La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 7 - 15 febbraio 1925

SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 NOVITA STUART MILL ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semes1re L. 10 Es1ero L. 30 Sostenitore L. 100 Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE LA LI BERTA pref. di Luigi Einaudi Abboriamenro annuo L. fO Erlero L. 76 Un 1mmero l, 0,50 Chi rloeve un numero di saggio e non intende abbonarsi respinge il giornale, altrimenti gli continuererno l'invio e dopo un rT"l8ee provvederemo alls riscossione modiante tratta 8/ 4pedlve frano, d1 p•rfr,, a chi m-,n~o ua91la di L. P, t1l.'edftore (Jr,,bettl - T~nr• Anno IV - N. 7 - 15 Febbraio 1925 SO M. M AR 1 O: G. SALV>llllNT: Sonnino e la gue,ra europea. - Vita Jleddionalt : (:. CAPPA : J.'ete,no errore. - ]<;. CA·rAT,1~1 - p. g.: Unlnominalismo nel Sud, G.. CAJ<A"1-J,<,n1TrJ: Nella ciflò dolente. A. CAVALLI: Il maestro di Donati. - p. g.: Il messianismo di E. Berlh, - 1f. S01rn1,: Democrazia rurale, - G. SAJ,VE>JJNI: f!e!!illca alla "Pls!olo ad Omern ,.. SONNINOE LA G.UERRAEUROPEA VPl/a prefacionc al libro immhienle: Dal PaLLo di Lond1·a alla pace di H.oma, Gaetano Sal,,e,nini intrapwnde lo slvdio di tiillt, la politica Pstera dell'llalia durante lo guerra, alla lvce di documenti inediti. Tale studio è /orse il più decisivo che si abbia su.Ll'arqomento. Xe anticipiarno ai - le/lori d; Rivoluziomi Liberale -ii capitolo che esamina il proqramma e la tattica di .~on11inollPl [914-1915. Von. Sonnino, nel luglio del 1914, avrebbe voluto l'intervento immediato a fianco degl'Imperi centrali (1). Proclamata la neutralità, pensava nell'agosto che occorreva persistervi: « Vedo che molti spingono verso la guerra contro l' Auslria., e ciò mi preoccupa assai, perché vedo (salvo cose che io ignoro) che ormai conviene mantenerci nettamente sulla via, in cui ci siamo messi, cioè della neu,tralità, pur armandoci fino ai denti per essere prepa,rati a tutto,, (2). • La battaglia della Marna demolì anche nel suo spirito l'idolo tradizionale della sicurn fuhmnea vittoria germa,nica. All'on. Antonio De Viti De Marco, il quale il 25 ottobre lo intenogava se fosse vero che egli volea_se la guerra nella Triplice Alleanza, rispondeva: « Al principio della guerra sì: ci qmveniva entrare in guerra a fianco dei nostri al\,eati, facendo patti chiari; ma adesw la situJ..Zione è mutata"· « Quali sarebbero stati i patti chiari? insistè il De Viti: il Trentino?". « Il Trentino e qualche altra cosa. ». Prevedeva, però, sempre - e per i ~emperamenti volontai-i come il suo, prevedere è per metà prevedere, e per metà desiderare che la previsione si avveri e contribuiro atl,ivamente a questo risultato - prevede\'a che la guerra non sarebbe- stata di lnnga durata, e sarebbe finita nell'esaU!rimento di tutti i belligerani,i: nel gennaio del 1915, discutendo con Biìlow, prediceva che la guerra non sarebbe andata al di là dell'autunno ; contava di coprire le spei'-e dell' mtervento con un prestito estero di ,\IJ milioni di ~ter!ine: il 23 febbraio ebbe ;iualche sospetto chei queJ13, somma pot,13se non bastare ,e pensò a·i el('.var0 il prestito a ... 50 milioni (3). gntrando con le forze fresche fra i belligeranti esausti dal precedente logorio, h,sercito italiano avrebbe fatto in breve traboccar la bilancia a favore della parte con cui si fosse alleato; e il Governo italiano col prestigio drella vitto,ria determinata dal proprio intervenLo, e con un popolo non an-, cora stanco, come gli altri, da una lunga guerra, avrebbe potuto impo,rre agli uni e agli altri una larga messe di concessioni territo1·iali. Era quella che il Presidente del Consiglio, Salandra, aveva definita la poliLica del «.sacro egoismo)>. Sonnino cominciò a trattare col Governo di Vienna per superaire lo scoglio dell' irredentismo. Offrì quello cliie egli chiamava commercialmente ,rn forfait: 11 Governo italiano assicurava agi' Imperi cenbrali la propria neubralità nella guerra, e si disinteressava cli quanto essi avrebbero fatto nel- (r) B1rn:ror.1Nr, Dictrrio.:agosto 1914-maggio 1915, nella (():ìu.o\·a A.ntologia,, del 1° febbralO 1925, pag. 215; lettera. d~ Sonnino a Bertolini, 18 agosto 1914 : « I o personalmente, nella prima fase della crisi europea sarei stato J)'l'0pel1SO allo stare w1ili c·on gli Alleati della Triplice, ma è noto ?he ~l paese, nella sua ~andc-. maggioranza, part-eggiava per la neutr'aì1tà e questo deve ave1.'e decist> il Governo,,_ ' (2l Lettera al Bertolini, loc. cit. . (3) Parlal).do col De Viti nei mesi della neutraJità, Sonnino diceva c:he « il paese n·on av,1·ebb~ potuto sostener~ 1;1na gueiTil lt~nia )),L' 8 magb10 1915, 1' ex-Mm1stro Be.rtohru, neutralista scriveva nel suo Dial'-io: « led bo avuto u11nt1ov~ colloq~i~ co1l'OJ:· Salandra. H<? insistito sulla grandissima resistenza che le difese naturali ed artifi~ali <;i avreb~r'? offerto, ecc:. ccc.; per n011 poclu mes., quelle difese non potrebbero essere superate. L'on. Salandra mi ha chiuso la bocca, dichia.rand? che . il Comando dello Stato Magg10re è di op1n10ne diametralmente opposta >). Cfr. GATTI, Uomini e folle rU guerra, ro4 rr7, S.-\RDAG~A, Il disegno di g1.terra italiano, T~rino, Gobetti, 228, 2-54, 270 ss. la pi,nisola balcanica; il Governo austriaco avrebbe in compenso ceduto « il Trentino e qualcos'alt.-o ", ~ conlea cli Gorizia e Grarlisca, sei isole dell'Adriatico centl'ale ed avrebbe dichiarato Trieste città libera.' Si disse, e Lutti abbiamo I ungamente creduto, che questo negoziato fu inizialo per guadagnar tenipo e col proposito di farlo fallire al momento voluLo. Ma c'è un telegramma al Duca d'Avarna, ambasciatore t&aliano,a Vienna, in cui Sonnino, in piena trattaliva, domanda ad Avarna se non sarebbe possibile ottenere che la Schrat amante di Francesco Giuseppe, influisca ~ul1' Imperatore nel senso di farlo aderire alle proposte italiane. Dato che avoose voluto non wnchindere, Sonnino avrebbe mai invialo questo telegramma? Se l'offei-ta'del for/ail fosse stata accettata dal Governo di Vienna, la neutralità italiana sarebbe stata assicurata agi' Imperi centrali, ntJn alla Triplice Intesa. Dopo avere così sistemati i rapporti con l'Austria, Sonnino, continuando sempre ad armare, si sarebbe oocupato del problema coloniale. Avrebbe negoziato un' alLJ-a promessa cli neutra] ità coi Governi della Triplice Intesa, oppure una vera e propria solidarietà attiva, in· più de'1la neutralità, coi Governi degl' Imperi centrali. Probabilmente le offerte più larghe sarebbero venule dagl' Imperi centrali, i qua. li avrebbero potuto fare maggior sfoggio di generosità a spe,se della Triplice Intesa. L'imperialismo triplicista sarebbe ritornato a galla attraverso questa nuova pl'Ocedura. Ma il forfait a,ndò a monte, per la intra.ttabilità che Francesco Giuseppe e tutti i governanti austriaci dimostravano in ogni questione territorialre, con l'Italia. Quando dovè abbandonare ogni speranza di accordo con gli antichi allea.ti, ar principio d,el marzo 1915, Sonnino iniziò le trattative coi Governi della Triplice In tesa. E le conchiuse, il 26 aprile 1915, col Patto di Londra. San Giuliano si fermava aJ Quarnaro e vagheggiava un accordo diretto col Governo di Belgrado. Sonnino, come premio dell'intervento, domandò che !;1 Triplice Intesa gli garentisse, a spese clell'Austria, il Trentino italiano, l'Alto Adige tedesco, la Venezia Giulia fino a Longatico e fino alle porte di Fiume, la Dalmazia fino al Narenta e quasi tutte le isole delléAdriai,ico. Era il programma importato in Italia dagli agenti della Carnera di commercio di Trieste, nella seconda decade del settembre 1914, dopo la battaglia della Marna, ed adottato alla cieca dai nazionaJisti e dallo Stato Maggiore della Marina. Cadorna era contrario ad ogni acquisto sulla terraferma dalmatica. Sonnino non lo consultò mai su quesLo soggetto (1): raccattò pari pari il programma naz(onalista triestino e lo presentò ali' Intesa. Le trattative, del Libro verde dovevano servire a convincere i neutralisti che non era possibile mantenere la pace; l'a_desiona dell' Intesa al progl'amma nazionalista doveva compensaire l' Italia dei sa~rifici della guerra. I Governi dell'Intesa trovarono esagerate le domande di Sonnino. Si ebbe così nel m,u·zo e nell'aprile del 1915 un ani,icipo di quello che sarebbe stàto, quattro anni dopo, il Congresso della pace. Dopo un mese e mezzo di negoziati in cui gli scogli', le tane di volpe, i formiclw i nidi di lucerlo!,e furono disputati ad u~o ad uno - per la penisola di Sabbioncello ci fu una battaglia lunga come quella tra 1,roiani ed achei into-rno al cadavere di Achille - si venne ad un compromesso: Sara e Sebenico ali' Italia, Spalato alla Ser. bi.a, l'isolario dalmatico, anch'esso a mezzadria. Data la certezza della guen-a breve e della (1) CADORì:'.A, La g11,errasulla fronte italia:na I, 68. Sarebbe interessante con<l6cere quale u;ffi'. ci~~ di manna ~u l'e?p~o cli Sonnino, e denommo « Cu.rzolan 11 le 1sole <lell 'Adriatico centrale,. affibbiando a q~este il nome di quel gruppo di isole, assa, pm a sud, a cui appartiene Lepanto, e dimenticò di includere nell'a1t. d'el Patto di Londra l'i~la di Sausego, importantissuna per la navigazione a causa del faro! "ace imposta all'Austria e alla Genna,1ia dal!' wtel'venl.