La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 3 - 18 gennaio 1925

I bi a rico1.><:rLia, qudli delle pievi rustiche del Mugc·llo e de] Casentino; dal lido delle i\1aremme, «..<n·ele rade ton-i di palazzo ha.uno u.n 'alterigia p;ù viva per il limor del contagio, a quelle dcli.e cittadine delJ'Amiata, che si levano lr-<l l'odor fretico cli borrac-h1a, e iJ vento dei monti sfrulla.nte per le" vette delle faggete e dei castagneti ; do\ 1tmque, i magistrati del Medio Evo in fiore 13&:'iarouo qncsto ~igillo alto più che man d'uo-- _.mo no11 possa toccare; anne e non orma, segno dell'animo e nou del corpo, fatto tutt'uno cou h1 nobiltà elci sito, colJ'austerilà delle mllTa, coll'ameuità del contado, coJla d:ignità dei citU.Kti ni ; oud.e oncor oggi tutta la terra loscana, "-C:grn1t.daalle loro armi come ck1 cicatrici, canta le lodi dei reggitori antichi anche i;e uc dimcutkhi i u01ni; segno cli cortesia. Fu cosi, e con questi peusieii, che subito dopo prooedemmo per Colle Val d'Elsa; ogni occhiata cl >intorno ci pa1·e\'a una presa di possesso su quella terra e di quelle rne1na.r:ic; e mi ricordo che, alle case cti Bibbia.no ve1U1<:f:uori il sole, ·u11,branco di piccioni sì staccò dalla colombaia, e l'ombra htlm.inea passò sui muri bi..'lllchi delle ease, e su un ca1tello che cticeva: « zona infetta di afta epizootica ». :Ma anche questo cartello ci pl1.acque 1 e 1-asoitta ci parve onesta e graziosa. Fiu.chè alle p1·ime case di Colle, la nostra strada oominc{ò a calare in llil bon·o, e a svoltare l\tton10 a1l1abitato 1 al1U11gato in <ùto stùla collina; e ad uno svolto, ci b:ovammo a passaTe ~Ta un filare di alberelli stenti e malati, pianto.ti sul d_g·lioue della str~da e su ceite piaggerelle motose, :>opra il torrente. 1\'la il singolare è, che ognUJ10 di quegli albere.1Ji reggeva un b:"espolino bianco, rosso e verde, e ognuno dei trespoli un cartellino co.l nome di un povero .morto in guerra : onde compr.ende.mmo d'i c-ssere proprio in .mezzo al Parco della Rimemb1-anza rii Colll.e Val d'Elsa. '- Merità, da solo, di fru·e un viaggio a Colle. ·Degli ·alberetti, ce n'è: di quelli intisichiti p~~ i mw::dl.1 di ghiaia che gli stPaditti devono fare ln.n:go la stra.da; ce n'è, degli aJtti. schiantati, o col trespalioo fra=sato, da qualche brutto s-cherzo, di 1no1..7,0 di ruota; e tutti i' cattivi ser- ~izi che le fruste dei carrettieri, le frogie dei ciuchi, i badili degli stradini, la dimoia. alla fine del gelo e il poh:erone d'agosto possono li.:..""'nil.e.-e a delle povere piante, quel viale ùédiicato •ai Caduti se le può aspettare; e poi l'unùliazio,i1e cli essere giù, ficcato nella va11.e mentre qtrei di Colle" i viventi, abitano in alto, e il p1·imo sole è il loro, e 1'tùtimo aII1Che. E qu:esti, poveri nomi d:i morti? Furono' stampati in firetL.'l, su un cartellino bianco, dalla tipografia del paese. Lavoro pnripitoso, eseguito senrm. uobiltà e selli'..a amore; e carta, pensate. Appiccicaiti a1 trespolino con delle punte da disegno, già stinti e fradici per ie prime pioggie, non è possibile essere più mise.rin-i, pill provvisori, più sciatti dii. questi carte.lllni. Oh, le anni di podestà, lavora.te nel manuo, varie secondo tutti gli umori e le voglie ar:1ltlic.he del c&nmittente, lilW"ate a capricçio, e p.ur oggi vi ve come cicatri.ci sul corpo delle mura antiche! Pe:rchè, di quei morti, ,restò traccia così peculiare, e fenna, e di questi, più vici11i a 110i, più gira.udi, più" cari, non resteranno che questi alberetti e questi cartellini, piantati ieri, e poi subito, pare, smessi