La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 21 - 24 maggio 1925

b 88 fu per Ja mediocrità dei suoj coadluvalori. Ora questi allocchj sono pasbati dove r'è piu bisogno di comparse e la compap;ine del partito ne ha sentito tutti i huoni effetti. La posizione dell'on. Micheli;. tipi<'arn<'ntc pcrSOl"'lle; ha forse pili di un eqllegio sicuro. J p.arliti socjaJisLi e qucJlo comm1ista ri- &eolono ancora gli effetti deJla s<'parazione <"he nella massa significa confusione, 1111ova a-ggiunta a qucU.a precsistcnt<'. Le loro forze, nonostante qualche iscrizione ai sindacati, sono ,ancora buon~ e un rcgim-e di lihc,·tà renderebbe loro Je posizioni perdute. Una sorpresa fu il migliaio di voti riportati, quasi sparsi i11 ogni seggio della provincia, dalla lista repubblicana oel 1924. Senz'alcuna propaganda e con la libertà rlw <''er.a, fu vera1nente una bella affermazione. Il Pannense deve però in gran parte Ja sua fortunata evoluzione al senatore Marioui e al prof. Antonio Bizzozero, i quali con la sola forza della propria onesti, e della propria fede h.anno fallo l'impossibile. Il senatore Mariotti~ vice-presidente del Senato, eletto per la minoranza, con l'appoggio dei partili popolari è stato per molti anni sindaco della città. el periodo della sua A111n1iuistrazionc il Con1une ha demolito quartieri, .aperte nuove strade, costruite case popolari e scuole: ha dato aria, luce e decoro alla città. Il popolo, anche quello più ignorante, intuì di avere jn lui un amico sicuro e non l'abbandonò mai nelle subdole e velenose offensive dei partiti... patriottici~ a,.,..abbiati per quelle quallro palaoche di tasse che il Con1une doveva esigere, senza gravare sulla povera gen Le, per le opere di pubblica utilità. Antonio Bizzozero è LUl apostolo della cooperazione. Dal 1892 è direttore della Cattedra ambulante di agricoltura. Da quel tempo con opuscoli in forma popolare, con conferenze e più con l'esempio pratico e la propaganda agricola è riuscito a far accettare agli agricoltori più testardi i metodi nuovi di coltivazione e tutti i suggerimenti della sua scienza. Frutto di qoesto pazientissimo lavoro è quel meraviglioso progresso agricolo che ha diffuso il benessere a tutte le classi. Egli stesso deve compiacersi del progresso impresso a questa provincia, ma il suo .anin10 evangelico soffrirà di certo vedendo molti dalla miseria arrivati al benessere seguendo i suoi consigli, che ora sembra abbiano dato bando a ogni sentimento d~amore e di solidarietà verso i miseri, verso i compagni di ieri, quando con la ricchezza m.ancava in loro l'orgoglio e la vanità, cause della presente ingiustizia. È sempre rimasto fuori dalle competizioni politiche ma il suo programma è eminentemente politico: « Noi italiani bisogna che ci abituiamo ad avere fiducia in noi stessi e a fare senza pensar mai al Governo. Sarà anche u.n modo per liberarlo da taote piccole ,',oie, perché possa attendere ai grandi problemi d'interesse veramente nazionale >). Fra tanti ambiziosi e tanti intriganti e in un ambiente così ostile questi due uomini hanno saputo compiere la loro opera laboriosa schivi degli applausi e sempre sereni e fidenti nella loro fede. ENEA GROSSI. (1) La provincia di Parma ha una superficie di Kmq. 3260 con 361.706 abitanti (136 ab. per Kmq.l. Il terreno è nelle seguenti proporzioni: 7,8 % improduttivo; 18,5 % a pascolo permanente; 0,6 % a