<> italiano, Sonnino era convrnl.u di avere concesso anchr; troppr> alle ,•es1,tenzc avversarie. 1 governi del!' lr.lr:sa, u1vecc, cedettero alle pressioni sonnnnane ~ulla fine dell'aprile HH5, perchè sentivano as~i malsicura la prop1·ia situazione :nihtare, e tardava loro di impegnare l' fl.ali'.l nella guerra prima che qualche guaio nel fronte russo deviasse il movimento interventista in 11.alia. Il 26 aprile 1915 !11 firmalo il PaLLodi Londru, una settimana dopo cominctava il clisasLroclell'eserciLo russo u, Goslice. La guerra breve, da farsi con 4(1 milioni cli sterline stanziati nel Patto cli :...ondra si rivelava come una impresa assai . più grave che Sonnino non pensasse. La vitLoria a sei mesi data sfumava. Non solo. Jl contenuto del Patto cli Lonpra doveva essere 1m segreto segreLissimo fino al momento della vittoria, quando le forze italiane dovevano occupare la linea tlel Patto Ji Londra, e mettere il mondo di -fronte ai fatti compiuti. Invece, il contenuto del Patto di Londra fu conosciuto in tullo 1, mondo tre settimane dopo che il memorandum era stato firmato (i). QuesLo fu il de- ~stino spietaLo di Sonnino: non una sola delle sue previsioni, non uno solo dei suoi desideri mai si realizzò! E da questo momento in poi, il Governo di Vienna ebbe tanto in mano da presentare agli Slavi del Sud la guerra con l'Italia come guena per la loro difesa nazionale cont,ro l'imperialismo italiano: un nuovo efficacissimo propagandista ,anti-italiano fra gli Slavi era entrato grat ~ntat1101:i,k ai ser-vigi cli Ca,sa'd'Austria: il Ministro degli Esteri dell'Italia (2). Altro effetto immediato del Patto di Londra, fu che i Serbi, non appena l'Italia dichiarò la guerra, smisero ogni attacco contro l' Auslria e si volsero contro l'Albania: e il Comando Auslriaco potè dirigere verso la frontiera ita1iana una parte delle forze, che fino allora erano rimaste immobilizzate contro la Serbia. Cadorna nota il fatLo: e sospetta che nel 1915 vi sia stato un accordo separato fra austriaci e serbi per non farsi la guerra (3). Ma un accordo di questo genere, dopo la disfatta serba, sarebb"e stato pubblicato dal Governo di Vienna per sere- • ditare il Go,verno serbo, se non a!i,ro al tempo delle polemiche sul tentativo del Principe Sisto. Non c'era alcun segreLo•fra Austria e Serbia: c'era disaccordo polii,ico fra Serbia e Italia: Cadorna sentiva, nel campo militare, gli effetti della azione diplomatica, cli cui era responsabile il Governo civile: la diplomazia sabotava la guena. Nell'estate del 1915, quando si cominciò a prevedere l'offensiva austro-tedescà contro la Serbia, il generale francese Gouraud anelò ad Udine a domandare a Cadorna un .contributo di forze italiane per resistere aJ. l'assalto. Cadorna consentì: pensava che le forze italiane avrebbero attirato più &ruppe austriache se fossero andate in Serbia a collegarsi con gli alleati, che, se fossero rimaste nel difficilissimo settore del Carso - qui, alleggerita la pressione austriaca, cieli~ guerra balcanica, lui, Cadorna, avrebbe potuto assalire con migliori risultati (4). Ma i Serbi non accettavano volentieri l'aiuto italiano. Sonnino si oppose energica!I]j;nte: la Serbia non era alleata, era nemica: sarebbe stato un errore aiutarla. Lo Stato· (1) Fu pubblicato dal Govemo francese: CA· D0RNA, La guerra alla fronte italiana, I. 104. , (2) GATTI, Uo,n.ini e folle di guerra, Milano, l'reves, 1921, pag. 1o6-107. (3) La guerra mila fronte italia,111, I. 107.rog. (4) Fino all'ultimo momento della ~uerra le autorità militari austriache cindica;ono ~tile alla loro azJone la. politica sla.v~foba sonn.iufa.na. Il 1° no,·emb_re 1918, il Genetale Weber, capo della Delegazione a.-11. venuto a Villa Giusti a trattare l'armistizio, nel comunicare al Comando Supremo a.-L1. i patti della resa a,gciuno-eva: • La Commissione non si .rtitiene 'auto~izzaÌ3. ad accet~e _queste aspre condizioni, inattese ed incompat1b1h coll'onQl'e dell'esercito e della flotta. Non v1 è dubbio uffici.ilmeute che l1 Intesa impiegherebbe oontro l 'llnpero tedesco alleato i me7.zi di lotta conseguiti sulla teiTa e sul mare. f!eve esse\e lasciato al Comando Supremo il decider~ se 11 complesso delle condizioni. non sia cos~ grave da costringere a continuare la nostra 1·es1stenza. Forse le condizioni potrebbero essere opportwne per attizzare la volontà rU co-mbattere dei popoli detta Monarchia, specia/;m.ente degl·i Ju.gosLa-viJe forse anche dei SerbT dell'hnpero contro l' InteSa ». ' .\Jagg1<n& dt'dla ,\,1,1i-ina. trc,viJ dJt! U::cnjcarm,nte il traspmto rJi,I],-lrupp(, E:m imp,,à:;i. 1,ile ne Lrasr,ort;.1vaperò in Albania: & r,iu tardi fuf'(1no tra.sporta.te assai piu trupv,, in .\la,cedr,nia tJa tutta r Int.e,;.1,. (l11and<, la S<!rl1ia fu sehia.eciata, a1Jr,rd. Sonninv ron- ~••nL,il :x1.lvala:,-gi<,<J,,JI,. r~liquie: era un beneficio vel'Sù nemici, ehe e,cli <•rétfova d ven1rl.iinnocui : e il benefir:i,, fY•leva """ere im·<J<'.at<,per esigere rlai beneficali l'ac.;ettazione del Patto di L<,nclra ," pùt.eva es.-,e-re loro rinfaceiatn se non avessero chinata la test~t. .via la disfali.a della Serbia fu ,;al11t;1ta cr,rne una buona fortuna dai nazionalisti italiani : non w,d,.vano chi,. più gli austriaci a,·anzavono ,·ers,, Salonicco. pi la strada ver-., Trieste diYentava diffir·ilt- e sanguinosa per gli italiani. Ogni insi,t.enza cli Bis"-Olati perché Sonnino ascollasSt: le proposte di Supilo, cli Tnuni,ich. degli altri esuli Jugoslavi, ca.del.- nel rnol.<>.La stampa ispirata dalla Consulta aveva una ;;ola parola d'ordine, quando si parlaYa degli ernli jugosla\'i: erano tutti spie dell'A11stria. Fortuna migliore non ebbero mai neanche i consigli che rnniYano dal Comando supremo. G. S,\L\'E.\ilX! LA MASSONERIA Si può ripetere per la massoneria esattamente queUo che diceYo della Chiesa cattolica. Se que- !-.L.1. non ha più, quella non ha mai a,;;uto potenza spirituale nel \'eto senso della parola. Xon c'è: un' idea di oggi che ,:enga da quella matrice. Qu.aJc:una. l'ha bensì acchiappata e cerca di monopolizzarla facendola morire di soffCK:a.Z:icne. Ora si sente che Paria sua non i: \-Ìtale. Si tratta, anche qui, di tuia organiv..azione sociale, esteriore, senza "ita cli pensiero, i cui effetti prafici sono stati molto esagerati ad u...~ e c:dnswno cli due sorta d'uomini deboli: di quelli che attribuiscono sempre le proprie sfortune alle ricende esterne e di quelli che contano sempre su queste vic:ende per m.-ere fortuna. Invece, se debbo proprio dire il mio sincero parere, io credo che non si pos_.~ neppure attribuire alla massoneria quella forza di colleganza, d' azione1 cli sfOTzo comune, cli superiore c:a.morrismo, che, in un paese cosi disorganizzato come il nostro, qualche cosa pur significherebbe. La massoneria non soltanto non è da noi una forza ideale, grande o piccina 1 ma non è nemmeno una grande forza sociale. I massoni vivono di compromessi e di accomodamenti quanto i clericali, e come questi non sarebbero capaci di sacrificarsi Yeramente per quello che giurano è il loro ideale, cosi questi altri tutti i giorni danno qualche taglio al loro programm.a per ,;Yere: parlo, si rapisce, in generale e non delle eccez.ioni. Se fosse di più la massoneria sarebbe una discret.