La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 45 - 2 dicembre 1924

11rn11 VITTORIO ACQUARON!I VIA BE iiARDO :tTROZZI NI> 4-I2 GEN0V1' IIUM CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIERO GOBETTI - Redazione e Amministrazione : TORINO, Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1925 L. 20 - Per un semestre L. IO . Estero L. 30 - Sostenitore L. l00 • Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Cl)i riceve un numero <li saggio <t non inten<le abbonarsi r<tspinga il giornale, altrimenti gli continu<tremo l'invio e <lopo un rr,<tse provve<lerell')o alla riscossion<t rr,<t<liante tratta Anno III ~ N. 45 - 2 Dicembre 1924 8 OMM ARI O: flppello ai me,idlunali. - L. VINCENTI: Spunti di psicologia italiana contemporanea. AU'A: Liquidazione di un mila. - P. JAHJER: Tre facezie lia,enline in conia liquidazione. - A. CAVALLI: I Gomunisti e lo Staia, - A. C.· Mussollnisma. APPELLO AI Assllll1endo il compito di agitare su qttesta rivista. d1 avanguardia la questione meridionale, non intendiamo menomamente indulgere alla moda demagogica che, in questo periodb cli crisi istituzionale pretende sana.re i vecchi mali della nostra Nazione, con le solite improvvisazioni verbali, ma ci proponiamo di contribuire, nei limiti dei nostri studi e delle esperienze storiche, a divulgare l' espetto più p1•ofondo della questione italiana, pe.rchè uelle soluzioni imminenti non manchi una voce cosc:i.ente1 e sia agevolata la fot'1naz.ione di una classe darigente; padrona dei termini del pJ.·oblema,e mossa dalla passione di risolverlo. Troppo a lu,ngo questa scottante questione nazionale è stata affidata ai politicanti ed ai trasformi.sti e la critica, e la polemica si sono accanite sul corpo disfatto del Mezzogiorno in µna fantastica ridda di accuse e di proposte, perchè non dovesse mai giungere l'ora dell'operoso raccoglimento e dei matu.rati p,ropositi e la molla della volontà 1 troppo compressa, non dovesse improvvisamente scattare. E', perciò, che, nella speranza di ore migliori, :soi crediamo fissare definitivamente il nostro pensiero perehè l'ardente questione sia chiara una volta per sempre sia ai settentri.011a.Li del Suà che ai ·1ne.ridional1sti d,el N<>rd,, e le genti di buona vol'ontà finiscano così di .credere alla fatalità del nostro martirio come alla umiliante panacea della carità statàle. Ed invero a chi imprenda ad esaminare con O'X:'hio sereno lo "'svolgerii della \·ita politica italiana dopo l 'u.n.ìficazione nazionale non potrà sfuggire il continuo fallimento dell'azione de.i partiti unitarii nel Mezzogion10 cli frOtlte al loro successo nelle regioni del Kord, e t'aribitrarietà di tutte le spiegazioni che, volta per voJta, son·o state escogitate per giustificare il fenomeno. La ragione invece del fallimento di queste azioni politiche esterne è riposta essenzialmente nell' ignoranza' delle profonde ragioni storiche e politiche che hanno generato il s,i,;tema personale, e dei rin1edi che possono impedin:.1e la riproduzione. / Solo quando questa ignoranza Sa!t'à scomparsa, così nei politici meridionali, decisi a rivendicare, nei confronti deUe altre regioni italiane, le profonde ragioni di giustizia, che costituiscono -i1 complesso della questione meridionale, come nei politici settentrionali, finalmente convinti della necessità cli distruggere i privilegi· di taluni ceti delle loro regioni, Sa!rà rn-eato il clima politico adatto per la distruzi<;me dell'Italia storica, e per la creazione ideale sognata negli albori del Risorgimento. IL CENTRALISMO MERIDIONALE Pe,, intendere appieno la posiz.ione odierna del problema 11011 bisogna mai dimenticare che fat· tori naturali e morali impedirono al Mezzogiorno di svolgere una sua originale civiltà. Spinto sulla china della decadenza forse dalle stragi e dai saccheggi delle battaglie contro Pirro e della seconda guerra punica, il Mezzogior.no rum seppe po·odurre, d:opo la caduta del1' Impero Romano, altro che quell'enorme organisnio accentrato ed ereditario che fu il ducato cli Benevento, primo abb<YLZOdel Regno qullle riuscirono a formarlo i Nonnanni, dopi aver' libernto la costa dai Bizantini e la Sicilia dai Saraceni. Da allora la fonna peculiare di organizz.a.z.ione po.litica fu l'accentramento statàle intorno a Napoll, mostruosa capitale di un regno rurale, unico centro di luce in un mare cli miserie. Tale forma di organizzazione statale, resistente cosi agli eccessi del feudalismo che alle velleità autonomiste deÌie città, anticipò, con Fe. derico di Svev:ia, il tipo della gran.de monarchia assolutista, quale si delineò negli altri Stati cl, Europa durante il secolo XVI raggiungendo l'apogeo nel secolo XVIII, ed avrebbe potuto forse costituire un grande fattore d'incivilimento se la conquista angioina e l'insurrezione siciliana - quella aUentando i freni verso la feudalità, questa troncando dgni espansfone della mc,, narchia verso il Mediterraneo - non avessero depresso e modificato i dati sto!lici della conquista sveva. Fu, •perciò, che nonostante la parentesi aragonese, in cui rj:fiorirono le u.n.ì~t:'Si'tà feudali e MERIDIONALI demaniali, nessuna resistenza pdpolare si oppose al consolida.t"Siidel regime vice,-eaJe, ed alla folle ttacotanza dei baron,1, ignoranti cli ogni regola di sana. amministrazione e privi dt qualsias.i aspirazione di progresso. Così il Mezzogion10, dopo avere anticipato il tipo dello Stato assoluto, da cn'l le altre nazioni europee svolsero poi il concetto dello Stato modci'no, ,ripiegò nuovamente nell'anarchia feuda1e, mentre nell'altra 111età d' Italìa fioriva l'originale civiltà dei Comuni e delle Sigaorie. Ben presto, però, il lavoro di centralizzazione, interrotto dalle guerl'e e dalle lotte civili, e più ancora '4illo isolamento del potere centrale, che non potette svolgere la politica classica dell'assol11tismo. dì contrapposizione del popolo alla classe feu.dale, fu 1ipo·eso.da.i Borboni e dal go. venxo francese. Pregiudizi invetetati, 1~es.idui psicologici, in~ versioni dialettiche, derivanti dal!' a-zione poli. tica, del liberalism◊' meridionale, hanno finora vietata l'esatta visione delle cose, pa·ospettando la dina.stia borhonica come responsabile delle miserie meridion'ali, ma, se si vuole comp,r,:nder'e la storia per trarne frutti di vitale insegnamento,occorre rilevare lo sforzo antifeudale dei primi d'ue Borboni, culminato nel!' editto del 1792, ed il loro infelice tentativo di riprendere la fnnzione dell'assolutismo il1Ull1inato. In verità questo tentativo, che un secolo pri::.,a avrebbe potuto ancOJ:,asvolgere un vero e proprio terna di po1itidy nazionale, era o,rmai svaluta:to -da necessità storiche europee, che, pireparando la r-ivoluzioue francese, su,peraivano del tutto la conce-tione dell'assolu.tismo. Fu, perciò, che lo svolgimento p,iù pieno. della lotta antifeudale , potette esplicarsi nel periodo francese, .contemporaneamente aJ. tentativo di dàftondere auéhe nel Me7logiorno le istituzioni rappresentative. Da. qnesto momento lotta sociale e lotta politiC3 si fusero ed' i da.ti storici della monarchia assoluta vennero messi in discu~sione anche nel 1vf ezzogiorno. Invano gli ultimi Borboni dichiararono solennemente di tener fede alla legislazione a.ntifeudale, e cercarono di ricondurre la vita politica del paese nél breve cerchio dei dati storici delPassolutismo monarchico : •disfatta la classe feurale, la