La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 20 - 17 maggio 1925

LA J.UVOLUZfONR LlBERAU> EROICA In :aono ~lato un fosci:,ta <lellu pri nm ora, po1n:i dire, ~mzi, deJrora antelucana. Fu intorno al 1905, il partito fond.110 dall'on. Mussolini non coistcva ani·ora, nemmeno nella mente <lei suo ~1utorc, e io avevo <1u::1ttordici anni. l'lif",;--uno può. d11nqu(', <'ontestarmi un diritto di primogenitura: 111a poid1è, fon,(•. pii1 di un Italiano non -.arehlw ::1licno dal grudirc <111ci-l1) titolo, mi ac:cingo :i rivendicarlo, ron pM, ,. irrcru- ~abili. Quanlo all:t lt.:-...,cra acl l,011orem. d1i -.a? Nutro fiduc:ia. Oggi. che la fugp;cnlc nrnlìa dl'll.1 -.lOria ha fallo l11ogC1,ncll':1ni111:1. a n·ligioni più ,1·r:1t·i. 1·0111i11l'i:t a C::i--crmigrato ricvo<'nrc c1ucgli anni. t' il loro im·anto. come. lra:.corso il <1 giov~rnilc errore >J, ;. grato tornare. l'OI ricordo, ai primi ,1mol·i. Per fa.-,cist:1, lo -.uno ~lalo in pieno. fa~ci~ta di hucna lt:~a. franca• menle reazionario e forcaiuolo: fa<it·i..,tn 1an10, da di,eolare perfino a111i-i1aliano. E valga il ,ero. Darc·hè :,ono .-,ulla chin:.i. l:rnlo ,·alc che dica tulio, e mi i-gravi la 1·oocicnza. in un:.i puliblil·a confeooione :ii miei simili. di 111i:.fat1iche eia piì1 lu-;tri l\1ggra\'ano. Ebbene ~ì. nella mi:1 nera ani.ma, un 1cmpo, ho divi~a10 di ~mcmbrar l'halia pe1· ridar Roma al Papa: ho aMJattuto la Hcpuhblica in F'r.incin, stroncato. in ,ari Stati. il Parln111c1110; ho c~tc:-o in Europa lo 1·7..arismo. ho !Jl"e~o contro l"lnghihcrra, dalla tenebrosa Spagna la ri, incit.:t della 111vi11ci.bile Armada; ho lanciato conlro lu i\fassoneria. più occhilllo, mi• ~1erioso e potente. atro('e derivazione gesuitica, l'Ordine del S:m Gral. Queste ~ono le mie origini politiche. c·è <la diventare Presidente del Consiglio: !"on. Farinacci è en/oncé. Ma sono passati venti anni, e quali anni! a essere cattivi, oggi, non c'è più nel}• !OUll gusto: nel ] 90S, in vere, il secolo era b:nnbino. io ero adolescente, tutti erano buoni. Come si spiega questo fenomeno di precocità sinistra? Se <lell'infanzia si è potuto dire: cct iige esl sans pitié, l'adolescenza, per comune consenso, è generosa, aperta ai più n1:>bili ideali; com'è provato anche dagli studenti secondari, e dalle loro imprese, bencbè da <1oalcbe tempo, incorporati nei BaHJli, facciano parlare meno di sè come Goliardi. [I be1lo è che mi tredevo generoso anch'io, e profondc,o il naturale entusiasmo dell'età nello sviluppo di un caro, ampio disegno, che animò quegli anni di un marziale étnpito eroico. originando un"';;wventura senza esempio, per qtrnmo $O...: lessi, negli stessi annali 1)lutarchescl1i. Accadde, cioè, che la passione con cui evocavo la 5toria e seguivo, pei giornali, la politica, non si appagò più, a un certo momento, dell'arido leggere, nè de1 morto passato, nè del tardo presente, ma volle, avida,. viverle; impaziente, continuarle, r:nticipando J"avvenire in uua ,·icenda, anzi, in una serie di vicende fanlasliche di cui, per anni, con diletto indicibile, fui protagonista. {Duolmi anzi a questo punto dover dire come, scrivendo « Enrico IV », il sig. Pirandello abbia commesso plagio, fermandosi però n_ell"abbiccì del mio sistema). Trascorsa l'età infantile della palla e del cerchio, raggiunto il bivio da cui l'adolescenza ii riversa, gioiosa, al sole per la gran ,•ia dello sport, e si accinge, esteriorizzandosi, ad incretinire, mentrè altd pochi salgono, per scale muffite, in biblioteca - io a-..