-i potenza ed essa non lo è. &orrete la storia italiana dopo il Risorgimento, al quale ha così poco contribuito, e ,·edrete. XoD. c1è uomo ,·eramente forte i1 quale, opposto alla massoneria, non abbia potuto farsi il proprio posto ne!Ja ,·ita. Non c\:! idea veramente nuoYa che possa nver trovato nella massoneria un ostacolo veramente insuperabile. Se doYessi riassumere in tlll.a formula 1'opera della massoneria in Italia direi, che nè un uomo nè un'idea essa affermò ~ fennò. GIUSEPPE PREZZOLINI HEttifica alla II Pistola adOmEro,. Caro Gobetti, Firenze, Il febbraio 1925. Nell'articolo di Ansaldo Pistola ad Omero. 1. e una affermazione assolutamente infondata che 11011 so come sia pervenn_ta all'Ansaldo. Non è in alcun modo vero che il prof. PìsteUi additasse gli alunni da bastonare ai fascisti basto. n~tor.i·. Questo è smentito da tntti i presenti, co mmciaudo dagli alunni bastonati. Chi conosce il Pistelli, sa che in astratto egli può ritenere ·:,;ante le bastonate; ma sarebbe disperato se una personn. coucreta fosse bastonata sotto i suoi occhi · e meno che mai sarebbe capace di dirigere i ba~tonatori. L'Ansaldo - ne sono certo - sarà lieto cli que~ta smentita. Ti confesso che ho esitato un poco a scrivere questa lettera: perchè mi è venuto il sospetto che altri - non il Pistelli - possa attribuirmi il desiderio di acquistarmi un po1 di amnistia fascista. ì\Ia il ~overe di attestare la verità deve prevalere sn ogm altra preoccupazione. G. SALVE:\I!Nl

b 30 L'ETERNO ~11alche quotidiano del :Nlczr,ogion10 e tult 1j t-ctlimanali calabresi non lasciano passare occanione senza rivolgere pre1nu:re al Governo per g-li onn.a,i ·famosissimi miJjoni stanziruti pe.r cost ruirc !-:>'traciien Calabria. lì'altra parte, è da notare come si sC<1,lJ11a11.ino meno che altti., i mcriclionalisli., che ptu- tengono htnt.o a cn.01·e i bisogn.i del Me7A..,ogioru.o. .A. <..~-:.i se1nbra in certo se11so irrile\·aute ·se i fan1u~is-:-.imimilioni si darru1no o no; se 1J stra.dc wi cos:1...rnil'annoo 11011 s.-i costru..i.ra.nuo. Gli è: che i rntloppameuti e le mez7~ m.istu-e ripugnau~ ai ccnte11i seri i e eone.reti, a.lle co.":ìcic.117s,erene e ,li~interessatc. (I Pascismo, co11 11ou minore semplici!'.1110dei poss'at.i. Goven1i, non ha visto 1tcll.a questione med<liona.le che t1.nmero fatto cl.i lavoti. pubblici e, più tipecialmcnfe, un mero fatto di viabilità di 11K•.zzdii comuuica7Jone. ' Se la que.<-tionc me.ridiouale co11Sistesse iu tu1 fatto di dabil:ità, in véro S!i potrebbe ritenere pet· ~•,::m parte 1i.soluta da un pezzo. Qu.ello lleL 1a viabilit~ del l\fez7.ogion10 11011 è 01111alche tlll p1·oblema cli mauutendone. Basterebbe cioè che le fcr"rovie secoudasie e le strade rotabili .fosse.1·01neglio tenute. Infatti, se al di fuori' d'oo·n-j faJttastic.he,;a si O~$.en·a l'attuale bisogno cli~scam.bi della 1-<e~onc, pois.iamo dire di avente abbastaJl'l..a di mezzi di comn111cazione e cli t.1"3.Spotiinel Mezzogiorno.. E' ammissibile che ne occon~auo altri, sia pure molti altri, e c:ertb S2:I'ebbestrano e sciocco ne<i;{arein, linea generale la necessdtà cl 'una maggioi· re-te st.racllile, pe.r es·., in Calabria. Quel che si <l?scon&ce nel modo più reèiso ed assoluto, gli c.YcbC sia: bene spendere cen,tinaia di miliòni per la risolhzione di problemi' secondari, margi11ali, com'è quel.lo dellk sfrade in ttn paese po.. vru;o., J}rima. di affronit:are i vei':i, gli, assi1là-nti, radicali problenù d~lla r¼i-one; prima di ,dar lùog-o: attrla.:verso un aumento di rlcche7.2..a, alla JX)s.sibilità d'una p.iù intensa frequ.e1iza di traffici e di scambi. Tal che 11011si pu'Ò non dì:::p;lorare che si provveda ad altre costosissime feniovie seco-nrla.l'ic (l'attività d'alclU1a di esse poi è desti. nata a, 11on resistere alla concorrenza. dell'asinb), e che si chiedano nuove strade .rota;bili (delle qua.li poi alcune finiscono ool non servire se 11011 ana passeggiata del Sindacò), e sì' trasèur'i' per convei'so di provvedere 'a q ualc!Ìe cosa. cli be11 pìù pregi.u.éuzìa:le e fon<kimentale; a valo1izzai-e ' ciòè la vera ec1 unica riCC~ez7Aclel Mezr..ogiomò i e deLle Isole, l'agrico1tuia .che' antc6r oggi' sì esetc:it3. e ::;j svolge col?, si:Sfemi pr'ead3'mitìc.i ; a far pressioùe per la costru.zioriè cli fott' i laghi mon.. t~rii., éhe porteranno un profondb. 1iv&lgimerito .-riell'eoonomia del M'e-.a...ogiOn10a; . create ull ain- •focii6,,ru.futfo e ~f>ilè per una seria orgariizzazione· i1'.ldùstriale ,e e01nmerci'a1e a base agri• cola, - per il cui libero e razionale esplicarsi, 1e sfràde e ferrovie secon:darié, TIIlirebbe:ro di/ e,s..1<:,uerneo -stupidissimo e costosiss-inio luSso, per diventa.te trnà vera neéessità. Di pari passo alìo svdu.ppo iridu&tiriale; agricolo e commeicia.le c1i una. .rig'fo~"; ,,..engono su quasj iiiesorabÙ'.mente, 'Seguenclb dii.ti prìnci]}ii di rozionalìtà, stradle e feflrovie. E cl'.i: _si:niili errori purt1bppò se n:e sollo avuti a josa in i.s.-pe~i'èdia parte .d'ei signb1i deÌ>utati che hannò 1d<eliziàto il l'Ìfezzog,ioi-110dalla costituzione. det R:egilOad oggi. ; ' Jti 1li-ì _paese privo dlf r:i.SOr'Se com.e i1 Mez.zogi6nib, ·per· !è così defre classi ct>lte (povera cùltu~a-!) 1 noti esiste felicità al mondo oltre il, l11edag1illò r E le ferro~rie secotldarie, le sh'ade 1 rotabi 1 i costiituiscono un oifimo ni:ézzo per ~tti.va.1s.i l 'anlicizia e fu gr3.titudine di' m01ti sindaéi e <li molti appaltatori ... Un, destino triste e inesorabile e sistemi messk;a;lii cl, GoVenio· lian fatto sì che dhl Mézzo. gfonì.o, salVe pochiss,ime ecèezioùi (Fortunato, 1'itH e qù·alche altro) non andassero al Parlamènto gli tlomini migliòri e più adatti. D'altra parte da dn popolo tutt'a;ltrò clie ade. gn~~'ttnellte sohetto da conf.acen:ti' e p,ropizi siSfci11-icli Gaveino; oppn-e.5$0 cllill' esooo· spirito • feu.&,Je' dei latifondìsti, genl.a tiranruca clifusnr- •Patori vakabondi, traviato ~ una. picco.la Oor- -gli'e5i;t 1:a ép.i,.1.lveive dì 1piccoJe rendite, di' paras. .siti1 smo, ili sendliS.1110, di piccinerie e di boria; da. un popolo composto cli contadini anall'abeti _,e iincretini.b. dagli stenti e dalla malaria. 11 non si vonà p1·ete11dere la conoscenza petfetfa O approssim,'1>1:ìva.. dle.lla questione mericliona,le. Il <C911-i-..-1.din:o ne~L,. sua faciloneria: mistica, cì-ede nei disrorsoi1i che in f)<'>mpamagna gli si fanno, da qu=awil1qiue patte vengml·o ,e erede anch'esso I( per' ch1e o tre Iegis1ature: 11 che la stiacfu. rotabile, la, qua.le cl'altronde nom g-li d;istrugge le accorciatoje, &"1i patterà li ricc1i.ezi~ e il' benessere. I veri mali del" ìV!ezzogiorn.6 e d'eLle r&S·le,daii quali tutti· gli altrì sì originano, sono due soli; h maiiru-ia e la ricche-aa che f,, difetto. -I propTe-mima,;simi adUJJqtte del Mezwgiorno e delle Isole, sì risolvono •in u,n:a:.q1restione d'igiene e . una: qUestiolle d'eccint>fnia.· E qua!l'tlnqtie cosa sl facci,1 a favore d:èl Me,wgioriw, p,:.escifill.end:oa,i quei problemi è pulro spl'eco, è pura perd.it'a: di témpo. La, maltlria è mi flagello, .riiintL· alle basi 1a sie~, esistenza della rozza. NeÌ!a soi,; _Cala·bria <ea:lco-laval' on. Nitti, périsce da· malaria n.o:.a quantità doppia d' indiwdiui di."quaro.fr -mm' ne muoiano, in- h/tti gl' Irup<er.iCentra.H. Cl LA RJVOLUZ!ONE LIB:E-RAL~ Vita Meridionale ERRORE J ,e condizi011,i.economiche sono peggiorate. Con i limiti impos,ti al 111ovi1nc:11Uem;' igratorio, la vita nel Sud si è fatta quasi i111p~s.ibilc. La g;uerra oltre .il dolore e il. sacrificio, non ha apportato nulla ai 111oricJjo11ali';n(; nùlio1\i. di SCt; pare pescccanesco, nè 11uovi mercati. li. Sud ha perduto per la gae1Ta, dei mo11cat1che g-li e1'ano utili.ssimi. l'ri vo di qualu11quc orga11:ismo industri.aie, continua a esse.re paziente: e umile c.Jicnte del Nord. La lcr!'a frutta poco cd è jnvcce gTavata cli Lasse fantastiche. I./41popolazfone è pletodca. Le libere 1>rofos.sio11iutristiscouo in uu disagio insuperabile. Le ve1'ità (; clic se 1101'1 si limitano I.e c-..ausedi malc&;c1·c e cli povertà sì che ~il conLadjno si dia la pos.sibilità della sicurezza. del pane qu.otkbano e sì , che possa sorgere una piccola borghesia agi:'Lla e indipencl'ernte, peggiorerà il dcpat1pe.rb.