La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 27 - 1 luglio 1924

• '':;::~1. 11 -i r'11// -I' l'o l . "-2,2 <1'1,10 'lr.ro ' "'~~ 0'.7>4. '10. Oy 0-2,,,:;;òd~ /{ "'./ ~"-rr 11111..... CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ 5TOrt.Cf\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIERO GOBETTI - Redazione e Amministrazione: TORINO, Via XX Setttmbre, 60 IL MA'RTEDÌ Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. 10 • Estero L. 30 Sostenitore L. 100 • Un numero L. O.SO Ct,i riceve uo oun,e.ro Qi saggio " r,or, ir,ten<le aPbooar5i r"spir,9.2-. il 9.iornale, altrimenti ~li cor,tinu~rerno l'invio e c::iopo un rr;q,se provve<iererr.o alla riscos.5ion~ m"diar,te tratta. Anno III ~ N. 27 -· 1° Lugli◊- 1924 'lo M ì\1 ARI O: p. g.: Matteotti. - U. M. di L.: Cronache romane, - li problema sardo; MATTEOTTI l.ia lotta agraria nel Po!esiniz • Una famiglia. di risparmiatori inesoraL'intransigente del "sovversivismo., ll 2 maggio 1915, tre giorni prima d,,Jla sagra dannunziana di Quarto1 ci f11 il Rov1:;o un comizio contro la guerra, oratori il doUor Gia~omo Matteo,Ui e Aldo Parini che vi sosten(le, esempio unico in una pubblica riunione, la tesi missiroliana della Germa. nia democratica. Invece di un discorso si ebbe un dialogo con la folla, scontrosa e diffidente per gli orarori. Matt.eottii parlava contro la violenza con un linguaggio da cristiano: nella folla fremevano fascisticamente spiriti di dannunzianismo e di piccolo cinismo machiavellico. Difendere la n·9Utralità po-leva essere la difesa di un errore: Matteotti parlò tontro la guerra. Lo interrompevano in dialogo acre ma si dovevano riconoscere di fronte una fede invece di un proget,to. Quel giorno Matteotti previde la guena lunga, difficile, disastrosa anche per i vincitori ; e portò la sua J,esi in sede med;afisica: inutilità dellit guefra, facendosi tollerare da una gene.razione nietzschea11a per lll severità della sua solitudine. Ripetè il suo discorso, quando non ·c'era più pacifista che parlasse, a guerra iniziata .. al Consiglio Provinciale di Rovigo. Proca& sato per disfaVtismo, condannato in ripetute istanze, trattò da sé la sua causa in modo radicale, senza rinn~gare nulla del suo atto, anzi ostinandosi a farne riconoscere la legittimità. La protesti contro !a gc1erra wme· violenza non era disfatLismo, ma un atto di fede ideale: bisogna saper vedere in Matteotti, giurista, economisia, amministratore, uomo pratico, queste pregiudiziali di disperata utopia, di assoluto idealismo di reazione assurda contro la gretLezza 'filistea dei falsi realisti.' Sicuro come un apostolo, Matteotti _sifece assolvere in Cassazione soste~ndo la! tesi de!Pilllmunità dell'oratore in sede d1 Cons1gl10 Provinciale. • La protesta valse per qualche risultato: • fecero attenzione a lui, che era rifo.rrnato per la stess3, causa di cui morirono giovanissimi i Sl.loidue fratelli, e lo arruolarono• per i servizi sedentari. Lo costrinseiro alle fatiche del corso. a\iievi ufficiali, rifiutandogli poi il grado per i suoi reati di di-sfatUsta. Comandato a Messina lo volrvano spedire al fronte, nonostante l'infermità, in una di quelle compagnie di pregiudjcati che si conduç,evano alla decimazione sotto la sorveglianza clei carabinieri. Rifiutò, protestando che sarebbe andato al fronte come soldato, -non come delinquente al maoollo. Allora lo internarono a Campo Inglese dandogli compagno il figlio del brigan_te Varsalon?. che lo sorvegliasse. Tra la sohtudrnc, il sospetto e le persecuzioni il carattere_ di ' Mabteotti si rivela nella sua 1mpass1bihtà. f\lssisteva alle conseguenze delle sue az-ioni come un buon logico. Conviene mettere a confronto l'eserf1pio di Matteotti pacifista con la condotta degli uomini tipici del pacitìsmo italiano, pavidi e servili per non essere presi di mira, na-• scosti e silenziosi nei Comandi o negli impieghi, emuli dei nazionalisLi nel rifugiarsi nei bassi servizi. Matbeotti non disertava, non si nascondeva, accettava la logica del suo <(sovversivismo)}' le conseguenze dell'eresia e dell'impopolarità: era, contro la 1guerra, un « coqibattente » generoso. L'aristocratico dizl "sovvizrsivismo,, Matbeotti non fu mai popqlare. Tra i compagni era tenuto in sospBLij,per la rie: chezzu: gli avversari lo odiavano _come ciI odia un transfuga. Invece Mat~eott1 era un aristocratico di stile, non di famiglia._ Il suo socialismo non è la ribe_11ioneavventurosa del conte Graziadei che abbandona una fam1glia secolare e, rompendo le tradizioni, <J,ccettala vita dello studen_te spostato con l'amante intellettuale che diventerà la moglie inquieta della famiglia piccolo-borghese, come succedé ad ogni buon mh1hsta - te-de.leal programma demagogico di andare. al popolo. . Invece Matteobti si iscrisse al Partito So- ·cialista a 14 anni, probabilmente sel)za- trovare grandi ostacoli in famiglia, forse anche ._ignorando la fortuna del padre - che del resto non era più che mediocre. Era socialista già il fratello Matteo, chi', lo prccecleUe negli studi di leg'ge e pare che lo iniziasse, con qualche influenza, nonostante lrr mode procace, a trent'anni. Il padre, di una famiglia di calderai, era venuto a Fratta. Polesine dal Trentino 50 écnni fu, quusi povero. S'era dato al risparmio con la costunza e il rncrificio di un en,igrante. La signora Isabella lo secondava dietro il banco del piccolo negozio di commestibili. I guadagni venivano investili m terreni con l'avidità d-el profugo che s'aggrappa alla terra per istin'i,o come- JJer incominciare delle tndizioni. La fortuna della famiglia• ~fattéotti primà della. guerra e-ra valu~ata a 800.000 lire di beni 1mmob1l1, tuLti sparsi nella provincia, in piccoli lotti, cornnrati d'occasione d'anno in anno. Era il ri:utto di anni di lavoro assiduo, di speculazioni oculabe. lfr,ogna tener conto di questa t,enacià provinciale per spiegarsi il carattere dèl figlio. Giacomino crebbe con questo· esempio, con \'opinione di non essere ricco con l'istinto della lotta dura, con la dignità del sacriAcio. Al ginnasio e ai lioeo bisognava esse~e tra i primi ; non perder tempo, non dissipare. SL1questo fondo solido di viTtù com.enatrici e protestanti nacque il sovversjv•ismo rii Ma.litwitti e nMq □e a~s\ocratico pM !a solit-udine. Le sue preoccupazioni iniziali e:-ano esclusiva1'nente scientifiche: ai facili successi avvocateschi preferì subito gli aridi studi di procedura penale e benché già socialista militante seguiva con predilezione la scuola dell'on. Stoppato., uno degli U.O· mini rapprese-nt.ativi del clericalismo m9d€1ra,lo. Pr_ocedeva ne.Jla propna educazione per eè.igenze interiori. In un partilo che si ric1:>rda dei paesi stranieri soltanto per la frettolosa rettQrica dei congressi internazionali efa tra i pochi che conoscessero la Francia, l' Inghilterra, l'Austria, la Svizzera, la Germania per viaggi di gioventù: è aveva 7tudiato )' inglese per leggere direttamenbe, Shakespeare. Preso nella lotta politica, quasi nascondeva gelosamente questi istinti di filosofia che non erano troppo vicini nllo stile dell'am· biente misoneista e grettamente parziale in cui gli toccava1 agire. i\fa il segreto clella vitalità di Matteotti era proprio questo: che si poteva sentire in lui, a1 