La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 8 - 22 febbraio 1925

tua.le irredentismo còòrso; e mi dot,,va elle que&ti nobili studi storici, di cui vedevo, attorno a. me, i fondamenti e i puntelli, pote;;sero forse ,mscitarlo. Parlai del mio scn1µolo al signor Graziani, il 4ualc rn1 rispose con un sorriso degno di Sylv€6Lre Uonnard. ln effetti, il signor Graziani è un veterano dell' Ecole dr ('lrnrle.s, ed ha <Lpprnsodall'illustre professore anche più che il sorriso; NJ. c,he tuLle le più oneste, e filologiramcnte pure intenzioni posspno passare per crimini, ~- peggio ancora, provocare crin11ni; ma sa anche che nulla vi e eia fare contro la malizia o la stupidità rlc·g·liuomini. IL GRUPPO DELLA « MUVllA > E IL PA!lTITO CO!lSO D'AZIONE • Il nome clel Graziani conduce a quello della " .'vfuvra » e del Parlitu Corsu d'A zio11~, cli cui egli e _\laistrali ,ono i due pruden•i moderal01·i. Il movimento ,wtonomisla còrso è creazinne cli pochi giovani, raggn,ppati attorno il Pietro Rocca, aja.ccino: che per la sua i!'Olas'è messo a tutte le prove: fino a quella di tradurre l'laulo in dialetto rÒJ'so, per dimostrare a se stesso, e agli altri, che le Yecc.hìe facezie latine quadrano perfetta111enleal gu,t.o còrso, e che gli slalbatoqhj dell'isola sono ancora quello che oggi più si avvicina, in tulla Europa, ai sali atel1,uti. E' tipografo e libraio: nella sua azione 11011y·e nulla di intellettuale o di « proble111i,tico»; eg-li non si pone il "problema» della Corsica, per lui Lutto è chiaro e definito, ed egli guarda le teorie e le proposte e le preoccupazioni ciel continente con lo stesso disdegno con cui il capraio còrso guarda le comitive cli escursim;l.isti. (Io spero che la sua insularilà gli farà dispregiare, un giorno, anche i giornalisl i italiani che andranno in Corsica per pesc.cnvi la croce cli commendatore con corrispondenze nazionaliste). :'lell' isola, le idee ca.mmi11ano lentan1ente ; oggi si può essere, ancora, seguaci attardati di Pasquale Paoli e superstiti di Pontenuovo. Il Rocca lo è: un•pochino piallato e tornito - non molto - da frequ,mti Yiaggi di a.ffarl a Nizza o a Parigi. Se egli si mettesse a fare il bandito - lo si vede dall'aspetto e dal tratto - riem4)irebbe del $UO nome i monti dPlla sua patria ; se -si mettesse a fare il politicante, sarebbe un fortissimo guidatore di clientele, e un forte aversario di '\'loro Giafferi e cli Gavini-; se emigrasse, dominerebbe una colonia cli suoi compatriotti. Ma in lui il sangue corso ha buttato per un altro verso. il cmato Carlotti, Domenico Massa, Marco Angeli, e parecchi altri giovani, sono con i! Rocca alla test.a del movimento corsista. !\',el Partitu Cor·su d'_'lcione si raggruppano parecchie migliaia èli inscritti, e una massa non precisabile di malcontenti. Nelle ultime elezioni genera~i, il P. C. d. A. sostenne r astensione. Questo è, di astenersi, sacrifieio grosso per un còrso: è la privazione çli partecipare alla faida elettorale, unica forma legale in _cui le antiche faide delle pievi . possano ricomp,triI'0. Un corso non si astiene mai, quando c'è qualcuno che, con wn pretesto qualunque. " rnette in punta la masnadap,. Perciò, le elezioni CÒ1'sepresen'tano, di soliLo, una forte affluenza alle urne. In qqest.a occasione, si astennero 43.000 eletLori, cioè circa il 4:0 per cento. I capi del P. C. d. A. addussero queste cifre come rrn successo ciel partito ; anche facendo, la lara, restano segno d.i una irrequietezza, di cui il partito è l' int.e,rprete più esplicito. I « Cursisti » fanno leva sul diffuso mal- <·0nt.