La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 31 - 6 settembre 1925

bi 126 LITTLE IT AL V <li uu c:illi~o paglietta. Costui ha <:ercato Ji fvrf! il fai~ jng~gn<·r<'. .in Pug]ie - visto dv~ il titolo non i, custo,Jjt<, dalJe leggi - e poichè i cornparsanj non rhanno hevuta, pùid1è i <'OIDfHl<"~ani lo <'.A".ino~;.ono, rit~nt.a a Lon. dra, 1;'i11gcgna ,U gabhan· quj g"li ingJegi con Ja sua fal~n insq!na. l\Jon è 1111 « fesso,, que~ str, haJiano, non a:j a1Ja1La a far la parte di re,etto, ha pe1·duto J'ahitrHlinc di vivr,re ,mJla strarla P prr·sa c1u<>Jla flj JavarPi la Ùlf'<•ia: vuol far-la a gerililurano anzi a gentlf"rnan. Se glj riu"lcjrà flj imparare J"jn~Jegp non parlerà pjù il !:ILIO dial,!tl"J. Vorrà tPncr alto if suo decoro, il de«·or,, ddl.a ~ua pr(>fec:,F;ion.· di falsario. l1mulra. agosto. Saffron Ilill è il pjù squallido quarti,,,,, di Londra. Per non shngliarc i toni, C8~gerando il ,·ontrasto iu un confronlo cun Ja felice Chelsea, ho visitalo prima Bctlrnal Green, Whilcchapcl, Stepney Green. Ma qui diresti che la miseria del diso<:cupato inglese sia nascosta con cura p-iù mcLfr,olosu, quasi. jpocdla. Nelie stesse case irn cui una sola camera accoglie ciuque persone, non manca talvolta un segno di ornan1eato e di modesta eleganza. In realtà si tralla di un.i miseria meno dura. Vedi molti bimbi nelle slrade, troppù in confronto con le case piccole, e danno al quartiere un aspetto paesano e sen1plice, con un'allegria di giorno di festa: è probabile che essi non debbano lottare ogui giorno tra fame e stenti. Invece i profughi di Saffron' Hill sono inesorabilmente reietti e condannati. La ]oro sventura non conosce tregue, non nJuLa per 1nutar di cose jn Italia o altrove, non s'attenua per eITeLlo di crisi ministeriali o di rivoluzioni. Conti nnano la lunga tradizione di miseria della vita italiana. Sono profughi antichi. Già nei tempi in cui i confini di Londra erano i confini Jella City, l'igiene ciudele e lo spirilo d'ordine inesorabile degli inglesi, li ha confinati qu...i, fuori delle mura, come in un ghetto di ebrei. Per un'ironia questo quartiere si trova oggi nel centro di Londra. Seguendo il ritmo dell'ampliamento della città nel secolo scorso avrebbero potuto agevolmente lasciarsi assimilare, confondersi, sottrarsi a un isolamento che talvolta è una herlina. Forse la pigrizia, forrse un p!ÌÙ profondo istinto di fedeltà ha reagito. Non sono dei rinnegati. Qui hanno costruito la loro little ltaly, haimo voluto essere se stessi, non con 1.1na di:gnità che non potevano conoscere; con la rassegnazione, forza dei deboli. In questa umiltà li riconosciamo italiani. Nulla h.a loro dato la patria se non la dura capacità di soffrire: nessun diritto su loro potrebbe vantare. Ma essi' ne portano tutti i segni nelle carni 1 straziate, nei, volti sperduti; non nascondono i loro cenci. Stretti dalla disperazione hanno lasciato Napoli, l'Apennino 6alabrese, la desolata campagna agrigentlllna, nè, vendute le povere suppellettili e accontentato il pe·rsecutore Usuraio, avevano tanto che bastasse ad intraprendere il lungo e tentato,re viaggio, dì America. Partirono così, senza professione nè arte, senza sicurezza di trovare lavoro o vita migliore, paghi di sottrarsi a una desolazione che non poteva durare. Sono quello che erano; gli' umili non fanno fortuna, e la little ltaly di Londra sembra un quartiere di Nanoli. Qui acca)lto