La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 6 - 8 febbraio 1925

, ETTI SETTIMANALE EDITORE PIERO GOBETTI TORINO VIA XX SETTEMBRE, 60 I M 'AIN ENTE L. STURZO d di letteratura ,>IERO GOBETTI ABBONAMENTO Per il 1925 L. 20 Semestre L, 10 Estero L, 30 Sostehitoro L. 100 Un numero L. 0,50 C. C. POSTALE PEHSIERD AKTIFUCl5TA Abbo,u. tQ annuo L. JO E•(ero L. 15 Un 1111mero L. O,éO Chi rloeve un numero di seggio e non intende abboneirel respinga il giornale, altrlrnenti gli continueremo l'Invio e dopo un rneae provvederemo alle rlsooeelone rnediente tratta 81 ,, • .rau fnme<, di porto a. ohf m«nd« •oglia df L. 1'' alf:edlto,e ()<,bdtl - Tor,v, Anno IV - N. 6 - 8 Febbraio 1925 SOMMAR 1O: G. Donsù: □ ali slorici. - Vita Meridionale: '!'. F,om,: Lellere do flllamura. - G. A.: l'lstole od □ mero. - G. Fmrni:n<,: La proporzionale. - A. MùYn: La coda di Minosse. - V. G. G ",A'ri: Machiavelli su misura. - L.lb,i. DATI STORICI li ma$imnlismo ~ocialista fu hn tentativo immaturo e sfo1tunatx:, cli permeare l'azione dello Stato da parte di grandi masse, ancora ro'LZeed in<:sperte <lei pubblici affari, e perciò abbacinate da un mito straniero astratto e in-ealizxabile. Queste masse intuivano ,-agame:nt:e l'angustia della dittatura gfolittiana e perciò postulavano la creazione di uno St.ato in cui an~sero potuto giuocare con il loro peso, allora del tutto iucliL fere112iato. Pertanto la crisi del partito sociali, sta sorse proprio dal conflitto tra queste masse e le oligarchie già pervenute a fun7ione di éHle. In[atti meulre queste ultime leutamenle ave, Yano assunto una funzione piccolo-borghese appunto in c-ousegu.enza dell'azione del giolittismo, ]e mas....:.e,specialmente agrarie, restavano al di fuori di questi legami con la dittatura giolittiana, e perciò erano tentate di distruggerne il dominio per un'affermazione più ampia di li. bertà ]Xllitica ed economica. RisultaJ1(e di questo urto interno fu che il partito non potette riaderire al giolittismo, nè provocarne esso stesso la disfatta. In tale condiz.ione di cose sorgeva naturale la teude:I12a a stabilizzare la crisi in una formula media che, distruggendo il giolittismo come cxmcezione di regime paterno, non ne distruggesse contem:E)(r raneamente 1a funzione economica. Questa linea di sviluppo, :in veiità, rispondeva aò una necessità costituzionale del socialismo itaJian.o, che le grandi masse a\.Teb-bero dovuto forse un giorno combattere, ma che durante il suo inizio agevolavano conr il loro stesso peso: la nere.ssità cli assicurare alle forni.azioni p:iccoloborghes.i affiorate dal movimento operaio per lo meno una. parte di potere politico, sia per garantirle dai ritorni reazionari de.1 regi.me, che per evitare gli ulteriori sYiltLppi rivoluzionari della crisi. Iu altri termini si verificava anche per il proletariato operaio del Nord ciò che era avvenuto per la borghesia meridionale durante il regime borbonico, la necessità di as.sicu.rarsj i I potere politico, dopo di aver acquistato jJ potere economico. Tale necessità era ancora più urgente in quelle zone della valle padana ove il socialismo agrario era fiorito in margine ai graniti lavori di bonifica perchè l'intervento dello Stato come distributore di lavori era più cbe mai indispensabile <lo]lo la guerra e fatalmente i rivoluzionarii di quelle regioni erano portati a proclamare la necessità d' ùnpadronirsi dello Stato per sottrarre ali' odiata borghesia questa importante funzione di distribuzione di ricchezze. Eguale tendenza manifestarono gli operai delle industrie protette contro il rivoJuziouarismo di taluni gruppi teo1-izzanti la lotta di classe integrale. L'unica fonuaz.ione quindi che avrebbe potuto garentire tale necessità era 1a creazione di uno Stato social-democratico attraverso gli accordi con la democrazia radiC'dle e col partito popolare: formazione sociaLdemocratica verso cui an. cor oggi tende ad orientarsi la crisi italiana. Ciò spiega il perchè dei reiterati tentativi socialistj di limit..~zione costituzionale della Corona per la formazione dello Stato parlamentare. Il massimalismo, perciò, rappresentò lo sforw di una élite di nuova formazione per perfezionare il suo dominio economico mcrcè il poteJ.·e politico, e le 1·eazioni in varii sensi di stenn.inate masse di manovra escluse dai benefici di tale politica e luttaYia desiderose di non limitare la loro funzione a quella di peso morto nello sviluppo del p;auo. Di fronte a questo sviluppo il giolittismo, che stava per essere superato in u.ua fase più moderna di interessenza economica e di mediazione polilica, re.agì, e1 svelando tutt.o il suo spirito rea~ionario, si volse verso le fonnazioni di destra 1 maturate in queJla piccola borghesia umanistica, che aveva visto con terrore l'affermarsi della bor. ghesia socialista. Il giolittismo vedeva mal volentieri la fine del suo p1·epotere e non voleva assolutamen.te rinunziare alla funzione di mediazione politica ed economica assunta d.:'11 Igcx> in poi. Si diceva lieto di continuare la politica di benevolenza. verso le masse, a parnle s'inghirlandava di tutte le gemme del liberalismo politico, ma, nella realtà, pretendeva ancora di farla da padron.e, adottando le soluzioni che gli venivano prospettale da.i paititi di masse nou come 1isultanti del giu.oco delle forze iu lotta, ma come concessioni della borghesia illuminata e progressista. Entro i limiti di qn.est:a p\,culia.re coru:ezione politica il gidlitt.ismo in uu primo lempo assecondò tutti i movimenti diretti a realizzare il ccsì detto ministero di sinistra, non comprendendo che su questo terreno era già stato preceduto dal nittismo 1 che si sfor7..ava cli armonizzare gli interessi elci partiti di masse con quelli della borghesia radicaleggiante, senza pretendere con, temJX>raneamente di farli passare attraverso la pressione del regime paterno. Quando in un secondo tempo questa realtà divenne chiara all'occhio dello statista dj Dronero egli brandl la frusta fascista. Ma1 ancora una volta, la vipera morse il ciarlatano. In verità il fascismo, ne.I suo primo sorgere, a ,·eva tentato di assumere una fU11.1i.onelibertaria coatro il predominio piccolo-borghese del socialismo di st.a.to e del giolittismo, e si era colorito vagamerite di rivoluzionarismo op raio e ·di autolfòmismo ]Xllitico. Ma, sorto terri.o ialmente in una zona industriale e demograficamente tra le schiere della piccola borghesia umanistica, ormai politicamente battuta, non era in conclizione di afferrare la realtà italiana per farsi interprete di quelle necessità rivoluzionarie ~he le grandi masse non riuscivano ancora ad esprimere. Ciò spiega perchè una parte del giolittismo ]Xlte1:Jesperare di opera.re la su.a cou.ser- -vazìone attraverso lo spauracchio fascista, e d.a.L l'altra il sig. Mussolini non sent:l fin da allora i pericoli della manovra ctù ad.eriva. Ed infatti la prima adesione giolittia.na al fascismo cominciò a determinare lo spostamento delle masse rurali protette dal movimento operaio a quello fascista, ed a chi ben consideri il fondamento delle cose non potrà non apparire che la crociata contro il socialismo, colorita di acreuni liberta.ri 1 corrisponde solt.anto a questa necessità del regime cli sottrarre al movimento operaio queste forze intimamente connesse alJlazione statale. Così il giolittismo tentò agire dall'esterno sulla crisi interna del socialismo italiano, agevolando il tentativo di consolidamento della destra ,;_ formista. Dopo - esso pensava - sarebbe stato possibile operare la sintesi obbligando i partiti di IT'-""Sa a prestarsi alla dittatura giolittiana. Cosl il fascismo conùnciò a potenziarsi specialmente in quella bassa pianura padana ove l'azione economica dello Stato su1le masse era ed è sensibilissima e questa sua. origine e le neces. sità che doveva assolvere, lo portarono ad accettare quella dottrina. nazionalista della collaborazioue di classe, attraverso le corporazioni . sindacali, che costittùsce il pjù audace tentativo di impadTouirsi della fllllzione econonùca del so, cialismo di Stato. Ma questo sviluppo detenniuò che il paternalismo giolittiano, avulso dal suo sistema originario, elabo:rato sotto veste di dottrina. sindacale, 1'eso autonomo, passò nelle mani della borghesia autigiolittiana, che pose pe:i· conto suo la sue. cessione al vecchio di Dronero. Ciò spiega perchè il fascismo pw· transigendo nel momento stesso del suo sviluppo col regime, si pose subito come avversario del giolittismo di cui negò in teoda i dati storici, mentre in pratica iu buona pa.1te li riprodusse. In seguito poi la lotta con il socialismo operaio e la possibilità della dsco.ssa social-demo. cratica gio'littiana, spinsero il fascismo sempre più nella fase reattiva che il regime, superando le previsioni del vecchio di Dronero, scelse per la sua salvev..a. Katuralmente questa corsa fascista alla rearione coincise sempre più col doppio processo di elaborazione,· che il socialismo subl come risuL tante delle forze in movimento. Iufatti da 1wa parte il movimento operaio ri. masto fedele alle sue origini riscattò la sua fllllziou.e liberale e dal! 