vigneti e frutteti; 47.,5 % seminativo; 25,6 % a boschi e castagneti. N~ll'anteguerca la produzione lorda della provincia si valutava a 300 lire per etlaro (quello d'Italia 270). Nel 1918 si valutava 200 milioni, quindi la media era di 700 lire per 'ettaro. Il progresso zootecnico è evidente confrontando il censimento del '908 con quello del '918 (cens. '908, capi bovini 137.808; cens. '918, capi 169.390; aumento 31.580), e bisogna tener presente che dal principio della guerra all'epoca del censimento le Commissioni per la requisizione del bestiame avevano prelevato 68.110 capi per un peso vivo netto complessivo di quintali 277.265. • A un mio questionario l'amico Aristide Foà, il quale, con sentimenti che mi ricordano Bellino Ricasoli, s'interessa vivamente della vita della campagna e dei contadini, rispondeva: a) « Le due forme più in uso sono la mezzadria (che forse ha una leggera prevalenza) e la condu,· zione a spesati fissi inlegrata con l'impiego di braccianti avventizi (che però sono in generale anche cottimisti nello stesso o in altro fondo) nelle stagioni di maggior lavoro. b) La mezzadria ha due vantaggi: 1) che interessando i lavoratori in modo diretto a1la produzione e incoraggiandoli anche (col contratto triennale) a impiegare lavoro e capitale in miglioramenti e accrescimenti di dota:tioni, aumenta la produzione in modo assai considerevole; 2) che abiLUando i lavoratori a condurre il fondo in modo <Juasi autonomo e rendendo loro più facile il risparmio con una certa partecipazione ai profitti e con la sicurezza del lavoro, li rende tecnicamente cap:1ci e tende a podi in grado, anche economicamente, di giungere all'affittanza e alla proprietà. Prova deJla maggior convenienza della forma mezzadrile è che un fondo vale molto di più se può essere condolto rJ mezzadria. c) • Il contratto di mezzadria è triennale; quanto al bestiame viene in genere conferito a stima dal locatore, il quale ha facoltà di trattenere ogni anno una aliquota degli utili netti fino a che il me:;,;za<lro non sia venuto ad aq-1uistare in questo modo la proprietà di metà del capitale. Gli spesati sono pagati con un saforio annuo, formato di una parte in prodotUi e di una parte in denaro, che complessivamente si aggira (in media) sulle 3500 Jire annue; l'ammontare è fissato al prinicipio di ogni anno dalle organizzazioni. d) I bracci,mti nella campagna sono relativamente pochi. I,',. HfVOl.l;zro:-,F; J,fBf,;J{ :\LJ. PJ Po<·hi fondi rag11;i1111gonf)I,· mi]\, hioldw: 1H•-.--uno ch'io mi ..,appia I,· -upf'.-ra: '-(JDfJ fCH rari i fond• 'iOJ)ra 1,, trP<'Pnto. fl,) La moJoarutura -..j ,. u~c.,ai diff11'-a a1H'lw doH· la proprif'là i· fra7,ionaH1: 'llJa""Ì LUtli i pi1•coli pro, priNari (oltre-- naturalnwutr j i!ramliJ " i m1•7,zndri po~...i<'dor10 .:ilrnc110 t,, più roinuni ma,·chim· agri,·ol,· (fal1·ialriei 1 e,·,·.). Culwru r,mdanwntul,· ,. jJ pr::111,; <'ultura indu-.,tri.:d,· il pon11,,foro f' in <pJi•~ti ultimi tempi li' barhahiNQif', "' (.ì1Janto allf' ron~cglH'n7.c d<·lla IQtlCJdi ,·lu-.,,,f' cori/ermo ch<> nP /unmo l'u,;o dei ,·011rirni, J"introJuzionc dellr mocrhin,· " infine la larga difTusio1w fl,,lh 1w>z1:adria. ali;~ ,,ualr, ,nolto più rlw al fa-•·i• -m,,, i d,-v,, l.J rt• 1-trnuJ ;11 hol.,,,."'i-mo in qu,.•lJ pM-..1nci3 ... 11. <)uf'-1<1 vt1lf' Jwr lu pi..iniJriJ , Ji,. ~ la pari" p1u u11p1,rtantP. Ed ,. 1wrri(, rh,. 