a un popolo civile hanno difeso la loro sprnrcizia con la fedehà tenace eh~ portavano nel ricordo del loro villaggio. Non sanno mascherarsi; fanno i n1estiieri più ,rmili; non hanno l'animo del furbo. E se pur talvolta devono campare di astuzia, gli espedienli trovati per salvarsi poche pen° ce di pane e di vino commuovono per la loro umiltà come commuove la sveltezza del veuditore di gelati che sa presentarli con napoletana agilità in fogge mascherate, sì che la parte superiore ridondante illuda nascondendo l'interno vuoto del bic<:hiere leggiadro.• Questi ripieghi della miseria disarmano qualunque moralista puritano. I bambini cenciosi e denutriti parlano tutti un barbaro inglese: neanche i loro padri hanno avute scuole in patria dove imparassero a parlare italiano. DaU'Italia uno dei bottegai fa arrivare qualche copia del lt1attino illustrato che tiene in vetrina accanto a due romanzi cli Carolina lnvernizio, e ai Reali di Francia: tutto il patrimonio della ctùtura de1l'emigrante. Per evitare iJ quadro di. mani,era non si può parlare dell'mganetto, inevitabile arte, talvolta unica professione del nostro profugo. In questi argornenti che siamo solita. trattare con ironia o con rossore, non si può non cadere nel patetico a mille chilometri dalla frontiera. A un altro ,angolo della strada <:'è un povero artigiano di ten·e cotte e di marmi. Egli sente altamente la sua dignità. Hà la sua insegna: Marble and monument high class sculptnre. Non ho trovato nuHa di più itali•ano di questa bottega con la sua insegna che nelle tenui risorse di un inglese internazionale vorrebbe far pensare alle qualità di tm albergo di primo ordine. Non è strano che un artiere italliano a Londra, senza clienLi e senza il cielo di Napoli si senta qualcosa come un grande artista! E italiana è ancora questa chiesa di Sau Pietro dove incontro un contadino 'di Benevento, timido e solo, che prega. T1·istezza di un uomo solo che prega nella sua chiesa come se ripensasse quella del suo villaggio. Fuori in un crocchio odo due sonanti bestemmie in dialetto: questo è un romagnolo, ma quanto sono cattoliche anche queste bestemmie, inushate a Londra, di un buon mangiapreti che domenica seguirà la processione. Anche per lui questa chiesa è la sua Chiesa. Mi stacco da questa miseria, con la pena dj non sapermi fcrrrru1· anch 'jo a11iJCno p<"r un 'ora a una tavola di rpH·sta lwttola su cui sta scritto con jugPnuu v.anlo: comniercio di importazione, e scgur.; 11n <·lcnro di vinj ita• liani che rioonciliano <JUPt;ti diE-rrrtlati aUa patria 1ontana. Usciti dal quartierP e,·co straJe che osten1.ano civiJtà jog]cse: {!li uomini pas'.iario ma non sanno vivere sull<.t stra,Ja, privilegio dell'italiano del. Sud. Qui le in,;cgn<' alle porte hanno un 'in1passibjlitit inlcrnazionale. Ma una ne scorgo, ei1uivoca, strana: Georgc Penvary Engineer. Male si nascon<lc queslo Gjorgio Pennavaria, che tra sè e 1 suoi comp.igni di emigrazione ha cercato di 1netlcre le sue risorse di uomo furbo, j suoi inganni Ltaliani di italiano dalle molte vite! CosLui non è più ingegnere del mio candido scultore di Safiron Hill. Ma egli conosce in più le leggi e praticn gJi "inganni Non Fùno entralo nf':lla <·asa puJjt<-·-di <JtH;· sLu rnereatant.c <lahh<n{'; nP.l!a sua jnségWt invjtcvoJe m'è par~o H'-0rgerP: una tradjzionr~ seoolare di C<lrti.giani e di aduiatr_irj, di geni"' che palleggia, che fa mercato di tutto~ che 5U vivere d'accordo <'On tutti. L'ultin1•J rtrdccione analfaheta di Saffron Hill gli polrehbc insegnare la dignità. p. I!