'altra le forze operaie con funzione conservatrice 1 si staccarono da quelle rivoluzionarie. Ma menti~e nel movimento operaio avveniva questa gmnd·e semplificazione di fon.e e di obbietti vi, i I fascismo caricru:tdo n<=lsno senb tutti i tenniui della vita pubblica italfa.na, appl'opriand,,si il compito storico del socialismo di Stato, lasciandosi permeare dalle nece,,sil.à dell'indu- ~tria1i51no yrotetto e del regime, in una frenesia panica dj dominio si scordò di essere nè più nè meno che la. lotta di cla~sc del giolittismo e in un delirio di superbia si proclamò avversario e •liquidatore .estamentario del liberalismo europeo. Per un certo periodo la prosa tronna del nuovo profeta sognò antit.esj mondiali inesjstenti e quindi sentimmo delirare di còmpito antidemocratico, abt-iliberale, antisocialista, ~to dalla storia al fascismo, quasi che non si trattasse delle convulsioni di w1 regime duro a morire, ma dcli' esplosione della genialità di un popolo 1ntero La verità, inveoe, è più modesta perchè se si vuol parlare di 1111 'antitesi col liberalismo filoso. fico questa è connal'll.l'ale non aJ fascismo ma addirittura al regime, e se si vuole, invece, parlare di llll'a11titesi al preteso liberalismo dello Stato italiano niente di meuo esistente e di meno Yero. Malg,ado tutto ciò, però, il fascismo alla base fu un movimento liberale. Spinto ad effettuare la reazione ~ttra,-erso le folle e non. soltanto attraverso le fir,,e di polizia, il regime fu costretto a riconoscere talune necesslt.à elementari delle 1112::,iSe ntrali, di cui dovette servirsi ed il ras. sismo bene spesso con'ispose ad un bisogno di reazione al centralismo romano. Anche se l'élite dirigente si pose rapicla.mentte al servizio degli industiàali e non ebbe timore di svolgere una polìtica stupidamente pru.lronale, essa dovette, concedere non poco al peso delle masse e coihnoul alla. loro educazione politica 1 avdcinandole sempre più ai concetti cli auto- . nomia o\·e debbono fatalmente sboccare. Ness1w uomo1 forse, p1tr m·enclo avuto così largo potere, si è lasciato così ,-i.ncere più che dagli a,--venimenti da:i piccoli uoinini che lo circonda,·ano. Salito a.l potere in un momento di smarrimento gehe.rale e quando gH uomini decisi a non abdicare la loro personalità erano pochissimi, egli aveva aperte dinau.z.i a se tutte le vie, da quella massàma di fare la 1ivolnrione delle forze rurali a quella minima di sostitujre Giolitti nel giuoco trasformistico. Unica via preclusa quella della violenza ·per la violeu-za, del feudalismo squadri, stico! Ed egli, inYece, quella scclse. Dopo aver strappato un mandato di fiducia a tutti i ceti prima e do]Xl 1a marcia su Roma, godeva cosi largamente il favore del ceto donùnante da ]Xlterlo anche tradire. Invece prefe:rl ondeggiare in un trasformismo inconcludente che ,,aJse soltanto a nascondere per un certo tempo i1 reale dominio anarchico del Direttorio. In ve. ,ità egli ebbe cosi scarsa fede nei suoi propositi 1i,·oluzionarii che ebbe paura di iniziarne l'athtazione, oppure conosceva così poco il meccanismo dello Stato che non seppe da qttal punto cominciare le promesse 1i{onne. E così la sua 3.7.J.onesembrò sovv&si vn là dove era trasformi. . ' ' sta. 1 e v1ceversa. Queste deficienze personali ed il logorio terribile che in conseguenza il regime ha subìto1 non potevano non produrre ripercussioni nello stesso campo fascista. Eçl, infatti, ad ess., si deve il nascere del revisionismo, che, si noti, oene, si .divide in due ali perfettamente autitetiche : revisionismo trasformista e revisionismo rivoluzionario. Il primo ritiene che il compito del fascismo era quello di schiacciare il bolscevismo, impadronirsi dello Stato storico e provvedere alla formazione di un governo forte capace di rista. bili.re il dominio della legge. In altri tenuini sfronda tutte le pretese ri voluziou.arie del movimento e combatte il governo perchè invece cli tentare l'assorbimento delle forz:e sane del paese si trastulla in propositi rivoluzionari che non possono non contrastare la effettiva prassi trasformistica. E1 insomma un revisionismo che, abbandonand<> il doppio giuoco mussoliniano, abbraccia consciamente il trasformismo e mira a trarne tutte le conseguenze utili al proprio dominio. ]1 secondo1 invece1 vuol tener fede al conclamato contenµto rivoluzionario e, perciò, reagisce alla politica trasformistica. Esso ritiene che il liberalismo si~ completamente superato e rimasticando alcune formulette dell'attualismo gentiliano pretende che il sig. Mussolini riformi tutta I•jmpak-«tura dello Stato allo scopo di tradurre nella reali.a le idt,e della 1iuova dottrina filosr>- fica. Entrambe queste correnti repugna.uo per opposte ragioni dalla prassi del sig. Mussoljni, dichiarando di avere scarsa fiducia nella politica della. ,;olenr,a rassista e degli acrorgimenti governati,.,;, ma entrambe ignorano il problema italiano rella s1ta precisa consistenza e perciò sono costrette o a ripjegare nel neo-giolittismo o a riprodurre i' astrattismo rivoluzionario del bolscevismo. Queste tonsjderazioni spiegano brevemente en. tro quali linee s; svolgerà non soltanto il governo. rnuss<Jliniaoo, ma il 1no\·imL11to fasci.st.a stesso in tutte le sue tendenze e sfumature. Intanto è assolutamente degno di not.a che non soltanto il governo mussoliniano ma le stesse correnti critiche del fascismo siano C06i distanti dalla questione italiana che sembrano addirittw·a astratte. Essi ignorano l'Italia. agricola ed i suoi bisogni e perciò si arroccano sem.- pre più intorno al prctezionismo iw:lnstriale ed al corporathismo di Stato, ignorano l' Italia meridionale e perciò insistono nella dolenza tributaria e politica, ignorano l'anelito di libertà del popolc italiano e !Y'Jciò sognano di togliergli perfino le astra1joni istitu1..iona1i della carta albertina. La questione italiana è tutta contro di loro e le revisioni nou ne affrettano o ne: integrano nessun lato. Fc-rse MussoUn-i ebbe Cflk"'llche ba.rlume di veggeru-...a qnaTKlc proclamò di ,-oler pog~arsi sul1' Italia n1rale, ma, a parte che questa a.ff('.nn;- zione è contraddetta <la tutta la Sita politica e con le f1asi non si governa, egli era tratto anche questa volta in inganno dalla lotta padana, c-he non solo 11011 l· la questione italiana, ma ne ('_ fo. negazfoue. Se l\!Iussolini sogna nel suo aperto tentati,·o di :resistenza al regime di farsi capo di Wl fasa.smo rurale cÌ1e possa costituire il p-rimo nocciolo di ruToccamento della fut.w-a rivoluzione italiana si clisingar.JJi : anzitutto, perchè il mo,imento ru- ' tale non potrà nol1 essere contro i dati storici del padanesimo. Rimangono sì ancora le fot7..e sanamente ri,·oluZlona.rie, quelle che sia pure inconsciamente hanno sognato di fare il loro ingresso nella storia a mezzo del fascismo, ma queste non p:>tranno tardare a conYincersi del compromesso di cui sono stato oggetto e perciò dovrallllO fatalmente gravitare Yerso altri partiti. Gli errori antitrasformistici di Mussolini non potranno più salvarlo e perciò egli doYrà sempre più es..'lurirsi uei ritorni trasformistici, fincbè non lo raggiungerà la mano,.'a fiancheggiatrice. In effetto la manovra fiancheggiatrice costituisce oggi la spina dorsale della politica italiana, ed in ciò sta la colpa rlel fascismo e delle op- _lX)S±zio1ti, l'u.no venuto a.I punto cli pennettere ai battuti della vigilia di tentare la riscossa, le altre così deboli e perplesse da temere addirittura la successione. In queste brevi considerazioni si congloba dun. que tutta, la dolorosa realtà italiana, lotta di impotenze e di transazioni, dominio di ristretti cirroli di politicanti atteggianti~ ad eterni salvatori della patria. Così mentre lo sfondo della psiche colletti va r.on riesce a su.pera.re 1'august.o e vuoto quadro del combattentismo, il giolittismo si ripresenta, come nel 19201 arbitro e liquidatore di una situazione. I reduci, quelli che, assumendo di aver finalmente fatt..1 I' Italia sui campi di battaglia, pretendevano di fare gli italiani patrioti e cittadini, liberi nello Stato nazionale e padroni del loro destino, do]Xl aver costituito la base politica dittatoriale di una fazione, che, solo a cbiac- . chiere, diceva di rnler rappresentare l'Italia del lavorn e della produzione, la grande Italia del sacrificio silenzioso e degli oscuri eroismi, pas. sano a far sgabello a quell'uomo e.d a quel sistema che ieri, nell'esaltazione della rissa, fu definito nenùco del paese. Ed intorno a questo programma si mobilitano le forze più eterogenee e meno politiche, pur di non affrontare ab i,nis il problema italiano, anche se l'im]Xlstazione di qnestd problema fatto con cognizione di causa e serietà di propositi debba costare. altri clieci anni di fascismo. - GUIDO DORSO /.

