La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 21 - 24 maggio 1925

I t r I bi LA RIVOLUZIONE LJRERA LE - ----- ------------------------------- La vita di Parn1a JI Parmense per jl suo aspctlo p:eografico l1a una vita C'omplessa. La pianur.J~ la <'01• lina e la montagna alla diversità delJc condi- ;,,io111 agri<'olr unisC"ono diversit~t di e<·onoirlla 0 <li amhie-11tP. A /!rosse- lince si può d·irc che; la p1·oprictù dal. piano al monte , a grad.atar:iente frazionandosi: dai grandi proprietari delJa pianura (gli agrari) si an·iva ai pi1-eoli o meglio minuti proµrictari della munla~11a. Però anche la grande proprietù per k csif::enzf' particolari della coltivaz.ione e dclJa conduzione, le qual i non pennello no f!:ran<h estensioni~ de,·c essere suddivisa in fonch I pochi raggiungono .le mille hiolche). Quasi nel ecnlro della parte p·iana e colJinosa c'è Panna (sulla via Emilia) che è jl mercalo della ricca produzione agricola. Le comunicazioni che congiungono Ja città con le- va'lli e il piano sono ancora molto arrct1·ate~ ma il ca1nio11 nelle sue possibi-litù rj. media ai bisogni. L.a Provincia e i Comuni rleJ dopoguer;a avevano affrontato queslo grave e vita]issimo problema, ma vennero poi i commissari (regi e prefeuizit i qual-i han.no rlovuto trascurarlo, occupatissimj a fare parchi, inauguTare gagliardetti e farr sagre: d~alLronde. tralasci.ando ]e faccende che lanlo avevano occupale e preoccupate Je Amministrazione defenestrate. collaboravano jodevolmente all'economia ... , nazionale. Ma Parma non è più quella del '59: la ,·ita moderna l'ha rifatta. Chi ]a dsita per ragioni di comtnercio o per ragioni di arte e di studio è gener.ah!.lentc SOT]Heso di tro- ,.arla così diversa dalle altre città e1uiliane, eon quella sua pretenziosa aria cittadina che non vorrebbe n1ostrare nulla di ptovinciale. Per chi l'aveva conosciuta sni libri del Settecento, poi, la soTpresa è ancor più viva: non (.. più la città gialla di quel tempo, i sobborghi si sono aperti~ edifici nuovi l'hanno trasformata abbellendola. Avendo conservata la sua importanza come centro di cuhiua su1ier·iore~ con pinacoteca e biblioteca ricchissime, riesce .a n1ascherare Pirnpronta che suole dare il commercio alla vita dei. centri agricoli-industriali. Però,, se si con1incia a esaminarla :in confidenza, risalta fuori l'anc-i,en. Il parmigiano ha ancora del suddito .lucale. Chi riesce a penetrare nelF intimo di Parnia, ha subito la sensazione che la città \·ive nel provvisorio, nell'attesa di qualcuno ossente a CLÙ non sa rinunciare: il duca .. Forse molte città italiane vivono questo ~tato mentale, sentendo questo bisogno di un duca da servire. Lo Stato è lontano da loro. Se il problema federale e regionale invece di essere finora agitato da persone serie ( per cui trovò sempre larga indifferenza nel pubblico) fosse stato agitato da un romagnolo camme il faut, sotto un allro aspetto, qual- (·osa come un ducato amministrativo, chissà ·:tuale occasione avrebbe offerto per salvare la patria! Difatti s'è fatto più rumore per la soppressione di alcune preture che per qualunque violazione di libertà. Del resto il fascismo questo bisogno latente l'ha intuito, sia pure in forma vaga, o più probabiln1ente ne ha favorito il processo: i ras ne sono la conseguenza. Ogni centro che si rispetta ha il proprio signore dal quale, finalmente, si sente p1·otetto e governato. Panna, per una c-omplessa situazione, s'è trovata -fin adesso priva de] proprio ras naturale