La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 13 - 29 marzo 1925

IL BARl. TI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITÀ DELLA SETTIM/.NA C, RJCCJ Quindicinale di letteratura Editore PIERO GOBETTl ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semestre L. 10 Estero L. 30 Sostenitore L, 100 Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE POLI'l'lCA SA~JTAllJA Abb~namento a11n110 L. IO Estero L. 15 un numero l. 0,50 Preghiamo I ritardatari di mandarci il vaglia d'abbonamento entro la .settimana, altrimenti provvederemo alla rlacosatone mediante tratta SI 11pedlue f,oncr, di pori" a r;//i monda uaglla di L. 18 oll'edlfore OobeHI - Tr;,r•nr,, Anno IV - N. 13 - 29 Marzo 1925 Il N. 12 di" Rivoluzione Liberale,, è 8tato sequestraio SO M hl ARI O: R. MONJJOLFO: Discussioni marxiste - SeARÈS: Borrès. - La Vita j)[eridionale: G. D,ar.r,A Con·m: 1.,a banca regi on a le. - G. CARA~u-D<1Nvrr<,: Nitti meridionalista - J1itwgimenfo . p. g.· Sanlar□ sa - E. SEHVADlO: Sgua,do alla Metapsichica - B. ha Federazione balcanica, DISCUSSIONI E. BarLellini sembra quasi presentarmi ai lett.ori di Rivolu=ione Liberale in veste di diun.issiomnio da uomo pensante, prendendo sul serio (e in parte frà.intendendo) urn1 frase scherzosa cli nna mia polemica. con ClaJLidioTreves. Al quale - avendo egli, in un articolo del 1919 sulla prima edizione delle mie Orme di Marx, contrappost.o a talune mie considerazioni « l'inviolabile universali là della formola del divenire rivoluzionario secondo Marx nella critica dell'economia politica» - io rispondevo: dis1Jin.guiamo due questioni che non vanno confuse. C'è il probl~ma cl'interpreta.zione ciel pensiero di Marx; e c'è il problema di impostazione della nostra visione della storia e, conseguentemente, così della valutazione degli atti altrui, come dell'orim. ta.mento della azione nostra. Il primo è un problema che va discusso (naturalmente) in rapporto ai testi.: il secondo va risolto solo in rapporto ali' -esperienza storica. Quindi vanno dibattuti separatamente e indipendentemente, e con criteri diversi: e questa distinzione io mi pre=upavo di mantenere. Quanto al passò di Marx, ooi il Treves si richiamava., io tornavo a riferirlo· per intiero, mettendo in lu_cecome es,so affermasse proprio il concetto che io gli avevo attribuito, e non quello che gli attribuiva il Tre. ves; e commentavo: se queste parole non significano quel che io leggo in esse, devo proprio ritenermi affetto da in-imediabile deficenza mentale e dimettermi da uomo pensante. Ma ero ben lontano dal cercare nel verbo di Marx la prova della màa concezione; e, soggiungevo subito: « tuttavia non dico ancora di avervi confutato. Potrei benissimo trovarmi in compagnia. di Marx ed aver torto, ecc. ecc. ». Rimando per la più intiera. documentazione i lettori al mio libro (S'!;lle orme di Marx, Iq• ediz., voi. I, p. 71 e segg.);. chè realmente, se av,e,ssi - come può sembrare da. ciò che scrive il Bart-ellini - addotto, come principale argomento della mia teoria delle, rivoluzioni, l'autorità di un test.o, le mie dimissioni da uomo pensante non sarebbero state una semplice minaccia, ma un fatto seriamente compiuto. Ma veniamo al nucleo de,Ua discussione del Bartellini. Anch'egli distingue due punti : 9€J Marx credesse proprio che la rivoluzi(}ne proletaria dovesse avvenire col vento • in poppa e ne escludesse la possibilità in periodo di crisi - e se nella realtà (quale che fosse il pensiero di Marx) noi dobbiamo o no arrivare a simile esclusione. Distinti questi due punti, per alt,ro, il Bartellini si occupa e preoccupa soltanto del primo: il che è poco marxistico ; perchè nello spirito del marxismo un prob1ema storico non si risolve con la interpretazione del pensiero di un teorico, sia pure Marx stesso, accompagnato da Engels. In questo senso io ripeterei con Marx: moi, je ne suis pas marxi,ste. Ma anche impostando la discussione sul vero pensiero di Marx, il Bartellini mi sembra che confonda cose alquanto diverse: il massimo di sviluppo con la prosperità beata, le crisi di sovrapproduzione e le crisi di esaurimento. Quando io attribuivo a Marx la teoria che condizione di una rivoluzione sociale (sia nel passato sia nel futuro) sia il raggiungimento del somnw di' sviluppo della costituzione economica-sociale proosistente, io non identificavo questo con un momento -di fiore e di benessere, nè escludevo che se ne potesse g,ffi'lerare un momento di crisi e di disagio. Il massimo di sviluppo non significa per sè ste9SOfloridezza imperturbata e goduta in pieno: anzi per la società capitalistica Marx replicatamente ha preconizzalo, in coincidenza col massimo dello sviluppo, una crisi di sovrapproduzione, come il Bartellini stesso riwrda. La crisi di so- ' vra.produzione capitalistica è tapto più grave, come anche il Bartellini rileva, quanto maggiore sia il grado di sviluppo raggiunLo, MARXISTE ossia quanto più grande sia la pienezza delle forze produttive. La produzione capitalistica raggiunge, nel suo accrescimento di intensità e di vastità un grado cli capacità cui non rispondono più le capacità della distribuziorn, capitalistica e allora si ha una crisi la cui gravità risponde alla gravità del!~ squilibrio fra produzione e distribuzione. Fino a che punto queste crisi siano superabili dalla società capitalistica, con l'aumento· delle capacità di assorbimento dei mercati e quando invece divengano incompatibili con tale forma di costituzione sociale non è possibile, determinare teoricamente i~ antecedenza. Le, previsioni, che Marx ha creduto qualche volta di poter avventurare, sono mna.ste smentite da.Ila esperienza storica: le formazioni sociali hanno evidentemente una elasticità e \ma capacità di adattamento superiore ai limiti che a noi talvolta possono apparire insuperabili. Ma fin che questa possibilità di adatta.- mento si riveli nella esperienza storica, è segno, certamente, che le capacità di sviluppo della formazione sociale esistente non si sono esaurite, e che, d'altra parte le condizioni, necessarie e sufficienti a.ll'inso,rgere di una formazione sociale nuova, in so,stituzione, della vecchia, non si sono ancora pienamente sviluppate. Questo Marx espres-- se .m_oltolucidanrnn.te...nel passo dclla. prefazione alìa Criti.ca dell'economia politica: « una formazione sociale non tramonta prima che si siano sviluppate twtte le forze produttive, che essa è capace di dare; e nuovi rapporti sociali non si sostituiscono ai vecchi, prima che le loro condizioni materia.li di esistenza non si sia.no schiuse precisamente in seno all'antica società ». Fin che la formazione sociale esistente sia capace di ulteriore sviluppo delle forze produttive, ha una funzione stonca da compiere ; fin che le condizioni di nuovi rap, porti sociali non si siano sviluppate, questi non hanno la possibilità di sostituire quelli preesistenti. E perciò non hanno la capacità di distruggerli. On ne détruit que ce qu'on remplace: è un profondo conootto storico, affermato da Augusto Comts, e conferma.lo a noi anche dalle più recenti esperienze. Le funzioni storiche, rispondenti ad attuali necessità di vita e di svjluppo socia.le, non si annullano: le forme ed istituzioni che ad esse risponda.no non si distruggono, fin che, la loro funzione rappresenti un bisogno reale; quando si creda pure di averle cancellate, esse, ootto l'impulso, irresistibile della vita, rispuntano e ripullulano, finchè il bisogno perduri, come la gramigna, che l'ingenuo- coltivatore creda di avere estirpata col falciarne le cime al li'vello del te'rreno. La storia recente di Rus. sia è singolarmente istruttiva a questo riguardo ; ed io non ho che a rimanda.re il Bartellini, e, quanti si inleressino dell'argomento, ali' €-Safille,largamenle documentato, che ne ho fatto, nello studio sulla ri .. voluzione, russa, inserito nella III• ed. del mio libro ricordato. Quell' esperienza grandiosa. può richiamarci a una distinzione necessaria. che il Ba.rtellini mi sembra dimen,ticare. Le crisi non sono tutte cjello stesso tipo ; non sono tutte crisi di sovraproduzione,. E i tempì nostri ci hanno mostrato appunto una crisi mondiale, nelle cui strette anco:si, ci dibattiamo, che