€nto cronico degli isolani, sul risveglio della lotta per il dialetto, sul lenlo spopolamento clell' isola, sulle pòlemiche storiche in ciifesa dell'autonomia culturale della Corsica. Si 11volgono, sopratutto, ai vl?-◊chi, a " li babboni », che seduti sul piazza.le della pieve deplorano la partenza di tutti i gioYanotti e la scostumat0!òza di tutte le ragazze ; attingono la forza della propaganda spicciola: nel fondo ricchissimo della diffidenza isolana verso il continentale. Quando dicono male del còrso che, per un Lozzodi 1,ane é per una decorazione ridicola, va a fare il guarclaprigione sul continente; quando mettono in guardia cof)tro gli arruolalp11, i « racoleurs », che - dicono essi - battono la campagna per far errnigra:re la gioventù ; quando ironizzano sui corsi del continente, sui « vittòli » che vogliono rinnego re la loro origine, e i francesi veri alla prima parola che dicono se ne accorgono e li rnnzonano; quando brontolano sull'invasione clell' isola di.escursionisti francesi ; in tuHi questi tratti di propaganda spicciola, essi toccano dei tasti ben vibranti nelle opinioni e nei sentimenti di una gran massa rii isolani. Sono un gruppo di giovani che cerea cli incanalare al fine autonomista tutto lo sconfinato conservatorismo dei pastori e rloi paesani . Cercano poi cli procedere un po' oltre que- ,!.~ sfruttamento occasionale e tattico dei sel'ltirnenti popolari, oltre il brontolamento; ce1~rno di suscitare vigor di vita culturale aul,onoma. La Corsica, culturalmente, è zero. Appena un corso ha due dita d' ingegno, coITe a Parigi. E cosi, quasi tutti. La CO<rSicapullula di periodici: tre ,quotidiani ad Ajaccio, due quotidiani a Bastia, più paLA RIVOLUZIONE LIBERALE recchi settimanali, tutto deplorevole. Le IJellc ktlerc, l<Jnovità r:iuropec, la voce ciel rn<Hrc..lo moderno, sono rappresentate in Cor sica dal ,,,,1i1 ,\farseillais, che adempie, nel l'isola, la [un7,1one che il Gwrnalr d .'lfJL111 COlllJl"' 11clle provmoie meridionali, senon chè, per la Corsica, dalc le com11nic'azio111 marittime, gli arrrvi ci sono un giorno si e 1111giorno no; e il Peti/ Marseillais vale meno ancora del Giornale d' flalio. Terribile. l,a .llul'l'a lnmne dialetta.le di una specie di muflone isolano) ò l'organo (lei « Corsisti»: più p!IOOisamentc,come dice la testata, gi11r1111ledir pir,,,e di ('orsica, quasi tutto redatto in dialetto. e rappresenta, nel suo complesso, 1111riuscito tentativo di foglio regionale culturale; 110n e il gazzettino di un gruppo o di un clan. Le richieste del "Parlilu Cmsu d'Azione» vi sono dibattute con largh0zza ~li informazione storica. C'è uno sforzò Lanlo più meritorio, dato che è giornale rli partilo, di cavarsi dal pantano del sofficlln o ,'.ella corrispondenza locale, largamente accolti rtnche clal Peti! M (lrseiltais, nClllaedizione speciale per la " terra da pipe» perdnta in mare. La campagna per l'Università corSa, in Corte; è la .vluura che l'ha iniziata. Si tratta di un vecchio debito che la Corsica (e la l•'ranc.ia) dovrebbero pagare a Pasquale Paoli: e sul terna del!' Università, tutti i corsi sono d'accordo, compreso l' Ambrosi. Ma non sarebbe poi una pressa, per fabbricare, per stampigliare, a serie, i [unzionari (ja impiegare sul Continente? Un'altra grossa disCIU6sionesuscitata dai Corsisti è quella ciel monumento commemorativo cli Pontenuovo. Siamo sempre in sede di difesa culturale, apparentemente: storica. Ma