e ha dovuto rassegnarsi alla signoria del prefetto Pugliese, il quale tuttavia non è stato inferiore al suo còm.nito. Per i gra~di progressi agricoli avvenuti da un trentennio a questa parte è venuto meno !'isola1nento durato così a lungo per reciproca e tenace diffidenza fra campagna e eiuà. E una forte spinta alla partecipazione diretta dei contadini aila vita politica venne dagli scioperi iniziati nel 1907 che li obbligarono a contare sulle proprie forze. La campagna co1nprese così quali interessi fos~ sero in gioco nelle competizioni dei partiti e- coine non convenisse estraniarsene. 11 con- ~eguente sviluppo indust1·iale e ]a guerra che ha portato a molti trapassi della proprietà della terra, hanno fatto il resto. La partecipazione dei contadini alla vita politica è, in certa guisa, il fatto più promettente per l'avvenire per quanto sia ancora lontano dal1a maturità. IL 1908. Nel màggio del 1907 Alceste De Ambris, divenuto segretario della Ca111er.adel Lavoro, Eindacalista, riusciva abilmente a imporre, dopo hrevissi.mo sciopero, le tariffe dei lavoratori della terra. Ogni resistenza deg]i agrari in quel n101nent.o, colti alla sprovvista co~ m.'erano, poteva compromettere tutta l'annata agrico]a. Ta]e capitolazione fu un brusco e brutto risveglio per gli agrari, co1nc fu d'ahi-onde cagione di illusione e infatuazione nel proletariato. Subito dopo la sconfilla la classe padronale cominciò a preparare la rivincita per ritogliere il concesso. Non potendo altrimenti combattei-e il ne1nico, s'apprestò a combattedo con le sue anni stesse: al1'organizz..azio1w prol<-'laria C'onl rappo"-(' c111r>l/a ;1graria. ·111uo l'i11v('n10 fu una r('hl,ril<' pn·para,r,iOJJt' 111•j duC' campi IH'Jni('i. r~·c--11Lusia~1110 d~l 1111a qarte e dall,altra 1'n1 ll'llllto d<·!lto da tr11r•11. i<•nti a1·1 i<·ol i d(•II•/ 11/ernaziona/r, ,. del l:ollelli110 d,,l/' Agrari:a e dalle- <"Oll<'ionidegli org...1nizzatori nei frequenti C'omizi. \l('I fd)- IHaio J"nlah.ardierc dcll.'Agraria, Lino Carrrn1~ proc•lamù la ~("1-rata pPr <'J"f'éUI! diffiroltù ai sindacalii,ti <~ prO\:lJ."C l'efTice,na dcidi agrari. Così a primavl'nt j dtw f'&f>n•iti l''lrno pront·i e impazienti di venire alla prova. De Ambris lutlavia comprese la gra• ,·itù e le i11cognile clc-lla lotta e tutto l'aprili• <"creò d0 é[Htler 1-,!liavversari ontle averf' fa possibilità di evitarla: anche se la sua pusizi.one personale e <1uellia dei sindacalisti per Ja vittoria precedente era buona, sapeva però di poter fare poco affìdmnent.o sull'appoggio dcJle organizzazioni confederali e so- <'ialiste, solidali ma non troppo e per <li pili gelose e pavide di un successo o insuccesso .~indac.alista. Ma ·1a siluazionc non amn1ctlcn1 pil.1 possibilità di temporeggiare: f'ra ~,rrivata agJi estremi e lo sciopero era i11e• \ i.tabi le. Scoppiò aJla fìne cl'apriJc e fu un av,,cni• mento che impressionò tutta Italia e ri- <'iiiamò anche J'.attenzione deJl'estr-ro. Parm<.i i: ancora creduta ri,·o1uz.ionar;a ~Jc1·gli avvenimenti d'allora, per il '908. Ma, guardato P.elle sue lince generai.i, quello sciopero si riduce a pift 1noclesle proporzionj. L'equilibrio 1·otto bruscamente no.n potev.a ristahllirsi tanto presto e in modo pacifico. Il successo, così facile, aveva inebriato la 1nassa; Ja fiducia ne11a lolla guerreggiata divenne idolatria; la battaglia sistematica fn creduto - d n1ezzo infallibile per ridurre all'impotenza ~li agrari; era cl nnquc necessario che quella lotta fosse portata agli