bib LA RlVOLUZIONE LLBERAL!i Vito merid.io:n.a1e LETTERE DA ALTAMURA <la.Il'Am<:nca, come indubbia.mente l'America ha dato al nostro cont«eli namc: una sveltezza ed uno ~pirite, di inì,.iativ,,, c-h, quaggiù n.c,n av:rehbe mai acquistato. Ma il libro è cli loro e S<:1"Ve per loro: il mio amico ha accalastau, i suoi filosofi i II llll angolo remoto, per lui solo. .\ ltamura, 15 gennaio 1925. l'aro eobeili, '1'11i1i.sisti dunque per la coHaboraz.ione mia e tli ~11111(.'1 di qu.aggiùi attribuendo a m.c non so quali atlitudilli e preparazione, e che io conosco la Puglia o che so io; e sembri amareggiato del nostro s.ilc1uio. :Cegli altri non so, anche p<:1d1~·non ci si vede quasi p-iù ed io nou bo meni nemmeno per recarmi a :20 chilometri di di:-t;rn.la, e la gente pare che abbia snie.c;.c;od1 s<:rinTe, e ad ogni modo non è cosa molto pru. <leale affidare i prnp1ii pensieri alla carta e alla poMa ! Figurati che l'anno scorso all'incirca, per un 'i11chie.~ :-utle condizioni della nostra vita nei L'omuni della Pro\.;ncia, non mi ritL"¼".l,pur rh-olgcndomi ad :unici fi.dalis.c:;imi, tulti gran clivo1alori di fa::;cisti, di ottene.re più di tre o quattro risposte, nalu1almeu.te Ml paesi che g.ià conoscevo. E' probabile che i miei amic-i, per 11011fan1e niente di niente, sieno allucinati, come lo si,u110 noi tulli cli quaggilt che 11011 vcd.imno nulla fu01i del Comune, dallo spettacolo appllllto della Yita delle nostre cittadine, ormai ridotta 11~llcmani di d'ltc o tre agrad. assenteisti, di due mauic:ri e cli qualche avvocato o anche professore alle prime armi. Tu non immagini, per esempio, che nella mia città, che minaccia in que:--t.i tempi di sopravalutaz.ioni senatoriali di i-ag-ginngere una notorietà _politica più che nazio. JJalc, si agiti nel circolo dei signori la quistione se debba essere consentito ai soci la lettura di giornali sov"·ersivi quali quelli del Vettori e del sen .. 1lbert:ini, chè quello del filosofo di Sarno nou trova unnai più. un cane che, pubblica.- mc11tc, voglia esporsi alla respousabi lità di difenderlo. E tu, mio caro amico, e voialtri sognate ... o che cosa? Quanto a me, mi llispiacc che l'Italia non abbia tante letterature e tanti alfabeti quanto la Cina, e così cunplicati: bisogna che ci affrettiamo a ritot'oore all'ideale del letterato cinquecentesco e clel suddito fedele, a non ,·oler passare per pazzi e perdere il poco p011e. Tanto, i figli delle spje borboniche e dei ' carncficiJ scomodati appena un poco i I 160, riottenevano qlfalcbe anno· dopo cariche ed onori. Tanto è assw·da quaggiù l'idea di 1u1a. qualSlas:i ri,·oluzione o mutazione di cose t ?\!a insomma, d:i che cosa debbo seri verti ? Speravo, queste vacanze sco1·se, che tu arrivassi quaggiù, come ne avevi mostrato desiderio. 111 genere quello che manca a voi, non è la couoscenza dei nostri problemi, ma pjuttosto del colorito speciale di essi e delle nostre cose: Yoialtri fate degli schemi, ed io ne leggo di ottimi ,in cui il Mezzogiorno entra come quadro in ulla bella cornice: dopo qualche giorno tu vedi che la figura è un po' di traverso. Insomma, se vuoi, .ti scriverò qualcosa, come mi viene, :Sui nostri uomini, sulle nostre cose e sui uostri -p0esi, senza nessuna pretesa di teori~menti o .d:i solttz:ian.i definiti~ e con 1-acautclosa parsi. monia che è propria del mio temperamento, senza peraltro assicunuti di poter continuare. Anzitutto la Puglia è un'espressione archeo. logica. L<i. nostra vita fu. Pochi riooJgono alla M-agna Grecia, 1na a Federico II e ai suoi castelli, alla cattedrale di Troia ed a Nicola De Apulia pare che ci si pensi spesso. Per quel che io sappia molti stranieri, negli ultimi vent'anni 1 banno frugato nel nostro ,eassato, insieme con parecchi del paese; non so chi &i sia occupato di andare a vedere le cantine di Cerignola, i pomodori di Palagiano, le ,·erdure precoci del Leccese o che so io, i metodi cli pesca di Mo!. fetta, i marmi del Gargano. Il problema della irrigarione t ancora quasi allo stato mitico ed io che, ultimo anivato, mi affiancai due o tre anni fa, per dovere di ufficio, ai JX>Cbi che se ne occttpano, fui gTatificato delle più spiacevoli .barzellette degli amici. ' Tn d:ev'id11;1quesapere che la Puglia., più a.neo. ra che per questi suoi sforzi cli redenzione eco~ nemica, è conosciuta pel suo passato, anche meno sip1ificativo. Avrai certo sentito parlare dei nostri trulli 1 diamine! Tu n◊n sai però che la zona dei trulli ad Alberobello è stata dichiarata mon.um~tale, nè più nè meno che la pas.seggiata archeologica di Roma. Ma quanti si sono occup,iti di far qualcosa per i contadini di Alberobello, cli Conversano e vicinanze? Di qui anzi •è quel giovine deputato Di Vagno, che fu am. mazzato come tm cane, senza che l 'op:inione pubblica si commuovesse gran che. Cosa perfetta. niente logica in i:egime feudale. Ora seguimi <l11nf!ueverso questi paesi. Non bisogna anelare molto lontano per trovare la terra dalle casettine lillipuziane. Si prende la piccola ferrovia che da Bari risale verso le Murge di Conversano e Noci. Il paesaggio è dap. prima soffocato dalla densa vegetazione di ulivi 1 n1andorli, fichi, carrubbi, vigneti, nel cui folto Sertilissimo le cittadine sono sommerse, se nou si annunziano dai pioppi d'un cimitero, da qualche campanile aguzzo ed alto sulle case basse, da qualche lone. Questa zona era già tale o quasi sul finire del sec. xvnr~ quando il resto della Puglia era pascolo regio o bosco o cerealicultw·a. Dopo Rutigliano 1a scena si snoda; numerosi e spe~si s'affacciano i muretti a tagliare i poderi; si sale lentamente sotto Conversano con l'occhio alle Linee dei primi colli a nord, all'immensa / <l:iste"a a sud, che è un, lLDicogiardino cli ulivi e mandorli, sino a perdita d'occhio; si precipita verso Castellana e per la "rmpagna mossa, non pi1ì tutta verde, ma gialla qua e là di pascoli e di 1isloppìe, grigia e ferruggigua di petrame, si scoi·gono i primi trulli, le , C'JS<.-sl<lc ,. Sono minuscole casettine rotonde, dal letto a cono agu'l,ZO,in cui pare che non po.S.<,a' <.'11.trtLre s non tm popolo cli omini minuscoli, ognuna con un piccolo comignolo ed una fi11<.-";tl'ettada bambola, e con quella buffa inlol,ac:alura in cima al cono, che è la civetteria della pulizia, e dà la impressione di Ull berretto eia notte ritto sul cocuzzolo d'llll pagliaccio, 0011anche ulla croce o una stella in front.e dipi11ta con ca.Ice! Ma che cosa c'è in cima a ogni Lrullo ì Qualcosa come due imbuti uno nell'altro, con la punta in giù, o come tu1 imbuto sonuoutato da una palla, cosi per gioco, o eia uua forma bianca di formaggio, per ischerzo. Anche qui i coalaclini, pcl maggior sp'asso dei signori, avranno usato per lo pas. sato la ga.ta dei caci rotolati e ... Ora, dopo Putignano, tra la folta vegetazione, e dove nou è qualche straccio cli boscaglia di quercia, i trulli spuntano innllIDerevoli da1 terreno, non più soli, ma aggruppati come frateL 1ini per uia.no, a due, tre, quattro; due eguali e gli altri più piccoli, perchè a.ttche nel lillipuziano c'è sempre il più piccolo, e dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati su i fianchi cli ogni rilievo di terreno, orizwntalmente, alla dislan?..a. anche di pochi metri, a contenere il terreno, a raccoglierne e ,:-eggen1e un po' fra tanto calcare. Mi chieder-.:ti come ba fatto questa gente a scava.re ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avreb. be spaventato un popolo di giganti. Questa .