sotto sotto, ei sono grosse questioni sentimentali: vive, perchè i corsi, dico tutti, anche i più miserabili, sanno perfettamente chi fu Paoli, cosa succe'ctiettea Pontenuovo ; per ognuno cli essi, anche. per l'ultimo guardia prigioni di Francia, queste sono un po· le patenti di nobiltà. Dunque, per il monumento di Pontenuovo fin dal 1914 si era costituito a Parigi un comitato di francesizzanti, il cui intento era: « Gommemorer la qlorieuse enlrie de la Corse 'iians le qiron de la qrande famille française "· Il monumento del Comit.ato parigino avrebbe dovuto rappresentare l'apoteosi dei vinti e dei vincitori, delle milizie di Paoli e dei granatieri di De Vaux ; una conferma marmorea della interpretazione della storia cli Corsica data dal prof. Ambrosi. Dopo la gueITa, il comitato di Parigi riprese la raccolta. Il Consiglio Generale di Ajaccio si affrettò a voi.are nel gennaio 1923 a suo favore 6000 franchi: come atto di lealismo verso la Francia. Ma intanto s'era costituito un altro comitato, in Ajaccio ; e con intenti ben diversi. Per questi. il monumento cli Ponbenuovo è, un. atto· di pietà verso i corsi chl€imorirono combattendo in difesa della patria ; per gli altri - cioè gli su,,anieI~, i pinzuti, gli invasori, i francesi insomma - noì:i e' è monumento che tenga. La commemorazione non li ·deve riguardare. Stralcio da un manifesto del Partito Corsu d'Azione, che esprime con efficacia il punto di vista corsista: " Corses, nous avions à ccewr de vous dénoncer les aqissements in/àmes du comité de Paris en vous précisant la siqnifìcation injurieuse qu' il veut donner à son « monument ». 1Vlalgré les protestalions qui s' élèvent de toules parts, ce qroupement abominable n'en continue pas moins sous des dehors trompeurs, sa campaqne anti-corse. Bien qu' il soit persuadé de l'inanité de ses eftorts, il n·en continue pas moins à orqaniser des collectes. Prenez garde ! Demain, on viendra, peut-étre, vous prier de donner votre obole. Si c'est du sang cwse que vous avez dans les veines, nous savorns à qui i;ous la donnerez ; mais cela ne suffit pas. Il faut que vous fassiez connaUre la sit=- lion aux compatriotes qui l'iqnorent ; il /aut aussi que demain, si l'on vient vous voir au nom de l'autre comité, du comité sacrilège, vous sachiez leur jeter en pleine /ace tout ce que vous avez sur votre cceur, car, fratelli, il fau! que l'on sache que le monument qui s' élèvera, le 9 mai 1924, sur les rives sacrés du Golo, où tant des n/Jtres périrent, sera un monument " corse" qui glorifìera les soldats de la liberté, 1WS pères, rien que 7WS pères et non leurs boulreaux ». In un altro manifesto, il Partito C/Jrsu d'Azio,ne proclama cli voler elevare "aux bords sacrés du Golo » « a croce dì u ricordu - a croce di a pietà - u mucchiu di a mala nwrle »; espressione, questa, di estrema vivacità: perchè " mucchiu di a mala morte » si chiama in Corsica il cumulo di pietr'0 sul posto dove uù uomo fu ammazzato: ogni passante ce ne lascia una, in segno cli pietà - •e talvolta in promessa di vendetta. I rapporti fra i due Comitati si incattivirono. Più potente il primo, per adesioni ufficiali ; più aggressivo il secondo, soITetto da molto nascosto rancore cli gente, che si sente ancora un po', nei rapporbi quotidiani sul continente, discendente de, vinti. I « Corsisti» furono accusati di essere irredentisti, [ascisti, nazionalisti italiani ; ma non si spaventarono. 