La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 8 - 22 febbraio 1925

C:TTI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 'lOVITÀ G.CANGALE di letteratura , ERO GOBETTI ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semestre L. 10 Estero L. 30 Sostenitore L. 100 Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE LAHIYOLIIZIIHE PR01ESTAHTE Abb~ .J annuo L. IO Eatero L. 15 Un numero L. 0,50 Chi riceve un numero di saggio e non Intende abbonar.al respinge il giornale, &ltrlrnentl gli continueremo l'invio e dopo un rnese provvederemo alla riecoas,one mediante t..-atta 8/ •ped/u.e fronti~ di porfo a chi .,urdu 1109/lri di L. e olf~d,tr,re <Job~tl - Ta,nno Anno I V - N. 8 - 22 Febbraio 1925 Nu.mero dedicato a1la. Corsica LA CORSICA J_,a pensione vi1,11e[J/Ji a conr;hiudere de- "namont.e la vita del còrso esempare, del Uirso tipico. /~' all1Jra che molti r1tornanQ nell'isola, e per lo più proprio nel paesetto dove son nati e donde la loro " e.aniera ,, Lo st11dio delle a.tLuali condizioni della Corsica - materiali e spirituali - è difficili~simo per un it,tliano. Ne,ss,una possibilil.à, 1111.anlo,di usufn1ire di infommzioni ufficiali, di mettere il naso nelle seg1-eterie comunali, di ottenere l~ confidenze del gendarme o del funzionario francesi. I corsi poi si acco1·gono immediatamente di avere a che fare con un « continentale d' Italia», e l,anto basta perché entrino subito in sospetto che voi vogliate fare dell'irredentismo snlle loro spalle; quindi, o risposte eva. sive, o silenzio. Vi sono degli egregi studiosi di questioni corse, di fama più che regionale ; ma, se occupano posizioni ufficiali hanno cura anche di fare delle clichiarazi~ni parimenti ufficiali sui loro sentimenti di affetto alla Francia, equivalenti ad un cortese fi.n de non recevoir per qualunque discussione o domanda delicata. Certi temi - banditismo, irregolarità o favoritismi amministrativi, cattivo funzionamento ,iei servizi pubblici- sono pres__sochèinterdetti: la ma.,o-gior parte degli isolani considera come una offesa qualunque insinuazione in proposito. Essi gridano sui tetti di eiiOOr trattati miserabilmente, di languire 0 ome una colonia abbandonata, ma non tollerano che alcun continentale - in ispecie, alcun " continentale d' Italia» - ripeta o remplioemente dia a vedere di con=re, queste loro la,,"Ilanze. IL FENOMENO CAPITALE: L' EMIGR.AZIONE Pur essendo in questo modo " tagliato fuori » dalla yita isolana, è agevole ])eT l'italiano del continente percepire il fenomeno capitale della Corsica d'oggi: l' emigrazione. La. popolazione cieli' isola diminuisce dal 1900, l'accrescimento, ch'era &lato regolare per lutto il secolo, raHenta; il censimento del 1906 non dà che 291.000 abitanti, quello .del 1911 non ne dà che 288.820. Oggi si calcola che la popolazione complessiva sia di 283.625 anime. La guerra ha ucciso non meno cli 4.700 COI'Si provenienti dall'iso,la per leva, ne ha ferito o m1lùtilato 17.000; proporzione molto più elevata che quella degli altri dipartimenti francesi. I corsisti affermano che i caduti e fori.ti di sangue corso sono non meno di 40.000, comprendendo,·i, naturalmente, anche quelli del continente. Nel Settembre '14, i corsi di quaranta.nove anni avevano già lasciato l'isola per il fronte: fatto unico nella mobilitazione francese. 1;ewigrazione corsa, in prima linea, è emigrazione militare. Po,i, funzionaristica in genere. In fine, e solo in piccola parte, comprende nuclei di isolani che passano il mare per cercare lavoro come commercianti, operai, ecc. La leva - pur attuala con criterii di particolare larghezza circa la idoneità fisica , delle reclute isolane - porta sul continente un contingente di arru.olati (appPlès) inferiore a quello medio di tutti i dipartimenti francesi: e questo, perchè ogni classe è in precedenza « schiumata » degli ingaggiati volontari (engagés): per gli ingaggiati, la Co1·sica è il primo dei dipartimenti francesi. Di costoro, u.na buona metà chiede la rafferma nelle truppe coloniali, e si sparpaglia per tutto il vasto impero francese, fornendo ottimi quadri di sottufficiali. In questo anno, l'armata franoose ha non meno di quat. Ll'o-qinque mila sottufficiali di origine còrsa accanto a cui gagliardamente figura - secondo i calcoli approssimativi del Prof. _Ambrosi - almeno un 950 ufficiali, di sangue, rii nome, di lingua corsa: in tutti i reggi menti, se ne trovano quattro o cinque. E' fuori di dubbio che il gov,emo di Parigi cura con particolare attenzione il reclutamento dei corsi. Il « racolage », indicatodai capi del Partitu Corsu d'Azione come una delle pìaghe dell'isola, fiorisce. La legge sul J:\eclutamento francese impone in tutti i comuni nuclei di istruzione premilitare: e quindi, che anche il dipartimElllto della ,Co<rsicane abbia, non fa specie. Ma qui c'è, evidentemenoo, della predilezione. Ajaccio, per dime una, possiede perfino una scuola premililtLJ'e per sottufficiali t,:;lcgratisti, che rilascia patenti e µat.entini valevoli al momento cieli' arruolamento nello 8° Génie. Gli isolani, d'altra pa1iè, conispondono assai vogliosamente a quest.e pelose intenzioni. La frequentazione scolastica, abbastanza intensa in tutta l'isola (appena il 13% di analfabeti fm gli anuolati di leva) è diretta principalmente, nella ment.e dei genitori e dei piccoli, a conseguire quel tanto di sapienza che valga, almeno, a diventare caporale dei liragliatori algerini. A dieci, a dodici anni, il capraio còrso legge il manuale sull'istruzione del soldato cli fanteria, che gli hanno regalato alla Prémilitaire: comanda ottimamente una squadra o un plotone di suoi coetanei, con le voci prescritte dal regolamento. Quella che in Francia chiamano école buissonière fiorisce largamente in tutta l'isola: nei due centri di Bastia e Ajaccio, non meno di 2000 ragazzi non frequentano regolarmente: il che non vuol dire che vengano su analfabeti. 'l'utt'altro. Sono i più intelligenti ed istruiti: hanno appreso a memoria· il loro manuali, e lo applicano sulla pubblica via. in esercizi militari che appuntò per essere infantili qualche volta sono serii, e finiscono in sante legnate. Un funzionario corso, attaccatissimo aUa sua isola, il cui nome tornerà in questo scritto, mi diceva di aver me&,"Oil suo primogenito in collegio ad Aix. perché convintosi della impossibilità di studii seri nell'isola: compreso il Liceo di j3astia. Troppe battaglie fra scolari, e troppa preparazione, non ali' università, ma alla caserma. Dal servizio militare, il trapasso nella burocrazia e ffèll' esercito dei salariati dello Stato si compie ag·evolmente. Al momento del congedo come sottufficiale, il corso, pur cli restare sul continente, si accontenta degli impieghi più umili: portalettere, guardia carceraria, doganie~e, ecc. Molti restano anche, meglio che niente, in colonia: tutti gli impiegati dei penitenziari coloniali, tutti i cancellieri dei tribunali dei Residenti, tutti i guardiani di fari sono corsi. Questo peT i figli dei paesani; che i possidenti più ricchi, i « signori » della piccola borghesia isolana, finito quel po' di Liceo a Bastia, tirano subito o alla scuola militare, o alla magistratura, o a 'uno dei tanti « curricula » di cui l'amministrazione francese dispone. Questa propensione per le carriere militari e funzionaristiche è secola,re nei corsi, e tanto