• mento della 1... az.za, atunenterà 1'analfabestismo del popo'lo, crcscera11,110l' ig1ia,·ia, Ja ciarlataneria e il servilismo delle classi détte, non senz .. 'l. qualche ironia, colte. .E' pedettamentc va110 a.,;pcttar~i 1i1iracoH da nu popòlo ehe 'int1;stisce uella povertà. Per il Me-1,zogior110e Le Isole, occon-e pritna d'ogni altro, risanare le 11011 poche plaghe mala1;che prosciugando -i terreni paludosi, creando tm siStemà cl'i\Tigazioni razio11ali e 1-icopren.clo, nei lt10ghi ove è necessario, cl:i chiomati alberi, lè ;.,lliiie clie n.eHe loro fessme pròfonde e ttttJi. di.cce dànno anch 'csse vita alla z.-1nz.c1.raavvele• 1ìattice. Tallfo più ciò è da considerarsi opera fòudantentale - e vorrei dire pregiudiziale -, in quanto forse non è esagerata. nè fuori del vero la previsioi-ie che il risar!amcnto delle campaghe meridionafi, più che sfollare, attraverso la possibilità dèlle case coloniche, spopolefà uiolti pa.e. sucoli, che oggi stentano una. , .i.ta. grama, e quasi irhpossibile a picco di ster1li e brùlle colline, ove ptll: tuttavi-a giunge la tremerid'a ter7Àna. Il feriomenO cle11'esisteny.,a cli lll.la m6ltitriè1ine di paesi di trerillla, cillqnethila abitanti, ih locaHtà •assurde, è prop1-iè>delle regioni 111.alatiche, e si oss.efva appu11tO e so,rratu.Uo nef Mez.zogìot'- no, tielle J·sole e nella càiii1fagna 1rOmaila. Còn lo sfollarsi cli qnei paesf, molti problemi ad essi iuerenfi e che ora senibrnnb· urgenti, 11.aturalme1ite veriàmio 1ne1io. Bisogna. ri mi.tove-re le ·cause dd cl~sagio econoritlCÒ, d€!11i'n<ligetliza. Bisògtia cioè valbriZW.re 1~ terra.. E la tet'ra si "~!Drizza, clist'htggeti<lo il latifondo per lo meno ·mecli0cnte l'enfìfeusi olii>1igat01:ia. Si valorizza e se ne decupli~- il_ réndj,.~ mc:nto, attraverso k ._,i..,temazioni ittrau1icbe (bouifith<:, 1rrigazi011i, dmlx,schjmc.-•nti), attraverso l'i-,.tn1,,,ionc U.:enk·a e; facilltan(lo gli SC"'dmb1col .'\"ùrd t: le (-Sportn-zi,;111. Sono ;-;tati stanziati per la !-,ùl.aCalabria, cinquu.:"-11tomiiic,n1 1x1· 111.wvestrade. Pensare che cu11 una. wmma c:g11.ak:lx.-ne SJX,.~, si pot1-ebbe inn:cc- b<mifìc:1rc, irrigare:, ri.~nare, incivilire l11lt.a h\ Cak,bria 1 / La costruzio11e dei laghi dai qu.aH molto atlen<lc l'economia del Sud, è in certo senso con11.e!-=..o/.1 ai la\·ori <li sistc:ntaY-ione 1(1,-auJJca. J·:• nc.<x:ss:arioche: si knd.a.. a, u.na mjgliore organizzazione dell'economia loca.Je. C.iò dJC: s'impone fili d'ora, per c.-s., è: un magg10T'e sviluppo eia da,re alle Casse Jj risJrannio prettamente locali, <:vitando così che j depos1tl dei risparmiatori ,·-udano a finire in banche cli speculazione tntt'altro che meri(ilonali. J progressi fatli clru Sud! nel campo cl.cl commercio, clell'indtL'-tria, dcJla J);f'0<lu½i<Jt1dka,l '6o a oggi, non sono d-i nessuna importa11z~1. J tributi invece che già fttro110 cons.-i<lc~ati cJj pro1:ior;.,,ionifantastiche sùl)1h) do·po l'tUJità, e che succhiarono le ricchcz.ze Ji1 Me-.1..;.,,ogiornino poco tempo, si sono ~u1thli sempre pi.ù appesantendo. Oggi si so110 ce111Juplicati e son resi insopportabili. fl Sud. cl' Italia non 1,1..:,più a IUJJgo to1... lerarc il 101·0peso. Persiste acltmque e s'è inacerbito il problema tributarjo, che bisogna rimuovere dccismnente. Occorre inoltre far vlve pressioni perchè si risolnt l'assillante e annoso problema doganale. Dev'essere conce.<;~ al :Mezzogiorno la massima libertà d'jmpo1iazione, di quanto serve all'agri. coltura e pe1; c011verso, è necessario impedire che una _JX)liticadi privilegio con l'esagerata pr0tezio11e dell' indtLstria settenti;onale, chiuda le porte dei mercati ested ai prodotti agricoli del Sud. Se si pensi (quante cose non si potrebbero , ~11&-i!I'e dire in proposito!) per es., che l'espottazi011e delle sole arance della Sicilia, le quali pnr non. pesano salto 11essunp.Jm·mµ sul bilancio del.lo Stato, dànno tm introito che supera quasi del doppio quello delle esportazioni cli. tutte le automobili cl' 1ta4a, nessuno vorrà 1itetiere eccesssva la richiesta d'una politica doganale meno tirannica nei rigua,nli del :Mez.zogiomo. La questione meridionale si· risolve in una questio11e cli perfetta e 'stretta attimenza. all'agri. coltura. Oggi invece lo stesso Nii11.i,-.;tcr'o c1 'agricoltuxa, forse in cx.lio a Nit.ti c-he sosteneva dovesse considerarsi più i1;nportante. del 111inistero <lell' In.. temo, è stato ,;dotto a Sottasegreta.riato. GH stanziamenti per le bonifiche e le irrigazioni sono _stati portati qua_si a zero! GIUSEPPE CAPPA lJNINOMINALISMNOEL-SU:D Ù Sud· è caratterizzato dall'àp6liticisnio delle masse e da1 politicaritismo dei cosidetU dici. gerl'ti. Qiiest'ulti111o è più noto sotto i1 nome cli i frasfotfiìis,mò »·: 1nàlat'.tia: chè',ha ~ la sua drigirie n'el trapasso d!a11a1nill~llatia aiSsenza di' tutto un popolo dalla vit,'t pubolica ad unà imj>fovvisa partecipaziom, anh 1iied.esiina: parteèi'pàziOne che, essen'ciOin uri primo 1no'nfenfo peçés. sarìafne.llte servilismo govèrttativo, si man1:en1iè e si 1naniieue &le, cc.me Punica fornia di at:tiv:ità politica. Cìrcostanze· svariate, !>peciafmente l' azione cor.rutirice dei g.overui e la mancata educazione politica delle masse cotigiunta rulla schiavitù e m'iseria economica; e sociale, aggravru"Onoil mor:bo e lo tesero cronico e confa.gi06o. Le masse, nbni furono turbate ed elevate nè &tlla p;etlicazto11e socialista, qu:asid~l tntto man.. ca.ta, nè dalle g;u:er.re combattute, nè dal su:tf'I'agio allargato, nè dal bo-Jscevis,mo generaJ-e del dopo guerra, nè daHa proporzionaile, nè dal: f'ascisn10. Rimasero apolitiche attraverSO' tutte le variaZJiout: unica espr'essiohe poHtica ~n:se11tita· in ta1 caso non poteva essere che la seliezione dei capi, secondo çriterì ili meriti e <l1 stima personale ,acquistati, al d:isop:ra delle iclee po. litiche, mediante la relati.va fedeltà alll, promesse e una rete <li favori pcrsonali·ecc. Ma debbo correggemì.i : la. p:ropòr:i.ionale produsse dei cainbiamènt>i. In pegg,io, però. Il trasfonuìsmo e l 'apoliticismo suaC'd:tnl':i:atiérafto CO-" me il limbo.. politico del popolo nieridibnale: • quelld sl ridU'ceva: ad,, un se!iviZJ.o verso tntti i goVemi,_ indifferentemente; questo si risolveira in un al>ito di fedeltà a1 deputato, senza proporgli uu programma, nè sindacarne l'opera. Innocenza completa,. Scatenatasi la bufera pàlingenetica dèl 'clopo',guerra, gonJiatisi e ·stir,d:ipa:riti i partiti .,cli pletoriche, tLLmu.ltunse folle generiche di malcontet..1ti, si i·ese necessaria, la proporziouale.. come forza co11servatrice: i partiti che finr allora. non conoscevano il Mezzogiorno e n()ll vi si eran costituite neanche cliellè pattuglie di punta; costretti dalla rifofma, si precipita<Ìmm sullé massé méticli'oliali: in alcuni p!llnti iruprov_ v:isarono organizzazioni di carattere... elettoraile; . in a-Itri luoghi trovàron com6cltJ. l'inuestar'Sl, ~w..a. sèrupolì e alla leggera, sul Vecchio trònc6 dèl b:asfoimismo, che, disorientato e preoccupato del pr6pTiO avvenire, accolse l' invito com.e l' aniéd es~diente ' per conè:rvatf"e il éollegio. Cdsi :il trasformismo vinto... fen,mi ~uiclor·e·m cepit. I partiti furon violentemente costretti dalla prepotente tradizione am bie1ìta;le ad esetèità.re più org'anicafoe-ri,te e P<llicolosaménte Jz-futì.zi011e t'fasformistica. i veec,hi deputati ad=que; abitùati a:ll'angusto e limitato trasfot'ntisino mirui. steriale 1 con uguale ctisinvoltura •e ìncòscièiiza passm"Ol.J.Oa qucllo politico di ]l'1rte, corrompendovi se stes:-.:i.e.' il corpo elett.orale. Il quale dal primitivo stato agnostico, si ;precipitò anch'esso netla bolgù,. dèl trasformismo politico\,erden<lovi anche quel germe di moralità politica che era il su.o\ fedele attaccamento al deptctato: L'opem dlseducàtivà della; propor. .,ziollale, nei suoi due p1timi es,peritnen:ti. 1, si può, dunqu:e, riassumere ÌllJ questa fonnula: Degenerazione e corruzione pòlitita del! trasfar-mismo 1tii11ist'eriale def eapi e sua cliffru:.ione epidemica t~ le màsse. 