La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 4 - 25 gennaio 1925

LA RIVOLUZIONE LlBERALL I GRECI D'OGGI La :,;up<::rfìcic lella vila. polit.ic.:a~reca è in 0011tiuua effel'vescenz.a. I partiti loltauo t.rn loro at denlemente, e dal loro cozzare e alt.crua.rsi, at..ti nuo\ i e impensati 1iascono. S'as.•-dste alle rapide fortune e al veloce lrnmonlo di uomiui, come se si potes:;ero C011$Ulll<.u'cnel volgere di tin giorno. Elementi estranei s'uniscouo alla lolla: i militari, inquieti e ambiziosi, si servono dell'unica pan·cuza di fon.,a ch'è ncl J)aese pc:r imbastire p-ronuuciamenli e rivolte, e ogni tanto un generale ntol porre mano sul potere. Ta11ti uomiui pri,·ali fanno se11lire potenti influenze. Cambiò il regime, id~ nacqn<:ro e pe1;1•ono: chi alzò ti re, chi il popolo, e tnU.i vollero sacrilìc.ai-siper questi e.leiveritieri. E atlo1110, la gente s'affanna, ragiona, di:;cute: tratL'l grandi problemi cli politica estera, , uoJc sempre nuovi fouda111enti allo Stato. E' un apparente fc1Tore che puù far sospettare un fecondo crogiolo cli ,·ila, che solo per troppo fuoco ribolle incompostamenlc; un cnttLsia.smo politico che spinge tuttJ nel offrirsi, esagern11clo solo per soYerchio entusiasmo; uua ottimistica fretta, che basterà iuc-a.riaJnrce frenare perchl din:!uti perfetta ,·irtù ciYilc. RETORlC.\ POLITICA .Ma lJHC::itofuoco ~i dimostra 11lusorio e malsano a chi intenda uu poco lo sguardo. Già il !alto principale, l1interesse, stesso, così insistente, a ,·alte perfino morboso, che la ge11tc presta alla cosa pnbblic:1, posto sotto una diversa luce appare incompleto e insu.fficeulc. E' un interesse fonna.lc, esibit01·io; è determinato da uno straordinasio bisogno <11parole, ma in genere s'arresta a questo, 11011sente necessità di passai- olb'e; le azioni comuui sono acc,01npag11ate d~g1i inclividuj colle porole, 11011col ,-olere; far politica è pei greci fantasticare, costruire sul Yuoto, arri- ,·are alle pretese folli, ai sogni più a7,3...,,'\rdati,e poi arrestarsi, senza occuparsi se 11e segua un coniS.pondentc-. di ,·oleri e cli atti; e conclusione è il possesso irreale della fantasia, l'illusoda pienezza che lascia il lungo sogno. I Greci non posseggono il nostro seu~o cli realtà; non hanno coufi11e tra realtà e fantasticheria; 11òn paragonano mai il loro sogno alla seaJtà, cercandovi sanzione; la loro realtà l'han li, fuor dell'uscio, basta toccarla; la pochezza cui sono incatenati. Pare impossibile possai10 pensare seriamente quel che poi dicono, che non ne sentano lo stridente contrasto con ciò eh' è in loro, o loro attorno. • .Cosl, accanto a questo interesse. retorico, è una i11diffe1·enza effetti va per ~ cose della Nazione. L' indi,··tduo 11011 ci si sente imp1icato come cittàcli~o; ma 1i.con.q;ce in essa attuati i sogni tess.uti; e ad una az.iOne che non gli dja vantaggio~ inunecl:iato e personale, re-pugna; tanto più per ciò che chiede ded:i9.ione, pericolo, dolore; 11011 rinuncia mai alla propria stretta particolarità e non si dona a ciò che da quest'opera esula. Così, per quello che la patria effettivamente fa, e che e.erto è s"empr:elontano dai s~oi vastissimi sogni, serba una 11011cusa.111..a suprema; nè mai il dove-re di cittadino- c011lrasta questo egoismo; non è difl:icile sentir uno, che affermò testè la grandev/.a della patria e il suo diritto al domiuio mc:.ditern111eo, v-antarsi poi d'esser riuscito a imboscarsi durante l 'uJtima guerra; con. una. iJJgenuità che dà più stupore che repugnanza. Anzi, se Ja. pochezza del paese sentono, non_ è per aYerla nelht propria carne come dolore ·e ce.rcru.