· La Riforllla in Italia l semidei. In Italia, tanto la Rifonua che la Controriforma non poterono essere altro che espressioni culturali, così che i pochi nostri protestanti furono dei veri e 1,ropri eretici, pòichè non poterono trovare nelle condizioni politiche della società in cui vissero una sufficiente mattJ.rità storica e civile che permettesse di conferire al ]oro operato i caratteri rivoluzionari dell'operato dei rìformatori. Il Rinascimento aveva bensì sviluppalo l'uomo, m:1 a detrimento del cittadino. Il trionfo dell'arte e quello che vi correva parallelo della 'vita vissuta e goduta in tutte le sue cspres• sioni possibili, non volevan soltanto significare un ritorno al passato classico che gli Umanisti s'incarièavan di disseppellire da sotto le macerie delle citt:ì •,etuste e da sotto la pohere degli archivi, ma vole7a nltresì dire che l'ora deJla tabula rasa filosofica e po• lhica era già scoccata per gli italiani; i quali, infranti pertanto i vincoli che li legavano alla terra ed al passato, senti van di vivere in ,una sfera di vita superiore ed universale. L'italiano della Rinascenza sentiva di essere una categoria dello Spirito, di platonicamente incarnarè un'Idea: que!la dell'Uomo. Per dirla col Nietzsche, l'italiano d'allora viveva all'infuori ed al di là d'ogni concetto di bene e di male; quale un semidio, a cui tutto fosse permesso è tutto concesso, in <lispreg-io al brutto ed alla morale.' Tradotto in termini di realtà tale standard of lif.-1 dava luogo: alla sfrenata rilassatezza dei costumi, all'opulenza, alla glorificazione della gioia di vivere, alla tirannia, al lu!=So; mentre nel campo della cultura dava luogo: 'all'anticipato secentismo dei grammatici e degli ,U maoisti, alle licenze grasse dei novellisti fioriti, alla ostentata spregiudicatezza dei pensatori politici, alla rivendicata libertà di. pensiero degli eretici, infine, alle irreligiose scorribande e indagini nei1 chiusi orti della teologia e del dogma, òegii occultisti neo-platonici e magisti. Incapacità unitaria. Perchè tutto questo avesse potuto produrre un movimento politico dell'importanza di quello che sin• crono avveniva in Germania, ci sarehl:.e voluto che gli italiani fossero stati tali e non un'accozzaglia degenere di antichi popoli qui amalgamatisi e vissuti sin dai remoti tempi de]la civiltà pre-romana e romana. Od almeno sarebbe occorso che un fatto storit-o di carattere nazionale avesse creato un interesse ed un'anima unitaria; Cf:lme, nonostante la rettorica neoclassica del Carducci e del Pascoli, non arrivò a creare H Carroccio. Si spiega pertanto come l'appello unitario del Ma• chiavelli qual morta foglia cadesse ai piedi dell'I. lalia distratta; che da allora dimostrò la sua ine:1• pacità e refrattarietà ad ogni concetto di Riforma. Poicbè non bisogna dimenticare che l'appello machia• velliano fu il solo tentativo di Riforma politica italiana; e che rimase una semplice espressione sentimentale e letteraria d'uno spirito colto, pel solo fatto che la vita politica - la quale non fosse guerriglia di fazione - in Italia lion esisteva. Il « popolo grasso>>. Altrettanto dicasi dell'attività. economica e finanziaria, che al modo di quelle dell'arte e della politica, era esercitata da un numero privilegiato di