristoforo Colombo del più vero e genrlino sindacalismo. Ciascun gruppetto deliberò ccl agì per suo conto, rinnovando le gesta dei tre sarti di Carlyle, i quali ogni domenica si riunivano a risoli-27 \ere i pin gravi problemi internazionali jn n<,me del popolo d'Inghilterra,,. Co,;ì il Marangoni neJ J 907 (3). JJ sindacalismo rivoluzionario iliventò anarchico, c<,nfondenrlo teorie eri ideali e metodi di lotta. D'altr,:, canto i riformisti dimenticano completamente <ohe il sindacaJismo ]o si attua nei Sindacatj operai che sono i legittimi strumenti di difesa degli interessi Ù".!j lavoJ"atori. e non r;1)Jawente con 1 ~opera parlamentar,~ },orµhe~e, con la s,·heda e ron l'intrigo. A<l eceezjon<> di aJ,~11ne zone, c;omP nel f1""erraresc,ne] BDJogne&c e nell'Emilia, ne11e altre rerioni iJ oindac·alismo è come scaduto dal euor-e clevJj operai che pa..;sano con in• differenza f' con un <;(•rto fatalismo orientale dai rivùfuzionari ai rif,Jrmisti, se non diven• la.!l'J cld tulio ~tili al mvvimento. Un fatto importanl~ JJCr il movim.enlo ope• rai-::, avviene in c1uee,tn periodo; jJ_ Segreta• riato deHa resisLenza. <;he ha avuto vi.ta ju. glorjosa, cessa di fu~zionare. Nel 1905, im• padronitosi della direzione, i sindacalisti della tendenza riformista sopprimono il Sef,'I"Ctariato, ed al Congresso di Milano del ret• Lembre 1906 viene decisa Ja costituzione della Confederazione Generale del Lavoro, della quale, come delle altre organizzaziom @lllilari, parJerem.o nel capitoJo successivo. È da questo periodo che s'incominciano ad avere statistiche riguardanti il numero degli operai organizzati. E soffermiamod un poco: Nel 1906 il Rigola cakola gli organizzati a 387.384. Nel 1907 gli aderenti alla C. G. L. raggiungono il numero di 190.422, e nel ] 910, 350.000 circa: una percentuale ciel 65 per cento degli organizzati. Ma il fenomeno di organizzazione risente ancora della diffidenza degli operai. Lo stesso on. Rigola, in questo periodo, s.i rammarica del fatto che la cifra dei non federati si mantenga ancora altissima (badando ai 7 milioni e 787 .166 lavoratori organizzabili viventi in Italia, secondo il censimento del 1901, tra-uomini e donne). Nel 1911 si ha una cifra ili circa 700-800 mila organizzati, dei quali 400.000 nella sola bdustria rnamfatturiera e .300.000 nell'industria agricola. Dei primi la maggiore per• centuale la si nota tra i metallurgici (21,6 per cento). Tra i mestieri più federati nell'industria manifatturiera si notano, oltre i metallurgici, i cappellai, gl'infennieri, i muratori, i tipografi, i panettieri, i calzolai; e tra i meno federati, i sarti, i conciatori, marmisti, i pastai, i parn1cchieri. Da una pubblicazione del Segretariato Internazionale dei centri nazi-0nali dei Sinda. cati, del giugno 1910, appare che l'Italia nel 1908 aveva 546.650 aderenti, contro 387.384- del 1907. Nello stesso periodo si notarnno: in Inghilterra, N. 2.406.742; in Germania, 2.381.401; negli Stati Uniti, 1.588.000; in Francia, 294.918 (aderenti alla C. G. T.); in Danimarca, 120.850 (rapporto, rispetto alla popolazione, del 48 per cento). Abbiamo detto che nel 1910 aderivano alla C. G. L. 350.000 operai su 700.000 organizzati. Poi vi erano 70.000 operai nell'orbita del Partito cattolico, e 400.000 appartenenti a Leghe indipendenti, ma sempre nell'orbita del Partito socialista. Sempre nel 1910, il prof. Salvemini assegnava 600.000 organizzati al Nord ed al Centro, 100.000 operai e 100.000 agricoltori ilisseminati nel Sud e nelle Isole. Inilicava tra le regioni più organizzate, I' Emilia con 275.000 federati, ili cui 187.000 contadini, e la Lombardia con 137 .000 federati, ili cui 48.000 contadini (Cifre rilevate dall'Annuario Statistico Italiano, 1911). Alle suddette cifre c'è da aggi,mgere ancora: i ferrovieri ( iliventati, funzionari pubblici nel 1906 con la statizzazione delle ferrovie) che nel 19ì0 contavano circa 15.000 adere11ti; i postelegrafonici, i maestri, gl 'im~ piegati privati, ecc., tutta gente condotta dalla minoranza socialista del Nord. Il fenomeno dell'ingrossamento delle Leghe è andato poi continuamente crescendo. Mentre la C. G. L. opera ormai, sotto la completa influenza del Partito socialista, barcamenandosi e conquistando per gli operai qualche reale vantaggio, sia pure contingen• te, i sindacalisti, avversar.ii tenaci della C. G. L. e della sua opera parlamentare, nonchè dei suoi acco1nociamenti con la classe b"orghese, fondano nel 1913 la Unione Sindacale Italiana, con circa 30.000 aderenti tra sindacalisti rivo]uzionari ed elementi anar~ chici. Una forte lotta contro la C. G. L. conducono pure le organizzazioni cattoliche, ina• sprita dalla campagna =ticlericale dei socialisti mangia•preti, come dicesi tuttora; e queste organizzazioni diventano subito potenti per numero di aderenti. Nel 1908 sorgono pure alcuni gruppi di operai nazionalisti (il primo a Biella); grnppi che son fmtto della propaganda ili pochi entusiasti, ma che spariscono senz'altro, data la politica antidemocratica e antioperaia del

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