è la 1v!urgia più aspra e pit't sassosa; per ridw-la a coltivazione, facendo le terra1..ze, come mi dicono si sia fatto nel Genovesato, nelle colline di S. Giuliano, tra Pisa e Lucca, stù lago di Gurdo, nelle Cinque Terre oltre Spezia, e in qualche altro luogo, non ci voleva meno della labori<r sità d'w1 popolo di formiche. Alberobello, il paese dei trulli, è sulla costa del monte Zampino, a 416 metri. Si sale ma non si 1;esce a ,·cderne: ai due lati della provincia.le le case ,moderne dànno l'impressione di lindura e di operosità di cittadine vicine, Castellana e Putignano, p. e., dove subito dopo il '6o1 fu tentata la nuova ,ila industriale, prima che altrove. Ecco ora la piazzetta ben composta, con un minuscolo monumentino pe:i Caduti, che, se 11011J fosse 1'l riverenza, i monelli scal7i clovrebbero arran1p'icarcisi. Comunque, quanto a rivel'euza, so dei discorsi di tito pronlw.ciativi per l'occasione ... Purtroppo la generazione che oggi siede sulle panche scolastiche non ci offrirà più u.ulla. di simile: nè qui ci son<>monelli che ancot'a, come in troppe parti da noi, si servano del lastricato come di moccichino, ma ragazzetti pu. liti, ben calzati e ben vestiti, con le loro cartelle, se.rii, compresi del loro compito, orgogliosi, si vede subito, della loro grande città, incuriositi, ma non troppo. Decisamente bisogna sperare nei nostri figli : noi abbiamo fatto la guerra ed ho paura clte non sapremo fare altro. Per la grande strada che volge a destra e si chiude armonicamente iu una maestosa cattedrale moderna, con· due bei campanili aguzzi, io vado in cerca. del mio aIDico, un esemplare raro piuttosto della specie mericjionale , homo Ìnetaphy. sicus •· A proposito, leggo in questi giorni ancora delle cousiderauoui a riguardo : non si trat. ta più èlel sangue germanico del grande ducato Beneventano, ma della solitarietà selvaggia. delle nostre lande, su cui spuntano come i nostri ca.tÌl· pan.ili i nostri .6.!oso.6..Alla buon'ora.! Naturalmente il mio telegramma a&pettava di essere recapitato e son io stesso che, gira e rigira, riesco a pescarlo e m'incarico di recarlo a destinazione. Una contadina linda ed intelligente mi accompagna; voltiamo a destra, fra i trulli final. mente! Si allineano irregolarmente, ai due lati della miu.uscola stra.da tutta pulita, le casette basse, sulla base non più rot011da, ma rettangolare, col piccolo tetto di , cltiancarelle , a· portata cli mano, che vien voglia di salta.rei su, per vedere che dice la gente. Porticine con sopra nn arco aguzzo, formato di tre pietre, chiuse per il sole, alte appena quanto llll uomo; finestrini all'altez.. za del mio fianco, con la minuscola tendina hian ca, dietro il vetro, ricamata. Poi stradette laterali anche più piccole, dove le Conne m'invitano ad entrare in casa, a vedere, con una franchezza anche superiore a quella pur comune quaggiù, che è grandissima in esse; quella clte mi accom. pagna mi avverte che le casette non sono èi dentro c~me di fuori, che la pulizia vi è mas- • sima; ed io, che lo so, mi affretto a sorridere. Il mio amico è in campagna e il padre mi guida. Giù a valle, dov1mque l'occhio si spinge, fino alla selva di Fasano, altro miracolo di labo. riosità umana, che biancheggia su.ll'orizzonte, agglomeramenti di trulli, collicelli a terrazze, grigio di petrame, verde pallido d'ulivi, querce e noci giganteschi. La casetta del mio a.tnico, non occorre dirlo, è una casa da contadini, auteIÌtica, ma sembra l'opera accurata di giapponesi. Dovunque, per terra, sui muri intonacata 1 al palco, splendore di pulizia, di decenza; cuscini bianchi sui cassettoni, tendoni nitidi per ogni vano, mobili di quercia, porte graziosamente dipinte di grigio, noce e verdino. Son questi i nostri contadini, che uon c'è un cane che voglia conoscere: il volume di Shakespeare che trovo su di un tavolo innanzi allo specchio, viene li podere, come pii.t o meno tutti gli altri, ha dinanzi a sè un cortile con p<:s<:hi,sn.sini, gel.si, querce, pergole, ed.<.-re, fiò1i; a un lato la piccola aia recinta da un murL'tto basso, ad un a.11golo il po-1.zetto che raccoglie l'acqua dai tdti. Gli altri trulli s<.--rvonoper cucina, per forno, per pollaio, per ovile, per stalla, ognuno per un dato ufficio. ~ulla =nca, ncs&llll locale disturba o comunica sudiciume all'altro. L<: donne esrono ed entrano, richiudono subito, lucenti come api. Sono nate qui, come le loro mamme; qualcuna avrà forse negli occhi la visione dell'/Jceano e di New-York; i figli forse ci andranno, chè ogni sera se ne parla, ma quanto a loro non pare che desiderino altro. Vorrei fare una vi.sita alla cava di ~la.bastro, del quale vedo molti oggetti, e che ho letto esse. re uno dei più belli e rari di Europa e, r<clati. vamente, anche economico. Purtroppo non c'è tempo. Poco prima della guerra c'è stata a Bitonto una lavorazione dell'alabastro estratto di qui, ma oggi la cava è chiusa, perchè la vena è eamita. Studi importanti a riguardo ha fatti, se ben ricordo, il prof. Dell'Erba; bisognerebbe ora frugare nella zona vicina, chè ce ne deve es5e1·e. Allora andiamo in giro per la campagna. C'è vicino un ricco avYallameuto, il torrente Cane, che prende Yia da i nom:i di varie contrade, Calcara, Volpe, Populeto ... Ma, nonchè volpi e cani. e boschi, non c'è nemmeno l'ombra di un filo d'acqua. Tutta la vasta plaga dei trulli, compresa Castellana, ricca di grave e di grotte, così laboriosa 1 cosi nitida, non ç-ono.sce il bene. ficio cli una sola sorgiva, vive all'asciutto come il resto della Puglia ed anche più. Esperimenti e ricerche ne han fatte i De Bellis di Castellana, ma poichè l'acqua, secondo i risultati scientifici 1 dev'essere a livello dell'Adriatico, cioè circa a 400 metri di prof011dità, il problema non sarà risoluto facilmente. Già ora, da due anni in qua, non so più che cosa se ne faccia cli questo problema. Ptima, al direttore della stazione agraria di Bari erano devolute simili ricerche, e, dietro l'esempio di Foggia, si preparava anche da noi una mostra di elevatori I che non so poi perchè non si sia più tenuta. D1iniziativa privata non è a parlare; per lo passato qualche proprietario s:i è servito degli idrom.anti 1 e ce. n'è uno qui che ha avuto una qualche notorietà, e i risultati non sono stati da corulao.nare. Ma da un anno mi si dice clte tutto il problema dell'irrigazione in Puglia è stato avocato all'Acquedotto PugJie. se, che certo avrà buou.i tecnici ... Ad ogni modo nessllll segno cli v:it.asinora. Tra parentesi, concessioni per uso agricolo or sì or no, a capriccio 1 col pretesto che acqua non ce n'è! E già l'acquedotto donebbe riso! vere per conto suo il pro. blema delle acque sue stesse clte qua e là, usci.te dai nostri paesi, appanta.nano ... In mancanza andiamo a vedere u:na piscina di acque accoglilicce e, più degna cli nota, una -vora. Quest'ultima è un ridicolo inghiottitoio ostruito è1a.l teniccio, di appena un metro di diametro, che bene adempie però alla funzione di rendere anche pjù arida la terra. Nell'allagamento del 1914 e in quello del '15, poichè, pare incredibile, anche gli allagamenti ha la Puglia, le acque, per la grande vallata, si lev-arori.oa