La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 21 - 20 maggio 1924

.. tCI\ SETTIMI\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE CONTO CORRENTE !»OSTALE Direttada Ptt.-.._ 1BETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre,60 IL MARTEDÌ Abbonamentoper il 1924L. 20 - Per un semestre L. IO• Estero L. 30 Sostenitore L. 100- Un numero L. 0,50 ci,1 r!ce'II& Ull 11un,ero <li sattio" 11011i11te11<1ea.1>1>011a.rsir"spi11ta. il tior11ale, altrime11ti tli co11ti11u"rtm0 1'i11'lli0 e <lopo ur, mtse pro'll'lle<leren;o •Il• ris~co,sic11, rr,,<1iz11te tratta. Anno III ~ N. 21 - 20 Maggio 1924 8 O~. l[ A R I O : A. MONTI: Il denre dell'oppoal1lone. - PROCOPIO : Il noOTo Jblchshg t,dueo: Lotta di eia.•• • par1111politici. - S. ViTALE: Sorti e Il fa&clEmo. - p. g. : L'oppo•lzlone popol1re. - P; g.: La Franela repohhllcana. - G. DBLLA CoRTB: Premessa a ■no studio sol •••Hglorno: li, Omaggio alla realtl. - A. POGGI: I partiti In Italia. IL DOVERE DELL'OPPOSIZIONE Se il fascismo è ccil fascismo-, poco ma sicuro che l'opposi1...io11edeve essere •l'antifascismo». Se «fascismo•, come fenomeno nostrano, è il riaffiorare dell'antico fondo del costume- italiano dopochè le convulsioni ,della guerra hanno rotto quella sottile crosta di modernità che sessant'anni di pace, di lavoro e di stuclio vi avevru10 steso sopra, è evidente che còmpito dell'opposi. zione è quello di• , tocca.re , spietata.mente con la , pietra, la piaga rimessa allo scoperto e rifatta purulenta nella riacutiz.zaz.ione dei nostri cronici malanni. Se e fascismo•, in quanto roma.nticismç, da cinematografo, è infatuazione e risurrezione di controriform.a di signorie cli com,un.i di medioevo e magarii di basso impero, è evidente che dovere dell'opposizione è di affennare e di r~~r~ntare il ri~sçill!ento, la, ri1orma1 la rivoluzione francese, il liberalismo ,il marxismo. Se «fascismo• vuol dire «provincia» (romagnoHsmo, aretinismo, ed ora anche agrigentinismo) l'opposizione deve essere , la capitale• (Londra, Parigi o per lo meno Mila.no e Torino). * * * Ora in. Italia, nella vecchia e!Wlia, nella « ]oro, 11 Italia, qtiali sono state sempre, nei secoli lontani e negli anni più vicini le armi predilette delle opposizioni? T-re specialmente: - la congiura, - l'appello allo straniero, - lo scandalo. Primo dovere dell'opposizione - oggi - sar?t quel1o di non andar più, a nessun patto, a rica,- v.are dal guardaroba del teatro lirico neppure uno di codesti ferravecchi. . .. Auguriamo al nostro paese che non vi tornino cli moda· le figure a.Ila. Montanari, le figure di quei cospiratori, che si fan sorprendere dagli amici a leggere , il capitolo delle congiure di Macchiavelli ,, che, delegati da.Ila. sorte a sopprimere il traditore, « gli ·piantano a tradimento fra le due scapole un pugnale che gli esca dal petto , , e che salgono sul palco dicendo a.I fratello pusillanime: < sii forte, Targhèn ,. Veramente, oggi come oggi, il pericolo di una rifioritura di Montanari, a cent'anni dalla morte di quel medico romagnolo amico del D'Azeglio giovinotto, pare che sia, in Ita1ia, da escludersi. Ma invece non giurerei che sia da escludersi affatto il pericolo che, tornando a preval~e Ira certa nostra gioYentù, sia pure come vezzo lette. rari.o, l'ubbia della cospirazione, si torni a rivalutare fra noi le sette, o, perlomeno, quella setta, o quella frazione di essa, che, accentuando appunte certe sue velleità di opposizione, accenna a volersi ·rialzare un po' dallo scadjmen.to, in cui essa pure era ultimamente venuta. Sarebbe grave che questa • palingenesi • 'alla rovescia. ci facesse quest'al-tro regalo, di far pigliar sul serio quella che già all'Alfieri era parsa niente altro _che una « buffonesca società » ! • .. Cosl pure non mi par del tutto superflua la raccomandazione che nessuno degli oppositori, cli di nessun colore, si lasci ·indurre ad accarezzare l'idea che la salute ci possa, comunque, venire dall'estero. La razza di Lodovico il Mot"O si sarà bene spenta in Italia, io credo; ma non sono altrettanto sicuro che non ci sia nessuno dell 'op,posizione in Italia il quale non sia disposto a considerare un po' come un suo alleato .. o il Gran Senusso ... o Pasic ... o Mac Donal<l... o 1-Ien;ot, e che non attenda con segreta ansia una voce la quale ridica, dopo tanto, del Governo Nazionale, per esempio, quello che un grande Ingle. se ebbe a dire nna volta di un altro Governo italiano. L'opposizione italiana ]asci al suo avversa.rio la fregola di cercar freneticamente nei giornali stranieri le attestazioni della sua buona condotta. e della sua ragione di esistere. L'opposizione la sua forza la cerchi solamente nella bontà della sua causa. Lasci al fiiscismo, imitatore fedelissimo di Nftti almeno in questo, la. cura di lustra.re le scarpe a tutti gli Americani cbe vengono in Italia imbottiti di dollari ,e che, trovando buono il vino dei Castelli, son djsposti a trovar bu.onn in lta1ia anche il regime. L'opposizione, se vuol davvero battere il fascismo con le sue anni, sia, di fronte a.Ilo straniero, più nazionalista. dei nazionalisti, e non riconosca a chi non è Italiano il diritto cli giudica.re delle cose d'Italia, nè in bene nè in male. E gli oppositori, se vanno al- ] 'estero, nop stiano mai a far querimonie Sulle nostre condizioni inten1e: se non possou dirne bene, tacciano; c06l,· fra. l'altro, eviteranno di farsi compatire. * •• Altra arma tradizionale delle opposizioni : lo scandalo; q_uestione morale, le tre mog1i ; scandalo finanziario, la banca romana. Brutta roba, roba di pessimo gusto. Dicono che titi in Ita1ia un 'a11egrissima aria di c11,rée, e persino negli epistolari dei v-ice-duci. dati in pasto al pubblico, si parla di ... Aspasi~ o di Taidi. Speriamo che a nessuno dell'opposizione venga mai la tentazione di trar profitto di certi episodi per , sollevare lo scandalo, e liquida.re Caio o Tizio. Anche qttesta è una bisogna che l'opposizione deve lasciare all'avversa.rio. Questa per noi è roba troppo cli cattivo gusto. Il libertinaggio, purchè bene educato, è ru:,che indizio ùi ci-viltà non proprio paleolitica, e i ladri è risaputo che per le ca.se dei poveri diavoli, non ci ba.7.z.icano.Se noi siamo dei casti Giuseppi \conserviamoci pure tali, e che buon pro' ci faccia, ma non divulghiamo troppo la notizia, chè le be11e donne n·on abbiano per avventui-a a dubitare della nostra ... integrità. F, se siamo « poveri ma onesti »1 riputiamo la prima cosa come una disgrazia, la seconda come uua cosa affatto naturale e non partico1anne11te meritoria. E, insomma., se abbiamo imparato che la pedagogia e l'oratoria non han niente a che fare con la poesia, non dimentichiamo che morale è una cosa e politica è un 'altra, e che questa co11 quella non. ci ba nulla da spartire. Se un avversario politico è solamente ... un Clodio, anche se esce assolto dallo scandalo della Dea Bona, h-overà sempre, o prima. Q poi, tm ì\1i1one che, o p.ropdamente o figuratamente, l,1 farà freddo a<l un trivio di suburbio; ma se l'a\·- versa.rio fosse un Cesare, sarebbe stttpiclo, anch.:: se fosse possibile, r~vina.rlo solo