La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 20 - 17 maggio 1925

b Qulndlch. Edl1ore ~ SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI - TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIMANA A, POGGI À~(l(ltl-ltt.W tlttff?tmm'<, .n /i,'stern L. lii o,r,o ABBONAMENTO: Per Il 1926 L. 20 - Semestre L. 10 - Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L O.SO - C. C. POSTALE SOCIALISMO E CULTURA Anno IV N. 20 - 17 Maggio 1925 80MMARI0. - G. Dorso: 11Risorgimento e la conquista ,·egia. Prometeo ~'ilodcmo: Le fonti della liber1.à. - llisorgimrnt,,: C. Puglionisi: llef'chel. - V,ta. mer,,Jio,,,:,le: e;. IJella ,.,,,rw: Meridionalismo problema di fede. - ~,. Rur1,io: Eroica. - p. g.: 11 nORtro prolcstantismo. - Paliflici cl1om1i: V. MaruHai: PaHic. IlRisorgimento elaconquista regia La i..toria del Ri-.orgimenlo itnliana ;. :mt·ora ,l:.t '"Cri vere. Troppo ha gra, uto -.u questo genc1·e di ::,Ludi 1• Q:,,• sequio al fallo compiuto e l'insufficienza di generazioni. immiserite clnl fallimento di ogni sforzo ideologfro. per giustificare la realizzazione delrunità nu1:ionale. Tuttavia alcuni scrillori. con quel caratteristico ~enio d!'gli italiani di intuire di slancio alcune idee centrali. hanno tentato Jn sintesi senza aver compiuto r ana]j~i. hanno cercato di penctrnre il meccanismo interno delJa formazione unitaria senza aver fauo il 1>roce!'t-Oad ogni momento di essa. Taluno movendo dal fallimento delle ideologie federaliste repuLblicane (Cattaneo, Ferrari) e da un romanticismo neo.imperiale (Oriani), tal'altro, invece. prendendo le mosse dal liberalismo classico 1Missiroli. Gobettil e dallo stesso processo di sviluppo del socialismo nazionale (Salvemini), tal'altro, infine, risalendo alla mancànza di una riforma religiosa (Missiroli, Gangale) hanno tentato tutti di mi- .mrare le soluzioni storiche al lume dei principi ideu)j per determinarne le incomparabili deficienze. Ma anche tra essi vi è un residuo teorico comune che è conosciuto nel mondo della dottrina con la frase comprensiva cli conquista regia. Appropriandoci perciò tale residuo storico noi tenteremo precisare attraverso quali linee la formazione unitaria si verifica. La caratteristic:i essenziale del nostro llisorgimt:nto è costituita dal dissolvimento di tutte le correnti ideali, che si disputano 1a direttiva della rivoluzione, nel grigio incedere ùella conquista pje. montese. Lo Stato non si formò negH animi dei cittadini, per poi affiorare, a mano a mano che la maturazione si completava, ma si estese dal Piemonte alle altre regioni italiane, attraverso una serie di aggiramenti, di compromessi, di accorgimenti, che appiattirono 1a conc1uistata indipendenza, e scoprirono l'assenza de} concetto di libertà come principio rivoluzionario. 1l risultato di questo processo fu dunque, uno Stato piemontese territorialmente più vasto, ma, come ispirazione ideale, egualmente angusto. Anzi la continua necessità di transazione con i ceti dominanti degli ex-Stati ne restrinse sempre più l'ispirazione ideale. Ne derivò w1a conquista grigia, fredda, uniforme, che lasciò, a mano a mano che progrediva, insoluti tutti i dati ideali della rivoluzione: la libertà, le autonomie locali ed i rapporti fra lo Stato e la Chiesa; campo classico ove si saggiano !e limitazioni della Jibertà. ' lJ meccanismo deJla conquista 'fu (Juello di evitare, di eludere le soluzioni ideali, per stendere su di esse il velo deUa transazione politica. Cosi la monarchia dimostrava di temere la spinta della rivoluzione, per impedire che questa, trasportando gli animi in atmosfere più fortemente ossigenate, rendesse inutile il suo grigio intervento. Di qui, anche dopo l'unificazione, la necessità delle continue transazioni con la rivoluzione, ogni qualvolta questa tentava di rimettersi in marcia, transazjoui finora riuscite per la profonda immaturità politica delle masse italiane, e per la scarsa zona di risonanza dei tentativi rivoluzionari. * * f; Cnvoar fu il grande ministro di questa politica, il ·realizzatore per eccellenza. Egli fu l'avversario più deciso delle correnti rivoluzionarie espresse dal travagliato spirito nazionale. Fedele ministro del suo Re, egli pose quei dati storici della conquista regia che gli anni successivi più ampiamente svilupparono. Così s'iniziò quel proéesso di evirameuto della rivoluzione, mercè le transazioni personali con i capi, che costituì l'insegnamento più duraturo del grande ministro nella storia unitaria italiana. Servendosi delle peggiori caratteristiche della razza, quali la debolezza nella fede e l'amore eccessivo per il comando, Covour tentò spegnere ogni intransigenza ideale, che avesse potuto maturare, per lo meno nelle élites, una più accesa passione per la libertà, isolò gli uomini che si rifiutavano tenacemente di aderire al suo sistema, affogò, nello stretto circolo di conservazione della monarchia piemontese, l'incendio romantico del Risorgimento. Gli storici regi !o giustificano rispondendo che l'immaturità delle masse ed il compito demiurgico, cui egli si accinse, non co1llportayano altre soluzioni. Ma _per .noi è preterintenzionale ogni ricerca, che ecceda i frf'cldi dttli obietti, i, i-enza dei quo li ogni comprcn- -,ionc degli ulteriori i-viluppi è vietala. Anzi, lnnto più ci sembra rilevante l'esame dei dati obicuivi, quando si possa provare esatta J'affermazione degli storici regi, perchè non è nostro compito, in questa sede, fore il processo al genio politico Jet Conte di Cavour. ma rilevare quelle caratteristiche es::,enziali della sua azione che debbono servirci a comprendere - pure a così lunga distanza ùi tempo - gli avvenimenti odierni. Perciò non ci sembra di dover dimenticare che Cavour insegnò alla monarchia ii metodo attraverso cui diStf"uggere i fermenti rivoluzionari, che, ripren• dendo la marcia, interrotta nel 1860, avessero preteso, anche dopo l'unificazione, alterare i dati storici della conquista piemontese. Questo metodo costituisce ormai, il sistema di governo dello Stato italiano ed ogni fenomeno politico può essere ricondotto ad e.Sso od alle sue reazioni. Di tanto in tanto alcuni ministri hanno preteso staccarsene o la marea, montante nel paese, ha dato l'impressione di sommergerlo; ma non è passato gran tempo che, all'infuori delle passioni contingenti, esso è nuovamente emerso e si è avuta 1a prova che era stato, pur nel silenzio della storia, sicuramente operante. Perchè la verità è sempre la stessa: l'unica con• trapposizionc dialettica esistente è quella tra conquista regia e rivoluzione, tra soluzione storica e neces• sità ideale. E la rivoluzione, o che sia bandita in nome della classe, o che sià fatta in nome della Nazione, o che sia desiderata in nome della libertà, è sempre diretta a placare una delle necessità ideali rimaste insolute nel processo formativo dello Stato italiano, e perciò implicitamente rivolta contro la conquista regia. Ma, attraverso queste antitesi, avviene un giuoco di interesse eccezionale, perchè è fenomeno comunissimo nella nostra storia unitaria che forze di provenienza rivoluzionaria siano adoperate in funzione della più gretta conservazione, e forze, così dette conservatrici, lavorino in senso sovvertitore. Tutto ciò dipende da una parte dall'immaturità generale del paese e dall'altra parte dal fatto che i politici italiani non si rendono esatto conto di tale antitesi ed agiscono come se fossero in grado di svolgere una politica autonoma. Il più probante