di là delle sue azioni, chi gli parlasse a lungo e per scrutarlo, una vita interiore cli impulsi vari e profondi, non messa in gioco mai per le poste troppo piccole della vita quotidiana, ma perpetua e segreta ispiratrice. Onde quel suo -agire con riserbo e con fred_da eneorgia che incuteva soggezione ai compagni. La rliaschera rigida di Matteotti in pubblico •nascondeva pensieri deliberati in solitudine 0 ù sottoposti a Lutti i tormenti dia- 'l0tti~i del suo intemperante individualismo_: era naturale che egli sentisse di doverli far prevalere impassibilmente, quando si incontrava nell'atmosfera facile della demagogia dei congPessi, dove c'è _sempre _un irnprcvvisatore capace di escogitare tesi medie e concilianti. Matteo,tti cominciava a non essere conciliante per il suo sorriso beffardo e per la sua ironia perversa e spi,etata: Aveva sempre in mente delle conclus10m, non dei passaggi o•ratori o degli artifici di assem1)lea. Chi conosce in qua.le atmosfera di loquacità provinciale, di fiera_dellà vanità e di consolazioni da desco p1ccolo.borghese, sia venuto crescendo il 1,ocialism9 italiano, da Enrico Feni a Bombacc1,_da Zanardi ad Artu,rino Velia, può veder chiaro carne l'mt.Tans1genza di Matteotti - il qual.e I 111 un'adunanza giunse a far sprangare le porte perché voleva che si terminasse la discussione prima che i convem,ti se ne andassero a banchetto -· doveva costituire un oitraggio ai toUeranti costumi dei bl.loni compagni e uno strappo a tutte le tradizioni sao-raiole del tenero popòlo i'lahano, felice e buontempone. E lo chiamarono « aristocratico» credendo di isolarlo. bili ; una provincia tormentata con un'economia complessa ed incerta, terra storica di &.>perimentidi sovversivismo, spesso più sei vile che violento, sono toni sufficenti per determinare l'opera cli un uomo. Nel Polesine la democrazia era stata viva, durante il Risorgimento, nelle forme più àcce;,e: anticlericalismo e garibaldinismu, Marin, Alberto Mario'. Bernini, Piva. ~,e\ 188'.:v\ si compie il primo sciopero di conlndini d' Italia al grido ernsperato la boie, e >l gover-no per reprimBrlo deve mascherare· i rnoi sentimenti di 1•eazionee mandare i soldati a mietere il grano in luogo degli scioperanti. La situazione economica del territorio pre·senta tutte le varietà più ipteressanti da.lla cunura famigliare all'industrializza. zione agricola delle terre bonificate ; clal riw del basso Polesine alla canapa del Po-lele;,in'e settentrionale, al regime di piccola proprietà di Rovigo. Ci sono gli elementi ol;>biettiviper le soluzioni politiche estreme. L'industriale della terra bonifica.la deve seguir-e la logica dei costi ·sempre più bassi con la naturale avidità favorita dalla m~seria qel proletariato; dove incontri il fittavolo o il piccolo conduttore di terre, trovi insieme a.ll'arrivismo dello spostato il sistema di cultura di rapina, con la crudeHà che va oltre tutti gli esempi. Non biscgna dimenticare che lo schiavismo agrario dei fgscisti nacque in P0lesine con la complicità dei fittavoli. In queste condizioni, acuite dal dopo guerra, me-ntre i popolari furono subito il sostegno della piccola proprietà, i socialisti pensarono a difendere i lavorato·ri con le cooperative di lavoro, con l'assistenza alla mano d'opera. In Polesine le agitazioni per l'aumento dei salari s'erano già da parecchi anni dimostrate insufficienti perèhè i conduttori di fondi aumentavano i salari e diminuivano le ore di lavoro. I problemi socialisti da risolve·re erano: l'imponibilità delia mano d'opera (ossia attribuzione di un carico cli mano d'opera per 'ciascun •fondo), e il collbcamento, che si voleva 1~ ,bero dagli agrari e dai socialisti invece affidato agli uffici di collocamento. Intorno, a questi problemi concreti la lotta fu incerta nel _çtopoguerra. Gli agrari tutti, .nel 1920 - quando si ri'llscì a sostituire uno schema unico di pa,ttoagricolo, variabile solo nelle applicazioni ai 70 prima vig-enti nei 63 Comuni della provincia - reagirono con lo ostruzionismo e prepararono i. fasci per dominare i lavoratori con la violenza. Matt,oo•tti é stato uno dei protagonisti di questa lotta. Eg-li cercò cli regolare le direttive politiche sulla base di queste premesse economiche. Quindi \'ostilità contro tutti i declamatori del generico massimalismo. Ai cinquantamila lavar.altri organizzati della provincia bisognava indicare d~ passi pro- _r;ressivi, non dei programmi di i11quietudine e di rivoluzionarismo inconcludente. Per dare il senso della lotta occoneva non compromettersi in una catastrofe. Era la tattica opposta, già allora, del sindacalismo isterico, da cafiè concerto, di Michelino Biancij i che da ·Ferrara av,eva esercitata la sua allegra influenza ... rivoluzionaria anche in provincia di Rovigo. Gli elementi più accesi della sinistra sindacalista ed anarchica, nemici di Mattieo•Ltisin dalla prima ora, da W/. Mocchi a Enrico Meledandri al comrn. Marine.lii, che ora sarà al banco degli accusati per il suo omicidio, furono poi tutti a fianco degli agrari nella reazione fascista: essi avevano esercitato il sovversivismo come una specie di prof•eGSione della malavita poli.tica per trovare un posto a Montecitorio. Nell'odio per la società portavano sopratutto le loro delusioni di politicanti (1). (1) Un s•irl)clacalista rivoluzionario ne1 1913, ad Acbia, anivò a proclamare l'astensione della Sezione dalle u.111e per far ,~otare sottomano a favore dei ra<l.icalil che gE aveva.no clalt'o i quattrini. Costui è ora, nel p,a,rtito fascista.. Questi erano gli avversari di G. Matteotti nella lotta agraria! li pnliticantisrno fac~va le "ue pessime 1,rove nel l'olcsine socialista ;;opratutto attraver-sD i Cil'Coli (in buona parte massimalisliJ e durJ.nle il periorfo elettorale. Il mercato dei Yoti si praticava mediante i piu allegri banchetti. I d&putati !;Ccialisti della provincia, _daBadalwi a Soglia, trescavino coi radicali: Gailani, m1,,J1co,s'era adrJmttura fatto commesso viaggiatore di sè stesS0 e in tempo di proporzionale percorre\·a m bicicletta le c.impa.gne offrenl:lo specifici 8'i esortazioni: - Votate per me! L'opera di MaVteotti trascurava quaoi deliberatamente i S::ircoli e si svolgeva nelle Leghe. Consu]Gnza alle Cooperative agricole, aiuto nella. creazione delle Gooptralive di consumo, tendenza a fare in tutte le sedi questioni pratiche di realizzazione. Le sue predilezioni per le scienz~ giuridiche ed economiche trovavano qui l'opportunita <ii inserirsi nella sua fede cli socialista, e non fu solo il più dotto dei socia I isti che sctJxessero d'ewnomia e di finanza, ma il più infaticabile nel lavorn qljotidiano di assistenza amministrativa. Dovendo fissare dei rapporti bisog-na avvertire che l'intransigenz'l di :'vfattaolii in Polesine, che fu accusata ora di estremismo era di riformismo. era erru,distante dal massimalismo anaréhico e sindacalisl<! come dall'opportunismo dei sindacali riformisti .. La sua posizione nel 'i9 è chiara nel manifesto che citiamo. scritto da lui in occasione dei tumulti ,per il carovh·eri. Senza rinun. /ciare alla necessità della rivoluzione che doYrà aasc-ere dallo spirito di lotta di masse aristocratiche e difkrenziate, '.