·viai la mia cara solitudine di figlio unico per una stradina appartata, che doveva ben presto schiudermi favolosi reami. E da quel tempo che, più sono solo, e meno Io' sono, i miei pensieri seguendomi, per strada e in casa, in una compagnia che era, spesso, allora, , aria e splendida folla. I miei pensieri erano, allora, conestabili, baroni, segretari, ministri. Dapprima mi accontentai di ripetere: conte di Savoia, in Chambéry e in Val d\A.osla, visitavo castelli e castellani, ordendo cabale contro Ginevra. Fu per me il surrogato deJ teatrino e dell~ marioneue. Così pure risa.le a un primo tempo il mio gusto di fingermi un ,generale: ma per la trafila militare sono passato anch'io, e con tanto piacere che a ripensan-i, ora, intendo come ciò sia sintomaticO. L"infanzia è bellicosa, lo spirito pacifista ed evangelico non è naturale nei ragazzi. A otto anni tutti gioe.ano ai soldati, proletari e borghesi; a quiudici tutti adorano Napoleone, e fin qui poco male: il guaio è che molti lo adorano anche a trenta, e questo è grave; una specie di rachitismo intelle11uale; ma notate che d.i questo male soffriva :rnche il democratico Heinc. La fanfara, la parata, la manovra, la bandiera conservano un fascino immenso: contro di esso l'avversione alfieriana, liberlaria, alla caserma può poco, ed è, del resto, bellicosa anch'essa. Guardie rosse, se non sono guardie ti.inche. E un profondo istinto umano, che precede i propri pretesti logici, non escluso il dovere patriottico. L'intristire della propaganda pacifista, della Società delle Nazioni, trova in questo dato non logico, e non elico, della nostra natura una spiegazione capit.ile. C'è poco da dire, al popolo piacciono i soldati. La poesia militare, specie in tempo di pace, è succosissima, benchè svilita e corrotta da quei suoi traduttori-traditori borghesi che sono il tenerume aJla De Amicis, la facezia alla Courtéline (pacchiana in Cuttica), la retorica degli inviati di guerra e <lei nazionalisti. Lasciando anche da pnrte l'epos, css..i è, invece, fiabesca, shakespeariana se, la domenica mauina, dopo messa, in abilo da festa, il buon popolo assista al Cambio della Guardia; avven1urosa nei giuochi dei boys $couts; religiosa e mistica quando, in uno degli episodi sintomatici del primo Novecento, il nipote di Renan, e parente di France, rompendo la tradizione familiare, esalta, e pratica, la (<milizia» ascetica in colonia. Per ql!esto sono tornati tamburi, pifferi, uniformi e marescialli. Se l'Esercito non esistesse bisognerebbe inventarlo, ad uso interno, e pittoresco. Sotto la tenda, ai m1e1 g1orm di guerra, io, ricevendo i generali, specuJando sulle carte le vie del- !"avanzata, <,Cntendo fervert' intorno. 