·di sana1·la, ma pe1· allontanarla come una cosa estranea e beffarla; han fastidio di questo ootacolo frapposto tra loro e il lor sogno, per questa dimostrazione palese della lor cloJJ;POchezr...a.E allora la noncut'anza riveste forme tdsti ed avvilenti, 'quale la voluttà di canzonare il proprio paese, <li porlo in burla di fronte a chitmque, che ferisce come un cinico sadismo. Ne ebbe pro,'a chi assistette alla lotta pel regi.me e alla proclamazione della repubblica; parve t'una fatta per burla, e arrivò d'altronde a mutar solo l'uomo che abita nel palazzo dello 1/...app.io;l'altra Ye11ne accolta da una soyraua indifferenza; ad Atene, un migliaio di scalma11oti s'affannò a berciare, tra lo stupot~e cli pochi spettatori; e c'era tanta gente, quel giorno, che a guardarsi, chi sa perchè, rideva; o c-hi vide la scena miseranda <lel ritorno dall'Asia dell'esercito battuto 1 1·esti d'un gran soguo per sempre spcz-7.,ato: glaciale fu la noncuranza dei cittadini, insensibili .:dfa ,·ergogna del crollo tremendo; e furon lesti a gettar la colpa su pochi capi. Ogni cosa nasca da loro, invece di riconoscer- ,·i::,:ie cPaYenie orgoglio, essi sono pronti a clisprezzarla e non ,·ogHono assoggetta1·visi; sono po1vi di lUsciplina interiore; 11011 vogliono 1i.- nunciare all'indeterminato bel sogno per la feconda determi 11at.a piccolezza dell'azione. E so110 anche delle volte stanchi di esperienza come ~c.ettici uomini matud, e qualtrnquc- ordine si proponga, non hanno entusia~mo e uon credono, instabili e troppo furhi, e invece di pens..'l.rlo buono, anche se son loro che lo vogliono,. pare ::;oppiano già che sotto vi s'annidano il ma0lvolere e l'ambizione. Son.o scettici e Stanchi prima <l'a,·er tocCc'lta la pi~nezza della P'rop1·ia espexi.enz:i. Stupiscono questi tratti di sfiducia in gente c,ni non manca salute, e che dovrebbe attender fi,lente l'.a,·venire; si se11te qui la radice del malcosttune politico, se la politica attiva è spregiata e nbbanclon,ata a chiunque voglia porvi mano; souo essi stessi che rifiutano una vita più larga, e<l ess.-'l.se ne, fa miser'a,,..eVile. S.\~ITA' POl'OJ,ARE fi 1:-SOIFFERE:-SZA C'(· 1111 falle. eh' l'insieme fondamento e ncgat.ivit.à dell'anima greca: la sanità popolare. Qualco:-;n di puramente llalurale, così come naturali e istinti\"L ne sono i prodotti; il fondo sano e ristretto, da cui nascono le uniche cose origi. nali e belle, i frutti dell'arte e dell'industria pop<..larc. E' wia sanità cl1e si riconosce nei modi, 11ellc forme di dta, negli slanci, in uua e~senzialc onestà, in una certa vita patriarcale, serena, diritta. Ritwsce il popolano dcli' età dell'oro. Ma ciò 11ou ha che 1111 ,·al01·e limitato, come cJlìccni'..a: è: u11a cosa al tutto precedente la coscieuz.a, un.a vita insieme pensata e voluta: e l'i~tiuto, per quanto buono, mai aniva ad una percezione chiara di moth·i, ad una scelta; abbandonato a st, trop'J)O spesso erra, e si lascia r..ececarc i'\on v'ha una ,·olontà 1nora}e che guida, ma solo il primitivo abbandono alla natura. E per la. vita sociale, ciò è troppo poco; cosi avviene che: su questa sponta.neità s'elevi e trionfi 11011l'effettiva bontà, il merito cosciente, ma 1 'astm:ia e l'avvedutezza; e che d'altronde da- ,·anti alla bravurn, alla fui-beria, cod.esfa gente s'arresti affascinata. E' uua 11atura che non s'è fatta volere, che 11011 ha tro,·nto ancora una sna da cl' esp1·essione; quindi, troppo spesso, tutt'a.ffatto inutile; fattore negativo. E sulla sanità i11co11scia,trioufa. la furberia; -così il greco, uomo sociale, si ·pone assolutamente diverso da quello che appdre nella spontanea vita individuale. Di fronte alla politica anche l'istintivo senso del bene si b111arrisce 1 e ogni intuito si smorza; rimane l'uomo solo, che vede in tutti dei' nemici, e che s'accosta all'altro selo per l'interesse. Sordi alle voc:i più nobili, non comprendono le idee che potrebbero esse1·c feconde di legami tra loro. Per questa iucompletezza, nella vita politica il Greto è di solito individualista o parteggiatore; alla disciplina interiore e cosciente che esige il partito, non arriva. Vuole avere a.cl og1d costo una ::-na opinione, e djstinguersi dagli. altri; e segtte--solo un uoxno; allora è la trista disciplina del parteggiatore. Atfche i J¼lrtiti, malgrado i nomi occidentali, sono solo un uomo, l'uomo rispettato e segu.