esempio cli questa verità ci è fornito drilla storia del Partito Socialista Italiano, che lentamente, attraverso il ginoco dell'intervenzionismo statule, si lasciò aggiogare al carro del giolittismo. Così forze di origine strettamente liberali, elaborate direttamente dal paese, furono saldate al sistema imperante allraverso il connettivo ec:011omico, senza che esse stesse si rendessero sufficientemente conto di questa verità. La critica salveminiana a questa peculiare posizione del socialismo italiano non ebbe vaste risonanze in seno al partito e valse, tutt'al più, ad alimentare lo spirito di nuove élites che al socialismo non appartennero mai. Per lungo tempo Salvemini sembrò un estnfneo a tulli i movimenti politici italiani, pcirchè questi ade• rivano al sistema gioliuiano, anche quando sembravano avversarlo. Ed in effetto, quando le oppo:sizioni non fondino _la teoria e la prassi su imposi.azione rndicalmcnte nuova, finiscono per aderire implicitamente alle maggioranze e si autodefiniscono come opposizioni di comodo. Se tale precisamente non fu la posizione del P. S. I,. tuttavia esso entrava cosj vi,·amente nel giuoco della dittatura giolittiana da giustificare lu concezione missiroliana della mo,uuchia socialista. Eppure nessun movimento più di quello socialista avrebbe potuto infrangere il metodo tradizionale per tentare di costringere jl regime uJ giuoco dei partiti moderni. Ma tale movimento, senza soluzioni critiche della questione italiana (che invece Snlvcmini cominciav~1 ad elaborare come materiale anlisocialista) dominato da spirito insurrezionista, per quanto costituito di accortezze riformiste, era esso stesso un esempio vivente della insufficienza italiana alla creazione del partito moderno. La sua azione contro i1 regime, dunque, non poteva arrivare al cuore, ma doveva necessariamente limitarsi all'epidermide. Queste considerazioni spiegano a sufficienza pcrchè il 11ostro paese non potè altrimenti essere governato che attraverso le dittature personali. Dopo aver limitato il giuoco dei partiti, anzi tlopo avere intuito che esso è potenzialmente •diretto a rompere il circolo tradizionale della conquista regia, lo Stato italiano dovette, volta JWr vQlta, fo11d,uc Ja '-ua ~pcr,;10,w dj C'on;crvazione sull'abilità pen::onaJ,. ,1,.; primi miniMri e sulla capacità di adesione, più ,, mimo eHe;-.a. d11• e,;si manifestavano al JSi6tema tradizionale. Così i governi italiani furono un quid medium tr..1 il Cancelficrnto germanico ed i Gabinetti. parlamentari, essendo la sovranità rappre~entaUva ric<inoflciota sol quando non eccedeva i dali storici deH.i conquiéla regia, anzj meglio quando si prestava compiacentemente a nasconderli Jietro la parvenza di un giuoco politico autonomo. Da ciò, conseguentemente, nacque lo scarso o&E.-e· quio per il Parlamento, anzi il tentativo di para]izzarnc le funzioni ogni qua' voha ostacolavano Je transazioni dei regime: il prepotere ,Jella stampa, avvelenatrice della pubblica opinione, sovvenzionata da scar~i gruppi finanziari per la difesa d'interessi parti• colaci: la durezza de1Ja repressione dei moti popolari~ sol che fossero animati da un anelito di libertà, e l'abuso della piazza quando si trattava invece, di vincere resistenze legalmente manife1;tate. Ne risultava, quindi, un sistema politico, che non aveva un vero e proprio centro di staLilità, che assumeva diverse fisionomie, secondo le vicende della lotta, che doveva vivere continuamente di espedienti, sempre più necessari e semprè lliù numerosi a mano a mano che il paese progrediva verso forme più alte di maturazione civile. Un sistema che ha sempre richiamato ed ancora richiamerà l'attenzione degli studiosi per i suoi continui mutamenti. Ed infatti, ,;e nell'ordinato svolgimento della lotta politica presso le nazioni, che hanno raggiunta la piena maturità del regime Liberale, può taluno trovare motivo di conforto spirituale, nessuno si meraviglierà se io affermo che dal punto di vista critico i regimi preliberali, come l'Italia, offrono tale varietà <li .:<.a1binazione da riuscire di ;_.;:ranlu!'•f:,o'\·più interessanti della fredda meccanicità dei primi. Ma, quando il critico ha scoperto il filo conduttore e lo Ìia denudato agli occhi del leuore, non potrà non apparire a quale specie di espedienti il regime è costretto a ricorrere sotto la spinta del suo istinto di conservazione, quale grado di immaturità svelino invece i partiti di opposizione. In verità è questa la constatazione ultima cui ogni esame della lotta polilica in Italia deve condurre: constatazione che sola può, quando sia generalizzata. suggerire il rimedio opportuno. La conquista regia fu possibile tra H '48 ed il ·rn perchè la rivoluzione italiana fu opera di minoranze contro od in assenza delle maggiornnze. L'assorbimento deHe opposizioni, quindi, non do-. veva essere molto <lifficile, sia percbè erano ristreni gli interessi in giuoco, sia perchè le opposizioni stesse non erano eccessivamente incoraggiate sul terreno dell'intransigenza ideale da l'assenza delle masse. Però, a mano a mano che queste vengono immesse nella vita pubblica clalPazione elevatrice del progresso economico e culturale, se crescono le possibilità del giuoco transattivo, nelJa prima fase dell'apporto, per l'immaturità dei nuovi venuti, che vengono utilizzati dal regime in una opera di contrapposizione ai ceti già maturati, a lungo andare non dovranno tardare ad apparire le benefiche conseguenze di questo l'atto liberale. it necessario, però, non perdere mai di vista i concetti che abbiamo tratteggiato per non commet• tere il facile errore di esaltare movimenti, che, in prosieguo di tempo si è costretti a sconfessare! Molti ilaliani, in perfetta buona fede, hanno avuto continue crisi di coscienza, nppunto per questa ragione. Occorre convincersi che la conquista regia continua ancora impertud,abile, riproducendo i suoi schemi e le sue soluzioni, e che quando taluni sLrati della popolazione italiana hanno dimostrato di essere pervenuti ad un certo grado di maturità e, perciò, si avviano a reagire ai sistemi di dittatura personale, ,·i sono sempre vaste riserve su cui fare leva per ripetere il giuoco tradizionale. Se si vuole, quindi, uscire una volta per sempre da questo morLificante sistema politico occorre conoscerne a fondo la natura per determinare i punti di leva per l'azione politica. Gurno nouso. IL BARE11I È uscito il n. 8 del 10 maggio col seguente sorrunario: A. Rossr: Surréalisnie - S. BENCO: ]. Joyce - R. FRANCHI: Parole intorno a Rivière - L. P1GNATO: L'ottocento francese: Il problema romantico - A. DAMIANO: R. Broohe - M. PUCCINI: Araquistain come scrittore di teatro - p. g.: Smelov - Marcel. Lefontidellalibertà È questù il titolo d'un Jihm apparso nPpi scorsi giorni. Autore Dino Bonacd-i~ -")ciaJista unitario, redattore de Da CiWJtiz:ia. Pref attore Oaodio Treve3, ~ciali.