più cli due metri; dopo un giorno erano scomparse. Qualche altra vora dev'essere vicino, anche più piccola; nulla ad ogni modo che equivalga. alle altre cosi pittoresche della regione. Ma io ho bisogno di vedermela tutta, passo passo, qttesta teml redenta dai contadini, nes,. suno dei quali è senza il suo pezzettino di terra ed i suoi trulli sopra! I quattromila ettari di territoiio del paese appartengono loro quasi tutti, e qui mancano quasi i nostri deliziosi agrari che fan vita a Napoli e di ll si occ-upano di agricol. tura 1iscuotendo le rendite. Mi dicono che i grossisti vi posseggano circa un ottavo del territo. rio; ma è a credere che sieno contadini arricchiti in un paio di generazioni; ad ogni modo1 quali si siano le loro idee, tl'Oppo pochi per poter pretendere al domirtio del ·paese; sicchè i loro tentativi di fascismo interessato, a difesa. solo dello , statu quo , e dclla loro prnprietà, vincitori dovunque da noi, qui non hanno attecchito. I contadini poi polSseggono un'ampia zooa dell'estesissimo territorio di Mai-tina: sono quasi duemila, costretti, per 1uanca.nza di adeguati provvedimenti, a lavorare fuori del proprio ter1itorio e quindi, _è da credere, sballottati in quistioni di competena.a per tasse, pagamenti, diritti, ecc. Ogntw.o vive in campagna, fiero del suo lavoro e del1n sua. indipendenza, e grande è Pamore pel loro paese. Non oserei dire che arrivino più in là; acl ogni modo l 'Amministrazione 1 di carattere socialista bonorn.iano in origine, ha dovuto far del fascismo o del filo, perchè non lo facessero gli altri. Non mi attardo a dipingerti una escursione oltre Locorotondo, Verso il Laureto, u.na delle nostre tante gravine che rom. pono la spiaggia, sinò al mare, ancor più ricca di trulli, a gruppi sempre, e a breve distanza gruppo da gmppo, tanto la proprietà v:i è spezzettata, densa di villini signorili a forma di trulli, qua e là selvaggia ed aspra giù tra i colli dolcissim.i, con il <"anale di Pirro, da un lato e la selva di Fasano, UDA delle nostre mern.v:iglie, dall'altro, uno sterminato paes,iggio a presepe, iudimenticabile, che mi richiama a certi quadri del Casciaro, più deuso di abitazioni che non la vali<: del Sel-chio; e in cospetto del mar<, ,ulla pianura Anazzo ciò che resta dell 'a.ntica hgna.- tia, e ~ strada ~ zig-zag sull'orribile scoscend.t. mt.··11tomurgioso, e le colline dei paesl ",cini. 'fieni pr(>;<;nte che a Locorotondo il 63 per Cttito della popolaz;ione v:ive tutto l'anno in campagna, nei trulli, e immagina qual somma fantastica di lavmo per tutti, uomini e donne, "quale benessere. E' questo l'• impiger Apulus, : qu.,- si dovunque la roccia, divelta, è stata interrata a un paio di metri di profondità, in modo da rostituir,c un'altra. atmosfera per le radici. Che poi questi paesi della ,.ona dci trulli, che si stende all'indentro sin oltre Noci e ,ul .\lare da .\Ionopoli a F3.S:0noJcome quelli più rir:chi e progrediti della striscia marina, debbano di nec.e;. sità rappr<:Sentare anche l'avanguardia di un movimento politico è cosa ch,c va esaminata -u• luoghi e giudicata con pruden7..a e non so s... riesco io stesso a capire. E' assurdo .,tabihr-.: cosi senz'altro l'equazione, ricchez;;r..a. t uguale a [.>rogresso j>Olitico e a spirito di libertà ed ,..._ipendenza, sebbene la creazione della ri~-chezza è tale opera di spiritualità che non va mai scr.,m. pagnata dalle altre manifestazioni dello spirito; ma troppi. altri fatt.ori entrano in ghu,,ro, e mr.1t te plaghe delle nostre zone più ricche sono, almeno per ora, politicamente più arretrate di altre più povere. In genere le plaghe rOS6E:da noi sono quclle delle grandi masse di giornalieri impossidenti, meptre molti dci paesi più ricchi sono il barbicaio del conservatorismo più vieto. Permettimi però: la conquista di un vero ,pirito politico i: opera di seccli e il caso spesso vi ha miglior gioco delle leggi e di ogni buona volontà, e la necessità ancora <li più. Questi trulli, vedi, d,cvono la loro origine alla fe:rocia dei tempi e alla bestialità feudale; non essendo pemu,sso di fondar case e città, senza speciale autorizzazione regia 1 nel 16oo, il Conte di Conver52no, il famoso Guercio noto per le sue infamie di cui ancora qui si novella, permise queste costruzioni rustiche ai suoi servi, per poterle abbattere in poche ore, ad ogni ispezione governati va. Cosi i contadini furono costretti ad imparare l'uso della loro ottima pietra a strati. Ma non so qua;i altri uomini della terra avrebbero compiuto ,, miracolo degli ultimi 30 anni, contro ogni a,- versità ! Siamo tornati in città appena tempo a poter vedere il camposantoJ che è una e.osa belli;:;sima, dovuta al Curci, uno dei maggiori architetti del Mezzogiorno, un analfabeta fattosi da si:, che ebbe tempo di diventa.re so=o architetto, non già d'imparare a scrivere. Una visita alla Banca, per qu<akhe notizia, e poi vorrei vedere il .:;indaco, di cui il mio amico dice di gran bene, ad ogni modo una rara • avis :a, se è riuscito, malgrado tutto, a superare la bufera. di questi anni ed a mantere su l'Amministrazione. Non ~ molti quelli di quaggiù che restano ar-1'0ra in piedi dal '20 : furono spazzati ,ia, nel.L bufera del '22; tra gli altri quelli di Ba:rletta.J ·rn chi. mico formatosi a Milano, e di Andria, un mae5tro, dei quali non si diceva che bene, per non citare altri. Un altro ne è in piedi, a Tribgiano, credo, e credo abbia abbracciato anche lui la croce del fascismo, così, • pro bono pacis :a, per non veder le cose cambiate nel pa.ese, pe:-chè di. cono sia un buon amministratore, e perchè in fondo, bisogna dirlo, molta genterella di libertà vera llO'll ha bisogno, e quel tanto di lustra che ce ne veniva dal giolittismo e che il fascismo, se f.ossero soddisfatti certi Slloi interessi, credo che sarebbe disposto a lasciare nei nostri paesi, sodd'isfaceva alle sue esigenze elementari. Dolo. rosa.mente il sindaco non c'è ed io non pc::«> in coscienza intrattenermi del suo socialismo fascista. Proprio cosi : egli è uno dei pochi clte comparve in quel movimento appena iniziato di socialismo nazionale tentato due anni fa dal! 'onorevole .'\.lessandri e non ricordo chi altri, e dunque una specie di fariseismo xenofobo o se vuoi di cristianesimo per redenzione dei soli giudei, in odio ai gentili. D1altra parte tu comprendi che la virtù d1andarsene, cioè di mollar Posso, non è virtù italiana; anzi, da noi, anche gli avversari darebbero dell'imbecille a citi lo faces. se; ed è sapienza politica curvarsi tanto e abbicarsi cla confonderst con_,ogni nuova forma e colore. Ma ho finito per oggi. Addio. Tuo: TOMMASO FIORE. G. :B. l? ARAVIA & C. Editori • Lib'l•ai • Tipog1·afi TORINO • MILANO - FIRENZE - ROMA - NAPOLI · PALERMO ... le pagine più adatte a far conoscere in modo dirett.o nn autore, sono raccolte nei nitidi volumetti della nuova collana SCRITTO~! ITAltIAN I con notizie storiche ed analisi e&letiche di DOMENICO BL'LFERETTI Non le pagine più note sì bene i passi lHÙ tipici e più rappresentativi Lra.ltianche dagli sorilti rari o inediti. GIUSEPPEaESARE ABBA letterato - soldato - uomo, appare simpaticamente e vivacemente ritratta la sua intera peroomalità. Una. lettera inedita ed un lungo squarcio dell'Arrigo qua e là ritoccalo dall'aul.o1,e, e solo ora pubblicalo, accrescono pregio al volwne.

