La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 21 - 24 maggio 1925

bi IL BARETTI Qulndlcinale di letteratura Editore PIERO GOBETTI /./ fTIMANALE EDITORE PIERO GO BETTI - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIMANA LUIGI STURZO LALIBERTÀ INITALIA Abbmi.amfti.loa"'"'° L. 10 • Estero L. ;' dBONAMENTO: Per il 1925 L. 20 - Semestre L. 10 - Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 - C. C. POSTALE Si ar,,.d'-u fraw.o di JXKU!. a 0i ~ raglia di [,,. l aU'tdi,v.n, OWUi - Trn-rrP> U;i mmttro L. 0,60 Anno IV N. 21 - 24 Maggio 1925 i SOMMARIO. - p. g.: Bilancio. - M. Fovel: Democrazia e polilica monetaria. tura politica siciliana e l'influenza inglese del settecento. Yitu ,neridi~n.uli: C:. Puglionisi: Nole ~ulla Sicilia 1 - 1'~. Grossi: La vita di Pa1'Jru1. - R. Di Mattei: La cuiBilancio Rivoliuzionc> Liberale si è astenttta daJ di- ~cutere Ja condotta dell'Aventino pe1· ragioni o,·vie. Le questioni di tattica non si trattano in sede di critica .ideale. Nell'impostazione a,·cntiniana noi abbiamo le nostre responsabilità. Non potevamo rlluiegarle anche se di volta in volta sentissimo qualche dissenso pratico. In soslanza Rivoluzione Libera.le proclamò L-\xentino (non collaborare con la critica) nel novembre 1922. Nel momento in cui anche Jc opposizioni parlamentari accetta. vano il nostro criterio e si portavano sulla nostra linea di battaglia, noi non dovevamo chiedere loro onestamente se non l'inlransi• genza. L'Aventino avrà tutti i torti di scarsa azione pratica e di scarsa omogeneità che gli si rimproverano, ma, volenti o ~o gli stessi suoi componenti singoli, ha ubbidito a questa linea di intransigenza. Nel novembre 1922 c'eravamo soltanto noi a dichiarare che Ilon avremmo patteggiato, che non avremmo col• la borato con la critica; tu_tti gli altri proponevano delle condizioni (scioglimento della 1nilizia, normalizzazione, ecc.), non rifiuta• Yano di discutere. Nel giugno 1924 invece anche i parlamentari accettavano la nostra iin• postazione integrale. L'Aventino ha avuto aln1cno pe.:: questo tllla g.ra.n<le ripcrctissi~ne morale. È una vittoria del carattere degli italiani. Impostare così la battaglia voleva dire rinunciar a realizzare per dieci anni: noi lo dichiarammo francamente e continuamente dal novembre 1922 ad oggi. Il 3 gennaio no,n ci ha sorpreso. Noi sappiamo che Mussolini è il più forte, che la maggioranza degli italiani è con lui. Se l'Aventino nutrì qualche il] usione, questo fu suo torto; è possibile che oggi ]e illusioni siano cadute. Il gran risultato dell'Aventino è stato di chiarire le posizioni. Sono scomparse per sempre le situazioni centriste. Qggi le opposizioni dell'anla, le opposizioni dei fascisti onorari, come 8onomi, fanno ridere. Costoro incominciano a pensare sul serio a collaho• rare, altrimenti che con la critica, senonchè Mnol!!Olini li ~vrà sul mercato per poco prezzo: non sono più necessari neanche a lui. Mu.,,olini può tranquillamente far a meno di proporre la nomina di Bonomi a senatore. I ceti dominanti (plutocrazia, agrari, corte, esercito, burocrazia) hanno trovato in Mmsolini e nei suoi compagni gli uomini in cui riporre piena fiducia. Potevano nel passato pel'.l!!are agli uomini delle oppo"sizioni costituzionali e dell'aula come a una riserva: oggi non più. Le vecchie classi politiche giolittiane e salandrine sono definitivamente liquidate: gli uomini dell'ante guerra sono tuni finiti. Di questo risnltato, che il fascismo avrebbe potuto raggiungere più presto senza le sue manovre trasformiste, ma che tuttavia ha ormai raggiunto, noi non siamo meno lieti dei fascisti. L'Aventino ha anche contato sulle classi medie. Ma queste per la loro natura equivoca sono sempre col vincitore, anche se ostenta• ,·ano mesi or sono di leggere il Becco giallo. Sono rimasti alle opposizioni non le classi inedie, non gli avvocati, non i professori, ma alcuni individui di queste categorie che per la loro educazione e la loro dignità sentono esigenze di critica e di idee. È confortante che questi individui siano in certo modo nu• merosi, per esempio, più numerosi di quel che non fossero nel Risorgimento. I~ questo momento soffrono di un pericoloso disorienlamento: hanno bisogno di studi seri, di rac• coglimento; ma sono una sicura riserva di carattere e di indipendenza per l'ltalia cli clon1ani Quei parliLi ..avenliniani che si annuncia• vano co1ne rappresentanli deJle classi n1edic, come futuri partili di governo, i partiti di tle1nocrazia e in parle i popolari e gli unitari perderanno terreno nel prossin10 futuro. Così lo perderanno, l'hanno già perduto, liberali e combattenti: essi n1obilitavano dei 1nalcon• Lenti.: ma Mussolini è un Lattico molto abile nello spostare e convertire malcontenti: op· positori oggi, do1nani soddisfatti, non si può fare su co,storo nessun calcolo politico serio. Le prossime elezioni, che Mussolini saprà preparare con la consueta abilità giolittiana, 1nostreranno che tutte queste posizioni sono indebolite: anche l'Aventino tornerà decin1ato alla Camera e ne trarranno vantaggi massiinalisti e comunisti. Comunque bisogna essere sicuri sin d'ora che con o senza vio. lenze, la prossima Can1era sarà - a collegio uninominale ~ p'iù fida al Duce che la presenlP. In compenso Je opposizioni avranno guadagnato in qualità, disporranno di pal• tugJic: soehe, scaltrite alla difficile lott.a, pronte a !utto. L' \ventino ha tulto J'interesse di tornare da una campagna eJellorale con un minor numero di deputati: perderà J'alluale pesan. Lezza. potrà combattere con ag·ilità e rapidità. l\'.{essecosì le cose, deve essere acqu'isito che la soJa riserva soJida di ogni nuova po]iLica futura è i] n1ovimento operaio. Se intorno all'A,·entino si è venula formando un'élite di giovani che capiscono Ja situazione, che non ~i fanno illusioni, essi hanno j} dovere di smetterla con le inconcludenti polemiche conlnJ i comunisti che minacciano <li diven• tare tu1 inutile diversivo, di non occuparsi di teoria delle classi medie, di non escogitare astuzie di colpi di 1nano, 1na di lavorare con lealtà per il fronte unico operaio, anche se questo lavoro, per le attuali condizioni di depressione delle masse, non è per dare frutti immediati. p. g. Democrazia epolitica monetaria Le correnti democratiche non hanno finora assunto nessuna nitida posizione int~rno al problema monetario. È questa una gravis• siru&. lacuud. Essa attesta, in un certo senso, ,ma notevole inattualità della cnltura politica delle democrazie tradizionali; e ciò a differenza, ad es., di quelle correnti, -pur esse democratiche, che si enunziano nel nome del partito unitario. In seno a questo si è, infatti, nell'ultimo Congresso, vivamente disputato intorno alla \feflazione e all'inflazione, e si sono delineate, se pur un po' vagamente, due correnti. Sono apparsi così, con qualche riServa, gli inflazionisti. La loro tesi principale era che, quando sia salvaguardata la libertà di organizzazione, i lavoratori pos• sono seguire il deprezzamento della moneta con l'incremento del salario. Lateralmente poi ne affacci.avano un'altra: e c'ioè che la classe operaia come tale si sarebbe avvan. taagiata di quel più intenso sviluppo industriale, che consegue a una svalutazione della moneta. Era questo, nel suo complesso, il punto di vista rigorosamente