bot1ghesia• ter,riera uon si con.tenta.va più di a!Ssorbire soltanto la funzione economica dei baroni, ma pretendeva, garentire il pooses.sodei suoi nu·ovi diritti a mezzo delle istituzioni rap~ presentati.ve, sia contro i 1·itorni reazionari d'ella Cor'Ona ,che contro le pretese rivoluzionarie ·dell'e plebi. IL CENTnAÙSl\10 PIEJ\1ONTESE E LA RIVOLUZIONE ITALIANA : : Qnesta incomprensione dei Borboni che dopo aver inteso tntta l'utilità della legiislazione antileu<lale si rifiutavano di accettare la, formula di conservazione della. nuova classe dirigente non poteva not11detenninare l'origine della lotta, p:rospef:tando i monarchi come nemici di quel progresso che essi stessi, con la loro· politìca sociale, avevano contribuito a c1~eatè. E fu perciò che i borghesi, ansiosi di completare il loro &istema di predominio poliJtico, spinti dalla, resistenza monai-chica a dover allargare la loro. difesa cli clas..;;e·verso un significato più g.enerale, si affrettarono ad inserire la loro· azione nel moto di unificazione --italiana, rovesciando il .mito libertario contro la dina.stia dei Borboni. A questo punto il processomvoluzionatio meridionale era completo e non aspettava, altro che un appoggio più saldo per fare leva contro lo Stato meridicma.1'e. La reazione borbonica roni. tro i liberali, l'emigrazione di questi nel Piemonte, e l'accorta politic:a di questo Stato, di· retta a oorsi alla testa del moto di nnificazione d'ellli. pe;iso•la, colma.ro1110ben p1"esto questa lacuna. e fornirono la prima saldatllira politica da cui poi nacque la nuova Italia. In sostanza i liber,µi meridionali trovavano nel centralismo pietnontese Pinc:aanaUon·e giuridica burocratica di quell'ideale politico, verso cui, invano, avevano cercato di spingere l'assolutismo borbonico. Nessuno, quindi, si meraviglierà che la conquista regia divenisse il loro ideale, anche se fuxono costretti a lottare in nome di quello Statd che Bertrando Spaventa edl A. C. De Meis sognavano anacron.ic;ticamente di fondare in un paese che non aveva saputo nemmeno potenz.iare di tutte le sue ragioni lo Stato assoluto. Cooicchè, quando nel r86o l'isolamento diplomatico, la_ ribellione della Sicilii' e l'audace :impresa garibaldina segnarono l'ultima èra del regno borbonico, 1'nione politica del paese era già avvenuta sulla base della fusione dei due centralismi e sulla maturazione fra l'astrattismo istitui,ionale piemontese e la realtà semi-feudale del Mezzogiorno. In definitiva Napoli trionfò delle ragioni ideali della rivoluzione, quando impose al noovo Stato il suo ideale .schiavista e Torino trionfò cli ~apoli, quando, consolidando, anche politicamente la nuova borghesia meridionale, le sottrasse ogni direzione effettiva della cosa pubblica. Tutto fu sommerso poi nel meccanico incedere dello Stato burocratico - accentratore, nemico della libera espansione del paese. E così ogni luce idea.le si spense e la vita 1ip,rese il predominio stùl'idea. Invano la destra liberale postulò ancora le ragioni dello Stato etico e, dopo la caduta, si fece banclitrice dell'autonomia regionale; invano il partito d'azione rivendicò gli idea.li mazziniani, sognando ll.11 regno profetie'o 1 agli antipodi della realtà reazionaria italiana; invano i colltadini meridionali sfogarono nel brigantaggio - epiSO<liopo}itico degno di profondo studio e non manifestazione volgare di criminalità - la loro sete di giustizia sociale: la conquista regia, saldando i soli interessi politicam.=te attivi dd paese, impedì il frantumarsi del Regno in tn1uifesta.zioni di anarchia particolaristica, e dette la impressione cli, realizzare, almeno nel campo ùdl'asi,:attismo giuriclico-istitt.vionale, l'unità della Nazione. LO STATO ITALIANO 1 E LA QUESTIONE MEnlDIONALE Sorse così e si consolidò lo Stato italiano, e contemporaneamente vennero poste le prime basi della questione meridionale. Infatti la nuova borghesia terriera timorosa. di perdere quel dominio economico, che le Iivolte dei cafoni ave. vano nuovamente messo in. discussione, non seppe far altro che aderire ciecamente al nuovo Stato, anche quan'<lb i suoi interessi ne e_otevano essere danneggiati. Intenta :a svolgere un'azione di predominio locale) essa non poteva compirench:r'e che i termini della lotta erano ormai spostati, e fu soltanto paga di impedire che altre classi, impadronendosi della rappresentanza politica, potesser'd fare atto di adesione allo Stato e rivolgerne l'azione a pToprrio profitto. Così mentre nel!' Italia Settentrionale I'affiorare di nuovi ceti in conseguenza del progresso e del fiorire delle industrie, rinsru,guava la lotta politica, intorno allo Sta.to, variandone volta per volta l'azione, nell'Italia Meridionale tutto stagnava nella mortificante pratica del trasformismo, divenuto politica di regime. A poco per volta l'equivoco sp,ritu.ale, che aveva, adeguato la grande Rivoluzione Italiana al mi·sero schema della conquista regia, affiorava mostr'ando anche ai più ingenui• l'intimo conte111-'tomunicipale e feudale dello Stato italiano. IL TRASFORMISMO E LE « LEGGI SPECIALI» Da: ciò nacquero i due aspetti caratteristici del problema : il trasfonnismo, e le così dette re 1eg-gi speciali ». Il trasformismo, fu una specie di lotta di classe della borghesia meridionale, lo sforzo tenace di non rompere la saldatura d'interessi col centro, per impedire che fermenti spontanei di -maturazione od anche soltanto i tifi.essi dell'azio,re statale potessero far comparire alla ribalta della vita pubblica la sterminata classe dei p,·ocluittori terrieri, così lungamente ignorati e compressi. Le « leggi speciali » invece furono il sussidio caritativo che lo Stato italiano 1argì, di tanto -in tanto, più che al proletariato lavoratore, alla piccola borghesia prurassitaria e politicante, per mostrarle il suo paterno interessamento e nascondere sotto il velo della corruzione la sua deleteria opera nel campo· della pubblica finanza e dell'economia ienerale. Facce cli uno stesso feno1neno di insufficienza politica, sintomù della stessa malattia, il trasfor. mi&mo •e le « leggi speciali » continuarono la loro azione di narcosi delle masse n.1..rali,anche quaudo, per riflesso della fortunata azione delle organim-..a.zioni operaie nel Xord, sorse e si svilnppò un socialismo meridionale catastrofico nel. la palingenesi della ci viltà borghese, infantile nella riforma della società italiana. Cosl mentre le oligarchie del nord pervenivano facilmente a transigere tra loro in una collaborazione cli classe che solo il fascismo svelerà, il Mezzogiorno faceva le spese di tali compromessi attraverso la legislazione tributaria. e sociale. Il sistema, quindi, rapidamente s'integrava ed al trasformismo ed alle « leggi speciali > pu il Sud si contrapponeYano il protezionismo industriale ed il socialismo di Stato per il :',ord. Così mentre il }!ezzogiarno sempre più s' impoveriva, e i-isoh·endo il problema della propria disoccupazione con l' emigrazione transcceanica, provvedeva altresì a risolvere la gravissima que:- stione , del disavanw nazionale, i ceti privilegiati del Kord costituivano, attraverso la mediazione statale, il. sistema con cui taglieggiate le finanze del paese a proprio ed esclusivo beneficio. LA CRITICA MEnIDJONALISTJCA: Giustino Fortunato • Antonio De Viti•De .Marco Ma in mezzo a tanta miseria spirituale ben presto sorsero i primi germi della \:ita. Con quel