11<1 1 r1·dut,, ,,µpi,rtun<J riport.iri•. u,n 'fuakh1• ,,mi i,,n1• fl"""· <iri3. qn,;int,, -<,pra. In allf!-.i.l di 1·-a1n1nan• piu diffu-a1111•nt,, I~ u1ndi- /.ioni 1•ro111rn1i,·<J•aJi;rÌN1h· dPIJ"intnoi pr<J\-·in,-i.,i •,;ompn· •.t la f'f)llinu ,. la rn<1ntagriaJ, 11u.,.-,1a p<J,.tiJla pn,, giu-.,1if11·ar,•alrurw a~-,.rzioni fon.,. trultand•J lu -i1uazio11<'vr,litif'a. LA CULTURA POLITICASICILIANA e l'influenza inglese fra if sclte e l'olloecnlo. Alrintcressante libro cli Arturo Graf ,, f.,'A11glo· fll(m.io e l'in/lue,11:a 11el :secolo XVIII" manca un c:u pitolo. Mentre, infoui, completa e circo5Lanziata è /"indagine sui viaggi e gli studi dedicati all'lngliilterra dagli italiani della penisola, assolutumente manchevole CS83 appare per quel cbe riguarda i viaggi r gli 5tudi dei siciliani, e in una parola, per ciò 1·11, !òli riferisce aJJ'influcnza politica e culLuralc jnglc.-,c in Sicilia, nel seueccnto. La lacuna è gravissima, i-" si pen~a che in Sicilia, più direuamentc che altrove, l'lngbiherra esercitò nella seconda metà del secolo XVII( e nella prima ciel XI.X un particolare influsso: e spiace veramente che all"analisi diligenlc del Graf sia sfuggito un così rin;o campo e materiale <li o~i::ervazione. L'omissione l:!i ~piego facilmente con lo scarso lume e rilievo in cui la storia politica e culturale siciliana, che pure è delle JliÙ interessanti, si trova ancora. Si tratta di amLienle storico sommoriameote nolo, e difficile a investigarsi per l'avarizia o la gelosia di quanti avrebbero potuto tramandarne più distese memorie; esplorarlo, significa s1>esso lavorare di induzione, in base a pnrchi, se pur significativi elementi. Certo è che un aV\'Cnimento politico di primo ordine, quale Ia Costituzione Siciliana del 1812, modellata sulla falsariga inglese, non trova adeguata spiegazione ove non lo si metta in opportuno rapporto con tutto un periodo di preparazionè intellettuale che, sotto ]'influenza di vari fattori, la precedette: cioè con la diffusione che la cultura generale inglese ebbe in Sicilia, nella seconda metà del settecento, e con l'ammirazione che 1o Gran Bretagna, forza politica e civiltà, riscosse nell'opinione pubblica siciliana anche prima del '12. Che la letteratura e la filosofia inglese fossero conosciute in Sicilia, in quel torno, è un fatto; e se di prima o di seconda mano non importa: ciò che conta è il favore e l'interesse che esse accattivarono alla Gran Bretagna. Naturalmente, quando si parla di diffusione di cultura inglese, la si vuole intendere in senso relativo e cioè compatibilmente con le condizioµi ambientali dt:ll'isola: in questo senso, è lecito sosten~re che in seno alla classe dotta siciliana,' cioè alla classe alta, quella fornita di mezzi, una conoscenza del movimento intellettuale inglese vi fu; e ne, fanno testimonianza i rapporti diretti che in di verso ordine di culture ebbero il filosofo modicano Campailla col Berkeley; lo storico Cupani con l'Hotton, il Wodvard, lo Schcrard, il Pitton; l'economista Balsamo con Young, ecc. Membri dell'Accademia di Londro furono: l'archeologo Principe di Biscari il dotto Caruso, il teologo Paternò di San Giuliano, fioriti a Catania attorno al 1750. Non pochi furono i viaggiatori inglesi che ehbcro nell'isola onesta accoglienza (Giovanni Brevnl, che ne fece relazione, William Wodrard, a. di un <( Siciliae soffelium elenchus >), l'archeologo Antonio Aschew