non era per altro crisi di sovraprodruzione, ma di esaurimento. Ora come il somnw di sviluppo delle forze produttive, di cui io parlavo con Marx, non significava affatto di per se stesso una floridezza da Eden o da paese di Bengodi, e l'universale nuotare nell'agiatezza più rosea e ridente, ma potwa. benissimo accompagnarsi col disagio di una crisi di sovraproduzione, così la crisi di esaurimento non costituisce affatto la condizione per la introduzione di nuove e più alte foNne di rapporti sociali. O l'esaurimento, è transitorio e superabile, e, la forma sociale esistente, dopo esserne uscita vittoriosa., riprenderà, riparate le sue forze, il ca.mrnino Il eçag1no1an.o ,, ascensionale, del suo sviluppo verso il massimo delle proprie capacità ; o l'esaurimento è il'l'irnecliabile e definitivo. e si ha la decad!lnza e la disooluzione della forma di civiltà pr·eesisbente, e la discesa verso la bar bùrie, cioè verso un grado inferiore :i quello già raggiunto. La storia, che ci r r;iStnl11 non pochi esempi cli civiltà scon11J11,rsneei dissolvimento, non considera ]ln altro qu,,- sti fatti come rivoluzioni be1bi .,,.1;1c zni·9. luzioni social i. Distinguiamo dunque fra 1: c,<s, .Ii cliversa natura ; e non cadiamo nr,11'errore cli supporre che l'antitesi, innl'gabile fra crisi di esaurimento e som,rw ui ,v,:,,po delle forze produUive, sigrnfì::lri pari ar,titesi fra questo massimo di sv,L•Vi•O e. ,e crisi d_isovraproduzione, che possono invece essern~e una conseguenza. E' natu ,aie r.!1e le rivoluzioni scoppino, nella loro forma violenta e più appariscenLP, non q11ando ci sia una diffusione di benessere e, uno stato generale di soddisfazione, ma quando in: sorga una condizione acuta di disagio ; ma rl'on basta la condizione _di disagio, acoompagnata da moti violenti, e da rovesciamento di un governo e instam,razione di un governo nuovo, a costitru.ireuna rivoluzi.one sociale. La rivoluzione non consiste, nelle esteriori apparenze coreografiche, che bastano a costituire una insurrezione o una conquista. a.Nnata del potere: la rivoluzione sta nella trasformazione interiore della costituzione socia.le, dei ra.pporii economici e delle ior:me giuridiche con cui la società si organizza. E' ùn rinnovamento intimo della vita sociale e dell'assetto storico; un processo che si può compiere anc.he silenziosamente, lentamente, oscuramente, senza quelle clamorose apparenze, con le qua.li gli osservatori superficiali sogliono scambiarlo. Mi permetta il BarLellini di rimandarlo ancora una volta al mio libro, al cap. su Forza e violenza nella storia, ne,! II' volume, e a quello sul Problema sociale contemporaneo (Le condizioni di una rivoluzione sociale) ne,] l'. In questo senso appunto io scrivevo quel periodo, che egli pure cita: " non c'è bisogno che l,EJrivoluzioni si compiano (come, i semplicisti della storia sanno unicamente rappresentarsi) in un modo schematico e per separazione assoluta della antica dalla nuova sooietà... ». Anzi lo stesso clamoroso insorgere di un atto inS'Urreziona.le si può considera.re veramente rivoluzionario oolo quando scaturisca da tu'tto un processo di trasformazione in via di cormpimento, che, allorquando trova un ostacolo la come la corrente sbarrata da una diga: si accumula e fa massa, fin che, precipita in cascata rumoreggiante e spumeggiante dall'alto dell'argine sommerso. Lo sbarramento d1illo•sviluppo delle forzè produttive in regime capitalistico può essere dato appunto da una crisi di sovraproduzione. Le forme di proprietà e i rapporti di distribuzione esistenti appaiono allora· come un ostacolo, che tende ad arrestare lo slancio e la spinta in avanti delle forze produttive. E queste, che sono in piena efficienza e non nell'impotenza dell'esaurimento, fanno impeto con la vigoria appunto del loro sviluppo, e possono abbattere l'ostacolo per .proseguire, entro nuove forme, quello svolgimento ulteriore che le vecchie forme erano ormai incapaci di contenere. Ma che cosa significa questo conflitto tra le, /orze e ]e, forme, se non il raggiungimento del massimo di sviluppo compatibile con quelle forme 1 Certo quel massimo di sviluppo è da interpretarsi cum grano salis; ma il grano di sale può avere anche sapore contrario a quello che il Bartellini è unicamente disposto a sentire. Giacchè ogni crisi di sovraprodruzione rappresenta un conflitto tra forze produtti\neJ e forme, di distribuzione e di proprietà ; ma non pe,r questo vale senz'altro a generare una rivoluzione. Finchè le forme siano capa.ci di una certa· elasticità, invece di irrigidirsi nella resistenza, la soluzione del conflitto si ·compie ancora entro di loro ; e per ciò più volte è àccaduto che lo sbocco rivo! uzionario atteso da Marx è rima.sto eluso. Certo 1,uo anche accaci.Bi·eche una rivoluzione proletaria insorga (come il Bartellini riafferma con Engels1 anche prima che sian create le condizioni per la socializzazion'> totale dei mezzi di produzione: ma che ella possa veramente riuscire una rivoluzione e non soltanto una temporanea e<ynquist~ ciel potere polit.ico, ossia un effeLtivo e stabile mutamento sociale e non un semplice tentativo destinalo a fallimento, clipenderd dalla sufficienza delle condizioni già raggmnte. Le quali bisogna che permettano la t6mpora.nea coesistenza, nell'aswt.to sociale, di elementi cli socialismo e e cli residui di capiLalismo, senza che nel loro contrasto questi ultimi possano finire per a.vere la pr<Na,lenza. La conquista. del potere potra aiutare lo sviluppo a compiersi con ritmo accelerato, quar.do si appoggi a condizioni valide_ a dare un saldo sostegno a.Ir opera sua ; nel caso di insufficienza delle condizioni stesse segnerà, con la sconfitta successiva, un a.rretram;;nto a posizioni ben meno avanzate, di quelle che senza il tentativo rivoluzionario sarebbe stato possibile mantenere. Le grandi esperi<mze storiche dei nostri tempi non debbono e&ser passale senza darci questo insegna.mento. Marx, se fosse vivo, oonsidererebbe più conforme allo spirito della sua dottrina volgersi a.gli insegnamenti della storia, che att-enersi ai suoi testi. Una concezione critico-pratica, qual'è la sua, è agli antipodi dello scolasticismo. RODOLFO '.\10NDOLFO Barrès / visto da A. Suarès Barrès, écrivain de talent, rtUI:i.sinfelligence médiocre, rhéteur en toute matière. b;iurgeois sans noblesse, et sans aucun~ grandeur de caractère, jama:is prince ni ba.- ron, jamais délivré ni oublieux de soi toujours notaire; soumois et chanteu; des rues; féru de jouer u.n grand. role et tout incapable de le lenir; amer de sentir son impuissance et croyant la cacher sous de grands airs, qua:nd il n'est pas ca.pable seulement d'un vrai deda:in; Chateaubriand de petite ville; enfin le plus faux des esprits ; en qui la fausseté naturelle est multipliée par tous les rnensonges de l' intérèt politique .et le, mdserable besoin de se duper soiméme. Reàziònari femministi Il fernm:i.nisnw è un'idea dell'=tico regime. La Rivoluzione accettando il dispreczo dei, Greci e dei, Latini e la diffidenza della Chiesa verso la donna, l' ha relegata nel gineceo, lasciandole l'anwre. Prima del 1790 si trova una copiosa letteratura sull'educazione della donna.. Dopo la Rivoluzione la tesi dell'eguaglianza dei sessi è trascurata: r Assemblea Costituente, la Legislativa, la Convenzione orga:nizza:rw le scuole dei giovani, s'occupano dell'insegnamento primario delle ragazze, ma non del secondario. Sono aboliti i conventi dove si allevano le figlie della media e grande borghesia. ~ della nobiltà. Nè vengono sostituiti. Gli autori della dichiarazione dei, diritti dell'uomo non pensano, alla donna. J. J. BROUSSOK A quanti non hanno sinora pagato l'abbonamento per il 1925 sl manderà la prossima settimana la tratta postale. Non dnbitiamo che essi paghe, ranno come è Rtnsto detta tratta: solo cosi sarà garantita la vita di !lIVOLUZIONE LIBE!lALE nonostante il danno ftnanziario che et viene I.lai sequestri. Ogni amico trovi un nuovo abbonato. E' uscito il n. 5 del BARETTI col seguente sommario: _L. Pignato : I/. nostro Carducci - R. Franchi : Romanel.li - G. Sciortino: La realizzaziane del grottesco - M. Vinciguen::a: Gozzano - Aniante : Ripresro dei Gancourt.