0rn\ dò'po t'esperimento fascista si è ag"g;iW1to -lo scetticismo politico dovuto allè tàùte • e t,1nto fretj!Uenti elezioni in iSvhriati s:is.tetni ; al1e <Ìelusl'6t1ì che lé, hamno· seguite; 1allo s.pemacolb del tra'sfof.11:rishws tt sca là, naziotU,,le wu pto1'agonis tì. i più veilerani; al4e fttglie, alt' abbandono dei capii· e ilifore e in, rnodb p;i;rticola.re', alla di1l'ìo&b'ata i n'fefio.ri'tà clelllii rag,iOne e della giusti7.,ia clii fronte alla .forza bruta e al!le dis6n.ieste vòglié·. Di politica. non si può oggi perla-re alfe n~ire popolazioni : essa aippare loto o éome tra. difue'IttO, o come g.uen-a civile~ sempre come éò.sa a:lli'b1efta. Comé offèh'ere che, q'Lreste' m'a.~ co,;i na"ttseate ed estrnnitatesi dalla vìta publbica, si tiiavvici11i110,senza repuignanza: e diffidcnz..-'l.? , La esperienza ci ha dimostrato che :fi1101'a tutti i govçrhi e tntti i movi':mehti· -politici, tranne q'u'akhé i-ara i11Signifìcante ecce--.t.ione,sono stati guiçlati dal pt'egiudizio « unitario:» che era1 ccUè in fondb· una Duonai lJ)aschera per gabellare còme interessi italiani, quelli cli ristretti ceti plutocratici industriali e di p:iù o 1ne110 vaste e pofenti organizz3.7ionì operaie, iirdustr'ialì e agri. cole del' Nòr/k A tali interessi n'Ou si poteva provveclere che con una ,politica. dogrulale che fa_vorisse le ind'nstrie (capifalisti ed' operai) settentrionali e le imponesse al1' ag,icoltura del Sud, insieme c0i1 una sempl'e p~ù Soffoca.ute prèssione ttibut,1,ria I partiti di masse si giova.rollo nel Nord lli ta'le sitùaZione, d~veneild'one servi e si disinte. ressarolro del Sud. Compre11dcvan~ cb~ il proletariato incltastrfale valeva ben più ciel • cafone , del Sud coroéab/e à ·merci, e non volevano farne, con L-i 1 pr'opagan,. da: uilr elemento di pe1icolooa ed aatonoma concorr.enza che av,rebbe finito col capovolgere la situa7iou:e e distruggere la fonte che alimen'tc.t.va le Qa:si storiche dei su<:>isai va.tori. Per queste ragioni sì è veìi.uta C'hia.r"éhdds·em1~1·ep·h\ l'angustia politica dei p,resu:nti 1mitarl, la loro opera pà.nissita.fia dèb Su.cl'.e q,ùnd; l'antitesi irteducìbile tl""d. n.tia' vetaì soLui:ione dèl pro. blema meridionale e la loro' càpàcltà d, farlo prop<io, di' risolver1ò Siti serin. BL-:;ognerà a11'lÀ convinct::.rsJ, una buona ·,'Olt.a per sc-mrrre; 1 dC'lta <Lssoluta impr.JS::::ijbiUtpàc-r e;si <li J>Ottr far ciò anche in un avvenire più o meno lontano e q11j11di <li premunire-i con-fro loro fa.Jse e "J)<:SSO elettorati. affermazioni mc-riclional.istiche. Come la logica delle prc.-mes.se condu.ce i partiti a ccmseg11env..ecst1'eme, anche 110i a111Jiamo più innanzi: crediamo che ogn1 ra.ffc,rwmento delle loro po,i,,ioni., e peggio poi la loro- andata al ~ove:rn.o, con l'aitttr.J anche de-i nostri voti, /sia bc·ueclc.-ttala sconfit.ta ciel collaborw.,ionjsm.o !) s1gnifichi pregiud.karc, irrej:rd.mb-il111.(.-ttttea1 sol11zi011kdel problema m.erillionalc; S1gnjficbi rendere: più coere11tc:, organko, sofi<lo e duraturo il n,,c;tro asse:rVlm,(,-nto al _'.\lord; significhi re11dc::r<;doppiamentç proletaria la nostra m.assa contn<lin.a. Og-n-i opera cl.ei partiti ;;.torid <la noi va, tlu.nque1 gu.anlata ,C1TJ cliffi<l.cnza,a' lmetJD fino a qoon. do 11011 li vedremo rinsavire:: e c·ontemperare le c,,'ig-e,ne del prolctarìato inclu.stria.le /:,.iortl) con quelle del prdtlariato agricolo ISttd/. E buona profila.sai è quella rii impedir loro di prendere possesso facilmente deJJe nostre ma55e, !.;{:117.& una lunga, disinten:ssata <: idcaJic;:tic:apropagan.- da e oper.a di orga1ii-z7.,a_zi011é. Conseguentemente noi, nel1' attua.l.t: ~-tato d.i cose, sentiam.o di avversare la propo17ionaJi;:1 COmc lo ;;trumento di una s.ic.:uraaato-oppressione delle masse. ):()1 s.c,st.1iamo, oggi, il collegio uninominale po-icht: siamo J.X--TSuasclhe esso, mentre non può axerc. che delle insig1"Jificanti 1;perc."11s~ioninel ·,u,mero <lei deputati appartenenti ai partili di n1.a,.r.;.ser,appre::s-enta per noi notevoli vantaggj. '1:c-ntrc da noi la proporz1onale porterebbe aò a1i.ificiose inutiH guerre civili o alla quasi generale astensi011e dalle urne, e in ogni caso dàrebbe dc-i risultati non rispondenti alla effettiva , r'?ltà politica: 1' uninomjn.aJ:ismo invece, forte della. sua traòizione e·nel receht.e periodo di sospensione attenu.ato nelle sue intemperanze personalistiche, farà partecipare alle elezioni la maggior partt degli elettòri e ne pennetterà una espréssione rappresentati,·a più aderente e sin- •cera. ::'-Jo11 solo: tna esso farà utilizzare quel ba:rlunie di educazione po1itica provocato dal fa<cismo e manifesta.tosi sotto l'aspetto di una. coerenza genericamente antifascista, ronserYante ancora però dei moti d personalistici e che andrebbe peréli.1fu riell 'alchimia trasformistica della pr-oJ)OI"J.:ionale. " ATlZi poichè la lotta sarà impen:riata cbi vocchi• deputati, qu?-5i per farza di cose, in u.n atteggiarne-rito cli opposizione ,la vittoria sarà resa facile, sia perchè il partito dominante non ha 11oriiini stimati nè ha forti e serie basi personali, sia perchè le vecchie formazioni trasformist'iChe cli battaglia, ancora 'quasi intatte e fiorenti, c1hna p1;mitiva funziou<: di violew..a. elet,- torale passerebbero a quella di crociata per la libertà dì voto (come f già an,·enuto in qualche caso: senza ironia~) e potreDbero meglio eser. cifa:rl.:-'lcon le limitazioni territoriali dell 'uninominalìsmo, che non con le..ampie circoscriz.iooi cfelfa propo~onale. Infiìle, escÌusa l'illusione che il problema me. 1-idional~ possa. risolversi mediante gli accordi e i compromessi con gli antimèridionalisti partiti dkf Nord, tornato l'ambiente alla sua primit1\·a verginità politica, e restituiti alle masse e dabili'tati i• <::api, il collégio uninominale reocletà più e,;denti i danni e i difétti della, situazione e creerà nei grnppi politici indipendenti l'esigénz.a cli cer~ una nu.bva via per ~o-gitUl. g'ere lo SCopo di" insei-ire il Mezzog:iòmo come for;.,.a.attiva, nella realtà politica nazionale. Qu.esto compito sarà reso meno difficile, dal fatto· ·cJ\e nei deputa-ti, ormai liberi dal t.rariizio. nale gìògo governativo e dal recente pericolo di cliventa:te stn,menti dei partiti settentrionali, -potranno suscitare, sYolgere, raddr'fz:zare e utiliz.. z.:-u-e l'unica. forza natuirale dell'affetto sia pur vago e niali nteso alla propria ter:r:a; e nelle masse, 11bi1distratt.e dai prèclicati paradisi sociali pot.ra.mio far matturare e potenziare il convincimento della propria schia.vitù al Non! in Ulla èrl.ei·gica r'i'Q'endicazione di diritti meridionali. Quando quest'azione autonoma, unica po.ss.ibile e sola eflic:ace nell'attuale moment.c; di contrapposizione consapevole ed intransigente dei p.top-r"i valori, biso~nì ed interessi cont::rt>quelli del• l'ìortl; avrà operat'o nella coscienza pubblica. meridiona,l~ e nella pratica avrà prodotto anche la giusta considerai.ione da P"-rte dello Stato del Mezzogiorno .sia politica.mente che economicamente e tribtttc.'111.amente,quando ciò sarà accachito si potrà ]l'1rlare da noi di pmtiti w:ùtari poiché solo ~llo.ra si potrà pa,-lare fì.nalmen-t~ Cli llJJa n,a!e unità italiana; e di qnestione sociale, poichè, sarà stato eliminato lo sfrutta. mento dei proletari del Norcl a Ck"lllllodi quelli del Sud: allora opera.i e contadini, uguagliàti, a\ronno un auico avver'sa'l-io•contro cui allearsi e combattere. E. CATALINI La rappresenta:nza, proj>'orzìona/.:e ,w,v pu.ò n. f<>nna-re c&me per in.ca,nto i cosfnttmi politici di 1,-n.paese: i ·mali éhe f.Ja1micoC{lltaLimi 1Jedenet. /.' azio-ne della propo-rzio-nale nel Su:à dopo la guerra san.o r_emli. M'! s~rebbero stati ,P.iù gra11i se. fosse con.tinzuito il. sistemai un.inami11:a·J.eL. e cricche ha11'!1'0te_-ntatc;di adatta,rsi a!nche 1at_regi- ·me proporzwna.list11.: m.à i.l fatto che 07"Q'I 11<:>'o-M.011:0 to:!"tif!re a~l!i~nino-nz.inaU.S·moè la p1·o-va. ctel liisagio in cui s-z tr01J(l.n.o. Nè bOiSta·dire clie 101_ pro-porzio-n,,J.e può agire so/.o d011e tro'lJa parl1t, seri e oigtr>t-izza.ti: sta. di faJf;to che i: poirtiti possono nascere e migliorarsi pro-pri!' per . Oj>era . deUa p_ro-potziO'nlIle. ~Von: [acc-za.1noc:-rll-usio-ni~ col colfegio im.nvo- '»:1.nale il Mezzagio1'1!-on. elle prossfme eùzio.,n.i sa. ra assolutamente mmisteriafe. p. g.