estreu1i dalJ 'una e dall'altra parte per riconoscere la realtà. La .lezione fu pari al bisogno. I1 ricchissimo patrin1onio bovino, a1Jevato e scelto ~on tante cure in molti anni, fu venduto e disperso in pochi giorni per sottrarlo a1la fan1e; fluono organizz.ate squadi·e coslosis- ,2jn1e di liberi lavoratori; [ urono sfratta te in massa Je famiglie degli scioperanti; ogni cosa pensabile fu fatta, ma l\:?.nnata agricola andò quasi interamente perduta e il danno fu incalcolabile, perchè i campi, per il si- ~tema speciale di conduzione e di coltiva- :tione, richiedono una cura vigile, paziente e costante. Circa venti1nila contadini scioperarono l'intera stagione dei campi in lutta la pianura più prossima al1a çittà (la regione Borgo S. Donnino era nelle mani dei socialisti di Berenini); la compattezza andò oltre lo sperabile, ma, evidentemente, questa non è- tutto per l'esito di uno sciopero. In conrlusione~ per i suoi fini immediati: lo sciopero fu una sconfitta per gli agrari e per i sindacalisti. Fu tuttavia un esperimento o una lezione, come s'è detto, necessario e proficuo: la relativa tranquillità della piauura parmense nel 1919-21 ne è Ja conse- ~nenza (1). Meriterebbe un esame più ampio "il '908" parmense, perchè "Vi si lrovano in gern1e manif estaziùni assurte a proporzioni maggion nella vita italiana dal '915 ad oggi, ma non sarebbe possibile farlo senza diffondersi snll'evoluzione agricolo-industriale della prodncia. Basti per o~·a un cenno alle squadre dei pellirosse, scprndre (armate) che proLeggevano i crum.iri e si traspoTtavano <la un posto aJFaltro in antomobi)e per f.are giustizia nel modo particolare con1e gìi agrm·.i la concepivand e per cui erano poco peri:;uasi della forza pu.bhlica; nel campo sindacalista si trov,a il resto. M"olti organizzatori sindacalisti (Rossoni, Rossi, Bianchi, Racheli~ ecc.) scapparono da Parma per evitare ]e noie de lmandato di cattura; ognuno può comprendere quanto fossero benvisti dagli .:1grari ( e vi sono tornati cominendatori, attesi dal prefetto alla stazione, dove gli agrari inquadrati prestavano servizio d'onore). Le classi. Il proletariato nello sciopero del '908 dimostrò una disciplilla davvero insperata;· fece nna resistenza eroica. Ma in lutti q11egli ::lvvenimenti vi è più del fanatico che de] cosciente. Gìj operai e j contadini organizzati dalla Can1era de] Lavoro, più che il sind.acalis1no, seguivano De An1bris. Uomo se.altro sotto un aspetto ieratico, dal gesto mezzo da capo e 1nezzo da padre confessore, con linguaggio scritto e parlato punto evangeJico, faceva leva sni sentimenti più inco- -,cieuti della folla fanalica; ergendosi a pro- :ettorn di povrett diventò il dnca rlelJa piazza. E quando tornò dalla Svizzera per 1'i1nmunità parlmnentare, nel 1913, alla stazione olLre quaranlan1ila persone l'attende~ vnno; le donne, fra gh osan.na gridavano: l( Guerclol là ve~ el noster Dio )). e innalzando i bimbi sopra Ja folJa, aggiungevano: ccVedot, col Cè to peder )>. Non saprei se q11alc-nna dicesse il vero, in.a per i più era l'infatuazi.one per il santo protettore, il piccolo padre. La· plebe (bisogna dirlo, c'è ancora una plebe) e parte deUa borghesia conservano 1a vU nwnlalità d,~i pan11i~anj f•lw nPl J81J, r-"-a• --1wr.ati <·ontn> alc·uni funziont-11i di reti i rli Vlaria L11i~ia, .1ppr,;:q1iarr1no i ri ... olflz.j()rt,u·j ,. ,1ppl,;udi\-anf, liJ d1wl1,·'-'.-,f1 lr•11iand,, d"irrqw1/ir!c• la f'ug-a. ù11dP non ahl,andr,na-~,~ .uli ,1mati<;.,imi r f,·ckjj'- .. ;irnj ..r.11dditi, <'fJfrl(~ -,1 i :·1111z:ionaric·r,inn1<•ll<•-.