operaistico. Di fronte ad esso si è profilato il programma deflazionista. Esso moveva ,da questo principio: che la rivalorizzazione della moneta non avrebbe nociuto alle masse salariate, quando queste avessero avuto la forza di opporsi a ogni riduzione del salario nominale. E, inoltre, afferro.ava che, accanto alla classe oper~ia vera e propria, vi erano larghi strati di popolazione, per cui il riapprezzamento della lira avrebbe significato aumento generico di vita prevalentemente piccolo-borghese. Ora, se questi due punti di vista (che sono poi i soli che si possano presentare) hanno potuto fare oggetto di dibattito in seno alla democrazia wùtaria, per la stessa ragione debbono essere valutati dalle altre correntì democratiche. In realtà, all'infuori delle denominazioni, non vi è tra queste e quella, sul terreno concreto delle conquiste liberali e delle realizzazioni popolari, nessun considerevole divario. Entrambe si muovono in una sfe;_;a sociale intermedia, e di entrambe fanno attivamente parte alcuni strati della classe operaia, ossia dei lavoratori nel senso puro delh parola, e vaste zone della classe media che, pur essendo produttrice, si presenta preva. lcntemeute in veste di consumatrice. La questione si propone percjò, salve Je interne proporzioni, in maniera assolutamente analoga. E la democrazia, posta di fronte all'ormai inderogabile problema deve, in concreto, decidere: a beneficio di quali classi deve andare quell'enorme ri1naoeggiamento di rie• chezza, che è, sempre, i1nplicito jn ogni e qualsiasi politica monetaria. ......... La politica infl..azionista soslanzia]mente seguita, pur senza eccessi, dal Governo, è stata in minor misu1·.a dettata da una ne~ cessità, e, in mi&ura di gran lunga maggiore, da un deliberato proposito. Rientra nella priw. la consapevolezza di dover raggiunuer~,.~l pareggio del bilancio. E ci0 non :vrebbe potuto in nessuna guisa farsi se si fosse seguìto una politica .di deflazione: poichè questa si sarebbe risolta in un accresci• mento proporzionale delle spese consolidate e, viceversa, in una imponente diminuzione delle entrate ordinarie. Fa parte, invece, di una espressa volontà politica l'intento di incrementare la produzione. L'inflazionismo governativo è tutt'uno col suo produzioni. smo, nè, in realtà, può negarsi che il credito aperto in ragione di miliardi alle industrie non ne abbia, dal punto di vista tecnico, vigorosamente agevolato lo sviluppo. Questo è pervenuto a tal punto che vaste e crescenti correnti di esportazione, più pro• priamen'te industriali che industriali-agrarie, hanno potuto prendere le mosse verso i mercati esteri, e, sopratutto, verso i grandi mercati a valuta pregiata. Ma come hanno potuto determinarsi tali efllussi mercantili? Bisogna guardar bene: perché essi sono, in gran parte, figli d'un vero e proprio inflazionismo industriale. L'aumento inde• finito del credito, trattando~i di credito uscito dai torchi degli istituti di emissione e non dalle riserve del risparmio privato, ha, naturalmente, precipitato il processo di accrescimento dei prezzi all'interno: ossia ha emunto i consumatori, e, più direttamente, ha eroso il salario reale dei lavoratori. In sostanza questi si sono trovati, tranne alcune ristrettissime categorie di specializzati, a prestare l'opera propria a un prezzo reale infe. riore a qu_ello stesso che entrava nei calcoli dei costi di produzione dell'impresa, o, che è lo stesso, si sono trovati a costituire a v~n• taggio degli imprenditori un sopr~redd1to secco e crescente. Di qui è venuta, 1n grandissima parte, la eccezionale capacità esportativa dimostrata, quasi improvvisainente e senza .accompagno di ritrovati tecnici spe• ciali, dai nostri ceti indnstriali. Ma di qui proviene anche il carattere notevolmente artificioso e, perlanto, precario, della situazione in cui si trovano alcune fra le principali e le più audaci delle nostre indust1·ie. Le quali vedranno via via crescere le difficoltà di penetrare libera1uente nei 1nercati esteri più remunerativi; e che dovranno, perciò, subire tra breve uno sforzo di adattamento ad altri mercati più magri, e, in ispecie, al mercato inlerno. In realtà la politica monetaria seguìta dal fascis1110, quando la si metta in rapporto con la compressione esercitata dal fascis1no stesso sui lavoralori, appare 11011già come una politica della produzione, ma come una poliLica della speculazione o, genericamente, della plutocrazia. Fra la prima e la seconda vi è un divario profondo. La prima ha per sua <-ar.allerh)tica essenziale rhe, essen?o essa fondata su processi produttivj normali, p~ò continuarsi indefinitamente, appunto perche, nel su.o stesso svolgersi, essa cr_ea gli ~Jementi deHa propria durata. Ogni polit!ca_ plutocratica, al contrario, si contradd1st1~gue pe~ fatto che non avendo essa che scarsi contatb. coi fatti' deUa produzione materiale vera e propria, manca, a lungo_. andare, di. forza riproduttiva, e deve I?erc10~ come 0~1 ?P~~ razione economica d1 rapina, esaurus1 1n sè stessa. Ora tale è appunto la posizione in cui l'inflazionismo h,a posto notevoli gruppi di industriali. Questi, posti di fronte al proposito del ministro De Stefani d! i~ziare una politica di deflazione, hanno clich,arnto eh" tale politica verrebbe ad aument~r_e m maniera incalcolabile le loro pass1v1ta, e che, messi al bivio, essi sarebbero costretti a ser: r.ate più o meno estese. Non si può in realta negare lo stato di disagio, in cui vengono a trovarsi delle industrie, che sono state lanciate con l'eccitamento di un credito artifi.. ciale e a cui improvvisamente si chieda di continuare il proprio cammino coi me_zzi normali; questa è appunto la dura log,ca del: l'inflazionismo, e, in effetti, l'on. De Stefam ha dovuto arrendersi. Ma l'eventuale disagio futuro non toglie i vantaggi enormi conse·, guiti per il passato e che possono_ essere quando che sia, anche se ---con scarti n<:>tevoli, realizzati. Una rivalutazione della 1 lira, più o meno prossima che sia, v~rre~~ ~rto a danneggiare le nostre clas:i ~~p1talist:1che nella loro qualità di imprenditrici (nel senso che verrebbe a spezzarne ogni nlteriore slancio) ma permetterebbe però foro di _avva~- taggiarsi nella loro quali~à _di r1spanrua tr1c1. ~s,."e verr-f'hh.ero s t•·ovarSI~ H! nn certo i:::~n~o.. in posizione identica, solo che <:3-povol~a, ~ quella in cui si trovarono nelle mdustr1e cli "Uerrll. Allora la politica della inflazione le danneggiò come risparmiatrici e le favorì come imprenditrici; ora, al contrario, la politica della deflazione le danneggerebbe come imprenditrici e le favorirebbe come risparmiatrici. Ma, comunque, il risultato sarebbe questo: il realizzarsi di un loro arricchiment~ atl'infnori e contro gli interessi delle grandi masse del paese. Frattanto l'abbondanza del credito artificiale fatto alle industrie le ha condotte in una singolare situazione. Essendosi il fasci~ smo inspirato ai principii del nazionalismo economico attivo, che ha per sbocco necessario l'espansionismo, ha eccitato in molte branche della nostra produzione la tendenza all'e.sportazione; ma, poichè questa viene ad essere conseguita mediante il dump~ng_ del lavoro sottocosto, il tentato espansioru.smo sta per convertirsi in un preoccupante isola• mento. È questa nna delle esemplificazioni tipiche del