.i4 LA RJ\'fJI.UZIONE UllERALli Vita Meridionale LA BANCA REGIONALE g-ionH> \ttnl fare opcra <..:<mc-n.:tadi contnbuttJ, c ·rca11<lo eh agc:v,,lan· il , (,mr,it.1J ali<' banrbf..: reg1011ali, c.: ~rveglia1Flole , oukm1x:,raneamente, per far ~ì eh,_· 11011 1bbia11,-, ad abu..i:;an: ,Jtl credilo morale: che ,]';iltra parti·, /. )(Jro <'011,..-;e11t1to p~r un inkn __ ...,,,..;,(•UJ)(;rion-1 \t:1';:um..11te ru-1z-io11ale. Ricon-0110 sm·e11tc •mi gionlclli rr:1si come quc- ~t.c: « 11 ".'\or<l «pompa• i capilali del Sud! i1; ( i tlenari ~lel « cafone » vanL10 purlroppo n fc. condare le i11duslrie: protette del Setlc11trione ! 11. ~11;,,a dubbio sono frn~i colo1ile e rapprcsentati,·c. Clii le pwmrneia, e non clemagogicame::11lc 1 vuole i11clm re a far notare, con i pn:supposli ed il bagaglio di consegt1enz.e, una cosa L"C'Onomica: Jlindirizzo, dan11oso al i\lez.zogiorno, che piglia il risparmio mcridion~lc. Chi le rice\·c, e ci fa c.a~o, le piglia sov<:uk in qu<:l sen:;o che poi procura qualche atto~<.;icaulc esclamaz.io11c dl ,terile a,·,·...:n,ioue iutern.~giouale. 1..;c1in w1.a valuta:1.ion1_•co~ì L rrouea clelie cose, le banche del Sunl • pompano • ed il :\k/./.,ogiorno 5i esauri- ~cc nelk sut.· hiu.c i~terichc, 11011 guadag11andod <.:erta.ml:11t,11l: in !-:.:rictà nè i1t b\.:iJc;:-:crc. Dalle g'('.t1erali tc11denzc cconomich<:.' (e: quindi anch~ banc,.irieJ del presente non può alLe11dcrsi Llll , olo11tari-;tico1 auticcouomico inlere.-;~--a..me11to pt:l ~Ju.:1..ugjorno.. \ nchc se domani, però1 ragioni 11011 utilitaristiche in<ltuTanno ad m·cre a cuoi-e pot<:nLiali risorse del :tlez.z.ogiorno {e ciò sia anche da cn.-der~i s11bspecie ceten,il(ltiSL ogni auimo dabbene dt,·c sentire la pochezza dignitosa della pro:-.petth·,1. 1 perman-endo 1 altscsì 1 u11a .::iO· ~tauz.i~1.lcinsufficieUL.a economica. Il :tlczzogiorno <le,·e ri,·ahttarsi ecouomicarnente pe1· un sei:io moYimeuto etiologico, che ponga mente e s1 incorpo1i 1 per non essere utopislico, in aspetti attuali concreti. Impossibilità logiche non esistono. Son numerose, -inYecc, clan. no::;e so,Ta,-:;trutture di fatto ed inveterati p,re- _giudizi. ~ello scritto che segue (intenzionati a far opera positi,·a) cercheremo di esporre nn aspoetlo dell'indirizzo che crediamo proficuo peiun'eleYazione clell 'economia meridionale. La pi-esente di,·ersificazione tra zone d-i ricerca e di raccolta del 1isparmio e di conseguenti inve~timenti del denaro rip<.6a sul concetto psicologico-economico dell'istituto «·banca»~ « La banca è strumento d~ intennediazione nel mercato del denaro 1 che presuppone, per il suo tecnico funzionamento, valutazioni utilita.1istiche marginali cli esso molto differenti, così che si determi11i 1 come in tutte le operazioni di scambio, tu1 accrescimento cli utilità e pe:r chi p1'esta ad essa il det~aro (operazioni passive della banca) e per chi di es.so fa 1-ichiesta principalmente per scopi industriali o commerciali (operazioni atth;e). E la banca trae i suoi utili nell'appropriarsi, per i serYizi che rende, di parte di que-· sta produzione di utilità. li. • Utilizzando delle pregevoli considerazioni già 1atte, ci pare d'aver sufficientemente stabilito la funzione tipica della banca. Ciò fatto, si spiega come avYenga il « pompaggio • del risparmio meridionale 1 perchè Sud e :-.rord fungono, siuteticrunente, come due categorie di individui ~ ,-alutazionl molto differenti. Sul terreno econ<r m.ico, non hanno ora tortt. nè il rispal'miatore meridionale nè la banca del ~ord che pone quaggiù 1·::i.ppresenta11zeper la bisogna. Il torto iicade su chi, in condizioni mentali adatte, non si ingegna a suggerire gli indi1izzi nuovi, più gio1.'evoli, della. selj-made-coirntry, nella loro storica elasticità; e ciò nella prospettiYa finale di un più serio affiatamento unitario. l\nzitutto, in che cosa differisce, oltre che in una minore familiarità con le operazioni creditizie, l'e,·oluzione bancaria del Sud rispetto a quella del .:(orcl?; in questo: Kel ~ord Ja banca s't da tempo cr. impersonalizzata »; si pon mente al fatto obbietti ,·o dell'intermediazione. Nel }.lezzogioruo 1 ed in ultima analisi, è una banca ,.-he si piglia faticosamente la fiducia del pubblico. :\'e segue che quando un disastro bancario <:ome quello della Banca di Scout9 si abbatte sulla Nazione, il danneggiato del Nord lo riguarda come disastro di ·u.-na banca e fr'ancheggia ancora la funzione delPintermediazioue crediti- .zia; qu~llo del Sud, invece, col crollo di quella, banca, nel più benevolo dei casi, circonda di molte, sospettose diffidenze la tecnica banca.da. UrdinaJ·iamente, però, è un ritrarsi da qualsiasi rontatto con le banche, verso le quali si coucep-i- -Sce l'odio dei vigliaccamente traditi. Anche il 1'onl sente, t \·c1'0 1 le con..segueuze del crollo di ·una grnnde banca. l\Ia oltre i grandi benefizì -collettivi di cui esso solamente ha goduto, vi-ve, .ancora, le ,·arie fasi della dta dell'istitttto 1 co- ~iccbè un dis:1stl'o, oltre cbe esse.re obbiettivamente pe11sato tra i ((casi ,i sfortw1ati della p1·artica bancaria, (-; sminu.ito 1 pratica1nente 1 da un certo presentirne la viciu.auza. "Nel Me-bzogiorno, invece, il risparmiatore è ciecamente fi.ducioso1 11t: s'iIJtende troppo, poveretto, delle.. malizie figurati ve. Un mio amico incapp,.,ò nel disastro della .Discanto per un notevole deposito fatto nell'ultimo mese di ,·ita che essa ebbe, e fu -pt:rciò pagato in moneta di liquidazione. Provatevi a consigliargli, al presente, fiducia. negli .ordinamenti ùegli istituti liberi 1 e sentirete che giudizi lusinghieri! E1 come quest'amico appar~ tiene alla c1asse cittadina, cercate di por mente e di immaginan·i le conseguenze in rispetto ai INSsjdeutj. rurali. C'è da ricordarsi della mentalità della tesaurizzazione ((domestica» 1 nel pen: :-are ,:1,lfanatico ritrarsi psicologico di costoro ,falla prntica bancaria, cosl_ faticosamente raggiunta. a Le banc.:he ttgionali, pen:1ò, accanto alla flinziouc loro l}ropria, ne ha11110 uJJ'ulli:.t gr;111cJissima e specifica, nel Mca.,ogior1Jo d'Italia. Si t.ratL1, come méta finale, d1 creare, altravtn,o uu'.alliva acquisizione spint11.al<:, la fruttuosa coscienza della ba11ca moderna. Ques-lo, per quel chC' presuppone e procura, e com<; dire ri",Juzionc economica de;l 2\lczzogi<J1no. (Jl letlc11t: htn capirà eh~ qui perliamo per sintesi, <.: cerchiamo di veden:: il fenomeno nelle s.uc li11C'c~generaJi). Solo i11 questo modo sarà possibih.: rc-alia ....1re i miglforamenli ag1an ed ag-rario-l1J11dia1i dei quali ora. si IYJ.rla i11fo11dalame11lc:. Questa sensazione di po~sibilt' rrnrn,\ ,lllil·11lo dc,c preoccupare,; ugt1..al111c11l<.