&ta unitario, direttore de T,a Giustizia. E,litore La Giustizia.. Navighiamo dunque nell'unitarismo a vele dispiegate. Il lihro può essere pertantt, l'indice di un orientamento politico e come tale esso presenta un interes6e notevolisòimo. La posizione assunta da questo ljbro, e difatti anche dal Partito. di front(' al fa. scisrno, è quella di rive~dicatore delle Libertà democratiche, delle leggi violate. Il Fascismo, per questa gente, ha il torto imperdonahile di aver privato gli Italiani delle Libertà (al plurale e con L maiuscola). A costoro non passa neppure per l'anticamera del cervello l'idea che la lihertà sia alcunché di interiore all'uomo. che la coscienza umana sia la sola fonte (e· non le fo'.,,_ti, caro Bonardi) della libertà (al singolare). Ma basta questo per metterli nell'impossibilità di penetrare la vera essenza della crisi attuale, che è crisi spirituale, ri.soluhile solo in senso idealistico, e, se vogliamo, protestante. Gli Italiat1i dehbono ancora medjtare lungamente Hegel e Calvino. Bona!'di dichiara apertamente, e glie ne va data lode, la sua fede positivistica, la sua viva O!)posizione all'idealismo. Vero è che qua e là nel suo libro, sopratutto nella non sua P!'efazione, riappare il nome o l'accenno di Marx. Ma è l'omaggio recato a un culto che non si sente ed al quale si è obbligati per tradizione di famiglia. Mi fa l'effetto della mozione votata al Congresso di Roma, dopo le note di Basso. Marx non può essere arbitrariamente avulso dall'ambiente hegeliano in cui s'è venuto formando. Un Marx positivista ed ottantanov-i...qa è tanto vero q.uanto il Marx alto e biondo dj cui ci narra il Croce. Marx aveva infatti "---istoassai bene come ]a libertà avesse le sue radici nell'umana coscienza~ e noo negli astratti principi, fosse interiore e non esterna all'uomo. Egli dice che non ha il diritto di difendere la libertà chi non la sente come un bisogno dell'animo, senza òi cui ]a sua esistenza non sarebbe compiuta, come lll1 insopprimibile esigenza spirituale. )fa questa premessa idealistica, che pure è la chiave di volta per intendere tutto il pensiero di Marx, non può essere accolla dai positivisti che si richiamano all'89. Essi ricercano le foati della libertà nei principi, da cui deducono con un procedimento meramente cerebrale le libertà individuali e le libertà sociali, e cioè fra le prime la libertà personale, l'im-iolabilità del domicilio, ecc., fra le seconde la libertà di rinn.ione e quella d'associazione. È evidente che un tale pm1to di vista è antitetico a quello del Marx: quando si è affermata la libertà come esigenza spirituale, non si può poi creare tante libertà se non a p.atto di sezionare e uccidere lo spirito, o, che è lo stesso, la libertà medesin1a. Questo aveya chiaramente visto l\farx, quando scriveva: « Non amiamo in generale « la libertà » che vuol vale1°e solo al plurale ». Egli arnmetteYa che si potesse parlare di libertà di stampa o di libertà di riunione, tutt'al più come di semplici f onne traverso cui la libertà umana si realizza, ma affennava sovratutto la coscienza della libertà come l'essenza stessa dell'uomo. << Tosto che si mette iu discussione U1.1a libertà, egli diceva, si mette in discussione la libertà generale. Se una forma della libertà è l'ifiutata, è rifiutata la libertà: essa può in generale condurre solo una vita apparente, poichè è un puro accidente che prova come sia la forza dominante. La servitù è la regola, la libertà è w1'eccezione del caso e dell'arbitrio. Nulla è più pervertito del pensare che si tratti di uua questione particolare quando si tratta di una forma particolare della libertà. È la questione generale entro una sfera particolare. Libertà resta libertà, si esprima colla stampa, o nella coscienza, o in una riunione politica: ma l'ainico leale della libertà il cui sentimento d'onore verrebbe offeso se dovesse votarn: « Deve esservi o no libertà? » si confonde davanti allo sti-ano materiale nel quale s'incarna la libertà, misconosce il genere nella specie, dimentica nella stampa la libertà, crede di giudicare

-8/l qualche cosa di straniero e condanna Ja sua 1nopria essenza ». Questi concelli son cosi ovvii che parrebbe inntile il 1·ipeterli: jnvece non è stato mai l'OSÌ utiJe conle ai tempi nostri, poichè v'è troppa gente jn Italia che ancora 11011 sr· n'è resa conto, 1nentre ]a crisi urge e minaccia dj alJargarsi. Gli unitari son fra questi, pil.1 arretrati ancora di Four-ier, che almeno s'era accorto che per l'operaio ·1a lihertù boTµ:hese è u1ta derisione suprema. Ess·i vivono proprio nell'atmosfera ideai<' <lcll'89; il problema è per essi <li svol!(Cr<' gli immortali pdncipi, « perfezionandoli, a, - vicinandoJi cioè all"cspressjonc assoluta nella quale furono f'or111ula1i n (son parole ciel Honardl). Marx dunque 11011 (' mai esistito, quel .Marx che frustò .a sangue gli immortali principi, che definl i droits de l'ho,nrne « i dirilli del mcmhro della socieLÙ borghese, cioè dell'uomo rgoistico, clc·rl'uo1111,separato da- ~li altri uomini e daJla comunità», che dr-- finì la lib<>rté (( il dirillo della separazione dcJruomo dagli uomiB"i, il diriuo dell'individuo limitato clic si .li111ilò a sè >). Non è rnai esistilo que.l Marx che surlc orme di llegel rlenunz"iava nel citoye11 un vuoto r.antasn1a separalo, con processo d'astrazione, dall'uomo reale: separazione eh 'egli crilil'ava teoricamente come effello de11a contradùizionc esistente nel seno della società borghese e risolveva praticamente superando la contraddizione stessa. SuperandoJa beninteso dia.lctticamcnte, cioè negandola in senso rivoluzionario. E questa rivoluzione è per Marx proprio l'affermazione de11a .libertà, come esigenza spirituale, co61piuta ella] proletk-iriato. È una volontà di palingenesi che si leva contro la società borghese. Gli unitari invece si pongono sul terreno della società borghese, 111a, e qui è il loro equivoco, conservano Je idealità socialiste. Le quali per essi debhonc esser frutto dell'indefinito progresso, di cuj fu teorico il Condorcet nell'epoca della Rivoluzione, e eh 'essi riprendono confortati dalla teoria dcli' evoluzione spenceriana. Donde il principio dell'adattamento, del gradualismo accomodante, e il repudio della lotta di classe come fattore di educazione rivoluzionaria e rigenerazione sphituale. 'J'olto alla lotta proletaria il suo caratl.ere, schiettamente 1narxistico, di rivoluzil1ne ideale, resta il se1nplice conflitto d'interestii, il quale naturahnente giustificherà sempre • la tattica che, ad un dato momento, apparirà più conveniente. Un cotale partito po-' tt·à ben curare l'immediato tornaconto <lei proletariato, magari col protezionis1no dej B.uozzi, contro cui indarno s'appuntano nell'anteguerra gli accorati strali di Salvemini, 1na non potrà contribuire mai ad un 'opera seriamente ed altamente educativa. Non per nulla i tentativi ,di revisione idealistica che esso ci ha dato, portan tutti ["impronta d'un vago umarùtaris1no o d'tm astratto sentimentalismo cattolico-positivista. Come il lettore si sarà accorto, per via ho dimenticato il libro per attaccarmi a) Partito. Tirerò dunque per il partito le conclusioni di questa inia chiacchierata, non senza aver rilevato, per quanto riguarda il libro, che può esser letto assai utilmente, non soltanto per sè, ma anche per il fatto che la sincera ed aperta adesione del Bonardi ai principi dell'89 potrebbe fonùre ottima base agli unitari per una discussione revisio□ista in senso den1ocratico piccolo-borghese, chè solo su tal via il Partito Unitario potrà trovar ragioni di vita. Comunque oggi esso non si mostra adatto ad interpretare il 'disagio morale iu cui versa l'Italia. Esso non s'accorge che libertà vuol dire coscienza della libertà, vuol dire amore della libertà (la libertà bisogna averla amata per poterla difendere, diceva Marx), e quel che manca in Italia è appunto questo amore alla libertà. Amore alla libertà che non J>UÒ nascere se non da una salda educazione spirituale, da un senso della digni Là umana che solo la più intransigente lotta di classe può dare al proletariato. Per questo occorre abituarlo al-vivo senso del contrasto, all'esasperazione delle antinomie, alla drammaticitit della vita. Il Partito Unitario accusa inv.ece j] Fascismo di avere spogliato gli1 Italiani delle Libertà statutarie e sogna di restaurarle. Esso trasforma un problema spirituale in problema di ordinamenti e cli Governo. Esso rimpiange forse i bei tempi giolittiani, che salvavano Ja legalità esteriore e facevano concessioni al proletariato, Esso crede nel democraticismo compromiSsionistico. Per un tale partito io non vedo posto nell'Italia di doman..i. PROMETEO FILODEMO. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 00 Novità A. ANIANTE: Vita di Bellini - L. 10. R. ARTUFF0: L'Isola - Tragedia - L. 10,50. A. BALLIANO: Vele di fortun(L - L. 5. U. RIVA: Passatisnii - .L. 10. G. VACCARELLA: Poliziano - L. 7. a LA RIVOLUZIONE LlBERALE Risorgimenfo BERCHET rituale, il calore deJJa personalità e l'esperienza dcUc.1vi La sveµ.:liano nel dLIO essere un certo fondo cJi urnanità. Lu wliludine nello spirito di lui, vc.r~1t1c11te impulsivo, d.ivent<f allon1 colkra e paHsi,Jn<-; 1,,rl,id.a. Tutta Ja disperazione delle passale sconfiw, e delJ'esilio acecndr· gli estri della fantasja e sfoga nella lirica. La composle,,,.a classica della f'onn..a bi tradu,·<·, JH'1·eiò, in quella <'he Fran• ('esco Dc Sanctis chjama « linea sinuosa J>. E ancl1r- in q_ucsto caso, da u,1 eolremù r;i arriva aJl'opposto (' ':ii precipita nella retori('a e 11clJ'enfasi~ si ritorna aJ Medioevo. L'Ttalia r-osì partorisce un nt11JVO figurino: il tipo delresulc e del <·ospiralorc che ac<:en<lerà in segujto J'entusiasmo e j prurilj dei giovani pall'iOLi idealisti. 0~1 origine ad un nuovo g:enerc di poes"ia nella quale è una sarabanda rli mostri e di streghe, di gnomi e di folletti. Si os~ervi per prccioan· e g-jungcre al conf'rclo una fra le pili compiute poesie di Berchel: t·Es11le. rl molivo fonclamentaJe per sviluprarsi e formarsi ha inderogabile hisogno rli richiami all'amhiente. E la solitudine spirituale:.~ la repulsione verso il mondo antico fanno uscire questo an1biente daJ/a imn1aginazione accesa, Jo pongono nei piani defl'irreale, gli dànno tonalità orride-e scJ. vagge. Sfilano valli, monti e pianure, si rinnova la leggenda deJl'ebreo errante e sj cen- , tnplica nP.Jla anormalità della situ.azioue rin-_ tran'-igenza. Con1e il naufrago che più -i a:rgrappa allo •r·oglio quanto più lr onde lo investono e lo f-Jaf!ellano. r·osì Berdiet ri• mane afferralo a tale sahezza .. Wa la rinnovata forza 1t<1J1 de\,(·· lrarn• in in~a111HJ. E,.~a i- (iu.izia pofrl1'! non pO~S!ia '-~il pe,.,-J111i~mù Jnalurau, l11n~amcJJte~ tulla Lraµ-edia rh~ pf-rman,~ <·osta11l(• in qual<-i\.of.dia ~ituazi1J11e nt-• gatt)cf"'. f~,1...,,-11d,, frl\,P,(·P frullo rii rn111-ia-n1i ~oJitarii ~ di \·ampate improv\<i'-'P. ha g-ia neJl.a ~11a vPc~n,enza -,.e~nato il i;.ur, de_.,tj111,<·h<· f' qtu•Hù di un ahl,a-- ...amento rl~J.wntirH1. mulat,· I,~ <'irn1-,lanz,·. l:f":,Ule B,·1d1çl~ p,·r 'fU"~-to. tornalo in Italia, fini'-<·<~ dc·putat<1 al Parlanwntr, -,11baJpino, fallt~ndo pPr la t<'rza vr.,Jla. f.A1n!f• J,-i. L<'ratr,. f'Ol}lf" pr;Pta ,~ erJmf"; politiN, f;,!!Jj non ,;;.ap"ndo ~ùllrar'-i a! vizio fondanH·ntale del <·arallcre (; dan• e,!ujlihrir, ed nrrn,,nia ali,, forze inlerir1ri~ non rif--n• a ra;a;jung••n~ ri• sultati di -orla e rimanP bempJi.-•,:;mentP un r;aso s<·nza ripi;n·u-sione, prjvo di po!---ihi]ità (fj in'-eµ-namenti. ()~}!i noi non -entjamo di acceuarJo nem:nello c-ùme mae;tro di "·ita. La nor-,tra °"'liturl.inf'" P diverE:ea daHa -ua p,,_ polala di fanta~mi e di vi5joni d'Aµo,·aJ·i,...::i. Ci 1•0111,•ntiamo così deJJa E:piP~azione della tra;te:rlia e di as::)olverlo com,:- vittima di ee5a. fl nostro messianismo non nutre ~v-eran7.,e rii palingr-nesi e l'intimo dramma rifiuta la crrazione di ·larve e rii fantas--je. CARMELO Pucuox1,1. Vifa meridionale Giovanni Berchel (.. l'ispiratore ma sopralutto il poeta della rivolta ronianticu del '2J. Tale defìnizjone può gi:t ei-serc sufTicjent.e a stnhi.ljre quale online di prcoccupazionj gli si svolgono nell'anin10 c·o1ne premessa <le.lJ'alti vi lÙ artistica e ad afferma re a p rioristjcamen LP la in<'iullabiliti, del s11O fallimento. Il selleccnlo ci offre - (' vero - rasi di ar• Listi o rli scrillori che arrivano u rendere pili o meno se stessi. Alfieri e Parini, Vic-0 e Bare I ti: ecco dei nomi. Per tale eo,npiersi però, si rende necessario il rirugio neHa sLoria o nell'ironia, J'avvicinamcnlo a popoli infioitamente più maluri delJ'italiano o J'elaborazione astralla di ideologie tendenti a coglie,e il divenire nel generale. Bei-chel perciò che vuole inserirsi neJla vita battagliando contro il clasicismo in nome di una superiore libertà, di1noslra di obbedire arl esi.genze molteplici la cui incapacilù di acquislare i1tdividuazione e di risolversi nelJa sintesi halza evldenlc pensando alla immaturitù dello spirito. Egli è il patriota d,i Ila p<'rsonalitù ardente e sensibile, esuberante e im1.nediata che avverte per istinto la imposs·ihilità di ader-ire alJa tirannia. Queste virtù, però ,se fanno presentire Jo shocco nel rigoris1no intransigente servono pure a svelare deficienze e 1nanchevolezze profonde e senza rimedio. Rerchet è ] 'uon10 cui il carattere non consenle la severità inflessibile di una disciplina di se stessi. a se stessi diretta a limitare gli sfoghi, ad approfondire le intuizioni, a svolgere le proprie risorse. Resta quindi un artista fallito in q1ia1r_ elabora j dati ~on ~li. elen1elTti de]Pimmaginazione e non cpn que]]i della fantasia, un politico e un filosofo n1a11cato poichè non possiede capacità adeguate e preparazione di studi, il senso del reale, delle sfumature psicologiche, delle proporzioni degli episodii nel quadro de]]'epoca. La sua attività si inizia con gli sforzi del teorico nella polemica de Il conci/iatore ... ,L 'intuizio11e oscura e confusa de1la antitesi fra il proprjo essere e l'ambiente lo obbJ-iga a risalire verso le fonti, a dare assetto e ordine alle jntime sensazioni traducendole in idee, ad ovporre sistema a siste1na. È Qna ironia dei tempi che costringono gH spiriti d'avanguardia ad iinprovvisazioni ed avventure quando si richiede invece una continua ascesi elahorat.iva e la serietà è il presupposto inderogabile dell'esperienza. Così mentre in Germania quasi per lo stesso ordine di cause esteriori nasce la gr.ancliosa rivoluzione kantiana, in Italia Giovanni Berchet n1ette in cattedra e scrive la t< lettera di Grisosto1no >1 che vorrebbe essere il 1nanifesto del nascente romanticis1110 e rappresenta, al contrario, una débacle clamorosa. La insufficienza del pensiero qui è palese. I motivi polemici cohi .a volo lo mantengono nel campo dell'astrallo e della metafisica. Egli invece di dare l'analisi atta a far comprendere la storicità della reazione e del classicismo ci offre un'altra reazione. A]]a formalità aristocratica oppone la popolarità. All'assenteis1no cattolico e ateo le sue siinpatie verso i paesi protestanti. La costruzione, quindi, rimane nllnuscola e senza effetti, conserva il tono e lo stile del tempo, deve ricorrere ad espedienti meschini quale la creazione di personaggi fìttizii - Grisostomo - per potere avvenire. È il destino delle formazioni precoci portate a perire che si• atLua inesorabilmente. Berchet difatti in ultimo non sa far di meglio che rimbi-ottare. Parla agli jtaliani bonario e se1nplice come il classico