-...pn, le• a11µ:h,~rir~,. i ~O· pru1..i di propri._i iniz:ialiva, (·011lra\tv<:nu1do ai vqJrn di lr-j ,. an,r,i J,, iinpf"di'-'f•ro di go- \f rnare .._,J<•ond<J la ,,J,,m,·nz.a del .-,ll'J <·11on·. Fra1H·~sc-,JC,1ic·r·iardini, r111ando fu ~ùVf'rna- !1,r(' dj Parma. pare no11 a1.-,·~'H' bi'-o,rnrJ rii q1wr.,la doppi':!z,r,a, di '/IH-!1'1a pratir·a di W'· ,,·rno: i11fat1i JJOn 11,- parla 1wi -u,,i Arv,,r- /,tntr•nli; altrifllenli, doprJ avc·r detL,, "du~ r1 f'hi non ;~ dr, nostri 1wn j(JSS(' fnl/(J br~n,4ititJ alcuno 1, f• a bisognn siano gli unori t!, gli utili doli in modo che ('lii 11,r, /Jr,rt·r;pisc,, din•tlli sì odioso (lll' uni,·,.Jr.wd,, che .r.;iaforzalo u cn:de.re non JJUlt'r (~ssere, salv(J in ano 8tato di popolo J,, avrebbe aggiunto: « il r/11cr, deve lasciar creder all' univ,--rsale es• .<wr,,i suoi consiglieri colpevoli di ogni rnnle <',l egli solo in aninw di, volr,r il bBn,~ dei sudditi e dello Stato ,,. Questa massa spiritualmente povera, dunqttc politicamente nulla, costituis(•c una parte t.·c,nsidf'rr-vo!e dclJa ciuadinan:,,..a e pertanto 1111fallore 11011 Lrascu1;ahile per sp.iegare avveniJJJcnti e situazioni altrimenti incomprensibili. Essa, mentalmente incapace <·om'è a formars·i un inòirizzo o seguire un interesse e tanto meno un'i.dea, un idea"Je proprio~ ripete come l'eco Je idee incomprese degli ~dtri, passando da un eslremo aJFaJtro con !a facilità propria dcJJe tu rhe, facili a cal. l•estarc oggi g"li ideali ai quali s'inchina\·ano ieri. IJ suddito tipico, che spera•:a sempre nella paterna honlà e grazia deJ duca per g]i a. e f. sud.diti, e sperava - nutriva fiducia - anche quando avrebbe a·:uto ragione cl.i dj. Eperare, e anzi era propr·io allora che sper.ava di più, quel suddito, tutto dell'ordine P- del duca, s'è conservato e riprodolto nella piccola e media borghesia, intellettuale e stracciona, e altrove la si trova nell!impiegato il quale s-j consola quando la Società che lo sfrutta aumenta il capitale coi fondi di riserva e gli d.i.minuisce lo stipendio. In gran parte questa borghesia in erba, che della rfrchezza non ha che il desiderio e perciò disprezza iJ proletariato dal quale è sepa• rata so]o per la propria boria, questa borghesia da la pancia s1nilza, nella sua mentalità è ancora quella dei tempi ducali. È dive;ritata patriottica ammalandosi di patriottism.o. Non_ potrebbe dunque essere classificat~ che accoinunando]a con la plebe: i paria della società. La borghesia agraria, in passato co111posta di r.icchi ca1npagnoli, molli dei quali risiedevano in città, s'è molto trasformata con la guerra che ha permesso a molti fittabili e n1ezzadri - per particolari condizioni di _contratti gli uni, per condizioni di famiglia, lasciata con disponibilità di mano d'opera adegnata al bisogno, gli altri - di venire in possesso della terra e alcuni di, ricchezze ('Onsiderevoli. Essa ha progredito sotto l'aspetto agricolo (s'interessa d'ogni miglioramento e d'ogni innovazione), 1na nei <,uoi rapporti con i contadini. ha cam.biato di poco la menta1ità del fazendiero. I nuovi rfrchi s,n10 peggiori degli altri. Nello stesso fenomeno fascista sono questi che hanno dimostn-ì.tO maggior 1nalani1no e rancore contro i c·ompcìgni di ieri, rei di aspirare a rma vita di m.inor .si:ento e maggior dignità. Essi cai1eggiarono le spedizioni schiaviste e si <lis-Unsero nel servire ]a patria con invasioni e devastazioni di case e cooperative