.. Nella Città dolente ~cn;,_,L,·ol.er meuom.a1't:.e uepptu-c menoma111eu,... te ,liscutere « la pit\ fascistica delle rifot11Je :1, L'1 sia lX:r'tnesso, .solo per LW bisogno spirituale, di ~pon·e c01J1enol, ot'atnai passatisli, comprendcv;\nlO la rifonna della scuoLa mccUa. S-i sarebbe lrnttato secondo noi, 1nodeslissimi, di una riforma di una sen1plicità addiritbu'a ... 111ern.vigl.:i0$-a. Le sc,wlc, conJ,e ordinamento, diciamd la vel'lt~, erano ttLtt'altro che qu.ellc che si è voluto, o J)C:I' ig-,wn.lnza o per malafede, dipingere; dico in pa.rtlcola,·e cldlc i;cuole medie. l difetti, le rn-.,1Dchevolezze 1 se mai, non erano nel loro ord:inamento: ~l'ebbero bast.-1.ti dei ritocchi, di cui qu;_ e:sponian10 i pdncipali. ll gi1u1as-io classìè:01 anzi il clas.s.-ico, l'antico glorioso ginnasio sarebbe clovato d:i.vcnm.te la scnOla media inferiore- « unica. i,, lli quattro mmi, an21ichl: di cinque. AllR fine del. qu-<-.rto anno si. s.1rcbbe con.seguita la licen::a g'i.n1w.si.afc, O$]a la licew..a della scnola media infCJiore w1ica. Co11 tale licenY,a si ~-.u'ebbe avuto I'acces:-:o in lnlt.e le ~C'uole meche di secondo gi-a<lo, e cioè : al liceo classico (Li quattro :inni (passando lri, V gin11'1~10attuale a l liceale); al liceo scic.ntifico; aUa Ragioneria, al Connnerc:io, all'Agrin1e1.1.sura, a11:1;Elc:t.trolec:nfra, ecc. Le ntt.t.L<:'lslei t.1.0le ✓,nedie di conunercio s-i sarebbero pohLt.e abolii-e, istit.uén<lolc aC'vlllto all'attuale sezione (U Ragioneria, che è anche di I( Ragioneria e Conunetcio ». :--ìi sarebbe dato così alla. sc1.10lamed.i.:1d.i grado ~u.p~riore molto dell'attuale ordinamento univcr- :_..itario: n.n solo Istituto con tt.ttte le <liverse S( :;ioni (così C01ue le diverse Facollà wri.versitaric), un solo 1tffic-locli segretelia.,,un solo Presi<le co:n tanti Vicc.Pre~icli qÌ.1a.ntele sezion,i; un W•lo corpo ~li bidelli; 1ullficat.i e migliorati i 1 gabiJ10tti, le biblioteche, ecc. Le antiche scuole tecniche abolite, o, per clir mc.-glio, trasfonnate, co!L teL.1-ti,·a facilità e con rehtivo dispendio, in gi,,nasi (di quattro anni)i os...~ in scuole med.le cli grado inferiore. Si 5arebbe avuto così, oltre il ,c.mta.ggio della 11era scu1.0la,nni.ca i11ferio-re, l'altro vantaggio del più /ra:o.,·nmnero di esse a clispos-izione di og.ni pilì mottf'Sto C01mrne e della più po,·era gente. .'(g-gimtgia.mo che la licen.1..a del grado inferiore, o~.s..i,d1el ginnasio qnadrienuale, si sarebbe d'.iehiaJ·ata a: t.itulo -. non solo per 1'ammissione a qu~ lnnque scuola o sezio11c del graclo superiore, ma nltre;ì quale th'.ol~ per detenninati pubbl.lci 1mpic:ghi (poste, telegrafi, -fen·ovie, esercito, ecc. ecc.). E' inutile fa.e dclla ... filosofia, e chiu. cl.eregli occhi alla realtà: sono pochi, pochissimi quelli che stnrliano per fonuarsi un passaporto pèr ~ali1·e nelle nuvole-, come qncl mattacchione de] Signore cli. Bergerac, o pçr· as&uirgete al.la 0011t'emp1azione della « idea pura». D'altronde, molti p.-.ul.ri di faTI1iglia mandano i loro figli a SCTlola.con la speranza di spingerJi il p:iù avanti ~i bile; se veng-a110 loro 1neno le forze, che ~mo almeno i loro figli uti1izzàre· i quattro annj di studi in(erior'i: quando non riesca loro facile, per tante e tante ragioni, di tom.:1.re indiEt:r'o a scegljersi ed impru·are un mestiere 1nanu~le. }i.. sna Yolta Ja licenza del gradb superiore, di qu-alrmque sezione, essendo sta.fa preceduta dalla licen.7..ag:inna~iaJe, con la relativa sufficiente couo€C",en_;,p.,eal latino e <l.i m1 taintino anche di greco-, drtrebbei adito a qualsiasi Facoltà universit-:;r_11icaa,.sì come orn la licenza liceale. Chi saprebbè indicarmi la ragione per la quale llll lic~Jiato dal lice.o possa es...c;ereammesso perfino ad. 11J1a Scnola superiore di Coµimercio e d~ Agri. co!wa e 1m licenziato in Ragioneria non possa e.-:rere amn1CR~oalla Facoltà di Ghu·isprudenza, pnre avendo tante no-.t.ioni cli Scienze giudiriche ed. ecònomiche? Qnandb ne.i quattro anrui cl;i ginn..'-tslosi studiasse il latino, cosi co1ne... si studlav.a una volta ... , se ne saprebbe già a s.ufficiene:a per le necessità, del resto assaii lim,itat.e, degli studi uni-ve.rsit:'lri. }..fl Scuola normale si sarebbe potu.ta abolire: ogni diplomato della Scuola media superiore po- \ treb.be beniss::imo fare l'in~g,.iaute el:ementare,· coo l'ag,giunta della Pedagogia ed-i qualche an110- di tirocinio. E, dopo questo, non sarebbe occorso altro in linel> principale. Problema capitale sarebbe stato invt<:e e sarebbe la d,iminuzione co1·aggiosa dei lWfl.ghi or(l!ri scolAstìic-i, connes·sa, nattm,ahnente, coo. lo sfrond.a.mento dei programmi. La scuOl·a anche rne.d.Uli, segnatamente quella c1:i secondo grnd.o, dovrebbe avere come c-6mpito foudamentaJe qaelJo ar'insegnare il rnetod.:o, di segnare l'imlirizzo. Non· si dovrebbero avete più di ciuqnc J:rorn.i di scuola alla settimana; il giovedì destinato oomp.Jetamente alla ed'u'ca.zione fisica1 e militare. In. 01_.r,m11dieoi giorni tli scuola. nou più d:i quattro 01·e di lezioni, divise in due periodi cli ditte oT'e ciascu110, con- l'intervallo d,i quaJche me-a/ora. r\ 11e ore 13 tutti a casa! - p,ranzo, pa.6seg"gj0'C ore cLl Studio a casa. O J)'reSSO [Sf:ituti p,ri,tnti (qu.esta s.irebbe la vem 1ttilità e importaJJ;,..a dell'inseg11.a1nento privato: aiutare, integrare l'in:segu.amcnto pub1Ylri.co). -Con le att11a1i cinque e sei ot',e cli scuola, che, volt-1..e girn., teng.ono, occu..pati o p:t'eoccupati gli 0lnnui dalle 8 r /2 fin verso le 16 a che si ricLuce lo ~tlt<lio cametaJ.c, specie per q,iei. giovani, e ~10 moltiss,imi, che vanno avaJJ,ti e ind.iet1·o, con, ferrO-Wc tramvie, qu0"tid:i.anan1ernte, in tutte le ragioni cl,'ltalia, dal piccolo Comu11<ealle S<:uole flt::1 1 Capoluogo? lli è ognorti vivo nella meute u.no sc.dtto COme sem;>re magistrale d<el•Prof. Eiuauili contro gli orari lumghi. gppw·c qua.ndo il Prof. Einaudi ~crin:,·a conlro gli orari hmg-hi, egli 1u.m im111aginava neppure l'assurdo orado c-ui oggi sj t gilmli per da della più fascistica delle riforme 1uoprio ncll'iLL<;(:gnamento delle sue Scienze eco11omh·he. Oggi inc:reàibilc ma vero un l11sej.ptante di Hc-ienz.t" t'<.:011cm1khc dl"L'e fare fino a 1,•e11ti ore cl.i lezioni alla sc:ttimana (m<.:utre per colmo clL. giustizia uu l11begua11tc di Sciem·.c gi1u-idkhe, nella stessa.. .-.cuoia e a J:X:Lrilà di compe11so, ne fa dodici soltanto - jncredibilc., ma.. veI'o !). Che direbbe ot'a in. proposito speciale il Senatore Hinaudi? - IJn altro Sct11at.orc,che fu com<.: l' J,:i11a1.td~insegn;inte.dj Scicuzc eco11omichc nei R. Jstiluti tec11fri, dichiarava: K veali ore:. <l' i11scg11amenlo uelle die sc-ipli11ecc011omicl1e, qu.ando vi si atlenda con , la don1ta cosden.7.-a, n1pp·resc:nta.110una fatica e improba e log-onwte; non si c:scc clal dilemma: e o ci si rimette la salute o ci rimette la scuola !11. E che dire dei poveri fn.scgn.anli di ~vrate1çia.- lica e di Fisica, costretti, con due 1na.teric cli. verse, a ,·culidue ore scltimaUc.'lli, mcntrc: vi sono llL'c;eg11antidi Disegno pè.rfino con sei ore so1la.nto alla setti maua? E insegnanti di Francese nei RR. [stituti tecnici inferiori con 24 ore di obbligo alla settimana, qua.nel.o i loro Colleghi ciel ginnasio ne ha uno qu.iudici !--ùltanto? E gH Insegnanti <li nt.:.'