1·011u· 1111 hrw,,r, d"api. la gran ,ita del 1•:11111)1>, ri,i,e,o 1•()111,:ioi..1h! intui7,ioni dei •·api. 1-'ill cJ<,gli cpi~odi 1·1d1nlnanti :.inw,-o I,· ~o.,lc· degli ~1~ ..1·di, l'ùJ)no<io i11dugio il<·i quarlit'ri d'in,<·rno: la ~tu•rra pii1 d,·11.t lw1t..1glia, la IJOliliea, p,,i, più dc•lla gu(•rra. ~t·, ialvolt::i, !-.Orni- !dium:u di luoghi, affini1ù di ,·a....i ar<'<'lldf'vano J'1•1,1ro da un poggio, fra l'l'hpugli ,. pac,; di natura ignara. affacciarmi al 1wmico, <·onw da ~u,,..rg,,, Eug'"nio di :--a,,oiu ,-,piar Torino: il Lino ◄ ·t·olo !,1 manrJ, di,•fr(J, i t·a,alli t..' lo Stato Ma~giQrc: 1•d i:c1·n, ('-ph·nden<lo nuvol,· an1idw in un •·ir-lo di 1,anaglia) 111 pianura lirulic·anlc, una 1• ,aria nc•l l)el ,i,er In gur•rra: Jo,j)Un,i lii, an·hi, an·irri a -.pa..,i;o_prn<io l,0111bardc glnl,i di fumo, quù e 1:1 fuf)chi di fo1.ioni. intorno :.i lf•rrapi('11i un uct'Ol'l"•'r,·. a (':lpù di dr.:1Jlf)•·lli 1·011 ..,l,•11,lurdi 1·a- ,akurc Filippo d'Orléa111.. q1mnto il111.,1r1•par,i-ato a pol<"n;,;iarmi ! L:1 natura, e il mio <·rrarvi, ••nino -.cmpre JJicni di fanta~111i; 11(• il silvc!,lrc \eni,a affu110 di-.1urha10 dall'epfro; il 1·onw di !'ii1~gfricd ~uona bene nella fore!oita. Qui..:! fondere la ..,1oria nel puc!-iaggio, l'ozionc pcr0011.d1; nella -loria. era un incanlo. Lo ..,lC-i'"O incanlo della 1·0111pJC'..,i-iti1organiz;,;ala 1•hè. delll• intuizioni dc•i ,·api. 111i f,1ct·l.1 ,j. ,crc in ..icmc il lato pillorci-CO ccl il dialcuico. L"cle• mcnlo decornti,o. ali.i d"Annunzio. l'c-.tcriorit;, fo- :-.to~a. non fu mai per me che 11n acl'Cl}-,o,·io: non che non mi JJiaccsse, ma non mi bastava. ]o amavo proprio sedc1·c al tavolo dei plenipotenziari, di&cutcrc artitolo per articolo condizioni di rc:=a. u di pace, o di alleanza: giungere all'osso della concretezza. Il fumo delle battaglie era un bel fumo, poi veniva l'arrosto dei trattati. La ~trategìa è un avviamento alla poli1ica. Lu poesia dell'azione ha un'essenza spc, cifica {estesa fino al progettare delJ'ingcgnere), che i pralici non hanno tempo, nt!, • spesso, capacità di esprimere, mentre i poe1i, in generale, la tr.idiscono, per la loro natura retoric·a e svagata. Guardate d'Annunzio a Fiume, e nello Statuto del Carnaro. Per questo i capi, che• son maschi, trattano da femmine i poeti: sta a costoro mostrare che son maschi più di quelli, che esprimere è la quintessenza del vivere. Però, se i richiami dell'espressione non mi avessero allratto, quanto mi sarebl.,e piaciuto il negoziare! Così, per naturale estensione, quasi direi da guerra a pace come dall'eccezione alla regola, man, mano che il mio angolo spirituale si accrebbe, le possibili1à militari non mi bastarono più, e, pur rcs1ando una pedina importante e piacevo]e nel mio gioco, c1ucsto si fece più complesso, una maggior copia <li elementi mi <'ompiacqui di movere e disporre. La vita dello Stato, di cui iniziavo, nwtu proprio, 1a multipla esperienza, come il giovane fig1io di un re fa tirocinio pei vari rami de11"ammjnistrazione, mi apparve a poco a poco nella sua totalità, mi offrì jl suo po::.to cenlrale, mi ~1dditò il deus ex machiua. il ministro. Che ne direste dunque se, in base a questi dati, s'istituisse una gerarchia