commercianti e di banchieri, mentre con criteri non ra- ~donali era esercitata l'agricoltura la quale era scarsa, e sulle basi famigliari e de1l'artigi:mato si moveva la poca attività industriale di quei tempi pre-capitalistici. • In tali condizioni, com'è facile capire, non poteva esistere un partito poliLico di masse; allo stesso modo che una forte corrente di interessi borghesi non pot~va sicuramente affermarsi, poichè la borghesia, <Jnale noi la conosciamo oggi, neppure essa ancora esisteva; e quella classe che noi designamo con tale nome non era nient'altro che il « popc,lo grasso >> dei bottegai, degli artefici e dei commercianti. La società si divideva pertanto in ,due classi, rispettivamente collocate agli esLremi della scala sociale: in alto i magnati del della politica, della finanza, della Curia e distinte gradini sangue, dell'ingcguo; in basso gli umili ed i diseredati, i lozzari efl i mcncli('anti, gli amati figlioli e la temuta canaglia. Il « popolo grasso >> stava tra loro, partecipando ai bisogni ed allo.! passioui delJ'una e dell'altra; ma nulla o quasi contava politicamente. Egli era, egli t·iveva, ed in ciò forse e in nessun'altra cosa va ce>• cala la ma importanza politica. Dedito alle profo.;. ~iQni, alle arti ed ai traffici, viveva nna vita spregia• c.licata e libera; ed era com'oggi si dice, in grado di essere all'avanguardia dei movimenti cuhurali e po- ,litici; essendo Ja sua capacità di avvertire tali mo• \imenti basata sulla indipendenza economica ed acnita dall'aspirazione di conquistarsi I'importan:,..3 sociale e politica a cui per forza di cose tendeva. l l Luteranesimo quale a;aicipazione liberale. Appare quindi naturale il fatto che quasi esclm;i. vamente su questo « popolo grasso >> facesse presa i] luteranesimo. Un ou..imo studio di Mons. Lanzoni c-u La Controriforma nella città e diocesi di Faenza ce ·ne dà b conferma col riportare che fa di una li6t3 di nomi di eretici faentini del decimosesto secolo. Troviamo difatti ricordati dei piccoli proprietari quali il fornaio Fanino Fanini che fu impiccato e bruciato a Ferrara nel 1550, due artisti, Maestro Giovanni da Castelbolognese, celebre scultore in legno, e Giaconlo Bertuzzi, p~ttore di qualche valore; assieme a numerosi professionisti, impiegati (quali un Regnali che fu ministro dei Manfredi signori di Faenza), magistrati, ecclesiastici, militari, ecc.; il che ci conferma e fa vedere che il luteranesimo faentino (e si potrebbe aggiungere di tutta Italia) fu in certo senso anche movimento politico di maturità civile e di -classe, non altro essendo per la borghesia di quei tempi l'eresia: o l'aspirazione alla libertà politica, com~ nel Carnesecclii, nel Fanin.i e nel Sarpi, ._ ecl allora era l'anticipazione d'una esigenza che è ancora oggi attuale; oppure l'esercizio di una Jibertà naturale, di quella libertà cioè che ·viene conferita agJi artisti dall'esercizio della loro professione, ed ai ricchi dal godin\ento dei loro beni. " La Controriforma. In entrambi i caJi, in certo qual n!odo si trattava di anticipazione liberale, che era, nel primo, ideale r filosofica, e nel secondo pratica e reale. In quest'ultinro non era veramente un'anticipazione, ma una attualità, e come tale difatti fu combattuta dalla Chies::i, la quale, di naturnle accordo colle già ricordate circostanze storiche formanti la nostra incapacità 11olitica di quei tempi, impedì all'eresia