processo caratteristico delle grandi questioni storiche, che sono di coscie::n.zaindividuale prim' ancora di di venire patrimonio di élites~ l'elaborazione critica. della. questione mericlionalé sorse per opera di due isolati : Giustino Fortunato e Antonio De Viti-De :Marco. Il primo, <lal cuore della Basilicata pietrosa, intese tutta 1'ironia del mito vergiliano della fecondità mericliona.le, ed armato degli ultimi risultati degli studi geologici, geografi.ci, storici ed agrologici, mosse guerra ai parti della fanta. sia poetica, prospettando l'inferiorità del Mezzogiorno come fatale. ,Discendendo culturalmente da quella scuola liberale, che aveva teorizzato la felicità nazionale egli inYocò indirizzi generali di governo atti a riparare le ingiustizie storiche dell'unità, e, sentendosi unico veggente in un paese di ciechi, rivestì Je sue perorazioni di un tale pro. fondo pessimismo, e.be ancora oggi le sue pagine destano un'accorata commozione. Però il suo orizzonte pvlitico non andò oltre la concezione storica della funzione etica dello Stato, e, perciò, la profonda reazione spirituale verso le classi trasformiste del suo paese gli vietò d'intendere le possibilità rhtolnzionarie del decentramento amministrativo. Il second◊, partendo dal liberismo economico, che è il p.rimo scheletro di ogni sistema libemle, svelò.al Mezzogiorno tntto il danno -provenìente Qal protezionismo doganale, instaurato a beneficio di poche industrie privilegiate, ed a danno· della prodm,ione agricola - principale, se non unica, fonte di vita della _~azione e del Mezzogiorno - e con il suo apostolato trentennale cercò saldare le poche forze antiproterioniste del Nord con le rappresentanze del Mez= giorno per un'azione comune. Ma. entrambi fallirono al loro scopo, perché, isolati dal loro pessimismo e dalla immaturità generale del paese, concepirono il male sub specie ceternita.tis, e sperarono salute soltanto dall'azione dello Stato, senza potere ancora. intra.- ':edere le forze autoctone da gettare nel fen1ore della battaglia. LA FASE SOCIALE DELLA QUESTIONE MEnIDJONALE: Gaetano Salvemini Questa posizione statica venne, però, ben pre- ' sto suirem.ta. dalla critica salveminiana alJ>azione del pa,t:ito socialista italiano. • Figlio di quella Puglia ove, intorno al latifondo ed alla cultura estensi va dei cereali, coz,- zano le p:J.ebi sterminate contro ristrette classi di proprietari, Gaetano Salvemini fu portato dal &uo stesso tentativo d'istituire la lotta di classe a<l elabora,e l:a critica di quel partito socialista itaHan.o, che n'e1 settentrione, e1eYando le plebi., stabiliva interi i termini liberali della lotta politica. Analizzando tale azione si presenta imprescindibile la necessità di spiegare il perchè dell' insuccesso socialista nel Mezzogiorno e delle sue defonnazioni in quelle poche zone, dov'era riuscito ad' attecchi.re. Evidentemente vi era qualche cosa che era

bi 1$2 estranea alParu.biente me:ridiouale e che impecliYa l'unità del movimento !;ùciali~la, qualche cosa che non era connaturale al marxisn10, ma prodotto specifico del clima politico ilaliauo. Questo ostacolo fu subito identificato e la queblione meridionale apparve al Salvemiui come presupp<>l>todella questione socia.le. D'allora il grande scrillore pugliese prese a c01nbatterc tulle le oligarchie, sia 1XL<lronaliche operaie, cosUtuite sul sacrificio degl' lllteressi generali. Dapprima la su.a critica iuvc.-.U il partito stcs60 in cui egli militava, av\·iva11closi della segreta speranza di poterlo richia1nare alle sue origini libertarie e disincagliare dalla politica dcila difesa di categorie per spingerlo nel vivo della. questione italiana : poi si sollevò ancora più in alto ad indagare le responsabilità d'intere generazioni quando la sua nuova fede lo costrinse a restituire la lc~sera. Ma la critica sah·em.iniaua, pur superando, con una. i11\·est.igazione feclde e pertinace delle cause del male, la fase pessimistica cl.el problema, uou potè ancota eYadere il chiuso otizzonle del proble.mis1no. La necessità dell'analisi 1i,·elatrice ed il processo di maturazione politica anco1·a aH'inizio non consentivano sintesi affrettate, e, pur avendo &.1.h·c.mini già .identificato nelle cla.s.si della produ.doue terriera la miniera dell 'autitrasfonnismo rivoluzionru;o, l'azione pratica. gli apparve ancora sconsigliata dalle necessità quotidiane della battaglia ideale. LA GuEnnA Ad affrettare I'inizio del processo di maturazione politica conbibtù invece notevolmente. la guerra, che, obbligando gli italiani ad uno sforzo m1itario, doveYa fatalmente sYelare le deficienze e le ingiustizie dell'unità storica. Preceduta dalla concessione del suffragio uu-iversale che la critica salveminiana aveva s1 llllllgamenle postulato, la guena obbligò le classi rurali del ì\iezwgiorno ad un lavoro di autoc1it.ica., tuttora in pieno S\-iluppo, e dette i colpi più rudi al dominio delle oligarchie trasformiste. Infatti 1 'elevamento progressivo dei prezzi dei prodotti agricoli, mentre potenziò rapidamente la secolare fame di terra dei contadini meridier nali, agevolò la tendenza all'alienazione da parte dei propriet.arii non coltivatori, operando una ,,era e propria rivoluzione, le cui conseguenze si fa.ranno ancora a lungo sentire. D'altr~ parte la gravezza del servizio militare acni nella grande massa dei combattenti il senso delle ingiustizie storiche, mentre la propaganda sovversiva dei conservatori tradizionali raffon:ò in essi la pretesa alla terra. , ?'le derivò, nell'immediato dopo guerra, quel movimento d'invasione e di ripartizione delle terre da parte degli ex-combattenti che rh·elò anche agli occhi dei più inconsci l'esistenza di nuove Yolontà, non ancora irreggimentate, e,. ~quando le vecchie classi dirigenti non tardarono a gettarsi nel movimento, per scongiurarne le conseguenze più radicali, non pochi furono quelli che temettero più vaste reazioni. Il movimento, perciò, ebbe una sosta, più per mancanza di capi intransigenti ed emancipati dal sistema economico della ·classe che imprendevano a combattere 1 che per mancanza di forza intima, e franò, un po' dov7.Ulque, anche là dove ebbe la fortuna, come in Puglia, di essere capeggiato da uomini come Gaetano Salvemini .. Ma se la mancanza .di una vera e propna nuova classe dirigente impedì allora la vittoria, è fatale che il movimento d:ebba riprendere il su.o sviluppo dopo nuoYe fa.....c::i d'incubazione sto. rica. IL FASCl~MO Ed invero lo stesso sorgere del fascismo napoletano costituisce i11dubbiamenfe un altro inclice della sconfitta storica del trasformismo per opera delle generazioni post-belliche. Prodotto dall'accoppiamento d:ei bisogni delle c~i piccolo--borghesi cittadine e.on la rettorica dannunziana, il fascismo napoletano fu, un prodotto sui generis 1 un misto di antisocialismo ed antitr'asfom1ismo 1 che non riusci mai ad assumere carattere originale. Suscitato farse in principio più da ragioni mimetiche, cbe da bisogni veramente se~titi, vis.se, senza grande seguito, fino alla mareta s~ Roma ed invano si sforzò, dopo tale avveu1men~ cli assumere atteggiamenti federalisti. Il f~smo settentrionale - l' unico e vero e:rede dell'unitarismo storico nella funzione di oppressione del :Mezzogiorno - ne schiacciò bou presto le pretese autonomiste, quando r~~o<lusse 11uovamente il prepotere dei trasfonmsti della dolenza. ~1 ~ D'allora fo1·se cominciò insieme il period~ U.l maggior sofferenza e di ~aggio:'e matur~z10ne per le geuti del Sud, e la cieca v1~len.za cl':' partigiani cl'el Governo svelò agli occhi mgemu delle grandi masse tutto il secreto della qu·esbone meridionale. Invano i fascisti di buona fede e i fia11cheggiatori, desiderosi di risolvere a proprio beneficio il fenomeno, ammomrono 11 partito doi::urnmte di non esagerare nel concetto della violenza per non svelarne il sistema, cli riswi·miar_e i e.api avversarii per non a,:vilire i~' rsonalismo, cli agevolare gl' interessi coll~ttt:1 per. non aggravare le ingiustizie preesistenti : 11fascismo ufficiale, preoccupato di consolidare 11.pr~pno dominio in uno schema. rigidamente urutar'10, e tuttavia pretenzioso di ope:rare anche nel Sud quel sovvertimento che~ nel Nord si era preteso chiamate rivolu,;io11e, non seppe fa1'e altro che LA RIVOLUZIONE LIBERALE esagcnue 11 .".1-istcma, di tanto acccnluando 11 concetto ddla violem-a di quanto piu deboli si mostravano nel Mezzogiorno le correnti dell 'op1nione pubblica, p-iù recenti apparivano i ceti di nuova fr.