pro1et.arie. Nella classe dei commercianti e degli in. 1h1striali, per ]a sua posizione speciale che b tiene a più inti1no contatto della vita, della realtà, c'è maggior comprensione per i bisogni e le aspirazioni del proletariato. Naturalmente 111olti vi sono arrivati dopo errori personali e collettivi. Le varie categorie del picco·lo con1merCio e della piccola industria, a forte tinta democratica - democratici furono sen1pre gli artjgiani e i bottegai, nel significato 1nigliore e più proprio della parola - in realtà hanno prosegnilo il loro canunino, verainente glo. rioso, iniziato col Risorgin1ento: il movi1nento classista operaio, per riflesso, non ha fa!:to che accelerarlo. Due parole n1erita anche La Jl1.ontagna, com'è detta la parte dell'Appennino parmense, che so]o adesso con1incia a far atto 1..!ipresenza nell'agone politico. I montanari ~ono quasi tutti 1ninuti propriet..:·u·i e cosLitniscono dunque una classe partico·lare. La montagna non è molto redditizia per le sue ccndizioni e per i siste1ni di coltivazione n1olto pTimitivi, ma il montanaro riesce a ,·lvervi per la sua tenacia nel ]avoro e per la frugalità della sna vita. I .suoj bi.sogni sono 1unitalissitni: è perciò schiavo cli poche necessiti\. L 'isolmnento durato finora e la vita s~na nel corpo e nello spirito, l'hanno conservato n('lle sue qualità ui.igliori. Egli va piano~ sano e lontano: persino la morle deve aspettare, perchè, assorto comè' nelle sue Cllre, uon si decide a riceverla se non il pil1 tardi possibile; d'altronde essa compr-ende quanlo sarebbe inutile aver fretta 87 r·c111 '"fil""'"I,-(,•lfr·nh• ,Bmpr,,. '!ano e jmpa5~ibi"le i:dlf• e~<Jrta,dr_,ni dd medif•<J ,. dPJ famaci-ta. ,c-l r•fffnpo ridir- idP, il montanaro . ,e_g11e lo --te•:...:.,-, prin(•Ìpio f" if< -ue opini0ni 1 buone n ,·alliv,,. n,>n Jp (•é.Jmbia lanto fa,-ilmentf': non "<;µ-w· la m,Jda dei r:itto,dini. Col suo l,1wn-f•n-o n,_,11pui-_,impa;:;.sionar:,i <J<•c·c"-siva- ;n,·nt<· df•llP ('hiaN·hif-re .;_api,·nti di 'JtwlJj dir·, in qualtro P rp1attr·otlo, r·n,donr_, di r·o11• \in<·erlrJ d1f.• lui (.. 1Jn iimorant,:- ,,. loro .-:annr; t11Llo: e 'JUf"JJo <·}w n<,n -.:annrJ non f.!~islf-'. .!- galoppini d~u,1rali ~ùnù rire\tuti degna• n1~nlf; r-r_,J,, in monla;!na rlr1vB: pO~'hllO <·On• , ir1 nar1; a l(1J'(.J pia(•PrP. Indifferenza ma.~~ima ,,<;r lulli i <·hiaccl1ierr1ni. La diffidenza e UJ/ p<J' il lorv difetto e Ja lonJ virLU. JJ fa.~<·i~mo 1,,,n lia potuto affermarvisi p""r,-he v.i ha tro1.-alo un ~,;.n',O di re~jJ'Jl1!-ahilità e cli c·r.>en·nza ;:,j quali n,,n r;ra abil uat<1 e prl':.paratr,. Lf; 111,in_gh(,~la corruz.ir,ne, il m.alr·osturn·e~ Je angherie sono state respinte eon un senso di ono, '! arnmin;vole. Anehe ~pfrfruaJmente, dunqu.,., il montanarù ha buone qualità J.H::r star bàno e fare lungo viaggi0. E si pur_, ag• J:!iungere ,-he la Jihf'rta alh,;.rf!a an<:ora .~UJ monti. Uom,ini (j partiti. Finora &ono stati alcuni uùmini, piu o Pieno significativi, ehe esprirnevano e impersonavano le idee poiitiche jn questo ambiente. Ristrellissime camariile potevano cosi fare e disfare a loro piacere gli interessi deJJa mo]titudine. Spo&sessale con l'organlzzazione dei partiti, esse si sono buttate nel faseigmo cercandovi com penso. E nel partito fascista s'è continuata Ja tra. dizione delJa politica fatta dietro le quinte, ma adesso c~è prohabil.i.tà d'un eambiamento perchè ii fascismo parmense ha orma·i il euo duce, un duce che Piacenza, Cremona e Bo• Jogna possono con ragione invjdiarJe: Lusignani. GioLitti gli aveva appioppato tanto di eont~a per _h~n~merenze elettoraJj ,-ers~ ~a patna e cos1 e aonito stare per tre anni in tribunale per difendersi dalle accuse e dalle que'rele. Nel '922-, dopo ]o sciopero d~agosto cJurante il q·uale furono saccheggiati gli studi degli avvocati a .v..e. rsari di Lusignani e devastati gli uffici e la tipografia del quotiiliano i.l Piccolo, il fascismo ( chissà perché?'