più si è accentuata nei tempi moderni, quanto più il corso si è sentito sperduto e diminuito di fronte ai progressi della tecnica e al regime della grande produzione. Gente paesana e guerriera, i corsi tro~ano nelle salde gerarchie burocratiche una base, per esercitare il loro selvagg~ autoritarismo ,e le loro innegabili qualità di comando. Io ho veduto all'opera, nelle armate francesi, centinaia di graduati còrsi: e c'è nessuno che compianga così come il soldato di leva del continente o l'arruolato nella Legione straniera che cadono sotto le mani di questi soldati di ventura, che avrebbero animo, ancor oggi, di gettare chi è loro antipatico in pasto ai cani, come faceva Sampiero. Nelle residenze isolate, nel , bled africano, in tutte le infinite occasioni di indipendenza effettiva e di arbitrio che offre una grande armata di colore e un grande impero coloniale, migliaia di còrsi trovano ancor oggi quelle identiche soddisfazioni e quelle stesse lusinghe di MllOr propl'io che i loro avi trovavamo mille anni fa, al tempo dei Cinar<ihesi, quando ogni valletta di qua o di là dai monti, era un feudo o un regno dei «caporali"· La Repubblica li seduce, più assai che cogli stipendi, colle possibilità di comandare, colle decorazioni e coi titoli. ùe decorazioni di cui dispone la Repubblica francese sono numerose - più numerose, per esempio, di quanto non fossero quelle del Regno di Prussia - e, a sfogliarne un catalogo, sorge il sospetto che più d' una sia stata istituita appositamente per i sottufficiali corsi aventi legittima aspettativa ad un impiego civile. e si.a.tu. scguit; [JiLSSO a passo, appotgiala r, contrastata attraverso a tutte le mine e contromine della lotta di f'/01,; e la si dedicano alla politica. Per lo più di eta e rii fisico vigorosi,essi non fanno assolutamente più niente: signori essendo, ed intendendo di: mostrarlo con un signorile ozio. Sono 1 ,, sergeants racoleurs ", .gli agenti arruolai.ori più efficaci presso i ragazzi e i giovani : in tutte le pievi di Corsica ci sono gli esperti dell'Annuario Militare, del MonitPur Officiel della Repubblica, dei bollettini dei vari Ministeri: sono essi che consigliano i giovani del loro clan e li dirigono in questa o quella carriera burocratica, in questa o quella specialità dell'Armata. La loro politica è la politica del clan, nel significato classico: se sono 'rnaire mal versano, se sono giudici di pace storcono la legge, se sono presidenti cli seggio mettono le mani dentro ie urne, se sono giurati negano la evidenza ste&sa dei fatti: in tutto il resto poi, gentiluomini compìti, fioriti conversatori, ricchi di una esperienza mondana che spesso si è bemprata al sole e alle astuzie di tre o qual,. tro continenti. Il loro orgoglio supremo, è di piluccare quante più possono annualità allo Stato: io ho incontrato molti « vecchioni ,, che dicono subito la loro età, e la cifra complessiva da essi riscossa., a titolo di pensione, alla Banque de Fra:nce. E' il bottino ch'ossi portarono a. casa: e lo esibiscono .COll la compiacenza dell'antico corfu ,che aveva fatto razzìa in te::-ra di genovesi, o aveva militato nelle bande di Messer Giovanni dei Medici. Il bottino annuo che rientra in Corsica a titolo di stipendii, pen- • sioni, assegni per donne partorienti o famiglie numerose, ecc. è computato a non meno di cento milioni annui. GR.ANDEZZE E MISER.IE DEI COR.SI EMIGR.ATI Questa affluenza di corsi nell'amministrazione francese, e questo riflusso di pensionati nell' isola, hanno' vaste conseguenze culturali, linguistiche, sentimentali. r., corsi, come tutti gli isolani, mentre fug. gono la loro terra, vi sono poi attaccatissimi ; non soffrono di nostalgia, ma sono duri da assimilare. La 1·outine della burocrazia li liscia e li lèviga; ma non li priva della loro individualità corsa. Si aggiunga la posizione specialissima in cui i corsi sono, e sentono di essere, nell'ammrrni~traziona francese. Onori, oroci, roubans rouges, uniformi, promozioni, pensioni, tutto questo è loro concesso con equità, anzi con larghezza. Nori raramente arrivano ai primi posti della vita francese, anzi della scena parigi.ii.a: per 'di.re proprio dei contempo,ranei, Pereitti-della Rocca., della celebre famiglia di Sartena, è ambasciatore a Madrid; Grossetti, coma.ndante di Corpo d'Armata, fu celebrato come uno dei vincitori della Ma.ma; Ceccaldi, il fidatissimo di Caillaux, aveva trovato nell'Aisne un co1legio a vita; Moro-Giafferi è l'avvocato-principe della curia parigina : Dominici e Bonardi sono due romanzieri alla moda. La tradizione dei Pietri, dei Casabianca, dei Pozzo di Borgo, dunque, continua. Ma mentre - forse - queste personalità di eccezione trovano, o trovarono, una seduzione irresistibile ad operare su un g,rande teatro, corne quell.o di Parigi, colsero e colgono, per così dire, tutte le rose della gallicizzazione, e nessuna spina; le migliaia e migliaia di piccoli agenti subalterni, sparsi un po' dovunque sul continente o in Colonia, colgono ancha molte spine. Resta, fra loro e i colleghi francesi, un di$lacco indefinibile, un vago disagio, un senso di distanza. Sfumature: ma i francesi sono maestri n~l far sentire le sfumature. Quell'ufficialetto del chasseurs, per esempio, che viene a pa=e la sua licenza a Ajaccio per fa,rsi ammirare dai clienti del caffè Grandval, quante « sfumature » ha dovuto percepire ! Che lui è corso, i suoi colleghi della Scuola militare e del reggimento glie l'han fatto capire in tutti i modi: « còrso » : cioè interessante, ma un po' bandito; prode, ma un po' zampognaro; simpatico, ma un po' romanzesco ; gradito arru<.:J,n~ rna un ta;,tm<J c,)1'Jnia.lé: e,fnJmensale 'a.ccettbsimo, ma rfopo aver imparai,() a star·<,a tavola a Parigi ; compatri,,tla di Napoleone ... però, che peccato averr, per compatriotti anche tanti .;birri : Bisogna non conoscere i franc&Si, ;,er ignora;.e quale vari1,t.à di ,-,Jrrisi e di complirnent1 essi hanno a disposizir,ne per r,,r comprend<.:re a un còr,,o che nascere in ,,<:irsica è, lasciamo andar·e, um, eccentric,ta che ti= quasi la sconvenienza. Qu,,.nti bocconi amari tranl,'llgiano cos, i p1ccr,h funzionari corsi sperduti nell& riservatf> ed esclusiviste c1ttadme francesi di provinr-ia, quanti, dinanzi agli -tessi indigeni, i <·òrsi coloniali : f..,a, vita del militare e del funzionario cùrS<, è un continu0 111er11P71lo: •< bada che tu -ei còrso ! ». La Francia, mentre lo vorrebbe gallic1zza1·e,. rinforza la sua intima insularita. La. ,rnllicizzazione è superficiale, è vernice: ;:;.,olto spesso. i cò1·si si impuntano, non vogliono tradirsi, ,·ogliono dimostrare a sè stessi, piu ancora ,ohe ad altrui, che essi sono gallicizzati, ma si. ,·omplet.amente ; parigini, diamine' :\'on per nien'te Gros.setti e Ceccaldi ostentavano I, non saper parlar corso. ~la in quest-0 ste3"ù proposito, tutti riconfermano in 5€ ,tessi. appunto, la !Qro peculia.rita: funziunari francesi, sì, ma di Corsica :.parigini, s1. ma ' di Ajaccio! Quei molti che tomaoo nell' isola in licenza o pensionati, respirano. Sono ,rgogliosi dei loro gradi e delle loro croci_,parlano francese, leggono il Petit ."vl arseillais ; il passato trascorso sul continente, si trasfigura nei loro racconti al caffè: tutti trionfi, nessuna leggera << sfumatura>,~ mai. :Vla, in fondo; sono lieti sorpatutto di lasciarsi riprendere dalle