\fatteotti trasportava la discussione su un- terreno concre:to di capacità e di iniziativa. li suo buon senso rivoluzionario sembra un atto di accusa contro il sovversivismo Jpolitico dei var'ii spostati tipo M.. Bianchi, che allora provoca,·ano tumulti per pe~are nel torbido. ~oi 11011 possiamo con.clauuare la reazione del popolo contro gli esercenti e i ri\·euditori che si souo a1Ticchiti speculando sulle Yos.tre m~se-rie nel tempo di guerra; e non potremmo conàannare- la imposizione punitiva di calmieri straordinari e di requisìzi~ui. Ma vi a vYertiamo che esse non sono che pailiati-vi i qiuili si ri,.volgono a una sola categoria. di sfrntta-toti. creando buoHe illusioni, e lasciando anzi s11-ssistereo aggra11andoforse le ca.usedel caro-~111veri. Le quali C.!use souo beu maggiori e profonde, e risaJo-0110 alla o'uerra azìtutto che ha distndto ricchez:e e cmic;to lo Stato di debiti e di carta se11..:;a<..'a.101:ae;li.o stato di guerra. elle contimca softrne11do i inilitari ai lavo-ri prod1ttth:i della ci<Viltà, e alla soc1età b01"ghese., che - frappoue.nclo lra consumatore e produttore i capitalisti, i dazi, le dogane e tutti i p~ssiti intermediarii, che non producono e sfruttano - è onnai- inc3.- pace di uScire dal Yiluppo in c1ù s'è cacciata e 'di sollecitare le energie produttive. Quindi una agitazione socialista non può che rivolgersi alle cause prime-; imponendo l'tmmedi.ata. smobilitazione e il di.sanno, l'abolizione dt tutti i dazi e le dogane, ·la confisca totale dei profitti di g1.terra e l'esp_ropriazione capitalista. E non può essere condotta che dai la1Jorntor1 organizzati e socialisti coscienti, ripugnando da oo-u-i contatto con tutti coloro (borghesi, cleric:1i, democratici e faJsi apolitici) che a quelle cause haJ1no couti-ibuito; e quando essi lavora- • torr avranno forza e capacità SU.jfi.centi per Imporre la loro r-i:voluzione. Pe1.·ora una picco,la cosa sola suggeriamo; ogui Com.une costituisca Euti colletti vi di consumatori per l1acquisto e rh·endita delle merci al minimo prezw di costo, boicottando ogni -interinediario e requisendo i prodott-i necessari ,ù popolo e giustamente calmierati, spec:ialmenU dai grandi cap,~talisti agricoli che li sottraggano. Dimost1-ino intanto i fm;oratcni organizzati di sape,- fare questo. Poi, 'indi.cherenw i passi progressivi, conforme la lo-ro ca.pacità social.ìsta. Rovigo, 9 luglio r9191 La Federazione Provinciale Socialista_ La Camera del La-voro del Polesi,u,. 1 CO'lnuni Sor:.ialitti I

\ bi )06 Il socialista persecutore di socialisli Eretico e opposii,ore nel partilo socialisla, poi tra gli unitari una specie di guarclian•i della retlitudine politica e della resistenza dei caratteri: sempre alle funzioni più iograte e alle battaglie più compromesse. Combatlè tutta la ,·ita il coofusiooismo dei b_locchi, la massoneria, l'affarismo dei partili popolari. Era implacabile critico dei dirigenti e si ricorda eh€<giovanissimo io una riunione socialista, un nume del socialismo locale, aveva dovuto iolerromperlo: - Tasi ti che tega le braqhe curie I lo Polesine l'uomo di t,1tte le traosaziorn e cli tutte le confusioni era Nicola Badaloni che passava per il Prampolioi della prn'. v1nc1a, un vero santone del partilo che rappresentò il collegio di Badia ininterrottamente clall' '82 al 1910. Era venuto dalle Marche, medico condotto, poi libero docente. Nella lobta contro la pellagra questo medie~ diligente e affaceodato fu scambialo per uo apostolo. Chi noo conosce il tipo del medico 'socialista umanitario che su l'assistenza e i com;ulti gratuiti ai lavoratori si guadagna uo collegio? Eppure non era dello che i massimalisti di Rovigo non si adattassero a ripresentare anche oel 1919 questo vecchio tipo di massone in'trigante, neppure iscritto al partito socialista: lo dovette liquidare Matteotti minacciando di contrapporgli la candidatura di Turati ! Nicola Badaloni, eroe di purezza, che si doveva soltanto confrontare con Prampolini. sostenne poi oel '21 le.candidature fìlofasciste e ne ebbe in premio da Giolitti il laticlavio. In questi esempi Matteotti imparava il suo ruolo di persecutore di socialisti! Per la sua eneTgia eccessiva, invadente, per il suo spirito critico lo accettavano senza troppo entusiasm-0 ; il suo disprezzo per il qpieto vivere e per le abitudini di sopportazione gli alienava i tanti furbi che se ne sentivano umiliati: lo accusa.vano di ambizione, non lo capivano. Invece nel momento dell'azione aveva il cooser\so di tutti, e riusciva a sacrifìcare anche i più pacifìci mostrando come sapeva sacrifìcare sè stesso. Anche di questa apparente arroganza e severità la spiegazione è nella sua· ascetica solitudine. La sua diffìcoltà di conoscere le persone e di esse1'e conosciuto ;:,er quel che valeva rientrano in un austero culto dèl sileoho, in una ferrea sicurezza di sè. In lui era fonda.mentale. la difficoltà di comunicare il disagio· di esprimer'Si, proprio di tuibe le anime religiose _oetiche ; che si traduce.va in una indifferénza per le opinioni correnti, audace sino ad assalire le fame più inconcusse. In realtà l'audacia della sua critica dissolvente era piuttosto indifferenza e impassibilità verso le cootingffize. N:el 1916 al Congre-ssodei Comuni socialisti che lo rivelò a tutto il socialismo italiano, stupì per la sua completa mancanza del senso dell'oppor1JU11itàcosì indispensabile per i mediocri e per le furbizie piccolo-borghesi ! Maliteotti ebbe la bella idea di smontare tutta la relazione Caldara, come dire i titoli di un profoosore universitario di Comuni socialisti, e di imporsi coo tanta evidenza che il socialista milanese venuto per trovare i larutri dell'unanimi.là.l'dovette salvarsi coo un ordine del giorno di conciliazione. Infatti Caldara aveva fondata butta la sua costruzione, in materia di rapporti fìoaoziari tra Stato e Comuni, sul!' esperienza milanese: MatteotU in una de.liberazione che riguardava i Comuni di tutta Italia portava la esperienza del piccolo Comune," i bisogni sorpresi nella sua opera di amministratore di almeno 10 piccoli Comuni del Po-lesine: era la rivoluzione federalista contro il pericolo dell'accentramento! Ma è facile dedurre da un lai gesto lo spavento e la diffidenza dei cari tl3entioi, Modigliani, Zanardi ! Credo che ,,soltanto Nino Mazzoni, Treves e Turati lo capissero e lo amassero seriame~te ; gli altri erano offesi della sua scortesia e della sua superiorità. Il nemico dell,e sagre Il partito socialista in Italia, durante trent'anni, continuò gli storici costumi dei _ congressi, dei comizi, col culto del bell'ora- - tore come Ennco Ferri, coo l'ab,tudrne '.l.l convegni che terminano in. una formidabile pappato·ria. Era anch'esso italiano sebbene il freno naturale del proletariato e della stessa lotta intrapresa oon lo lasciassero giuog,ere mai, nemmeno quando lo guidò un romagnolo come Mussolini, alle raffinatezze e ai capolavori sagraioli di entusiasm0 e cli devozione gaudente che dovevano essere la caratteristica e l'essenza del movimento .fascista. In realtà il tipo in cui si mostrò il nostro socialismo è più il tribuno che il politico, e ne venne uoa classe dirigente di avvocati penalisti, oratori facondi invece che dottori di diritto, accomodanti per vanità e per odio della politica. Formarono una