dei gusti umani che, trascurando l'inerzia degli iloti e l'opaca cupidigia di Shylock, salga dallo sportivo al militare al diplonìatico al politico, termine oltre cui non stanno più se non cose demiurgiche o divine? - Di ministro, se la fantasia mi offrì la carica, gli eventi politici di quegli anni mi tracciarono il programma. E qui, entro in un fresco, profumato ambiente di ricordi adolescenti in cui, strano a dirsi, la politica ha qualcosa perfino di sessuaie: forse perchè sul gusto fantastico s'innestò per la prima volta una pasoionc, forse perchè amai in· quegli anni il modernismo e il Papa insieme con una morbidità fogazzariana. Certo, una frescurn come di palme ventilate i:1 chiese aperte di giovedì santo è nel ricordo (così, forse, per Chateaubrian<l, il Genio ciel Cristianesimo, e il musco dei munieri feudali dopo l'arsura del Terrore), E prim.tvera, chiarità di secol nuovo, è polvere marziale per le vie di un'Europa giovine e antica, un tornare di miti e di visioni. Si combancva in Francia la lotta contro le Congregazioni religiose, si votava la Separazione. Combes, la politica bloccarda, mi ebl:.ero avversario fierissimo: marchese di Rosambeau, capo dell'esigua Destra legi1timista, tuonavo in Parlamento; cavaliere <l'Herblny, a Parigi e in Bretagna, combattevo e cospiravo, stringendo accordi fra tutte le Reazioni, per tutte le sognate Restaurazioni. Sul gusto dell'avventura e dell'intrigo quale fiorire di poesia, quale onda, in parte, anche di fede! Contro la platitude democratica, ed il materialismo socialista, qua]i conati di un ritorno cattolico ed eroico! Disgusto dei miti che si avverano, fastidio e noia della ]unga pace. Lo squi11o che, da Tangeri, suonò la prima diana all'Europa, lrovò in mc echi potenti. Così, nella psicologia individuale, si preparano i mutamen1i della storia. Con quale ardore spiai, prevenni, i primi segni di rinnovamenlo, scanda 1o delle fiches, dimissioni di Andrè; i primi nomi non bloccardi, Doumer, Barthou, conversione cli Millerancl (l'astro cli Poincaré non era sorlo). Tutti gli uomini poH1ici francesi mi eùLcro intrinseco, in una famigliarità coi casi ga]lici che perfino oggi dura. Solo per quel diavolo di sornione dj un Briand una simpatia, di natura demonica. mi vinse, superata poi solo <kill'affezionc per Giolitti. Fu a questo punto che grandeggiò l'uJtimo 1nito di quella mia vicenda fantastica, la Spagna. lvi mi fissai definitivamente quando diventai ministro i ma da quanto tempo non mi ci avviavo idealmente, da quanto tempo non amavo la Spagna! Quasi più che il Papa ed i Gesuiti. Non er:1 solo posa adolescente, nè semplice curiosi1i1 dell'inconsueto. La Spagna fu per la mia ideologia del tempo ciò che per i1 cuore cd il senso fu Ginevra. Questa penisola mericliona]e <l'Europa, parte integrante <le1l'Occiden1c, e pur <la secoli straniera, preclusa ad esso dai Pirenei, come un castello da fossati e torri: uscitane una sola volta nella r,torirt, ('ùl i,uo Filippo, ,·l'Jl .Luo Ignazio, col wo Chi'l<·iou,·, pr·r dir parole ft:ntndi f' rupe; poi. inromprcc.a. ritiran,j e tacere! C.rnndf: f>ilrnzio~a, 1·0"1 divn•m, COF-i '-fgrel<•, rlr·t,;ntrif'f• di un prinripio. jJ .,oJ,J. int·onrili,Jhil<· ron la m,,d,·rnita. rii f"Ui centi\'O il i,en~ù ,:w-.tn,, e r•n,ir(}, di"'ta<·catrJ dalJ"util~: r·alvinii:,rno ralloli,•ù . .,,,vero. J.,"unira, fra 11- /\,'azioni ,J"Eur<1pa, vcra1rH;nll• rc•fnittaria, w;rarn(•nlf; antiteti1•a. fo nii as&um,i rii r•·dimP.rla, r,rntr,, Parigi. L0ndra, ''nu,va York fo1·1·ndo di o\ludrirl un nuov1J 1•entrrJ politiNJ ,. 