>1 JJJaJ..io11e,che si acciug<:v:.•u,, a &volge1·e un'azione antitrasfonnist.a. Fu come il eauln del cigno del tra.sforn11smo : la ptetesa :,~~wrrJ:i.ed antistorica <li ritt..::.ciread imporre llllQv:un.cnte il sistcm..a., nel momento stesso iu cui s,i •!ra costrelti acl abbandonare le finezze orgaui-,;1;-Jteda una esJ_X::'ric1l'l..a secolare:. :=--;atU1·alm(..•'ntp, come avviene in <·a(;,icon.simili, l 'csagerazimre del melo<lo J1011 servi ad altro c-bE:: a dislruggc.·rlo. Destino questo si11.golare del fascismo U1 t11tta Jta.lia, più aucor'a nel Mez.wgjorno, ov...: il novi,dato di libertà e:ra ap'J)<.11.à caso di c«win1.r.:1.individuale, e le masse solo <L-'l poco comiuri ..tv:u1.o a distaccarsi cL1llaconcc-.doD.c; passiva ddlo ,t;,1o paterno. Ora il }.J,.;-o.<_;giorno,in conseguenza di questi av\·en.imeuti i: ,li queste esperiell7,,c, trovasi ia uno stato di &)SJ)ensiouc, oltre di cui la nostra speranza accende luci più vive ed orizzonti più ampi. Potrà così ripiombare jo tLua co11.dizi011edi nuova inferiorità, come sollevars.i ad una visione pjlt piena e _p-i1ì sicura dei suoi destini, rna le sventure sec:ola.ri, l'iusegname11to dei precursori, la passione di un numero sempre maggiore di suoi figli, .alieni dal servilismo cd iulrausigenti nella fede, ci fa confidare di potere assistere finalmente al sorgere di uua classe dirigente, conscia della propria missione, e decisa a portare alla ribalta della lotta politica gl'interessi e le aspirazioni della stenninata classe dei produttori meridionali. Certo non ci nascondiamo che il passat.o ci incalzerà con nuovi tentativi, sforzandosi cli assorbite in w.1'abile linea diplomatica le reazioni suscitate dalla violenza, ma ci sembra che giorno per gior'uo venga affiorando 1llla nuova generazione òi politici il cui còmpito storico sarà quello di intraprendere, contro il feudalismo trasformist.1, della vecchia borghesia. terriera, gli -interessi. liberali delle nuove classi in formazione. Di questo--duello, che ueI campo <lell'organiz- ,.,.zione staLale sarà altresì il duello tra la vec. chia e la nuov·a Italia, sarà intessuta la futura lotta oolitica meridionale, ed è sintomatico che tutti -i partiti storici cerchino oggi cli riprenclere posizione con aperte afiermazimii cli decentramento autarcluc-o e di autonomia regionale.. IL NOSTRO COMPITO E' cosi finalmc.-ute che 11 nostro còmpit.o si profila limpido all'<,cchio del lettore. Riunirci per spazzare 11 t.t:rribilt: ~imis-mv della solitu.clinc, J.!Cr elaborare insieme le nostre teorie c.~ i nostd miti, ma riunirei sopratutto p<:r eccitare la /c,nnazione della nuova cla!!lle dirigc,11:<: L-<l ~ducarla al disprev,o delJa vittoria nascente dal cc,mprom.<.,s,o ed alla dolorosa passione della lotta anche se non vittoriosa. Combattere, oggi e S<:JO pre, le deviazioni de, partiti storici, s,·elarne i 1._-0ttintcsie gH equivoci, incanalare le idee verso correnti la cui serietà non sia discutibile, provoca.re, se occorre, anche la forma,jone di nuovi partiti, fino a quando le oligan.hie antimc.-ridiunali non sian.o 1Y..itlute, ecco il nostro còmpit.o. Per svolge1·lo a parte ~rnj altra inl7.iati va locale - nessuna palestra migliore di quesW, spontaneamente eletta, che s'intitola a qudla ·ri'voluzione liberale 1 eh<:: sarà realizzata solo quando sarà fatta anche da noi mericlionali. Perchè bisogna <..'01lvi11.cersi, u.na volta per sem.- pre, che la questione meridionale è tutta la questione italiana. e che gli studii, le critiche e le omelie sulle sventure: del Mezzogiorno o.on. serviranno a nient.e se nc,n si ritLscirà a con.vincere i meridionali stessi della bontà della loro causa. I liberali del Settentrione debbo110 fiancheg. giare quest'opera rifi11tandosi cli prestare qualsiasi aiuto a quelle oligarchie parassitarie che noi imprendiamo a combattere. Con questi propositi inizia.mo la nostra fatica, fiduciosi che questo appello non resterà se,17.,a eco. G u 100 Douso1 A-ve-llino - E. Azn.{oNTii Potenza - C. BELLIENI, Sassari - G. CAPPA, CaUrnzMo - G. CARA,.ODoNnToJ Foggia - G. CHIUMMIE1'- TO, Basilicata - T. FroRE, Ba7i. - G. IsNARDI, Calabria - G. MARONE, Napoli-Salerno - E. l'Easrco, Napoli C. PucuoNrsr, Catania - R. SANTACROCE Ab-ruzzi - G. SC.roRTINOJ Palerm~ .:_ M. TEDESCHI, cata-nzaro. Su queste basi ~ivoluzione Liberale dedicherà ogni numero una pagina alla Vita meridionale, coi più importanti collaboratori. SPUNTI DI PSICOLOGIAITALIANA DINAMISMO Quella povera ex-sottoeccellenza Finzi, che al processo di Milano ha dovuto lasciar mettere in luce colla storia della propria vita anche le debolezze del proprio carattere! Lasciamo andare le altre e fermiamoci ad una sola di esse : prima di salire a.i fastigi del potere Finzi era un giovinotto che correva volentieri in motocicletta. Non arrivava mai vincitore, ma continuava a correre per s.ingolare dev<YZ.ioneall,, velocità. Riflesso di tal devozione (e causa) l'affetto per la Gazzetta dello Sport. Uua volta, poniamo ai tempi di San Francesco, si portava devozione a una virtù e a qualche libero antico, per esempio alla povertà e ali' Evangelo. La. balclli. gioventù, che ha assicu. rato all:'rif:atia la sua nuova grandez7..a, si è format.1, tutta al culto esclusivo della Velocità, ed ha riconosciuto il proprio specu.lwm pe-rfectio-nis nella , Gavcetta dello Spott ,. Pe:rchè la Veler cità? :\1aJJ ! C'è da rifarsi la vecchia domanda : dove vanno j cani, che incontriamo per le strade senza padrone e senza incarichi ma zitti e seri co1ne gente di senno e frettolosa? La velocità è naturalmente un'utilissima cosa iu \'ista di qualche scopo. Questa è sapienza an. tica. Conquista modernissima invece è la devozione alla 'velocità per sè stessa. Chi corre di più e chi corre 1>iù. instancabilmente è il p<.iù bravO; acquista per ~ semplice costanza og:ni diritto, a cominciar da quello cli metter sotto il prossimo. Si rifletla un momento e si vediJà che il vezzo moderno <l:i non tener in nessun conto la vita altrui è nato ancor prima della guerra, in ossequio alla l~gge (questa sola rispettata) del diuamismo. Codice propulsore del quale era il 1"0seogiornale milanese. Verrà tempo che un laureando di belle lettere cercherà le fonti dell'oratoria (e del pensiero) fascista nelle qnate della Gazzetta. E sarà tlllil tesi niente affatto