specie di classe che e.serchtava professione di assistere il popolo e di « discutere la situazione,, e perciò si scusava di non aver tempo cli_leggere libri e di farsi una cultu-ra politica realistica. Dovevano rispondere alle lettere degli elettori e trovarsi 'a, caffè per scamLA RIVOLUZIONE LIBERAL~ biarsi lo impres~ioni e inventare nuove tendenze. Anche dopo che fu deputato, Mattéott1 repugnò sempre il. questi compiti domagogici; rifiutava le raccomandazioni e lutti i casi personali che non implicassero questirm, generali cli ingiuslir.ia dichiuranrJo: - l'er queste cose rivulgelevi a Gallan i e il. 13egh, i Sino al 'HJ aveva dala tubta la sua open alle amministrazioni locali (era consigliere cli una decina di cornuni, drJVepossedeva le sue terre disperse) <' ali' organizzazione di sindacati e di coopen,tivc. Matlcotli organizzai,(" l'osse,;sione della semplicità, della chiarezza., della pralicità. gsemplificava nei particolari, proponeva modelli di slatuti, di regolameni,o, parlando coi contadini come uno, dei loro. Trattandosi di fondare uoa cooperntiva peo&1va a lutto, consigliava, disponeva, dava l'esempio, dai modi cli servire al banco alla contabilità dei registri. La sua severità di amministratore era addiribtura paradossale in un socialista: sentivi io tanta rigidezza il padre conservatore. Così era diventato - pur senza mandati precisi, l'ispettore volontario di tutte le coopera,bive e di tutte lo leghe, l'incubo degli amministrai,ori per_ la sua implacabile incontentabilità di spulciatore di conti e di bilanci, il carabiniere dei facili e tolleranti impiega,ti. Così era il suo stile di giornalista, prima che arrivasse agli articoli magistrali su temi di bilancio nella Critica Sociale. Infatti anche nella sua educazione economica noo ebbe la disinvoltura italiana del prog-ebLista: prima di studiare il bilancio dello Stato aveva lavorato per anni ai bilanci dei comuni. Nella Lolla di Rovigo, diretta da Parini e da Zane.Ila si possono scorgere le sue preferenze cli scrittore: articoli brevi, facili, semplici. Un'idea sola; con dati precisi, con numeri evidenti, preferibilmente senza polemiche, senza scandctli. Un giornale illeggibile per i pettegoli e per gli svagati che si diri,geva al senso pratico e alla pazienza del contadino, C'era infatti del corutadiho in questo signore che dov•etbeassistere 'll.I1 giorno in Rovigo dopo un comizio a una manifestazione vioIinta dei cittadini che gli gridavano: - Via da Rovigo ! Va a Fratta ! Anche i socialisti si lamentavano, a Rovigo e ad Adria, che egli non parlasse mai in città. Sembrava un insulto il fatto che egli avesse preferito parlare a pochi contadini invece di tenere una conf€lrenza con ovazioni sicure al bel pubblico di città. Ma egli non voleva essere l'oratore delle grandi occasioni. Non si montava mai. Cominciava quasi piaiLto.Poi l'argomento - preparalo sempre coo accuratezza su un foglietto di carta magari in ferrovia con la matita che teneva appesa sempre per una catenella all'occhiello della giacca - lo• prendeva e la. voc.e urtante, irritante, eneTgica e ruqe squillava come per dominare. Allora parlava da padrone, come chi non improvvisa mai. Ma il suo posto era oei contraddittori. Si presentava, spesso solo, non preceduto da soffieitti, alieno da ogni coreografia. Severa-. mente eleganbe, senza distint/i.vi, &e/Ilzacravatte rosse al vento: Enrico Ferri trovava in lui il physique du r6le del conservatore. Ma piuttosto appariva subito come il combattente pronto, energico, sempre a posto, ragiona,to-re freddo e sicuro, sempre. Nessuno l'ha mai battuto in un. contradditorio. Era sempre l'ultimo a replicare. In Polesine ricordano ancora com.e smontò Pozzato, depu. lato repubblicano, principe di arato-ria forénse. Tra il t919 e il 1921, con le masse insoff,erenti, Ma,tteotti esigeva che si lasciasse. libertà di parola a qualunque avver. sario, altrimenti non interloquiva, ritenendo che si fosse recata off.esa a lui. A Lendinara, in un comizi-o essendosi lwati i bastoni contro !'on. M:erlin, Matteotti gli fu scudo e s'ebbe lui le legnate. Temevano tutta.via gli avversari la sua audacia dialettica e preferivano la fuga, come successe a, Michelino Bianchi, candidato per gli agrari nel '19 per la circoscrizione di Ferrara-Rovigo che rifiutò coraggiosamente il conibraddiborio a Matbeotti presentatosi solo in uo comizio del blocco. Sdegnava le parate, la febbre degli scioperi.. Ma a Boara dwante uno sciopero, quando si decise contro il suo parere di cacciare i crumiri dell'Alto Veneto, ad affrontare la forza pubblica che li proteggeva noo si videro più i rivoluzionari, ma primo tra tutti Matteotti, che pagava di persona anche in quel caso, disciplinato e audace. Perciò la sua autorità fu sempre grande lra le masse cl1e sentono d'istinto il valore del sacrificio. I contadini dei paesi sperduti che egli visitava la domenica invece di partecipare alle feste ed ai banchetti cl i città oon se oe dimenticavano più. Gente semplice, ma che sa discernere dove si nasconde una· serietà interiore e dove risuonano soltanto discorsi d'obbligo. Ripugnava alle sagre per quello· stesso riserbo che portava per tutti gli atti della vita privata. Nel '19 un organizzatore che voleva il suo ritratto di deputato mandava tranquillamente il ritratto d'un amico, che per poco non venne pubblicato: valga quale prova di come egli considerasse gli esibizionismi più consueti. Sapeva far rispettare la sua solitudine e pochi ebbero le sue con. fidenze o conobbero la sua vita intima. S1 car,eva s,,1tanl.<1ehe era rigidissimo, sobrio, rettilineo, senza vizi cmne dicono-: e rr,s, si rispettava la sua severità verso gli allri, il suo fanatismo proteslaote contro r-lliunque avesse avuto uoa debolezza colpevole. !.,Juesta sicurezza noo era sostenuta da una r-red<•nzareligiosa, ma s<,lr, da uoa fooe di stampo austero e pessimi,Lico, nei valori. di individualismo e cli libertà. Del suo rispetto di ateo per butte le forme religiose si h<Lla prova nel callolicismo fervido di suu moglie: o in questa repugoanza di laico moderno verso l'anticlericali,mo grossolano dei prim( socialisti si rivela una spirituali là c-onscia dei motivi più deliectti di lolleranza e di au l.<Joornia. Il suo marxismo /\on ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente di non a.ver bempo per risolvere i problemi fì losofìci perche doveva studiare bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti. 8 cosi si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Yla il suo marxismo non era ignaro di Hegel, nè aveva trascurato Sorel e il bergsonismo. E' soreliana la sua intransigenza. La concezione riformista di un sindacalismo graduale invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno io un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio gioliltiaoo da Gaetano Salvemioi) per il quale riformismo ooo fosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marx l'imperativo di scuotere il proletariat-0per aprirgli il sogno di una vita libera ,2 cosciente ; e pur coo critiche non ortodosse non repudiava neppure il collelJtivismo. Ma !et sua attenzione era poi tutta a uo momento d'azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il comune, la scuola, la cooperativa, la lega. Cosi la rivoluzione avviene in quanto i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottooca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza que. sta preparazione. E del resto, troppo intento alla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempç>per le profezie. Più gli premeva che o!)e'i.'aie contadini si provassero come amministrai,ori, affinchè imparassero e perciò nei varii Consigli comunali soleva starsene come un consigliere di rise•rva, pronto a riparare gli errori, ma vole- . va i più umili allo sperimento delle cariche esecutive. Ma ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel probezionismo, anzi non esitò a rimanere solo col vecchio Modigliani ostinato nelle bat,taglie liberisbe, che per lui non erano soltanto uoa denuncia delle imp,1,esespeculative di sfruttatori del proletariato, ma anche uoa scuola di autonomia e di maturi4.