fatto: che una invincibile solidarietà stringe tra loro l'economia dei varii paesi che vivono nello stesso sistema di produzione e di scambio; e che strutture politico-sociali troppo radicalmente diverse, nell'orbita d'uno stesso ambiente economico ge• nerale, non sono a lungo andare compatibili. La politica di compressione, che il fascismo esercita sulla classe lavoratrice e sulle masse popolari, è stata la ragione ultima che ha permesso alle nostre industrie di utilizzare per l'esportazione all'estero l'inflazionismo monetario: perché- è appunto quella politica, che ha impedito che i costi industriali si facessero più elevati attraverso una ripartizione più larga dei profitti. i\1a ora contro tale politica n1uovono, direttamente e 1nediatamente, in guerra le economie egemo~ niche. Il protezionismo sempre più promrnciato, a cui ricorrono tutti i grandi paesi produttori a valuta di pregio, apparentemente è rivolto contro le incursioni esportatrici dei paesi a moneta svilita, ma, in realtà, è diretta coutro quella loro politica reazionaria antioperaia che, elimiuando • dal gioco dei costi l'ele1nento lavoro, spiana la via alla pratica dell'esportazione solto CO$t0 in permanenza. La guerra di secessione a1nericana fra l'economia schiavistica del Sud e la economia libera del Nord, ha presentato aspetti di questo genere. Anche nella propaganda del liberismo inglese, che diffondeva insieme i principii di libertà econmnica e in• ternazionale e di libertà politica interna, ai potrebbe trovare più di un tratto che ricorda tali fenomeni. In realtà oggi contro l'economia italiana, cosl come è configurata dai rapporti politici dominanti, si vanno deli-

b 86 LA RIVOU ZIO'iE LIBERALE nrando <ltw mo, iuwnli. l no. di dif,,..,a dirclla. ('hf' <'onsistc nella ,·lr,·azion<• di barric·r,• o~,po..,tr alla importaz.ion(• di prodotti, ol lPnut1 c·on m<'zzi non ('onfor111i al foir play incluslrialc-. L~altro. di difesa indin•lta ~·hc· si '-.~,-,tan_zia.nf'I diffondersi di rapporti 111l<•rnaz1011al1, fondati ~111 lipo 11nifon11r della monrla aurea: e rlu~ allo11ta11a11o da~,· lutti quei prorer-;si di !-C"ambio a,,ent11rosi, e-li(' i,j appo~giano sul fenomeno df•I ({ ,al111adu111p;11.g >). ~o,_10 jJr<·v<·<kr<· '(IIP-.li dw· ,-i.. 11lta1i: ~q11il1l,no <· df'<'rf'nwnto nr·II,· i11d11-.1rir·a 11u·r,·ah, 1·-(l•ro. ,~ <-r<•..:c·r-nlP -.\ il11ppo 1u·ll,· indu<.lri,, a mr-r,·ato ir1t,·r110: ,. il 111110 in la/,. mi--ura dw ...; ri!-oh,·ra in IIJI \éllllag~io I'''!" riJI .. J{•lJI(' dPll.é.t (·1·011omia prod111li\a. ~011 111011,Jdiv<'1_· ... .1111,•111(o ..,j JH>11<· il prn1,IPma pr-r la irrandP d._1r..,;,,,, d<'i ,·on">1unat,,ri. <·hr-. in sen,o l,·11,·rul,·, <·011qn·<·11d,·,,-vidr•nl<'r11P11lP, lu n,11,·tti, iti1 i111,•111u, 111a, j11 1,wmm <'f'onomir-o, ri~1w,·,·liia '-ùlo l~in"i,·11u• dc•IJ,, <·aLc~orif' di <'ittadini a r<'ddito fi.,S<> o pùt'O ,·la'iLi,·o. Qw·i,L<' si lrov<•r<•hhero arri1·,·hit" del la ri"alorizzazione df'l I.a 111oneta. pofrlw 11011 ,·~ dubbio d1f', per 1111 f,·,H>nwno in part,· !-ìi111il<•a <JUPllo dC'lla alta ,·oag11la!Jilitt1 d<·i salarii. i loro rrddi1i non ~i conlrarrchl,<·ro c•Jip lentarncute. Ma qu-i f.Orgono appunlo le difTicoltit della politil'a df'flnzionistica per la dPmoerazia. Questa può. in via prin"ipaJP, Irasr11rarc gli SJJORta111rntiah11~i\i di ric<'hf'zza cli<' si \erifiea110 tr.a i privuti a hcnPfìf'io dei <·1·rditori <' a danno ,IPi dchitori, ma non può 11011 prendere in eonsidcrazione j prohle1ni deJl'el'onomia pubblica, proprjamenlc statale, che sgorga110 dal def1azionismo. ,.,.J <'rcscenle bcn<'sserc del ,·onsumator(', Ja democrazia nl\ \ isa uno dei propri i obietti\ i, ma essa 11011vuole che, per ciò, lo Stato pericoli; e, poichè lo Stato i--, dal def1aziol1'ismo. minaC'ciato ncJle sue entrat tribularie <'lic calano <' nel"lc• sue uscite coni;:.olidatf' (interessi del debito pubblico. •opratutto) ehe crescono, così due limiti si impongono. Il primo linrite vienP posto dalla necessità che i cespiti <'he lo Stato trae <'On le imposte, tasse, ecc., clall'eeonornia de] paese non vengano, per la climinuizionc generale dei prezzi, assottigliati prima che lo Stato stesso abbia potuto provvedere a ridu.rre le proprie spese. E il secondo limhe riguarda lJueste spese stesse. Alla democrazia, che è eorrente politica esaltatrice delle virtù atti\ .. C, utili e rinnovatrici della economia, contraddice di farsi propugnatrice dei percellori di interessi del debito pubblico, che esprimono, tipicamente, la figura del rentier inerte e passivo; e, oltre a ciò, diminuendoJi 1e entrate, lo Stato sarebbe posto nella impossibilità di far fronte al servizio del debito pubblico e cadrebbe rapidamente in dissesto. Ma il dissesto dello Stato, ossia il riaccentuarsi deJlo sbilancio finanziario, si convertirebbe ancora in quella svalutazione della moneta, che è la rovina appunto delle grandi masse; e, pertanto, la deflazione a favore del consumatore, ossia il basso costo delJa vita, de,·e trovare un limite nella capacità dello Stato a mantenere in pareggio l'azienda finanziaria. IJ che non può poi forse, praticament~, farsi che a un patto: cli 111anclareavanli, di pari passo, l'aumento del valore della moneta e la riduzione clell 'interesse del ·debito pubblico, che è da considerarsi, co1ne in gran parte è, alla stregua di una vera e propria 1nanomorta civile. Vi/a meridionale Note sulla Sicilia J ,a Si,·dia rappn·~·nla NJmc P n,Jtù ri-.p<·ll,J all,· ,d1n· n·gioni una faç,,• di "ifa !!iù '-01·pa'-"-ala, 111w fonrrn <·ui in altri J11o~hi IIIHJ\f' ',(JJl(J !,IH'f'f''-'W. \ila lu n1odc·r11itù ha uv11t,J rleHe inf111f•111.,· ...ul '-LHJ!-!lato di <·or..,, pr•r ,-ui fosservatort· atlf'nto p11ù t[Ìà <·omin,·iar,· a notare 1111a <..:<-ria \ arietà dj fon11a1.ioni ora ,--lr-m,.ntarr· e primùrdial<· in ,,11a11toJJJ·<Jpria ad un popoJo in 1wriudo di infanzia. C)uindi non i- d,--J tuttr, ,·,alto ,-...a111iuan• i11 1,1,w,·rJ 1111a<-ituazfrJne, ,·,111l<·1H·rHlo <''1'-at!ia li,•\ ili ,. f<·rmenti rHHJVj_ ~f1:rna1111·,,. ~irJ<·ld p')ic·oloµ:i,·i di \'ho intcr,•_.,.,,.JH'r l,J -.,t11dio,;,,r1.La ma~"a ,·he forrr1a Ja 111aµ:µiù1·au ✓.a i· d,•dit.a ulla <·ultura della terra fJ viH•n1,. in ~c•Jwral,· <-opra una fac..,--primiLi\a di <·1·011or11iarudinH~ntalr·, ha un r-Pn"" lutto JHtrti,·olarr· dc·ll"e~i~tenza, una <"one<~- zione dd mo11do ,,<'Ila quale conflui&<·ono <li- :.dw..ia -i,·iliana in hlor·1·0 JJ<,11,. jj ,·a-o di parlar<• ,Jj h'H:thr::~ia ,~dun<JUf" 11110 dP,tdi é.l"'JH'lli tJl"~i.iti\i d,-Jre~i-lf--nza ,~ non JJIHJ aH·n~ 1111a-ua -.piritualilà jn 'fUanto man<:ano fH~r r•---a J,. ,-,Jndfz;joni p,femF-nlari di \Ìta. Di ,·nulnJ. 1wr(). m:i pa,----iin ,•uj le--,·ondizion1 --ono tali da JJ<·rmeuerJo. a 'JU<--')taha--.ura rii <·fJJlr·,--pin-- ,. di opeJ"arr; .~i opponçrono J"' a\an- :,!llardj,, 'Jp<·raif! J,. <Juali ri~pond,.JnO r·on la dignitit ,. J"i111ra1l'Sif!enzaalla ,--Ja~ti<·ità ,~ al tra-fonni.,,n,J df"Jlf"' da--~L .. diri~enti <; ,-on ~Ii ,forz;i \:f•T-..<J rautonomia .,forzi jn c•uj !"animo \,ibra ,. ,i f",:,.aha- aJ riformi<,mo df'i pi,·,•<JJi politicanti jn <;cn·a di ,·rori. <.:.<.Jmm,·nd<' ,•. mPdagJiett<--. Bi(;;ù_!!Jlaquindi ,-c.,ntar<'. :-,li di ,-..