LA RIVOLUZIONE LIBE:RALE PISTOLA AD OMERO Al re11ere11,doPad,te Prsn:LLl Professore all'Università di FIRENZE. Che foste, e da tempo, dalla parte opposta della nostra, lo sapevo: e non mi meravigliavo., Lo studio in<lelesgo d'ei papiri egiziani, in c:ui ,:oi eccell.ete1 è uua cosa diversa e lontanissima dalla politica : potrebbe giovare, tutt'al più·, ad ottenervi il voto plurimo, ma non giova, di per sè stesso, a far comprendere qualche cosa della dta italiana. Leg;i anche, su Battaglie Fasciste, gli ammouimenti che voi avete impartito ai prer fcssoTi vostri colleghi: in cui dichiaravate cli « n.on a"ver più rispetto neanche per le P,ersone ) , e che d'allora in avanti non avreste fatto più uiente per impedire ai vosbi giovani e impetuosi amici cli bastona.i-li per bene. Io pensavo: la politica militante, ai papilfologi, gli piglia per questo verso. Ma ora mi dicono che, :in occasione della so~ lcune • inaugurazione del rinnovato Ateneo fion.:ntiuo, avete fatto di più. Mi dicono, che, mentre/S. E. Fede.le rotondamente parlava) si vedeva il .Padre Pistellii cioè voii additare a certe squadre di bastonatori gli studenti sospetti di essere a.:scritti alla U·nio-ne Goliardica per la Libertà: a: Quello e quello i e queU 'altro ancora: giù i di :;anta ragione! :t. E quello, quello e quell'altro di santa ragione le presero: e voi, o dotto Paclre, giraYate per il cortile del palazzo di piazza Sau 1\1arco, reggendovi la tonaca sotto il braccio per esser più libero nei movimenti.i contento meglio che se aveste trovato un nuovo rotolo ùi papiri egiziani, colla definitiva lezione del Protovangelo di Tommaso o di Jacopo o dello p.seudo Matteo. Percbè voi s.ietei sì, Padre delle Scuole Pie e ordinato sacerdote, ma specialmente ,·i dedicate allo studio dei Vangeli apoc,~fi: e questo spiega taDte cose nella vostra vita. Nei \'angeli apocrifi non si trova più il Gesù Bambino benedicente, ma un altro Gesù Bambino, irascibile e manesco : nel Protovangelo di Tomrnasoi per esempio, il piccolo Gesù è w1 enfant tcrrible, Che tira la pialla di'etro ai compagni cli giochi, è org-oglioso di possedere tutta. la sap~enza divina, e vuol conve:l'ti•re il mondo a ~uon di legnate. Voii reverendo Padre, risentite forse l'effetto dei vostri prediletti studii; siete cristiano, imitate Gesù : ma non il Gesù dei \"angeli canonici, bensi quello dei Vangeli apoc1ifi, da voi con tanta sapie.m.a ~frati. L'ultima vostra impresa in difesa della patria è que11a che mi induce a scrivervi. Voi non vi ricorderete p-iù di me : ma io ho piu.r diritto a ricordarmi di voi. .-\nni fa, quando Va7iiba. faceva a Firenze il Gio-rnali,w della Domenica., parecchie migliaia 4i ragazzi, sparsi ttn po1 per tutta Italia, attendevano di settimana in settimana, le Pistole di Omero. Erano certe lettere, che un ragazzo fiorentino inidirizzava al direttore, e in cui si canwuava un po, tutto: le scuole 1 gli esami, le Lectu,ra Danti.s, Guido Biagi e la sua bellissima pel1iccial Orazio Ba.cci et colla, pelliccia anche lui ma non inù;a bel.la 001ne il Biagi », le facce «: p1·oprio leiterarr-ie " delle signore intellettuali, le < me:,ze signorine li del ti: Galileo », e poi « un vecchio coli-a barba bi.anca che quando sta a sedere si tira su i calzoni e gli si 1.1edono i calzini bianchi~ e ogni ta·nto di'(e: Bene! al conferenziere li e che doveva esGer'e il tosc:anissimo e cruBChe\·olissimo Isidoro d~l Lungo, insomma tutto il piccoio mou.db accademico, tutta la fanciul1aia dei gin.nasi-licei, con riférimenti speciali alle figliolanze dei professori. Lettere vispe, seorbellate, pispoli ne; tirate giù nella parlata fiorentina, da non par'et' q~si nep;>urè studiate, e firmate con uno scarabocchio, che voleva dire a: Omero Redi li. O1nero Redi erava1te voi, reveH:ndo Padre : e sotto questo pseudonimo siete stal-0, da parecchi anni, uno degli scrittori più desiderati dal pubblico più ingenuo, più fresco, più pronto e sensibile, cioè dal pubblico dei rarnggi : di quelli che allora, tra il '905 e il '9ro-, eran ragaz2ii. Molti, ce n'erano: ho sfogliato i vecchi volumi, e dalle 0 :fitte pagine mi è venuta incontro una •folla di vostri corrispondenti e di vostri ammiratori di allora: i più fervidi che abbiate mai avuto. Quella generazione fui sui diciotto o vc:nt1anni 1 sfornata calda calda. per la guerra) e prese in pieno 1'impeto della crisi, i11 cui ci troviamo tuttavia. Di quei ·nomi, molti sono ormai più alti di tutte le nostre discordie, nè voi, revere.ncb:) Pa<lre1 potreste più fume bastonare i titolari 1 per nessun.a ragione; molti altri si sono perduti nel.la folla anonima; ma un piccolo grùppo, solcando animosamente gli anni e la bufera degli a,rvenimenti, è pervenuto a1l_a notorietà ' 11011 più qu.ella ristretta del giarn.ale per i raga;;,.zi, ma quella larga d'ei giornali per i grandi, o quella pacc-hiaua addirittura dei resoconti parlamentari. A to-nt se?'.gneiw tout hon11e11r: da quella folla ne è uscito un poeta vero, :'.11illy Dandolo; e poi <lu.e deputati fascisti e uno dcll)opposiziotte, giornalisti a dozzine, coma11d-a.nti di spedizioni punitive come lo Zamboni di Firenze) o commissarii straor'dina1i del Fa.-:>cismo, come il Targioni di Livorno: tutti e1"anuno mescolati 2llora, di tutte le razze, e com1rnicavamo nell'ingenua ammirazione dehle Pistole di Omero} cloè l'ammira;;,.ione di voi, che sapevate - allora - interpretare bene la s,pieb-lta e con-osiva critica che i ragazzi esercitano suH mondo de.i grandi. Fra noi, dietro a voi1 lettore, certa.mente) anch 1egli assiduo del vostro corsivo, e la front.e Ilbn peranco marchiata. da uua fama sinistra, c'era 1.1.Il! altl(o ancor'a: colui e:ie, più di tutti, doveva seguire a perfezione il Protovangelo di Tommaso, di cui anche voi siete seguace, ed uscire, un.a mattina, col pugnale alla mano, <li tra noi, di tra. dietro a voi, dico Amerigo Dumini. Lui, in persona. Il povero Vamba raccoglieva racconti ed aneddoti di biricchinate : e si vede che il piccolo Amerigo dovea essere un ragazzino di scarsa !anta.sia, perchè, nell'Annata 19()8, 1° semestre, N. 8, troviamo nella corrispondenza la seguente risposta: AMERIGO DUMINI, Ivrea. - Grazie; ma io desidero invece delle barzellette vere. Accadono tanti episodi interessa,nti e curiosi nelle scuole e nei collegi} e si sento-no ta~ti spropositi da ridere e anche tante osservazio·ni e 'Yisp_ostespiritose! Se ciascuno dei miei corrispondenti -nie ne mandasse qualcwna, si potrebbero mettere insienie delle pagine deliziose nel Giorna.lin.o ! Mai suggeiimento più innocente cadde su animo più pt·onto ad accoglierlo e a svisarlo: il piccolo Amerigo ci deve aYer pensato su, e sedici aJJJJ.idopo si prese la sua rivi ucita : diventò lui il p.rotagoruista di un episodio « interessante e cu-,'ioso • i che diede materia da solo, a pagine intiere 1 se non precisamente deliziose, ai giornalini e ai giornaloni .. Voi vedete dunque, reverendo Padre, quanto fosse promiscuo il vostro pubblico di quegli anni, e quali diversi destini attendessero i vostri corrispondenti. Le scorbellature delle Pistole cl/O-mero prod.11.'5sero 1 in ciascuno d.i noi ragaz.