buon padre di famiglia preoccupato delle sorti della prole: cc Vincete l'avversità con Jo studio, sn1ettete la boria di reputarvi i soli europei che abbiano occhi in Lesta. Rendetevi coevi al secolo vostro e non ai secoli seppelliti"· Il teorico, naufragato qui ,cede il posto all'ideologo che non ha saputo e potuto andare innanzi nell'approfondimento ed esaurisce se stesso nel co11siglio amichevole. Onde la battaglia rimane epi~ sodio solitario e 1nalinconico poichè non è stala capace di scrutare il fondo, di toccare Meridionalismo problema difede iI vivo delle piaghe, di svegliare coscienze. L'unica strada per potere proseguire nella Jolla appare al nostro per tali ragioni la poesia. Abbandonati i conati della rihellione spiVerrà giorno, non v"ha dubbio, in cui il meridjonale avrà dignità di sè stesse., e stima pe] Mezzogiorno, maggiori di <1uel1e che oggi siano. L"accenno all'insufficienza odierna si;.1 avuto per n·on offensivo, chè ciò nota, in buona fede, un meridionale che la tragedia spirituale del Mezzogiorno si sforza di ca• pire, sentendone il trav-aglio volto a meta di infi. nita Lellezza; un meridionale che sinora non è stato sedotto da altri interessamenti, e, voglia il Cielo, così sia anche pt~r i giorni da venire. La sicurezza del· futuro progresso morale delle nostre genti, poi, riposa nell'avvertire sfuma1ure di una nuo;a tendenza slorica che si fa strada, sia pur faticosamente, e per cui si accenna a voler meglio porre (per quanto dipende da azioni umane), perchè siamo cruel che siamo, e che se, r1ella realtù. in qualche cosn al Mezzogiorno è consentilo progr~dirt!, la forza interiore può venirgli soltanto da un appoggiarsi su valori sentimentali suoi, meridionali, domestici. Cosicchè, quando il noslro autoctono vivrà lulla la « poesia » ciel Sud e ne godrà il delirio, (< cafone » e << campanile >) acquisteranno nuovi, non ispregevoli significati traslali, e le venienti generazioni di giovani faran di quel vocabolo, e di questo, attributi alla nobiltà di pensiero, ed espressione delle sane e, preferenze 1> estetiche, dei benemeriti del1a causa meridionale. Nell'attesa che un tanto fatto sia, illustre e venerando sen. Fortunato, operoso ed intelligente professor Azimonti, permettete che un giovane che dalla vostra opera si ingegna di trar tesoro, vi chiami << cafoni », anticipando auguralmente. Di questo titolo non ve ne avrete a male: mi ras• sicura l'elevatezza del vostro intendere. Vogliate essergli indulgenti, però, se con questo o in seguito possa parervi che egli si faccib troppo ardito, o pigli troppo confidenza. Per i terzi, e solo per essi, dirò della ragione di questo avvicinamento ideale. Ciò è percbè ambedue pervenite ad uno stesso nobilissimo att~ggiame1-ito spirituale - che sul terreno concreto, per grande conoscenza di cose e di eventi, è di realismo triste ma dignitoso - pur essendo originari dei due ambienti più tipicamente opposti, ma ugualmente belli, della vita nazionale: quello di terra di Basilicata, ove il bifolco solo con sforzi impensati strappa alla terra qualche grano in più deJ prezioso frumento, e quello lombanlo, cosi fervido di vita moderna. (Il psicologo, a questo punto, dovrebbe meditare, meglio ancora, far la filosofia cli questo fatto, che non tollera smenlitc, pcrchè ha per sè le constatazioni della pratic:1: che le anime benna te ne acquistano in virilità di pemiero, e sono spinte al meglio, sol che e< vivano» il disagio del Mezzogiorno. Di questo concreto fatto, insomma: di una Basilicata, insuperatamente disgraziata, ma feconda delle più belle intelligenze meridionaliste, cd educatrice (Ca egregie cose )>, di q1u.mli le si accostano con animo puro, cioè solo desiderosi di vero). Perciò le ,·ostre due figure, nell'atto in cui si :wvertono compenetrate degli stessi sentimenti, molto favoriscono come una sensazione che !"intuizione dei nostri casi è aperta a quanti hanno cuore, ed è problema di generositù, indi di fede; come un avvertimento che se gli interessi economici regionali. sempre che permangano difierenziati, hanno ed avrnn_no specifiche logiche inderogabili, non per questo può porsi la posta del fotto politico unitario, perchè tra Nord e Snd, oltre le divergenze di interessi, non vi è - grazie a Dio quell'insanabile dissidio mentale. che la ~cuola. prima, enunciò. e cui een.e ama• rezze, poi, inducono a premettere (per bi.:.og.no di .spiegazione). nei momenti delle risorgenti dubbiezze :)u quel che noi meridionali siamo, e .:.u quel c·hP siamo chiamati a rappresentare. Facendo la critica - in Il Mezzogiorno e le Staio Italiano - del suo pensiero di un trentennio, Giustino F'orlunato si prospetta'Va questo dubbio ango• scioso: e, Ne è almeno cosciente (della terribile efficienza della questione meridionale) la borghe'-'i:s intellettuale del Mezzogiorno, che dice e ::.braita. ma un giorno più del.L"alrro agisce non conforme ad essa, anzi in aspra ed. aperta sua opposizione!' )). Quando la gioventù intelletllLale del ~Iezzogiornc,. detta tale solo perchè è ancora o fu universitaria. tra un « puzzle » e ra1Lro: quando. insomma. la no• stra gioventù sedicente migliore, nelle ne...-rasteniche evoluzioni meridionaliste lanch·esse di moda), ~è crede cangiata d'un tratto 1_per as.,;oluta ignoranza in materia) in infallibile diagnostica, ed amenamente-- sentenzia, oh! allora viene 1·amaro accorgimento che i veri antirneridionali sono i nostri gio.,·ani « intdlettuali »; che essi, per primi, banno da essere richiamati al senso morale, alla realtà del problema. La <Juestione preliminare, perciò, è far di co.::tor(.I una generazione dignitosa, di gente che ba fede. di gente che crede, che dovrà poi infondere dignità. credenza e fede alle povere nostre moltitudini. che per noi meridionali possono essere anche plebi (perchè solo noi sappiamo che cosa significhi: plebi meridionali), ma che per i profittatori delle nostre sventure, sempre pronti alla stupida denigra1.ione. pretendiamo che siano quel che interiormente sono: correnti di tuon senso e di sentimenti robusti. Messo così il problema, esso .si piglia tutte le nostre vedute prospettive. Ciò sia detto per i l< politici l> <lei meridionalismo. E credo sia atto di coerenza mentale, il non ram• maricarmi - come mostra di fare, invece, u.n mio colto amico, che pur vive con me lo stesso e: stato d'animo 1> - che il Mezzogiorno non abbia regi• strato conati SO\'versh;. Egli vi è tratto, ben capisco, da una visione rivoluzionaria del problema meridionale, ed è logico nel suo ordine di idee. Io penso, al contrario, che è più bello, elegante ~d anche fruttuoso, andar a cercare il bifolco di Ba~ìlicata, insidiato dalla malaria e dai patimenti. e <,aprirgli gli occhi alla luce ,>, renderlo credente. chè sinora ha veduto e vede in penombra: oella triste penombra dello spirito. Perchè non esaltare, piuttosto, questa gioventÌl vergine di esperienze, e con essa, sentimentalmente. pensar di vivere e lavorare, nell'aspetlazione del meglio? GrnsErPE DELLA CORTE. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via X,'( Settembre, 60 Novità A. RICCIARDI Seri tti teatrali con prefo,eione di G. ~f. Bragalio L. 6. Contiene i più bei profili che siano stati scritti di L. Borelli, di E. Gramatica, di R. H.uggeri, ecc. Studia a fondo il problema della scenografia nel teatro europeo; e dà la prima originale teoria di teatro del colore. Ricciardi è il primo che sia arrivato a una idea originale e completa del teatro moden10.