che asportò dall'isola molti pregevoli codici, Thomas Hobwart, cui devesi la celebre « Cronica Saracenica-SiculoCartaginese », il Brydone, che di un suo Viaggio in Sicilia ste$e uo racconto epislolare abLondantemcnte tradotto, ecc.). Sia che entrasse con codesti viaggiatori, sia per altra via, certo è che man mano si introdnsse in Sicilia una tal quale conoscenza dei. classici e costumi inglesi. Il Brydone, che visitò l'isola nel 1770, rimase assai sorpreso della facilità onde le dame converSa\-·ano con lui in inglese, Caci• lità che in seguito <( crebbe a vera disinvoltura al tempo degli inglesi in Sicilia », - come scrive il Pitrè - il quale fa cenno del tono preso nell'isola dagli inglesizzanti dell'ultimo quarto <fel sec. XVIII, dal che ebbero origine gli intonati. Infaui, Brydone, dopo avere osservato come da L0ndra arrivassero a Palermo i ballerini, e come do Londra s'importassero sulle scene palermitane i ca• ratteri più tipici del teatro inglese, i Buchs, i Maccarony, i Prigs, i Cits e altri ancora, nota che la cultura inglese nell'isola è più diffusa di quanto egli avesse potulo immaginare, e fatta sui -'testi. « Noi ci eravamo stupiti arrivando a Palermo di trovarvi dei gentiluo.-iini che ci parlavano inglese, ma noi lo fummo ben più quando essi ci provarono di cono• scere perfettamente parecchi dei 11oslri migliori Poeti e dei nostri Filosofi. Noi abbiamo trovato in originale, in parecchie biblioteche, le miglfori edizioni di Milton, Shakespeare, Dryden, Pope, Bacon, Bolingtroke. La nostra lingua· è tnlmente divenuia di moda che la si considera come una parie essenziale di buona educazione. Il Vicerè e il Marchese Fogliani, nomo di gran merito, hanno fatto uno studio particolare di olcuni nostri autori, ed essi incoraggiano i progressi che queste cono.scenze ianno nel regno )J (1). Ilumc e Bolingbroke furono di certo abbastanza noti, in Sicilia. Quanto n Hume, esso fu tradouo, commentato e discusso (Saggi politici del commercio del signor David fiume, lrad. <foll'inglese con l'aggiunt.a di un discorso sul commercio in Sicilia da Don Isidoro Bianchi, 1774 - Lettera di Da/11ide Polopodia Ninfa Ereina intorno alla morale di Davicl llume, 1776. - Alcuni brani istorici intorno a Scozia, Inghilterra e Irlanda estratti dall'Istoria d'Inghilterra di David llu.me, lavoro rirnablo rn.ino<;f'ritto rii <1ueJ Ali. Tognini, clUtore <li un ragionamento ~torico rimar;-Lo anch'ei-.,o inP,dit':l: << I .~iciliarti figli foglP!i », &enza a1•cennare a di$J~er"• taY-ioni varie di Vincenw Gaglio e altri, ove que,iti di IJume vengono applicati alla Sicilia). ;'\on minur fortuna ehhcro in Sicilia Ja r;toria e la lettrraturu ingle,e. Dal 1774 al 1777 compaiono tradolle in varie ediY-ioni le« Notti" di Young; e nel 1780 il« Sag14ir1 sopra l'uomo,; di Alei,i:-andro Pope: in qu~&to torm, un Vincenzo Mariincllo ap1iresta una Storia del Governo d'Inghilterra e dellP sue colonie (Palermo. J 777), un France&co Soave traduce e commenta I.i Guida dPll'lntellelto nellfl ric,•rca dPllo vnirà di Giov. Locke (Palermo, 1781. e si tira la ,e&t.a cdiY-ione deJlc Massime filoso/icu-politico-morali per formare lo spirito e il cuore del Conte Chesterfield (p.,. lcrmo, 1784), e un Elogio di Mylord Bolingbronke <1ualepotrà servire come pr<'liminare a' di lui saggi filo:w/ici composto dall'Ah. Cannella (1791), e si stampa l'opera religiosa di Mylord Giorgio