11 monumento di Pontenuovo portPra 1111a-r;rrlta rn ròm,: "A; rrvJ'rlt pe (j fJIJI rio CÒTSfJ )) . ;',on si p11i,r•s,;,:,rcpru 11,tran-,igenti e più trionfanti. \'r•<Jia1110 ,,n, quel e rl pr,:,gmrnma massimo del Partilr, r;o1·s<Jd' ,\z1one e come, essr, si pmspctta t,,rmini P rnodi dell'autonomia regionale. l~<:-co!<J rilf'vai<Jda 1111 111,rn<·r<J d(~lla u ,Y/11nro n: e( Ce n· est -un sr,cret po1tr pr,r,s1Jnne qUP la légistoti011 11nitaire, iswe de la Révotution de. 1789 et élendue à tout /p tnritoire /rançais est d'une a-pptication trru,jwrs malnisée par/ois vaine en Corse. Le ré,qime (iscut, tr1 police rurale doit étre or!Jonis/>schez nous suivant des rrwdes parliculiers, en fwrrMrde flner le /f'?n/ib·1L1r1entde Laror:e,tes usaqrJ.1 ,,1 ft,, rr,11t1/lfr,es d11 '(l(J/JS. A f'f'/ é!Jard, un Parlement composé d'ane quasi unanim,;tr, de r·ontinen/011.r nr, doit P"s t/>gif/:rPr: celle /onction doU appartenir à des représentants du penple corse, réunis dans Leur propre pays et pouvant constater pur euxmèmes les résultats de la léqislation établiP 7iareux. C' est en cela que consiste une gran,_ de partie de ce que l'on nommie t autonomie. :,rais ce n·est pas !out. La Corse, qui possède des ressources natureltes doni la valeur est considérable - ressources minérales végétales et animales - doit avoir la libre disposition de ses propres richesses. Elle doil pouvoir les utiliser camme ellP l'entend, LPs af/ermer à qui il lwi plail, les hypothéquer au besoin. Celle facullé qui lui awartienl de pieno jure lui permettra de tirer pro(it immédia!ernent ,et sans intcrminables /ormalités des agents naturels de production qu' elle possère à foison. Elle pourra méme em,prunter en les oftrant com.me qarantiP et de celle façon se procurer les sommes qui lui soni indispensables pour son expansion industrielle et aqricole, A c~té du Flaut-Commissaire, représentant du gouvernement centrai métropolita:i.n au mème titre que le gouvernement anglais du Canada ou de l'Australie, u y aura donc un Parlement Corse. Qu'il siège à A_jaccio, à Corté ou à. Bastia il représentera les intérets et les aspi,rations réelles du pays. Il ne sera pas un f011erd'agitations politiqu.es, parce qu.e le Corse, débarrassé du mirage des situations à obtenir sur le c'ontinent ne recherchera plus les places officielles corrvme u le fait aujourd' hui. Il n·y aura plus celte déspstreuse corrélation entre le politicien corse actuel obligé ae so1.1r mettre son aclìon politique et sociale à la volonté de Paris - où il réside - et l'élecleur corse qui compte sur son député pour trouver un emploi ou obtenir une faveur. C'est là un des grands vices de la centratisation doni nous souffrons. Enfìn à çoté de ces deux organis,nes, doni l'un, le Haut-Commissa:ire, est continental et représente l'unité nationale et doni l'.autre, le Parlement insulaire est corse, il est nécessaire de créer un pouvoir exécuti/ conseil administratif local aussi, selon des rnodes et d,•s ronditions à, déterminer: mais, et j'insiste si,r ce point, on n'établira rien de défìniti/, si l'orn ne fliit revivre un autre pouvoir, d'oriqine towt-à-fait corse, le pouvoir de contr/Jle, issu soit du Parlement, soit directement du peu.ple. C'est l'ancien sindicato de l'époqu.e gènoise et de l'époque paolienne. Le Corse qui aime et recherche la justice, tieni à soum.ettre les cas qui l'intéressenl au juqement d'arbitres suprémes et imparliaux; il aime à en aweler à un lribunal supériew à tous les autres. Ce pouvoir de contr/Jle, s'exerçant sur les fonction11.aireset les juges eux-mémes, esl une institution