LA J.UVOLUZfONR LlBERAU> EROICA In :aono ~lato un fosci:,ta <lellu pri nm ora, po1n:i dire, ~mzi, deJrora antelucana. Fu intorno al 1905, il partito fond.110 dall'on. Mussolini non coistcva ani·ora, nemmeno nella mente <lei suo ~1utorc, e io avevo <1u::1ttordici anni. l'lif",;--uno può. d11nqu(', <'ontestarmi un diritto di primogenitura: 111a poid1è, fon,(•. pii1 di un Italiano non -.arehlw ::1licno dal grudirc <111ci-l1) titolo, mi ac:cingo :i rivendicarlo, ron pM, ,. irrcru- ~abili. Quanlo all:t lt.:-...,cra acl l,011orem. d1i -.a? Nutro fiduc:ia. Oggi. che la fugp;cnlc nrnlìa dl'll.1 -.lOria ha fallo l11ogC1,ncll':1ni111:1. a n·ligioni più ,1·r:1t·i. 1·0111i11l'i:t a C::i--crmigrato ricvo<'nrc c1ucgli anni. t' il loro im·anto. come. lra:.corso il <1 giov~rnilc errore >J, ;. grato tornare. l'OI ricordo, ai primi ,1mol·i. Per fa.-,cist:1, lo -.uno ~lalo in pieno. fa~ci~ta di hucna lt:~a. franca• menle reazionario e forcaiuolo: fa<it·i..,tn 1an10, da di,eolare perfino a111i-i1aliano. E valga il ,ero. Darc·hè :,ono .-,ulla chin:.i. l:rnlo ,·alc che dica tulio, e mi i-gravi la 1·oocicnza. in un:.i puliblil·a confeooione :ii miei simili. di 111i:.fat1iche eia piì1 lu-;tri l\1ggra\'ano. Ebbene ~ì. nella mi:1 nera ani.ma, un 1cmpo, ho divi~a10 di ~mcmbrar l'halia pe1· ridar Roma al Papa: ho aMJattuto la Hcpuhblica in F'r.incin, stroncato. in ,ari Stati. il Parln111c1110; ho c~tc:-o in Europa lo 1·7..arismo. ho !Jl"e~o contro l"lnghihcrra, dalla tenebrosa Spagna la ri, incit.:t della 111vi11ci.bile Armada; ho lanciato conlro lu i\fassoneria. più occhilllo, mi• ~1erioso e potente. atro('e derivazione gesuitica, l'Ordine del S:m Gral. Queste ~ono le mie origini politiche. c·è <la diventare Presidente del Consiglio: !"on. Farinacci è en/oncé. Ma sono passati venti anni, e quali anni! a essere cattivi, oggi, non c'è più nel}• !OUll gusto: nel ] 90S, in vere, il secolo era b:nnbino. io ero adolescente, tutti erano buoni. Come si spiega questo fenomeno di precocità sinistra? Se <lell'infanzia si è potuto dire: cct iige esl sans pitié, l'adolescenza, per comune consenso, è generosa, aperta ai più n1:>bili ideali; com'è provato anche dagli studenti secondari, e dalle loro imprese, bencbè da <1oalcbe tempo, incorporati nei BaHJli, facciano parlare meno di sè come Goliardi. [I be1lo è che mi tredevo generoso anch'io, e profondc,o il naturale entusiasmo dell'età nello sviluppo di un caro, ampio disegno, che animò quegli anni di un marziale étnpito eroico. originando un"';;wventura senza esempio, per qtrnmo $O...: lessi, negli stessi annali 1)lutarchescl1i. Accadde, cioè, che la passione con cui evocavo la 5toria e seguivo, pei giornali, la politica, non si appagò più, a un certo momento, dell'arido leggere, nè de1 morto passato, nè del tardo presente, ma volle, avida,. viverle; impaziente, continuarle, r:nticipando J"avvenire in uua ,·icenda, anzi, in una serie di vicende fanlasliche di cui, per anni, con diletto indicibile, fui protagonista. {Duolmi anzi a questo punto dover dire come, scrivendo « Enrico IV », il sig. Pirandello abbia commesso plagio, fermandosi però n_ell"abbiccì del mio sistema). Trascorsa l'età infantile della palla e del cerchio, raggiunto il bivio da cui l'adolescenza ii riversa, gioiosa, al sole per la gran ,•ia dello sport, e si accinge, esteriorizzandosi, ad incretinire, mentrè altd pochi salgono, per scale muffite, in biblioteca - io a-..·viai la mia cara solitudine di figlio unico per una stradina appartata, che doveva ben presto schiudermi favolosi reami. E da quel tempo che, più sono solo, e meno Io' sono, i miei pensieri seguendomi, per strada e in casa, in una compagnia che era, spesso, allora, , aria e splendida folla. I miei pensieri erano, allora, conestabili, baroni, segretari, ministri. Dapprima mi accontentai di ripetere: conte di Savoia, in Chambéry e in Val d\A.osla, visitavo castelli e castellani, ordendo cabale contro Ginevra. Fu per me il surrogato deJ teatrino e dell~ marioneue. Così pure risa.le a un primo tempo il mio gusto di fingermi un ,generale: ma per la trafila militare sono passato anch'io, e con tanto piacere che a ripensan-i, ora, intendo come ciò sia sintomaticO. L"infanzia è bellicosa, lo spirito pacifista ed evangelico non è naturale nei ragazzi. A otto anni tutti gioe.ano ai soldati, proletari e borghesi; a quiudici tutti adorano Napoleone, e fin qui poco male: il guaio è che molti lo adorano anche a trenta, e questo è grave; una specie di rachitismo intelle11uale; ma notate che d.i questo male soffriva :rnche il democratico Heinc. La fanfara, la parata, la manovra, la bandiera conservano un fascino immenso: contro di esso l'avversione alfieriana, liberlaria, alla caserma può poco, ed è, del resto, bellicosa anch'essa. Guardie rosse, se non sono guardie ti.inche. E un profondo istinto umano, che precede i propri pretesti logici, non escluso il dovere patriottico. L'intristire della propaganda pacifista, della Società delle Nazioni, trova in questo dato non logico, e non elico, della nostra natura una spiegazione capit.ile. C'è poco da dire, al popolo piacciono i soldati. La poesia militare, specie in tempo di pace, è succosissima, benchè svilita e corrotta da quei suoi traduttori-traditori borghesi che sono il tenerume aJla De Amicis, la facezia alla Courtéline (pacchiana in Cuttica), la retorica degli inviati di guerra e <lei nazionalisti. Lasciando anche da pnrte l'epos, css..i è, invece, fiabesca, shakespeariana se, la domenica mauina, dopo messa, in abilo da festa, il buon popolo assista al Cambio della Guardia; avven1urosa nei giuochi dei boys $couts; religiosa e mistica quando, in uno degli episodi sintomatici del primo Novecento, il nipote di Renan, e parente di France, rompendo la tradizione familiare, esalta, e pratica, la (<milizia» ascetica in colonia. Per ql!esto sono tornati tamburi, pifferi, uniformi e marescialli. Se l'Esercito non esistesse bisognerebbe inventarlo, ad uso interno, e pittoresco. Sotto la tenda, ai m1e1 g1orm di guerra, io, ricevendo i generali, specuJando sulle carte le vie del- !"avanzata, <,Cntendo fervert' intorno. 1·011u· 1111 hrw,,r, d"api. la gran ,ita del 1•:11111)1>, ri,i,e,o 1•()111,:ioi..1h! intui7,ioni dei •·api. 1-'ill cJ<,gli cpi~odi 1·1d1nlnanti :.inw,-o I,· ~o.,lc· degli ~1~ ..1·di, l'ùJ)no<io i11dugio il<·i quarlit'ri d'in,<·rno: la ~tu•rra pii1 d,·11.t lw1t..1glia, la IJOliliea, p,,i, più dc•lla gu(•rra. ~t·, ialvolt::i, !-.Orni- !dium:u di luoghi, affini1ù di ,·a....i ar<'<'lldf'vano J'1•1,1ro da un poggio, fra l'l'hpugli ,. pac,; di natura ignara. affacciarmi al 1wmico, <·onw da ~u,,..rg,,, Eug'"nio di :--a,,oiu ,-,piar Torino: il Lino ◄ ·t·olo !,1 manrJ, di,•fr(J, i t·a,alli t..' lo Stato Ma~giQrc: 1•d i:c1·n, ('-ph·nden<lo nuvol,· an1idw in un •·ir-lo di 1,anaglia) 111 pianura lirulic·anlc, una 1• ,aria nc•l l)el ,i,er In gur•rra: Jo,j)Un,i lii, an·hi, an·irri a -.pa..,i;o_prn<io l,0111bardc glnl,i di fumo, quù e 1:1 fuf)chi di fo1.ioni. intorno :.i lf•rrapi('11i un uct'Ol'l"•'r,·. a (':lpù di dr.:1Jlf)•·lli 1·011 ..,l,•11,lurdi 1·a- ,akurc Filippo d'Orléa111.. q1mnto il111.,1r1•par,i-ato a pol<"n;,;iarmi ! L:1 natura, e il mio <·rrarvi, ••nino -.cmpre JJicni di fanta~111i; 11(• il silvc!,lrc \eni,a affu110 di-.1urha10 dall'epfro; il 1·onw di !'ii1~gfricd ~uona bene nella fore!oita. Qui..:! fondere la ..,1oria nel puc!