Lyttle1011 (Palermo 1794), e 5j lraduce di Giorgio Rose lo Stato della Gran Bret.ag11arelativamente alle sue finanze, al suo commercio e alle sue manifatture (1799), e le teorie dei pubblicisti inglesi vengono sostenute clall'Ab. Donzelli (Saggio sui vantaggi della Monarchia moderrw, Palermo, 1794), nonché da altri, che all'Inghilterra si appellano per questa o quella riforma. Insomma, e una cultura generale che vale a documentare l'attenzione di cui godette nell'isola la Gran Bretagna, alle cui istituzioni sopratutto si rivolgono i dotti siciliani, ammirati dall'istinto cli libertà che le anima e che rende gli inglesi « uomini forti, magnanimi, indipendenti e dominanti in tulle le quattro parti del globo >> (2): sicchè a ben ragione può concludersi col La Lumia che « le idee inglesi, l'ammirazione per le libertà inglesi cominciarono a penetrare nell'aristocrazia quaranta e più anni prima del 1812 ». E bene parlare di questa aristocrazia, che sarà quella che nel principio dell'ottocento attuerà il pronunciamento contro il sovrano e nel '12 concre• terà la nuova Costituzione. È in seno a questa classe, divenuta folta e ricchissima di proprietà rurali, che si insinuano i principii del costituzionalismo inglese, in quanto sopratutto rispondono ad un interesse di conservazione e cli libertà contro l'assolutismo regio, i1 quale assolutismo, si badi, tendeva in Sicilia a sollevare il popolo dall'oppressione feudale. Sono aristocratici i membri di quelle accademie isolane che si propongono la riva1utazione della luminosa storia locale, a base della quale sta la limitazione dell'arbitrio regio da parte della nazione rappresentata dai bracci parlamentari. Sono aristocratici i cultori di cose economiche (di economia scrivono il Vicerè Caracciolo~ i Principi di Trabia e di Pantelleria, il Marchese Gianrizzo, il conte Donaudi, il Marchese Spiriti, ecc.); è in seno all'aristocrazia che si diffondono ì principi di agricoltura inglese importati nei 1790 d!ll Balsamo. Questo Abate Balsamo, lerminese, futuro progettista della Costituzione del '12, è stato due unni in Inghilterra, ne ba girato l'interno in compagnia di Young, ba avuto agio di approfondire esperienze agrarie e politiche; reduce dalb Gran Bretagna è a Palermo l'economista di mòda, stampa, traduce dall'inglese: nel 1790 ottiene ana cattedra di economia; cattedra che, insieme a quella di Storia del Diritto SicuJo, affidata nella stessa epoca all'eminente Gregorio, costituisce un faro da cui si propagano nelle classi colte luci di libertà e di rinnovamento. Quindi, la permc,nione liberale avviene in seno all'aristocrazia, cioè alla classe che è stata e diventerÌI sempre più 1a classe dirigenle. L:.1Costituzione del 1812 verrà attuata dall:.1 nobiltà, perchè questo è il ceto intellettuale, oltre che, per essere detentore della. ricchezza, il ceto che è in grado di viaggiare, di istruirsi, di creare accademie, di mettersi a giorno delle civiltà più avanzate; e perciò di capire i vantaggi di una costiluzione, la quale gli offre il modo di limitare il potere regio in suo favore. Frequentissimi furono infatti, fra il sette e l'ottocento, i viaggi di siciliani intelligenti ed influenti in Inghilterra, e tali viaggi contril:,u:irono iudubbiamente a interessare e accostare le coscienze siciliane alle patrie istituzioni che, almeno nella lettera, tanta somiglianza avevano con quelle