più stupida di tante altre. I primi elementi dello stile fascista sono là e non nel futurismo: retorica, mitologia, teatralità, disinvoltura e wpratutto quella, oggi p.I'ediletta, sublimazione <!;i fatti fisici, uaJturali e transeunti iu miti -angusti 1 sovraDJ1aturali ed eterni. La mentalità e la coltura di moltissimi dirigenti attuali d'Italia sono t11tte là dentro. Quando l'eminenza gtrigia. del fascismo, Arnaldo Mussolini formul~ questo suo credo: , _per ridar pace all' Italia basterebbe togliere dalla circolazione una ventin..1. di capi clell 'oppooizione e i loro giornali D, ragiona come un boxeur, per il quale tutti i problemi dell'universo si riducono alla necessità di mettere knOck-out un avversario. Un sistema americano, si dice. Questa mania di diffama-re l'America.! Lo sport nei paesi anglosassoni è cosa che interessa tutti, sicuro, ma precipuamente i muscoli d:i tutti, e la passione per esso nasce dal piacere schietto della vita sanai e attivi; è rimasto, insomma - a parte le esagerazioni - il diporto. Da noi, gente tanto meno giQva.ue e tanto meno ferina 1 lo sport s'è voluto nobilitare, s'è fatto, o meglio l'han fatto di venire uua faccenda di cervello. E l'han trasformato in 11:'dinamismo :r,_ Tutti i paesi d'Europa, va bene, soffrono di questa febbre. Ma badate: pare che questa curiosissima mascherata da noi sia considerata la maggior conquista. spi.. rituale del .tempo, perchè abbiamo adesso, noi primi nel mondo, un governo dinamico, un teatro dinamico ecc. Per naturale conseguenza da noi i c01Tidori più veloci e i trasformisti più scaltri (tra le due categorie è ammessa com pen,- sazione) sono i più stimati uomini della felice Italia. Non mi uascondo che il problema ha un altro lato angustiante : perchè dunque la fortuna del dinamismo? Già, ma: dove vanno i, cani? DISCIPLINA E' risaputo che da un paio d'anni nell'Italia monda d'ogni lebbra è restaurato il senso della disciplina e della gerarchia. Certi malcontenti di mestiere borbottano di non so qua.li assassini e bastonature, che sarebbero avvenuti e avverrebbero qua e là. Ma costoro offrono così solamente il destro ai capi del partito dominante cli dimostrare, sulla base degli scatti sporadici d'impazienza, il merito e il vigore della gran disciplina, che tiene in redini' tallti generosi lioncelli. Perchè alt.rime11ti ie Alpi e gli Appennini non basterebbero ad arginare il lago di sangue versato. Nè vale sottilizzare cercando nel blocco monolitico dell 1 ubbidienz.a gerarchica tante signotie pa1ticola1i, SP'iec-iedi isole feudali teil!Ute insieme dalla stessa .fiumana che le nutre tutte. Ko, no, disciplina esiste, e per scoprirne il punto debole, se mai, bisogna indagarne l'origine. Vivia1no, per [ortuna, in tempi gro......::.si, d fatti •e d' idee. Poichè tutto nasce o si rinnova adesso, il mondo è un calclei·oue, dove basta tufi.are il mestolo per tfrar su qualsiasi spiegazione ci oc-- corra. Ora duuque il mestolo mi dice che la. disciplina italiana è nata, come tante altre virtù, nella grande guerra. E' nata così piena, così perfetta da far dubitare che non sia, al pari d'altre cre.:1.hLrealmeno cenc.ett.1.1.ali,figlia cli molti padri, ma d'un padre solo. Altra girata di mestolo: sissignori, ha u.n padre solo, il Regol'a·m.ento d.i disciplina per l'Esercito itaéiano. Bisogna esser stati nelle caserme, durante le opeIWioni di mobilitazione, e lassù al fronte, nei Corsi allievi-caporali e allievi-ufficiali, e nelle trincee e nel le batterie per ca.pire l'enorme importanza del Regolamento di disciplina. (studiato o anche soltanto praticato) sullo spirito della maggioranza degl 'Italiani, intendo degl' Italiani che pretenclon d'esser colti. La più parte di essi era andata in guerra sprovvista cli vera coscienza morale. Sapeva, sicuro, che non si deve uccidere nè rubare, si devono pagare le tasse e rispettare le autorità, esser buon.i e gentili verso gli uomini e gH animali, assolvere ai proprii impegni, nutrire degli ideali ecc. Ma che moralità sia un fuoco intimo, non iden.tiJìcab-ile con nessun codice, identificabile solo <'on personalità etfra, ltggc per S('. infallibil<c <:CC. non sospettava n<.-mmc-no.Erano andati in querra per il gnsto dell'avventura, IJ per la spinta cli varie ideologie o semplicemente per la spinta del foglio di pre.-- cetv,, wn in mente delle visioni truci o glorio6e di sa,,gu,, e cli sole. Ed =:o, prima d'esser a.mm~c-;i alJa fatJca della guerra, o, quasi a ristoro, nelle J.>ause di essa, <:eco la careehizzazione del Reg,,lamento. {jn singolare pala7..;,_,,! Trova van là rkntro un <:urioso mu.seo di prescrizic,ni formalisti.che, che avrebbero potuto apparire ben aride e a.s,urcle nell'ombra della possibile morte imminente, ma <.:beinveu::: si ooloravano, per l'invincibile tenden".a fantastica italiana, di c-olori rer mantrci, quasi si potes..e Il in quel palazw severo fare una dt:gna t,,eJetta funebfe. A !tre cose c'erano giù nel le fondamenta che già il b-UDn .Boine s'era sforzato anni avanti cli mr.>Strare Tra l'altro un'urbanità, la quale indicava, rome quelle fùlmule fossero e56en.7Jalmente un. I>r<;-memoria. ad uso di persone, che .sapessero già wsa fossero sa.erificio e dovere, I"3-tria e:l umanità. Studiare il Regolamen.w di d,f..scipli:na t:: n<.m iscorgervi sotto, a cvmmen.to, la. figura d' un .\-1.ass-imr.,d' ;\'l_xglio vuol dire nr.m. capirne nulla. Ebbene molli dei buoni italiani, i moralmente anarchici, non ne capivano nnlla. E luttavia videro in quel cc,dic:ett,-.,cli prescrizivni il libro educati,·o cli cui ab-bisc,,çnavano. Ideologie ne avevano loro in serbo, o potevano toglierne in prestito a bizzeffe. );on sentivano il bisogno cli rinnovare (cli creare/ l'humus della loro anirna, sentivano il bisogno d'un pe7.7..0 di sistema, d'uno schema saldo, ben ramificato. E se lo piantarono in corpo quel bastone pluricornuto e si sentirono finalmente uomini oompù,.ti. Fu un'ab-ata di genio di Mussolini, quella. di aver armato i suoi uomini di manganello. Manganello flWri, manganello dentro. La storia. ricompensa sempre con un quarto d'ora di cel.e-- brità coloro che sanno esprimere con simboli materiali quanto è racchiuso negli spiriti della lolla. Ora c'è un mu.cchio di ragioni, pe:rchè il fascismo si mostri tanto n.::Sistent.e. contro l 'offensiva del!' opinione pubblica. :\la lasciamo eia parte ogni considerazione d'interessi speciali e generali, e presentiamoci il caso di quei fascisti - saranno ce.