· d.iL' ~·l:li di1Llll\i: r.) chi nel 1',Iez.zogiorno è alla t1.;..;la <..'.·:~li 1slilnti baucaxi regionali nel s<:11sod1 renderli cauti (per le ampliale, prc:giudizievoli ,;1x-1·cus-- sio11i annullatrici) nel le11t.arc operazio11i pocu nien che ::.icure, e di promuo,·erc con p,re:muroso intercs8amento tutti quei provvcclimc:nLi che valgano ad age,·ol.are il pubblico, facendolo accostare nlla vita bancaria, c perciò dc:bbono ptu·e meglio mostr~re, e ne sarau giustamente favoriti 1 la ci: poesia li, prima ancor che La positiva garanzia, che l nella raccolta e nel reimpiego locale del dènarn; - 2.) chi per l 'eleYflzio1h: d<.:l :\lcZ'lo- ~ella realth 11011 dispctiamo. Ili U::mp-i in cui un s<:ri,, 1stitnlJJ rr:gfrmaJi.,tito, il < redito 1/eridionale, pur l,,Lf.:tn<l,J 111 un ambi<::llk d1c: l· autora cliffid(..-'1Jtcp<.--rl.a tri.._,le esperk'ln..a delia Disconto, rie!;<.ca far bene c:d a prospc..-'t"an.·,guatlagnandfJ,;i progrcs..;i ,·anw11t..ela maggior fiducia del pubblico, i:. a eredersi che agendo &e<·cmdo le preoccupazioni sopra ,lette, chi voglia far azione mcriclic,ualc 11.ousciup<.-rcblw la .-;tt,--i attività, c-onfortan,Iolo ddla su.a fiduda, <:. vagheggiandolo alla te5la di una fiLl.:i rete di 1·obtL';ti istituti locali, in un .\lcz'lo~iorno ('h<; ha alfinc trùvatt.1 e valutato ::.è: ste;, !,O, organiz.'l.andosi, storic;.i. mente, ad unit-1. pro<lutti,·a. H.iassumiamo le: n0<;ln: note:: t.'"Si.sto110al pre::- scnll: banche me, idlonali : quel che t da creare l 1'adesione:: psicofoJ.;ica alla " banca 1·egionalc •· Quando questo, p<:1 u11a più sana cmnprensione elci :tkzzugiorno e cle;i suoi bisogni, sarà, sul terreno concreto si avrà: I.) 1i~fYJ.rmiom(:::raviglios-ameute favorevole pt1' le: OJX:razioni e migliorame:nli agricoli; 2.J ancora, ri:-.parmi atti a fayorire un industriale::;imo della. proda.zinne terriera; ossia il clima per ia <.:lc,·azione economica mc:riclif'1talc. G-Jt'SEl'PE IJEr,r,.\ CORTR NITTIMERIDIONALISTA ::\'ou si può pensare alla ((quistioue meridionale», se11za ricordare con gtatitudine segn.atameute tre nomi: Giustino Fortunato, Francesco Save1io Kitti 1 ::-,Japoleone Colajanni, ::--Japoleone Colajamll morto sulla breccia, non poco amareggiato, Giustino Fortu.nato ora.mai appartatosi, Francesco l\itti esule.. Pare p1·op1;0 il caso di dire.. I{ simili a sè la terra gli abitator produce». - Destino avverso, quaggiù, <1lla terra ed a.gli uo1nini ! Dedicarndogli uno dei nwnerosi suoi libri sul1a quistione meridionn..le, Francesco ~itti scri,·eva a Giustino Fortunato: «Io. non posso, mio caro amico dedicare questo libro se non a voi; leggendolo, vi troverete una parte di voi stesso•, senti rete che è in esso quello s,[orzo <li ve1ità che vo-i amate. In un tempo in cui la illusione fioriva voi siete stato l'uomo della realtà; ognuno d.:inori vi deve qualche cosa.. Sono parecchi aunj che la questione meiidionale è l'oggetto di tutte le nostre ri. cerche e uno stesso spirito d.i redenzione della nostra terra ci anima : per diverse vie tendiamo alla stessa meta. Non senza tristezza tendiamo: perchè, fra la nostra gente sopratutto, il linguaggio delle cose offende e il pregiudizio non è solo un errore, è una tradizione.. .Molte volte la mia voce fu ingrata: e l'aver cercato premurosamente 1 quasi tormentosamente 1a verità, l'averla detta sempre non fu senz.a do,lore. :._ Che importa? - Quando io penso a tutte le cose buone che si possono fa1·e, a tutto il, male che si è fatto; quando vedo ciò che sia.mo e ciò che possiamo diventare, ni uno sforw mi pare eccessi vo1 ninna pena gran-de. Durerà forse a lungo questo regno dei mediocri? Saremo forse sempre gli schiad degli stessi errori? - Oggi come ieri è tristezza, iiia nell'aria sono i segni della riscossa e il malconteµto, p-recursore della rinnovazione, comincia a conquistare gli animi... Se Patmosfera è ancora fosca, qttesti rossi bagliori non sono un tra.monto di saugue 1 ma un'alba di 1innovaz.ion·e. - E noi vedremo il mattino 1 poi che l'abbiamo atteso con animo fidente,. E uno dei meriti m.aggiori di Frnucesco Nitti nel rigu.a·rdi d'ella quistione meridionale è questo appunto·: che essa 11011 è stata per lui oggetto soltanto di studio 1 ma benanche cli sincera passio.ne e di fede sicura; pe1· cui se molti potranno atteggiarsi a interpetri, a paladini, a be. nefattmi di questa Ten-a, pochi 1 pochissimi, specie se quivi son nati e vissuti dolorosamente, potranno sentirne la ,·era, acre, tormentosa passione. Alla quistione meridionale in vero Nitti ha dedicata tutta la sua an.ima, tutte le sue energie 1 µerchè l'ha couside:i-ata sempre come il più grande problema italiano, al pari di Cavour, che diceva: (( Co11,stituer l' Jtalie, j()ndre ensemble Ies élé111ents di'vers do11-t elle se com.pose1 metbre en fi,ar,nonie le Nord et le Midi, offre aut:ant de difjiculté q•n'une g1,erre a'Vec 1/A·ut-riche et la tutte a1.1ecRome ». - La libertà e l'avvenire d'Italia. sono1 secondo il ):"itti, nella soh.1.iione del problema meridionale. Fra le taute teode fonnulate per spiegare la inferi01ità del ìVIezzogiorno, parecchi scrittoriJ con la loro teorica etuico-anti·opologica avevano creduto di pronu.nzia.re nei no.stri riguardi Ll.l.la mortificante sentenza: in Italiai vi sarebbero due razze diverse e gli abitanti del :Mezzogiorno apparterrebbero alla razza inferiore, a quella mediterranea, la quale porterebbe in sè i germi della propria decadenza. Sarebbe vano quindi per noi oiericlionali lottare contro una tl'lste invincibile fatalità! Ebbene iT Colaja.uni piima. e più pac1:icolarJrnente poscia il Nitti combatterono acutamente questa. pseudo-teoria. « Niente è pit'1 dannOSo, scriveva il );itti, che, in nome di una falsa scienza, stabilire cause d'inferiorità che non esistono. Le attuali diffet'eme fra il >ord e il Sud non hanno alcun carattere di neees5ità e di fatalità; esse sono l'effetto di parecchie cause, fra cui !