inglesi. Oltre il Balsamo, che, come s'è dello, maturò in Inghilterra i suoi studi di economia ugraria e di storia politica, viaggiarono ìo Scrofan.i, che scrisse in inglese e stampò a Londra nel 1799 un suo libro di viaggi, il Gustorelli, il Di BeJmonte, il Di Scor<lia, lo Stabile, il principe di Castelnuovo e altri ancora: e l'influenza di codesti viaggi si avvertì nei posteriori movimenti di costoro. Del primo, scrive l'Arnari, che « aveva recato dai paesi stranieri ..inche i principi politici, inclinando manifestamente agli inglesi, e s'era fatto perciò consigliere e maestro <lei nobili siciliani, che quà venivano parteggiando per le riforme parlament;:iri >) (3). Si determinava così una vera e propria corrente inglesizz:.lnte, ad alimentar la qu:.lle contribuì la singolare diffusione che ebbero in Sicilia le principali opere inglesi nella seconda metà del setteceuto e nella prima dell'ott,,,-.,.111,, lh"''"'"· B,,Jin.i;:brk.P. H'>hbe-. Lod,.e. JJ.• Jlle~ ...,tr...v.trt. R9hnt-on. Gihhon. \4;H;aulay. 'roong. Smith. N:1:.J. (.,,,rrentf' P f'oltura che giovarono a t,;nrr lo•· lana fo ._i,·iliJ da e<:1·P••i"'i ,;ntu.,ia.,mi ver-.o Li rivo• luzir,nr· franr,,~1-:. Ja ,1uale <l. altrQnde non ave"'a molte rdgi11ni di u,·r...-.."o ndl'isola. Alla 'lf'U<JJa i•gJe,!. io-<Jmrrra. apparV:nnero gli u<Jmini del 18]2. come cjlla -.11!--.a'H:urila appartennero, in ~eguJto, gli •omjnj df'l 131?. (1-J. '-)P parlato della form:nione i ■ tellettual,, di Paolo Bahamoi f"Ome que:;.ti, il grande gjure,·<Jn.,ult<J f{,,.,;rio Gr'!gorio. 1-ra ~tato r,ducat.o alJe ,torii; ingle•i di Hume, di Robert'-i'Jn, e ,;ui JJbri di Bl!ntharn rbe cornior;iavan,, ad acquit.tar nom~ i11 Sidli.-. -\bhev1.:ralù alla coltura ingJe,e e altre-1 lo ".Jrrofoni da \iodica, rhe nel l 794 pubblica la diffursa tJperf:!tta u Tutti lwn. torto .o: ove i m.aJi della rivoluzir,ne e ,·,htituzione france,'! vengono evPJati al lume del Luon ,,.en,;o hritanniu,. ( L'Inghilterra ebl-:.f'. P, w:ro, una rivoluzione, n<Jn per() per rinnovare f"anti,.:a c.ostitu.zi,.,ne, ma al 1•ontrario per -ostenerla in• tera. L·Jnghjlterra oJmbatte per Ja -.,u,a Jjbertà, ma per quella che c.on~acr..ita da tanti '5-ecoli d'esperienza er..i veramente una libertà. L., Pr~ncia et.1mhattf- per una foUe lihertà. ed in,;erta. L.Cng.hHt.erra ha mP,~;-n l'equilibri<J nei p<H.eri; la Francia lo ha tr,dto. Jn Inghilterra H R,:: forma una parte del Parlamenl<1, jvj il popolo ha un fnno nella Camer.i dej Pari, queu.t da r1uella dej C-0munj_ il Re da entrambe ed entram}.,f.: dal Re. In Francia iJ Re e più nuHa. L"A""s.emJ1IPa.~azjonali::: è tutto: ecr...n 15. Insomma, fordjnamento ingle;.e è jJ modello della virtù politica, e ciò e.piega l'ade"'ione -:ponta.nea i: cordiale che gli uomini del 1812 diedero aJla eo~tituzione britannica, completando con le Jinee di que- ~ta gli schemi dei vecchi statuti siciliani. « Qa.eg.li uomjni, scrive il Nieeforo, E.ebbene pi0 o meno imhevuti delle teorie filosofiche francesi del ~c. XVIII, pure in poJjtica erano inglesi, non amavano che ra, ed obliavano il '93. ~on il Rousseau, ma il Blakstone era il loro Dio 1>. E ciò si spiega. l , e.echi "-latuti locali, a ba~ liberale, coevi a quelli inglesi, vivi ancora ne11·001a. assicuravano alla Sicilia guarentigie di libertà cbe il potere regio non aveva potuto intaccare, e dalk quali anzi era stato sempre limitato. A mezw del