-to molti - 1 i quali traggono dal loro mestiere più perdite che guadagni e sono, come si dice, uomini cli fede. D maggior bene di costoro è appunto la loro , disciplina•, quel bastone piantato dentro per tenere sn il loro mondo morale. Se quel bastone domani si rompe come un pe,..zo di legno qualsia.si? Si può ridere raffigurandoci le vie e le piazze piene di gente da uu'ora all'altra oostretta a camminare sghemba. Ma non bisognerebbe esser Italiani per non sentire quanto la vantata disciplina sia per tutti mortificante. \"0LO"TA' • Quest'altro tabù è in circolazione da un pezzo. Ma anch'esso ha trovato· secondo la recente dog- , matica, soltanto nel nostro tempo le personificazioni più compiute. « Volere è potere> diceva già l'ottimo ~Iichele Lessona. Ed ecco per semplice effetto di volere oscurissimi giovincelli salire alle cariche maggiori dello Stato. Le aquile romane dormivano da millenni; èd eccole, allo scatto d'un comando telegrafico riprendere il volo imperiale per posarsi sulle sabbie africane fin sotto l'Equatore. E nondimeno il mondo sempre inYiclioso non vuol lasciarsi imporre da quegli starnazza.menti. E gli stessi Italiani, questo difficile e mutevole popolo, si mostrano già stanchi di tanti sforzi ,·olontaristici. Onde sorgono delle sibille tricolori a lamentare che il malumore icouoclasta insieme con tanti ideali appella usati sia per distruggere anche alcune virtù quasi intatte, archetipo delle quali sarebbe aJ>- puuto la volontà. Che cosa rimarrà ali' Italia rica.du.ta nell'antico scetticismo? )lolti cittadini dabbene scuotono la testa riconoscendo che c' è del vero nelle anticipate geremiadi. Occone dunque decidersi a metterla sulla bilancia questa viitù cardine della vita moderna. Chi ha provato ad esercitarne sul serio almeno una virtù, sa di quanti pezzi fosse ine,-itabilmente l'abito di lei. Perchè insomma se lo spirito umano è pronto la carne è debole, e una volta sposatala, l'alta donna, fino al divorzio si doveva pensare a vestirla noi. E invece come appare la rinnovata dea \"olontà ! E' tutta bella, tutta lustra e agghindata, con riflessi di scatola come - mi si passi il paragone in tempi bellicosi - come un soldatino di piombo uscito appena cli fabbrica. Armato di tutto punto, colla sua uniforme scintillante, coi colori della salute nel viso feroce, col colore dì morte nell'arma spianata il soldatino è sempre pronto col piede in aria per iniziare la strage. E' sempre pronto e non si mtt0ve mai. 1,.._,. sua an.ima è tutt.."'tnel gesto, e in quel gesto si esaurisce. Non, è un soldato, è la volontà d'esser soldato. D piede in aria, le armi, il ...-iso feroce sono la COmic:a (la tragica, se Yolete) smorfia con cui la voJootà esala il suo ultimo respiro, e dunque sono le. maschera dell'impotenza. Non è di natura ngua.l-c la celebrata volontà di volontà moderna? Non è ora. di riconoscere nella , Volontà •, in questa pretesa dea, una Venere Pandemia e cli congedarla? Per ricominciar ad esser qualcooa. prima di volere. L. VINCENTI Questo numero è mandato a indirini scelti ad ._ ad uno di uomini che possono costituire la base della classe dirigente meridionale. Essi d«rvono rispoa .. derci e allargare la cerchia dei 11ostri lettori e, Gel nostri aderenti.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE LIQUIDAZIONE DI UN MITO I. I\ voto parlamentare del 22 uovembre, in cui Carlo Delcroix, Se.in Bene1li, Cesare Forni, Ani.. tonio Salandra votarono a favore del « commilitone• Mussolini, mentre i cosidetti combattenti si astenevano, rimaneudo a rapprese11tare l'Opposizione, attorno agli onorevoli GioHUi ed Orlando, solo uno sparuto ed eterogeneo manipolo, è la disfatta piena ed incontrastabile di una campagna di stampa durata tre mesi, è la rovina assoluta delli tendenza « centrista » e patriottarda. Da1 voto suindicato comincia una nuOV'a fase della battaglia antifascista, per cui è necessario buttar a mare, una volta per sempre, • liberali 11 e combattenti, e mettersi risolutamente sulle traccie dei partiti di sinistra. Anche se in via di dannata ipotesi dovesse P.rov. visoriamente trionfare una combinazione giolittiana, fatta di compromessi, materiata. di scaltre e geniali ipocrisie, per cui il liberalismo adulterato di conservatorismo prendesse il passo sulla democrazia, resterebbe semp1-e, nell 1episodio del 22 noVembre, un gruppo soccombente, svuotato ormai di capacità e possibilità politiche (se pure ne ebbe in passato), quello dei -coaìctetti « combattenti 11. U mito dei combattenti, la loro valorizzazione ,i debbono a unierrata. valutazione di uomini e <li dottrine, per etti numerosi individui organiaz.ati per motivi p['evalentemente economici iu un'Associazione per sua natura semi-governativa, veru1ero un bel gion10 chiamati ad interpretare ed a rappresentare il pensiero politico della Nazione, con lo specioso pretesto che ,: avevano partecipato alla guerra vittoriosa li. Come se bastasse il dovere compiuto per crea.re una coscienza politica! Ma purtroppo le funeste ideologie del dopoguerra a cui il fascismo diede nuovo rigoglio, hanno tolto a molti italiani il do•o di 'ragiona.re schiettamente, in modo positho e logico. E innanzi tutto, poniamo ben chiara una cosa. I membri dell'Associazione Nazionale dei Combattenti, dell'Italia Libera, del Nastro Azzurro -od erganismi affini non rappresentano affatto tutti coloro che presero parte alla g.uerra 1 ma solo una JX)rzione minima di essi. Concesso che gli organizzati raggiungano un milio~, resta~ no fuori altri quattro milioni di combattenti -altrettanto autentici. Tra costoro sono gli intellettuali che non vogliono saperne di Leghe, gli -;mpiegati o gli operai che per farsi strada contano esclusivamente sulle loro forze, i contadini ignoranti (magnifica carne da can.none) che non s'impicciano di politica, ed hanno ~agari dovu- -to emigrare perchè la « terra » che fu loro promessa nelle radiose giornate del r9r5 è ser;ipre 1.I] mani• altrui. (9uesta inunensa falange di non tee.serati milita nei partiti « borghesi » o non :la politica : non è giusto che un quinto del suo totale si arroghi il diritto di parlare come se la impersonasse per intiero. Socialisti, popolari liberali democratici comprendono valorosi ex~ombatte~ti, i quali si sentono estrallei agli interessi e alla mentalità dell'Associazione Na-. zionale e pretendono conservare gelosamente la loro personalità di cittadini liberi. Perchè, per entrare fra i cosidetti e: combattenti D due requisiti spirituali si richiedono, oltre allo stato di servizio bellico : la propensione alla retorica patriottarda, il bisogno istintivo dell'inquadramento. Noi ragioniamo freddamen- •te in sede politica, e ammettiamo psicologicam~te "il desiderio di sentirsi un « gregario » (di sfoggiar decorazioni, nastrini, ecc.; tipico p. es. nei fascisti, e capace di spiegarne la fortuna fra i ragazzi, le donne 1 i pensionati, ecc.)i e il punto d'onore che la piccola borghesia pone a mostrarsi « patriota li. Non trascuriamo neppure i motivi economici (non certo spregevoli, anzi più che legittimi) e pratici: disbrigo sollecito di pensioni, indennità, ecc.~ . . Consentite però che questa somma di ra.gioru che inducono all'iscrizione all'Associazione Na2,iona.le dei Combattenti non abbia nulla di specificatamente politico: siamo davanti ad una risj}cltabilissima Associazione di mutuo soccorso, e nulla più. II. Prima della « maircia s.u Roma 111 l'Associazione non aveva nessun carattere politi_co, nè1 tanto ~enQ, funzioni politiche: tutt'al più, raffigrurava il generico patriottisìno qorghese, a tinb\ lievemente nazionalista. Il fascismo, rapp,<esenlante della mentalità pkcolo-b~rghese • e.."3.Speratae mescolata a fumose ideologie .proletarie e alla cattiva letteratura dannunziana, e,a in certo qual modo l'avangnardia spirihl:'1e <:kl combattentismo da questo seguita con simpatia. La fantastiC:. scalata al potere,_ conquistato senza colpo ferire, scatenò una gigantesca lotta di appetiti e di ambizioni. Chiunque era portato verso il partito dominante mu:ava . ad assicurarsi in cambio dell'adesione, de1 p,nv1leg/. Otte;utili (o nell'attesa di averli) diveniva a su.a volta pre<la de/ regime. Fu questa b sorte -anche dell'Associazione Nazionale C0111battenti, Mutilati, é---c_ . Degli uomini che di essa si valsero o che essa espresse dal suo seno, non uno