ìto perchè è abile, furbo, potente, attorno al quale s'organizza una clientela che combatte nel suo nome. Il popolo Greco non è un gregge; è un conglo. merato di indi;idui che non si dialettizzano, non si fondono, ostili a qualuuque a'zi.one sappia di comune; preferi'scono capeggia.re, e spesso, qualche ignoto si solleva e vuol rovesciare lo Stato, ·raceudo concorrenza a quelli che gareggiano nel parlamento. L'organismo snodato e concreto della nazione è ignoto. Nei rapporti tra 101·0 1 non si tirattano come membri dello stesso popolo, sot.- toposti a una comune legge, ma come individ'ui assolutamente lontani e indipendenti; e trattano come uomini che abbiano ciascuno il proprio principio e ·il proprio diritto, e ness-uu dovere all'infuori di quclli della propria persona. Il loro legame è p1.11ramenteconservativo; la solidarietà, quella putamen~e rudim.entale, quasi animale, della stirpe, se agiscono d'istinto; coscienti, anche questa tosto smarriscono. LA DEMOCRAZIA ELLENICA Sotto il nome di partiti, dunque, consorterie e clientele s'adunano. La parola democrazia trionfa, in Grecia, ed è csprèssione tipica del cittadino ellenico; tutti si dichiarano democratici. e pare temano ad asswnere diversa deuomi11.azi011e;molti ne sono i g.ruppi, ciascuno rac• colto attorno a singoli capi, sempre iu concor1·enza o i_n lotta aperta fra loro. Ma non pare cbe questa democrazia esprima altro all'infuori d'uno slegarsi d'a una superiore tutela, o da ciò che• dà una disciplina ed uu dovere, e fare secondo il propri~ arbitrio; 11011 certo l'imporsi un altro dovere più difficile e du.r'o, perchè affidato tutto alle proprie forze. Essa esprime il fondamento anarchico e individualista di qu-esto popolo, a cui manca, della d'emocrazia, la disciplina interiore, l'educazione, la capacità di sottomettersi al bene comune; che rifiuta di ingranarsi in una vita. organica, dove· s'obbedisca più che comandare. Per essere democratici, manca loro il senso d'ella propria limitazione 1isp'etto agli alt.Ii, :il riconoscimento dei diritti altrui, accanto ai propri. E infatti questa democrazia è avversa a tutto ciò che impone disciplina e devo. zione, sia la monarclJia che il socialismo. Nell'azione, essa è disooutiuua; di solito, si limita al non iutervento, co1ne nelle questioni più g1:avi di politica interna; ma 11011 ma;ca a volte cli decisioni troppo brusche-, come nel recente p1·0getto di rifonna. al latifondo; il suo campo è nelle grandi questiOni inutili, e suo graude me1·ito fu il mutamento di regime, clxe cambiò solo un nome. Nella politica estera, non si impone una visione nazionale dei problemi, ma v' ha solo un uomo che tratta, e ottiene secondo la sua astuzfa. Nè a questa <le1nocrazia individualist.a ed egoistica si contrappone un serio conservatorismo, chè si passa da un tradizionalismo formalista e privo di sostanza a un nazionalismo retorico, se111..asenso comm1e, che non fanno radice su alcuna delle realtà economiche su cui potrebbe sorgere u.n saldo conservatorismo agrario, nè sul motivo assai sentito della monarchia. Realme11te, l'unico principio attorno a cui si polarizzano twmini devoti è il monarchico, e specie nell 'an.i~ mo incolto del popolo rlellc montagne vive la tra<li,-,ionc del re, principio tras<:endente che condnce all'o~:;.cquio, e che a volte si fa mito: s~sso 5i può sentir donne e vecchi nartare di Costantino, j! santo che: non è vero sia morto, ma vfre nasc-o:-.toin chi :-;aqual luogo di miracolo, attendendo la riscossa. Le 1'agjo11i nat.nrali cd e<.:onomiche, le varie forze che dovrc:hbcro condurre gH uomini a voleri e ad aggruppamenti, pola, i'-zanclosi attorno ad esse sccoudo i lor intcrcs..