\terie lettera.rie (italiano e storia) dell' Istituto tee-nico su,pe1:iore, che ham:ro \·enti ore alla settimana, mentre i loro colleghi tlell' Istil.1.tto infe1-iore ne hanno fino a tredici s-emplicemcute? Ebbene chi 11011 sa che le ultime o~e po,meri. • d:ia-n.edi SC110la souo, peggio che 1u1a perdita di tempo, 11udisastro addiiitllu-a per lo sto1naco e W-1 cerveilo, per il co11,o e per lo spirito? O s.i rimane digiuni fiu:o a qnelle ore, sia cla prute degli alunni che da pa1te degJ'•insegnanti, e si soffre tl'ined.ia, o si mette qualche piccola , cosa nello stomaco e.. stabis a1,t f,eniter a-nibu,.. labis ... E dire che si predica tanto altresl per la igiene del corpo, per J:a ginn,,_-istica,e si chiac. cbiera tanto altn~sì pe.1· la igiene dello spirito, mentre poi cou gli orQ:ri lu:nglz:i, barbruici, s-i demolisee tutto e.. peggio.! Quando i nostri posteri leggeranno i vigenti ordinamenti scofastici, non potranno fare a meno dii. dichiarare.i.. pa7+i. 1Jn Insegnante di condizioni nonnali, che non sia llllO sterratore o l1.n facchino di porto, non può fare più (mass.imo) di 3 ore al giorno, e J><.:<r -ii1qu<'g. iorni della !-,(;ttim.ana {oltre le ore p<:r n,n-<·z..ioni di cOmpill, JJTcpar::i:z,jrJllf'" <li temi e: di c..~rci7,i, <.."Cc.); <..."<·cc:-1..ic.m fatta, ..,'iuten.cle, degl 1 in'",Cgnanti <Li maU..-rie grafiche, d:i lavori d.01111csd1i <..-e-en.,ei qua.H n(· la tc::sta, nt: i J:X>- n·n polmoni Sùtlù -;ollJJlY">:-a.ti co<il dura JJrùva, co11 lutl.r; il n .-.-...todcll'orga.111Smo. Si hs..si JJ(:n·iò un orari<; d' obblig'O pari per luUi, col relativo sti1x.1Hliù , lY.u;e,.; fJUtgP fn .. sqc;nanti i quaJi voglia110, o, mcgJio, abbiano hhogno di ~uad;tgnare d1/più, ..;jan.o fJltr favo-r1ti, si fa(-riano fru·c loYo finr-.)a 2r1on:: (abbfomo già detto <'he dovrcblJé t--ssen: <JU<;.';t.ù l'orario massimo scola';tic:o, ciCX- 4 on:: al giorm:,.,, per cinque: gion1i alla s<.-t.timana) pagando loro, a p-.irté, le orc:: in più, oltre 4uelle dj obbligo. Quell'Jn. .. &eg-nanlc:invc<·e che: per l10rdJ11.amt:11tdoclla propria cl:isciplina {X>S&a timantrc con. un orario in .. fcdore a quello medio, su cui è: calcolato lo sti... pendio 11. base», lo si lasci tnl11ui11ament<.:U: bero a su.o agio <: gli si detraggano dallo stipendio i<' 01·c in mc:::11d0elJe obbligat.orfo, computandole alla stessa mi.::Htra, allo stesso importo pagat.o· JX:r le on: i11 p-iù <lell'orario <l'obbli~o. E' cosi semplice e C"biaro ! - emiuc..--nt.c....-men.t<:: logi<:o ed equo, s<:Jl'l...cal.anno per chichessia. ! .\nzi col vantaggio <lell'i11segnante studioso e quin<li deUa sc-uola e della. cultura 113.7_.ional.e ! ).°011 (~ con gli orar:i <la forz.ati cbe si eleva la coltu.ra uazionale e la scuola; 1n qu.e.b'iomodo si riduce, soltanto, l'insegna.mento a... un me. sliere qualsiasi, e le lezio1U, senza entusiasmo, a sfiatate ... grammofonate. Si ric;olverebbe così anche, per molti, o alme110 per alcuni, l'altra grave questione, e relativo... tormento, degli abbinamenii di discipline. & un e insegnamento» da. solo importi un numero di ore 111.feriore all'ora1io «base" e l'Insegnante, piuttosto che subirsi l'abbinamento, si contenti della riduzione del lo stipendio, per le Or'e in me110, lo si accontenti. Kon è tanto fadle trovare pers01Je che per la testa sacrifichino 1.,,. tasca; se se ne trovino ,pochi o pochissim.i, non sj osteggino, &c.-irà semp1·e tanto di guadagnato per la coltura personale e quindi, ripeto, per 1a scuola e per ~ stessa coltura naz:ionlli.e. Qu~i i c-apjsa1cLi cli twa rifprma, che noi .abbiamo qui esposti, ripetiamo, come un bisogno 'dello spirito; sono modesti e pii pensieri, che, pit1 che agli uomini, noi affidiamo umilmf:"Iltea.. Dio., G1ovA:-,;N~rCARA::,..•o.DoNvITo IL MAESTRO DI 0'0-NATI Come abbiamo· eletto in un prec:e<lente articoletto Moll5. Francesco La.nzonii è i·l 1 maestro~ di (\iuseppe Dona,ti direttore del Popolo di Roma. L'accenno ivi fatto delle eminenti qua1ità di storico e di agiografo e del metodo del Lanzoni non poteva che essere fugace, sl .da indurci a 1 parla.t'ne più d'iffosameu,te ora. Abbiamo detto che il Lan=ni come metodo è u.n positivista. Si tenga presente che questo ha, per noi grrund.is.c;ima importanza; per no± che crediamo di aver Sufficientemente deriso il semplicismo acefalo degli anticlertica:li che sotto il pseudo.sistema filosofico che dà tale aggettivo prendeva 110me tentavru1 nascondere la lol'o vacuità demagogica; per non esser autorizzati oggi a dire che il meglio, ciciè l'awimius age-nài di tale pem;iero, è stato trasfuso nel realismo dà noi accettato e professato, dopo ch<eanche degli astrattismi idealistici abbiamo scopeiita la vacuifà e inf011da.tez;za:,e ce n~ siamo liberati. Oggi vorremmo anche noi loda.re q1 uesta. singolare figura di sacerdote e di uamo, e dichiarare d'i considerado Ull() dei nostri 1uaestri, come li.a fa.tto qualche anno fa il Donati, in, un lodato a1ticolo dell·• Avvenire d' I ta-Lia. a cLichiarata sco11fessi011ed'elle pd..role noll' eccessivamente riverenti S0-ritte nd 1909 nella, Voce. A questo pt'oposito vogliamo col Donati anche noi ricordare gli articoli in. qu'.ell'anno pubbli. catr nella stessa Vo'Ce (e poi in vohw1e col titolo La s_alvezza è in/ noi!-) cl.a un gruppo di rnoderm.sti ·romaguoh ex-conV1,tton, da quanto personalment.e ci risulta, del Semina,rio Faentino cli cui Mons. Lan,.,oru era allora Rettoi.-e. Non è . questo il luog~ per fa.re dei nomi nè sarebbe oggi necessario: basta sol.o dire che Donati non era fra i redattori del vo.lun1etto1 anche se per ragion-i polemiche ne accet.tò in sostanza la e.riti~ dei Seminaa:i come erano ordinati, clell' insegnamento in essi impartiW e d·el metodo di tale insegna.1.Den.to, pmticola.rmente indugiandosi sul lnetodo dell' insegna,mento storico, materia allo. ra trattata eia:!Lanzoni. La critica. che il Donati mov'eva in con1un.ella ~i modernisti al suo maestro-, è tutta racchiusa: nelle seguenti parole: « (il Lanzoni) per essere oggettivo falsa alle volte il concetto· d!i storiai, e sminuz.z,.1.sminuzza ·aggi1•andos:i intorno agJi avvenimenti senza penetrarne la J:""eaJ.tàc,he tr'atto tratto lascia 1ntPa'Vvedere con timidezza pudica-.. E<l aggi ngeva : « Poi g.ranJ parte dell'inefficacia del su.o 1nsegnan1ento va cercata nella stanchezza e •n,eU'avvilùnento in cui è caduto in questi~ ultimi a'nni, per cui sembra contraddire ogni forma di ·risvegl-io int:ellettuale iu. quel'! 'ambiente cl.ove egli tiene il piimato, con una indiffei--enz:a.pigra cli dù.singarunato , . Il Donati finiva cbl dire che: Il i1 clero e il sein±na,rio di Faenza errano _anni fa quasi risvegliati ad una volontà di stuùio prima ignorata; oggi sono ricaduti ne111inerzia p.rimiti,·a, e Ia senilità anticipata del Lanzoni è causa. prindp'ale di tanto rilassamento, (Voce, 25 no-, vembre 1909, p. 2n). Jl , risveglio intHlettuale , di cui parlava il Dona.ti non en1 nient'altro c:he il risveglio d\clla filosofia idealistica, allo stesso modo c:he l'incapacità del Lanwni , <li penetrare_ la realtà degli a,·venime:uti .1 non era nient'altro che l'esercizio d'una super.iore 1n0Talità. di studioso e di erudito che gli impediva di abbandonarsi agli arditi voli della fantasia ·ed alle vistose allegorie dello sto. deismo neo-llegeliano ed idealista ;oome faceva il suo conterranro e contemporaneo Alfredo Oriani. In questi c1ue nomi si ved.rnm personificatili capi.scuola delle due cora-enti cu1turali neo-classica e romantica cti c~i abbiamo fatto cenno nell'articoletto che avremmo voluto sviscerare cli più ed approfondire, .4 lfredo O1'ia.n.ie Fae-nza. Comunque, L'esti. ben fermo e.be il senJinario di Faen7.a è stat.o fin cful suo 501·gere il vivaio delle forze della ctùtu.ra ned-Guelfa in, Romagna ; e che soltanto molto tardi, e cioè d.opo la Rivolu7jo11e Francese, trovarono una concorJ'ente ed un 1avversaria nella oultù.na e nell'animo giaco. bi110·e romantico della classe borghese cittadina. Nei di versi st.:1ti d 1aniimo da cui le sopra dette concezioni I move'11,ll0, sta poi il fatto n0n. solo delle diverse conseguenze a cui sono giunte, ma principalmente del div:ei1soangolo visuale e me. todo con cui la 1'ealtà e la storia sono considetate. La s_péciale categoriardi sttrdiosi