perçhè si è ... sottomesso a Nicomede. ~ vi sentite di abbattere ]'a,·versario voi politici fa.telo, ma restate sempre su] terreno della politica ..... e non vi venga mai in mente di ti- ~rargli fra 1e gambe o una storia di poligamia o la nota dello stipettaio saldata ... in modo inconsueto. * • • - Insomma, finora, niente altro che doveri negativi: nòn fare questo, non rifar quell'altro. E positivamente? - Anzitutto l'opposizione, finchè resta opposizione, è naturale che abbia còmp.ito più negativo che positivo. Ma non è neanche detto che non ci sia per la opposizione In Italia anche un còmpito positivo. Anzitutto le opposizioni abbiano tutte, davvero, fede nella libertà. Nella eclissi, sia pur tem. poranea, di altri miti, il mito liberale e i] mito liberista tonta.no a rifulgere splendidamente: rivedano le opposizioni a questa luce i loro programmi e le lorn ideologie: si imbevano i capi e imbevano i loro segua.ci dell'idea di IÌbertà. Libertà, libertà, libertà: deve divenire come un'ossessione. Tutte le libertà: di pensiero, di stampa, cli riunione, di organizzazfone, di insegnamento, di commercio; la libertà sopra 1'unità; la libertà sopra l'internazionale; la libertà sopra. tutto. E insieme « los -von R01n.! », via da Roma; antistatalismo a ogni costo. Adesso per tutte le opposir.ioni è divenuto ugualmente e singolarmente facile predicare e attuare questa indifferenza e questa avversione per l'intervento dello Stato nelle varie questioni. Prim.a la fisionomia classistica e tirannica dello Stato Ilaliano si può ammettere che fosSe meno evidente; si poteva ancora credere da taluno che l(? Stato Italiano fosse ancora lo Stato di tntti o, meglio, lo Stato di nessuno. Aùc-sso questa ilJu. &ione: non è più nossibi1e per a1e1.1no.A<lf:sso abbiamo lo Stalo Fascista, e per chi 11011è fascista lo Stato è il nemico ed egli per lo Stato è lo straniero. Sono i fa.scisti che parlano co-;l, anche que111icbe son responsabili: le opposizioni prendano a.Ila lettera queste dichiarazioni, le accettino tali e quaJi, e si comportino di conseguenza. E tutti gli oppositori, democratici, so. ci.alisti, popolari, non domandino più nulla a questo Stato, non accettino più nulla da lui, e prèclichino largamente fra i loro adepti questo disinteresse. E se il Governo attuale, magari per isl>aglio, fa qualche legge che risponda a queste idee cli liberismo, lascino fare, non si oppongano per opporsi, ma se ne valgano per fondarci sopra qualche loro· pa1ticolare interesse . Se. tutte le opposizioni, e qui parliamo specialmente agli unitari ed ai democratici, si mettono sui binari del liberalismo e dell'antistatalismo, sarà cosi trovato anche il comune denominatore delle opposizioni ,e sarà cosi anche posta, o almeno suggerita, la soluzione del problema della coalizione e dell'affiatamento delle opposizioni. Jl qual probk·ma non sarà il primo dei problemi che l'opposfzione deve risoJvere, ma non ne è certo neanche l'ultimo .. * • * Un'ultima raccomandazione aJle opp061Z1cn1 1 in quanto sono opposizioni parlamentari. Superfluo il ridire che mai, a nessun costo, neanche in un momento di distrazione nessuno degli oppositori donà lasciarsi indurre' a riconoscere questa Camera come legittima rappre,,entante della • volontà del paese,. Yla la Camera bisogna adoperarla. Adopera.ria come i deputati Czechi, durante la. guerra, adoperavano il parlamento austriaco: tribuna da cui dire quel che dire non si può nei giornali, nei congressi, nei comizi: stazione ultra-potente da cui mandare radiotelegrammi .. a tutti >. E in Parlamento tenerci un piede dentro e uno fuori : pronti a metter fuori anche l'altro e a ]a. sciarci i deputati della maggioranza a guardar"i nella faccia gli uni con gli altri. AUGUSTO MO"Tl I1 r.u.ovo Weich,srtl't ~ 'tedesco Lotta di classe e partiti politici A parte la loro ripercussioue ue11eurgenti questioni politiche e sop-rattutto nel p-roblema delle riparazioni, incubo dell'Europa intiera, il voto del Jl:2.1'.0lotedesco ha W1a grande importanza sociale, e costituisce un avvenime.i';to che interessa ogni altro popolo d'Europa. La situazione geografica della Germania 1 la sua ·forte struttura economica e il suo valore spirituale danno all'opinione politica della sua popolazione una i1nportanza 1 che esige la massima :ittenzione di tutto il mondo. Infatti il risultato sostauziale del1e elezioni del 4 ~ggio significa essenzialmente che la grande lotta di classe oggi più che ma.i è nella coscienza del popolo tedesco. I piccoli gruppi personali e locali sono dappertutto battuti; tutto il successo lo hanno avut0 i vecchi partiti con i loro vecchi programmi A proposito di ciò si deve osservare che forse i!l nesstm altro paese i partiti hanno uu carattere così shettamente di classe come in Germania. Cosi i tedeschi nazionaJi rapp,resentano l'agricÒltura., i tedeschi popolari la grande industria, i democratici il capitale liquido, e infine socialisti e comunisti il proletariato. Sotto questo punto di vista il crescere degli estremi non è tanto sorprendente quanto nel primo attimo appare. I tedeschi, colla loro tendenza teorizzante, banno in fondo in fondo ripetuto il voto _che avevano dato all'antico Reichstag nel 1920, e, se si vuole, perfino nel 1912. Preferiscono i. programmi a11a pratica delle necessità quotidiané e hanno votato per i partiti che promettevano loro una linea diritta. Le grandi correnti clell1opinione pubblica, basando sui diversi interessi, sono quindi rimaste intatte e lo spostamento avvenuto esprime solamente un distacco dal programma governativo. li solo partito che rimane un po' fu01i da questo carattere di classe benchè composto in gran parte di lavoratori ,nou può cambiare questo quadro generale; poichè la sua solidità non si basa tanto su11a sua opera governativa o sul suo pr~ gramma d'azione quanto sul suo contegno di fronte alle convinzioni cattoliche circa la chiesa la famiglia, la scuola. Più estranea al carattere classistico sembra che sia la nuova Destra dei Deutsch-Voelkischen. Ho già parlato in un articolo anteriore del loro confuso programma. Questi spostati, squilibrati, ambiziosi, detrito delle grandi città, han trovato dei seguaci puramente sentimentali in specie fra i giovanotti e ]e donne. La maggior partecipazione ali 'elezioni da parte delle donne è andata per 10 più a loro favore. La padrona dei Dentsch-Voelkischen è senza dubbio la Destra agraria e industriale, che ha pagato loro la lotta elettorale, i loro elettori però sono molto spesso dei poveri ideologi, vivan1ente preoccupati dal disagio perso. na le e generale, che non vedono alcuna via di uscita nelle pro.messe di ttna demagogia nebulosa e-astratta. Il programma elettorale dei tedeschi nazionali benchè il loro carattere di partito agrario capitalistico nou sia nascosto, era quasi identico a quello dei Deutscb-Voelkischen. Essi pertanto hanno potuto attirare le grandi masse della piccola borghesia, che ha preferito i loro nomi più conosciuti e anche più competenti agli avventurieri dei Voelkischen. E' la piccola borghesia, classe amorfa ideologica e senza interessi cbiar.:- mente de1ineati, che ha più duramente provato l'assalto della miseria del dopo-guerra. Bisogna darsi conto di quanto queUa po"t"era gente ha patito ne1Pu1timo decennio: il crollo de11'Impero che le pareva stabile, secondo la parola di un re pn1ssdano, come un -rocher de bro-nze; la sconfitta. di un esercito per il quaJe sentiva un rispetfo e un amore tradizionale; il crollo del marco che era una seconda sconfitta, dopo tanti sacrifizi, più grave di quella militare; infine la stabiliu..azione precipitosa della Yaluta che le faccYa soltanto .