à politica concr~ta nella sua provincia. Cosi procede tutta la cu1tura e tutta la azione cli Matteotti, per esigenze federaliste, dalla perifeiria al centro, dalla cooperativc1 al Comune, dalla provincia allo Stato. Il suo sooiali&mo fu sempre un socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori, .sia che proponesse sulla Lolla di Rovigo o nella Lega dei comuni socialisti dei passi progressivi, sia che parlasse dal1' Avanti! o dalla Giustizia a tutt-0 il proletariato italiano, sia che come relatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede più d~a.mmatica e travolgente il suo processo alle dominanti oligarchie plutocratiche,, Tanta si dimostrò la sua passione per il concreto, per il particolare, per i falbti c-he nel 1921 preferì esercitare la sua opera di assistenza e di difesa in una situazione diffìcilissima per il proletariato in provincia di Ferrara, piuttosto che andare a Livorno a raccogliere i successi rumorosi di una accademia di «tendenze,, e di «frazioni"· . Il suo antifascismo Giacomo Matteotti vide nasceire nel Polesine il movim'ento fascista come schiavismo agrario, come cortigia.neria servile degli spostati verso chi li pagava ; come medioevale cnidellà e torbido oscurantismo verso qualunque sforzo dei lavora,tori volti a ra.ggiung,ere la propria dignità e libertà. Con questa iniziazione infallibile Matbeotti non poteva prendere sul serio• le scherzose teorie dei vari nazionaffnscisti, nè i mediocri piogetti machiavellici di Mussolini: c'era una questione più fondamffitale di incomp,~Libilitàetica e di antitesi istintiva. Sentiva che per combattere utilmente il fascismo nel campo politico occorreva opporgli esempi di dignità con resistenza tenace. Fame una questione di carattere, di intransigenza1 di rigorismo. Cosi s'era condotto contro (rul,jji ministerialismi, senza piegarsi mai. Nel '21 il prefetto di Ferrara che lo chiamava in un morncnlr, critico della lotta agraria aveva ri... sposh per telefono: « Qualunque colloquio tra o,i, e inutile. Se lei vuole conoscere le noslrr, intenzioni oon ha bis<,gno di me perc,hoha le sue spie. E delle sue parole io non ini fido"· r-;on fu mai visto cedere alle lusin~he degli uomini del poi.ere costituii.o nè salire volentieri le scale della prefettura. S'ern cr,,, r.;reata intorno a !'ui un'atmosfera rl i asti,, pauroso da parte degli agrari : rnenlrr, lo stimavano capivano che l'avn,bberr, avuto rnm,ico implacabile. J l 12 marzo 1921 .Vfa.t!YAtidoveva parlare a Castelgu;d ,elmo. La lotta si era fatta da alcuni mesi violentis5ima; s'era avuto m Polesine il primo assassinio. Quel &1bato egli perr;orr~v,~le strwe in calesse e Stefano Stievano, di Cincara, sindaco, g-li era compagne,. Ciclisti gli -i faooo incontro dal paese per mtctlerlo in guardia: gli agrari hanno pre1,arat<, un'irnbr,scata. Ylatlootti vuole che lo Stievano torni indietro e compie da solo il r;arnrnino che aYaoza. A Castelguglielmo si nota infatti movimento insolito di fa.scisti ass,,ldati ; uoa folla armata: alla. sede della Leg-a lo aspettano i lavoratori e :\fatteotti parla pacatamente esortandoli alla resistenza: ad alcuni agrari che si presentano per il contraddi torio rifiuta ; era di costoro una vecchia tattica quando volevano trovare un alibi per la propria violenza: parlare ingiuriosa.mE:nteai lavoratori per provocarne la reazione facendoli cadere nell'insidia. '.\.Jatteotti si offre invece di seguirli solo e di parlare alla sede agraria: cosi resta convenuto e dai lavoratori riesce ad ottenere che non si muovano per evitare incidenti più gravi. Noo so se il coraggio e l'avvedutezza parvero provocazione. Certo non appena egli ebbe varcata la soglia padronale - attraverso doppia fila di armati -, dimentichi del patto gli sono intorno furenti, le rivoltelle in mano, perchè s'ioduca a ritrattare ciò che fece alla Camera e dichiari che lascierà il Polesine. - Ho una dichiarazione sola da farvi : che non vi faccio dichiarazioni. Bastonato, sputacchiato oon aggiunge sillaba, o5linato nella resistenza. Lo spingono a viva forza io un camion; sparando in alto tengono lontani i proletari accorsi in suo aiuto. I cttrabinieri rimaneYano chiusi in caserma. Lo portano in giro µer la campagna con la rivolbella spianata e tenendogli il ginocchio sul petto, sempre minacciandolo di morte se non promette di ritirarsi dalla Yita politica. Visto inutile ogni sforw fìnalmente si decidono a buttarlo dal camion nella via. Matteotti percorre a piedi dieci chilometri e rientra a mezzanotte a Rovigo dove lo attendevano • alla sede della Deputazione provinciale per la proroga del patto agricolo il cav. Piero IVIenlasti, popolare, l'avvocato Altieri, fascista, in rappresentanza dei piccoli proprietari e dei fittavoli ; Giovanni Franchi e Aldo Parini; rappresentanti dei lavoratori. Gli abiti un poco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo che uscirono gli avversari, rimproverato dai compagni per il ritardo, si scusò sorridendo: • - I m'ha robà. Aveva riconosciuto alcuni dei suoi aggressori, tra gli altri un suo fittavolo a cui uoa volta aveva condonato l'aifìtto: ma non volle farne i nomi. Invece assicurò che mandanti dovevano essere il comm. Vittorio Pelà di Gastelg-uglielrno e i Finzi di Badia, parenti dell'ex-sottosegrntario di Mussolini. Poichè si parlò e si continua a parlare di violenze innominabili che Giacomo Matteotti avrebbe subito in questa occasione è giusto dichiarare con testimonianza definitirn che la sua serenità e impassibilità, di cui possono far testimonianza i nominati interlocutori di quella sera, ci consentono di escludere il iatto e di ridurlo ad una ignobile vanteria fascista. . La f.loria di questo rapimento è tutlaYia impressionante e perciò abbiamo voluto raccoglierne eia testimonianze incontestabili tutti i particolari. Finchè non ci sarà descritta l'aggressione di Roma il ricordo di questa prova può dirci con quale animo Matteotti andò incontro alla morte. Ne aveva il presentimento. A Torino il giorno della conferenza Turati un profugo veneto gli chiese: - Non ti aspetti una spedizione pun;tim da qualche Farinacci? Rispose testualmente così: - Se devo subire ancora uoa volta delle violenze saranno i sicari degli agrari del . Polesine o la banda romana della Presidenza. • Come segre.lario del Partito Socialista Unitario avéva condotto la lotta contro il fa,ci&mo con la più ferma intransigenza. Rimane il suo volume: Un a:nno di domina~ione fascista, un atto d'accusa completo, fatto alla luce dei bilanci, e, insieme una rivolta della coscienza morale. E fu Matteotti a stroncare non appena se ne parlò ogni ipotesi collaborazionista della Confederazione del Lavoro: non si poteva collaborare col fascismo per una pregiudiziale di 1,epugnanza morale, per la necessità di dimostrargli che restavano quelli che non si ar-