che anche il Pa.pini una volta ebbe ad o-.sservare: quella degli eruditi : espressicne dle::llacu.ltuxa 0ecclesiastica basat.:~ sulla scolastica. e 1ivolta prec1pua. mente alla riforma. del coshw-1e, agli accertamenti analitici (oggettivi), ed aJ raffinamento del gusto estetico mediaJ1te ] 'arte e Parli:fic:io; che altro è se non la matrice storica del riformismo socialista e popolare (che il. M-issiroli chiama fom:l~tamente monarchico al 1nod'o stes{,O' che potrebbe chiamarsi J:Xl])ale); mentre il giacobinismo romantico che altro è se non rivoluziouarismo, esalta;cione dell'io soggettivo cH fu--0nte alla realtà. definita, idealis.1110infine e scetticisn10 e relativ.isnio ed anarchismo? (Qui· si 1von-ebbe dire che le scuole nelle quali abbi.amo diviso i letterati roma,,,o-nolipotrebbero ri~evere da ciò ttu'ulteriore g:i:us,ti:fica.zione; S()l che si a,vesse la bontà di colloca:re i J)'1.scoliani fra i romantici, ed1i C3.!rduccia.ni fra i neo.classici. Questo infine potrebbe ancora = volta suffragare quanto da noi è sta,to detto sui repubblica1ù, al moc!q. stesso che potrebbe chiarire l'esigenza eruditista di 1nolti canlucciaui :romagnoli e ciel. Ca.rclucci ste..sso). Ma lasciamo gli argomenti ai questo punto per ritonta.re a mons. Lanzoni ed al suo critico, contenti che anche qui lo sfondo ci aiuti a meglio chiarire l'impo1tan7,a dello sttxdioso fa.enti. no. Abbiamo visto c:ome il Donati rilevi la « stancbe.?..z..a e l'avvilimento " dello! storico Faentino senz'arrivare a capire il perchè di tale stanchez.7...ae di tale avvilin1ento. , Si pensa, alla chiustt;·a del periodo donatiano « in.dlfiere!l23J pig,:ra di disd.ngannato ». Di che e di chi? Atton.10 al J)limo lustro del presente secolo come già altri di parte cattolica prima di lui (Duchesue, Wsy, Newman, Minocchi, Frac:assin:i), anche mons-. Lanzoni si ~ messo a stucl.iare la J!ibb,a con int.t-11.tis.torico--po,:,itivisti, per1;, 1rtare in essa, mediante l'a.nali~i, (1uel contributo di luce c:he si lnwna prova aveva già <lato 11Kibrevi magistrali ;,aggi ù 'agiografo e cli storia ecc:k.~i.astica. e civile Jocale: • gli ~rninuZ?..a..- m.cnti • rimpro\·eratigli tla.l Jx..,na.ti. Credi:uno rli ;arA-re che il lavoro dd Lnw-..oni /0$(; già molto avanti allorcbl: la politica anf:idemoc.·ratl<'a ~Ji Pi<_, X, <.:olpl in pieno il giuva.. 11ile movjmeutc, d.i rifonna, oon un ocu.Jato sca.n... d.aglio nd ¼.-minari ché. fun.mo m.es5i. a ~qua.- rlr(.) e ttrrorizz.ati da.i Revi~ri Eccle;ia.stici, e c-r,J vi<,knto alkm.tanamento dal seno della Chiesa dei fedeli c-he si in alt.e.,ebe in Jy,,sso Ic,s1,ero stati pr<.>fA'TlSl all'aec.·oglimento clcll€:teorie ereti.c---dli. Svno, com<: ognuJlfJ sa, rii q1.1.ell'epc,ca,le svesli.zi,mi ,lel .\.!Ul()(t:hi e dd Jfu..rri e le s,:fJlllUiri<.·her::<..:.ig0l-,pcnK.--ntdiel j.,'lova.ru::ma diffw,o mo-- viment.o c::rc.-ticaJc::. In tale frangc.-n~ .\1ons. La.11.7..r.ma.di,flolorato, sfiduciato ext anche pr(:.(.x..:c-up-At.o, 11f..JJJ tanto per ~:,; quanto ~ i ~uoi scvlari, abban.d.ooa l'a.c..-ca.. r~z,,atr, progetto per dedicarsi alla lenta e pesante fffeparazione dello studio 511 J...e r.nigin'i dette antiche diocesi ftoliam. J->er dire la veri ta n.es51.lllfJ meno di Mon-;.. Lan- ;,,on.i avn::bbe dv\·ut.o pre()ccupar.si, in qua.nto se v'è:. un uom.o alit111J pc.-r natura dai gesti inconsick--rati e::. da1Je fac.-ili a...,trazioni, q1.Lt:Sti f: proprio lui. Y1a forse non di questo si preoccupava I 'illu. str<o storic:o faentino, quanto dell'altrui intolleran'l.a, cecità e spirito cli vendetta, e d<:::l tenace livore con cui i bigotti solevan (e soglwnoJ combatte-re gli studiosi che col freddo alito della logica e ddla ragione, fan evaporare nel nulla le variopinte bolle elci. miti e delle leggt'll<l.e. Il i,aw..<>ni éonosceva per manifesti segni il livore <li questa gente, sin c1a quando i ~u.oi primi" studi d1agiogra:6.a v;dero la luce. Aveva ora. ragio~ di temerlo, clappoichi: s'era unito allozelo di sacerdoti spietati e intolleranti. Si spiegano quindi la « stanchezza e l'av,oilimento , lamentati dal Donati, non quale una < preroce se. nilità, ed. un infiacchimento delle capacità intellettuali, sibbene quali l'espressione di un dolente stato d'animo, non durato d'altronde eccessivamente, se nel/1923 gli i: stato ])06Sibile pubblicare il poderoso volume delle Origini e se un altro studio non meno poderoso sta ultimando s1ùle J...eggen.de. Ci si voglia perdonare se ci siamo forse un p,p troppo soffennati si.ùla preparazione runbientale faentina; ma si creda che ciò era necessario per un tùt.eriore chiarimento e delle singole in. d:!vidualità di Donati e di Mons. Lanzoni, quanto della mentalità neo-guelfa e riformista romagnola. Riprendendo l'interrotto ragionamento, dobbiamo onestamente riconoscere che, se ciò che vole-va fare vent'anni fa Mons. La.nzoni, e cioè la edizione critica della Bibbia, è stato possibile farlo in questi ultimi anni ai RR. PP. G<,suiti; e se lo studi.o sulle Origini delle diocesi è stato possibile, inserirlo nelle edizioni della Casa e<lihice pontificia posta sotto il diretto patrocinio cli Sua Santità ; bi$>g]ia, d.icev--amo,riconoscere., che Io spirito della Chiesa si è anch'esso mod'ifi_ lirato, col cogliere il meglio e l'attuabile dell1esigenza. storica modernista. Che la Chiesa non avesse nessuna ragione di temere riguardo alla perfetta ortcxlossia del sacerdote faentino, è oggi più che mai chiaro, non solo dal fatto sopl'ariconfuto, quanto claJ fatto che in esso libro Mons·. Lanzoni, adempiendo ad un suo dovere dì studioso e di fedele c:ompone la piil bella apologia. della, Chiesa colÌo sto. ricamente dimostrarne la. sua apostolicità e ro. man:ità. Ma non solo per qu·esto il libro delù;, Origini è pie:no d'interesse ; sibbene anche pe1 fatto che COll esso vie.ne ancora una volta. ad essere dimostrato che i fatti e le idee hanno una loro storica conb.nui tà., nonostante ma anzi traverso i Yiolellfti trapassi, che non sono mai altrimenti rivoluzionari se non nel senso e:he hanno lo scopo di adegruare negli istihtti politici ciò che già vive nell'ombra discreta dei fatti sociali; che solo valgano, e che solo hanno la rapacità di far tabula rasa delle superstrutture che li impacciano. Che Donati nel 1909 non fosse in grado di capire ciò è tma cosa che non può meravigliare se si pensa alla sua allora giovane età, e se si riflett.e che appena reduce dal seminario faentino, aveva iUico et imm.eàur:te, abbracciato con fede di neofita la filosofia idealistica, quale si diffondeva. nel ce:na.c.olovociano fior'entino; e se a httìn ciò s1aggiunge, che, come il figlio nei riguardi del padre, primo impi.ùso de.1 giovane che sa di dover clire qualche cosa, è quello di rinnegare e combattere il proprio maestro. Ma al modo stesso nonr deve meravigliru·e il fatto che, anziano di anni e di es)?"riema (tutta la guer'ra in mezzo!), il Donati sia con 1in11ovata fede ritoina.to at suo vecchio maestro e al gio- ,an'ile jnsegn~mento: all' efficace rifonnismo Lanzoniano, per ritrovare in esso la rioonfenna dello storicismo imparato claJ Salvemini, e per dlstruggere con esso il suo ideologismo idealista ; per consolidare infine e concreta.re la sua giovanile concezione della democrazia. C:recliamo di aver anche dato con ciò ragione della st01i-ra necessità dcli.a de:l)locrazia cristiana quanto alla s,ua :identità col riformismo· e no~ voglia-mo altro aggiungere, certi che in• quanto abb;amo detto, non solo la figura dj Mons. Lan. zoni risuiterà più scultorea e c.hiara, ma benan.. che quella di Donati, ed, in grande parte, quella del Partito Popofa:re a ctù appia,lltie:neoggi, e della democrazia cristiana, alla quale ha aJl'P<lrtenuto ieri. ARMANDO CAVALLI

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