si è . di~ostrato fo qualche modo eminente. Fermo 11 nguardo dovuto alla loro con.dotta ~lica, furono dei -politici ,da operetta. Le mutilazioni di Carlo Delcroix non abolisc.ono la pretensiosa e vuota retorica delle ~ue pagine e delle sue oraziani; la medaglia d'oro di Ponzio di Sa12 Sebastiano 0011 copre il suo ridicolo scntimen.ta1ismo, il SttO stile sfibrato o troppo teso, il suo pensiero contraddittòrio, fiacco, stralunalo. Noi che vedemmo, testimoni involontari, Ald.o Rossini prepararsi la base elettorale a furia di concioni ai reduci e di patrodtiii locali 1 con I' ausiJio del fiumano professor ìVI:ario Morengo, e la sopportazione degli ascoltatori di un flusso di vacue e reboanti parole; o che leggemmo, con edificato stupore, qua,1to l'ultimo giornale di Benito Mussolini stampò circa l'attività postbellica dell'on. Ettore Viola, non ci meravigliammo troppo di ritrovarli momentaneamente assieme a Cesare Forni, Massimo Rocca, Sem Benelli e Peppino Garibakli. Ossia in compagnia di un ras sfortunato, di un anarchico conservatore, di un poeta autore dell'Arzigogolo e della Santa Primavera e di un garibaldino franco-italiano. Bisognava aver perduta qual1111qne nozione di sana psicologia per fondrure su costoro un'azione politica in grande stile. Una volta che dei bravi ragazzi come Ponzio di San Sebastiano, superate le in.certezze delle giovanili illusioni estremiste per 11a !}Oesia del proletariato e la legislazione del bolscevismo, si erano lasciati sedu.ne dalla diffusa infatuar zione pel fascismo che dilagò dopo il novembre 1922 1 non rimaneva loro che aggiogarsi al carro del trionfatore e trascinare nel cortoo vittorioso anche l 'Assoc~~ione Nazionale dei Combattenti. Ciò apriva la via a una carriera politica insperata. e miracolosa: Pinclusione nel listone realizzava i più folli sogni dell'ambizione dell'adolescenza, cariche ed onori li innalzavano su diun priedestallo, almeno in apparenza, sacro. , Senonchè, il fascismo 1 novello Mefistofele, chiedeva l'anima ai suoi imprudenti ad'epti, domandava loro - e, dal suo pwnto cli vista, non im.:ri.ustifìcatameute - fedeltà, sottomissione, di;ciplio.a. Chi aveva accettato il gran patto rimaneva legato per sempre al regime: :Mussolini « dito di Dio 11, Farinaeci, Devecchi, bisognava ingoiar· tutto 1 e ringraziare per l'onore. Imboscati, affaristi 1 individui. tarati e compromessi in mille modi erano stati riverniciati dal fascismo: il distintivo all'occhiello doveva bastare per garantire la verginità e l'intangibilità dei tesserati. Che avvenne? L'Associazione Nazionale Com. battenti diventò un orga.nismo gover.nativo, e la soggezione governativa, che l.l113, volta si· esercitava coh discrezione, fu palese a tutti : si pretesero plausi, ordini del giorno,. manifesta. zioni di solidarietà' fascista. E, le elezioni aiutando, si andò avanti cosi fin.o aJ delitto Matteotti, che costrinse i più ottimisi ed i p;ù ignari per partito preso, a guardare b cru.dele ~ealtà. Naturalmente, gli onesti, messi con le spalle • al muro, abbacinati dalla vista della scandalosa cancrena che l' assassiniQ del deputato unitario rivelava, reagirono, sentiron,o il bisogno di separare la responsabilità dai <C0111battenti , dai fasti del regime; compresero che, ostinandosi nella cieca fiducia e nella servile e supina sottomissione, la loro dignità era in-eparabilmente perduta. Ma le interviste deploratrici, le proteste, suscitarono la logica indignazione ·dei fascisti, della cui legittimità ogni impa!ziale ossenratore deve far fede. O non avevano i fascisti dato agli uomini della « Combattenti )I il più· largo ed entusiastiço 0,ppoggio? Non aveva.no regalato loro, oltre alle cariche ben retribuite, dei seggi al Parlamento, dei giornali, e persino un'intera ideologia? Perchè dunque i « Combattenti )I tradivano, passando all'Opposizione, o si concedevano i piaceri della fronda? Troppo comodo proclamare \ii quattro venti, dopo il 10 giugno, il disgusto per un regime a cui si doveva ogni cosa! Tre correnti si disegnarono frai i cosidetti <Combattenti , : quella di coloro che, con perfetta coerenza, rimanevano fedeli al fascismo per la vita e per la morte; una seconda che, pur non separandosene del tutto mirava ad !1na se1niautonomia autovalorizzatrice; e infine quella che, in rivolta aperf:?, si incanalò nell'11 Italia Libera , . La più cospicua fu la i11tennedia, la quale presenta va enonn li vantaggi di s fru t. tameuto delle più diverse situazioni, grazie alla ambiguità d,elle rivendicazioni chieste in nome del Paese al Partito dominante. Mercè il .,u.o programma estremamente generico e colorato di patriottismo umanitario, essa era certa cli "."iunire attorno a sè la maggioranza dei simpatizzanti del combattentismd, e persino - conquista o-loriosa - si vide affiancata da una , Lega italica •• capeggiata dal < poeta adriatico' bis {si dimenticò, per fargli piacete, che il primo c.ra ! 'autore della <Nave,), ossia da Sern. Bene/li. La tendenza <centrista> Delcroix-Pon.zioViola trionfò ad Assisi ed a Livorno, due tappe uguali di un'identica illnsfon.e. Sormontò lo scoglio del 4 novemb~e: sputacchiati, vilipesi, bastonati, i cosid\:'.tti « combattenti )I evangelicamente ammonirono il Govet'no, porgendo I'altra guancia. E infine, il 22 novembre, venuto il momento della responsabilità d•ecisiva, in ].Xlrte si astemiero (pel meschino calcolo di evitare una scissione) e in parte <nutrirono fiducia,, accodati a Salandl'a, e con.fondendbsi con. i conservatori-fascistizzanti. III. Della reazione morale con.seguente al delitto Matteotti e della suddivisione avvenuta tra i <Combattenti, la starupa dell'Opposizione cc,- stituzionale cercò di trarre partito. E si ass:. stette al fenomeno del <gonfi.amento , dei <combattenti , chiamati ad incarnare la tradizione del Risorgimento, sostenuti nelle elezioni amministrative, favoriti nella riproclu.zion.e dei più insignificanti ordini del giorno. Notevole però il fatto che, mentre l 'avaugua.rdia di essi, cioè l'< Italia Libera,, veniva guardala con. qu.alcbe diffidenza e trattata con cautela dai giornali borghesi, le simpatie andavano tutte verso i < centristi ,, e il direttore di questa rivista se ne accorse quando osò toccar Delcroix (che i suoi antichi sostenitori ad oltrarw..a si sono affrettati il 23 novembre a buttarsi dietro le spalle, in. fascio con il j}Oeta Benelli, autore delle famose < regole >). li tentativo dei j}Olitici dell'Opposizione costituzionale era (lo abbiamo dimostrato) psicologicamente erroneo, perchè coloro che avrebbero dovuto dirigerlo mancavano nel modo più clamoroso di serie qualità di pensiern e di capacità ad effettuarlo. Chi con.osceva i presunti <capitani , della riscossa si ribellò alla loro valorizzazione, e vide giusto. Costruito il mito dei <Combattenti , wn enorme fatica, la macchina destinata. a travolgere il fascismo si mise in moto con len.tezr..a infinita, tra le ingiurie, le beffe, le m.inaccie dei veri fascisti, le riserve ed i con.sigli dei . filofascisti, e la velata od espreooa irrisione dei ~ sovversivi. Le più sbardellate elucubrazioni ebbero un posto d'onore nelle pagine dei grandi giornali, e non vi fu vice segretario di = sotto-sez.ione di provincia ch·e non avesse I 'onore dell'intervista. Dietro alla tardigrada. catapulta non. v'erano che delle ambizioni e della holsa retorica: neppure i pubblicisti più insigni iiusdrouo a