-e per una ripreç,a m1Jderna. ().uni ahra '-rwranza ;.. iJJu~ic,n,--. È i11 quPslc C'in·o~Wnzr C"he la drmo(·ruziH è <'hiamala a prenclen:· posizione. Es~a non Si orr~1pa dei reti i11du~1riali in sè f> prr ~r, p_er('he. questa funzione, in quanto (' l{•{!:it111na, 11H·o111heai partiti liberali-eo11..,C"natori, ma !--i OC<'t1pa invc-cC' dc-llf' inrh1stri~. come fallo lf'cniro di produzion(' c di <'irrolazionc. E alJora le s-i presenln un bivio. O le industrie eontinuano a g:odr-rC' dcllu loro alluale situazione di relativo privilcp:io 8opratulto per l'esportazione, <" ciò 11011 (' pos~ibiJc che con la CH'S<'C'nlc 111e110111azio11c rlci lavorai.ori e dei consumatori. Oppure esse \ engono private di questa situazione monetaria di fa\'Orc. e, i_n tal ca o, non potranno sopravvivere nel la loro al tua le efficienza che quando tro\ ino dinanzi a sè 1111 merralo ·interno capace di assorbirne i 1)rodotti. Ma la prima ,·ia è ncllamenlc prcrlnsa .alla democrazia: la quale cesserebbe di essere quello che è se (come troppe ,·oltP ha fatto per il passato) dimenticasse ,,l,e il suo eòmpito specifico è proprio quello cli difendere gli interessi e irn s, iluppi deJle granrli masse che lavorano. E non resta pertanto che la seconda ,-ja. La funzione particolare, che incomhc alle correnli democraLichc, è infatti quella di ricostituire, contro il fittizio espansionismo della no tra plutocrazia che conquista i mercati internaz·ionali col sangue e la n1iseria della gran 1nassa dei ciuadini, un solido e sano mercato nazionale di consumo. Si tJ·atta~ in sostanza, di mettere gli strati più numerosi della popolaz~onc in condizione di assorbire urta 1naggiore quantità dei beni che essi contribuiscono a produrre, ossia di rjpartire a loro beneficio una più larga parte del reddito socialP. Così facendo, cioè sostituendo in parte ai ricchi n1ercali esteri il più mao-ro 1nercato interno, si perviene, dal punto di vista della produzione, a questo risultato: che essa tenderà a trasformarsi da produzione di beni a carattere cli lusso in produzione di beni a caratlere popolare. Dal punto di vista del consumo, invece, la conseguenza, evidente, sarà questa: che il tenore di vita delle classi popolari tenderà in tulle le sue manifestazioni a espandersi rapidamente. Solto entrambi gli aspetti questa è la democrazia che si realizza, poichè rappresenta un incremento di benessere e di potere ilirettivo s,1lle industrie da parte delle classi minori; ma essa costituisce anche una salvaguardia e una ulteriore posizione di resistenza per le nostre industrie stesse, a cui gli sbocchi esterj forten1ente re1nunerat-ivi si fanno sempre più difficili. Ma .a tali ohiellivi non ci si può avvicinare, restando sul terreno della politica monetaria, che 1nediante un costante processo deflazionistico. Man mano che esso sj verificherà, i salarli, come anche gli sLipendi, andranno naturaln1ente diminuendo ne11a loro espressione nominale, perchè, se così non fosse, si perverrebbe rapidamente ad w1a situazione assurda e insostenibile. Però la velocità di iliminuzione nominale delle remuneraz_ioni dell~ classi ]avoralrjcj sarà, in conformità al ben noto principio della vischiosilà dei salarii, inferiore alla velocità di auu1enlo del loro valore rale, t, in conclusione, si avTà, nella nuova congiuntura, un vantaggio secco per le classi salariate. Mollo, senza dubbio, dipenclerù dalla libertà cli movimento econon.1ico di cui saranno munite: poichè, in via di ipotesi, si può anche amn1ellere che esse seguano passo passo e anche, maga1·i, anticipino la rivalorizzazione reale del salario; ma questa è appunto una sempJice ipotesi, e il risultato concreto sarà quello che si è d8tto. Conviene, anzi arrc,i1111gere un rilievo. Essendo anche qu~sta 00 questione dell'incrocio della ascesa del salario reale con la discesa del salario nominale una questione di limiti, la democrazia ( nè più nè meno del socialismo che non sia sovversivo, ossia volutamente ignaro di ogni problema di lilniti economici) ha i suoi proprii criterii per stabilire dove questi limiti debbano venire fissati. E il Hmile è la sopravvivenza delle industrie: la sopravvivenza, si intende, nell'altuale ordinamento, che pres,1ppo11e la remunerazione del capitale. Non di ~utte le !ndustrie così come oggi ono, ben1nleso; lnsogna, al contrario, persuadersi che lo viluppo fittizio dell'inflazionismo del dopo guerra deve avere, avrà e sarà bene che abbia le sue vittime, come le ha avute quello dovuto all'inflazionismo bellico; ma delle industrie, nel regime e nell~ logica capitalistici, sì. Ora un limite, delineato in questo termini, non può evidenlen1ente fì.ssa1·si <t priori; 1nuterà, invece, da industria ;i industria, come analog.an1ente, cioè caso per caso, si pongono tu tli i problerni dei coali di produzione, dei quali il salario è apptmto un coefficiente. Però, in via generale, si po~- Ma, oltre a questi effetti interni, una politica deflazionistica non resterà senza ripercussioni, sulle nostre posizioni nell'econon1ia internazionale. Il risanamento monetario ci impedirà, senza dubbio, di continuare nella concorrenza privilegiata sui mercati a valuta pregiata, ma, nello stesso tempo, varrà a stabilire rapporti cli scambio più normali, pacifici e solidi con tutti i paesi. Rivalorizzando la lira usciremmo da quello stato di guerra eco1~om1ca, a caratte1·e aggressivo, in cui ci lror1amo, e si entrerà in nuo stato di pace inte~nazionale alimentata da scambi spontanei. In questo trapasso cla una economia internazionale cli guerra a una economia internazionale di pace, avverranno, inevitabiln1ente, dei dissesti cli alcune industrie e dei più fortunati assetti di altre industrie Ma ne] suo insieme, il bilancio deHe vari~zioni non p~1ò~sserci che favorevole, perchè queste mutaz10111 avvengono nel senso della marrgioL· libertà internazionale di produzione 0e di scan1bio, ossia in accordo al principio dei costi comparati. Ed è anche per questo che la democrazia vi rivolge le proprie pref erenze. Essa ha tra i proprii postulati la crescente solidarietà da nazione a nazione, ma tale solidarietà sarebbe erronea e caduca quando non si fondesse sui rapporti clell'eco11omia~ e lali rapporti, alla loro volta, non s~u-ebbero stabili se non poggiassero su un sistema monetario sano e non avventuroso. Ma, mentre si liquida il periodo postbellico della carta 1noneta, appare se1npre più evidente che l'oro ridiv0nta lo slruniento della C"ircolazione da paese a paese, e iJ conti·assegno dei paesi, che partecipano seriame 11le alla società econon1ica internazionale. Non v:è ?ifferenz.a, su questo punto, fra popoli v:nc1ton e popoli vinti, e .La diffe1·enza è, p1ullosto, fra paesi ricchi e paesi poveri. Inghilterra e Germania nrnrciano sulla sles'3a via; Ja loro moneta, con diversi sistemi riYalorizzata e posta accanto alJ'o1·0, ha,' nello stesso tempo, accresciuto il benessere delle grandi masse interne e noru1aJizzato lutti i rapporti internazionali dei due paesi. L'Europa economica sta rinascendo sulla base dell'oro, ed è verso questa politica che si inizia con la rivalorizzazione della Ji/a, che la de~ mocrazia rivo]ge, per rarrioni realistiche e ideali insieme, i proprli sf·orzi. N. MASSIMOFOVEL. , er'ii el<·111t•111i. Primo: jJ pessimismo. La forza di11arni{'a (•IH• (' in tullf"' Je energi<· della natura non è- av\<·rtita da a1cuno. La tradizio1u· 1na1H·a di punti di partenza ,•-.