La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 8 - 22 febbraio 1925

34 1·aJo·degli equipaggi corsi. Gli iso!a,ni di Tolone sono Lrent.amila. Settemila. ne ha. Nizia: una colonia fiorente e scelt.o., di irnpie- ((ali, profes.50ri e professioni&ti: paro che nel t05ITlopoliLimlf, di Nizza i còrsi si rinNerrino rempre più fra di loro: è proprio a Nizza che Ant.oine Bonifaciu e l'aulu Arrighi pubblicano 1'.1nnu Corsu, Lutto in dialetk,; Pietro L,eca l'!lioès, di ispirazione féltbrista. In Algeria ,;i calcolu non vi siano meno di cinqua.ntarnila còr~i; intiori villaggi, come Sidi Mrrsuan pre6SO Costantina, >'Ono popolati da isolani. Lu colonia cli Parigi è informe e scadente: non meno di ventitremila isolani, molti dei qua.li occuµatissimi a dirige1·e le opero rli approccio per le promozioni e le pensioni di Lulti i ·,loi,oconterranei, sparsi pel mondo. ), Parigi, appunto, si presenta uno dei più curiosi fenonwni cli "corsismo » di. bassa lega: l'nzione rli P. 0_. Poli e della cos1rlelta Cninn dcs Corses indcpendenls. Il Poli, antico 11sc1ci-en,inisLcl'iale, poi conrierge di Joan l{ichepin, impiantò un giornale reUimanale (l,'Erlw de la Corse), un parlito, o 11naagenzia di soffiellaturc e disbrigo di pratiche presso i minisleri: è iniziatore cli sotto~rizioni a ~ello continuo, o in memoria cli Orossetti, o in onore di C<>tcaldi, o ~~er il monumento di Pontenovu, o per tutti gli scopi che il sentimento della patria rende accessibili ai còrs1 em1ccrnt, e. reclamistici per gli 01·ganizz,itori. Per quanto grossolano sia il trucco con cui egli dissimula i propri fini persona.li, affluì. scono verso di lui, da tutte le parti del mondo adesioni di poveri isolani sperduti: egli f~nrle le rivali Là dei clans opposti, ct'ando ad intendere a tutti che la rigenerazic,ne della Corsica è a portata di mano, ncll' ufficio del capo divisione amico,· o del seg1·etario di gabinetto suo intimo. P. O. Poli è un bellissimo esemplare di procacciante corso, non lontano cjal tipo del com1nendatore basilisco o calabrese impiantato a Roma a dirigervi la scalai.a alla burocrazia dei suoi conterranei: alla.ccato alla propria terra e reclamista, servo di tutti i ministri continentali e pur sincero quando parla di solida.'ielà con i suoi conterranei. !\on è del resto il solo grande agente burocratico che la Corsica abbia a Parigi. La Corsica in materia di avanzamenti, tratta con il governo della Repubblica come con quello di una potenza straniera: P. O. Poli e i suoi colleghi sono gli agenti consolari di Corsica ali' estero. Nell' impero coloniale poi, i corsi dell' Africa del Nord e della Cocincina sono particolarmente organizzati. Le « Socielés amicoles corses ,, sono dovunque il centro di 1,;naazione di difesa. isolana: qualche volta, le colonie corse entrano con una personalità morale distinta dinanzi alla. madre patria: per esempio, l'attuale deputato di Corsica Pietri, ex-capo di gabinetto di Caillaux, exContro!Ic,re generale delle finanze marocchine, è una creazione elettorale dei còrsi di Ma.rocco, che,lo presentarono con un ma_ nifesto ai compaesani dell'isola. Così, la pubblicazione dell'A.nnu Corsu è aiutata in modo speciale dalla ".4.micale coTSe de la Cochinchine ", dove - suppongo - i di- -relto1·ihanno relazioni o parentele. Così ancora, ·quest'anno, la colonia còrsa della Indocina ha provveduto, con fondi propri, d" accordo con la Socielé des Sciences hisloriques de la Corse a far -tenere un corso di sooria isolana a Parigi, affidandolo al prof. Ambrosi. V ,issociazione dei còrsi ali' estero è la pri~a. delle conseguenze diretbe dell'emigrazione. Il P. O. Poli si è fatto iniziatore "di un Annuaire génìral des corses, che sarebbe di grande interesse per dare una dimostrazione qualitativa. delle posizioni raggiunte dai corsi nell'impero francese: m,i la persona del promotore - che \natural1!1.