purement Corse et qu' il faudra rétablir. Avec ces troj,s grands orqanes politi,qu.es et sociaux, Haut Comunissariat, Parlement et Syndicat, nous avons l'ossature essentielle, la charpente solide du régime d'autonomie que nous appelons de lorwsnos vceux et pour l'avènement duquel nous voulons travailler de tous nos eftorts "· Ho voluto riport&re questa lunga citaziorue, perchè essa. rende tutta la po,rtata delle richieste dei « Corsisti », e rende ancl\e evidente tutta la resistenza che i " Corsisti » debbono incontra.Te presso il governo centrai~ di Parigi, le diffidenze e le calunnie eh' essi son destinati a. suscitare. Pensare che la F'rancia possa davvero accettare l'autonomia corsa, in questi termini o in altri rnleno accentuati, è un assurdo. Il primo uomo politico francese che facesse un passo in qll!esto senso sarebbe accusato cli compromettere l'unità della Repubblica: e se fosse un uomo politico di sinistra., peggio che. mai, avrebbe rizzato dinanzi a se il fantasma della Convenzione, ecc. Ma v'ha di più. Un simile programma, se davvero minacciasSB d'arrivare in porto, susciterebbe la indignazione cli tutte le colonie còrse del Continente, la cui importanza, per tanta parte, si fonda sul funzionarismo e sulle inframmetten2ie amrrninistrative. LE ILLUSIONI DEGLI AUTONOMISTI DI FnONTE ALLA EMIGRAZIONE Corsisti - io temo - possono trovare larghi consensi finchè accusano la Francia di trascurare la Gorsica; finchè sfruttano il moti va consueto dei propagandisti elettorali nelle regioni povere. Le convenzioni colle. Compagnie di navigazione Fraissinet, le comunicazioni marittime insufficienti, il passaggio da Ajaccio a Nizza troppo caro, le cimici in cuccetta, la ferrovia che non è ancora arrivata a Sartena e a Bonifacio, tutti 3/i questi sr.rno temi, in f'ui, piu forte parlano i " Cursisti », più i corsi saranno d accordo c»n loro. L'accusa di "ingiustizia», levata verso la Francia, troverà anch· = vasti conS<•nsi: w ogni chrso ne vt:dra provata la fondatezza, o nel ritardo della promozione del figlio sottufficialo, o nella m-ocetta mancata, o nella esiguità della pensione dùpo anni di s,,rviz1rJ sul continente. Ma cavare di qui una aspirazirme autonomistica. valida, mi par difficile. L'autonomisno effettivo prende di peti,::, il funzionarismo còr.,,o, la tendenza ad emigrare, la smania per il gallone o per il nastrin,J: e i "Corsisti" ha11n,, il lorlo di trattare cr,me ...emplici pregiudizi, quelli r;he S/Jno i 5el[fli di mah gravissimi e di deficienze ooonorn:irhe e morali forse definitive. La situazione della Cor5ica. è quella di luttc: le rogioni naturalmente povere, poste a <;.0nlatlodell'attuale regime di grande prod11zir;nc, o incorporate in organizzazioni statali complesse, in cui l'industria assume il carattere di fonomeno predominante. Ricompariscono, nei ragionamenti dei • Corsisti ", le illusioni degli autonomisti sardi, dei regiunalisti nostrani, e in genere dei meridionali. Cosi, un "corsista» n1Jn riconoscerà mai che il suo è un fl'JVero paese; egli vi parlera delle foreste di Aitone come se fossero inesauribili, - e non srmo, e lo sa chi ha veduto i larghi solchi cbe aprc,no le fabbriche di acido tannico -; vi parlerà delle castagne, il fondamento della libértà corsa, come le definì Paoli; parlerà degli ampi golfi e delle caltl sicure, come se bastassero i buoni ancoraggi per produne il traffico ; vi parlerà della piana di Alessi da. bonifica.re, come se fosse sterminata: e via discorrendo. Si: « itala terra sei». Ques\i miraggi sono quelli che noi conosciamo, queste ricchezze sono quelle tante volte descritte dal meridionale emigrato, e che non ritornerebbe in Calabria o in Puglia nemmeno a schioppettate ; la Corsira è tutto il Mezzogiorno, con l'attenuante dei monti un po' più chiomata. e della: razza meno inficiata dalla malaria ; e con l'aggravante della insulari là. L'emigrazione dei còrsi e il loro funziona.