- zii effetti diversissimi: e voi, poverino, non avete. certamente colpa nè degli effetti buoni 1 nè di quelli cattivi. Può essere che il pàglio sbaraz7,ino delle vostre osservazio~ abbiano indotto un filo ironico di più nel 1anguor,e'._cinereo cqµ èui Milly Dandolo ripensa e <lescr-i,vecontinuamente la. sua casa paterD:3-di Castelfranco Veneto, e può essere che abbia rafforzato le convinzioni cli quel tale individuo - c4e a me ripugna nominare dopo il poeta - suJla opport:unità di sciogliere le questioni con due .buone pugnalate. Può essere, che tutte le beffe contro la povera Lectu-ra Darotis abbi.ano J}repa.rato in molti ragazzi d'allora quello stolto e rovinoso di. sprezzo della vecchiaia, quella sciocca esaltazione sistematica della giovii;iezfa, c~e oggi contraddistingue:, per esempio, l'on. Laudo Ferretti e !'on. Araldo di Crollalanza, vostri ,lettori di un tempo;. può essere, che quegli stessi scherni contro la scienza affìciale ed. accademica., e quelle sassate contro l 'i1,1nqcuo Biagi bonanima, abbiano predisposto t.-1,ntialtri, come me, .a1 disgusto per tutte le sagre e al sospetto contro il contrabbando nascosto .iliet.ro le parole ,rotonde e gli sbandieramenti. Infinite sono, reverendo Padre Pistelli, le vie del Signore : dice> \l~ Signore, secondo i Vangeli callonici: e nessuno più di voii ~he avete parlato e insegnato a migliaia di ragazzi una dottrina suscettjbil~ di tante, e cosi ,diverse interpretazioni, dovrebbe starsene spettatore in disparte, trepidando n.el cuore. Voi non fate cosi: arrivate perfi,no1 invece, a farvi organizzatore cli bastonature accademiche. Po~ O1nero! Anzi, povera memori<). diOmero ! Lo -JJ6eudonimo <li Ul1 tempo è scomparso: si conosce ormai soltanto più, il padre Ermenegilck> Pistelli, delle Scuole Pie, docente nella R. Università di Firenze, ecc., ecc. Noi, i ·mille e mille ragazzi di venti anni fa., che voglia si aveva di sapere se J»'Oprio Oniero Redi era il nome vero1 e· chi c'era dietro quel nome, e chi era quel e professore prete», di cui si parlava continuamente nelle Pistole : e cli vederne il ·iitratto 1 di scoprire l' uomo di ciccia, insom. mai dietro il ragazzo cli carta : tutto un piccolo mistero editoriale e -red:azionale su cui migliaia di occhi e migliaia di cervelli si appuntavano a frugare! Adesso, più giovani di noi, cresciuti 1 e arri vati alPUnivertSità, si cavano tutte le curiosità, davvero. Compare il Padre' Ermenegildo Piste.Ili, col bastone in mano! Omero Redi, invecchiando, s'è incattivito. Il p,afriottismo, l'irredentismo, il gqribaldinismo, • che in quegli anni delle Pistole si tenevan cosi per 4 'aria, sulle generali, hanno acquistato una p,iega settaria e legnaiola : si sono inei prignitì uelle vicende della lotta politica e nel turbine delle frasi : Omero Redi non ride più, non aanzolUl piùi non è più- un padre delle Scuole Pie di maniera larga, amico d.el Dolfi e di Gigi Minuti e di un mucchio di frammassoni, spiritoso e buon compagnone; non pirla più dei gelati di Castelmur e dei pasticcini del Gilli come di cose molto importantii non si diverte più a combinare dispetti e burle con i bambiui dei professori woi •colleghi, col Pimpi e col Riri e con Gigi di Vicchio, non fa. più scampagnate a Pratolino con l1amico che « sonal'l)a l'ocarina che non pa1·e1.1aliti m.a con l,a bocca perchè la canna l1 a1.1e1.1raotta » : Omero Redi, rivelatosi iutiero in Padi·e Pistelli, papirologo insigne, piglia tutto 9Ul sei•io, hai pronta. una grinta. lunga due palmi per ogni cerimonia e per ogni sagra, batte anche lui le mani a comando, e perde l'appetito solo a sentir nominare l'Unione Goliardica per la libertà : un nome - e una cosa - cosi ingenue, cosi giovanili, cosi «giornali'neschi:. 1 Dio mio! Spettacolo ratb.istante: di inaridimento, di accartocciamentoi di vecrhiaia, vecchio risecchito e astioso, stridente e cattivo come un papiro rltrovato negli scavi di Aschmunèm. Vi ho sçritto questa pistola, per dirvi appunto tutta la p•ietà che mi fate. Quelle bastonature di piaz• za San M:a.rco, e voi che segnavate le vittime: che pen,, ! Vi voglio ripetere un aneddoto) che Vamba mi contò quando stava in via Salaria, a Roma : e se non vi salva l'anima questo 1 non ve la salva più niente. In una gita ili Vam.ba a Palermo, centinaia di giovari amici lo aspettavano al treno. Scende con lui un prete $idliano, suo occasionale compagno ùi vi.aggio. La voce che Omero Redi, il famoso autore delle Pistole, era nn prete, si era già diffusa ria tempo in quel pubblico singolare, che Vamba s'era saputo creare attorno: e J-,astò che i ragazzi vedessero quo,l prete, percbè cominciassero a p·rerulerlo itt mtzzo con granW urla di evviva, e certe mezze signorine a pigliarlo sottobraccio, e a dargli del tu come s'usava in quella repubblica giovanile: e Viva Ome,·o ! , Viva. Omero!, quel prete dovette credere cbe tutta la raga,-..zaglia ili Palermo fosse impaz'l.ita. Tanto eravate conosciuto allora, reverendo Padre, e voluto be,-11c, :Wa ora, col bastone in mano; ora che gridate iroso i nomi dei ragazzi - ma sì., sono ragazzi! - che volete far punire; ora, che &iete il papi. rologo Ennenegil<lo Pistelli, e che combinate le rabbie isteriche del prete esacerbato e scontento della su.a. sorte, colla faziosità del toscano rinsei vatichito, chi vi saluterà più? Avete un distintivo, avete una tessera: ma nè i ragazzi di un r:,rion10vi possono più ..riconoscere, nè qu.clli ili oggi vi possono più amare. G. A. LA PROPORZIONALE Si può discutere se sia un bene o·un male, che un paese si divida in molte opinioni, espressa ognuna da un partito. Ma è certo che, quando un paese è diviso in molte or.tinioni, ogni tentativo di costringerlo con mezzi artificiali a governarsi come se ne avesse due soltanto, è funesto. Perciò il Collegio wnin01ninale è lo, scrutinio che va bene là dove ci sono due soli partiti; la proporzionale, lo scrutinio necessario là dove i partiti sono molti. Ma là dove i partiti so-rw molti, quali avranno il maggior vantaggio dalla proporzionale ? E' chiaro: quelli che han-rw poco seguito·n1lle masse, e che possono compensare il minor numero con la ricchezza e la cultura. La proporzionale protegge questi partiti dal pericolo di essere soverchiati negli scrutini dalla forza cieca del numero. I partiti. di massa - socialisti e popolari - possorw approfittare del numero così con lo scrutinio proporzionale come con il mag. gioritario ; in certi casi con questo meglio che con quello. I partiti cosidetti borghesi, no: lo scrutinio maqgioritario li conduce alla distruzione. Segue da ciò che in Italia qli avversari più accaniti della proporzionale avrebbero dovwto essere i più ardenti fautori. Come sf. spiega questa paradossale inversione di parti? Perchè le classi ricche e colte non hanno capito ancora che la proporzionale ha salvato, nelle elezioni del 1919, i partiti che le rappresentarw, da un annientamento totale? Perchè uscite, come Ulisse, dalla caverna del Ciplope, voqliono a tutti i costi rientrarci ? Questa singolare illusione dimostra due ·cose. Che· le classi qoverriate non hanno ancora capito che cosa vuol dire, per uno Stato moderno,. passare dal suffragio ri.stretto. al suffraqio universale; e che sono state sorprese impreparatissime dalla catastrofe politica, preèipitata con la querra. Non è meraviglia, quando si pensi alla spaventosa decadenza della cultura nel ·primo quarto dal ventesimo secolo. Ma la difficoltà presente è tutta qui; ed è purtroppo una difficoltà - grossa assai. Quando incomincieremo a rendercene conto? GUGLIELMO FERRERO. CHIESA I gioruali fascisti hanno ri]}ubblicato una frase contro l'on,. Chiesa di un articolo di Rivoluzione Libera.le dell'anno 1923 n. ro ded!icato ai ,epubblicani. Lo spirito <li quell'articolo tendeva a most.rai'e come. il partito repubblicano prima della guena non fosse riuscito a trova.re la sua funzione sociale e si esaurisse in episodi retorici di p,refasdsruo, irredentismoi campagne moralistiche, lotta