~i, nc;.u sono ancora pervenute a fon11rc la base di <·oncrc-tj ed effettuali voleri. ):e divic11c l'assc.--uzadi ogni base di lotta volitica; souo uomini che lottano per la propri:t affermazione particolare, nulla impersonando di superiore al proprio individuo; eh<: non rappresenta.Ilo il volere di una massa nella nazione, che 11011agis<.:ono in for7..adi una idea o anche di t11; mito, ma portano al go,·ern<> particolari interessi, e quando hanno da trattare:-, sono nello stato d'animo del mercante che lésina, dibatte, cel'ca di strappare il maggior ,·antaggio per il gu.sto de11'affarc; or'a, qucs.to puù tornare -a volte <li vantaggio alla ).;azione, ma è pericoloso erigerlo ~ome sistema. L'aspira;,,ione può esser anche cli far il bene della- patria, ma c'è il rischio di deviare dalle effettive necessità e possibilità del paese, e <li poitarlo a tristi estremi. Lo stesso esserci tanti uomini che aspirano al· governo della cosa publbica, e il vederli lottare lra loro, oggi amici, domarti nemici, e aspirare al potere e toccarlo per farsene un'arma di dominio per favorire i propri clienti, siano generali o ambasciatori o professori, togliendo ogni continuità e ogni serietà ag1i uffici più delicati dello Stato, dà un'idea della misera moralità politica di questo paese ,in cui sono solo fazioni e uomini che cozzano in un inutile affermarsi al possesso dello Stato ,non feconda lotta di partiti illnmiuati e coerenti, che porti, col contrasto di idee e di voleri, effettivo aumento alla nazione. L'OPERA DEL GOVER'.\O Si può così: capire quanto scarsa azione è ii.- serbata a simili governi. l fatti interni, lotte di lavorò', questioni economiche, scambi, rimasero semprre fatti privati, di per sè bruti, poichè non ne nasceva alcun fattore di volontà o di coscien. 7.,a1 che diveni,·ano secondo lo scontro dei fattori naturali, senza farsi ,·ace; nessm1a esigenza. superiore ne uscì, perchè anzic-hè cercarne una soluzione colletti va, ciascuno risolse il suo problema pa1-ticola,rmente e tacitamente, e più che desiderarne un.a. comune equità, ed esìgerla, si mise in gara coglr. altri e cercò di batterli i11 furberia. D'altronde, i1 go,·e1-no arrivava scarsamente e intempestivo, e, privo di Ùna linea, passò da passività inesplicabili a interventi precipitati 1 in cui i teOTismi e il desiderio di accon1ienta1· i capricci della Iolla soffocavano a volte l'innato senso dell'utile; si vide inerte iL governo di fronte al g.rave sciopero dello scorso· gi,ugno,· che pa.ra.lizz.ò per molti giorni la vita della nazion~, e lo- si vide or nou è molto, in una questione non essenzia1e per un paese i~ buona parte del quale già vigeva la piccola prv-- prietà, anivare ad una assurda legge di espro. p.rio dei irandi possessi terrieri, anche se ben 1coltivati, corredata di provvedimenti intesi ad impedirne il riassorbi6iento nelle mani di pochi, come se I'astrattezza di uua legge potesse an• nullare le tendenze innate dell 'iiomo. Invece la vera attività d'ogni governo è la politica estera; 1a maggior ambizione, trattare coll'estero, gettare lo sguardo nei gmntji problemi europef; la preoccupazioué dei provinciali. E in questo, in-ealtà e fan.tasia li gu.idano, come se al posto cl'un fondamento cli dati ittiziali e di conseguenti ~zioni, bastassero