-.f•wlo --,·nq,r<• uguah• ,·on e.,a~pPrante monotonia a :-1• ,tec;:c;,ae I.a mani<•ra di "i\ere \..i<--nPtran1andata da padre in fì:,rlio identi<·a altra- \ ('l'SO I{' generazioni. Si ha) dUIH-JUC", negli animi una di-,perazionc tranquiUa ,. f'alma. pacala e -.er('11a eh<' non ;.,,<-·c·c•,-zioneod abitr..1 111entale: forma. i,H ec-e, tullo un mondo. tutta una intera r,piritualità csi5tenl<" Fopralullo co1nf' norma ctif'a e- della <Juale f"aspctlo magg-iormente caraueristico è la statica immobilità. In Sicilia Jo stato <l'animo .d~lla p]_ehe perman~ pii:, che nero, grigio. L avvemre esula dalJe considerazioni ed il passato avvince con Ja forza che dànno le cose definite, i posti sicuri. Se si è vissuti :'!c1npre così, perchè cambiare? Questa è la domanda che in ogni cenello fermenta. poiché I.a cognizione della storia, il senso del divenire si trovano assenti. C,n\1f.LO P, 1,uo,1-1. PIERO GOBETTI - Editore To,.ino - \'i~ XX Scttcmh,·c. fMl LE VITE .Vlanca alJ'ltalia una grande ooJlezionP ,Jj J,jografie ...r.;ritte eon serietà di critiea e ,![U-to <i· arte. Le biografie ehe si u~ano --erivf!re tra noi o sono monografie erudite ri~n:ate a porhi SfJf"<•iaJisti o non Pscono dai ,:!POPri deJla Jetteratura pf'r ra~azzj ~ dP-JJa banale voJ~arizzazione. '\,-.,j <·i \<JJ,riamo inve<·e a ...tudfr, ... j F- ...,;ritLori di :icura competenza P ;z,-nialità impeµ--nandoJ, a e~porre i ri~u1tati rf-r-enti deJJa ~-riti,·a s_Lorjca ,. delle loro nuoH; indagjnj rn una -.intesi ~toriC'a ori/;!lnaJe in r:ui Ja Jim~ pidezza dPIJ"e-po ..i,done -i a<"t·ompa~ni <:on un'erudizione -..o-tanziaJe. pjù d1e -arà pQ~- sibile soltinte,a. Tali bioirrafìe sono dirette al ::,ran pubhliro delle persone colte, ma richiedono dal Jetlore la serietà dovuta aU-argomento. . Ogn_i ,olurne de\'e essere di circa 2()/J -pagme m-16'' normale. L'indagine dFIJa , ita e delle opere deve procedere contemporaneamen Le: de\·ono essere eliminate le jndagioj e le analisi particolari. Solo per 5egnare dei termini d_i _co°:fronto non per proporre cle1 modelli s, rnd1cano qui come analo:rbe al nostro proposito, le bio,n-afie cJj Ca~our del Treitzche e il ,Yietzche di Halén·. La collezione si pubblicherà a--ai • rapidament~. I primi ,·olumi impegnati sono i .::eguenll: Bisogna tener conto, perciò, nel considerare il problema meridionale, della resistenza che offre il popolo secondo cui il mutare non appare con1e nece sità di ,-"ita ma come a\- ,·entura cli dubbio esito. In conseguenza gli alleggian1e11t1 \·erso _la , it.a hanno caratteristiche. originali e assolutamente singolari. Si ossen..-i, per fare un caso, l'attegcriamento al fenomeno, religioso. In sostanza O - e non sen1bri_ 1~n paradosso Paffermazione - più che cnstrnno esso è buddisLa. Dio è un ver- B. ALLASO:\: Goethe. tice che brilJa ognora immutabile, una sfinge ;.\1. ASCOLI: Sorel. che bisogna pregar.e perchè conceda qualche C. AYARi\ADI GUALTIERI: Ruggiero Settimo_ allev1amento contingente all'esistenza. Il G. BALSA:\10-CRn"ELLI: Dante. modo di considerare il divino e ]'al cJj là è- G. BERTO:VJ: .lluratori. perciò, perfettamente metafisico e domma: D. Bo:-.ARDJ: Danton. ti~, esprin~e la trascendenza piì1 rigjda per A. CAJUMI: Sainte-Beut:e. cui la fede e una fiamma costante, non esiste U. CALOSSO: JJa;;zini. come problema connesso al divenire',, clun- M. CARDJNI-TLVIPA:\"ARO: Pericle. que, com_ecrisi spi.rituale, ma spesso divampa S. ClRAMELLA: Kant. per raggiungere altezze spaventose nei inohi P. CHIML"VELLJ: Lutero. casi di fanatismo. F. CHABOD: Machiavelli. Ora, poichè non è il caso di illustrarli, pro- G. COSTA: Costantino il Grande. segmamo nella indagine. Si rende necessario A. DELLA CORTE: Verdi. a questo p1mto dire subito che rispetto alla G. DEBENEDETTJ: TG-Sso. massa del popolo si deve tener debito conto G. DE SA:VCTJS: Demostene. delle classi medie, dei piccolo-boro-besi Yi- L. EiIERY: Talleyrand. venti ai margini della industria e del com- M. FERRARA: Sella. ~er~io. nascenti. È n?Lorio come tutti i pe- A. FERRABI~O: Socrate. r10d1 d1 adolescenza sia neo-li individuì come G. FERRERO: Giulio Cesare. nei popoli sono caratterizz.:'ti da malattie psi- G. G~XGALE: Cal-cino. clnche date dal morboso acutizzamento dei E. LEYJ: Dostoievschi. vizi latenti nel primo periodo. Onde 11011 G. LE\'J DELLAVrnA: .llaometto. rechi meraviglia l'enunciare che ali ao-o-rup- A. Luzio: Francesco Giuseppe. pamenti di cui sopra rappresentan';; in Sicilia M. M1s IROLI: Guicciardini. la negazione e l'abbrutimento di orni fa. R. MONDOLFO: J1arx. coltà. Di f '.·?nte alle masse, la cui psi~ologia R. MuccI: Verlaine. abb,amo grn_ cercato di illustrare, esse rap- E. PALMIERI: Chateaubrianc/. presenlano, 111 certo senso, un passo indietro. A. PARINI: Gobi.neau. I primi urti col mondo moderno invece cli G. PIAZZA: Marco Aurelio. far scaturire una visione attualistica della L. SAJ.VATORELLI: Bisniarck. vita, hanno operato iu senso inverso. Così G. SCIOHTINO: De Sa.nctis. anche la c,ùtura. L'idealismo; il criticismo, P. SOLARI: Rabelais. e tulle le teoriche fiorite coll'affermarsi del C. SPELLANZON: Napoleone lii. nuovo, _al posto cli fornire gli inizii di origi- S. TIM:PANARO: Alessandro Volta. nab onentainenti interiori e di lilla nuova S. VTTALE: Cri.spi. mor~le, hanno generato un egois 1110sfrenato, A. VALORI: Carlo Alberto. sord_1do e gretto, privo cli orizzonti spiri- M. VINCIGUERRA: Shakespeare. luah e che dunque non può considerarsi per Z. ZI:VI: Rousseau. md1ce d, sv1luppat.a personalità, svelando ;i 1 . Si prendono in considerazione tutte le ve~e. il contrario: ]a 111ancaoza di ogni di- nuove proposte. gnita personale. Ecco un esempio di ragionamento piccolo borghese: « Se io credo o non credo, ciò è affar 11:110personale. Ma i preti cj sono e se nçm m1 vedono andare in chiesa si guastano con me. D'altro c.anto l'audizione delJa Messa non mi viene a costare alcun sacrificio. Dunque ... "· La conclusione al lettore. _Questa_ logica rigida e tornacontista, ipocn~a e vile_, svela meglio di c1ualunque esegesi 1.:u1as.1tu.azione psicologica che non è pr':'pna ad un solo campo, ma va dalla rehg1one alla politica ed è modo normale di ess~rc _nell~ ~1ita. Così la Chiesa ,·ive in questi ~ast di tac1t1 coinpromessi su tLn terre110 cl-i rndolc_ materiale; cosi il deputato viene eletto a palli e condizioni pil1 o n1eno stabilite con coloro _che tengono gli elettori in mano fornendo loro il mezzo cli vita; e le vicende fluiscono con1c un fruu1e .lululenlo il cui alito non fa che uccidere le inizialive e le ansie delle nuove generazionj. La conclusione? Breve. La piccola borG. B.:PARAVIA & C. Editol'i - Libl'ai - Tipografi TORINO· MILANO- FIRENZE· ROMA-NAPOLI. PALERMO Nella Biblioteca Paravia di Filosofia e Pedagogia abbiamo pubblicato Ja ristampa di G. VIDARI li pensiero pedagogico italiano nel suo sviluppo storico. • . LUJO sguardo sintetic? dato allo sviluppo :;torico ~lel nostro pensiero pedagogico, j} quale, ~ al_lr? parte, rappresenta in maniera molto ~1g~ficati,·a uno degh aspetti più interessanti e importanti dell'anima nazionale ... . Questo volume (guida e ausilio allo slud 1oso) uon_ pnò essere ignorato dai nostri jn- ,e~namentJ. e - come tutti i volumi della Biblioteca· Parc,via di Filosofia e Pedagogia - d?vrebbe far parte ili tutte le Biblioteche "'1ag1strah e scolastiche.