. J lo scacciò dalle sue file, ma nel '924 riparava l: ingiustizia tesserandolo ad honorem. In questo fratte1npo la d.ta del fascismo e stata molto precaria sebbene gli agrari e tutta la borghesia patriottarda con i versipelle di ogni ceto ne avessero ingrossate ]e schiere. Li=-lotle intestine~ i giochi puerili e le fur. bizie dei rif onnisti di Palazzo Giustiniani, che credev-ano di essere più scaltri dei loro avversari di Piazza del Gesù e di poter dominare il movimento con un cavallo di Troia~ hanno fino adesso tenuto il fascismo i.mpe~ gnato nelle faccende di casa e se non s'è sfasciato lo si deve alle paterne cure del prefetto Pugliese. Lusignan.i uon ha nulla da imparare dal mussoliuismo e dal machiavellismo: nella sua vita turbinosa ha peccato solo nella fretta~ rovinando tutti i partiti e i movimenti ai quali riusciva ad appoggiarsi; pare che dopo l'agosto '922 sia stato più cauto e se al fascismo riesee a tenersi puntellato, ormai ha maggior probabilità di riuscire nei suoi scopi. I democratici, nelle loro frazioni, potrebbero essere i più forti, invece sono i più deboli, i debolissin1i. La loro condYenza con altri partiti, .liberali e riformisti, e più l'a1nbiguità dei blocchi di cui fecero sempre da prezzemolo, li ha evirati. La condotta di quelli che ne clorevano essere i capi ha .sfi.. duciati i gregari e la "diffidenza li ha portati allo scetticismo. Ora che i riformisti e i socialisti unit..:"lri \·anno polarizzandosi~ poti-anno forse raccogliere questo esercito sbandato, 1na c~è da dubitarne. E lo dimostra !a posizione dell'on. Berenini, il quale non ha potuto conservare il mandato parlamentare pur avendo ancora un seguito personale considerevole. Il quotidiano il Piccolo, vivacissimo e battagliero, diffuso in tutta la provincia, in tutti i ceti e fra gli avversari, ha saputo tener alta la bandiera della democrazia. Le devastazioni, le persecuzioni (e 1.u1attentato all'epoca del prefetto Pugliese, conu·o il direttore e i redattori andato a vuoto per con1binazione) non sono riuscite a farlo deflet• lere dalla sna linea. Il partito liberale, la cui lista elettorale del 6 aprile fu annullata, perchè parente di quella di Giolitti, dopo il passaggio in massa di tanti suoi esponenti alle file fasciste, s'è dato un'organizzazione che tende a rinsaldarsi, ma è ancora circondato dalla diffidenza del suo p.assato e sarà un cò1npito faticoso quello di superarla. Il partito organicamenle p:i-l1forte è quello popolare; nelle elezioni scorse riportò oltre la metà dei voti di opposizione e guadagnò due dei cinque 1nandati della provincia. L'on. Micheli è il partito popolare. Egli successe alron. Bosetti nel Collegio di Castelnuovo Monti e poi passò a quello di Lru1- _ghirano; in ca1npo politico opp<?sto, continua Ja tradizione del suo predecessore considerando suoi protetti i 1nontanari. Ai problemi de1la montagna ha dedicato grao parte della sua ,allività (abilmente organizzativa), e se non ha potuto risolverli quando fu ministro,

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