a determinarla delle aspirazioni astratte ed illusorie. L<t loro politica {politica. anche degli uomini comuni) è fatta giorno per giorno; ma, ii.solvendo caso per caso, tra 1'uno e l'altro non v1ha linea, unità; abili volta pe volta., nel complesso risultano :incerti, ondeggianti, discontinui; e loro stessi in fondo ci si sperdono-. C'è iu loro uno stacco netto tra una abilità partig-iana e destreggiatrice, fortissimo istinto dell'utile, de~ lato debole dell'avv·ersa1·io1 che li condtice senz'esitazione dov'è il lor effettivo vantaggio, e una deficenza di visione generale, realistica e Yolontaria, che li tragga per una via chiara e continuativa, limitata e coerente alle proprie disponibilità. Manca il legame unitario, e onestamente definito; la visi011e netta dellal""p1·opr:iavita. che si deve svolgere e agire tra quella degli altri ; Possessione d·el guadagno immediato li conduce spesso a fon_ <lamentali errori. :Manca loro un senso del p-roprio diritto e prnprio limite, confer'tnato da una effettiva esperienza e traclizione diretta; manca la coscienza. di aver fatto, <li esser sè. Pe.1·t:iò 1 debole è il confine tra il po-oprio e l'altrui, il senso onesto di un propl'io cammino, da. cui può uscire Ulla politica estera dignitosa, ferma e li• mitata. La politica estera greca è stata destreggiata e mercanteggiata, piuttosto che agita : potrebbero insegnarlo i serbi ed :i bulgari. Le azioni sono sca.i-see iusufilcenti : la prima. azione che i greci impresero da soli (l'aiuto inglese si limitò ai mez:ii) parla da sè abbastaJJ1~'lchia~o. Cosl, souo già grandi e non ancor consci cli sè; non hanno ancora avuto l'inestimabile bene morale d'aver fatto una volta da sè, d'essersi esperimentati. In questo senso, manca. loro anche una tradizio11e1 come linea d'azione chiaramente e fermamente tenuta attravel'so gli anni (chè non si può ·cbia- •mar tale l'istintiva tendenza a liberarsi dalla do- - 15 minazione nemica, teude117.,ache del resto ebbe s.cmpre p1ù carattere cli conquista che non ài compimento di giustizia); l'un.ica tradiz-ione è quella cli destrcggiamento e approfittamenti, e alla sua scuola i politici moderni son cre.-sciuti. ~fa tutto ciò è arrivato ora al fai limento; si clo- 'fà c-ap-ireche il primo e: piu profondo problema è quello interno; rassodare le proprie basi storiche, maJfenne e dubbie, e fondare una c05cie11za <li sè. L' EC0:--:0:llf _\ Sotto 1' andamento discontinuo e disordinato della vita politica, si tesse indipendente la trama istintiva della vita economica, fr...n<lata su una equilibrata distribuz..fone di forze; La trama degli atti veri, da cui si desume, oltre che d.alJ'c:- samc degli animi, le: capacità effettive del paest. Qut:Sta a.<;trazione, éJUC5-ta dupJicità <li correnti non determinantisi a \.'icenda nè corrispondenti e informantisi, al nostro occhio è un assurdo uo11 senso. Che la politica arrivi ad atti assolutamente incommensurabili co11' L-COD.Omiadc] paese, superanti ogni sua. possibilità, e che i1 senso della propria realtà e disponibilità DOtl infonda atti e contegno, ci sbalordisce: ed ~ questo che ~uccesse finora, fincht la· sconnessione della politica, giunta ad atti assurdi, non distrusse il difficile equilibri.o dell'economia e degli stati d'animo su essa fondati, portando alla crisi attuale e alla necessità di espressione di forze più aderenti alla realtà. Perchè, quale poteva e d01·e,·a essere la vita politica greca, lo dichiara il sommario esame delle possibilità economiche del paese, e degli stati d'animo elementari che vi. fanno base: solo su ciò può fondarsi una politica realistica, cioè una linea cli volontà conseguente alle disponibilità. La realtà natw-ale è povera, e non autorizza a5pirazi011i