}1incipali il regime finanziario e il regime doganale, che sono stati di grande vantaggio per il ;-;-ord e di grave danno per il Sud. - L'unità ha fatalmente· tolte al Sud le sue maggiori risorse. Ma pure 1 in proporzioni di gran lunga minori di frcnte al ;\ord, l'Unità - soggiUJnge lealmente il Nitti - ha, senza dubbio, assai giovato all 'Ita.lia meridionale, giacchè le sue provincie 1 prima impenetrabili, si sono aperte al soffio di una Yita nuova e più umana; vi è, infatti, un maggior nwnero di s·trade; la coltura media e la, coscienza. generale si so110 più elev·ate; il popolo sopratutto è più l1bero •. L-0 s,·iluppo del Settentrione - continua il )Jitti - è dovuto a cause s.toriche e alla sua posizione geografica. Per circa mezzo secolo è stato tw drenaggio continuo 1 ttn trasporto di ricchezza dal Sud al Korcl. Tale iiccbezza ba perr messo la. formazione di grandi capitali che han reso possibile la educazione e la trasformazion~ industriale del Settentrione. La p_osizione geografica. di quest'ultimo, l1essere cioè situato ai con.fini dei paesi più ricchi e colti di Europa 1 ha inoltre aYuto la sua enorme e benefica influenza. Tutti questi elementi, un.iti insieme, hanno determinato lo s,viluppo della gr'allde industria che, fino al r8601 mancava al ·Nord . ..._ Nel r887 è venuta la pùlitica doganale e il Mezwgiorno, da colonia di contribuzione .si è tr'asfo-rmato in colonia di consumo in. ·favore dei pro. dutto1i settentrionali. Al Sud non rimaneva che un solo privilegio: quello di pagare 1~ maggiori imposte. Il goven10 prende le imposte e impone la corruzione politica. Sì - perohè tutta la penosa condizione del ..\Iezzogionw è doYuta 11011 solo alla configurazione topografica, alla politica economica e dog?nale, ma anche e specialmente alla politica interna. Cavour aveva intuito che la 1igenerazione del lHezzogioruo dipende,·a in gran parte dalla forz:i. e dalla onestà del Governo; ed inYece, sopratutto dopo il r876, l' Italia meridionale è stata considerata come un « feudo politico», come il paese destinato a fonnare Je maggioranze ministeiiali. I Prefetti qttasi non hanno avuta, altra funzione che di fare le elezioni· intere regio11i sono state abbandonate a cliente!~ infami; in molti paes-i il Go,·eruo non è apparso che sotto le fonne della violenza e della prepotenza; spe&>o solo il carabiniere e l'agente. delle imposte banno rappresentato lo Stato. looltre, la rnppne.sentanza politica del Mezzogiorno 1 fatte poche eccezioni, è stata per lo più formata di persone che han fatto servire il me- <laglino a procurare affari, a rendere p1iccoli faYori e-a corrompere la giustizia. • Può i i .i\Iezzogion.1.0 risorgere.? - La depressione del Sud - risp011de il Nitti - non deriva da al~una uecc.ssità 1 ma da condiz-ioni che possono e devono mutare; gradualmente, pe.rò1 lentamente, anzi penosamente. La salvezza. è negli stessi 1neridionali, nel loro spi1ito di opposizione, nella insoffcrenz..:'1de1l'abuso, nel più grande spidto cli solidarietà; la qui.stione del Mezzogiorno non è solameute una qui.stione economicn, ma è anche una quistione di educazione e di morale. Deg·ne altresì di particolare me~one sono le sue pagine e suoi peusieti sttlla nostra e11iigrazio11e, cli cui 1 ptu- mettendo in luce i maravigliosi Iisnltati, nou tace gl'incouvenienti; è il :fior fiore delln. uostr'a gente quello che emigTa; que-Uo fra i 20 e i 45 anni; è qttindi come un fiume di gioventù e cli forza che l'Italia riversa all'estero. « Noi speriamo - egli disse quindi alla Camera, uhito <lopo la guerra, nel famoso èiscorso del 26 novembre 1918 - di conservare ,df'Jtaha, con un \·a.:;tr, progra1nma di lavoro e dj upere, la yiu gran parte dei lavoratori; ma , ogliamù che :-,ia ben chiaro per i n05tri amki di Europa e fuori di Europa, che- noi c011Sideriamo 01,,r:niemigrante d'Italia come una fc,f'l..;J. [X.'Tduta r,d n0<,tro paese ~ c.ome una riC(:he'aA ,vrpfr-t...1ta dagli ~ltri. E però noi 1>(:tlsiamo che all'antica c:mignizirme povera sia necessario SO- ;;titnire una <.-migrazione di qualità; noi de.sideriam<.>che il tlfx.1 di lavoratori in cerca di tn.<.,- cJesti .-;a.lan e spc.~ in c1mcorre11.7,,.a cc:,n gli oper,. i dd J~.Je.s1 1nU ricchi, rkbba sparire. .\[a ,<.1vratutto Xitti vuole c:-he.il no=,tro paoe ;:;i tra.~formi <la e~rJl'..trtatore di uomini, in t-:,portatore: di merci I tht- éS5f..> diventi, cir..k, un gralJ'Je f.,a~c: industriale. E non d-i lie-n: m0ment0 1 uei riguardi <l-e-11 quc,-,liom~ merirli<.Jnale, fu la atti vi:-;,oimaparteei- {r.-1.Zi<Jncdi Frances-.v ... itti alla Inchiesta l'ar, 1mentnre del H/.'i sulle cr..mdizion.i dei contadini nelle pro--..:1ide 11ieridionali e nella Sicilia; a'b quale il '"'tt~"Js,,.ritto collabor<J quale Delegato tccniu,. ~itti fu il H.t:latrrre per la Basilicata e la l.~.1lahria e i <lu<::\'Olumi che egii -;.c.-ri:,(':.>e formane, una n:ra 1:1iniera di acute r.l':>servazioni e di ,:;,agg-ié yrvf.>Cr.,tC:,che non solo ogrii mtridionalc, ma CJgni itali.ari..-,,dovrtbbe leggc.-n::e yr.mderare, per C:Oll\'inccrs;. q_uaJJto la qui-,tione mtli<Ji.(Jn.alc ia quistlvne p-ic.--namC::Dt.e i aliana. , l'er l' lzalia mc:ridionak: - egli scris.::,e e ri- [Atc· nei 11oi di::;cor::.i jYdJJamentari - e -0pro;- tutto per la Calabria e per la Basilicata, il pn,- blema più importante è di aumentare la i-,ro<lu. /,lune. Ricostruire il ter~torio: questo è il i,unW c::.:;enziale. Lna politica di acque e di boschi so- ,·rasta come utilità ogni altra forma di atthità; combattere la malaria è problema vital;e. li rimboschimento de,fe costituire la base di qual:iiasi rinnovamento e:conomico1 gi.acchè è op<.;ra folle far precedere le opere di bonifiche che i torrenti e la ma.lari a si curano di tra ,·olgere o cli inutilizza.re. ì1 ~itti ;;.uggerisce quindi la formazione di UD ,·asto demanio forestale, ritenendo che in simile materia sia del tutto insufficiente l'iniziati •:a priYata. Di questo demanio boschivo nazionale) per rompere il iicomposto latifondo, donebbero far parte, dopo la relativa ricostituzione, anche i demani comunali. Si potrebbero rimboscare circa Socr.ooo ettari e i capitali occorrenti non potrebbero tro,·are un migliore e più sicuro in- \·esti..mento. E ciò senza tener conto e.be il rimboschimento della Basilicata potrebbe anche anre la su.a influenza. sulla fertilità e sulla distribuzione delle acque della troppo densa Campania e della troppo arida Puglia. E suggerisce ancora la form..azione di un grande demanio delle acque. La Calabria, per le sue i1nmense energie idrauliche, potrebbe diventa.re una grande regione industriale. :'..\elle due regierni esistono molti luoghi adatti per la costn.tZlone di grandi laghi artificiali. La Sila, da sola, potrebbe dare il più grande impianto idroelettrico di Europa. In queste regioni, dice il ::\'itti, piut. tosto che introdurre la\·oratori esotici 1 bisogna introdurre il capitalista e l'acre piacere delle lotte economiche: lo spirito capitalistico è sempre nelle società moderne la sola scala per cui si sale alla ricchèz.za. In uno dei suoi ultimi discorsi Egli dis~e : - « 11 Mezzogiorno ha a\"l.1.to tutti i dolori della guen-a e niuno dei benefizi che si sono largamente diffusi nelle wne industriali. Le popolazioni meridionali hanno tutto dato e nulla av-uto1 e non è possibile che non Yenga anche per esse tu1 giorno di giustizia e di foce •. GrgrA~"KIDR.-\.xoDo:snTo PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb:ce, 60 So no usciti : GIUSEPPE G_.