1,11lù idr•al1•: '" fui don Oir•g,, di Rah,:dta. mar<·Jw..,• di Villa ...ndP, Primi) 'v1inii-tro dej r1• Alfon.,, 1 i• l'ilipw,. GrnndP ,Ji Spagn:1 ,,,;r la na.-r·ita, il titolo ili Altr·z7a Sen·ni-.1,i111a r- la Gu.1nJia dd C1,rpù li ,·1,bi JIOi. dop<, !"allentalo. 1Ciuro 1•hf! l"idt:a 11011 i• rul1al.1 ..ii ·\1,,),rhctti, ri di \1u1o-.0Jini, ,, ,-h,; ni• lui ni• io di'l1•.-1Hliamo da ·\. Ouma1-, padr,!J. (_,,,n un c/,,,...nnio ( J 906-1916) di riorgurrizznion(• internu. monart·hifa in Fran,.ia~ la ..,.,•l)JHla di rec.t..iurazi,,n,· 1·attnlico-au<,tria1•a in <>rmania, ,·ambiai farcia all'Eumi,a. Quundo, JJù••hi :rnni dfJpo, ... n~o il ·10. un",;ndat.i <li ,;pagnoJi..,1110 Lra,..er.eÒ la r•ultura ,!uropea 1,pirito chi-wiottc!i1'0. spirito <• c11~1izr, ,,. Un.imun,,. hm1·iato in Jtalia dalla e< Voce,, io n<in mi &tuJ,ii, di'-')i: ci .,ia11H,. Quando j cunu,Lot.~ da roi prima, jJ fa._,•i<,1110 dopo In J:!uerr"a diedero ,.o,.po agli id<:ali Che eu:::ia si deve intendere quando si di<·<> che l'Italia non ha avuto la sua Riforma, e che nell'assenza della Protesta stanno le ragioni deHa sua immaturità jdcale e politica? Se Ja constatazione dovesse riferirsi solo a 1111 problema di critica e di libertà religiosa, se si limitasse a proporre il modello delle 1noderne nazioni protestanti rimarrebbe ltn'esiger1za eretica di storici e i catLolici avrebbero ragione di opporvi gli istinti della razza. Tra noi un ·movimento protestante deve provarsi ad affrontare un'esigenza più dolorosa e uJ1 problema assolutamente centrale della vita italiana. La vittoria del caLtolicismo, la pratica conservatrice e reazionaria .accompagnata agli artifici de111agogici che si ritrovano nella storia nostra sono inevitabili finchè pern1angono le attua"li e tradizionali condizioni dell'econon1ia. I tentativi più serii di eresia in Italia corrispondono al periodo della libera e prospera attività economica dei Comuni. Con l'jn gresso nella sloria dei popoli atlantici e con la scoperta dell'Anierica l'economia italiana entra in un periodo di stasi: il commercio è in cns1; l'agrjcoltura, natnraJmente povera, danneggiata .dalJ'esisleuza di feudi nobiliari ed ecclesiastici che sono tenuti secondo un regiine di beneficenza, non trova una classe di operosi coltivatori; gli artigiani non bastano che a diminuire il disagio in poche città settentrionali. In queste condizioni della vita generale si pnò celebrare il trionfo della Controriforma. L'arma della Chiesa contro Roma pagana, con.tra i bm·hari, contro lo Stato 1noderno è se1npre stata offerta dalla miseria universale. Le plebi povere furono cattoliche per le lusinghe della beneficenza. Cosi il dogmatis1no s'inlposc agli spii-iti un1iliati e sottomessi. Il