politica identificata in lotta all'uomo. Si notava poi quale esempio di ironia della ~toria come questo moralismo si trovasse a « dm-- ci lo spettacolo di Eugenio Chiesa paladino di purità, _implicato nel più disgustos~ degli scandllii ». Si alludeva 1 come tutti capirono, allo scandalo dell 'aseonautica su cui chi seri ve non poteva conoscere aw:::ora.i risultati della Commissione d'inchiestai che sri. pubblicarr-ono in quel tempo e che concludono: , Che 1'opera del Commissario Generale Onorevole Eugenio Chie&'l, concordata sempre aPprovata e mirabilmente secondata ck,lla Commissione Centrale tecnico amministrativa) oltre che caratterizzata da, una attività prodigiosa .da parte <li Lui e inspirata sempre alla scrupolosa correttezZc'li sia politica che amministrativa, fu giustificata in massima dalle circostanze e nel su.o complesso illuminata e fattiva; e avrebbe mostrato risul~ti notevolissimi se l'evento, fortunatoi dello armistizio DO'llJ l'avesse arrestata nel momento del suo migliore sviluppo». Intanto è evidente che nel nosti-o accenno non c'era intenzione alcttna di unà polemica morale su E. Chiesa : certi attacchi non sono nel nostro stile. Se fosse il c.aso <li far un processo all'on. Chiesa- la nostra più forte acou.sa sarebbe come al solito, politica - per la sua colpevole' indulgenza verso i primi anni del movimento fascsita. In quanto all'inchiesta la prova della sua iudiscatibile onestà dà nuovo argomento alla nostra ironia sul suo moralismo generico vittima delle stesse armi scandalistiche da lui usate. Gli accusatori di E. Chiesa non possono scendere su questo terreno politico e di stile: la loro banalità sarebbe disarmata. Perciò di fronte aUe armi meschine di certo giornalismo noi,· critici spregiudicati, sentiamo il dovere di attestare al deputato re)?ubblicano la nostra stima per la generosità garibaldina delle sue battaglie, disinteressate anche quando fmono e:nfutiche e ingenue. P.. g. 27 Bibilogra.i:ia La coda di Minosse Denandri sig. Daniele: il tenente della 12•, la 12• <li f.-rro. Gn bell'u.fficiale. ln linea dal '15. Plava, Oslavia, Zagòra, Pednka, Passo Zagradan : tanta mai trincea ha mangiato che la metà sarebbe bastata. Ferito, decorato. Scampato per miracolo all'az .. ione sul ..Pecinka, adeS60, siam sul finire del '16, è andato a sbattere con la brigata fino in faccia a Tolmino . .Ed ecco che, un bel giorno, a ricompensa dt1 valc,re mostrato in quell'offensiva 1 gH arriva lassù nientemeno ... nientemeno che Ul1 mandato <li cattura. Che roba è questa? Abuso d'autorità. Ah ecw: or gli s,xviene. Alla vigi1ia dell'avaw.-ata. sul Ptcinka, in oo' del ponte di SdraUS6ina, quella sera a--eva , mc.-sso a po5to > un imboscatello di soldafo del genio sorpreso a dormire sul lavoro t rise:ntitu5i arrogante ai richiami dell'ufficiale e trascese, fino a stringere i pugni sul viso del superiore. Rr,ba da sparargli; e lui s'era accontentato d'un ca7.,,.. zotl-0 e d'un rapporto. E a<ksso da Gradisca arri va va las6ù H mandato, a tirar via iJ tenente Donan.dri dalla sua trincea di fronte al caser. mone biancastro di Tolmino, dalle due gobbe dd passo di Zagradan, per Val Camenca, Drenchia giù sino a Gradisca, al Tribu.nale di Guerra del Corpo d'Annata, al Carcere militare là dirimpetto. Quella veramente era troppo grossa. , Partito sereno, cosciente di ciò cbe andava a compiere in guerra, decorato, ferito in combattimento, assai deperito in salute per i quindici mesi di guerra.cd.a vera1 ed ora forse condan.n2to '. , . Questa veramen.te passava la misura. Tante illusioni aveva perduto Denandri in quei quindici mesi. La guerra, vista davvicino, gli era parsa un'altra cosa da quella che s'era immaginata. Non mica per l'af!.are del patire e del morire: a quello ci si abituava e questo, se ha da venire: viene una volta per tutte : ma per tante altre cose : trowa miseria morale. negli uomini, trOJ}- pa ignoranza, troppa viltà, e, sopratutto, troppa ingiustizia. Ne avea "iste d'ogni colore ogni giorno: adesso anche questa gli toccava di Ye. dere : andar sotto processo per aver fatto il proprio <lcvere. Enorme era, ma intanto doveva striderci. Come luride e lercie e maleolenti le cucine della Giustizia, <li quella Giustizia! Per esservi calato dentro cosi d'improvviso il candido Daniele Denand.ri ne ha tutta l'anima. rivoltata. Miserando in quel carcere lo spettacolo dell'ignominia di quei cento disgraziati 1 ammucchiati là dentro a<l aspettarvi la morte o l'ergastolo, scorie dell'esercito, detriti di umanità; esaspenu,.te la scoperta che, in mezz.o a quei codardi e a quei ribaldi autentici, tanti buoni soldati son tenuti aguistarsi e ad inasprirsi; ma più dolorosa, più 1 desolante, più preoccupante la rivelazione <lel1' indifferenza) del mussulmanesimo, dell'amora.. lità di tanti tra coloro che sono stabilmente preposti all 1amministrazione di. quella che si chiama Giustizia di Guerra . .-:Il maggiore, l'avvocato militare, il 1Iinosse che spicca i mandati ili cattura o proscioglie a seconda dei casi ,dirige gli uffici del Tribnnale e comanda il Carcere del Corpo d'Annata , è U11 • neghittoso ruminante,. E il segretario è un "tenente ben pettinato, elegante, partenopeo, l', in.. dispensabile e insostituibile , di là dentro, che fa tutto lui e l'altro firma, ed è U11 pokerista feroce1 e quando perde diventa bestiale) ed ha Ul1 anno di galera per capello. E ufficiali ci sonoi addetti al tribunale, incaricati d'una difesa, che pochi minuti prima del dibattimento • c-hiedono affannosamente, con molte carte fra le mani, al collega segretario di che cosa in breve si tratti », che non han potuto studiare il processo, e non '?'8pevan che fosse quel giorno, e « smoccolano seccati :e, e finiscono con compicciare certe difese, che per i disgraziati affidati a quel patrocinio) sono addirittura il colpo di grazia; tutta gente che sta lì a far passare il tempo, giocando a chi lavora. cli meno, in quella torpida oasi d )inerzia, posta all 1ingresso dell 'infernale deserto carsico passeggiato dalla morte. Ma cosa più terribile di ~utte e più penosa per Daniele Denand.ri lo scoprire che, se a tanta miseria ed iner-Li.a qualche personale YOlontà dall'alto presiede, questa non è la Yolontà di chi è direttamente preposto a quegli l!:tituti di Giustizia e di Pena, ma è il sovrano arbitrio delle supeiiori autorità militari 1 onnipotenti nella zona. Il Minosse che dirige il tribunale e comanda il carcere , ha una paura ridicola del Capo di Stato Maggiore del Corpo d'Armata, e non alzerebbe un dito senza ottenerne il consenso :t. A sua volta il • feroce Capo di Stato )faggiore »,· terrore del luogo, è tutt1tl.ll0, si capisce, con I 'Eccellenza del Comandante del Corpo d'Armata, maestosa nullità che « posa a tormentato genio di guerra •. Ed è di lì che partono gli ordini per le sinistramente teatrali fucilazioni, che tanto giovano a « tener sù il morale» ai combattenti; di Il dipende che tanti innocenti sian stritolati fra il formidabile ingranaggio di quella Giustizia. Ed è di lì - ora lo viene a sapere il tenente Denandri - eh i era stata discretamente l11sinuata a e-hl cli rld, e.re 1' idea lunrinos.:1. di spiccare il mandato di cattura conb-o l1impaziente combattente del Pecinka, colpevole <l'aver <lato un caz.. zotto a quel tal soldatino ribelle ma , aggregato allo Stato ìllaggiore del Corpo d'Annata, il primo farab~1tto del Quartier Generale, che figua-a come attendente cle! Capo di Stato Maggiore, ma c'è chi dice che sia suo nipot:e ».

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==