d1 concr~- ta.rsi in una definita espressione politica, forzandola di. rifugiarsi nelle pieghe ombrose del costume e dell'arte. Dovendo perciò la Chiesa combatterla in tale campo, gli si rese necessarin l'escogitazione di mezzi adatti; ed ecco sorgere la Controriforma che cominciò con ogni rigore u scand::igliare le anime dei sudditi, ed ::i farsi in quattro per la erezione dei Seminnri, nei qua1i il clero incolto e corrotto fu da allora te11uto a farsi b propri::i sacerdot::ile preparazione. Sotto la Lufera reazionaria quel che poteva diventare il lievito d'un grandioso fatto politico e sociale, perdeva la propria fisionomia per m:sumcre quella meno import2.nte della personale eresia dei singoli, r.ontro i quali l'Jnquisizione aveva buon gioco. l miracoli « ad usum Delphi11i >>. Con w1 pauroso crescendo l'Inquisizione mietè le sue vittime, davanti all'attonita indifferenza della plebe, che si volle con miracolose cose ammansire. Qui torna a proposi10 il ricordo dei vari miracoli avvenuti qua e 1:ì, dove più atti vi sembravano i fo. colai delJ'eresi::i: Mons. Lanzoni ricorda qudlo della Madonna del Fuoco, avvenuto in Faenza la sera del 1° agosto 1567 (era in corso il processo contro gli eretici faentini internati nel carcere inquisitoriale <li Tordinona), secondo iJ quale in una casa bruciata non rimase illesa che l'immagine d'una Madonna dipinta sopra uno stracciq e infisso ad un muro con un chiodo ed una feiluccia. Se si tien pre:.;ente che un altro miracolo di quel genere si voleva e si vuole che sia avvenuto press'a voco neJle stesse circostanze a Roma, ed altri dello stesso tipo in allre città italiane e slraniere (uno fra gli altr.i nel 1623, ncHa vicina Brisighella), si ha motivo di credere che tali miracoJi fossero addomesticati; fossero cioè miracoli politici, miti (nel senso moderno) e iabù coi quali imp::iurire i popoli e con- ,:inccrli con tnscendcntali rivelazioni e irresistibili ngomenLJ dell'indiscusaa verità della fede cattolica ap<,,tolica quale veniva impartjta ai popoJi dalla Chie4a romana. Ritorno pag(Jllo. Era il ron-en•<J f'.hf" mediante I.a forza ioj voleva arwhf' alJora ,,ueoere; eolo r-he, a di!Ter~nza di ciò 1'.h~ av'lienP. <,ggj, r,i aveva alm,mo allora 1a (I ffl3· gnHìra preli~"'a,, di i,comodarn J'Alti~"imo per le ni, r·oJe LP.g:he ,!<-gli ortJiriaw:di cauivi ~ lJ ri,·,,rr~N· r1ert..intr, a tali trattagemm:i non era r()r•1· forr• appeJl<J, nè più nè men<,, aJ paganesimo l'hf' viw;va, -.,.-iv,!,~ per l'eternità vivrà nelran-imo infomifo dd fJOpt.JJo? Jn l"ii.1 .. j •,eda J"e-;prr;--l'ione deJ Pa7aOPf'imf,.fdea, e<l univniale-eterna fal<:g-oria dello '."'f.irir,,. /,r-- r·'Jlb~;nwnzP delfo Controrifonrut. o) In mafo: Per voler con "intetiri <'enoi indicare le e<.mU· guenze a <"Ui le u,pradettc drco"tan7..e c<.1ndu!!ero, l,ar;ti ci corda re J'epoca del ban,cco ( epoca eu:enziaJ. 111ente controriformii5ticaJ, dfre che coiaa e<:l'a 5jgnif1cò, e r,ome J"astrattismo allora in voga nelle am• pollosità dell'arte e nella povertà dorata della vit'J. l'.,giramente fìni11sen, neJJo gpicito d'avventura e nel <·icibheibmo che furono Ja parodia di quanto due _a. "oli prima 6'era chiamata « la gioia di viver-=.: >J. Ne1la differenza tra l'ana forma di vita e l'altea è <la vedere pP.rtanto Ja profonda etigmata che due <.ecofi di Controriforma erano riusciti ad imprimere nel corpo vivo del costume e della vita pc,litica