-edere quanto essa fosse impoverita. Certamente ha influito molto sul voto di questa C"lasse 1a propaganda dei tedesc-o nazionali che attaccava sopratutto due decisioni del governo: il mancato riconoscimento dei prestiti di guerra, che non sono rivalutati in oro e di cui nem.meno gli interessi vengono pagati; e il ricotloscitnento altrettanto mancato delle ipoteche, formanti gran patte della fortuna cli quella piccola borghesia, per cm la loro sostanza si è rivalutata per il solo 15 per cento. Ma il vero senso del loro voto è più profondo: è il mancato riconoscimento da. parte loro della realtà della sconfitta tedesca e della diminuita indipendenza dall'estero causata dalla sconfitta . La piccola borghesia non ha capito ancora che la Germania ha perduto la guerra; essa crede che la colpa di una politica priva di iniziativa nazionale sia solamente degli uomini del Governo. Non vnol credere alla propria debolezza, nè alla neC€Ssit6 di una riconciliazione, perchè non vede ne11a Iiconciliazione che la schiavitù, creata dal tradimento e dalla cattiva fede. Aveva votato quattro anni fa il partito popolare, che era allora un partito di destra avente lo stesso programma dei tedeschi nazionali di oggi: domani, se i tedeschi naziouali faranno anche loro quella politica indeclinabile a cui si son rassegnati i te• deschi popolari, voterà il pa1tito di Luden<lorff Lo spostamento ,,el campo borghese è dunque affatto programmatico. Non vi sono nè nuove idee nè nuovi ideali. Il risultato delle elezioni non è certamente senz'altro una vittoria della Germa. nia antica, poichè la Germania antica è mort:i e sepolta irremissibilmente e anche coloro che ancor oggi la sognano ~anno degli interessi economicamente troppo diversi. Non si deve dimenticare che lo sviluppo alto-capitalista ame1icaniZ7..ante, attraverso la crisi dei piccoli tanto favorevole alla concentrazjone dei grandi, si è accelerato in Germania in un modo- grandioso, ha espropriaito ampi strati della popolazione, ha creato nuove classi dirigenti, che per mezze della loro potenza economica, non sono molto n1eno in. fluenti degli antichi Juncker officia.li e cortigiani. E' la triste verità cbe viceversa i partiti repubblicani non sono stati finora in grado di dare

82 una nuova idealità. Nou si può dire per mancanza, di ideeJ ma perchè 1a loro opera era assorbita interamente dalla politica estera, di cui la politica interna proprio nei problemi più grandi non era che l'antitesi. La socialdemocrazia per esempio faceva una lunga lotta per la Erfassung der Sachwerte, un'ipoteca nazionale sulle fabbdcbe e terreni, che era pensala come un principio della socializ7..azione, mentre d'altra parte l'industria pesante coll'appoggio dei popolari cercava di impadronirsi delle ferrovie statali. Ora il memorandum dei periti decide ambedue le cose ma però a favore dell'intesa. Punti importantissimi dei p1·ogrammi politici si verificheranno quindi non attraverso sacrifici coscienti ciel popolo ma a cagione di tw'imposi. z.iouc che non Pascia spa,do a nessun atto volontario. I partiti medi hanno do\·u-lo assumersi •a odiosità di far l'esecutore dell'estero, l'hanno assunta. naturalmente senza entusiasmo e senza intima convinzione. E la piccola borghesia nou ha visto che il giogo senza capire chi l'abbia vera.mente costrutto. Cosi i partiti medi 1 compresa la socialdemocrazia, souo in un certo senso le vittime della loro coscienza di responsabil-ilà nella politica estera. ~el campo proletario la situazione non è molto di\·ersa che alla Destra. Il marxismo è rimasto saldo in gam_be ed ha couservàto quasi tutti i suoi elettori. Il cambiamento è avvenuto fra socialisti e comunisti e, bene guardando, neanche fra di loro. La social--democrazia aveva pure nell'ex Reichstag 177 deputati, però solamente 100 erano eletti col programma presentato quest'anno. Il resto erano indipendenti (massimalisti), che al Congr~c;o di Norimbe..rga, si fondevano coi maggioritari almeno pel 99 per cento delle loro organiz,- zazioni, giornali, deputati; però il partito unito non si è d-imostrato capace di conservare questi lavoratori più rivoluzionari che riformisti. La politica dei socialisti tedeschi, dal famoso primo ~gosto 1914, in poi, si può raccoglier in una parola: il timore. Per timore delle organizzazioni non osa vano contrapporsi energicamente al Governo tedesco, per timore cbe gli indipendenti prendessero pa1te della rivoluzione: timore della reazione era tutta la politica che seguivano. Dicevano sempre che poteva _andar peggio e perdevano cosi una posizione dopo l'altra. Essi permettevano perfino allo Stresem.an, nel cui primo Gabinetto erano seduti, di fare il colpo governativo coniro il governo socialist.:-i-comutiista di Sassonia, cosa, che era ben simile a un colpo di St:aito; e quando avevano lasciato il Governo non osavano nean.che prendere una posizione chiara e decish·a perchè temevano che potesse crollare tutta la Repubblica rovesciata da quegli oscuri mani:(X)li che compari vano in quei giorni nei dintorni di Berlino. li partitò socialista soffriva forse più di og11i altro partito la mancanza di denaro in questa lotta elettorale. Erano in ciò molto iuieri01'e particolarmente ai comunisti, che spendevano in abbondanza; infatti non facevano çhe una scarsa comparsa nella propaganda generale. Però la disgrazia infinitamente più grave fu che nemmeno nelle elezioni sapevano ben decidersi sul contegno da tenere di fronte al Governo. Vero che eran loro che avevano sforzafu le elezioni, neo-ando al Governo la conversione dei decreti-leg- ;e, ma in verità facevan le elezio~i in favore del 111edesimogoverno per Paccettaz1one del memorandum dei periti. Ora dopo il grave insuccesso di questa politica timorosa, il paitito sta molto probabilmente innanzi a una grave crisi interna. L'ala radicale è rappresentata solamente da un terzo fra i deputati, pertanto il prossimo congresso avrà una grande maggioranza dei radical~ che forse deciderà un comple!to spostamento delle persone e delle direttive politiche. Poichè il vero battuto si deve cercare nelle altissime sfere del partito, nel presidente Ebert stesso, ini_ziatore e consigliere della politica troppo opportunista del partito stesso. [ comunisti i quali banno potuto pigliare quasi tutti lavoratori educati nel socialismo rivolu~ zionario antibellico e poi fra gli indipendenti sono i ,;;eri vincitori della giornata. La. loro vittoda è tanto più grande in quanto dovevano lavorare presso a poco senza stam.pa, e spesso clandestinamente, mentre i Voelkischen ha_ru1_0 avuto l'appoggio di due Governi ferritonah, di 1nolti fun,z,ionarl, nonchè della loro grande e ricca stampa. . Però i comunisti anche nel uuovo Re1chstag non avranno una g.rande importanza. La situ~- zione in 'Germania ruttualmente non'è affatto r:- Yoluzionaria, l'incremento degli estr~~i :1-on è pj ù che una chiarificazione delle pos1z10m programmatiche; una nuova cosc1e)iz.a e una lotta immediatamente im.mjnente 11011 c'è, ed_an.che ~: i comunisti lo desiderassero e fossero. chspostl dar un certo aiuto ad un goven10 d1 centro, a del resto non probabile per il rafforza- go\·erno . . 