(filteha. avuto tutte le adesioni dei ministri e deputati corsi - dà troppo scarso affidamento. Più modesto, ma più sicuro, ·sarà il quadro complessivo di tutte le società di cultura e assistenza dei corsi fuori dell' isola, cui so che lavorano Arrighi e Bonffa-cio per il prossimo volume dell'Annu Corsu.. Uno degli aspetti più singolari dell'associazionismo còrso è che appena appena è possibile, i còrsi si raggruppano secondo l' appartenenza a questa o quella contrada dell'isola: Parigi ha leghe, mutue e " amirales ,, di Fiumorbesi, di Balagnini, di Niolinchi, di Ca.picorsini, di Cortesi, di Ajaccini. Nori per nient.e i éorsi vantano di essere una J1/1Zione ! In questi raggruppa.- menti per contrade, rifiorisce l'antico spiri!,o e le peculiarità delle " pievi " còrse ; eE<>isono un potenz.ia.rmmto dell' insularità còrsa, e ìl còrso niolinco o ba.lagnino, che a Parigi si ricorda di essere tale, e di appartenere a quelle quattro montagne dell'isola che sono la Ba.lagna o il Niolo, e non a quelle quattro altre, è un còrso temprato. un còrso elevato al quadrato. Naturalmente,· in queGti raggruppamenti, la " politica ,, e la. lotta dei clans isolani sono trapiantate di pieno diritto e vigoreggiano; tanto più, quanto più sono riuniti i corsi di una contrada. ristretta, cli una. "pieve»; e traverso tutti i funzionari corsi, LA RJVOLUZIONE LIBERALE penetrano n(}l macchinismo burocrntico e a.miministra.tivo flello SLa.tofrancese. Quante vendette còrse uon sono state compiute, a colpi di decreto, du niinisLri continc,ntal, ignari, che le coprivano con la loro firma I Quanti episodii della poliLica di ctans iso lana hanno il loro svolgimento sulle colonne ciel .l/ onile'Ur O/ficir•i I Per accorgersene, per capire, bisogna essef'c iniziati, non aJ diriUo amministrativo francese, che pei corsi non conta, ma alla vii.a della diaspo7a e della emigrazione e del funzionarismo c-òrso ! Coirnn/Jo di Merimfc, che è som- ]Jre il libro più bello, più vero, più completo, su Ila Corsica - dico sulla Corsica moderna, odierna - ha solo bisogno di una appendice, che descriva le vendette raffi. nate ~ompiule, non più col moschetto, ma coi bolleltini dei ministeri di Parigi: la diaspora còrsa, sul continente e nelle colonie, pullula. di Colombe, che solo per un s11perficiale adattamento al costume europeo, adottano sistemi più protocollari dell'eroina di Olmeto. Questa nutrila e a.ltiva cliàspora còrsa, questo associazioùis1110dei còrsi emigrati ha. due conseguenze. La prima, è la creazione di infiniti vincoli matel"iali fra I' isolu e il continenl,c. Tutti i corsi emigrati in Francia o nelle colonie sono -sospettosissimi di qualunq11e fo1•111Ita tenuai.a di irredenlismo. Essi vogliono cho la Corsiqa 1,estiallu Francia, perchè così hanno la m,idre patria a pol'lal.a di m,.no. Un irredentismo attivo significherebbe per loro la rovina o la compromissione di posizioni personali falicosamente • acquistate ; lo farebbero combattere da tuL; ta la parentela rimasta nell'isola., e, se fosse necessario, passerebbero il