-iaggio, l'ozionc pcr0011.d1; nella -loria. era un incanlo. Lo ..,lC-i'"O incanlo della 1·0111pJC'..,i-iti1organiz;,;ala 1•hè. delll• intuizioni dc•i ,·api. 111i f,1ct·l.1 ,j. ,crc in ..icmc il lato pillorci-CO ccl il dialcuico. L"cle• mcnlo decornti,o. ali.i d"Annunzio. l'c-.tcriorit;, fo- :-.to~a. non fu mai per me che 11n acl'Cl}-,o,·io: non che non mi JJiaccsse, ma non mi bastava. ]o amavo proprio sedc1·c al tavolo dei plenipotenziari, di&cutcrc artitolo per articolo condizioni di rc:=a. u di pace, o di alleanza: giungere all'osso della concretezza. Il fumo delle battaglie era un bel fumo, poi veniva l'arrosto dei trattati. La ~trategìa è un avviamento alla poli1ica. Lu poesia dell'azione ha un'essenza spc, cifica {estesa fino al progettare delJ'ingcgnere), che i pralici non hanno tempo, nt!, • spesso, capacità di esprimere, mentre i poe1i, in generale, la tr.idiscono, per la loro natura retoric·a e svagata. Guardate d'Annunzio a Fiume, e nello Statuto del Carnaro. Per questo i capi, che• son maschi, trattano da femmine i poeti: sta a costoro mostrare che son maschi più di quelli, che esprimere è la quintessenza del vivere. Però, se i richiami dell'espressione non mi avessero allratto, quanto mi sarebl.,e piaciuto il negoziare! Così, per naturale estensione, quasi direi da guerra a pace come dall'eccezione alla regola, man, mano che il mio angolo spirituale si accrebbe, le possibili1à militari non mi bastarono più, e, pur rcs1ando una pedina importante e piacevo]e nel mio gioco, c1ucsto si fece più complesso, una maggior copia <li elementi mi <'ompiacqui di movere e disporre. La vita dello Stato, di cui iniziavo, nwtu proprio, 1a multipla esperienza, come il giovane fig1io di un re fa tirocinio pei vari rami de11"ammjnistrazione, mi apparve a poco a poco nella sua totalità, mi offrì jl suo po::.to cenlrale, mi ~1dditò il deus ex machiua. il ministro. Che ne direste dunque se, in base a questi dati, s'istituisse una gerarchia dei gusti umani che, trascurando l'inerzia degli iloti e l'opaca cupidigia di Shylock, salga dallo sportivo al militare al diplonìatico al politico, termine oltre cui non stanno più se non cose demiurgiche o divine? - Di ministro, se la fantasia mi offrì la carica, gli eventi politici di quegli anni mi tracciarono il programma. E qui, entro in un fresco, profumato ambiente di ricordi adolescenti in cui, strano a dirsi, la politica ha qualcosa perfino di sessuaie: forse perchè sul gusto fantastico s'innestò per la prima volta una pasoionc, forse perchè amai in· quegli anni il modernismo e il Papa insieme con una morbidità fogazzariana. Certo, una frescurn come di palme ventilate i:1 chiese aperte di giovedì santo è nel ricordo (così, forse, per Chateaubrian<l, il Genio ciel Cristianesimo, e il musco dei munieri feudali dopo l'arsura del Terrore), E prim.tvera, chiarità di secol nuovo, è polvere marziale per le vie di un'Europa giovine e antica, un tornare di miti e di visioni. Si combancva in Francia la lotta contro le Congregazioni religiose, si votava la Separazione. Combes, la politica bloccarda, mi ebl:.ero avversario fierissimo: marchese di Rosambeau, capo dell'esigua Destra legi1timista, tuonavo in Parlamento; cavaliere <l'Herblny, a Parigi e in Bretagna, combattevo e cospiravo, stringendo accordi fra tutte le Reazioni, per tutte le sognate Restaurazioni. Sul gusto dell'avventura e dell'intrigo quale fiorire di poesia, quale onda, in parte, anche di fede! Contro la platitude democratica, ed il materialismo socialista, qua]i conati di un ritorno cattolico ed eroico! Disgusto dei miti che si avverano, fastidio e noia della ]unga pace. Lo squi11o che, da Tangeri, suonò la prima diana all'Europa, lrovò in mc echi potenti. Così, nella psicologia individuale, si preparano i mutamen1i della storia. Con quale ardore spiai, prevenni, i primi segni di rinnovamenlo, scanda 1o delle fiches, dimissioni di Andrè; i primi nomi non bloccardi, Doumer, Barthou, conversione cli Millerancl (l'astro cli Poincaré non era sorlo). Tutti gli uomini poH1ici francesi mi eùLcro intrinseco, in una famigliarità coi casi ga]lici che perfino oggi dura. Solo per quel diavolo di sornione dj un Briand una simpatia, di natura demonica. mi vinse, superata poi solo <kill'affezionc per Giolitti. Fu a questo punto che grandeggiò l'uJtimo 1nito di quella mia vicenda fantastica, la Spagna. lvi mi fissai definitivamente quando diventai ministro i ma da quanto tempo non mi ci avviavo idealmente, da quanto tempo non amavo la Spagna! Quasi più che il Papa ed i Gesuiti. Non er:1 solo posa adolescente, nè semplice curiosi1i1 dell'inconsueto. La Spagna fu per la mia ideologia del tempo ciò che per i1 cuore cd il senso fu Ginevra. Questa penisola mericliona]e <l'Europa, parte integrante <le1l'Occiden1c, e pur <la secoli straniera, preclusa ad esso dai Pirenei, come un castello da fossati e torri: uscitane una sola volta nella r,torirt, ('ùl i,uo Filippo, ,·l'Jl .Luo Ignazio, col wo Chi'l<·iou,·, pr·r dir parole ft:ntndi f' rupe; poi. inromprcc.a. ritiran,j e tacere! C.rnndf: f>ilrnzio~a, 1·0"1 divn•m, COF-i '-fgrel<•, rlr·t,;ntrif'f• di un prinripio. jJ .,oJ,J. int·onrili,Jhil<· ron la m,,d,·rnita. rii f"Ui centi\'O il i,en~ù ,:w-.tn,, e r•n,ir(}, di"'ta<·catrJ dalJ"util~: r·alvinii:,rno ralloli,•ù . .,,,vero. J.,"unira, fra 11- /\,'azioni ,J"Eur<1pa, vcra1rH;nll• rc•fnittaria, w;rarn(•nlf; antiteti1•a. fo nii as&um,i rii r•·dimP.rla, r,rntr,, Parigi. L0ndra, ''nu,va York fo1·1·ndo di o\ludrirl un nuov1J 1•entrrJ politiNJ ,. 1,11lù idr•al1•: '" fui don Oir•g,, di Rah,:dta. mar<·Jw..,• di Villa ...ndP, Primi) 'v1inii-tro dej r1• Alfon.,, 1 i• l'ilipw,. GrnndP ,Ji Spagn:1 ,,,;r la na.-r·ita, il titolo ili Altr·z7a Sen·ni-.1,i111a r- la Gu.1nJia dd C1,rpù li ,·1,bi JIOi. dop<, !"allentalo. 1Ciuro 1•hf! l"idt:a 11011 i• rul1al.1 ..ii ·\1,,),rhctti, ri di \1u1o-.0Jini, ,, ,-h,; ni• lui ni• io di'l1•.-1Hliamo da ·\. Ouma1-, padr,!J. (_,,,n un c/,,,...nnio ( J 906-1916) di riorgurrizznion(• internu. monart·hifa in Fran,.ia~ la ..,.,•l)JHla di rec.t..iurazi,,n,· 1·attnlico-au<,tria1•a in <>rmania, ,·ambiai farcia all'Eumi,a. Quundo, JJù••hi :rnni dfJpo, ... n~o il ·10. un",;ndat.i <li ,;pagnoJi..,1110 Lra,..er.eÒ la r•ultura ,!uropea 1,pirito chi-wiottc!i1'0. spirito <• c11~1izr, ,,. Un.imun,,. hm1·iato in Jtalia dalla e< Voce,, io n<in mi &tuJ,ii, di'-')i: ci .,ia11H,. Quando j cunu,Lot.