\:\'GALE RIU.ObUZIODEPROTESTAilTE L. 6 JI, 1,!ALE CATTOLICO. - I. Il popolo sacerdotale. IL Equivoci della politica assoluta. - III. L'illusione giovanil-cattolica. - IV. La crisi del! 'anticlericalismo enciclopedistico. - V. L., doppia Yerità. LA :S-OSTRA GENERAZIOKE PROTESTA_:,.;TE. - \'I. L'idealismo d'anteguerra. - VII. Il fenneuto della guerra. - VIII. \Vilsonismo, bolscevismo, fascismo. - IX. Travaglio morale. LINEE D1 'UN'tDEOr.OGIA PROTESTANTE. - X. Idea della storia della filosofia. - Xl. Idea d'una filosofia calvinista. - XII. Significato del iitorno alle origini. - XIII. Punti· fen.nì sulle- eresie. LINEE nJUNA PRASSI PROTEST.-\::,.;TE. - XIV. La coperta del lavoro. - XV. a\.ntipaternalismo. - XVI. Il problema del Sud. - XVII. Democrazia misogallica. - XYUI. La religione borghese. - XlX. Le due paci. CARLO RICCI P□hlTICR SflNITflRlfl 500 pagine • L. r 6 problemi di uu medico, (igiene, sanità assistenza, scuola 1 ecc.) visti di fronte al1a presente crisi politica. Un libro di grande oiiginalità.

!.A RJV(JJ,( ZJO:,i:; LJHEJ<ALE Risorgimento SANTAROSA Esr1trnnar,dole .sue ideologie bisogna tener contu di r1ve.1tosenso del provvisorio. Son ero /acile per 11r, fv r,zionario piemontese a/toccato special,riente al senso del do7Jeree deliri diqnità passare ai grrmdi sogni di dern1Jcraziaeuropea. J.11 r·11/lura pienwntese del primo otlocentr; /11 all' avanguardia detta polemfica contro lo rivoluzione francese. Prescindendo dalla po/fmJica dà reazionari che deriva direttamente dallo spirito del/' Ppoco (la Re,tamozione), la posizione antifrancese di ro1110nticie progressisti si può giustifìcare per r/11fordini di considerazioni. I ro111anticicarri.vanoche le tradizioni spiril1111lidel vaese erano legate al cattolicismo: l'anticatlolicismo sensista dei Francesi screditr11'a la causa della rivoluzione che per raqioni di opportunità, di adattamento e dicia,,io pure di razza conven-/va fosse cristiano, correzione dall'interno, non distruciu11e,dei cattolicismo. I pro.qressisti si trovavano sollo Vittorio E111-01, uele I in piena reazione col ricordo dei bei tempi di 'Carlo Emanuele lll e di l iltorw Amedeo li, principi riformatori, elle ai,ei:a,uJ cercalo di fare del Pienwnte uno Stato moderno . .4. questa decadenza non era estraneo un vero esaurimento della casa regnrmte (ormai estinta nel suo primo ramo, rido/la a far succedere su( trono per quasi 1,,e:,:osecolo i ni'RJ)tisemvre più indifferenti e II pnlitir'i di Carlo Emanuele Ili: ma la roqi-Oneapparente e in realtà l'occasione sì allri buiva a/l'intervento francese, che di 111,aCasa indi7Jendente ai;eva fatta la schiava delt.'lustria. Sontarosa sentì vivacemente questo dop71ioordine di motivi alla propria condotta. .lpparteneva a una far111i.gliadi nobiltà, recente, nobiltà concessa in premio per servigi al re - il lealismo illuminalo era in lui tra. dicionale. Il mestiere della corte non aveva a,icora corro/lo le virtù di iniziativa àei Santarosa; vortai;ano il carattere del sèicento e del settecento, burocrazia ligia al re perchè il re rappresentava lo Stato 1noderrw anche contro la più antica nobiltà feudale. Si trattava di una oera borghesia che aveva trovato la nobiltà attraversa agli impieghi. L'ambizione della gloria, il senso delle virtù militari e statàli -ermw nel sangue di questa famiglia che aveva concepito col re il grande sogno di un Pienwnte capace di dife11dere in qualunqu,e caso con le armi la sua indipendenza. Il ritratto che ce ne ha lasciato Cousin è il ritratto del 1'lllilitarepiemontese. « Santarosa era sui 40 anni, di media statura, cinque piedi e due pollici circa. Grossa la testa, calva la fronte, labbra e naso fìn troppo grandi; portava abitual1nente gli occhiali. Nulla d'elegante nei suoi modi ; un tona maschio e virile sotto forme del resto squisitamente cortesi. Era tutt'altro che bello: ma il suo volto, quando s'aninuwa, ed era sem,pre animato, aveva qualcosa di casì appassionato da attrarre. Era sopratutto singolare in lui la° forza fìsica eccezionale. Nè grande, nè piccolo ; nè pingue, nè magro, era un leone per vigore ed aqilità. Per poco che cessasse di contenersi il suo non era più un cam1'lllinare,ma un correre a balzi .. 4veva muscoli d'acciaio e la sua mano era una morsa in cui serrava i più robusti. U ho visto sollevare, quasi senza .storco, le tavole più pesanti; era capace di sopportare le più lunghe fatiche, e sembrava nato per le fatiche di guerra"· , Tra le fatiche della guerra era vissuto ancor fanciullo acco<,npagnandoil padre, nelle campagne del 1792-93 contro la Francia. _\; ato nel 173:3 eqli apvartiene in nwdo caratteristico a quelle generazioni che l'esperienca pratico cl ella Rivoluzione Francese, volse a grandi sogni, togliendoli a forza alla loro vita tradizionale, senza lasciar lorroil tempo di consolidare queste aspirazioni con forti st11di. « Il nostro - scrisse più tardi a Santarosa - Ì' il tempo . della cultura parcellare ,,. La Restaurazione ne avrebbe fatto poi e/Pi romantici avpassionati e degli spostati. Un regime provvido, come il piemontese del primo settecento, avrèbbe trovato il modo di valoriccare- queste energie, che certo aven"'w più spirito di statisti e d'amminislratori che di cosviratori. Sindaco di Savigliono a z,; anni, sottovrefetto di Spezia, capitano dP-igranatieri nella campagna del ·'J 5, poi im;,iegato del 1vlinistero della guerra Santarosa sarebbe stato un uomo prezioso i;er i vece/li Savoia. Il suo lealisnw era incondizionato. « L'abdicazione di Vittorio li11wnuele - scriveva egU nel '21 - fu una r:,ri111asciagura. Noi tutti lo sentimmw. Io ne µia,isi lacrime amare: io che alla persona del Socrano portavo vivissimo affetto e mi pa- ;,CfVO della speranza, che divenuto monarca di otto milioni di Italiani mi perdon1lTebbe un giomo d'avergli recato momentaneo dolore>>. Di quest'u.omo d'ordine la stupida reazio11P fece un sovversivo: di questo fwnzionarw //,'istinto che, sposatosi subito dopo la Restaur~zione, avrebbe dedicato- tutta la sua vita alla cosa pubbl-ica e ad educare dei fìgli de- ,,oti allo Stato, fecero un esule e un cavali~re erranle. ~ ag1no 1a I "''ete Santarosa non era nea111:he 11n ut,,- pista: stile e pensiero in lui si dr,finivano in un liberalisnw moderato, lun[Jirnirante, concepito come arte di qoverno. Non il visionario, non l'uomo di do/Irina, ma il cittadino si ribellava al regime poliziesco e alla violenza detle sétte retrive che gli ispiratori di Carlo Emanuele I avevano importato in Piemonte. In Santarosa reagiva contro questo illegalismo dominante il senso della dignità civile. « Il nostro gover110 era pie1wment1' 11ssoluto di diritlo e di fatto. Il Piemonte è