1nento della tendenza radicale nella soC1.aldemocrazia, la chiave della situazione è 111 mano dei tedescb i naziona).i • Perchè il probleina urgente resta il tnemoran- .du111dei periti, e sicco·me iu caso del.la &ua accettazione sarebbe necessario un camb1ame11to.della costituzione, si deve sem:pre con.tare. stu tedesco nazionali. La costittt7..ione dispo_ne pure che per ogni mutamento di un suo arttcolo occo1-re \tna. maggioranza di due terr.1, 111 presenza di d\1e terzi dei deputat>. Toccà. dunque alla Destra. Berlino, 'maiggio. PROCOPIO. LA RIVOLUZIONE LIBERALlt SOREL ED IL FASCISMO Lo sforzo evidente che il fascismo si impone per darsi un contenuto ideale sarebbe degno di rispello e potrebbe anche essere fecondo cl i proficui risultati per la. chiarificazione delle idee in questo periodo ,c,rament.c: babilonico della nostra vita politica, se il fascbmo acccnna.<-scda\'- vero, attraverso questo suo sforzo, a chiarire prima di tutto se ste~so. ;\fa, purtroppo, non t cosl. Già, è cl.a diffidare sempre di queste tcoriz,.. :r.azioni postume cen cui si ccn.-a di giustificare un modmeato nuo\·o con ideologie vecchie. Il movimento, che è il corpo, e le idee, che S'>llO lo spirito, debbono nascere insic.,me i11 uno stesso parto, uniti in uno stesso organismo, che solo a questa condizione potrà essere vivo e vitale. :Ma, insomma, bene o m. ale, quando si appende cappello, pastrano, giacca e P"-ntaloni ad uno stesso chiodo, da lontano questi panni possono dare, in qualche modo, l'illusione della persoua viva e servire ,almeno, da spaventapasse1i. Ma il guaio è che il fascismo non si contenta di 1111 solo rampiuo, e vuole avere tutta la sua collezione di attaccapalllli. C'è H chiodo Mazzini, c'?· il chiodo Crispi, il chiodo De llfaistre, adesso bauno piantato anche quello 0riani, ed in uno hanno appeso la camicia nera, uell 'altro il fez col fiocco, in questo le panaches e in quell'aJtro le mollettiere. Ora, poi, si vuole conficca.re bene a fondo il chiodo Sorel, dove vorrallllo appendere, suppongo, proprio il manganello, posto che questo nuovi? rampino dovrebbe giustificare il fascismo come partito sindacale e di masse, e per via di quella -violenza che quasi tutti, oggi, in Ita1ia1 e i fascisti per i primi, si ostinano a non comprendere. Ora, pur' senza ammettere che i grandi nomi, dopo la morte delle persone che li banno po1·tati, diventino res nul/.ius, sicchè ognuno possa appropriarsene col diritto del primo occupante, è certo che dalla, dottrina, d'1m pensatore possono talvolta d~dursi le conclusioni più diverse ~, perfino, diametralmente opposte al pensiero originario del loro autore. Ma, a prescindere che;, in questo caso, si tratta di superamento d.i una teoria antica e non di semplice adesione ·ad essa, sta in fatto che le dottrine di Sorel trovano la radice profonda della loro originalità non tanto nei ristùtati concreti cui pervengono, quanto, e sopra tutto, nel metodo che le ispira. Ed è certo, a parte ogni altra considerazione, che voler collegare il metodo del sindacalismo sorelliano con quello del sindacalismo fascista ': tale impresa logica ·che può solo sorridere alla facile improvvisazione dei filosofi nm,dssimi che oggi pontificano in Itali2.. Il sindacalismo di Sorel, infatti, non si puù comprendere esattamente se non si astrae dal fatto pratico e ,non si inquadra nel pensiero generale dell'autore, in cui esso diventa proprio il metodo speciale ruttraverso cùi è destinata a realizzarsi, nella presente epoca storica, quella marcia -verso la liberazio-ne che cost~tuisce per Sorel il superamento attivo del suo iniziale pessimismo. Questa marcia verso la liberazione 1 iu cui consiste, in fondo, il vero progresso della Storia, si attua, a su.a volta 1 inizialmente, per opera cli pochi ,e cioè med.iante quel fenome110 storico e psicologico, insieme, della. sc1,ssione, che è davvero fondamentale nel pensiero di Sorel. Dalla massa amorfa, indifferenziata e in<:,)- sciente si scinde u.n grup:(X) di uomini, il cui legame è il mito, e i quali, appunto attraverso il mito, prendono coscienza di loro stessi e della lord missione nel mondo. Questo gruppo che. illuminato clal suo mito caratteristico, brilla per la p,ri ma volta sull 'orizzon,te della Storia, si isola da1la massa, e mediante questo suo isolamento si organizz.a come cellula generativa del nuovo mondo, affermando la sua esistenza. ed il suo sviluppo progressivo mediante la negazione dei yalori già esistenti e la costruzione di nuovi valori, morali e reJigiosi, politici e sociali. 11 metodo cli questa formazione è, dunque, l'isolamento e l'intransigeU7..a: isolamento· di cultnre p1,ima ancora che intransigenza di atti e rivolu- 'l.ioue di fatti. Non si può comprendere perfettamente Sorel se non si riconosce con lui. rhe questa forma- :r..ionedi nuovi valori e di uu nuovo 1.nond:oper opera cli un gruppo iniziale si è verificata già altre volte ne1la St01ia, ed una i11 ma.nierar addirittur~ universale, a,ttraverso il Cristianesimo. Ed è proprio l,i prassi antica dello sviluppo progressivo ciel Cristianesimo che Sorel addita come schema ecf archetipo al si~dacaltsmo attuale. Fu, appuntai mediante la sua completa scissione dal mondo greco-rom.ano, mediante il suo persistente attaccameuto alla barbarie giudaica e- la sua recisa intra11sigen:r.,adi fronte a tutte le forme della cultura classica, che la Chiesa nascente potè conservare la sua originalità ed assicurare i) suo più tardo trionfo. Se i Cristiani primitivi non avessero adott?,to, di fronte al Paganesimo tramontante, questa rigoro._~ intransiaenza che doveva. meriJtar loro, dagh uomini d( cultura come Apu.leio, la taccia di barbari, probabilmente il Cristianesimo avrebbe perduta, ben presto, la sua. personalità, ed a,Tebh: preso nel!' Impero Romano lo stesso posto dt tutte quelle religioni orientali che annegarono i loro riti ecl i loro simboli nel siucretismo dell'epoca alessandrina.. Il Cristianesimo vo~le essere, invece, una fede che si isola, e che 11pud1a ju blocco la civiltà esistente con tutti i suoi valori, ed in questo senso deve ..intendersi 1'es1lio dal mvndo dei primi Cristiani; per essi, vera.