e buttati?' ~\1iglia.ia e migliaia di cartellirrl!i bianchi, in' centinaia di alberetti stenti, piantati in tutta la Toscana. çJua.nti ne avevamo veduti? Dovu.nque; luor degli abitati, o' d!iuamz,ialle scuole e ai municipi, o- confinati accanto ai cimiteri; e tutti, o appena sgargianti per l'inaugurazione recente, con ancora le Ìmpalcattl.!re drizzate per le lum.in.a.rie o già abbandonati alle erbacce delle strade fuori mano e dei terteni vaghi. Porta.no in sè, così dolorosamente contn-astante con il carattere di tutta la terra, l'impironta dell'ordine venuto dall'alto, e dell'osservanza timo-rosa di una imposizione; paiono etichette, messe li per compiacere i potenti, non per Wl bisogno vivo degli occhi e del cuore. Venne un giorno, .si vede, una. scritta da lontaJ110, da Roma, c'"he imponeva a tutti i borghi e a tutte le pievi, il Parco della, Rimembranza, così e cosi, secondo quel tale modello; e· allora se ne fece una fruia., in poco d,i tempo. Pw che il Parco foss,, piantato, si andò a cercare le te:r,rucole addirittura, che un bosco n.oh ci reggerebbe le barbe; e di gran premura, i fusti deg.li_alberetti, e i cartellilii dei morti; più presto che si poteva, per soprra.vai1za,regli altri nella esecu.ri.o.ne degli ordini e nella occasione della sagra. Ma un tedio, u.na colpevole noia, pare che colga, coloro stessi che furono iniziatori dell'impresa; appena la ba11da ha tonato e i discorsi sono pronunciati e il ministro è ripartito.. I paesi toscani sono sempre in festa; il regime abbonda di espedienti commemorativi; ma il Parco della Rimembranza t_; ])ttono per una volta sola; bisogna passare ad altro. Questa terra, cosi ferma uelle tradizioni e n.eì costume) è violentata e distratta dalle sagre a comando. Smentisce sè stessa e le sue storie, e la fama di cortesia fra le lumina!lie improvvi- ::;ate e le dimostrazioni ordinate e serie. In nes- ~una ,·egione d'Italia, gli espedienti del regime fer-iscouo di p-iù il nostro buon gusto; perchè in LA RJVOLUZIONE LIBERALE Vita A<:l'.erid.iona1e nc.'5-Strn.a,le voci dei rampi e gh aspc:tti delle case e le pietre murate e gli ru·ginini dei solchi e tutto segJJ.auo cosl bene la s,ponu1.11eitàe la cancisione, e chit.-dono uomjJti ed opere argute e clc.licate. LA TERRA AI CONTADINI Pe.rdò ne scapita anche la JU('moria dei morti; i Colligiani 11011 hanno colpa del I.oro povero l'arco della Rimcmbrai17.a, e d.el la vom cosi precipitoso e poi tra.san.dato e dei trespolinj tricolori loi-<lati di mota dalle a,,tomobi li cbe passano. E' la sag,-a, che. (:, passala; che lta. illl• provv-isato e ha stroncalo; che c.Jovw1qu.ctocca, le niemotie dei morti cd il co..c.tumc <lei vivi, tutto dìm.iuu.isce e lTadi.sce. Da quel tris-le viale subu.rba.110del borgo 111uraW di Colle, si sfilò via &tL i\1011.Loriggiani; paese terribile, sepolto vivo iu cima al poggio dalle alte mura, rosse nel sole del tramonto, che non lasciano sop1·avauza-re nc-:;suua casa. il più bel lo cd aste.ro wonumeuto commemonrli vo di tutta Toscana; almeno per chi udì quei giorni, 1:a voce d,i certi soldatini del contado senese: « Macch.in:ist.a. di Poggibonsj Tace.a puxc tuta macchitw. a vanti Siam borghesi cougeda.nll Ed a casa si voi tornà ». pet' chi udl passare cosl, di -strof; iIL strofa, lutti i nomi del e011tado, c fin qU'ello di ì\{ontcdgg:io11i, sl ; dove se w1a sillaba era. di soverchio, quei canterini la maugiavano pronuTI7..ian~ do; e la nostalgla ci si sentiva tutta, anche in - quattro sill:abe sole. Siena, la sera, era tutta in :;agra. Certi giovanottini di, su..' 