~ da roi prima, jJ fa._,•i<,1110 dopo In J:!uerr"a diedero ,.o,.po agli id<:ali Che eu:::ia si deve intendere quando si di<·<> che l'Italia non ha avuto la sua Riforma, e che nell'assenza della Protesta stanno le ragioni deHa sua immaturità jdcale e politica? Se Ja constatazione dovesse riferirsi solo a 1111 problema di critica e di libertà religiosa, se si limitasse a proporre il modello delle 1noderne nazioni protestanti rimarrebbe ltn'esiger1za eretica di storici e i catLolici avrebbero ragione di opporvi gli istinti della razza. Tra noi un ·movimento protestante deve provarsi ad affrontare un'esigenza più dolorosa e uJ1 problema assolutamente centrale della vita italiana. La vittoria del caLtolicismo, la pratica conservatrice e reazionaria .accompagnata agli artifici de111agogici che si ritrovano nella storia nostra sono inevitabili finchè pern1angono le attua"li e tradizionali condizioni dell'econon1ia. I tentativi più serii di eresia in Italia corrispondono al periodo della libera e prospera attività economica dei Comuni. Con l'jn gresso nella sloria dei popoli atlantici e con la scoperta dell'Anierica l'economia italiana entra in un periodo di stasi: il commercio è in cns1; l'agrjcoltura, natnraJmente povera, danneggiata .dalJ'esisleuza di feudi nobiliari ed ecclesiastici che sono tenuti secondo un regiine di beneficenza, non trova una classe di operosi coltivatori; gli artigiani non bastano che a diminuire il disagio in poche città settentrionali. In queste condizioni della vita generale si pnò celebrare il trionfo della Controriforma. L'arma della Chiesa contro Roma pagana, con.tra i bm·hari, contro lo Stato 1noderno è se1npre stata offerta dalla miseria universale. Le plebi povere furono cattoliche per le lusinghe della beneficenza. Cosi il dogmatis1no s'inlposc agli spii-iti un1iliati e sottomessi. Il fascismo è cattolico con perfetta lggica se si pensa che esso si inserisce nella crisi italiana in nn 1uon1ento di disoccupazione econon1ica; e la riforn1a scolastica, squisita1nente reazionaria, si serve appunto dell'insegnan1ento religioso per togliere alJe classj popolari ogni baldanza di ribellione. È chiaro che tutte le rivoluzioni protestanti in Europa provarono la loro vitalità nella creazione di nuovi tipi morali; senza la rivoluzione morale il libero esame sarebhe letteratura. Lutero e Calvino sono gli antesignani della mor,ale del lavoro postulata dalle nascenti den1ocrazie produttrici. Essi bandiscono ai popoli anglosassoni la religione delJ'autonomia e del sacrificio, dell'iniziativa e del risparmio. 11 capitalismo nasce da questa rivoluzione individualistica delle coscienze educate aUa responsabilità personale, al gusto per la proprietà, al calore della dignità. In questo senso lo spirito delle democrazie protestanti è identico con la u1oraJe .liberistica del capitalismo e con la passione libertaria delle masse. La fabbrica dà Ja precisa visione della coeL sistenza degli interessi sociali; ]a solidarietà del lavoro. L'individuo si abilua a sentirsi parte di un processo produttivo, parte indispensabile nello stesso modo che è insnf. liciente. Ecco la più perfeu.a scuola di orgoglio e di uu1iltà. Io ricorderò sempre l'impressione che ebbi degli operai, quando ini capitò di visitare le officine della Fiat, uno dei pochi s1.abilin1enti anglo-sassoni, moder~ ni, capitalistici, che vi siano in Italia. Sentivo in essi un atteggi.amento di don1Ìlùo, una sicurezza senza pose, un dispi-ezzo per ogni specie di dilettantismo. Chi vive in 83 ddla Reazione. di«c.;j an<'ora: e-i o-iamo. Ma il mio ;mimo era ormai 1lac-ra10 da quei miti. t naturaJr, rh1; ;di uomini d,..:JJo "pirito ahhiano una .-ensiJ,ilita di ~trumenti pr,,mr;nitori ,]elle hufere ideologiche: f· an,.he natoralf• <"he f'""i -ian,, '-empre alroppt1~izi,_me. Hi-1-nton,1 ,·on Ja piò \iva fanta ...ia il fa- •rino> ,Jif.,..n,fono ron la più f;•err-,tala f'O'den7.a etir-a J,. ragifJni di ,·ii, ,,h.,..il prer-ent1- raJpe.-ta e frride. P11• Jitira a parte: 1-~i,i ..ono oggi. in Italia. intimarnenv.: Ja,..rali e cfomorr.itir-i. ,''H;I motr1 rwndolare della -Loria ,...,.; fann,, da l,ik1nc-ien.:. I \Jai <·r,me r,g;6. infatti. -1mtimm11 'foanto i 1-'dnf'ipl df:11"89 ,-i -iano cari,. f...11uitit ,. ~1m1•r111-ita. per f•r-i. nr,n -,,11,, nfirnm;.nr, un merito. fonn,, JH1rr1-d,;I me.,tJ.,..ri:,. lo n,m mi pi:;:ri&.aw1di -tabilire fra le niie dut: vite i più auda1•i rapporti. L ,-,-..rtù. na 1·urio.-1, dover lic·enziare il IJu<'.t ,j"()c.~una, "l.w mi riferiva -ulJe ,n1·111; rnon.:in·hi,·h~ in JJ,,rtr,ft:allCJ. Ji'"f andare a fo. c.J"italian,, ,,,-r p<,tr·r ri:,mlen· 1·,.;,nih. .i prr,(e.-:- 1,ri e 1·ornpagni. dei pr,,ir1-~-i ,J,.Jla mia pr1Hfica. l,n -m:- N_:-1-0di (:J",-ternata •tUJ1Pfazi1me d,b.,.. J" eJ9gi,, funebre dw di 011·. ddunt,, vn-o il J9+<J. prùnunciai da\.anti .:dia Cr,rtr: di S11a;m..1.L,, -pirilfJ <li Bo--uet ale;zg:ia-~a int,Jrnr,. (Jur-ir·,..pi1•1•di1,fu J"ultirfll, dù1•umento di una vir·enda in r·ui -i ,-ranr, ,-olati gli id,:;aJi ,. i •ogni di un raguzzo J,or;the~1:: a,!li inizi del '\,He'·enl 11. F1LJPPO B, P,7,J(J. un'officina ha la dignità deJ lavoro~ Pabitu• dine al sacrificio e alla fatica. ' n ritmo cli vita che si fonda severamente saJ sen.s-0 dj tolleranza e di interdipendenza, che abitua alJa puntualità, aJ rigore, aHa continuita. Queste virtù del capitalismo risentono di una ascesi quasi arida: ma in compenso la sof. ferenza contenuta alimenta con 1:esasperazione il coraggio delJa lolla e l'istinto della difesa politica. La maturità anglo-sassone, la capacità di credere a delle irleologie pr_eeise, di affrontare i pericoh per farle prevalere, la volontà rigida di praticare dignitosamente la lotta politica nascono da questo noviziato, che significa Pulti1na grande ri\·o1uzione avvenuta dopo il Cristianesimo. La guerra europea ha djrnostrato come le democrazie del lavoro cosi alimentate siano le più battagliere, le più gelose a difendere la vita nazionale, le pii:1 capaci di spirito di sacrificio: e chi ba letto Caldno non avern bisogno di questa dimostrazione. Le religioni dell'indiv--idualismo sono sempre state eroiche. Invece nella storia italiana i tipi di produttori risultarono dalle transazioni a cui si è· costt·etti nella dw-a lotta con la miseria. L'artigiano e il mercante decaddero dopo j conumi. L ~ agricoltore è r antico sen-o che coltiva per conto dei padroni o della cw-ia e' ha nell'enfiteusi la su.a unica difesa. La civiltà più caratteristica poi è qnella che si forma alle corti o negli impieghi e che abitua alle astnzie, ai funambolismi della diplomazia e del!' adulazione, al gusto dei piaceri e della rettorica. Il pauperismo italiano s'accompagna con la miseria delle coscienze: chi non sente di compiere una funzione produttiva nella civiltà conten1porauea non avrà· fiducia in sè stesso nè ctÙlo religioso della propria dignità. Ecco in qual senso il problema politico italiano, tra gli opportunismi e la caccia sfronta\9- agli impieghi e l'abdicazione di fronte alle classi dominanti, è un problema morale. Il protestantismo in Italia deve battersi contro l'economia parassitaria e l'unanimità piccolo borghese e deve cercare negli operai educati alla libera lotta e alla morale del lavoro i quadi·i dell'eresia e della rivoluzione democratica. In questo modo non sarà un'ideologia di importazione, ma il mito autentico di un'Italia educala a dignità, il mito di cittadini capaci di sacrificarsi alla vita della nazione perchè capaci di governarsi senza dittatori e senza teocrazie. p. g. PIEHO GOBETTI Editore Torino - Via XX Settembre. 60 e, USCITO: GAETANO 6ALVEM1N I Dal pattodi Londra lla pacedi Roma con 'lvna stori<i della diplomazia italiat1,1 dAirante lo gue.-ro. -~80 pag. - L. lii I due volumi, contributi Pssenziali alla nos'tr-,, cultura politica, si spediscono ai nostri a,bbona.ti pe1· sole L. 30, framchi cli porto. JMMLV/>;NTE LUlGl STURZO La libertà in Italia L. -! ai prenotai.ori. Questo for·te saggio di Luigi Stur-zo uscir-à in occasione ùe1la fest.a d~lla Dt>moenu.ia Oristiana, 15 maggio.

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