mare per andare a fa.re le schioppettate contro gli eventuali separatisti. Dei sentimenti di questi còrsi emigrati va tenuto il massimo conto, quando si parla dell'isola ; perchè gli emigrati rappresentano la. parte del popolo còrso più cospicua per cultura e per infl'IJOOze,potenti anche nell'isola. La' seconda è la difesa ,ombrosa e suscettibile delle caratteristiche isolane. L'associazionismo còrso è il maggiore strumento di conservazione della lingua, del costume, della - in im lato senso - italianità> còrsa nella ma.ssa degli emigrati. Gli emigra.ti, legati e vi,ncolati dall'associazionismo, resistono meglio alla francesizzazione: tutto contribuisce a questo risultato, le inimiçizie come la omertà, la so'lidarietà fra gente delfo stesso clan, come Levendette. Gli emigrati tornano ogni tanto alla madre patrii!., con fedeltà che dura più generazioni : d'estate, gli hotels di Vizzavona, di Greggia., di Evisa sono pieni di gros bonnels della burocrazia parigina., che vengono a fare provvista di storie e cli rancori isolani, per tutto l'anno. I corsi poveri di Parigi mandano i loro figli nelle Colonies scoiaires fra i monti della madre patria. Le Associazioni còrse sul continente sono grandi agenzie di matrimonio, beninteso fra co!'S'i; e cosi anche la miscela dei sangui è, raUenl.al.a ·il più possibile. In sostanza, la emigrazione trova il' suo contrappeso nell'associazionismo· e nel sentimento dell'insularità, che si fanno più. vivi qua.ndo il còrso è all'estero, in mezzo. a gente del continente. Cresce cosi la complessità dei rapporti economici e politici fra la Carnica e la Fran<i"ia; ma, al di là di questo, la Corsica si difencle1vigorosamente ,da ogni fra.ncesisazzione della lingua., del cos!iume, della razza. Anzi ; quanto più quei rapporti si fanno inl,cnsi, I.ani.opiù questa difesa assume coscienza e forza; tanto più còloro che sono rimasti nell'isola e coloro che ne sono emigrati si attaccano a.I patrimonio ideale della vecchia Corsica, e comunicano in esso. Quando i francesi parlano della "francesizzazione,, della Corsi-· ca, credono che davvero l' accresciuto numero dei concorrenti corsi alla Legion d'Onore o alla Croc,edi Guerra o al Mérite. agricole, o che l'intensificato assalto agli organici , significhino una trasformazione dei sentimenti e del costume isola.no. Essi sbaglia.no profonda.n1ente: commettono l'errore inverso a quelli italiani, che considerano la Corsica, prescindendo dal grande fenomeno della sua emigrazione, e dei rapporti ma- • teriali che ne conseguono. LA DIFESA DEL DIALETTO La prima e più importante conferma di ciò, è la fioritura della letteratura dialettale corsa, che fu sempre vivace, ma che ora interessa. tutti gli isola.Di, è nota anche al più ignorante capraio. Non mi dilungo a far n0mi e a. dare saggi, anche pe,rchè, su questo punto, è relativamente facile orientarsi. • Il principio che sta fitto in capo a ogni còrso, ormai, è questo: " Si noi lasciamo ,m,5re 'a nostra lingua, 'a nostra razza murarà cun ella ". Alla francesizzazione superficiale della lingua, si reagisce con l'accorato affetto al dialetto, ,che è veramente bello, sonante, forte, degno di un grande popolo, e che sempre suscita, nel cuore di ogni italiano che lo ,,ria, I' apo:,lrofe del Torn111<LSé<>: a /tota terra .,n ,-. ,µ,ft or·NJrato delle t11edrmne /vneroi bolfAlo spirono i svoni r:fte il m.w /JrrntP 11101) "· La dtfr:sa del dialett,-, Lr<,vu. rispondenza nel cuore