'l. vent'aruti, ili quelli ctl!Ì le sto1uellatrici dri. 1111 tempo salutavano ool « Quando ti vedo mi par nato il sole», anda- \·ano attorno col moschetto imbracciato, come se per via Larga ci battessei·o le ·lepri; e-occhio ai piedi, c'era da farsi arruotare dai camiOllS' stracarichi cli urla.tori. Il git.1.'l'amento era stato dato alla mattina sulla Lizza; dbpo una giornata di sole; questi erano i momenti brutti. Al Casino dei Signori, sotto la Loggia dei Mercanti il decoroso S'crvitore s'era ridotto a,d; ogni buon fine presst> il cancello per difendere l' entratura con l'autorità della 1ivrea. Dei canti non dico; una Toscana stravacata, beccnt e sgangherata. tene.va Ù n1a<rciapiede sotto le alte dimore elci Sa.limbene e dei Tolomei. Ma sul campo, c'era deserto e silenz.:io. Solo la.ssù, sopra le bertesche de!Ja To'rlre, attorno al castello delle campa.ne, aveva.no fatto un po' di Luminaria; ma .con gru:bo, aU'an.tica, con certi lumini che ìappol:ava,no e j>alpitavallb nel vento della sera. .'\.iutati da quelle luci, ci pareva di cogliere, pur nel buio tutto lo slancio e la grazia d'elio stelo di pietra, i'l più bello che abbia germogliato tra l'Appennino ed il maire; ma forse, 51 ritrovava in noi stessi, al di sopra d'el clamore sagraiolo, il profilo della Toscana gentile. GIOVANNI ANSALDO LA MASSONERIA Non crediamo che il Mussolini voglia condu:rre sul serio la lotta contro h Massoneria. Se fosse non crediamo che gli riesca perehè per soppri. mere le società segrete, non bisogna reru:!ere la vita. impossibile a quelle aperte e dichiarate. In linea di principio nulla ci è più odioso della, mentalità del congiurato e ci sembra che la lotta politica abbia la sua dignità in quanto si combatte all'aperto. Questè le fàgiotii Mlla uostra antica e radicale opposizione alla Massoneria. Sul terreoo contingente crediamo che dj taluni errori commessi dalle opposizioni in questi mesi la responsapilità debba ricercarsi appunto e soltanto in 1.1!Ila certa influenza esercitata in casi specifici dalla Massoue1i.a sull'azione dell'Aventino Fu la Massoneria che influì a far peccare di troppo ottimismo gli oppositori. La Massoneria rispetto al Fascismo è ciò che può essere ... la Mjissoueria. Ossia non può scendere alla lotta aperta, all'intransigenza. Lo spirito della Massoneria è di. rimanere nel! 'equivoco, di noi.1 spingere le cose all'estremo, di non escludere il compromesso e la transazioue. Per il massone è semp1·e possibile mettersi• cl 1accordo, dividere le parti; la commedia della faccia feroce per il pubblico, ma a tu per tu concertare botta e risposta. La Massoneria ideò nell'agosto e nel settembl'e scorso il gran pateracchio del blocco di tutti, della soluzione centtista., della sagra comp,leta con un ministero Giolitti - Orlando - Salandra - Delcroix - Benelli - Savelli - Peppino Garibaldi con punter"e-lle magari sino a Frui nacci e a E. Chiesa. E' questo equi VGCo presentato in, forma or pitì or meno salace che ha danneggiato l'opera dell'Aventino. Rfvol1tzione Liberale combatte. da 5 mesi a struISCherare tale equivocc. In qiiesta battaglia la Massoneria deve ricevere la sua definitiva sconfitta: Ja battaglia delle opposizioni contro il fascismo non si 'può chiudere in nessun comp1·0111es.c;oc;hi lavora per una transazione lavora per il Mussolini. Noi sappiamo che l'Aventino queste cose le ba ben capite. p. g. La prima edizione di questo numero di « R:ivoJu_ zione Liberale» è stata sequestrata oer tre articuH di R, !