LA RIVOLUZIONE LIBERALE rendono. Come segretario del partito pensava al collegamento, animava le iniziative. locali, le coordinava intorno a questo programma. Compariva dove il peiricolo era più grave, incognito suo malgrado, a dare l'esempio. Talvolta osò tornare in Polesine travestito, nonostante il bando, con pericolo cli vita, a rincuorare i combattenti. ' Il volontario delle morte Egli rimane come l'uomo che sapeva dare l'_e&empioE. ra un ingegno politiCÒquadrato, s1curo ; ma non si può dire quel che avrebbe potuto fare domani come ministro degli interni o delle finanze: ormai è già nella leggenda. Ho una lettera cli un lavoratore ferrarese, 9critta il 16 giugno: « Come 'J)Uoifigurarti qwi,non si parla di altro e i giornali non fanno in tempo ad arrivare in piazza perchè sono strappati ai rivenditori e letti avidamente. La deplorazione è unanime e il risveglio non più nascosto. Pare che l'incantesimo della paura sia infranto e la gente parla senza titubanze. La perdita però porterà i suoi frutti rli libertà e di civiltà che renderanno allo spirito cleao del nostro Grande lo pace e la gioia per il sacrificio compiuto. Matteotl'i ero un uomo da aflrontare la morte volontariamente sé questo gli fosse sembrato il mezzo adatto per ridare al proletariato la libertà perduta ,,. Non si può immaginare una commemorazione più spontanea e più g(l'Oerosa.Come se i h,voratori abbiano sentito in lui la parola cl'o-rcline.Perchè la generazione che noi dobbiamo creare è proprio questa, dei volontari della rnorLe per ridare al proleta.. rialo la libertà perduta. p. g. CRONACHE ROMANE 14 giugno: Il Dumini ~on lo conosco. Ma uu due airni fa a Firenze ìl suo nom.e era su le bocche di tnolti, ripetuto con tallt'i alt11i come quello, se non d'un eroe, certo d'un uomo rotto ai rischi e capace di sacri• fizi - anche se, p,iù che nelle spedizioni punitive ormai defunte per mancanza 'd'oggetto, le sue prodezze trova.van eco su le colonne del1a Sassa- , iola fiorentina o di uu quissimile foglio setti. man.a.le. -# Anche allora, prima della marcia su Roma, era facile indovi1lare dove quegli atti e quei sentimenti andavano a parare. 1Yiasi sarebbe forse detto che, subentrata alla passione degli spe,btatori una certa indifferenza, questa li ~vrebbe, piano piano, inghiottiti e non ne sarebbe rimasto che un segno di vuoto rancore ne1l 'animo dei più scalmanati. Si poteva prevedere una sp~ie di pacificazione ottenuta coll'isolamento dei fanatici, una « ricostruzione » che si servisse d:i schemi che parevano fermi sulle coscienze dei più e continuasse le schiere della gente manesca e avventu-rosa a persuadersi, a forza di vani tentativi, 1 della sua evidente immaturità. Se, dunque, le precauzioni ~r toglierci di dosso pur il sospetto d'una corresponsabilità con quel1a gente non flirono trascurate, ci tocca Ficonoscere che il comodo scetticismo ·ii fronte al previsto ha grandemente airnfuto a farlo più reale e più vicino. ç'è una colpa che ricade su ognuno di noi, su ogni nostra spe·nsieratezza, su ogni giudizio troppo facile e troppo breve, su ogni atto di J:ra11sigenza1 sul desiderio perfino cli scioglierci da.Ila passione politica per mirare più alto, per affennare" una vita migliore. Non si poteva far nulla : era destino che il. fascismo ri'uscisse, era -ridico]~ e da disperati (anche se si fosse stati pronti) contrastargli. Per ques<to app1111tosi sarebbe dovuto tentare qualunque cosa. Ora non c'è rimedio, e non ci ha d~ essere w.araviglia. Un fatto come questo era attéso 1 era -sicuro. Il Du.mini è uguale ai suoi compagni e -tutti, in fondo,so'no ~oncordi. 11 punto grave è 1che abbiano a loro disposizione autorità, mezzi, potenza: e la vigliacca acquiescenza <lei passarl:ti che sanno dove posson andar a finire i grattacapi e, se vedono i segni d'un delitto, sr-antònanq: e .ammutoliscono. Si tratta d1111qued'un semplice :problema di polizia : che il gov.erno si staCChi dai facinç,rosi e sia il pii, forte. Sapp¼mo che questo 11011può essere. Perciò ci aspettiamo, quasi con .serenità, di peggio. Quello che ha agito in Dwnini è lo spirito del combattente. Il reduce che non s'è disarmato e man-tiene in perpetuo l'animo di guena, che uon -conosce vita fuori dei giorni cilellesagre nè ..,.altra dio-nità che le sue medaglie, non riesce a sopporta;e l'ordine della pace. Le sue memorie, le sue speranze, i suoi ideali lo minacciano, poichè creano il mito dei nemici e d.ei traditol'i e il .compito di sgominarli. L'arrendimento, la coudL scendenza,. il duro sforzo della/comprensione sarebbero la sua fine; e non è aberra1..ione troppo forte che Ja gloria e il dovere consistano per lui ·nell 'ecci<lio che lo libera. Q~le tormentata. strada si debba percon-ere -per tornare a un'elementarc, civil,tà non saP'l:ia. mo. Forse non ne vedremo gli alboti, e non 1111. porta. L'espèrienza della trageElia se è vissu.ta :.senza piega.re può essere a suo modo una nc- -.chezza. La fred'da visione del delitto; che è come -un ammonimento non ha altro potere che quello ,(ji farci più seri( più spassionati e più sicuri: Dove altri, meno sca1triti, trovano una causa d1 sdeo-no e di orrore noi crediamo &ia contenuta la -0' ti~a educazione della volontà. 17 giugno: L'esautorato Nou si ouò quasi più parla~·e del Duce. Sono cinque aio~-ni che il Presidente del Consiglio non .comprie~ttQ che non gli sia imposto da qùak1;1no. Gli eletti Suo'i, i membd della maggioranza, sono i più fieri ribelli; i suoi coa<liutori lo giudjca'no e gl'indicano a puntino la da che deve percorrere, per salvare sè stessi. L'uomo dallo sg~1ardo truce, dalle piaro1 le tremeude e dal pugno di fe1To non è capace più nè di guidare nè c!.itener fermi j !