fascismo è cattolico con perfetta lggica se si pensa che esso si inserisce nella crisi italiana in nn 1uon1ento di disoccupazione econon1ica; e la riforn1a scolastica, squisita1nente reazionaria, si serve appunto dell'insegnan1ento religioso per togliere alJe classj popolari ogni baldanza di ribellione. È chiaro che tutte le rivoluzioni protestanti in Europa provarono la loro vitalità nella creazione di nuovi tipi morali; senza la rivoluzione morale il libero esame sarebhe letteratura. Lutero e Calvino sono gli antesignani della mor,ale del lavoro postulata dalle nascenti den1ocrazie produttrici. Essi bandiscono ai popoli anglosassoni la religione delJ'autonomia e del sacrificio, dell'iniziativa e del risparmio. 11 capitalismo nasce da questa rivoluzione individualistica delle coscienze educate aUa responsabilità personale, al gusto per la proprietà, al calore della dignità. In questo senso lo spirito delle democrazie protestanti è identico con la u1oraJe .liberistica del capitalismo e con la passione libertaria delle masse. La fabbrica dà Ja precisa visione della coeL sistenza degli interessi sociali; ]a solidarietà del lavoro. L'individuo si abilua a sentirsi parte di un processo produttivo, parte indispensabile nello stesso modo che è insnf. liciente. Ecco la più perfeu.a scuola di orgoglio e di uu1iltà. Io ricorderò sempre l'impressione che ebbi degli operai, quando ini capitò di visitare le officine della Fiat, uno dei pochi s1.abilin1enti anglo-sassoni, moder~ ni, capitalistici, che vi siano in Italia. Sentivo in essi un atteggi.amento di don1Ìlùo, una sicurezza senza pose, un dispi-ezzo per ogni specie di dilettantismo. Chi vive in 83 ddla Reazione. di«c.;j an<'ora: e-i o-iamo. Ma il mio ;mimo era ormai 1lac-ra10 da quei miti. t naturaJr, rh1; ;di uomini d,..:JJo "pirito ahhiano una .-ensiJ,ilita di ~trumenti pr,,mr;nitori ,]elle hufere ideologiche: f· an,.he natoralf• <"he f'""i -ian,, '-empre alroppt1~izi,_me. Hi-1-nton,1 ,·on Ja piò \iva fanta ...ia il fa- •rino> ,Jif.,..n,fono ron la più f;•err-,tala f'O'den7.a etir-a J,. ragifJni di ,·ii, ,,h.,..il prer-ent1- raJpe.-ta e frride. P11• Jitira a parte: 1-~i,i ..ono oggi. in Italia. intimarnenv.: Ja,..rali e cfomorr.itir-i. ,''H;I motr1 rwndolare della -Loria ,...,.; fann,, da l,ik1nc-ien.:. I \Jai <·r,me r,g;6. infatti. -1mtimm11 'foanto i 1-'dnf'ipl df:11"89 ,-i -iano cari,. f...11uitit ,. ~1m1•r111-ita. per f•r-i. nr,n -,,11,, nfirnm;.nr, un merito. fonn,, JH1rr1-d,;I me.,tJ.,..ri:,. lo n,m mi pi:;:ri&.aw1di -tabilire fra le niie dut: vite i più auda1•i rapporti. L ,-,-..rtù. na 1·urio.-1, dover lic·enziare il IJu<'.t ,j"()c.~una, "l.w mi riferiva -ulJe ,n1·111; rnon.:in·hi,·h~ in JJ,,rtr,ft:allCJ. Ji'"f andare a fo. c.J"italian,, ,,,-r p<,tr·r ri:,mlen· 1·,.;,nih. .i prr,(e.