vecchie voci e dalle vecchie pietre e dalle vecchie usanze : i loro rapporti sentimentali colla Francia sono capricciosi, un po' l'esaltazione, un po· il broncio; un po· le colorite descrizioni della bombe a· Parigi, uno po' le accuse cli sfruttare i corsi « che fanno andare avanti da soli la baracca». In questa loro incertezza e varia1'.lilità di umori, le migliaia. di funzionari che refluiscono in Corsica non sono certo l'elemento decisivo della gallicizzazione. Ajaccio è la capitale dei giubilati: è dunque, veramente, la capitale della Corsica odierna. La ricerca di immobili, in Ajaccio, è f9rtissima. La maggior parte dei funzionari còrsì aspira sopratutto a questo: possedere un appartamento o un buco qualunque in una delle vecchie case di Ajaccio, costruite alte a modo della Riviera, e installarsi così nella "nouvelle Rame ». dove secondo canta l'inno cittadino, · encorP une fois Dùm s'est ftri.t lwm1,1e, .Yapoléon .. \"a poléon ». In generale, la costa nord-orientale, e le cittadine prospicienti la Francia, come Ajaccio, Calvi, l' Ile-rouge, appaion i centri di irradiazione dell'influenza francese: ma sono, in realt-à, soltanto centri di irradiazione di ,iperitivi, di giornali del continente, e di giornaletti còrsi. Gli aperitivi hanno •fatto molta breccia : ma la carta stampata ne fa molto meno. L'unica lettura che appassiona i corsi è quella degli A.nnuari dell'Amministrazione: leggono il te.sto in francese, lo commentano in corso. LA «DIASPORA• ALL'ESTERO L'emigrazione non giova tanto a gallicizzare l'isolq, •quanto a legarla alla Francia per mezzo delle colonie di corsi, formatesi sul continente e in tutto l'impero fr-ancese. Siamo di fronte ad una vera « diaspora » corsa in tutto il mondo. L'attività e la compattezza delle colonie' corse sono fortissime. Chi va in Corsica, Yede appena metà della vita corsa: l'altra metà è di là dal mare, bisogna cercarla a Parigi, a Marsiglia, sulla Costa Azzul'l'a - in tutto il resto del mondo. Quasi e,attamente la metà; Ambrosi valuta i corsi fuori dell'isola a circa duecentomila; i « cursisti " elevano assai la cifra. La colonia più forte, in Francia, è quella di Marsiglia: trentacinque - quarantamila corsi. E' anche, in terra di Francia, la più antica; fin dal XVI secolo, i corsi emigravano, o a Marsiglia o a Livorno. I còrsi di Marsiglia dànno una discreta percentuale aJ commercio: è la meno « funzionaristica » delle colonie. Tolone è il grande arsenale della marina franc-ese, e il quartiere gene-

34 1·aJo·degli equipaggi corsi. Gli iso!a,ni di Tolone sono Lrent.amila. Settemila. ne ha. Nizia: una colonia fiorente e scelt.o., di irnpie- ((ali, profes.50ri e professioni&ti: paro che nel t05ITlopoliLimlf, di Nizza i còrsi si rinNerrino rempre più fra di loro: è proprio a Nizza che Ant.oine Bonifaciu e l'aulu Arrighi pubblicano 1'.1nnu Corsu, Lutto in dialetk,; Pietro L,eca l'!lioès, di ispirazione féltbrista. In Algeria ,;i calcolu non vi siano meno di cinqua.ntarnila còr~i; intiori villaggi, come Sidi Mrrsuan pre6SO Costantina, >'Ono popolati da isolani. Lu colonia cli Parigi è informe e scadente: non meno di ventitremila isolani, molti dei qua.li occuµatissimi a dirige1·e le opero rli approccio per le promozioni e le pensioni di Lulti i ·,loi,oconterranei, sparsi pel mondo. ), Parigi, appunto, si presenta uno dei più curiosi fenonwni cli "corsismo » di. bassa lega: l'nzione rli P. 0_. Poli e della cos1rlelta Cninn dcs Corses indcpendenls. Il Poli, antico 11sc1ci-en,inisLcl'iale, poi conrierge di Joan l{ichepin, impiantò un giornale reUimanale (l,'Erlw de la Corse), un parlito, o 11naagenzia di soffiellaturc e disbrigo di pratiche presso i minisleri: è iniziatore cli sotto~rizioni a ~ello continuo, o in memoria cli Orossetti, o in onore di C<>tcaldi, o ~~er il monumento di Pontenovu, o per tutti gli scopi che il sentimento della patria rende accessibili ai còrs1 em1ccrnt, e. reclamistici per gli 01·ganizz,itori. Per quanto grossolano sia il trucco con cui egli dissimula i propri fini persona.li, affluì. scono verso di lui, da tutte le parti del mondo adesioni di poveri isolani sperduti: egli f~nrle le rivali Là dei clans opposti, ct'ando ad intendere a tutti che la rigenerazic,ne della Corsica è a portata di mano, ncll' ufficio del capo divisione amico,· o del seg1·etario di gabinetto suo intimo. P. O. Poli è un bellissimo esemplare di procacciante corso, non lontano cjal tipo del com1nendatore basilisco o calabrese impiantato a Roma a dirigervi la scalai.a alla burocrazia dei suoi conterranei: alla.ccato alla propria terra e reclamista, servo di tutti i ministri continentali e pur sincero quando parla di solida.'ielà con i suoi conterranei. !\on è del resto il solo grande agente burocratico che la Corsica abbia a Parigi. La Corsica in materia di avanzamenti, tratta con il governo della Repubblica come con quello di una potenza straniera: P. O. Poli e i suoi colleghi sono gli agenti consolari di Corsica ali' estero. Nell' impero coloniale poi, i corsi dell' Africa del Nord e della Cocincina sono particolarmente organizzati. Le « Socielés amicoles corses ,, sono dovunque il centro di 1,;naazione di difesa. isolana: qualche volta, le colonie corse entrano con una personalità morale distinta dinanzi alla. madre patria: per esempio, l'attuale deputato di Corsica Pietri, ex-capo di gabinetto di Caillaux, exContro!Ic,re generale delle finanze marocchine, è una creazione elettorale dei còrsi di Ma.rocco, che,lo presentarono con un ma_ nifesto ai compaesani dell'isola. Così, la pubblicazione dell'A.nnu Corsu è aiutata in modo speciale dalla ".4.micale coTSe de la Cochinchine ", dove - suppongo - i di- -relto1·ihanno relazioni o parentele. Così ancora, ·quest'anno, la colonia còrsa della Indocina ha provveduto, con fondi propri, d" accordo con la Socielé des Sciences hisloriques de la Corse a far -tenere un corso di sooria isolana a Parigi, affidandolo al prof. Ambrosi. V ,issociazione dei còrsi ali' estero è la pri~a. delle conseguenze diretbe dell'emigrazione. Il P. O. Poli si è fatto iniziatore "di un Annuaire génìral des corses, che sarebbe di grande interesse per dare una dimostrazione qualitativa. delle posizioni raggiunte dai corsi nell'impero francese: m,i la persona del promotore - che \natural1!1.(filteha. avuto tutte le adesioni dei ministri e deputati corsi - dà troppo scarso affidamento. Più modesto, ma più sicuro, ·sarà il quadro complessivo di tutte le società di cultura e assistenza dei corsi fuori dell' isola, cui so che lavorano Arrighi e Bonffa-cio per il prossimo volume dell'Annu Corsu.. Uno degli aspetti più singolari dell'associazionismo còrso è che appena appena è possibile, i còrsi si raggruppano secondo l' appartenenza a questa o quella contrada dell'isola: Parigi ha leghe, mutue e " amirales ,, di Fiumorbesi, di Balagnini, di Niolinchi, di Ca.picorsini, di Cortesi, di Ajaccini. Nori per nient.e i éorsi vantano di essere una J1/1Zione ! In questi raggruppa.