- mente, 111-tto e metodo si identificavano in uu concetto comune, <lacchè la fede nell'al di là, uel Reguo dei Celi e nella resurre--Lione, che costituiva il mito specifico del Cristianesimo, si traduceva praticamente in questo metodo di isolamento spirituale ,dal mondo sensibile, che costituisce l'esilio eroico dei primi Cristiani, pellegrini della l'atria Celeste nel regno di Satana. Questa tesi di Sorel sulla formazione spirituale del Cristianesimo _primitivo si può discutere, ed è stata ,infatti, discussa; ma è questa la sua tesi, e bisogna accettarla o ripudiarla in blocco, perchè non si tratta cli una teoria diretta ad interpretare la Storia che fu, ma di una dot.. trina che mira ad indicare lo schema di una pratica atlim per la costruzione faticosa della Storia che si fa. Questa dottrina, ripeto, è londament:.ile nel! 'opera di Sorel, ed informa di sè tutta la sua teoria del sindacalismo: che non vuole essere una semplice prassi economica, una tattica della lotta di classe, ma un metodo di rinnovazione morale prima ancora che un sistema di rivoluzione sociale e politica. Metodo che si realizza attraverso la formazione spontanea di gruppi separantisi dalla massa caotica del proletariato, che nega, nei suoi. risultati finali, non solo lo Stato, ma tutti i val01i della civiltà preesLstente, e che a quest'opera di negazione e di ricostruzione totale subordina quaJsiasi interesse d'ordine p.-atico. Così soltanto si può comprendere, ad esempio, il mito sorelliano dello sciopero generale, che non è con. quista di alti salar!, di miglioramenti o d'altro, ma negazione, tanto più àlta quanto più senza scopo immediato e senza speranza di vittoria, attraverso a cui i gruppi operai prendono coscienza della p,·opru forza. Metodo, insomma, che h;1 bisogno, per attuarsi e per raggiungere veramente i suoi scopi mor~li sugli individui, sublimandone la fede attraverso la disperazione eroica, dei clima storico della lotta e della persecuzione. Ora, di fronte a questo che è il pensiero fondamentale· di Giorgio Sorel, cosi vivo e cosi logicamente esposto in tutte le sue opere, come si. può onestamente parlare di riferimento al sindacalismo sorelliano a proposito del sindacalismo fascista? Non è mio ufficio analizzare qui questo sindacalismo fascista cosidetto nazionale. ma è, bensi, mio ufficio, per il tema che mi sono proposto, dimostrare come esso sia proprio agli antipodi del sindacalismo sorelliano, e ne costituisca la negazione più recisa ed evidente. Dove è, infatti, in questo sindacalismo fascista, la costruzione dei nuovi valori spirituali, 1•antitesi assoluta ai vecchi valori, il ripudio in blocco della civiltà attuale e delle antiche tradizioni? Esso1 cioè il sindacalismo nazionale, si basa, se mai, proprio sopra un mito tradizionale per eccellenza, su quel mi,to-Nazione che è caratteristico dell'epoca 10mantica e che è il solo sopravvissuto, oggi, al tramonto universale degli idoli verificatosi nel dopo-guerra. Ed in quanto al concetto della produzione come fenomeno avulso e distinto da quello della distdbuzione, concetto di cui si· fa b.ello, oggi, il sindacalismo fascista, esso non ha proprio nulla a che vedere col pensiero di Sorel, a cui si rivela, anzi, in antitesi, così come non ha nulla a che ,,edere colla celebre, sorelliana morale dei produttori, in cui il dilemma Ira le esigenze della produzione e quelle della distribuzione è affrontato non sotto le forme del con1t'ingente e del relativo, ma nei suoi riflessi collo Sp·i1ito e coli' Assoluto, e quasi su,b specie aete1'nita,lis. Ma l'antinomia tra il pensiero di Sorel e la prassi del sindacaJismo fascista si rivela più aperta ed evidente nella tattica stessa di quest'ul. timo; il quale, in contrapposto ~Ila vecchia unificazione internazionale del prolet.aiiato, vuol~ fondere i11sie1ne, oggi, sotto la bandiera della Nazioue i rappresentanti delle classi sociali iu lotta. si1Hlacalismo integrale, si dice, ma qtù bisogna dar di frego, addirittura, all'idea soreU-iana della scissione, quì abbiamo, 1>roprio, una di quelle generalizznzioni astratte che Sorel tac.ciav~ col nome cli -utop'ie, quì si.amo, senza dubb10, 1h fronte a quel conciliatcrismo democratico ed a qnel paternalismo riformista, entrambi di marca ottimistico-razionalista, che Sorel conclannava, perchè vedeva in essi la cqusa profonda della comune degenerazione del proletariato e della bor. ghesia. Industriali ed operai uniti sotto la guida clell'on. Rossoni, che fa silenzio nei due campi avversi, e si assicle arbitro fra il mondo dei pescicani e quello dei leghisti! Dio mio, s,e tUl precursore si ,·ttoL proprio cetcare per quesl·o sinclacalisu10 nuo\'o stile, non è affatto Sor ....l che bisogna scomodare, ma l'imm.o1taJe dottor Pangloss. SALVATORE VITALE. PIER□ 60BETTI ~ Editore TORINO - Via XX Sellembre, 60 .l)i prossima pubblica;:;!one EDOARDO PERSICO IL GI~O DEL MONDO I. 111 PORTO lìONTANO Opera di stile e ,li lirica d'eccezione ù'OPPOSIZIONE PO~l.t1lijE Alla rwta del Popolo sul rwstro rilievo intorno ai popolari e l'opposizione c'importa rispondere, senza cercare polemicht troppo facili (è ?Jeroche noi siam,0 fuori della mi.schia? o non siartllJ tutti i giorni al rwstm posto a pagare di persona?) con i seguenti chiarimenti. il Popolo sa con quanta fìducia rwìcihbiarNJ seguito l'opera sua in serw al partito popolare. In Sturzo e in Dmati, abbiamo sempre ricono.scivto da:i cryrnpa(fni di critica e di lotta. In Rivoluzione Liberale si tessero i primi studi sul partito pfJ1)()lare,si ?Jidero i primi riconos&menti della sua modernitò. Quando tutti i democratici, i soci-alisti e i fascisti parla?Jano dell'equivoco di Don Sturzo /umrrw noi i soli sprerftudicati a notare il fermento di ?Jitae di rinno?Jazione che si nasconde1;a nel partito, urw dei primi partiti di democrazia 1"1Wdernasorto in Italia. il nostro dubbio og_qiè questo. L'inquadratura del partito nelle provir,c-iP,è dern.lJcrotico-cristiana. Sturzo è un capo su cui si può contare. Dona.tiuna mente critica, intransigente, /err,w,, di primo ordine. Nel gruJJPOparlamentare, in1;ecenon c'è nesSV/M. Gli uomini più rwti, Low,;inotti, Bresciani, Bertini ecc. hanno tutta la nostra sfìducia. Sono dei vecchi clericali, reazionari. Alla Camera guideranrw il grupp'l secondo una linea incerta, collaborazio-n.ista. La direzione del partito ha fatto molti> liberandosi di Cavazzoni, Mallei Gentili e compagni. Bisogna?Ja anche inutilizzare i clerico=-0derati rimasti. Nel prossimo futuro il pericolo è che l'azione del partito popolare resti vittima di quest& dualis1"tW.Ctie te sue ma.nifestazìoni più solenni, e specialmente le parlamentari siarw un tradimento per lo spiri-to della democrazia cristiana, che noi rwn condividiamo, ma di cui ammiriamo la funzwne nel presente momento storico. Il Popolo avrebbe do?Jutocapire che nel nostTo rilie?Joc'era un rimpianto e una si.mpatia e non la manìa della critica per sistema. Nella crisi del partito popolare la Rivoluzione Liberale non è estranea; ma sta obbiettivamente con Sturzo, con il Popolo con le masse antifasciste, contro quei. capi che si apprestano a tradire. p. g. PIERO 60BETTI - Editare TORI.NO - Uia XX Settembre, fil Jmminenfe: FRANCESCO NITTI ItllTRP..GEDUIEl.tù'EUROPA GflE cosa Flll.lÌl !t'l!ME!l!GI! ? L. 14.00 Ai prenota/ori L. 1 2 .oo con ritratto e autografo È un libro organicamente pensato come programma delle democrazie europee. Esce contemporaneamente nel!' edizione inglese, americana, tedesca, russa, bulgara, ungherese, ecc. É la più forte teodzzazione del sistema di politica estera di pace e di accordi internazionali che sta per pre\"alere nel mc,ndo. ;Yovifà: CHECOS'ÈL'INGHILTERRA L. 6La più completa moriogrn{ia ,~scita in Italia in questi anni sulla vita politica inglese. ALESSANDRO D'ENTREVES Ilfondamento d llafilosofia g uridica hegeliana L. 7~50 NOVELLO PAP.AF.AVA. fflSSAllONl GIBE.BAGI_ L. 6-