-'-uoipiù vicini. La dittatura, invece che nel sangue, finisce in un regime. di sorvegliauz.a •speci.ale.1 . , Quanti, anche fra gli oppositori, sono comp,Jici d 'a,·er creato il mito del tiranno e del barbaro! Solo con questa forza, a pa.tto di questo .J credito, 11usso1ini può ancora reggersi e può farsi temere. C'è uno stato d'animo eroico nella folla che gli perdona la suprema dabbenaggine d'essersi fidato a tanto meschina depravaz.ioue; e vuoJe ancora amrmirare in lui il puro folle, l'uo_ mo st'raorc!.inaiio che delle reti dei piccoli ( !) intrighi non poteva nemnneno accorgersi, mirando tant'alto a foggiare i supremi destini della patda. Pochi hanno ca.pito che Mussolini era quasi nu.1lo, un uomo fortlrnato, capitato al buon momento e capace- di brevissime geniali intuizioni, che servivano per dominare la flagranza. dei fatti, e non ma.i la complessità degli ani1tli e degli e,·enti. Se si fosse scoperta La poca profoudjtà delle sue «risorse», la mancanza di coscienza politica, i buffi, pa.gliacc~schi tentativi delle sue commedie e la non bizzarra nè straordinaria p.sicologia dei suoi toni, alti e bassi : molto della tragedia cl.i quest'ora sru·ebbe ddotto a 1111puro calcolo di prnbabilità, allo studio d.el momento più opportuno per isolarlo e farlo innocuo. Invece intorno alla persona del Duce senza impero batterà 1'ansia dei suoi lontani fedeli (dei prossimi non gli resta nessuno) e guai ...l.. per l'economia dei trapassi, d1e ci è preziosa ....!.... se nessuno, fuori o dentro i suoi confini, è pronto a servirsi del fascismo per illuderlo e, senza. parere, rivoltarlo coutro l 'a11ticot padrone. . E questi sono.ancor~ calcoli cl.i bassa politica. :Ma1 ttatta.nçlo di queste cose, non Se ne può imm1-ginare •altra ~igliore. J. morti devono seppellirli i vivi, ma questo ~ un compito esteriore, di prammatica : e le profonde forze vitali vanuo se,:bate ad altro. Ricostituire la coscienza italiana. Pochi segni sono felici. C'è un pessimo conservatorismo che scappa fuori col fiato della p'a,ura, e dice che questo era il solo regime che salvasse dagli esperimenti estremi. Certe cl.assi che dovrebbero esser,e ~agge e ammaestrate non sono capaci d'altro che Cli vantarsi d'un espediente, il più vièto e tristo. Per fortuna Matteotti si è fatto am:mazza.re. Non c'è forse altro p,resa'.gio consolante per l'Italia fuor ài quello della sua resistenza. 18 giugno : l'Etì'ope Per ironia oggi sventola'no sul Corso le I bandiere e son consegnati i Corpi:i.armati del presidio a far al.a al reggente dell';Etiopia. Per estrema ironia un signore .vecchio inveiva contro il ricevimento ufficiale e gli onmi, e si ram.meuta.va, iraCoudo, dei suoi scolari caduti a Dogali. Da quel tempo si so111sopportati ben altri fatti 1 e si è perdonato e inveito a troppe. altre persone. Ma il corteo aveva un che di smorto e di taci .. turno: nessuno degli abissini sapeva pa.rlare. Son passate le figure di cera e d'ebano. Il Re ripeteva ·un cenno di saluto automatico, ing,rassato nel volto senza espressioue. Mussolini è stato salutato da pochi app-lausi. Era senza feluca, e le g.reehe d'oro del collettd gli· facevano il vO.Jto più opaco. Dicono che sia dimagrato in sette giorni di sette chili : ma è una leigendh 'sparsa per far credere ali.a sua squisita sensibilità. Per quattro giorni Roma avrebbe da a.nunirare l'ospite esotico, che è. avvolto in un baraccano di raso nero1 orlato d'oro e si copre con un cappello bigio a lobbia, uscito da qualche fondo di magazzino boero. M;3. non ha voglia nè di guardare nè di ridere. La sua p.Tesenza è una vittoria .li Federzo11i. La gente che si raccomanda- a una onorevole contin.uità d'azione politica e terne dei r.ivolgim.enti, spera che l'on. Fe<lerzoni s..ìacapace d'ambi?..ioni molto più vaste ed' è pronta a decretarlo salvatore della patria. Per ora e seccata di questo importuno programma di festeggiamenti. Ma ci illudiamo che sia il solo osp,te accettabile in tem,p,i calamitosi. Nemmeno al Presidente del NicaragHa potr-emmo mostrare la città cap,iita1e mentre un regime è travolto da uno scandalo, e non c'è nessuna classe pronta a succedergli. Rosso e nero Lungo Tevere Arnaldo da Brescia. Sul parapetto è segnata una croce nera, e sotto in un comune bicchier.e stanno due garofani rossi. Due carabinieri in piccola montura grigia, napoletani, spiegano beuignd e un po' seccati che li ba posti lì la vedova; ma un ordine vieta che si aggiungano altri fiori. Chi ha dato l'ordine? Un perso. naggio molto alto. I] prefetto soggiunge qual. cU110. In galera dovrebb'essere ! La poca gente intorno, dopo questa esclamazione resta muta. I carabinieri pregano il publico di circolare. Bella civiltà! Nessuna protesta, fuor che queste parole Certo, cosi vicini al misfatto non si pub che &,,.ere. E la cupa coscie1na di una qualche corresponsabilità generale. Ieri mattina. le signore Matteotti hanno assistito a una Messa funebre ~ Santa Maria del Popolo, e durante l'ufficio si sono comunicate. 1-'oi la madre ba tentato di farsi ricevere dal Papa. J compagni socialisti affermano che in casa M.attcotti non ci posso110 più entrare, c-he le sL gnore sono « fascistoicli •· La vedova non si costituì rebbe come parte ci vile. Sarà anc-he vero. Le {X>vere donne si risentiranno magari C011tro il partito al quale apparteneva, contro l'idea che l'ha tratto a morte. Sbagliano i compagni socialisti se credono d'aver dei didtti su quel cadavere; si contentino del ma.rti rio che on.ora Ja loro par!,e, come ci onora tutti, che li onora in quanto s0110 uomini morali e serenamente italiani. Non ci può essere sc-rezio in una solidarietà che ci aiuta a vivere. La famiglia di Matteotti ha ragione cli reagire secondo il suo cuore, d'essere conservatrice o fascista. Se fosse vero, dovrebbero i compagni, apprezr..are anche di più il loro morto: che avrebbe lottato per la su.a idea con i suoi, o l'avrebbe custodita fierruneute tra le lusinghe ed i silenzi. Una famiglia dove non ci sono dissensi è poco viva1 e un intimo dissidio come quest'o la. farebbe anche più degna della su.a prova. In ogni modo conforta <li sentire che afferma una sua, tr:ad.izione e si mantiene libera fino in fondo dalla meschinità d.eg.Jiinteressi e degli accaparramenti. L'ultima recluta dell'antifascismo è il generale Giardino. A Fiwne mentre era governatore ha scoperto qual fosse j.J regime, che infra1ciava continuamente i suoi tentativi di punire e reprimere i reati comuni. E1 torna"to sdegnoso e ha dicbia.rato a Mussolini che per complicità molto minori in altri tempi era caduto il governo di Crispi. Ma il Presidente gli ha risposto : « Questi partico1ari non mi toccano, sono troppo meschini:!, L?Eroe del Grappa dimentica l 'a.ntica retorica; é certo~ oVe parlasse in pubblico, ne adotterebbe un.a nuova; non riconosce p-iù l'annunziato Mes. ,'§Ìa e non lesina, nè cq-icolJeghi nè Coi conoscenti, le violente recriminazioni. Ma nella proosima tornata del Seu.ato (se pure avvenga) 11011 parlerà: ancora,. e specialmente ora, 110n è uomo da compromettersi. Il futuro è pur sempre su le ginocchia di Giove, e non conviene anticiparlo. L'estremo calcolo è cli parer distanti e 'disinteressati. Cosi, se veramente la liquidazione del regime debba avvenire « manu militari!' il geile- , rale ]?residente è pronto; immune, come si suol dire 1 da settarismi ma notoriamente nemico del1'u.omo cui dovrebbe succedere. Du.e mesi d 'antiveggen7,a gli costituiscono Un titolo d'introvabile serietà e quasi di coerenza di fr~nte ai convert·iti e ai ronverten<li di queste. ultime ore. " 1 19 giugno: Occupazione invisibile Il generale Di Giorgio ebbe, 1unedi sera, un lurgo colloquio cdl Re. Il quaJe, sembra, vuole sopratutto evitare lo spettacolo dei cavalli di frisia ammucchiati, durante le giornate d'ottobre, nei punti strategici di Ronia, c0me sarebbero Montecavallo e Ponte Sanb'Angelo. Il e: piano di ~uerra » è pr~p-arato minuta.mente, ed elabora.