I t r I bi LA RIVOLUZIONE LJRERA LE - ----- ------------------------------- La vita di Parn1a JI Parmense per jl suo aspctlo p:eografico l1a una vita C'omplessa. La pianur.J~ la <'01• lina e la montagna alla diversità delJc condi- ;,,io111 agri<'olr unisC"ono diversit~t di e<·onoirlla 0 <li amhie-11tP. A /!rosse- lince si può d·irc che; la p1·oprictù dal. piano al monte , a grad.atar:iente frazionandosi: dai grandi proprietari delJa pianura (gli agrari) si an·iva ai pi1-eoli o meglio minuti proµrictari della munla~11a. Però anche la grande proprietù per k csif::enzf' particolari della coltivaz.ione e dclJa conduzione, le qual i non pennello no f!:ran<h estensioni~ de,·c essere suddivisa in fonch I pochi raggiungono .le mille hiolche). Quasi nel ecnlro della parte p·iana e colJinosa c'è Panna (sulla via Emilia) che è jl mercalo della ricca produzione agricola. Le comunicazioni che congiungono Ja città con le- va'lli e il piano sono ancora molto arrct1·ate~ ma il ca1nio11 nelle sue possibi-litù rj. media ai bisogni. L.a Provincia e i Comuni rleJ dopoguer;a avevano affrontato queslo grave e vita]issimo problema, ma vennero poi i commissari (regi e prefeuizit i qual-i han.no rlovuto trascurarlo, occupatissimj a fare parchi, inauguTare gagliardetti e farr sagre: d~alLronde. tralasci.ando ]e faccende che lanlo avevano occupale e preoccupate Je Amministrazione defenestrate. collaboravano jodevolmente all'economia ... , nazionale. Ma Parma non è più quella del '59: la ,·ita moderna l'ha rifatta. Chi ]a dsita per ragioni di comtnercio o per ragioni di arte e di studio è gener.ah!.lentc SOT]Heso di tro- ,.arla così diversa dalle altre città e1uiliane, eon quella sua pretenziosa aria cittadina che non vorrebbe n1ostrare nulla di ptovinciale. Per chi l'aveva conosciuta sni libri del Settecento, poi, la soTpresa è ancor più viva: non (.. più la città gialla di quel tempo, i sobborghi si sono aperti~ edifici nuovi l'hanno trasformata abbellendola. Avendo conservata la sua importanza come centro di cuhiua su1ier·iore~ con pinacoteca e biblioteca ricchissime, riesce .a n1ascherare Pirnpronta che suole dare il commercio alla vita dei. centri agricoli-industriali. Però,, se si con1incia a esaminarla :in confidenza, risalta fuori l'anc-i,en. Il parmigiano ha ancora del suddito .lucale. Chi riesce a penetrare nelF intimo di Parnia, ha subito la sensazione che la città \·ive nel provvisorio, nell'attesa di qualcuno ossente a CLÙ non sa rinunciare: il duca .. Forse molte città italiane vivono questo ~tato mentale, sentendo questo bisogno di un duca da servire. Lo Stato è lontano da loro. Se il problema federale e regionale invece di essere finora agitato da persone serie ( per cui trovò sempre larga indifferenza nel pubblico) fosse stato agitato da un romagnolo camme il faut, sotto un allro aspetto, qual- (·osa come un ducato amministrativo, chissà ·:tuale occasione avrebbe offerto per salvare la patria! Difatti s'è fatto più rumore per la soppressione di alcune preture che per qualunque violazione di libertà. Del resto il fascismo questo bisogno latente l'ha intuito, sia pure in forma vaga, o più probabiln1ente ne ha favorito il processo: i ras ne sono la conseguenza. Ogni centro che si rispetta ha il proprio signore dal quale, finalmente, si sente p1·otetto e governato. Panna, per una c-omplessa situazione, s'è trovata -fin adesso priva de] proprio ras naturale e ha dovuto rassegnarsi alla signoria del prefetto Pugliese, il quale tuttavia non è stato inferiore al suo còm.nito. Per i gra~di progressi agricoli avvenuti da un trentennio a questa parte è venuto meno !'isola1nento durato così a lungo per reciproca e tenace diffidenza fra campagna e eiuà. E una forte spinta alla partecipazione diretta dei contadini aila vita politica venne dagli scioperi iniziati nel 1907 che li obbligarono a contare sulle proprie forze. La campagna co1nprese così quali interessi fos~ sero in gioco nelle competizioni dei partiti e- coine non convenisse estraniarsene. 11 con- ~eguente sviluppo indust1·iale e ]a guerra che ha portato a molti trapassi della proprietà della terra, hanno fatto il resto. La partecipazione dei contadini alla vita politica è, in certa guisa, il fatto più promettente per l'avvenire per quanto sia ancora lontano dal1a maturità. IL 1908. Nel màggio del 1907 Alceste De Ambris, divenuto segretario della Ca111er.adel Lavoro, Eindacalista, riusciva abilmente a imporre, dopo hrevissi.mo sciopero, le tariffe dei lavoratori della terra. Ogni resistenza deg]i agrari in quel n101nent.o, colti alla sprovvista co~ m.'erano, poteva compromettere tutta l'annata agrico]a. Ta]e capitolazione fu un brusco e brutto risveglio per gli agrari, co1nc fu d'ahi-onde cagione di illusione e infatuazione nel proletariato. Subito dopo la sconfilla la classe padronale cominciò a preparare la rivincita per ritogliere il concesso. Non potendo altrimenti combattei-e il ne1nico, s'apprestò a combattedo con le sue anni stesse: al1'organizz..azio1w prol<-'laria C'onl rappo"-(' c111r>l/a ;1graria. ·111uo l'i11v('n10 fu una r('hl,ril<' pn·para,r,iOJJt' 111•j duC' campi IH'Jni('i. r~·c--11Lusia~1110 d~l 1111a qarte e dall,altra 1'n1 ll'llllto d<·!lto da tr11r•11. i<•nti a1·1 i<·ol i d(•II•/ 11/ernaziona/r, ,. del l:ollelli110 d,,l/' Agrari:a e dalle- <"Oll<'ionidegli org...1nizzatori nei frequenti C'omizi. \l('I fd)- IHaio J"nlah.ardierc dcll.'Agraria, Lino Carrrn1~ proc•lamù la ~("1-rata pPr <'J"f'éUI! diffiroltù ai sindacalii,ti <~ prO\:lJ."C l'efTice,na dcidi agrari. Così a primavl'nt j dtw f'&f>n•iti l''lrno pront·i e impazienti di venire alla prova. De Ambris lutlavia comprese la gra• ,·itù e le i11cognile clc-lla lotta e tutto l'aprili• <"creò d0 é[Htler 1-,!liavversari ontle averf' fa possibilità di evitarla: anche se la sua pusizi.one personale e <1uellia dei sindacalisti per Ja vittoria precedente era buona, sapeva però di poter fare poco affìdmnent.o sull'appoggio dcJle organizzazioni confederali e so- <'ialiste, solidali ma non troppo e per <li pili gelose e pavide di un successo o insuccesso .