Parlamento: i diritti del popolo avevano sempre condizionato la potestà sovrana, che aveya dovuto inchinarsi assai sovente alle costituzioni locali. E. quindi, naturale che, come...,.giu.stameote il Pitrè O:::· serva: « dello scoppio dell'89 in Francia. la Sicilia per ragioni feudali, civili ecclesiastiche diverea da quella non si risentì gran fallo; percbè se in Francia il terzo stato abbaueva nobiltà e clero, in Sicilia clero e nobiltà ::,O.:.tene,·ano i diritti del Parlamento. qualunque essi fossero e per quanto logorati dalle leggi e dal tempo. L'aristocrazia e gli ecclesiastici avevano in sè tanto da esser giudicati liherali, e la potestà regia, per assoluta che fosse, urta\-a contro tutto un ordinamento che era guarentigia dei diritti della nazione siciliana ». A b'ase di tale ordina.mento stava l'istituto parbmentare cbe mentre a :'-iapoli non esisteva più, in Sicilia si mantene\·a, per quanto possibile, vivo. Del Parlamento lo spirito siciliano menava orgoglio, comunque esso funzionasse; ed è con qualche indulgenza che un anonimo settecen- / tista descrittore delle cose di Sicilia, riferisce a proposito dell'Assemblea siciliana che « i siciliani pretendono per questo paragonare il loro parlamento a quello d'Inghilterra ». Ciò che conta in ogni modo è l'esistenza, in Si_cilia a differenza del Napoletano. di un clima liberale, propizio ali· assimilazione delle forme politiche britanniche. Anche rAmari nota che nel secolo decimottavo davanti allo stesso ramo di Borboni, i due rea..mi di ::'fapoli e di Sicilia godevano diversa vita. « Per una contraddizione che a\'· viene talvolta ... nel reame di Napoli c·erano piO lumi, ir. quel di Sicilia, più libertà ». RODOLFO DI Mil-r61. (I) Voyage en Sicilie età Malthe. Traduit de l'anglais de M. BRYDONE, E. S. R. par R. Demennier .. Amsterdam et Paris, 1775. (2) V. Can. G. CtLESTRI dei March. di S. Croce: Elogio di I. Paternò, Castello di Biscari, Catania 1i87. (3.) AMAln M.: Prefazione allo Studio u-orico-poli-- tico sulla Costituzione di Sicilia, di N. Palmeri. pagg. XIV-V. (4) SocR.HE CHU.RAMONTE: Il programma del '48 e i partiti polit-ici in Sicilia in « Archivio Storico Siciliano », 1901, pag. 193. « A tale studio ave\-a tenuto dietro quello delle costituzioni politiche e amministrative del gran popolo, così somiglianti alle nostre nel periodo delle origini e fino a un certo punto de11o sviluppo ulteriore, :.ivyalorato dalle dirette os- ~ervazio~ fatte da alcuni nostri recatisi a tal uopo 111 lnglulterra. In tal modo la politica al pari della scienza ebbe una lunga serie di rappresentanti della cosidetta scuola inglese, da Balsamo, Palmcri, Aceto, Castronuovo ed altri che furono detti gli uomini del '12, _ad Em~rico Errante, Amari, Ferrara, Ondes, Reggio, Delugnoso, Settimo, Stabile ed altri ehe fn. rono detti gli uomini del '48 ... >>. (5) ScnoFANI S., siciliano: Tutti han torto, ossia lettera a mio zio sulla Rivoluzione di Francia, I 794. PIERO GOBETTI Editore Torino - Via XX Settembre, 60 La È USCITO: LUIGI S'l'URZO libertà in Italia L. 4. Poderoso saggio sintetico di cui sono in corso traduzioni nelle principali lingue. E. IlARTELLI:s'I J.\IJIISE.VTE La rivoluzione in atto L. 7. È un tentativo di teoria del partito ma.,- siniali 5t a. PIERO GOBE'l''.l'l Direttore responsabile. 'l'ipografia Carlo .Accame - 1.'orino.

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