- tissimo. In città non si vede più nulla : le truppe non sono più consegnate 1 , la milizia par-te. Ma nei posti segnati so'no conCentrate, o rapidamente conce11trahili, forze cospicue, pronte a parare .:1. una rispettosa ·distanza le minacce che s 'addensassero su remoti oriz20nti. Wia di « occupazioni invis{bili » ce n'è un 1altra. Quella del Presrgente del Consiglio e dei pochi fidi nei posti che gli tim.aJ.1gouo, prima cl 'esser tutti trasferiti a Regiua Coeli. Tacciono, stanno buonj, si fanno nulli .. Vogliono rimanere inosservati, o a tutti gli s'è morzato il fiato in gola. Hanno p-aura, ma sono anche presi da una specie di contagio morboso, di impotenza. manifesta; c. il linguaggio e il tono adatti a. quest'ora son fuori dalle loro possibilità. Il solo che capisce come c01nportarsi è il fallito ambasciatore on. Fiuzi, il quale mon si sa se sia artista' maggiore nell'a.r~e della polemica o in quella del dcatto. Tra •inter.viste,. mezze interviste e coufidenze che chiunq1Le gli può strappare, si offre in pascolo alla curiosità di tutti e propone un'infinità di quesiti su le· vecchie relazioni delle alte cariche .del fascismo e il modo in uso di governare la cu.i sola lisposta è il rovesciamento del regime. Ma c'è da aspettarsi la reazione degli « WlvisL bili» che rimangono in carica. Ci son.o piani dj eventi prepaTati troppo belli perchè possano ave. re esecuzione. L'imprevisto avrà, come sem,p,re- 1 da accadere. Con quale nuova follia si potranno dife.nclere? Dati i loro animi, non c'è da sperare nella vadetà : ci .son preci.se vitti.me designate, e lUla osc1u·a esigenza cli menar di gran botte all'im1 pazzata pe-r salvarsi nel]ragore. Si cerchi quanto si può di esser freddi e sileuziosi logici. Ci si aspetti di tutto. Un nuovo sconquasso, se è pos; sibne, che sarebbe ancora oìù disordinato e dissennato di questo, li ridu~ebbe a zero. 1 Statistiche 1\1:ussolini (.;contento d'un g~an miracolo. Marte<ll a n'Iilano si son vendu·te 40 mila copie di di un 'edizione straordi11aria del suo giornale. Da ciò desume la innata - o non mai smessa?..,,- fiducia nel fascismo. Per fargli dispiacere ·gli 107 vogliamo opporre la tiratura de.I ,Uontio aumentata in questi otto giorni di 35 mila copie, quella del Beccogiallo salita, da poche migliaia, a sessantamila, e, udite: il Corriere della Sera giunto a1 suo massimo che, con 8oo.ooo copie, non ha più ritorni e non soddisfa a tutte le richieste. 19-20 giugno: Perlustrazione notturna Stasera si son difiu.se voci di gravi eventi. Il Presidente per riacquistare l'autorità - o il sc,mplice permesso di parlare e di far da padrone - rkorrerebbe ai mezzi estremj e, prima dell'alba, tenterebbe il colpo di Stato. Un Presidente del Consiglio in ca.dea, che si fa rivoluzionario non è cosa usuale nè facile a essere creduta. ilfa qui si tratta d'uno che vuol uscire da una. finzione politica e si ribella ai supposti custodi. Le e camicie nere ,. rimaste in città - poche? molte? - occuperebbero i Comandi ed i Ministeri e impedirebbero l'esercizio delle fnnzioni stat'.lli alle persone non ligie. D'altra parte, tutto sarebbe disfx,sto per riceverle a dovere e il conflitto, nella capitale, non potrebbe sortire esito dubbio. Dalla afosa calma apparente cli tutte le vie si è indotti a jmaginare un sapientissimo agguato che colga tutti ali.a sprovvista. Qualche indizio spia.to, qualche mutata consuetudine può avvalorare le voci. L'on. Ma.rcbi ha visto f1 Presidente alle r8 e dice che 11: non gli consta> ci sia nulla di "nuovo; un giornalista riferisce cl.i drammatici colloqui tra Federzoni e Balbo, al quale il ministro avrebbe chiesto cli smobilitar La milizia per d<r mani; un altro assicura che son già tre ore che Di Giorgio confabula col Re. Ecco - sala. dei corrispondenti della Stampa a S. Silvestro - un episodio tipico. Entra il comm. Freddi, viene a dar notizia cli un suo colloquio col Questore. Gli è andato a chiedere se c'era nulla <per• lui; e il questore l'ha tranquillato: ness1111sospetto, ness1111mandato di cattura. Bisogna che La buo.. na notizia sia subito sparsa. Ma, non di meno, domani il comm. Freddi sarà dimissionario. Una nuova ondata d'allarme. Il colpo sarà grave, aiutato dalle province; forse alcune le.. gioni della milizia punteranno su Roma. L'esercito però non è preso alla sprov,-ista. Le istru... iioni sono già impartite. A.. nche se tagliassero i fili telefonici, tutti i Comandi sanno rome jl devono contenere. Intanto l'on. Saulli fa ragionamenti cla filosofo. Ora che si son arresta.ti tutti i fascisti, dice, bisognerà arrestare gli antifascisti. - Se saranno colpevoli _: gli si risponde. Ma lui si mara... viglia e si sdegna. Come credete ancora che !a magistratura abbia il d.ono cl.i distinguere il colpevole? Colpevole è il luogo e il tempo, tutti e nessuno (così come la libertà è l'autorità e il soggetto l'oggetto). Ottimo pensamento per 8.C''" cettare qualunque partito o fazione, e per esserne accetti. Si torna alle case ad aspettare l'alba e gli eventi. :Ma essa spunta, come tutti i giorni, indifferente e serena. 20 giugno: La goccia tircolano le notizie più opposte. Tutto il giorno• calma' completa 1 caldo temporalesco, noia.. Ma di sera, la voce del mancato colpo ripiglia credito. Viceversa si dice di altri complotti, o segrete preparazioni: dell'esercito che non aspet.. ta che un segno, di forze proletarie (ma come se ne può ,giudicare da Roma?) che lo affiancherebbero. Le voci degli opposti moti sono in genere propalate· dalla parte che ne sarebbe colpita, poichè ognuna sente che la sua m.igliOi" fortuna sta nelle false mosse dell'avversario. Le solt12iou~ pacifithe e graduate - o machiavelliche - perdono di credito. Si pensa soltanto a un gi uooo di esasperazioni e a un bisogno ài disfrena.n.1enti. Chi aveva appreso la fine di Matteotti come 'wia inesorabile necessità e la imaginava come un ammonimento non vano, capisce che ] 'insipienza politica del governante ba fatto addensare e precipitare gli evenbi in modo da annullarne l 'effìcacia educativa. E' aperta ora una questione politica, ma in essa è ottenebrata e stomparna la quistione morale. La ripercussione morale del delitto non è andata oltre una diffusa sentimentalità 1 alla cui stregua appaiono forse più consci. quei non pochi che assumono il deìitto in 'pieno, e sono contenti. della scomparsa delL'on. Matteotti e non, si degnano del modo. La successione è aperta per un processo patologico; ma in nulla possono contribuirvi le rimaste forze politiche,, nè rispecchierà punto un diffuso desiderio ài giustizia o di rinnovamento. Per ciò la successione a latere non appare deprrecabile. Oggi dicono che Federwni non sia capace 1 di sua propria volontà, di scalzare il Presidente. El allora percbè gli fa intollerabile la carica col garantire la libertà cli stampa e. coll'im,estire del processo La magistratura, la quale non può oggi fermarsi, è costretta. 1 ad anelare. « fiuo in fondo »? li problema. politico s'è imposto in una maniera che ne fa la soluzione difficilissima. Il Presidente taciturno non si risolve ad andarsene, e i miuistri che l'hanno i giorni del peggior pericolo abbandonato, non sanno poi ora, trovare il ce.raggio di staccarsi. Le forze esterne non possono agire; sono, in ordine ai fatti successi, disorganizw.te e illegittime. La capacità insurrezionale è tllantenuta nei. freni del partito dominante ma, data La mal.a ventura _di quel dominio, è ormai tale da potersene liberare e da toccar l'orlo di quell'azione che non sembra' preve. "

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