-:- 1,ri e 1·ornpagni. dei pr,,ir1-~-i ,J,.Jla mia pr1Hfica. l,n -m:- N_:-1-0di (:J",-ternata •tUJ1Pfazi1me d,b.,.. J" eJ9gi,, funebre dw di 011·. ddunt,, vn-o il J9+<J. prùnunciai da\.anti .:dia Cr,rtr: di S11a;m..1.L,, -pirilfJ <li Bo--uet ale;zg:ia-~a int,Jrnr,. (Jur-ir·,..pi1•1•di1,fu J"ultirfll, dù1•umento di una vir·enda in r·ui -i ,-ranr, ,-olati gli id,:;aJi ,. i •ogni di un raguzzo J,or;the~1:: a,!li inizi del '\,He'·enl 11. F1LJPPO B, P,7,J(J. un'officina ha la dignità deJ lavoro~ Pabitu• dine al sacrificio e alla fatica. ' n ritmo cli vita che si fonda severamente saJ sen.s-0 dj tolleranza e di interdipendenza, che abitua alJa puntualità, aJ rigore, aHa continuita. Queste virtù del capitalismo risentono di una ascesi quasi arida: ma in compenso la sof. ferenza contenuta alimenta con 1:esasperazione il coraggio delJa lolla e l'istinto della difesa politica. La maturità anglo-sassone, la capacità di credere a delle irleologie pr_eeise, di affrontare i pericoh per farle prevalere, la volontà rigida di praticare dignitosamente la lotta politica nascono da questo noviziato, che significa Pulti1na grande ri\·o1uzione avvenuta dopo il Cristianesimo. La guerra europea ha djrnostrato come le democrazie del lavoro cosi alimentate siano le più battagliere, le più gelose a difendere la vita nazionale, le pii:1 capaci di spirito di sacrificio: e chi ba letto Caldno non avern bisogno di questa dimostrazione. Le religioni dell'indiv--idualismo sono sempre state eroiche. Invece nella storia italiana i tipi di produttori risultarono dalle transazioni a cui si è· costt·etti nella dw-a lotta con la miseria. L'artigiano e il mercante decaddero dopo j conumi. L ~ agricoltore è r antico sen-o che coltiva per conto dei padroni o della cw-ia e' ha nell'enfiteusi la su.a unica difesa. La civiltà più caratteristica poi è qnella che si forma alle corti o negli impieghi e che abitua alle astnzie, ai funambolismi della diplomazia e del!' adulazione, al gusto dei piaceri e della rettorica. Il pauperismo italiano s'accompagna con la miseria delle coscienze: chi non sente di compiere una funzione produttiva nella civiltà conten1porauea non avrà· fiducia in sè stesso nè ctÙlo religioso della propria dignità. Ecco in qual senso il problema politico italiano, tra gli opportunismi e la caccia sfronta\9- agli impieghi e l'abdicazione di fronte alle classi dominanti, è un problema morale. Il protestantismo in Italia deve battersi contro l'economia parassitaria e l'unanimità piccolo borghese e deve cercare negli operai educati alla libera lotta e alla morale del lavoro i quadi·i dell'eresia e della rivoluzione democratica. In questo modo non sarà un'ideologia di importazione, ma il mito autentico di un'Italia educala a dignità, il mito di cittadini capaci di sacrificarsi alla vita della nazione perchè capaci di governarsi senza dittatori e senza teocrazie. p. g. PIEHO GOBETTI Editore Torino - Via XX Settembre. 60 e, USCITO: GAETANO 6ALVEM1N I Dal pattodi Londra lla pacedi Roma con 'lvna stori<i della diplomazia italiat1,1 dAirante lo gue.-ro. -~80 pag. - L. lii I due volumi, contributi Pssenziali alla nos'tr-,, cultura politica, si spediscono ai nostri a,bbona.ti pe1· sole L. 30, framchi cli porto. JMMLV/>;NTE LUlGl STURZO La libertà in Italia L. -! ai prenotai.ori. Questo for·te saggio di Luigi Stur-zo uscir-à in occasione ùe1la fest.a d~lla Dt>moenu.ia Oristiana, 15 maggio.

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