- menti per contrade, rifiorisce l'antico spiri!,o e le peculiarità delle " pievi " còrse ; eE<>isono un potenz.ia.rmmto dell' insularità còrsa, e ìl còrso niolinco o ba.lagnino, che a Parigi si ricorda di essere tale, e di appartenere a quelle quattro montagne dell'isola che sono la Ba.lagna o il Niolo, e non a quelle quattro altre, è un còrso temprato. un còrso elevato al quadrato. Naturalmente,· in queGti raggruppamenti, la " politica ,, e la. lotta dei clans isolani sono trapiantate di pieno diritto e vigoreggiano; tanto più, quanto più sono riuniti i corsi di una contrada. ristretta, cli una. "pieve»; e traverso tutti i funzionari corsi, LA RJVOLUZIONE LIBERALE penetrano n(}l macchinismo burocrntico e a.miministra.tivo flello SLa.tofrancese. Quante vendette còrse uon sono state compiute, a colpi di decreto, du niinisLri continc,ntal, ignari, che le coprivano con la loro firma I Quanti episodii della poliLica di ctans iso lana hanno il loro svolgimento sulle colonne ciel .l/ onile'Ur O/ficir•i I Per accorgersene, per capire, bisogna essef'c iniziati, non aJ diriUo amministrativo francese, che pei corsi non conta, ma alla vii.a della diaspo7a e della emigrazione e del funzionarismo c-òrso ! Coirnn/Jo di Merimfc, che è som- ]Jre il libro più bello, più vero, più completo, su Ila Corsica - dico sulla Corsica moderna, odierna - ha solo bisogno di una appendice, che descriva le vendette raffi. nate ~ompiule, non più col moschetto, ma coi bolleltini dei ministeri di Parigi: la diaspora còrsa, sul continente e nelle colonie, pullula. di Colombe, che solo per un s11perficiale adattamento al costume europeo, adottano sistemi più protocollari dell'eroina di Olmeto. Questa nutrila e a.ltiva cliàspora còrsa, questo associazioùis1110dei còrsi emigrati ha. due conseguenze. La prima, è la creazione di infiniti vincoli matel"iali fra I' isolu e il continenl,c. Tutti i corsi emigrati in Francia o nelle colonie sono -sospettosissimi di qualunq11e fo1•111Ita tenuai.a di irredenlismo. Essi vogliono cho la Corsiqa 1,estiallu Francia, perchè così hanno la m,idre patria a pol'lal.a di m,.no. Un irredentismo attivo significherebbe per loro la rovina o la compromissione di posizioni personali falicosamente • acquistate ; lo farebbero combattere da tuL; ta la parentela rimasta nell'isola., e, se fosse necessario, passerebbero il mare per andare a fa.re le schioppettate contro gli eventuali separatisti. Dei sentimenti di questi còrsi emigrati va tenuto il massimo conto, quando si parla dell'isola ; perchè gli emigrati rappresentano la. parte del popolo còrso più cospicua per cultura e per infl'IJOOze,potenti anche nell'isola. La' seconda è la difesa ,ombrosa e suscettibile delle caratteristiche isolane. L'associazionismo còrso è il maggiore strumento di conservazione della lingua, del costume, della - in im lato senso - italianità> còrsa nella ma.ssa degli emigrati. Gli emigra.ti, legati e vi,ncolati dall'associazionismo, resistono meglio alla francesizzazione: tutto contribuisce a questo risultato, le inimiçizie come la omertà, la so'lidarietà fra gente delfo stesso clan, come Levendette. Gli emigrati tornano ogni tanto alla madre patrii!., con fedeltà che dura più generazioni : d'estate, gli hotels di Vizzavona, di Greggia., di Evisa sono pieni di gros bonnels della burocrazia parigina., che vengono a fare provvista di storie e cli rancori isolani, per tutto l'anno. I corsi poveri di Parigi mandano i loro figli nelle Colonies scoiaires fra i monti della madre patria. Le Associazioni còrse sul continente sono grandi agenzie di matrimonio, beninteso fra co!'S'i; e cosi anche la miscela dei sangui è, raUenl.al.a ·il più possibile. In sostanza, la emigrazione trova il' suo contrappeso nell'associazionismo· e nel sentimento dell'insularità, che si fanno più. vivi qua.ndo il còrso è all'estero, in mezzo. a gente del continente. Cresce cosi la complessità dei rapporti economici e politici fra la Carnica e la Fran<i"ia; ma, al di là di questo, la Corsica si difencle1vigorosamente ,da ogni fra.ncesisazzione della lingua., del cos!iume, della razza. Anzi ; quanto più quei rapporti si fanno inl,cnsi, I.ani.opiù questa difesa assume coscienza e forza; tanto più còloro che sono rimasti nell'isola e coloro che ne sono emigrati si attaccano a.I patrimonio ideale della vecchia Corsica, e comunicano in esso. Quando i francesi parlano della "francesizzazione,, della Corsi-· ca, credono che davvero l' accresciuto numero dei concorrenti corsi alla Legion d'Onore o alla Croc,edi Guerra o al Mérite. agricole, o che l'intensificato assalto agli organici , significhino una trasformazione dei sentimenti e del costume isola.no. Essi sbaglia.no profonda.n1ente: commettono l'errore inverso a quelli italiani, che considerano la Corsica, prescindendo dal grande fenomeno della sua emigrazione, e dei rapporti ma- • teriali che ne conseguono. LA DIFESA DEL DIALETTO La prima e più importante conferma di ciò, è la fioritura della letteratura dialettale corsa, che fu sempre vivace, ma che ora interessa. tutti gli isola.Di, è nota anche al più ignorante capraio. Non mi dilungo a far n0mi e a. dare saggi, anche pe,rchè, su questo punto, è relativamente facile orientarsi. • Il principio che sta fitto in capo a ogni còrso, ormai, è questo: " Si noi lasciamo ,m,5re 'a nostra lingua, 'a nostra razza murarà cun ella ". Alla francesizzazione superficiale della lingua, si reagisce con l'accorato affetto al dialetto, ,che è veramente bello, sonante, forte, degno di un grande popolo, e che sempre suscita, nel cuore di ogni italiano che lo ,,ria, I' apo:,lrofe del Torn111<LSé<>: a /tota terra .,n ,-. ,µ,ft or·NJrato delle t11edrmne /vneroi bolfAlo spirono i svoni r:fte il m.w /JrrntP 11101) "· La dtfr:sa del dialett,-, Lr<,vu. rispondenza nel cuore della gente, pi u umile, si accorcia la diffidenza c1mtr-oil "pinzull,,, del continente, <:on lu rabbia delle bcghin<; contm le ragazze che srnettono il "mandile ", con il misoneismo del pastore che vuol co1Tere da. un capo alJ' altro del!' isola con i suoi ,.1,rrnenti, 1'fmza imr,edimenll, di nuove c,,ltivazioni "pinzute ", e Sùpratutto mn il rancore malcelato delle rni11liaia di corsi pensiona.Li,che, in fondo in fondo, cred<,no di essere stati burlati dalla /?rancia che ebbe la loro gioventù per un hoc,con di pane. La difesa uel dialetto tocca tutto un popolo di montanari guerrieri nelle fibre più delicate uell'a.mor· proprio isolano e del possimismo con•crvatore; è la grande posta dellu vita intellolLuale di tutta una razza; tutti i corsi sentono questo, e la balta.glia è porciò vinta. lo ho conosciuto il poeta còrso aUualm<>nte più attivo, nel pieno fiore della. produzione o della popola.riLà: Maistralc (Domenic'Antone Vers1niJ di Marignam1. Senza affettazione e renza posa da aedo mislr-atiano, egli è l'uomo e il poeta della zolla, della terra, colui che ha il dono divino di parlare alla gente del suo sangue, a! rnruLi:riaghiu, al contoneru, al pastore, al stimadore, delle cose che que.sti a.mano e comprendono, nella lingua pura e forte dei loro padri. Emigrato in gioventù a Marsiglia, tornò benestante in Corsica; ora coltiva cedrati e vigne sul Golfo di Porto, sorbisce molle bibite nei caffè ajaccini, gira l' isola per conoscere quanti puù può dei suoi compatrioti, per leggere e discutere coi babboni le sue poesie, per far recitare ai piccoli pastori le sue comme-- die. Egli è il depositario di tutte le rudi facezie del leggendario Grossu Minuto, il confidente di tutte le saporose bu,rle rurali delle "pievi». Quando il presidente Miller-and visitò la Corsica, fu Maistra.Leche lo salutò al varco della foresta di Aitoni, sopra il golfo di