\Iondolfo, G. PrezzoJini, G. R-ensi sulla quc. stione istituzionale. Li abbiamo sostituiti, ma, a parte il danno, non abbiamo potuto evitare due gior. ni di ritardo. l I lc:1..lon:: cbe e i ;tbbia fatto l'un.ore di bc.--guire quanto abbiamo scritto su que.st.o periodico, troverà da 5<:, con la s.ua _rx:r&-pic.:ada, il nesso logico che lega e coordina in un tutt:o cnganico ed arruouico queste nostre iclt(: sulia questione 1neridfonale. Il problema attuale l cminen.temente agricc,l.o; "'1 è problema, com'è facile comprerule:re, CO'lltemporaneamen~ : ec.onomico, moralt, sociale, politico. li problema agricolo è problenm • à' i><Unsijicazione agric.ola ~, di maggiore produzione, di maggiore rendimt.:nto. La emancipaz.ione dalla coltura gran.aria, e perciò dal dazio sul grano, come già scrivemmo, è btn..-1.t.a.mentcconnessa con la int..en.&'1..6.ca✓..ione agricola, pe,...,-chdèa_noi il grano appartiene più alla coltura estensiva t.:h<: alla inté:nsiva. La i:nte,isificazione agraria dposa, naturalmente, su tre fattori, che poi sono i soliti tre elementi o fattori ,lei la produzione: natura, lavoro, capitale. Per la risoll172one adeguata del nostro problema occorre analh.J"...are questi tre:: fattori iu rapporto alle nostre co1ulizioni, al fine, ai mezzi. Ci,rca l'elemento 11alura l facile dire che occorre meglio Comprenclere, per meglio sfruttare-, i nost.-ri clementi na.turali, dal suolo al dima., in rapporto in.sc.i.n.dibik, s'intende be.ne, con le condizioni degli altri fattori, lavoro e capitale. Anche da questo punto si presenta uguale la necessità clella limitazion.e della coltura granaria, con la sostituzione di pl'ocl.u.z.ionipiù conformi alla nostra terra e al nootro cielo, e quindi più redditizie. Quanto al fattore I,( la1Joro », fondamentale anche per questa nostra economia, esso, com' & noto, va distinto in lavoro intellettivo (organizzativo e direttivo) e lavoro materiale. Questo del lavoro è Pargomento che noi oggi vogliamo qui svolgere in particolare. Si scrive, si è sempre scritto che il problema meridionale è problema economico ed anche pi:1. problema morale, spirituale. Sa,rebbe strano' che fosse diversamente : ogni problema economico è nel contempo sociale e spiritu.a.le. Noi abbiamo quaggiù, purtroppo, trna massa che è tutt'ora -plebe e non popolo; elevare questa plebe a èignità di popolo, ecco il massimo problema, come affermava lucidamente un Pedagogista, .studioso del nostro r,roblema meridionale, il Prof. Guido Della Valle, nel suo acuto discorso, col quale testè ina..uglll"'avasi il nuovo_ anno accademico ptesso la R. Univer@tà di Napoli. Nessun 'opera più meritoria -- diceva 1'amico 110stro - della elevazione intellettuale e morale di qu-esta riserva prvJosa di energie potenziali che è il popolo meridionale; nessuna vittoria è più gloriosa che questa di trasformare la plebe in popolo, d'innalzare alla luce del vero, clel bello, del bene un volgo disperso, che nome / non ha. E ba.disi (noi no.a ci stancheremo mai cli after- ,uarlo) che nessuno comprenderà mai bene l'Italia e i suoi problen1i, nè meriterà vera.mente il nome di Statista, che non abbia prima compreso quanta. virtuosità naturale, quale riserva preziosa di energie nazionali si celi sotto la scorza ruvida di questa gente, che molti banno scoperta nei suoi appariscenti, superficiali difetti, e calunniata, ma non studiata mai abbastanza, seriamente, co.scienziosamente nelle sue non poche, non scarse virtù, altamente potenziabili nell'interesse della intiera Nazione. Elevare la nostra plebe a popolo - ma come? Dotando - pensiamo e scriviamo da tanto tempo - queste regioni di ntunerose e forti classi cli piccoli imprenditori agricoli, di piccoli proprietari cli ca.mpagna; diminuendo, assottigliando al massimo (far scomparire è impossibile) la odiesna munerosa classe dei salariati agricoli, ·dei braccianti; aiutandola ad elevarsi a piccoli prnduttori, a produttori sfruttanti direttamente il proprio lavoro, direttamente interessati al massimo rendimento agricolo. Avremo così nu popolo aJ posto di plebe; un popolo sotto il riguardo economico e poscia, necessariamente, sotto il riguardo morale e politico. Un popolo non più facile massa di manovra di ciai·latani politici, propagandisti della utopia del sol de11'avvenire o duci e ras maggio1i e minori del novello feudalesimo del p:iù pratico sole del presente. Il p,roble.ma e<eonomico e il problema morale del :Mezzogiorno è proprio qui, se non 1 in tutto, in buona parte certamente. E che noi siamo nel vero ce lo dice e conferma tutto il risultato del nostro fenomeno emigratorio, la passione con la quale schiere innumeri di contadini meridionali si avventuravano e si avventurano risolutamente al di là degli oceani, fra i mille stenti di w1a emigrazione « 1m.slàlltd. )l' per ritornarsene in patria col pectùio sufficiente- a comprarsi avi,. damente quel campicello sn c11.ipotersi asside.re « paclroni e clonni li, e potersi gode.re quei « djritti dell' umno » che la Grande Rivoh17Jo11eaveva loro dati in potenza, ma notf in fatto. La terra ai contadin·i ! , ecco tutto; ecco 1 'antico g1ido1 l'antica aspirazione; ma non nel sens? bolscevico, bbterato nel primo scapigliato dopo-guerra e aizzato dai ciurmadori di piazza dai pescatori cli torbido. Non la terra invas: ~ occupata violentemente, usurpata ai suoi legittimi p1·oprietari, ma la ten·a legittimamente e pacifìcame11te con.cessa in affitto, a mezzadria, in <.:nfiteusi ai diretti coltivatori cli es.sa, ai c-oota.dini. Non il la1.:orode--~-'essere Locato aua terra, ma la lerra deVessere locata al larvoro; ecoo la formola. La vera intensificazione dell'agricoltura 1'Jecid1ona1e non si potrà raggiungere che per q11I:Sl:t via . .'ivn. bastano i cunr1mi, gJi attrezzi, le rt.!ltea- ;,Jun-:i,occorre sopratutto • l-'uomo , . Le p-ico:dt: terre tenute dai contadini sono ridotte a 11.lira; bi1i giardini; abbiamù nul11..E:'rosi e splendidi u;ernpi. Data la scarsità di capitali qu.aggiu, è qu.a..i ge:n.e:ralmente impossibile c:he int.ensificazioni e grandi migliorie: 5ienv fatte dai diretti propcittari 1 cui cosfano un G<'cbio senza adt:gu.a.ti Clffrispettivi (interessi) rx:r i nuovi, maggiori investiinenti <li capitali, SJX-cie s<c presi a p-restito. Svlo la passione, la tkrla.cia e quindi lo spiritr, di sacrificio, talvolta addirittura eroi.cv, dei contadini e coltivatori diretti J)'UÒ supplire alla de. fide:nza dei capitali e ~oStitui.re fiumi ili sudori ,i mancanti fiumi ùi oro, per la rc-den;,jc,ne ,Jell-e nostre vecchie esauste terre. :'\ nche in agriooltura si fa quistione. di [ gran- <le e piccola impresa •. Sc."117..a ripetere qui gli elementi teorici clella quistione, possiamo sùbitr; -r-scludere che da noi, date le nostre peculiari oondizioni, nO'Dsi potrà affermare cbe la piccx,i.a lm_presa agricola. I.a intensificazione della n<.,- ,;,tra cultura agraria sarà, come in parte i- già t-tvviata, opera di. cont.adjni, piccoli produttori; potrà seguire dopo probabilmente la grande impresa, anche cooperatbistica, a.ssocia.nd.o fra loro i piccoli p-roprietari, che avranno frattanto fatta quella educazione senza della quale la coopera- ~-ione intristisce e muore-, come pianta in. terra inadatta. 