f A RIVOLUZIONE Lll r.F -~7.E LA FRANCIAREPUBBLICANA lerancl andando al governo con Walcleck-Rousseau inizia la tradizione del partito repubblicano-socialista cbe avrà uomini come Briand, Vi. viani, Paiulevé. Superato il pericolo anticlericale con C0111bes,il partito socialista vien ricar.:- cialo all'opposizione dalla politica personale di Clemenceau. Questo farsi e sfarsi del blocco <li sinistra ha lasciato ai francesi una fresca ficlu. eia nella capacità di rinnovamento della democrazia, ed ha abituato tutte le formazioni politiche alla responsabilità del governo. Naturalmente la lotta politic;, ne è stata moderata entro i limiti rii combattività della piccola bmgbesia. PARIGI, 13 maggio. l giornali della sera pubblicano la statistica ufficiale delle elezioni dell 'n maggio : Conservatori J ntesa Repubblicana-democratica blocco nazionale) Repubblicani di sinistra Sinistra democratica Radicali e radicali socialisti Repubblicani socialisti Socialisti Co111unisti 20 (exII7 52 75 139 35 102 29 luvece di un commento mi viene naturale un 1·iscoutro. Elezioni del 1914 (programma : l 'ilnposta del reddito e il servizio milik~re di due a111ù): Socialisti 104 Repubblicani socialisti 24 Radicali e Radicali socialisti 172 Sinistra democratica 66 Progressisti, conservatori, destra ecc. 234 Si potrebbe risalire più in là, alle elezioni del 1900, che portarono al potere l'Herriot di quei giorni.. Clem.euceau o a quelle anticlericali del 1902. Si è parlato addirittura del programma di Bellcville (1869) che in Francia infatti è sempre di attualità, nel 1881 con Clemenceau, nel 18g6 con Millerand, nel 1924 con Hemot. La Francia non si allontana dai suoi valori storici e dai suoi metodi di governo. La tradizione è : equilibrio raffinato a tendenze conservatrici tra moderati e radicali Il metodo : mandare al governo, a quarant'anni, gli uomini che a trenta facevano i sovversivi. Co11questo espediente, in Francia, si hanno le prove logiche per contL nuare a credere al progresso, mentre d'altra parte non si è· ancora trovata una scuola con vincente e completa: per i presidenti del Consiglio nazionalisti fuori della pratica o delle lotte vissute nei partiti di sinistra. Milleraud, Cleme11ceau, Bri.and, Viviani, Painlevé, per non parlare che dei viventi, vengono dal socialismo. Per spiegare un fenomeno cosi caratteristico le formule dell 'a.rri-tMmo e dell'opportunism,o servono soltanto ai superficiali. Uu rilievo basta a dimostrarne la. se:-ietà : non solo gli uomini ma i partiti si sposta.rio a. destra, invecchiando; nelle tùtime elezioni i conserva·tori superstiti sono 20 mentre siedono a destra e sono fior dli reazi~ri i repubblicanì di sinistra e la sinistra democratica nati come semi-rivoluzionari dopo Gambetta! E' naturale che la Camera. del 1924 sia tutta a sinistra rispetto a quella del· 1871, ,. del 1876 se appena si pensa che in 50 anni il problema monarchico è stato liquidato e chi si chiamava progressista per difendere la Repubblica. contro Boulanger, oggi nonostante l'ironia del nome conservato, si trova alla Camera vicino a:gli sparuti legittimisti. Non può sfuggire, a chi abbia qualche pratica di storia francese, che queste infinite dizioni sottili ed· evanescenti, dei partiti democra. tici non costituiscono affatto unai trovata elet1:or~le o un'improvvisazione, come le nostre democrazie sociali o democrazie nazionali : sono partiti storici con una tradizione precisa nel1'ttltim0 trelltennio e possono -ancora co1111D:ù.overe i cuori degli elettori. Sarebbe assurdo parao-onar1i ai grandi partiti moderni, di tipo ingl~ 0 tedesco; rna la vita francese è 'solida e ,seria anche senza essere moderna nel senso l_)Teciso .che si dà in politica a questa parola. Sussiste una vita democratica francese sebbene di un proletariato forte e intr;,uS<igenfe si scorgano appena adesso le prime reclute. I valo,-! _bisogna cercar1i nella passione innata per la pohtlca, nell'abitudine al parlamento, che consente ancora una specie di gusto per il tribuno, per l'oratore'. per l'aritmefica delle manovre alla Camera dei Deputati. . In Francia è riuscito perfettamente l'espen- -n1ento della Riforma. senza calvinismo, nel senso che si è creato la stato nazionaJe attraverso se coli di storia· e si è spezzata ogni •iu:fluen;,..apolitica del clero, senza che per educare degli: anticlericali fosse necessario turbare le coscienze dei buoni cattO'licl. La legge della separazione è 1 un fatto compiuto su cui non si tornerà ed è un risultato della politica rettilinea e dell 'eqru1ibrio stabile della Terza Repubblica. Se la lotta delle idee si confonde per lo più nella lotta delle persone, se nell'equilibrio par1amentare si scorge spesso molto opportttnismo 1a. spiegazione non può essere una _coudan~a: }'1 struttura eco1101nicadel paese è 11.m:asta llDID.U·· tala sino al r9r9; uessun ceto nuovo è entrato nella vita poli<t'ica: per le lotte epiche, _per l_e rivoluzioni grandiose_ è mancata la tnatena p,11:- ,m. Pe:r" l'Italia il problema della clem?crazia è di 1+,olgersi alla capacità di im~iattva di tn?Sse selvag-ge che entrano per la p-n~a volta -nella vita dellQ. società; per la Francia demo- -cratica. che non ha più nuovi barbari (questa ~ra 1a c:!ìsperazione di Sorel!) si tratta di custod,re le tradizioni di diploma.zia e di costume pa~·: lamentare e politico e di far sì, coi' congegni più sem.plici e rapidi, che gh ttlb_mt venuti poSSElno utitiz.Z.:'ll'e il lavoro, l'espenenza. e lo stile deLle generazioni pas-c;ate. . - Gttarda.ndo a distanza i risultati del c111qua11te11. nio si, può dire che il compito della, Francia postnapoleonica è stato assolto: la_ repubblica con• lidata evitate le avventure eh politica esteta, -:;i es~rimenti di politica finanz~ria. misur~ti, "10ttquistate. prudentemente le legg1_laLche, naffermata una situazione cli libertà politica e di attività parlamentare aperta a ttttti. In uno stato antico che trova in sè le ragioni di decadenza da combattere, la conquista di un siffatto equilibrio di b.uon sei1so e di misura è un grande r-isultato: non è facile tenere i nervi a posto, quando non è neanche possibile avviarli attdacementc in una sola direzione; un regime eh tribuni che riesce ad evitare la demagogia (almeno nella sostanza) è un regime vitale. !l probletna stessa della diminuzione delle nascite non può essere guardato con lroppe preoccupazioni: è un altro aspetto cli questa situazione generale di ·equilibrio e di misura. Le risorse economiche e politiche del suolo e della storia france.se valgono finchè la popolazione è quella che è; 1'1/loged1• bou,rgeois français (del piccolo borghese) non può essere altro che l'elogio di una pa. )'ente.si, di nn cauto periodo di transiziom~, che