troppo progredito nella civiltà per potersi a ciò rassegnare, sopratutto dopo l'esperienza fatta dal 1814 in poi dell'impossibilità di aoere almeno u.na buona a,mrànistraz'ione con un tale governo. Se il Re si limita semplicemente a temperare la nwnarchia pura con istituzioni che la ravvicinino al governo rappresentativo senza però instaurarlo, noi saremo condotti da una tendenza irresistibile a sollecitare sempre isliluzio11i più liberali: gli animi non si quieteranno, non si vedrà quanto si è ottenvto, si vedrà solo ciò che resta a conseguire. Non avremo nè pace, nè riposo, nè felicità. Non credo che i miei concittadini abbiano invincibili preferenze per talune forme costituzionali piuttosto che per delle altre: ma sono convinto che occorrano loro delle istituzioni che assicurino la libertà individuale, l'eguaglianza dei diritti civili, l'indipendenza dei tribunali, la responsabilità dei ministri, la libertà della tribuna e della stampa, guarentigie di tutte le altre. Persorneeminenti del mio paese giudicano diversamente: non ponqo in dubbio la loro buona fede, le accuserò solo di non conoscere le vere condizioni dello spirito· pubblico, di no,n averle studiate, di non averne indagate le vere sorgenti, e di abbandonarsi a illusioni funeste ,,. Con questo soqno di uonw d'ordine e di Stato Santarosa operò nel '2i. Egli non era un rivoluzionario: se dunque peccò di ingenuità .tattica converrà un'altra volta accusarne i tempi. « Venti volte Santarosa mi protestò - seri- • ve il Cousin nel ritratto dedicato all'am.dco - ehe i suoi amici ei lui non avevano annodati rapporti con le società s°egrete se non assai tardi, all'ultima estremJità, quando era ormai patente che il governo piemontese nè voleva nè poteva resistere ali' Austria - che un movinnento militare sarebbe impotente, se non appoggiato ad un moto civile - pel quale era indispensabile il concorso delle società segrete. Egli deplorava questa necessità, e accusava l'aristocrazia, gli abbienti pienwntesi; d'aver rovinato il paese e sè stessi, non compiendo il loro dovere, ·non dando l'allarme, al re su' pericoli del Piemnle, e sforzando così i patrioti a ricorrere ad occulte trame. La sua lealtà ripugnava da ogni segretume e senza eh' ei mel dicesse vedevo chiaramente che il suo spirito cavalleresco provava una specie di intima vergogna d' essersi a poco a paco lasciato sospingere a quella estremità. Continuamente mi ripeteva: « Le società segrete sono la peste d'Italia ; ma come farne senza, quando non abbiamo pubblicità qualsiasi, nesswn mezzo legale d' esprimere impunemente le nostre opinioni?"· Mi raccontava che per lungo tempo s'era arrestato al pensiero di non partecipare ad alcuna società, di astenersi da ogni azione, e limitarsi a grandi pubblicazioni nwrali e politiche, capaci di infiuire sull'opinione pitbblica e di rigenerare l' Italia. Era quella comi egli chiamava vna cospirazione letteraria. Sarebbe riuscita di certo 1:tiùutile della -levata di scudi del 1821. Il suo sogno era di ricominciare questa cospirazione letteraria in Francia: si consolava pensando di non aver fatto nulla per suo interesse personale, ma d' essersi unicamente preoccupato del suo paese"· Era naturale che come teorico questo martire dell'assolutisnw dovesse riuscire inferiore a sè stesso. Aveva trascorsa la giovinezza ·in campo o nell'ammJinistrazione pubblica, costretto a po'chi studi; tagliato fuori dalla qrande corrente europea di pensiero, che egli riusciva soltanto a indovinare, come lontana ispiratrice della sua azione. ln Francia trovò in Montesquieu il suo aittore: ma continuavano a frenarlo pregiudizi teorici di cattolicisrrw e di moderazione eh.e era facile correggere in pratica, impossibile superare nel tormento della riflessione. Van si può pensare senza comnwzione agli ubbo:zi di Santarosa, ai frammenti dei suoi scritti polit-ici, alle· notizie di studi e di elaborazione che s-i hanno dalle sue lettere. Una personalità incompiuta per forza di eventi. Il suo pensiero doveva lottare prima di tutta contro la sua sol-itudine. Nessuna tradizione lo sorreggeva, gli pesava l'esilio; la mancanza di un'atnwsfera di studi l'impossibilità di ogni controllo•e di ogni collaborazione davano al suo spirito le inquietudini dello spostato, dello sradicato. Sa11/f1rosacrmtiriw11·11a credere che l'opera rivoluzirmaria dooesM essere c01rqnuta da vn principe, il termine sarebbe stata la confederazione, brnedello drl/ Papa, indipendr-1tte dall' Austria: il suo sr1irito civile era alfieriano e s'alimentava di le(Jgende eroiche, poneva 11ccantoali' indipendenza il concetto di liberti;, ma lo cor,cernva in modCJ soltantCJgiuridfro senza qivn[Jere a capire che la libertà ro111e1;eraoutorwmia è conquistata dai popoli e non donata dai princir/4; ed ,,q[t rimr1ia11qeoache nel 1733, 1734 Carlo Emanuele non fosse arrivr1toa concludere la con/ednazione nazionale. Questa assenza del pensiero di Stato, come Statopopolare, è poi la deficenza di tutto il nostro /lisorgimer,1.0 fallito. Come lutti i fìlosofì del romanticisrrw italiano, il Santarosa afferma con sicurezza che vita non vi r/11,òessere senza che sia vita religiosa, e la filosofia stessa deve avere il suo centro e il svo or[Janisrno nella religione. E reli,qione doveva essere concretezza di valori ed esaltazione di libertà, Concetti che non si possono intendere se non si vedono nella opposizione, già indicata, al sensismo francese. Qui il Santarosa va oltre l'.4lfìeri. La reazione alle idee edonistiche e sensistiche del '700 doveva condurre a un approfondimento dei valori spirituali e all'affermazione della storia, dellrt tradizione, contro l'enciclopedia astrattista, individualista e antistorica. Solo così si sarebbe compiuto il ciclo, ed esplicato tutto il senso ideale implicito nella rivoluzione francese. Ma sto. ria e tradizione si ritrovavano nel cattolicismo, il solo sistema che potesse salvare i valori spirituali per le menti non ancora mature alla rivoluzione kantiana. Santarosa è uno degli iniziatori di questo processo che. si chiarirà con la negazù:me del cattolicisrrw fatta da wn punto di vista reli0oso. Egli è romantico in tutto il senso del concetto: spiritualista, patriotta, ricercatore di storia nazionale. Ma è alla prima fase del romanticisnw e perciò incavace di liberarsi delle contraddizioni sentimentali, e di prender coscienza netta delle sue intuizioni, sviluppandole. Resta un precursore. S'inupi.gli.ain una forma di necessaria aberrazione mistica, r;he sarà poi teorizzata dal suo profondissimo amico Luigi Ornato. E il suo misticisnw ( che è della tempra stessa di quello che avevano affermato Rousseau in Francia e in Germania il Jaco,bi) dà