far prender sul serio certe ;manifestazioni. Là dove non esiste una mente creatrke di politica o una passione di foila, nulla si / forma; e gli applausi ai combattenti significavano « antifascismo , e non approvazione del 11 combattentismo ». Se qualcosa di reale fosse esistito, gli incidenti del 4 novembre avrebbero dovuto segnare l'inizio di un'azione decisiva e in grande stile contro il CTOvernodi Benito Mussolini. Invece, non se ne O fece niente, e, dopo i soliti appelli alla pacificazione tutto tornò come prima. L'occaSione perduta poteva esser ripresa il 22 novembre: e il voto fu quello che abbiamo detto. Tutto ciò è perfettamente logico, e non saremo noi a manifestare le nostre meraviglie per lo scacco subìto, prevedibilissimo. L'Associazione Nazionale Combattenti, .organismo di mutuo soccorso, sairà sempre un'istituzione gover- .. nativa : potrà bisticciare con Palazzo Chigi, ma non fare il broncio per troppo tempo. Poichè , domani un ministero Giolitti, Orlando, Salandra Turati, impeI'Sonerà sempre la nazione (se nod proprio la patriaf, l'-:=l\.ssociazionesarà volta a volta giolittiana, odandiana, turatiaua; e sia lungi da noi il pensiero di muovergliene un appunto. Noi insorgiamo contro ·coloro che hannO inteso di ffil°e di un milione di ex-combattenti (su cinque milioni di ex-co;nbatteuti) l'arbitro della situazione, con.ferendo a poche persone abilità che esse non possedevano, e a un quinto di reduci tesserati l'investitura suprema. In ogni modo, la liquidazione d'el mito dei cosidetti « Combattenti, è avvenuta, la sua importanza politica è alfine distrutta. L'equivoco_ è dissipato, e ne siamo profondamente lieti . Immaginate voi un Parlamento e un Governo di ex-combattenti? Protezionismo (naturale a tutte le gran.di masse), esibizionismo retorico, incompetenza... 11 Chi ci libererà dai libera· tori? ». E vivere sempre sul ricordo e sui residui della, guerra, veder risorgere le accuse di 11eutralismo1 i titoli dell'interventismo! Pensare che il 2ioco ironico delle cose poteva darci un.a. coiubin:zione Delcroix-Giolitti, o Soleri-Rossini ! Dopo ·il 22 novembre, il ter:reno è sgombro. Ognuno al suo posto, con le sue responsabilità precise. Per ] 'Opposizione la sca.rainuccia per~ duta sia di auspicio alla vittoria. ALFA. PlERO. 60BETTI • Editore TORINO - Via XX Settembre, 6□ Dscirà in Dicembre: IL BARETTI Rivi:strt quindicinale. Avrà nel mondo letterario il còmpito che ha Rivoluzione Liberale nell'a(titvità politica. Suscitar'e preoccupazioni di serietà ed esigenze di pensiero, di critica, di stile nelle nuove generazioni. A.bbonamenta per il 1925 agli abbonati di " Rivoluzione Liberale " L. 10. A. CAPPA: Pareto· . L. 5Genera!Je SARDEGNA: Il disegno di guerra italiano· nell'ultima. guerra contro l'Austria M. VINCIGUERRA: Un quarta d~ secolo 1900-1925. ,, 12- )) 5H!3 TRE f ACEZIE fIOREBTIJE Ili GOfiT.OItIQUI1HJ.ZIOJE Era fatale che la Toscanina mezzaiola, su.ffìciente a se stesoo. come ai suoi contadini il j}Odere, scettica per raffinatezza, crudele per attaccamento alla roba e ignara d'altro governo che oon sia quello di p-&rte, assistesse incredula alla passione unitaria ciel Risorgimento e alle aspirazioni umanitarie cl.ella guerra mondiale, e si prodigasse, invece, nella guerra provinciale delle fai,ioni. < Od,; /'altra parte et chedi pochissi'nw ,. Cerchi e Donati. Dumini e Caro.si. Firenze, fallita capitale d' ltalia, doveva risocgere capitale del Fascio. Tuttavia, sotto la cenere avvelenata della su.a provincialità rissosa, cova ancora qualche fa.villa dell'antico genio realistico e motteggiatore, sempre bu.ono a incendi.are i più tronfi palloni, a.D,- che se decaduto dalla ma,,;tà dei Sacchetti o Boccaccio al la7,ro del P-wvano Arlotto o al rntto del trippaio. E' questo genio che Liquiderà il su.o fascismo. Nella pianura padana sarà il paziente eroismo dei lavoratori che han redento dalle acque la terra loro; in Piemonte la qnadratnra legalitaria dei caratteri, nel Mezwgiomo iJ risentiment.o contro la nuova invenzione di governo dei settentrionali. In Toscana sarà il frizzo mordace di un popolo che può scaldarsi, ma col patto tacito cli non arrivare a r: confondersj ,, convinto com' I: - in fondo - cbe anche il patriottismo tutto sta nel figurarselo e dal momento che il vento muta, il più sicuro grido di guerra rimarrà sempre • Viva chi regna ,. La facezia è il segno che la comincia a pw..,.- zare. Altra difesa dalla tirannide non c'è in Toscana. E prendiamola per quello che vale, a sollievo di chi, si accòra. FACEZIA PRIMA A chi la bandiera? In uno degli ultimi assalti fascisti per conqui... stare una bandiera rossa, assalitori e assaliti tumultua ,an. di fronte, pronti a menar le mani. Quaud' ecco il più accanito dei difensori farsi avanti, cambiato di tono e d'avviso, e intromettersi come paciere plesso i compagni e consigliar addirittura la consegna della baruliera al duce avversario. Ma bonariamente, come c-hi cede a una giusta ragione. <A lui gli si poi dare. Gli ha diritto_ Mi 1icordo che messe dei quattrini anche lui, quando la si dovette comprare li. FACEZIA SECONDA Ma chi si bacchetta? Ma chi si bacchetta? interroga un randellatore preoccupato· dall'infiuenza della nuova p-iega politica nei riguardi professionali. « Ora viene la ti.azione. Ci mettono in, mano m1 altro bacchetto. Ma chi si bacchetta se siam sempre gli stessi? ,. FACEZIA TERZA Barbadoro, I' hai trovata la madia! ! Questa è di classe superiore. E io propongo che sia archiviata ne,i detti celebri e tratti di spirito del popolo italiano, e diffusa per fin.i nazionali. I Che sia diretta a 1111Barbadoro o Barbadargento o Fedineappunla, importa poco. E' un giudizio capitale su una classe politica; la smontatura po1'olare che passa al Monte di Pietà l'Elmo di Scipio. Pare che abbia dato ragione al duello Tamburini-Chiesa. Era 'attribuita a Rosadi che ha smentito; la voce pubblica la rivendica a Rosai. Io ·non ho fatto a tempo a chiedere al bravo Ottone se·l'ha sbottata lui. Ma mi piace immaginarlo, sceso il Ponte a Santa Trinità, dopo chiusa bottega, lungo lungo, quasi incurvato dal peso di quelle sue manone tutte sangue e nodi che han posato il moschetto e ripreso con semplicità b sgorbia e la pialla artigiane anche se san trattare con onore il pennello e infilano alla bottoniera i nastrini azzuni; per non scomparire. G_uardarlo godersi con quell'aria di ciompo che non le beve, la passeggiata carnascialesca dei compagni rimpannucciati dal < patriottis,no, ; la baldoria dei tenenti che son generali, degli altri puri tramutati in commendatori, delle coregge caramellate (questa sì è di Rosadi) che pretendono di rinnovare l' Italia, e sceltosi il più bello, scoccargli, confi.denziale, il suo saluto. Per gli altri, finchè la v:i,, la balla. Ma tra te e me ci s'intende. Ba,rbadoro l1 hai trovata ia rnadia! ! TI che, inÌerpretato secondo la nuova machiavellica, può dar luogo a una sintesi storica. dell'era novella in tre capitoli conclusivi : CAP_ I. - Del modo ten. uto da Barba doro per trovare la madia. CAP. Il. - Del modo tenuto dal medesimo per conservare la madia. CAP. III. - Del modo ri&perare la madia. tenuto dallo stesso per PIERO JAHIER " b'Eao D6bbA STAffiPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fon.dato nel rgor, ha sede >:SCLUSIVAMENTII ÌD Milano (12) COl'IIOPorta Nuova, 2~.

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