prepara a secoli di distanza lo sb~co ad un regime cli de1nocrazia moderna. Sino a ieri la struttura della Francia si presentava come un blocco w1ico. La Costituzione nata dopo Napoleone III era piena di diietti, frutto di affrettate conciliazioni tra antitesi -fe_ roci ; ma non era neppure lecito pensare a rimetterla in discussion.e, in un paese che aveva avuto tante avventure nell'ultimo secolo. Cosl il blocco si cementò, di fronte al pericolo monarchico più che cli fronte, al pericolo tedesco. La regola della disciplina repubb/.1cana nasceva da questa politica di blocco piccolo-borghese: una volta che l'elettore repubblicano deve votare nei ballottaggi per quello dei candidati repubblica• ni che ha avuto la maggioranza relativa nel primo scruti11io, contro il candidato conservatore, le divisioni dei partiti sino alla capillarità vengon@ ad1 avere un significato solJtanto formale. L'eredità cl.elle tradizioni francesi non poteva più essere affidata a un capo dopo' le avventure dell'ultimo dittatore nel '70; ma il popolo alla sua volta non avrebbe saputo accoglierla se non attraverso interp~ e con complesse cautele. Il plebiscito del maggio 1870 aveva data 7 nù: lioni di voti all 'i-mpero e r milione e mezzo a1 repubblicani. Questo ci può indicare la nùsura dei compiti che incombevano ai successori di Napoleone. La Repubblica fu un'istituzione grande perchè non si ebbe· fretta di crearla completa. Nacque trai i compromr55i, presieduta da un realista, mentre il firmatario del Cahier di Belleville pred'icava la guerre à outra.nce, e mentre orleanisti e legittimisti, disputando della bandiera tricolore, si lasciavano sopraffare dalla minoran1.,a di sinistra. Tra. la Comtllle e la Restaurazione la risorsa vitale della Repubblica francese sin dal febbraio r87r doveva essere il l_)Togramma moderato e~ la tattica opportunista. Nella costituzione è ri. masta traccia di questa. fondamentale indecisione. Il capo dello Stato è il presidente della Repubblica ò il presidente del Cc-nsiglio? Nulla impediste costituzionalmente parlando, che quello appunto possa esser·e il Prenoier, con poteri dittatori con funzioni. insieme rappresentative ed eclu~tive, sopra e contro il Pfll"lamento, senza responsabilità. Che in 50 anni il pericolo sia stato costantemerute evitato.; che appena parve più forte gli elettori francesi abbiano potu::o tranquillamente, in una domenica silenziosa, liquidare· insieme Millernnd e Poincarè; basta a· provare che la Repubblica. ha in Francia sosteg~i spirituali vigorosi e si è assicu1·ata una tradizione indistruttibile. • La Francia piccolo-borghese, economiMmente arretrata, statica intorno a uu equiliblio tutt'altro che capiita.listico, ha un regime sicuro, spiritualmente moderno, in cui tutt~ i cam_bi~- m.enti e tutte le esigenze possono nvolgers1 111 piena libertà e buon costume sociale._ Essa è preparata a superare la crisi di domani; a dare la classe dhigente che ,x1,prà con raffina.tezza politica guidare il p3.SSaggio dalla piccola propnetà ao-raria alla grande democrazia modem.a. Tutte le rivoluzioni in Francia sono utilizzate: la politica non si lascia. sorpt·endere dalle cris-i de-11'economia. La democrazia parlame11tare che praticò la p,:,-• litica moderata e opportunistica dopo Gambetta ha questa superiorità fisiologica sul nostro deprretismo e giolittismo. Nasce 1n un pa:5~ dt piccoli signod, in. cui la politica ~. un 1stJnto il gioco diplomatico una: passione c1ts1nter'essa!3"- I,a minoranza repubblicana. che successe a Napoleo.ne fu una classe dirigente sul serio, se seppe superare il « 16 mai » sottomettere Ma_c !Yfo.- hon demoeratiz1.are il Senato, stroncare 11 feudali~rno, costringere .al ridicolo Bou·langer, non compromettersi negli scandali eh~ m.a.cc~ia.rono spesso i capi democratici, più 1nfl11en.b. Pe~ ma:ntenere questa linea di governo i programmi dovevano essere tutti. elastici e servh'e con le conven1..i.o11j più accorte allo scambio delle élites che il governo parlamentare divora e(l esautora con la maggiore rapidità. Cle.n1ence.a.uripresenta il prograJnma di Belleville nel r88r aggiungenclovj le esigen,.e del socialismo e crea il partito radico-socialista. Nel . '99 per stroncare la po1itica di « ap-aise1ne11tdans Je domaine religieux » di 1vléliue si trova alleata.. dei socialisti e dei radicali, l'union progressiste che, appena passato il pericolo cl:' i. cale si ferma in un.a posizione reazionaria smo alle' elezivni del '24 nelle quaH la der1onùnazione ili P'.fOgressisti resta agli amici di Poincarè. MiiMa nessu11 Stato ha mai avuto a sua ùisposi7.Ìone un sist.em.a cosi completo di quadri per il governo : Poincarè, Cien1cnceau1 MiJJerand, CaiL laux, Herriot, Rriand, Painlevé, Barthou, 'rarùieu, Blum, quasi tutti uomini <li primo ordine, rappresentano una riserva stabile per la continuità di qualunque politica estera. Con una classe dirigente cli questq genere la sola ipotesi di una dittatura non può destare che il ridicolo. Gli stessi uomini che hanno il temperamento del domaitore democratico, lo stesso Briand, che per l'abilità di manovra può ricordare Giolitti, sono vittime ad ogrii istante dell'imprevisto. La loro influenza non può essere continua pur mentre rimane costante la politica di governo. Il ritratto dell'uomo politico francese, am.. m~so che un discorso generico possa valere in questi casi, conferma i nostri ri]ievi sui costumi e sulle qualità della democr~a parlamentare post-napoleonica. E' raro che si trovi al Quai d'Orsay o al parlamento la figura di ecce-àone, l'intuito politico geniale. Le qualità storiche prevalgono su quelle più individualmente caratteristiche. C'è una cultura professionale, un'astuzia che gli ambienti ufficiosi insegnano; una raffinatezza diplomatica diventata abitudine, che nelle manifestazioni esterne ti sembra superfi, eia.le e volgare, ma che in nessun modo ti riesce di sorprendere e di smontare. Un'impassilità Lliventata stile. Una banalità e un semplicismo fatti apposta per professarli im l1ll consesso internazionale senza compromettersi. Tutti i valori di ro-utine, di costanza nel proseguire un Pl''>· gramma ideato da altri, di moderazione, che a noi italiani professori di genialità e di improvvisazione sembrano ridicoli, _costituiscono il noviziaito inclispeusabi1e •in un paese che spinge lo spirito di risparmio in tutti i camp,i_ Il risultato è che mentre il politico italiano deve recitare la sua parte improvvisandola disperata. mente, il francese non stona mai nella retorica, mentre d'altro canto il suo calcolo e il suo ordine non risentono affatto di pedanteria. Tutta Ja cultur'a politica francese è diventata stile e pratica: tutta• è poliitica estera. e agilità di c0111binazioni parlamentari : ossia esperienza che rende sicuri di sè, M1chequando si ignora.no i tre quarti dei problemi regionali, economici, sociali. Sotto questo aspetto le deficenze sono grandi:· il meccanismo sociale funziona percbè cii sono gli impiegati: gli uonllui politici non hanno tempo a pensarci (meno ancora, che in Italia) - essi devono proporre questioni di tendenza e di orientamento; il