della gente, pi u umile, si accorcia la diffidenza c1mtr-oil "pinzull,,, del continente, <:on lu rabbia delle bcghin<; contm le ragazze che srnettono il "mandile ", con il misoneismo del pastore che vuol co1Tere da. un capo alJ' altro del!' isola con i suoi ,.1,rrnenti, 1'fmza imr,edimenll, di nuove c,,ltivazioni "pinzute ", e Sùpratutto mn il rancore malcelato delle rni11liaia di corsi pensiona.Li,che, in fondo in fondo, cred<,no di essere stati burlati dalla /?rancia che ebbe la loro gioventù per un hoc,con di pane. La difesa uel dialetto tocca tutto un popolo di montanari guerrieri nelle fibre più delicate uell'a.mor· proprio isolano e del possimismo con•crvatore; è la grande posta dellu vita intellolLuale di tutta una razza; tutti i corsi sentono questo, e la balta.glia è porciò vinta. lo ho conosciuto il poeta còrso aUualm<>nte più attivo, nel pieno fiore della. produzione o della popola.riLà: Maistralc (Domenic'Antone Vers1niJ di Marignam1. Senza affettazione e renza posa da aedo mislr-atiano, egli è l'uomo e il poeta della zolla, della terra, colui che ha il dono divino di parlare alla gente del suo sangue, a! rnruLi:riaghiu, al contoneru, al pastore, al stimadore, delle cose che que.sti a.mano e comprendono, nella lingua pura e forte dei loro padri. Emigrato in gioventù a Marsiglia, tornò benestante in Corsica; ora coltiva cedrati e vigne sul Golfo di Porto, sorbisce molle bibite nei caffè ajaccini, gira l' isola per conoscere quanti puù può dei suoi compatrioti, per leggere e discutere coi babboni le sue poesie, per far recitare ai piccoli pastori le sue comme-- die. Egli è il depositario di tutte le rudi facezie del leggendario Grossu Minuto, il confidente di tutte le saporose bu,rle rurali delle "pievi». Quando il presidente Miller-and visitò la Corsica, fu Maistra.Leche lo salutò al varco della foresta di Aitoni, sopra il golfo di Porto, all'alpestre soglia. del Niolo: e parlò" dignitosamente in corso, di ospitalità e di cortesia, se11za dimenticare nessuna delle glorie isolane, neanche i morti di PonLenuovo; fu al)ora, davvero, il primo cittadino della sua nazione, e il poeta, unico a,mba,scia.Loredegno del popolo còrso. La sua !arpa è domestica, d'usq comune come gli attrezzi dei mestieri: io chiesi di Maistrale a. gen1erella del. Niolo, della. Bala.gna, di qua e di là da.i,monti, e tutti mi sapevan dire chi era,.le dove stava, e che sul Golfo di Porto egli possiede una torre e un mulino, e che là scrive poe6ie e immagina. slalbaloghj. E' forse, la 'sua, la vera gloria: la, risonanza della propria poesia, che Mistral si augurava di avere almeno in Arles, e che egli ha in Corsica; quella che sola consola, quella che vola incontro, non dalle aride pagine dai critici, e dalla stereotipata ammirazicme di milioni di imbecilli indiffe1xmti, ma dalla. viva. voce dei compatrioti e dai noti visi. Di butti i còrsi ch'io conobbi, Maistrali, « corsu sciappalu », paesano di sangue ritornato alla terra con mooilato proposito, contadino rinv.igorito e rinsaldato dalla esperienza del continente, è la mente più alta, quello che più sente e riaduna in se le nostalgie degli emigrati e le tristezze dei rimasti, quello che con maggiore prudenza scruta il destino della sua isola, il più conscio cli Lutti i pericoli che le sovrastano, il più amico dell' Italia., il più nemico degli italiani-ignoranti e pedanti che si propongono di trattare la nazione corsa come un armento da rivendicare; e sotto la sua protesta di volere « una Corsica allegra», sotto le' sue risate sonore 'di uomo forte e sano, si senbe tutta la nascosba. serietà qella difesa dialettale, che salvi il sai vabile, SJlnza '!