anima e calore al suo concetto di libertà. Questa politicamente si aff(!frmJacome necessità del goverrw popolare, realizzata in leggi alle quali il governo è sottoposto. Anzi (e qui è anticipalo il pensiero neoguelfo) la religione stessa deve essere cattolica e in wme del catlolicismo bisogna compiere la rivoluzione, perchè il popolo è cattolico. E tanto domina la sua mente il concetto semplicistico della identità di religione catto•lica e di libertà ( vero soltanto nella contingenza e necessario nel 1815 contro la Santa Alleanza), che egli non affronta neppure il problema delle relazioni tra Chiesa e Stato. Non era rimasto in lui il ricordo delle lotte giurisdizionaliste in cui i suoi padri avevano appoggiato il Re contra' l'invadenza di Roma. Uno stesso contrasto domina le idee del Santarosa rispetto al problema politico immediato. Con saggezza precorritrice del Balbo (che sarà però ben altrimenti sicuro) egli ha visto che il problema centrale dell'Italia è l'indipendenza dall'Austria: perciò non si pone neanch& ·il problema dell'unità, ma sulle orme del Napione vagheggia confederati con gli Stati del centro Napoli e i Savoja, signori del Nord. Per raggiungere questi risultati bisognava formare una classe dirigente: overa tormentosa a cui lavorarono con Santorre dal 1815 al 1821 Ornato, Balbo, Provana e altri oppositori: l'opera fu interrotta dall'esilio e ripresa poco prima del 1848. Fallita di nuovo, fu fatta dimenticare dal fenomeno Cavour, ma si ripresentò con la stessa necessità ancora ogqi insoluta, per· l'eredità cavouriana. Il Santarosa vide soltanto da lontano questo grande problema: la reazione costringendo la politica neae vosizioni pregiudiziali, facendo rinascere la lotta per le condizioni elementari, restringe per sua natura gli orizzonti spirituali, impone ai cervelli le sue misure, corrompe le idee, stronca le tradizioni. In queste condizioni salvare la propria anima, rimaner fermi alle proprie posizioni, resistere è la sola vrova di nobiltà e di superiorità che si chiede alla vittima. Certo è un' ironia che Santarosa muoia il 9 maggio 1825 per la libertà della Grecia, con perfetta ingenuità: « Sento per la Grecia vn amore che ha qualche cosa di augusto : è la patria di Sòcrate, capisci? ,,. Ma questa ironìa della storia si rivolge contro eh.i lo tradiva nel '21. p. g. 5:5 SGU!ROO ALLAMETAPSICHICA Le controversie che hanno fin qui agitato la .vretapsichica sono tutte quante fondate ,u questi presupposti: riconoscimento del rigorismo logico che ne giustifica le ricerche, e déllit sua perfotta impostazione sul terreno del!' indagine. Per contro però, o dubbi gravi sulla realtà obbiettiva dei fenomeni mr'-<Jianici,o ridda, fantastica di ipotesi interpretative più o meno «saugrenues». :'ìoi crediamo, e tenteremo di dimostrarlo, completamente fuori campo la piatta.forma comune dei critici e dei disquisitori ; e quella crisi che c1 sembra iniziarsi nella odierna ricerca _vretapsichica reputiamo fatalmentB motivata da un vero e proprio errore di impostazione. Come nacque la Metapsichica? Le sue origini prossime e più considerate dai cultori si riassumùr10 nell' opportunita, che parve a un certo pun!t:, imprescindibile, di far cessare le ossessionanti polemiche tra i diversi interpreti del fenomeno mooianico : le origini remote più interessanti per noi, sono da ritrovare nell'assillo millenario di sollevare, sia pur di poco, il velo d' Iside ... :\fa non ci :'i spiega iJ mr1vimento se non si considera i I clima morale e intellettuale che l' ha fati/:, sorgere. :Molto prima che il Richet gli imponesse un nome, il nuovo indirizzo di ricerca era nell' aria: le classi medio-pensanti erano disgustate dal materialismo, che offendeva o la loro fede, o il loro orgoglio di volitivi ; l'attenzione degli studiosi si orienta.va verso le correnti neomistiche. Nel campo «accademico,, il fallimento del naturalismo Haeckeliano era soffocato ma indubitabile e gli studi sui fenomeni ipnotici fiorivano. Lo spiritismo faceva parlare di sè lihri e gazzette ... La germinazione latente poteva e doveva concretarsi in un << new-movement Jl, ora, a questo si aprivano due vie: o naufragare tra le interpretazioni dogmatico-religiose, e quindi rinunziare a sorgere come scienza a sè contentandosi di un lavuro di rie,;ame e di sfrondarnento. Oppure schierarsi risolutamente a fianco delle scienze sperimenta.li, abbandonando ogni presunzione di spiegare l'ignoto col rnalnoto. Invece sorse la Metapsichica. Indirizzo tipicamente francese, intelligente e volgarizzatore, essa non osò pronunciarsi senza equivoco, e alternò l'orgoglio ufficiale del laboratorio proprio e della ricerca corredata di strumenti precisi con la gioia di poter abbordare certi problemi riservati di diritto alla mistica, e costruire e disfare giocondamente (se pure ,"à céìté,,) castelli di teorie. L'attività Metapsichica ha culminato con la fqndazione dell' Institut Métapsychique International (con una Rivista propria) e col primo Conqresso Metapsichico Internazionale di Varsavia (1923). Quanto al contributo arrecato allo studio dei fenomeni medianici ed occulti esso è grande unicamente dal suo punto di vitsa, che come rigoristi abbiaJ1J10da un pezzo rifiutato. Poichè viste con occhio « accademico " il detto contributo si limita a un maggior controllo delle sedute e a un miglior accertamento di certe manifestazioni, senza che la ricerca delle cause abbia fatto un passo (dico un passo) innanzi. E visto con occhio mistico tutto il movimento si riduce a un volgare e pericolosissimo stuzzicamento- di forze ~ulte, le quali non vengono padroneggiate, e si manifestano perciò con tale incoerenza da rendere sempre più complicate le classifiche e sempre meno probanti le ipotesi. EMILIOSERVADIO PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settembre, 60 JYovità: G. STUART MILL LA LIBERTÀ con prefazione di LUIGI EINAUDI INDICE Introduzione. I. - Della libertà di pensiero e di discussione. •~-II. - Dell'individualismo come"UJJ0.-degli"'"~1; menti di benessere III. - Limite clel potere sociale sugli individui. IV. - Applicazioni li libro di S. Mili deve %Sere il breviario del cittadino moderno. Esso ritorna dinanzi agli italiani nel giusto momento dell'ansiosa ricerca del fondamento e dei limiti del1' idea della libertà. ENERGIE NOVE 1918 - 1920 Rivista quindicinale diretta da PIERO GOBETTI con scritti di S. Caramella, L. Einaudi, U. Formen_ tini, G. Gentile, A. Gramsci, Balbino Giuliano, A. Loria, G. Prato, U. Ricci. (Numeri speciali sul socialismo e sulla questione scolastica. La collezione completa L. 50. (Le ultime 3 copie rimaste)

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