Porto, all'alpestre soglia. del Niolo: e parlò" dignitosamente in corso, di ospitalità e di cortesia, se11za dimenticare nessuna delle glorie isolane, neanche i morti di PonLenuovo; fu al)ora, davvero, il primo cittadino della sua nazione, e il poeta, unico a,mba,scia.Loredegno del popolo còrso. La sua !arpa è domestica, d'usq comune come gli attrezzi dei mestieri: io chiesi di Maistrale a. gen1erella del. Niolo, della. Bala.gna, di qua e di là da.i,monti, e tutti mi sapevan dire chi era,.le dove stava, e che sul Golfo di Porto egli possiede una torre e un mulino, e che là scrive poe6ie e immagina. slalbaloghj. E' forse, la 'sua, la vera gloria: la, risonanza della propria poesia, che Mistral si augurava di avere almeno in Arles, e che egli ha in Corsica; quella che sola consola, quella che vola incontro, non dalle aride pagine dai critici, e dalla stereotipata ammirazicme di milioni di imbecilli indiffe1xmti, ma dalla. viva. voce dei compatrioti e dai noti visi. Di butti i còrsi ch'io conobbi, Maistrali, « corsu sciappalu », paesano di sangue ritornato alla terra con mooilato proposito, contadino rinv.igorito e rinsaldato dalla esperienza del continente, è la mente più alta, quello che più sente e riaduna in se le nostalgie degli emigrati e le tristezze dei rimasti, quello che con maggiore prudenza scruta il destino della sua isola, il più conscio cli Lutti i pericoli che le sovrastano, il più amico dell' Italia., il più nemico degli italiani-ignoranti e pedanti che si propongono di trattare la nazione corsa come un armento da rivendicare; e sotto la sua protesta di volere « una Corsica allegra», sotto le' sue risate sonore 'di uomo forte e sano, si senbe tutta la nascosba. serietà qella difesa dialettale, che salvi il sai vabile, SJlnza '!\ompromett.m.·el'avvenire. LA DIFESA CùLTU~ALE Naturalmente, dal campo della difesa dialettale, a un ripensamento autonomo della storia e della cultura ~solane, il passo è stato breve. I còrsi, per farlo, non aspettano certo i 5<1ccorsidegli eruditi italiani, siano questi,.o no, deputati fa~isti. E' affatto gratuito affermare che gli stuMi storici còrsi siano stati tutti viziati da una pregiudiziale politica filofrancese. Il prof. Gioacchino Volpe, in un programma di un certo gruppo di " Amic.i della. Corsieà ,, di recente formazione ambrosiana, afferma la opportunità di contrastare la " sopravaluLazione del momento francese ,, negli studi corsi. 'Chi esamini l'opera della. " Socielé des sciences hisloriques el nalureiles de la Corse ", cli Bastia, non si avvede del g,rave di,fetto segnalato dal prof. Volpe. La (,ocietà fu fondata nel 1881,,dall'aba!B Letteron, un « champenoise ,, erudito ed attivo, anelato in Corsica come professore di Liceo, ed abituato a. lavorare come i preti francesi eruditi, cioè molto seriamente. Le anna.lle dei bollettini della società radunano studii di capitale importanzà, per tutta la storia della. Corsica, e specie per quella feudale: le opere pubblicate dalla società non rivelano nessun proposito di apologia francese: basti dire che v' e la Storia dei Corsi e la,_Corsica del Gregoroviu~, due libri in cui 11 " mo rnent.<, frane.be ,, non i, cerlJ"; " sopravd.lU· tau,,,_ li profes:;ore Volpe, che ha inaugurai,, la storiografia « italianissima" deUa c,,rsica con un rE:()(mt,c, scritto pubblica.t,,, rn "l'oi,Lica,, e in errr,re se crede di poter naseonrlere' la propria iendenziosila e la f,T'<Jr,riaaspirazione ad a=,lerare un ffredentisrno còrS<,,accusando d1 scarsa cosmenz105ità scientifica uomini insigni negli studi locali còrsi, <'.OmeiJ LeUeron, il Luct;iana, il De .vloruti. Piutll,sliJ, i, da ri.corclarP un p,u'iicolare; che lu "Sr,cieté des Scienr:es de /a Cr,rse ,, non cr,ntl, fino ad oggi, ner,µure ,rn y,cio 0rdinariù (e pagante) fra i dr,tti ,, patrioti italiani , e ha tre sole malinconiche " Societa di Storia patria." italiane fra i soci e<;rrisr,,,ndenti . .'ion so "B il prof. Volpe, in tempi rec.,ntiS5irrn, si sia. a55<.>C1a!J, . rni auguro che, ù~gi almeno, egli abbia. rotto una a..<;~nza che $fHt_g-a - rTJa insieme aggrava - l' imprndenza di certe a<·cuse r:ontro gli studiosi còr-,,i. Gli appunti del Vr,lpe r;olpisconr, soltanlJ", al<:uni più giovani cult<,ri della storia c6r,,a: i quali hanno voluto accentua.re i rnppr,rti storici tm l'ist,la e la. Francia nel SE,COlo XVI, e il fenomeno dell'emigrazione rnil!tare nelle armate francesi, antichissimo, quasi fos.,i:,ro sintomi precorritori di una aspirazi<Jne cf,rsa all' uni,me con la Francia. ll più forte r·appresentante di questa tendenza i, l"A llbrosi, professore - fino al luglio scorso - a Bastia, di famiglia còrsa cospicua., ma lel{atis-- simo all'ambiente accademico francese. La sua Histcriredes Corsl's et de leur ciulisalirm è effettiva.mente un modello di esposizione abilmente tendenziosa: egli cr,rninc1a con dissertazioni geologiche di questo gen~re_: « Pour les géologues, la Corse n'a 1amazs /ait parlie du conlinent ilalien ac/uP/, doni la formation par plisserrienl el chorr,oge est relativemenl récenle; à une époque anlerieure, elle elait rallachée à la regum rnr,- cençale et alpine por un isthrM étroit doni l'etfondrerrienl n'a pas supprimé toulP [una .. logie enlre l'Eslerel el /es Alpes d'une pari, la Bala_qne et le Cap Corse de l'aulrP. Q1.wnL aux zoologisles el au.c bolanisles, iis nous· disenl que la faune el la flou onl p/11.~ d"affinité avec ceites des Pyrénées de la F7ance et t/,e [A.frique du :Vord, qu'avec ul/e de Toscane. Yov.s nous garderons bien de commetlre une hérisie geagraphique ,en /aisanl de la Corse un morceau de /" ltaiie. Bien au conlraire. nolre ile exislail omni la péninsule voisine, el celle-ci étail encore partieliement recou.verte par les fl,ots, alor, que la patrie corse dresso:i.l fièrement ses hauts son1/lnels S(YUS le ciel 1nédilerranéen "· Que-- sto esordio può dare una idea del li,no di tutta l'opera ; in cui broviamo una etnologia che riavvicina i còrsi a.i Laschi piuttosto che ao-li italiani, una sistematica negazione dell'°;mporl.anza fondamentale del periodo pisano, e via discorrendo, fino all'ultima pao-ina.che a.c.cenna alle « convoitises de l'llalie ,, sul!' isola. Il prof. Ambrosi, che ho avuto l'onore di conosoere, non è peralll'O un cattivo corso ; intanto, la sua opera, fatta la debita tara, è utilissima e molto aggiornai.a a.lle ultime ricerche: consigliabile agli italiani desiderosi di conoscere la. Corsica, forse più degli scritti del prof. \-olpe. L' Ambrosi è poi uno dei pochissimi isoh,ni che sia nettamente realista sulle risors,; economiche del suo paese: che non viaggi nel consueto mondo dei sogni, in cui i cò1s1viaggiano insieme coi sardi, è,on tutti i nostri meridionali, tulta genle cui le rispettive re-- gioni appaiono ricchissime, fecondissime, rovinate solo dal malgoverno. Ambrosi vede la Corsica com'è ; cioè troppo simile a. troppa parte dell'Italia: ed ha una vivissima coscienza di tutta la miseria e di tutti i dolori sopportati dai còrsi in dieci secoli. Questo pessimismo lo induce ad essere diffidentissimo di ogni irredentismo: e giustamente. Egli comincia ad aver'torto, quando crede di poter combattere un eventuale i.rJ10dentismo con deboli deformazioni geologiche, etnologiche o storiche. Non sa, l'ingenuo prof. Ambrosi, che i nazionalisti italiani, in questo campo, sono insuperabili! Con\unque, le tendenze rappresentate dal. I' Ambrosi ha.nno trovato, nell'isola stessa, una spont.a.nea reazione. Altri studiosi, come il Graziani di Ajaccio, archivista dipartimentale, pur mantenendosi nel!' ambito strettamente scientifico, mettono in evidenza - per usare la fraseologia del Volpe - il « momemto paolisl.a,, della storia còrsa. Le ore che ho passate nelle tre stanze terrene della prefettura ajaccina, insieme allo • sgi6 Graziani, a ragionare di nomi liguri e di berrmini di mestiere ancor vivi nella parlata isolana, a sfoglia.re i cartolari rilega.ti in bleu delle entrate e delle spese nella repubblica patriarcale del Paoli, i Libri magistrali dei conii pubblici e dell' Enlr«te e delle Spese dei r.egno, sono tra le mia più feconde ore di Corsica. Vero è che mi tormentava un po' uno scrupolo ; tutti gli irredentismi sono nati così, come tarle, tra. una filza e uno zibaldone ; e sedussero, prima di tutti, gli uomini che aprono i libri con i polpastrelli esa.ng•Ji del bibliofilo. E io non volevo, come non vogiio, contribuire in minima pa,rte ad un even-