loro stile è manovra parlamentare. Tutta la Francia contribuisce anno per anno neutralizzando tutti gli egoismi di casta, con un processo rigoroso di scelta a creat'e questa classe dirigente specializzata nella fllllzione della politica; girare le difficoltà, manovrare e ren- • dere delicati i sistemi rigidi, condurre gli uomini. Ecco un esempio grandioso di raffinato spirito di risparmio 1 simile al processo di te. saurizzaz.ione per cui la Fnmcia ha creato Parigi 1 che>rappresenta di fatto 1 che è la Francia. In questi temperamenti di capi i diletti iudicano spesso mediocrità, sempre u.11 U,rello troppo comune: Poincaré è uno spirito troppo giuridico·, meticoloso, testardo i Clemencea.u autoritario, aggressivo, cinico; Briand, troppo sicu,ro e parlamentarista sino alla comtzione; Herriot, debole e semplicista; Painlevé, ingenuo e timido; J'ardie11 superbo e provocatore; Blum dilettante eppure senti in tutti l'onestà, il senso d~ responsabilità e la pratica del capo de111oc-rat1co. In dieci anni, dopo il r914, la Francia ha dimostrato che non si può parlare della sua decadenza, anche se il suo equilibrio sembri statico all'osservatore. La guerra provò la sua coesione, il dopo~guerra ba documentato quanto essa respfri tu1 un'atmosfera di libertà. Non conobbe movimenti cli ex-combattenti e di reduci. Gli e...'- c01nba:tteuti italiani dovetter.,o improvvisare il fascismo per risolvere il problen,,.a della disoccupazione; i francesi non avevano che da toTna.re ai toro lavori d-ilpace, bestemmiando contro la 1Jie chère ma godendo tutta.via di un modesto benessere di piccoli proprietari.. Per attenuare J1esaltazio'lll~degli spiriti servì il bloc natjonal _ Oggi che è ben morto sarebbe ingiusto non din1e l'elogio. Esso è stato il fascismo attenuato cli una nazione seria. La maggioranza. del sigrior Ar.ago e de~ signor lsaac comprendeva press 'a poco tante teste vuote quante ne com. p,1;encleti·a noi il listone. Inesperti di politica, conùannati al silenzio alla Catnera, ..:-01npresero da sè, dopo s anni di 11011 esser fatti per questa vita e quando i gi01nali pubblicarono nell'aprile i· nomi degli uscenti che non si p1·esentava110, di t111a cinquantina ahneno il pl1bl:flicofrancese credebte di leggere il nome per· la prima volta. i.,a diffeten;,.a è decisiva: con PoiucaTé questa gente taceva, con 1\1ussolini ricorre al manganello o si esercita negli incidenti e nelle accuse più scandalose. Il bloc na,tioncrl fu mansueto sino alla 83 fine e votò prima di sacrificarsi le imposte più impopolari. l'oincaré avrebbe potuto salvarsi. Herbette sul Temps aveva indicato la via per giungere in poMica estera dall'oceupa7ione della Rhur alle aspirazioni democratiche. L'industria metallurgica - che può procurarsi il carbone necessario accordandosi coi m,.guati dell'industria tedesca e non riesce invece a sfruttare direttamente le mi. niere - avrebbe fasorito la conversione. Poincaré preferl cadere con la· sua maggioranza proprio mentre i giornali di sinistra gli offrivano una ritirata un mese prima delle elezioni. L' 1 I ma1;gio gli elettori francesi si trovarono cosl a votare un programma di pace attraverso gli accordi internazionali. TI pa.ese è c0111patta.- mente pacifista pur nel suo spirito patriottico e nazionalisteggiaute : non ci sono più malattie di guerra in Francia, nè combattentismo, nè fa_ scismo. Si lavorerà dunque per la pace; ma per una pace nego-,.iata, una pace di diplomatici: anche Painlevé e Briand seno molto cauti nel parlare di Società delle Nazioni; per lo meno propongono la pregiudiziale che nella discussione della pace franco-tedesca, le colonie inglesi non votino e la soluzione sia preceduta da un accordo tra le poteme dell'Intesa! Perciò sarebbe ingenuo :lt. tendersi cbe la linea di Herriot e di Painlevé sia antitetica con quella di Poiucaré; la politica estera di una nazione deve sempre parere 1a stessa! Ma la sostan7..a è che oggi in Europa nessuno è disposto a far la guerra: le diplomazie lavoreranno su questa pregiudiziale. In politica interna le deficienze del bloc ae ga,u;he si vedono già. nella facilità con cni si vuol ritornare al collegio uninonùnale invece di imporre la proporzionale integrale. Le sinistre in Francia si sono setnpre unite per separarsi dopo la vittoria. La, pressione dei comunisti oggi spezzerebbe l'unità del partito socialista se esso si decidesse a collaborare con uomini suoi al governo; senza i socialisti poi i radicali si trovano privi di uomini autorevoli: mandando Painlevé al! 'Eliseo o almeno, per ragioni di noviziato gerarchico 1 alla presidenza della Ca.mera, e Herriot alla presidenza del Consiglio, i vincitori si trovano imbarazzati nella scelta del ministro degli esteri. Tutto lascia- prevedere che tra qualche .mese si tornerà a Briand, che 11 Qiwtidien si è affrettato sin dal 12 maggio a mettere delicatamente in quarantena. E Briand, che è l'erede raffinato e miglioraito dello spirito di Gambetta, vuol dire appunto evitare tutti gli esperimenti pericolosi, specialmente in politica estera, alla Francia repubblicana. Basta la fisionomia di Parigi per definire la necessità invincibile di questa cautela storica che si esprime in politica nel radicalismo moderato. La critica a Daudet e all'Action Françtrt-se diventa superflua nella capitale francese. Ntùla di più ingenuo del nazionalismo e dei camelots du roi in una città che potrebbe improvvisare in due giorni una nuova Comun.e, con un mero sci.opero nei servizi dei trasporti se un pericolo di reazione si co!lcretasse. Leon Daudet non deYe aver troppa pratica di strategia: certo non ha respirato abbastanza l'aria dei metro e non ha sentito il soffio esasperato della vita moderna nelle classi umili. Non. ha capito che 1a plebe di Parigi può soffrire la vita infernale della fabbrica, il tu.multo dei boulevards, le corvées nd vortice <lei cheniins de fer sotterranei, soltanto perchè passeggiando la domenica. nei giardini delle Tuileries, dei Champs Elysées e del Lus. semburgo non gli può succedere di incontrare Maria Antonietta. Di istinto gli uomini accettano l'inferno della civiltà moderna a, patto di conquistarsi questa dignità e questo senso di sovranità. Scrivendo che il proletariato stringe in un cerchio di ferro la capitale dalla banlieiie 1'H11, manité del 12 maggio non faceva una frase· retorica. •La repubblica francese è ancora sana perchè sta preparando silenziosamente le condizioni di vita libera della futura democrazia operaia, che da Parigi e dalle fabbriche deh Nord' e dell'Est si appresta a sostituire la piccola borghesia agrico1a, questa dasse meravigliosa che ha reso possibile col suo spirito di iispannio l'industria nascente- e 1a protegge con la fine-r,za della sua tradizionale politica di libertà. p. g. L. CAPPELLI - Eòitore BibliotedciaStuòSi ociadli rettadaR.MONDOLFO € uscito; PIERO GOBET'rI •_ùR·RIVOhUZIONE ùlB RAltE Saggio sulla lotta politirn in Italia L. 10Si spedisce il volume franco di porto a chi ne fa richiesta alla .nostra redazione Via XX Settembre, 60 Torino, mediante vaglia di L. 10,

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