1 tentativi cl.i grandi imprese agricole fatti in varie parti di queste regioni da capitalisti del Nord riuscirono quasi sempre una vera delu9ione, anche perchè niente richiede più prudenza e lenta oculatezza delle frasformazioni ;g,.arie. , Non è il caso, almeno in questo articolo, di fS0r tninare le ragioni particolari; ci basta qui ki constatazione. Ma come si spingerebbe questo s,;luppo, questo incremento della piccola proprietà e il -.llj),.,::. <amento della fase del salariato' Qui occorre esser· chiari : precisi e recisi. l\lienle leggi speciali~ per amor del cielo!, 11iente inte-ruent.i statàli. La formazione della piccola proprietà e il passaggio, la trasfonnazicme dei contadini da salariati a coltivatori diretti era già prima de.Ila guerra in promettente sviluppo; \a guerra prima, le leggi limitatrici e stroncatrici della emigrazione dopo, hanno arrestato il salutare sviluppo. E' van.o sperare, almeno per ora, di pvt.er fronteggiare la opposizione americana alla n<>- ;;tra emigrazione, quel potente protezionismo operaio; solo i11usi o illusionisti possono agita.ce questa speranza. Di conseguenza la ripresa dello ,viluppo della piccola proprietà sarà effetto di ragionamento, di persuasione e quindi di propagruida. Convincere i proprietari di terreni cli tutti i benefici economici, morali, politici della cessione cli terre ai contadini: in affitto, a mez.- i.adria, in enfiteusi, o della vendita addirittura a piccoli lotti 1 con facilitaziµni, agevolazioni detta.te non da altruismo ascetico, ma, alm.euo1 cùt egoismo illuminato. S-i avrà cosi la maggior ricchezza, la maggiore convenienza di molti degli attuali proprieta1-i di terreni, specie dei più grossi; si avrà la maggiore ricche-zui e la rroenzione economie 1, ,;o. ciale,' politica dell'attuale nwnerosa clas:--e dei contadini braccianti, salariati; si avrà la soluzione, almeno in gran parte, della questione meridionale. La chiusura della e.m.igraz.ione, .specie trau .-...- oceanic:a, rende ancora più acuta la necessità ti i iuteusificare la nostra agricoltura, per creare lavoro alla esuberanza della. nostra popolazioue. La pensino bene i più ostinati proprietari cli teITe ! Non s'illudano sugli specifici... da ".i\ledioevo ! lnclietrò u.on si torna .. Quando nna forte plebe di liberi Dirit guardando al sole: - Illumina Non ozi e guerre ai tiranni, Ma la ginstizia pria del lavoro? GIOVANNI CAR,\NO-DONVl'fO LA SOSTANZA DEL PROBLEMA I. Dai giornali ufficiosi. 7,8 gennaio 1925: Il ministro dei LL. PP. on. Giuriati dichiara che convergerà' tutta la sua azione per la soluzione dei problemi del!' Italia Meridionale. Ora che iu bilancio sono state stanziate ingenti somme, OC'COITeaccelerare il 1itmo dei lavori Q"là deliberati, in modo che l'Italia Yieridionale -::,ed Insula.re abbiano finalmente, ed in modo concreto, la sensazione del!' applicazione totale dei provvedimenti. 2. Dal discor50 dell'on. Sonnino su la qilestione E:::- ridionale, pronunziato in Napoli il 9 novembre }~2: Questa del NJezzog-iorno non è solt.anto, anzi 110n è principalmente questione di lavori pubblici : l'errore maggiore, anche degli stes.c:.imeridionali, è stato di volerla sempre considerare 0 trattare come tale.· Per parte mia concordo sulla fonntùa espresse in Senato da11' on. Cava.so.ki - doversi, cioè, attendere il beneficio economi~ del Mezzogiorno assai più dalla provvida azione dello Stato che non dalle opere da-eseguirsi dallo Stato.

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