- rismo non sono ((capricci ))' non sono superstizioni da potersi combattere con una. propaganda di partito o con l' autonomia. Sono sempre esistiti: la storia di Corsica è la storia della emigrazione dei Còrsi. Essi si riversano nelle amministrazioni del continente, non perché i governi francesi coltivino questa tendenza isolana alla burocrazia e all'arruolamento militare,; ma perché nella psicologia del popolo corso non c·è, e probabilmente non ci sarà mai, la disposizione a quelle altre forme di attività, che si assommano oggi nella ricerca del lucro capitaHstico. Più oltre risaliamo con l'indagine, più netta ci si precisa la figùra della Corsica vera, vivente ancor oggi sotto la vernice del dipartimento francese: paese di economia, condizioni sociali, concezioni barbariche - e non perciò meno rispettabile - in cui l'unica industria ammissibile è la prima, la originale, la fondamentale, quella della guerra: o i suoi surrogati burocratici, che possono estendersi fino ali' impiego di porta-lettere rurale. Una Albania insulare. Chi ne capì meglio di tutti la irriducibilità e la disperata originalità, fu il mio compatriota, il governatore Stefano Doria il quale espresse un giorno il proprio meditato e fermo convincimento, che bisognava « estirpar la.·razza », cioè ammazzare tutti i corsi. Al boria ne andò, per questa sua sentenza, cui aveva cercato di dare attuazione, larga fama cli crudeltà e di cattiveria, meritato guiderdone dei consequenziarii. Ma ciò non toglie che la sua conoscenza ciel caratteiie còrso fosse infìnil.amente più seria di quella che hanno i favoleggiatori di un progresso indnslriale o di una modernizzazione dell'isola: in fondo il Daria faceva un degno apprezzamento della tempra dei corsi, mentre costoro 1110 hanno un'idea, mediocre e vile, di popolo decaduto pel malgoverno, e che deve essere "aiutato» ad alzarsi fino alle altezze della civiltà contemporanea. La Corsica è sempre quella, che Stefano Doria voleva sistematicamente spopolare: ancor oggi, forse, si potrebbero trucidare tutti i corsi, ma non si potrebbe ridurli ad essere uomini moderni. Essi sono il più bello tra i popoli psicologicamente sprovveduti ed inermi dinanzi alle esigenze dell'attuale regime di produzione e delle n,e_ cessità del mondo moderno. Queste cose dolorose sono stale comprese molto bene dagli uomini della tendenza storica loca.le che ho chiamato francesizzante, e di cui l' Ambrosi è il più autorevole. Gli storici francesizzanti sono buoni conoscitori delle reali condizioni dell' isola. Quando essi dicono che i còrsi hanno raggiunto oggi la sistemazione migliore possibile in relazione al loro passato e alle loro capacità - chè questo è il recondito, ma non tanto, pensiero dell'Ambrosi - essi esprimono una opinione profondamente pessimistica sul loro paese, ma vedono con nettezza un gTave aspetto della questione corsa. Certo è, che per un pi=lo popolo, aggravignato su un'isola povera, per oui l'emigrazione, la milizia e il funzionarismo sono esp,erienze seco-

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