ad e5J¼3.nsionie grandezze, per cui manca l'elenieuto primo. Per quanto Pagr:icoltura costituisca. la principale risorsa del paese, e le valli, le scarse pia11ure e le coste dove abbondano l'olivo e la vite producano molto, pure l' infeconilità di molti luoghi d:i natura montuosa e petrosa rendono la ·Grecia bisognosa <li molti prodotti di principale importanza, e quindi suddita dei paesi esportatori ; ni::la pesca, non ancor completa.mente sfruttata, di cui specie il mar ;Egèo è ricco, nè il traffico delle spugne, di cui molte delle isole vivono, sono sufficienti a bilanciare la deficenza. Se ne determina uno stato generale di sudditanza e di incertezza, quale quello di un popolo che non dispone <li risorse fisse. La proprietà è ovunque assai frammentata, e se ne determina una esuberanza. cli proprietari di fronte ai salariati; e la rudiment.alità del lavoro agricolo non favorisce l'adunarsi di masse di operai e cli contadini, che radi e saltuariamente conve1·gono anche nei centri; do,.-e si esercita i1 lavoro e lo sfmttamento dei prodotti della terra. Ni:: tale accentrazione av··,.-iene per altri motivi, chè il suolo, poverissimo di minerali, non permette il sorgere di industrie; nè d'altronde fino a pochi anni fa s'erano raccolti capitali per lo sfruttamento delle risorse effetti,·e. Cosl, oltre che di prodotti agricoli, esiste una forte importazione anche di manufatti e di macchine di ogni genere. Quello che fa bilancia, e che, coll'emigrazione tempo1·anea, costituisce la ricchezza dei Greci, è il commercio marittimo, Ia,.-orito dalle lunghe coste e dagli ottimi porti. Es,_si fanno da intermediali.i; non producono, ma da una parte acquistano, e portano a ,·endere altrove; molti paesi balcanici (ora non più la Turchia) si servono degli eçonomici noli dei greci; navigatori eccellenti, la lor flotta commerciale, fatta dei rifiuti dei porti cl' Europa, solca infaticata il Mediterraneo orientale, a servire gli altri. Nè ciò è ~enza in:flueuza sul carattere della razza, priva di proprie risot'Se, e costretta a vi ,.-ere senrendo-; non è più il commercio giusto, adeguato alla propria produzione, ma quello mercenario. Il senso di instabilità, <li mancanza di un \alore proprio, è vivissimo negli uomini Greci. Una tal poYertà radicale non è priva d1 senso; vuol dire essere condannati a una disperazione di inferiorit..ì. e di sudditanza, non avere una propria base, non poter fondare una propria potenza sostanziosa, una vita dal giro completo. Nèc è possibile mutal·e, nè alcun volere astratte, può valere a ciò ; sono dati ne-c.essari che si accolgono e solo su essi si deve cootnrire. Prima dell'ultima guerra c'era un lento e continuo moto d'espansione verso l'Asia Minore; ma non bisogna scambiare la presenza di uno che va per servire c011 quella di uno che ,·uol dominare. E i Greci andavano semp,re per serdre; facevano uatu-ra.lmente quello che era lor meglio ad.atto; il com1nercio, la banca; ma non avevano fondata una st1perioxità, una. potenza; eranb sempre gli intrusi, ~on dei nuovi padroni ; in effetto, i Turchi non s'erano mai lasciati dominru:e; Iacevan lor comodo questa razza 8.lacre e industriosa. ~Ia i. Greci errarono quando cre. dettero che questo desse loro 11 din.tto a un dominio che non erano in grad~ di istituire. Impossibilitati ad w1a vita co1Ùpleta nella propria terra, non arrivarono a possederla espan- - denclosi; anche altrove, si portaron dietro la propria condanna, ben diversamente da. coloro che, lasciando una patria forte e xicca, hanno nell 'auimo l'orgoglio di una pie~ vita. C'è nelle cose _ una necessità da ClÙ non si può uscire; su essra. anzi si forma l'animo dell'uomo.

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