tua.le irredentismo còòrso; e mi dot,,va elle que&ti nobili studi storici, di cui vedevo, attorno a. me, i fondamenti e i puntelli, pote;;sero forse ,mscitarlo. Parlai del mio scn1µolo al signor Graziani, il 4ualc rn1 rispose con un sorriso degno di Sylv€6Lre Uonnard. ln effetti, il signor Graziani è un veterano dell' Ecole dr ('lrnrle.s, ed ha <Lpprnsodall'illustre professore anche più che il sorriso; NJ. c,he tuLle le più oneste, e filologiramcnte pure intenzioni posspno passare per crimini, ~- peggio ancora, provocare crin11ni; ma sa anche che nulla vi e eia fare contro la malizia o la stupidità rlc·g·liuomini. IL GRUPPO DELLA « MUVllA > E IL PA!lTITO CO!lSO D'AZIONE • Il nome clel Graziani conduce a quello della " .'vfuvra » e del Parlitu Corsu d'A zio11~, cli cui egli e _\laistrali ,ono i due pruden•i moderal01·i. Il movimento ,wtonomisla còrso è creazinne cli pochi giovani, raggn,ppati attorno il Pietro Rocca, aja.ccino: che per la sua i!'Olas'è messo a tutte le prove: fino a quella di tradurre l'laulo in dialetto rÒJ'so, per dimostrare a se stesso, e agli altri, che le Yecc.hìe facezie latine quadrano perfetta111enleal gu,t.o còrso, e che gli slalbatoqhj dell'isola sono ancora quello che oggi più si avvicina, in tulla Europa, ai sali atel1,uti. E' tipografo e libraio: nella sua azione 11011y·e nulla di intellettuale o di « proble111i,tico»; eg-li non si pone il "problema» della Corsica, per lui Lutto è chiaro e definito, ed egli guarda le teorie e le proposte e le preoccupazioni ciel continente con lo stesso disdegno con cui il capraio còrso guarda le comitive cli escursim;l.isti. (Io spero che la sua insularilà gli farà dispregiare, un giorno, anche i giornalisl i italiani che andranno in Corsica per pesc.cnvi la croce cli commendatore con corrispondenze nazionaliste). :'lell' isola, le idee ca.mmi11ano lentan1ente ; oggi si può essere, ancora, seguaci attardati di Pasquale Paoli e superstiti di Pontenuovo. Il Rocca lo è: un•pochino piallato e tornito - non molto - da frequ,mti Yiaggi di a.ffarl a Nizza o a Parigi. Se egli si mettesse a fare il bandito - lo si vede dall'aspetto e dal tratto - riem4)irebbe del $UO nome i monti dPlla sua patria ; se -si mettesse a fare il politicante, sarebbe un fortissimo guidatore di clientele, e un forte aversario di '\'loro Giafferi e cli Gavini-; se emigrasse, dominerebbe una colonia cli suoi compatriotti. Ma in lui il sangue corso ha buttato per un altro verso. il cmato Carlotti, Domenico Massa, Marco Angeli, e parecchi altri giovani, sono con i! Rocca alla test.a del movimento corsista. !\',el Partitu Cor·su d'_'lcione si raggruppano parecchie migliaia èli inscritti, e una massa non precisabile di malcontenti. Nelle ultime elezioni genera~i, il P. C. d. A. sostenne r astensione. Questo è, di astenersi, sacrifieio grosso per un còrso: è la privazione çli partecipare alla faida elettorale, unica forma legale in _cui le antiche faide delle pievi . possano ricomp,triI'0. Un corso non si astiene mai, quando c'è qualcuno che, con wn pretesto qualunque. " rnette in punta la masnadap,. Perciò, le elezioni CÒ1'sepresen'tano, di soliLo, una forte affluenza alle urne. In qqest.a occasione, si astennero 43.000 eletLori, cioè circa il 4:0 per cento. I capi del P. C. d. A. addussero queste cifre come rrn successo ciel partito ; anche facendo, la lara, restano segno d.i una irrequietezza, di cui il partito è l' int.e,rprete più esplicito. I « Cursisti » fanno leva sul diffuso mal- <·0nt.€nto cronico degli isolani, sul risveglio della lotta per il dialetto, sul lenlo spopolamento clell' isola, sulle pòlemiche storiche in ciifesa dell'autonomia culturale della Corsica. Si 11volgono, sopratutto, ai vl?-◊chi, a " li babboni », che seduti sul piazza.le della pieve deplorano la partenza di tutti i gioYanotti e la scostumat0!òza di tutte le ragazze ; attingono la forza della propaganda spicciola: nel fondo ricchissimo della diffidenza isolana verso il continentale. Quando dicono male del còrso che, per un Lozzodi 1,ane é per una decorazione ridicola, va a fare il guarclaprigione sul continente; quando mettono in guardia cof)tro gli arruolalp11, i « racoleurs », che - dicono essi - battono la campagna per far errnigra:re la gioventù ; quando ironizzano sui corsi del continente, sui « vittòli » che vogliono rinnego re la loro origine, e i francesi veri alla prima parola che dicono se ne accorgono e li rnnzonano; quando brontolano sull'invasione clell' isola di.escursionisti francesi ; in tuHi questi tratti di propaganda spicciola, essi toccano dei tasti ben vibranti nelle opinioni e nei sentimenti di una gran massa rii isolani. Sono un gruppo di giovani che cerea cli incanalare al fine autonomista tutto lo sconfinato conservatorismo dei pastori e rloi paesani . Cercano poi cli procedere un po' oltre que- ,!.~ sfruttamento occasionale e tattico dei sel'ltirnenti popolari, oltre il brontolamento; ce1~rno di suscitare vigor di vita culturale aul,onoma. La Corsica, culturalmente, è zero. Appena un corso ha due dita d' ingegno, coITe a Parigi. E cosi, quasi tutti. La CO<rSicapullula di periodici: tre ,quotidiani ad Ajaccio, due quotidiani a Bastia, più paLA RIVOLUZIONE LIBERALE recchi settimanali, tutto deplorevole. Le IJellc ktlerc, l<Jnovità r:iuropec, la voce ciel rn<Hrc..lo moderno, sono rappresentate in Cor sica dal ,,,,1i1 ,\farseillais, che adempie, nel l'isola, la [un7,1one che il Gwrnalr d .'lfJL111 COlllJl"' 11clle provmoie meridionali, senon chè, per la Corsica, dalc le com11nic'azio111 marittime, gli arrrvi ci sono un giorno si e 1111giorno no; e il Peti/ Marseillais vale meno ancora del Giornale d' flalio. Terribile. l,a .llul'l'a lnmne dialetta.le di una specie di muflone isolano) ò l'organo (lei « Corsisti»: più p!IOOisamentc,come dice la testata, gi11r1111ledir pir,,,e di ('orsica, quasi tutto redatto in dialetto. e rappresenta, nel suo complesso, 1111riuscito tentativo di foglio regionale culturale; 110n e il gazzettino di un gruppo o di un clan. Le richieste del "Parlilu Cmsu d'Azione» vi sono dibattute con largh0zza ~li informazione storica. C'è uno sforzò Lanlo più meritorio, dato che è giornale rli partilo, di cavarsi dal pantano del sofficlln o ,'.ella corrispondenza