~indac.alista. Ma ·1a siluazionc non amn1ctlcn1 pil.1 possibilità di temporeggiare: f'ra ~,rrivata agJi estremi e lo sciopero era i11e• \ i.tabi le. Scoppiò aJla fìne cl'apriJc e fu un av,,cni• mento che impressionò tutta Italia e ri- <'iiiamò anche J'.attenzione deJl'estr-ro. Parm<.i i: ancora creduta ri,·o1uz.ionar;a ~Jc1·gli avvenimenti d'allora, per il '908. Ma, guardato P.elle sue lince generai.i, quello sciopero si riduce a pift 1noclesle proporzionj. L'equilibrio 1·otto bruscamente no.n potev.a ristahllirsi tanto presto e in modo pacifico. Il successo, così facile, aveva inebriato la 1nassa; Ja fiducia ne11a lolla guerreggiata divenne idolatria; la battaglia sistematica fn creduto - d n1ezzo infallibile per ridurre all'impotenza ~li agrari; era cl nnquc necessario che quella lotta fosse portata agli estreu1i dalJ 'una e dall'altra parte per riconoscere la realtà. La .lezione fu pari al bisogno. I1 ricchissimo patrin1onio bovino, a1Jevato e scelto ~on tante cure in molti anni, fu venduto e disperso in pochi giorni per sottrarlo a1la fan1e; fluono organizz.ate squadi·e coslosis- ,2jn1e di liberi lavoratori; [ urono sfratta te in massa Je famiglie degli scioperanti; ogni cosa pensabile fu fatta, ma l\:?.nnata agricola andò quasi interamente perduta e il danno fu incalcolabile, perchè i campi, per il si- ~tema speciale di conduzione e di coltiva- :tione, richiedono una cura vigile, paziente e costante. Circa venti1nila contadini scioperarono l'intera stagione dei campi in lutta la pianura più prossima al1a çittà (la regione Borgo S. Donnino era nelle mani dei socialisti di Berenini); la compattezza andò oltre lo sperabile, ma, evidentemente, questa non è- tutto per l'esito di uno sciopero. In conrlusione~ per i suoi fini immediati: lo sciopero fu una sconfitta per gli agrari e per i sindacalisti. Fu tuttavia un esperimento o una lezione, come s'è detto, necessario e proficuo: la relativa tranquillità della piauura parmense nel 1919-21 ne è Ja conse- ~nenza (1). Meriterebbe un esame più ampio "il '908" parmense, perchè "Vi si lrovano in gern1e manif estaziùni assurte a proporzioni maggion nella vita italiana dal '915 ad oggi, ma non sarebbe possibile farlo senza diffondersi snll'evoluzione agricolo-industriale della prodncia. Basti per o~·a un cenno alle squadre dei pellirosse, scprndre (armate) che proLeggevano i crum.iri e si traspoTtavano <la un posto aJFaltro in antomobi)e per f.are giustizia nel modo particolare con1e gìi agrm·.i la concepivand e per cui erano poco peri:;uasi della forza pu.bhlica; nel campo sindacalista si trov,a il resto. M"olti organizzatori sindacalisti (Rossoni, Rossi, Bianchi, Racheli~ ecc.) scapparono da Parma per evitare ]e noie de lmandato di cattura; ognuno può comprendere quanto fossero benvisti dagli .:1grari ( e vi sono tornati cominendatori, attesi dal prefetto alla stazione, dove gli agrari inquadrati prestavano servizio d'onore). Le classi. Il proletariato nello sciopero del '908 dimostrò una disciplilla davvero insperata;· fece nna resistenza eroica. Ma in lutti q11egli ::lvvenimenti vi è più del fanatico che de] cosciente. Gìj operai e j contadini organizzati dalla Can1era de] Lavoro, più che il sind.acalis1no, seguivano De An1bris. Uomo se.altro sotto un aspetto ieratico, dal gesto mezzo da capo e 1nezzo da padre confessore, con linguaggio scritto e parlato punto evangeJico, faceva leva sni sentimenti più inco- -,cieuti della folla fanalica; ergendosi a pro- :ettorn di povrett diventò il dnca rlelJa piazza. E quando tornò dalla Svizzera per 1'i1nmunità parlmnentare, nel 1913, alla stazione olLre quaranlan1ila persone l'attende~ vnno; le donne, fra gh osan.na gridavano: l( Guerclol là ve~ el noster Dio )). e innalzando i bimbi sopra Ja folJa, aggiungevano: ccVedot, col Cè to peder )>. Non saprei se q11alc-nna dicesse il vero, in.a per i più era l'infatuazi.one per il santo protettore, il piccolo padre. La· plebe (bisogna dirlo, c'è ancora una plebe) e parte deUa borghesia conservano 1a vU nwnlalità d,~i pan11i~anj f•lw nPl J81J, r-"-a• --1wr.ati <·ontn> alc·uni funziont-11i di reti i rli Vlaria L11i~ia, .1ppr,;:q1iarr1no i ri ... olflz.j()rt,u·j ,. ,1ppl,;udi\-anf, liJ d1wl1,·'-'.-,f1 lr•11iand,, d"irrqw1/ir!c• la f'ug-a. ù11dP non ahl,andr,na-~,~ .uli ,1mati<;.,imi r f,·ckjj'- .. ;irnj ..r.11dditi, <'fJfrl(~ -,1 i :·1111z:ionaric·r,inn1<•ll<•-.-...pn, le• a11µ:h,~rir~,. i ~O· pru1..i di propri._i iniz:ialiva, (·011lra\tv<:nu1do ai vqJrn di lr-j ,. an,r,i J,, iinpf"di'-'f•ro di go- \f rnare .._,J<•ond<J la ,,J,,m,·nz.a del .-,ll'J <·11on·. Fra1H·~sc-,JC,1ic·r·iardini, r111ando fu ~ùVf'rna- !1,r(' dj Parma. pare no11 a1.-,·~'H' bi'-o,rnrJ rii q1wr.,la doppi':!z,r,a, di '/IH-!1'1a pratir·a di W'· ,,·rno: i11fat1i JJOn 11,- parla 1wi -u,,i Arv,,r- /,tntr•nli; altrifllenli, doprJ avc·r detL,, "du~ r1 f'hi non ;~ dr, nostri 1wn j(JSS(' fnl/(J br~n,4ititJ alcuno 1, f• a bisognn siano gli unori t!, gli utili doli in modo che ('lii 11,r, /Jr,rt·r;pisc,, din•tlli sì odioso (lll' uni,·,.Jr.wd,, che .r.;iaforzalo u cn:de.re non JJUlt'r (~ssere, salv(J in ano 8tato di popolo J,, avrebbe aggiunto: « il r/11cr, deve lasciar creder all' univ,--rsale es• .<wr,,i suoi consiglieri colpevoli di ogni rnnle <',l egli solo in aninw di, volr,r il bBn,~ dei sudditi e dello Stato ,,. Questa massa spiritualmente povera, dunqttc politicamente nulla, costituis(•c una parte t.·c,nsidf'rr-vo!e dclJa ciuadinan:,,..a e pertanto 1111fallore 11011 Lrascu1;ahile per sp.iegare avveniJJJcnti e situazioni altrimenti incomprensibili. Essa, mentalmente incapace <·om'è a formars·i un inòirizzo o seguire un interesse e tanto meno un'i.dea, un idea"Je proprio~ ripete come l'eco Je idee incomprese degli ~dtri, passando da un eslremo aJFaJtro con !a facilità propria dcJJe tu rhe, facili a cal. l•estarc oggi g"li ideali ai quali s'inchina\·ano ieri. IJ suddito tipico, che spera•:a sempre nella paterna honlà e grazia deJ duca per g]i a. e f. sud.diti, e sperava - nutriva fiducia - anche quando avrebbe a·:uto ragione cl.i dj. Eperare, e anzi era propr·io allora che sper.ava di più, quel suddito, tutto dell'ordine P- del duca, s'è conservato e riprodolto nella piccola e media borghesia, intellettuale e stracciona, e altrove la si trova nell!impiegato il quale s-j consola quando la Società che lo sfrutta aumenta il capitale coi fondi di riserva e gli d.i.minuisce lo stipendio. In gran parte questa borghesia in erba, che della rfrchezza non ha che il desiderio e perciò disprezza iJ proletariato dal quale è sepa• rata so]o per la propria boria, questa borghesia da la pancia s1nilza, nella sua mentalità è ancora quella dei tempi ducali. È dive;ritata patriottica ammalandosi di patriottism.o. Non_ potrebbe dunque essere classificat~ che accoinunando]a con la plebe: i paria della società. La borghesia agraria, in passato co111posta di r.icchi ca1npagnoli, molli dei quali risiedevano in città, s'è molto trasformata con la guerra che ha permesso a molti fittabili e n1ezzadri - per particolari condizioni di _contratti gli uni, per condizioni di famiglia, lasciata con disponibilità di mano d'opera adegnata al bisogno, gli altri - di venire in possesso della terra e alcuni di, ricchezze ('Onsiderevoli. Essa ha progredito sotto l'aspetto agricolo (s'interessa d'ogni miglioramento e d'ogni innovazione), 1na nei <,uoi rapporti con i contadini. ha cam.biato di poco la menta1ità del fazendiero. I nuovi rfrchi s,n10 peggiori degli altri. Nello stesso fenomeno fascista sono questi che hanno dimostn-ì.tO maggior 1nalani1no e rancore contro i c·ompcìgni di ieri, rei di aspirare a rma vita di m.inor .si:ento e maggior dignità. Essi cai1eggiarono le spedizioni schiaviste e si <lis-Unsero nel servire ]a patria con invasioni e devastazioni di case e cooperative pro1et.arie. Nella classe