ita• liana. E ciò quale il lato negativo della reazione , ontroriformista. b) In bene: Ma v'è anche an la~ positlvo, che da noi è 1,tato altre volte messo in· luce, aJlorcbè abbiamo parlato della 1orghesia umanistica romagnola~ anti-giacobina e rurale, anti-romantica e riformista-conservatriee. Questa borghesia umanistica è stata dorante i due aecoli della Controriforma la borghesia per gli abitanti delle Legazioni: solo dopo la Rivollìrione di Francia un~altra borghesia è sorta, la borghesia or• baoa, laica e romantica. Abbia.mo anche scritto che i due rispetti-..; eampioni sono stati per la prima il Pascoli e per la seconda l'Orian.i; e ahbi::imo aggiunto che il costante concentrarsi della prima nella Diocesi Faentina cpie- !-' il resistente gaelfhmo della patria di Mon.E. Lanzoni e di Donati. A proposito del qual guelfismo urge riconoscere <..henei secoli è stato un valido argine posto davanti all"avanzare della fiumana giacobino.laica, che ha pa.droneggiato, prima, durante e dopo il Risorgi• mento, col neuLralizzare che ha fotto gl, urti ...-iolenti contro la tradizione. La duplice anima borghese. Il fenomeno d:i noi des<-ritto non è soltanto romagno!o ma (! nn fenomeno nazionale. In RomagD.Z1e nelle Legazioni assume tali caratteri e nomi, nel Meridionale ne assume altri, ma la lotta tra le correnti borghe~i non varia, nè si sposta, nè tace. E' per l'appunto ancora attuale, e Salvemini ne sa qualche cosa. E' ancora questa Ja lotta tra la Riforma e fa Controriforma? Ecco una domanda a cui difficilmente si può 1isponderc. Gli scrittori di Coscientia e alcuni di Rivoluzione Liberale pensan di sl, facendo appari.re eopra ano tsfondo etico-religioso una lotta che è di costume e politic::i.. Riforma o non piuttosto socialismo! Conveniamo che se l::i lotta rimanesse tra le due ricordate correnti I:.orghesi, potrebbe ancora assumere i eartttteri d;una Iottu di idee, di stati d'anim• e di sviluppi storici diversi (maturità ndnstriale contro rimmaturità agraria); m.a se nella lotta si vo• glioho gettare anche altri ceti, per esempio, quelli operai, conserv::i allora la medesima fisionomia o noa diventa piuttosto una lotta di interessi di classe, coa obbiettivi esclusivamente economici e sociali? ARM.-\NDO CAVALLI. Spencer giudicato da Pao!o lafargue Dedicato a quei 50cialisii che hanno come maestri accanto a 1Uar:r., Spencer e Darwin. Nella Società di mutua ammirazione fondata dai darwiniani, Spencer è glorificato come il filosofo per eccellenza. Tutto al mondo essendo relativo può ben darsi che per codesti evoluzionisli egli sia ui1 ' grandissimo filosofo. I socialisti non hanno alcuna voglia di <listurb.:1rli nei loro giuochi innocenti i ma se la sua nomea <li gran filosofo gli sta a cuore, Spencer dovrebbe rinunciare a mescolarsi nelle qu~- stioni sociali e nel socialismo scientifico, per consacrarsi unicamente alla eompilazione dei suoi grossi volumi di filosofia trascendente, pesanti, confusi ed illeggibili, rimpinzati di passi insignificanti, male studiati e citati come viene viene. I socialisti non lo molesteranno nel lavoro che liberamente egli si è imposto; al contrario, essi gli devono una riconoscenza perenne per i servizi che egli ha resi e continua a rendere alla società, aumentando la confusione nei cervelli dei suoi amici e :m1m.iratori borghesi. Nel To Dar di Londra, 1884.

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