locale, largamente accolti rtnche clal Peti! M (lrseiltais, nClllaedizione speciale per la " terra da pipe» perdnta in mare. La campagna per l'Università corSa, in Corte; è la .vluura che l'ha iniziata. Si tratta di un vecchio debito che la Corsica (e la l•'ranc.ia) dovrebbero pagare a Pasquale Paoli: e sul terna del!' Università, tutti i corsi sono d'accordo, compreso l' Ambrosi. Ma non sarebbe poi una pressa, per fabbricare, per stampigliare, a serie, i [unzionari (ja impiegare sul Continente? Un'altra grossa disCIU6sionesuscitata dai Corsisti è quella ciel monumento commemorativo cli Pontenuovo. Siamo sempre in sede di difesa culturale, apparentemente: storica. Ma sotto sotto, ei sono grosse questioni sentimentali: vive, perchè i corsi, dico tutti, anche i più miserabili, sanno perfettamente chi fu Paoli, cosa succe'ctiettea Pontenuovo ; per ognuno cli essi, anche. per l'ultimo guardia prigioni di Francia, queste sono un po· le patenti di nobiltà. Dunque, per il monumento di Pontenuovo fin dal 1914 si era costituito a Parigi un comitato di francesizzanti, il cui intento era: « Gommemorer la qlorieuse enlrie de la Corse 'iians le qiron de la qrande famille française "· Il monumento del Comit.ato parigino avrebbe dovuto rappresentare l'apoteosi dei vinti e dei vincitori, delle milizie di Paoli e dei granatieri di De Vaux ; una conferma marmorea della interpretazione della storia cli Corsica data dal prof. Ambrosi. Dopo la gueITa, il comitato di Parigi riprese la raccolta. Il Consiglio Generale di Ajaccio si affrettò a voi.are nel gennaio 1923 a suo favore 6000 franchi: come atto di lealismo verso la Francia. Ma intanto s'era costituito un altro comitato, in Ajaccio ; e con intenti ben diversi. Per questi. il monumento cli Ponbenuovo è, un. atto· di pietà verso i corsi chl€imorirono combattendo in difesa della patria ; per gli altri - cioè gli su,,anieI~, i pinzuti, gli invasori, i francesi insomma - noì:i e' è monumento che tenga. La commemorazione non li ·deve riguardare. Stralcio da un manifesto del Partito Corsu d'Azione, che esprime con efficacia il punto di vista corsista: " Corses, nous avions à ccewr de vous dénoncer les aqissements in/àmes du comité de Paris en vous précisant la siqnifìcation injurieuse qu' il veut donner à son « monument ». 1Vlalgré les protestalions qui s' élèvent de toules parts, ce qroupement abominable n'en continue pas moins sous des dehors trompeurs, sa campaqne anti-corse. Bien qu' il soit persuadé de l'inanité de ses eftorts, il n·en continue pas moins à orqaniser des collectes. Prenez garde ! Demain, on viendra, peut-étre, vous prier de donner votre obole. Si c'est du sang cwse que vous avez dans les veines, nous savorns à qui i;ous la donnerez ; mais cela ne suffit pas. Il faut que vous fassiez connaUre la sit=- lion aux compatriotes qui l'iqnorent ; il /aut aussi que demain, si l'on vient vous voir au nom de l'autre comité, du comité sacrilège, vous sachiez leur jeter en pleine /ace tout ce que vous avez sur votre cceur, car, fratelli, il fau! que l'on sache que le monument qui s' élèvera, le 9 mai 1924, sur les rives sacrés du Golo, où tant des n/Jtres périrent, sera un monument " corse" qui glorifìera les soldats de la liberté, 1WS pères, rien que 7WS pères et non leurs boulreaux ». In un altro manifesto, il Partito C/Jrsu d'Azio,ne proclama cli voler elevare "aux bords sacrés du Golo » « a croce dì u ricordu - a croce di a pietà - u mucchiu di a mala nwrle »; espressione, questa, di estrema vivacità: perchè " mucchiu di a mala morte » si chiama in Corsica il cumulo di pietr'0 sul posto dove uù uomo fu ammazzato: ogni passante ce ne lascia una, in segno cli pietà - •e talvolta in promessa di vendetta. I rapporti fra i due Comitati si incattivirono. Più potente il primo, per adesioni ufficiali ; più aggressivo il secondo, soITetto da molto nascosto rancore cli gente, che si sente ancora un po', nei rapporbi quotidiani sul continente, discendente de, vinti. I « Corsisti» furono accusati di essere irredentisti, [ascisti, nazionalisti italiani ; ma non si spaventarono. 11 monumento di Pontenuovo portPra 1111a-r;rrlta rn ròm,: "A; rrvJ'rlt pe (j fJIJI rio CÒTSfJ )) . ;',on si p11i,r•s,;,:,rcpru 11,tran-,igenti e più trionfanti. \'r•<Jia1110 ,,n, quel e rl pr,:,gmrnma massimo del Partilr, r;o1·s<Jd' ,\z1one e come, essr, si pmspctta t,,rmini P rnodi dell'autonomia regionale. l~<:-co!<J rilf'vai<Jda 1111 111,rn<·r<J d(~lla u ,Y/11nro n: e( Ce n· est -un sr,cret po1tr pr,r,s1Jnne qUP la légistoti011 11nitaire, iswe de la Révotution de. 1789 et élendue à tout /p tnritoire /rançais est d'une a-pptication trru,jwrs malnisée par/ois vaine en Corse. Le ré,qime (iscut, tr1 police rurale doit étre or!Jonis/>schez nous suivant des rrwdes parliculiers, en fwrrMrde flner le /f'?n/ib·1L1r1entde Laror:e,tes usaqrJ.1 ,,1 ft,, rr,11t1/lfr,es d11 '(l(J/JS. A f'f'/ é!Jard, un Parlement composé d'ane quasi unanim,;tr, de r·ontinen/011.r nr, doit P"s t/>gif/:rPr: celle /onction doU appartenir à des représentants du penple corse, réunis dans Leur propre pays et pouvant constater pur euxmèmes les résultats de la léqislation établiP 7iareux. C' est en cela que consiste une gran,_ de partie de ce que l'on nommie t autonomie. :,rais ce n·est pas !out. La Corse, qui possède des ressources natureltes doni la valeur est considérable - ressources minérales végétales et animales - doit avoir la libre disposition de ses propres richesses. Elle doil pouvoir les utiliser camme ellP l'entend, LPs af/ermer à qui il lwi plail, les hypothéquer au besoin. Celle facullé qui lui awartienl de pieno jure lui permettra de tirer pro(it immédia!ernent ,et sans intcrminables /ormalités des agents naturels de production qu' elle possère à foison. Elle pourra méme em,prunter en les oftrant com.me qarantiP et de celle façon se procurer les sommes qui lui soni indispensables pour son expansion industrielle et aqricole, A c~té du Flaut-Commissaire, représentant du gouvernement centrai métropolita:i.n au mème titre que le gouvernement anglais du Canada ou de l'Australie, u y aura donc un Parlement Corse. Qu'il siège à A_jaccio, à Corté ou à. Bastia il représentera les intérets et les aspi,rations réelles du pays. Il ne sera pas un f011erd'agitations politiqu.es, parce qu.e le Corse, débarrassé du mirage des situations à obtenir sur le c'ontinent ne recherchera plus les places officielles corrvme u le fait aujourd' hui. Il n·y aura plus celte déspstreuse corrélation entre le politicien corse actuel obligé ae so1.1r mettre son aclìon politique et sociale à la volonté de Paris - où il réside - et l'élecleur corse qui compte sur son député pour trouver un emploi ou obtenir une faveur. C'est là un des grands vices de la centratisation doni nous souffrons. Enfìn à çoté de ces deux organis,nes, doni l'un, le Haut-Commissa:ire, est continental et représente l'unité nationale et doni l'.autre, le Parlement insulaire est corse, il est nécessaire de créer un pouvoir exécuti/ conseil administratif local aussi, selon des rnodes et d,•s ronditions à, déterminer: mais, et j'insiste si,r ce point, on n'établira rien de défìniti/, si l'orn ne fliit revivre un autre pouvoir, d'oriqine towt-à-fait corse, le pouvoir de contr/Jle, issu soit du Parlement, soit directement du peu.ple. C'est l'ancien sindicato de