dei commercianti e degli in. 1h1striali, per ]a sua posizione speciale che b tiene a più inti1no contatto della vita, della realtà, c'è maggior comprensione per i bisogni e le aspirazioni del proletariato. Naturalmente 111olti vi sono arrivati dopo errori personali e collettivi. Le varie categorie del picco·lo con1merCio e della piccola industria, a forte tinta democratica - democratici furono sen1pre gli artjgiani e i bottegai, nel significato 1nigliore e più proprio della parola - in realtà hanno prosegnilo il loro canunino, verainente glo. rioso, iniziato col Risorgin1ento: il movi1nento classista operaio, per riflesso, non ha fa!:to che accelerarlo. Due parole n1erita anche La Jl1.ontagna, com'è detta la parte dell'Appennino parmense, che so]o adesso con1incia a far atto 1..!ipresenza nell'agone politico. I montanari ~ono quasi tutti 1ninuti propriet..:·u·i e cosLitniscono dunque una classe partico·lare. La montagna non è molto redditizia per le sue ccndizioni e per i siste1ni di coltivazione n1olto pTimitivi, ma il montanaro riesce a ,·lvervi per la sua tenacia nel ]avoro e per la frugalità della sna vita. I .suoj bi.sogni sono 1unitalissitni: è perciò schiavo cli poche necessiti\. L 'isolmnento durato finora e la vita s~na nel corpo e nello spirito, l'hanno conservato n('lle sue qualità ui.igliori. Egli va piano~ sano e lontano: persino la morle deve aspettare, perchè, assorto comè' nelle sue Cllre, uon si decide a riceverla se non il pil1 tardi possibile; d'altronde essa compr-ende quanlo sarebbe inutile aver fretta 87 r·c111 '"fil""'"I,-(,•lfr·nh• ,Bmpr,,. '!ano e jmpa5~ibi"le i:dlf• e~<Jrta,dr_,ni dd medif•<J ,. dPJ famaci-ta. ,c-l r•fffnpo ridir- idP, il montanaro . ,e_g11e lo --te•:...:.,-, prin(•Ìpio f" if< -ue opini0ni 1 buone n ,·alliv,,. n,>n Jp (•é.Jmbia lanto fa,-ilmentf': non "<;µ-w· la m,Jda dei r:itto,dini. Col suo l,1wn-f•n-o n,_,11pui-_,impa;:;.sionar:,i <J<•c·c"-siva- ;n,·nt<· df•llP ('hiaN·hif-re .;_api,·nti di 'JtwlJj dir·, in qualtro P rp1attr·otlo, r·n,donr_, di r·o11• \in<·erlrJ d1f.• lui (.. 1Jn iimorant,:- ,,. loro .-:annr; t11Llo: e 'JUf"JJo <·}w n<,n -.:annrJ non f.!~islf-'. .!- galoppini d~u,1rali ~ùnù rire\tuti degna• n1~nlf; r-r_,J,, in monla;!na rlr1vB: pO~'hllO <·On• , ir1 nar1; a l(1J'(.J pia(•PrP. Indifferenza ma.~~ima ,,<;r lulli i <·hiaccl1ierr1ni. La diffidenza e UJ/ p<J' il lorv difetto e Ja lonJ virLU. JJ fa.~<·i~mo 1,,,n lia potuto affermarvisi p""r,-he v.i ha tro1.-alo un ~,;.n',O di re~jJ'Jl1!-ahilità e cli c·r.>en·nza ;:,j quali n,,n r;ra abil uat<1 e prl':.paratr,. Lf; 111,in_gh(,~la corruz.ir,ne, il m.alr·osturn·e~ Je angherie sono state respinte eon un senso di ono, '! arnmin;vole. Anehe ~pfrfruaJmente, dunqu.,., il montanarù ha buone qualità J.H::r star bàno e fare lungo viaggi0. E si pur_, ag• J:!iungere ,-he la Jihf'rta alh,;.rf!a an<:ora .~UJ monti. Uom,ini (j partiti. Finora &ono stati alcuni uùmini, piu o Pieno significativi, ehe esprirnevano e impersonavano le idee poiitiche jn questo ambiente. Ristrellissime camariile potevano cosi fare e disfare a loro piacere gli interessi deJJa mo]titudine. Spo&sessale con l'organlzzazione dei partiti, esse si sono buttate nel faseigmo cercandovi com penso. E nel partito fascista s'è continuata Ja tra. dizione delJa politica fatta dietro le quinte, ma adesso c~è prohabil.i.tà d'un eambiamento perchè ii fascismo parmense ha orma·i il euo duce, un duce che Piacenza, Cremona e Bo• Jogna possono con ragione invjdiarJe: Lusignani. GioLitti gli aveva appioppato tanto di eont~a per _h~n~merenze elettoraJj ,-ers~ ~a patna e cos1 e aonito stare per tre anni in tribunale per difendersi dalle accuse e dalle que'rele. Nel '922-, dopo ]o sciopero d~agosto cJurante il q·uale furono saccheggiati gli studi degli avvocati a .v..e. rsari di Lusignani e devastati gli uffici e la tipografia del quotiiliano i.l Piccolo, il fascismo ( chissà perché?'. J lo scacciò dalle sue file, ma nel '924 riparava l: ingiustizia tesserandolo ad honorem. In questo fratte1npo la d.ta del fascismo e stata molto precaria sebbene gli agrari e tutta la borghesia patriottarda con i versipelle di ogni ceto ne avessero ingrossate ]e schiere. Li=-lotle intestine~ i giochi puerili e le fur. bizie dei rif onnisti di Palazzo Giustiniani, che credev-ano di essere più scaltri dei loro avversari di Piazza del Gesù e di poter dominare il movimento con un cavallo di Troia~ hanno fino adesso tenuto il fascismo i.mpe~ gnato nelle faccende di casa e se non s'è sfasciato lo si deve alle paterne cure del prefetto Pugliese. Lusignan.i uon ha nulla da imparare dal mussoliuismo e dal machiavellismo: nella sua vita turbinosa ha peccato solo nella fretta~ rovinando tutti i partiti e i movimenti ai quali riusciva ad appoggiarsi; pare che dopo l'agosto '922 sia stato più cauto e se al fascismo riesee a tenersi puntellato, ormai ha maggior probabilità di riuscire nei suoi scopi. I democratici, nelle loro frazioni, potrebbero essere i più forti, invece sono i più deboli, i debolissin1i. La loro condYenza con altri partiti, .liberali e riformisti, e più l'a1nbiguità dei blocchi di cui fecero sempre da prezzemolo, li ha evirati. La condotta di quelli che ne clorevano essere i capi ha .sfi.. duciati i gregari e la "diffidenza li ha portati allo scetticismo. Ora che i riformisti e i socialisti unit..:"lri \·anno polarizzandosi~ poti-anno forse raccogliere questo esercito sbandato, 1na c~è da dubitarne. E lo dimostra !a posizione dell'on. Berenini, il quale non ha potuto conservare il mandato parlamentare pur avendo ancora un seguito personale considerevole. Il quotidiano il Piccolo, vivacissimo e battagliero, diffuso in tutta la provincia, in tutti i ceti e fra gli avversari, ha saputo tener alta la bandiera della democrazia. Le devastazioni, le persecuzioni (e 1.u1attentato all'epoca del prefetto Pugliese, conu·o il direttore e i redattori andato a vuoto per con1binazione) non sono riuscite a farlo deflet• lere dalla sna linea. Il partito liberale, la cui lista elettorale del 6 aprile fu annullata, perchè parente di quella di Giolitti, dopo il passaggio in massa di tanti suoi esponenti alle file fasciste, s'è dato un'organizzazione che tende a rinsaldarsi, ma è ancora circondato dalla diffidenza del suo p.assato e sarà un cò1npito faticoso quello di superarla. Il partito organicamenle p:i-l1forte è quello popolare; nelle elezioni scorse riportò oltre la metà dei voti di opposizione e guadagnò due dei cinque 1nandati della provincia. L'on. Micheli è il partito popolare. Egli successe alron. Bosetti nel Collegio di Castelnuovo Monti e poi passò a quello di Lru1- _ghirano; in ca1npo politico opp<?sto, continua Ja tradizione del suo predecessore considerando suoi protetti i 1nontanari. Ai problemi de1la montagna ha dedicato grao parte della sua ,allività (abilmente organizzativa), e se non ha potuto risolverli quando fu ministro,

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