\ompromett.m.·el'avvenire. LA DIFESA CùLTU~ALE Naturalmente, dal campo della difesa dialettale, a un ripensamento autonomo della storia e della cultura ~solane, il passo è stato breve. I còrsi, per farlo, non aspettano certo i 5<1ccorsidegli eruditi italiani, siano questi,.o no, deputati fa~isti. E' affatto gratuito affermare che gli stuMi storici còrsi siano stati tutti viziati da una pregiudiziale politica filofrancese. Il prof. Gioacchino Volpe, in un programma di un certo gruppo di " Amic.i della. Corsieà ,, di recente formazione ambrosiana, afferma la opportunità di contrastare la " sopravaluLazione del momento francese ,, negli studi corsi. 'Chi esamini l'opera della. " Socielé des sciences hisloriques el nalureiles de la Corse ", cli Bastia, non si avvede del g,rave di,fetto segnalato dal prof. Volpe. La (,ocietà fu fondata nel 1881,,dall'aba!B Letteron, un « champenoise ,, erudito ed attivo, anelato in Corsica come professore di Liceo, ed abituato a. lavorare come i preti francesi eruditi, cioè molto seriamente. Le anna.lle dei bollettini della società radunano studii di capitale importanzà, per tutta la storia della. Corsica, e specie per quella feudale: le opere pubblicate dalla società non rivelano nessun proposito di apologia francese: basti dire che v' e la Storia dei Corsi e la,_Corsica del Gregoroviu~, due libri in cui 11 " mo rnent.<, frane.be ,, non i, cerlJ"; " sopravd.lU· tau,,,_ li profes:;ore Volpe, che ha inaugurai,, la storiografia « italianissima" deUa c,,rsica con un rE:()(mt,c, scritto pubblica.t,,, rn "l'oi,Lica,, e in errr,re se crede di poter naseonrlere' la propria iendenziosila e la f,T'<Jr,riaaspirazione ad a=,lerare un ffredentisrno còrS<,,accusando d1 scarsa cosmenz105ità scientifica uomini insigni negli studi locali còrsi, <'.OmeiJ LeUeron, il Luct;iana, il De .vloruti. Piutll,sliJ, i, da ri.corclarP un p,u'iicolare; che lu "Sr,cieté des Scienr:es de /a Cr,rse ,, non cr,ntl, fino ad oggi, ner,µure ,rn y,cio 0rdinariù (e pagante) fra i dr,tti ,, patrioti italiani , e ha tre sole malinconiche " Societa di Storia patria." italiane fra i soci e<;rrisr,,,ndenti . .'ion so "B il prof. Volpe, in tempi rec.,ntiS5irrn, si sia. a55<.>C1a!J, . rni auguro che, ù~gi almeno, egli abbia. rotto una a..<;~nza che $fHt_g-a - rTJa insieme aggrava - l' imprndenza di certe a<·cuse r:ontro gli studiosi còr-,,i. Gli appunti del Vr,lpe r;olpisconr, soltanlJ", al<:uni più giovani cult<,ri della storia c6r,,a: i quali hanno voluto accentua.re i rnppr,rti storici tm l'ist,la e la. Francia nel SE,COlo XVI, e il fenomeno dell'emigrazione rnil!tare nelle armate francesi, antichissimo, quasi fos.,i:,ro sintomi precorritori di una aspirazi<Jne cf,rsa all' uni,me con la Francia. ll più forte r·appresentante di questa tendenza i, l"A llbrosi, professore - fino al luglio scorso - a Bastia, di famiglia còrsa cospicua., ma lel{atis-- simo all'ambiente accademico francese. La sua Histcriredes Corsl's et de leur ciulisalirm è effettiva.mente un modello di esposizione abilmente tendenziosa: egli cr,rninc1a con dissertazioni geologiche di questo gen~re_: « Pour les géologues, la Corse n'a 1amazs /ait parlie du conlinent ilalien ac/uP/, doni la formation par plisserrienl el chorr,oge est relativemenl récenle; à une époque anlerieure, elle elait rallachée à la regum rnr,- cençale et alpine por un isthrM étroit doni l'etfondrerrienl n'a pas supprimé toulP [una .. logie enlre l'Eslerel el /es Alpes d'une pari, la Bala_qne et le Cap Corse de l'aulrP. Q1.wnL aux zoologisles el au.c bolanisles, iis nous· disenl que la faune el la flou onl p/11.