l'époqu.e gènoise et de l'époque paolienne. Le Corse qui aime et recherche la justice, tieni à soum.ettre les cas qui l'intéressenl au juqement d'arbitres suprémes et imparliaux; il aime à en aweler à un lribunal supériew à tous les autres. Ce pouvoir de contr/Jle, s'exerçant sur les fonction11.aireset les juges eux-mémes, esl une institution purement Corse et qu' il faudra rétablir. Avec ces troj,s grands orqanes politi,qu.es et sociaux, Haut Comunissariat, Parlement et Syndicat, nous avons l'ossature essentielle, la charpente solide du régime d'autonomie que nous appelons de lorwsnos vceux et pour l'avènement duquel nous voulons travailler de tous nos eftorts "· Ho voluto riport&re questa lunga citaziorue, perchè essa. rende tutta la po,rtata delle richieste dei « Corsisti », e rende ancl\e evidente tutta la resistenza che i " Corsisti » debbono incontra.Te presso il governo centrai~ di Parigi, le diffidenze e le calunnie eh' essi son destinati a. suscitare. Pensare che la F'rancia possa davvero accettare l'autonomia corsa, in questi termini o in altri rnleno accentuati, è un assurdo. Il primo uomo politico francese che facesse un passo in qll!esto senso sarebbe accusato cli compromettere l'unità della Repubblica: e se fosse un uomo politico di sinistra., peggio che. mai, avrebbe rizzato dinanzi a se il fantasma della Convenzione, ecc. Ma v'ha di più. Un simile programma, se davvero minacciasSB d'arrivare in porto, susciterebbe la indignazione cli tutte le colonie còrse del Continente, la cui importanza, per tanta parte, si fonda sul funzionarismo e sulle inframmetten2ie amrrninistrative. LE ILLUSIONI DEGLI AUTONOMISTI DI FnONTE ALLA EMIGRAZIONE Corsisti - io temo - possono trovare larghi consensi finchè accusano la Francia di trascurare la Gorsica; finchè sfruttano il moti va consueto dei propagandisti elettorali nelle regioni povere. Le convenzioni colle. Compagnie di navigazione Fraissinet, le comunicazioni marittime insufficienti, il passaggio da Ajaccio a Nizza troppo caro, le cimici in cuccetta, la ferrovia che non è ancora arrivata a Sartena e a Bonifacio, tutti 3/i questi sr.rno temi, in f'ui, piu forte parlano i " Cursisti », più i corsi saranno d accordo c»n loro. L'accusa di "ingiustizia», levata verso la Francia, troverà anch· = vasti conS<•nsi: w ogni chrso ne vt:dra provata la fondatezza, o nel ritardo della promozione del figlio sottufficialo, o nella m-ocetta mancata, o nella esiguità della pensione dùpo anni di s,,rviz1rJ sul continente. Ma cavare di qui una aspirazirme autonomistica. valida, mi par difficile. L'autonomisno effettivo prende di peti,::, il funzionarismo còr.,,o, la tendenza ad emigrare, la smania per il gallone o per il nastrin,J: e i "Corsisti" ha11n,, il lorlo di trattare cr,me ...emplici pregiudizi, quelli r;he S/Jno i 5el[fli di mah gravissimi e di deficienze ooonorn:irhe e morali forse definitive. La situazione della Cor5ica. è quella di luttc: le rogioni naturalmente povere, poste a <;.0nlatlodell'attuale regime di grande prod11zir;nc, o incorporate in organizzazioni statali complesse, in cui l'industria assume il carattere di fonomeno predominante. Ricompariscono, nei ragionamenti dei • Corsisti ", le illusioni degli autonomisti sardi, dei regiunalisti nostrani, e in genere dei meridionali. Cosi, un "corsista» n1Jn riconoscerà mai che il suo è un fl'JVero paese; egli vi parlera delle foreste di Aitone come se fossero inesauribili, - e non srmo, e lo sa chi ha veduto i larghi solchi cbe aprc,no le fabbriche di acido tannico -; vi parlerà delle castagne, il fondamento della libértà corsa, come le definì Paoli; parlerà degli ampi golfi e delle caltl sicure, come se bastassero i buoni ancoraggi per produne il traffico ; vi parlerà della piana di Alessi da. bonifica.re, come se fosse sterminata: e via discorrendo. Si: « itala terra sei». Ques\i miraggi sono quelli che noi conosciamo, queste ricchezze sono quelle tante volte descritte dal meridionale emigrato, e che non ritornerebbe in Calabria o in Puglia nemmeno a schioppettate ; la Corsira è tutto il Mezzogiorno, con l'attenuante dei monti un po' più chiomata. e della: razza meno inficiata dalla malaria ; e con l'aggravante della insulari là. L'emigrazione dei còrsi e il loro funziona.- rismo non sono ((capricci ))' non sono superstizioni da potersi combattere con una. propaganda di partito o con l' autonomia. Sono sempre esistiti: la storia di Corsica è la storia della emigrazione dei Còrsi. Essi si riversano nelle amministrazioni del continente, non perché i governi francesi coltivino questa tendenza isolana alla burocrazia e all'arruolamento militare,; ma perché nella psicologia del popolo corso non c·è, e probabilmente non ci sarà mai, la disposizione a quelle altre forme di attività, che si assommano oggi nella ricerca del lucro capitaHstico. Più oltre risaliamo con l'indagine, più netta ci si precisa la figùra della Corsica vera, vivente ancor oggi sotto la vernice del dipartimento francese: paese di economia, condizioni sociali, concezioni barbariche - e non perciò meno rispettabile - in cui l'unica industria ammissibile è la prima, la originale, la fondamentale, quella della guerra: o i suoi surrogati burocratici, che possono estendersi fino ali' impiego di porta-lettere rurale. Una Albania insulare. Chi ne capì meglio di tutti la irriducibilità e la disperata originalità, fu il mio compatriota, il governatore Stefano Doria il quale espresse un giorno il proprio meditato e fermo convincimento, che bisognava « estirpar la.·razza », cioè ammazzare tutti i corsi. Al boria ne andò, per questa sua sentenza, cui aveva cercato di dare attuazione, larga fama cli crudeltà e di cattiveria, meritato guiderdone dei consequenziarii. Ma ciò non toglie che la sua conoscenza ciel caratteiie còrso fosse infìnil.amente più seria di quella che hanno i favoleggiatori di un progresso indnslriale o di una modernizzazione dell'isola: in fondo il Daria faceva un degno apprezzamento della tempra dei corsi, mentre costoro 1110 hanno un'idea, mediocre e vile, di popolo decaduto pel malgoverno, e che deve essere "aiutato» ad alzarsi fino alle altezze della civiltà contemporanea. La Corsica è sempre quella, che Stefano Doria voleva sistematicamente spopolare: ancor oggi, forse, si potrebbero trucidare tutti i corsi, ma non si potrebbe ridurli ad essere uomini moderni. Essi sono il più bello tra i popoli psicologicamente sprovveduti ed inermi dinanzi alle esigenze dell'attuale regime di produzione e delle n,e_ cessità del mondo moderno. Queste cose dolorose sono stale comprese molto bene dagli uomini della tendenza storica loca.le che ho chiamato francesizzante, e di cui l' Ambrosi è il più autorevole. Gli storici francesizzanti sono buoni conoscitori delle reali condizioni dell' isola. Quando essi dicono che i còrsi hanno raggiunto oggi la sistemazione migliore possibile in relazione al loro passato e alle loro capacità - chè questo è il recondito, ma non tanto, pensiero dell'Ambrosi - essi esprimono una opinione profondamente pessimistica sul loro paese, ma vedono con nettezza un gTave aspetto della questione corsa. Certo è, che per un pi=lo popolo, aggravignato su un'isola povera, per oui l'emigrazione, la milizia e il funzionarismo sono esp,erienze seco-

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