~ d"affinité avec ceites des Pyrénées de la F7ance et t/,e [A.frique du :Vord, qu'avec ul/e de Toscane. Yov.s nous garderons bien de commetlre une hérisie geagraphique ,en /aisanl de la Corse un morceau de /" ltaiie. Bien au conlraire. nolre ile exislail omni la péninsule voisine, el celle-ci étail encore partieliement recou.verte par les fl,ots, alor, que la patrie corse dresso:i.l fièrement ses hauts son1/lnels S(YUS le ciel 1nédilerranéen "· Que-- sto esordio può dare una idea del li,no di tutta l'opera ; in cui broviamo una etnologia che riavvicina i còrsi a.i Laschi piuttosto che ao-li italiani, una sistematica negazione dell'°;mporl.anza fondamentale del periodo pisano, e via discorrendo, fino all'ultima pao-ina.che a.c.cenna alle « convoitises de l'llalie ,, sul!' isola. Il prof. Ambrosi, che ho avuto l'onore di conosoere, non è peralll'O un cattivo corso ; intanto, la sua opera, fatta la debita tara, è utilissima e molto aggiornai.a a.lle ultime ricerche: consigliabile agli italiani desiderosi di conoscere la. Corsica, forse più degli scritti del prof. \-olpe. L' Ambrosi è poi uno dei pochissimi isoh,ni che sia nettamente realista sulle risors,; economiche del suo paese: che non viaggi nel consueto mondo dei sogni, in cui i cò1s1viaggiano insieme coi sardi, è,on tutti i nostri meridionali, tulta genle cui le rispettive re-- gioni appaiono ricchissime, fecondissime, rovinate solo dal malgoverno. Ambrosi vede la Corsica com'è ; cioè troppo simile a. troppa parte dell'Italia: ed ha una vivissima coscienza di tutta la miseria e di tutti i dolori sopportati dai còrsi in dieci secoli. Questo pessimismo lo induce ad essere diffidentissimo di ogni irredentismo: e giustamente. Egli comincia ad aver'torto, quando crede di poter combattere un eventuale i.rJ10dentismo con deboli deformazioni geologiche, etnologiche o storiche. Non sa, l'ingenuo prof. Ambrosi, che i nazionalisti italiani, in questo campo, sono insuperabili! Con\unque, le tendenze rappresentate dal. I' Ambrosi ha.nno trovato, nell'isola stessa, una spont.a.nea reazione. Altri studiosi, come il Graziani di Ajaccio, archivista dipartimentale, pur mantenendosi nel!' ambito strettamente scientifico, mettono in evidenza - per usare la fraseologia del Volpe - il « momemto paolisl.a,, della storia còrsa. Le ore che ho passate nelle tre stanze terrene della prefettura ajaccina, insieme allo • sgi6 Graziani, a ragionare di nomi liguri e di berrmini di mestiere ancor vivi nella parlata isolana, a sfoglia.re i cartolari rilega.ti in bleu delle entrate e delle spese nella repubblica patriarcale del Paoli, i Libri magistrali dei conii pubblici e dell' Enlr«te e delle Spese dei r.egno, sono tra le mia più feconde ore di Corsica. Vero è che mi tormentava un po' uno scrupolo ; tutti gli irredentismi sono nati così, come tarle, tra. una filza e uno zibaldone ; e sedussero, prima di tutti, gli uomini che aprono i libri con i polpastrelli esa.ng•Ji del bibliofilo. E io non volevo, come non vogiio, contribuire in minima pa,rte ad un even-

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