La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 21 - 20 maggio 1924

82 una nuova idealità. Nou si può dire per mancanza, di ideeJ ma perchè 1a loro opera era assorbita interamente dalla politica estera, di cui la politica interna proprio nei problemi più grandi non era che l'antitesi. La socialdemocrazia per esempio faceva una lunga lotta per la Erfassung der Sachwerte, un'ipoteca nazionale sulle fabbdcbe e terreni, che era pensala come un principio della socializ7..azione, mentre d'altra parte l'industria pesante coll'appoggio dei popolari cercava di impadronirsi delle ferrovie statali. Ora il memorandum dei periti decide ambedue le cose ma però a favore dell'intesa. Punti importantissimi dei p1·ogrammi politici si verificheranno quindi non attraverso sacrifici coscienti ciel popolo ma a cagione di tw'imposi. z.iouc che non Pascia spa,do a nessun atto volontario. I partiti medi hanno do\·u-lo assumersi •a odiosità di far l'esecutore dell'estero, l'hanno assunta. naturalmente senza entusiasmo e senza intima convinzione. E la piccola borghesia nou ha visto che il giogo senza capire chi l'abbia vera.mente costrutto. Cosi i partiti medi 1 compresa la socialdemocrazia, souo in un certo senso le vittime della loro coscienza di responsabil-ilà nella politica estera. ~el campo proletario la situazione non è molto di\·ersa che alla Destra. Il marxismo è rimasto saldo in gam_be ed ha couservàto quasi tutti i suoi elettori. Il cambiamento è avvenuto fra socialisti e comunisti e, bene guardando, neanche fra di loro. La social--democrazia aveva pure nell'ex Reichstag 177 deputati, però solamente 100 erano eletti col programma presentato quest'anno. Il resto erano indipendenti (massimalisti), che al Congr~c;o di Norimbe..rga, si fondevano coi maggioritari almeno pel 99 per cento delle loro organiz,- zazioni, giornali, deputati; però il partito unito non si è d-imostrato capace di conservare questi lavoratori più rivoluzionari che riformisti. La politica dei socialisti tedeschi, dal famoso primo ~gosto 1914, in poi, si può raccoglier in una parola: il timore. Per timore delle organizzazioni non osa vano contrapporsi energicamente al Governo tedesco, per timore cbe gli indipendenti prendessero pa1te della rivoluzione: timore della reazione era tutta la politica che seguivano. Dicevano sempre che poteva _andar peggio e perdevano cosi una posizione dopo l'altra. Essi permettevano perfino allo Stresem.an, nel cui primo Gabinetto erano seduti, di fare il colpo governativo coniro il governo socialist.:-i-comutiista di Sassonia, cosa, che era ben simile a un colpo di St:aito; e quando avevano lasciato il Governo non osavano nean.che prendere una posizione chiara e decish·a perchè temevano che potesse crollare tutta la Repubblica rovesciata da quegli oscuri mani:(X)li che compari vano in quei giorni nei dintorni di Berlino. li partitò socialista soffriva forse più di og11i altro partito la mancanza di denaro in questa lotta elettorale. Erano in ciò molto iuieri01'e particolarmente ai comunisti, che spendevano in abbondanza; infatti non facevano çhe una scarsa comparsa nella propaganda generale. Però la disgrazia infinitamente più grave fu che nemmeno nelle elezioni sapevano ben decidersi sul contegno da tenere di fronte al Governo. Vero che eran loro che avevano sforzafu le elezioni, neo-ando al Governo la conversione dei decreti-leg- ;e, ma in verità facevan le elezio~i in favore del 111edesimogoverno per Paccettaz1one del memorandum dei periti. Ora dopo il grave insuccesso di questa politica timorosa, il paitito sta molto probabilmente innanzi a una grave crisi interna. L'ala radicale è rappresentata solamente da un terzo fra i deputati, pertanto il prossimo congresso avrà una grande maggioranza dei radical~ che forse deciderà un comple!to spostamento delle persone e delle direttive politiche. Poichè il vero battuto si deve cercare nelle altissime sfere del partito, nel presidente Ebert stesso, ini_ziatore e consigliere della politica troppo opportunista del partito stesso. [ comunisti i quali banno potuto pigliare quasi tutti lavoratori educati nel socialismo rivolu~ zionario antibellico e poi fra gli indipendenti sono i ,;;eri vincitori della giornata. La. loro vittoda è tanto più grande in quanto dovevano lavorare presso a poco senza stam.pa, e spesso clandestinamente, mentre i Voelkischen ha_ru1_0 avuto l'appoggio di due Governi ferritonah, di 1nolti fun,z,ionarl, nonchè della loro grande e ricca stampa. . Però i comunisti anche nel uuovo Re1chstag non avranno una g.rande importanza. La situ~- zione in 'Germania ruttualmente non'è affatto r:- Yoluzionaria, l'incremento degli estr~~i :1-on è pj ù che una chiarificazione delle pos1z10m programmatiche; una nuova cosc1e)iz.a e una lotta immediatamente im.mjnente 11011 c'è, ed_an.che ~: i comunisti lo desiderassero e fossero. chspostl dar un certo aiuto ad un goven10 d1 centro, a del resto non probabile per il rafforza- go\·erno . . 1nento della tendenza radicale nella soC1.aldemocrazia, la chiave della situazione è 111 mano dei tedescb i naziona).i • Perchè il probleina urgente resta il tnemoran- .du111dei periti, e sicco·me iu caso del.la &ua accettazione sarebbe necessario un camb1ame11to.della costituzione, si deve sem:pre con.tare. stu tedesco nazionali. La costittt7..ione dispo_ne pure che per ogni mutamento di un suo arttcolo occo1-re \tna. maggioranza di due terr.1, 111 presenza di d\1e terzi dei deputat>. Toccà. dunque alla Destra. Berlino, 'maiggio. PROCOPIO. LA RIVOLUZIONE LIBERALlt SOREL ED IL FASCISMO Lo sforzo evidente che il fascismo si impone per darsi un contenuto ideale sarebbe degno di rispello e potrebbe anche essere fecondo cl i proficui risultati per la. chiarificazione delle idee in questo periodo ,c,rament.c: babilonico della nostra vita politica, se il fascbmo acccnna.<-scda\'- vero, attraverso questo suo sforzo, a chiarire prima di tutto se ste~so. ;\fa, purtroppo, non t cosl. Già, è cl.a diffidare sempre di queste tcoriz,.. :r.azioni postume cen cui si ccn.-a di giustificare un modmeato nuo\·o con ideologie vecchie. Il movimento, che è il corpo, e le idee, che S'>llO lo spirito, debbono nascere insic.,me i11 uno stesso parto, uniti in uno stesso organismo, che solo a questa condizione potrà essere vivo e vitale. :Ma, insomma, bene o m. ale, quando si appende cappello, pastrano, giacca e P"-ntaloni ad uno stesso chiodo, da lontano questi panni possono dare, in qualche modo, l'illusione della persoua viva e servire ,almeno, da spaventapasse1i. Ma il guaio è che il fascismo non si contenta di 1111 solo rampiuo, e vuole avere tutta la sua collezione di attaccapalllli. C'è H chiodo Mazzini, c'?· il chiodo Crispi, il chiodo De llfaistre, adesso bauno piantato anche quello 0riani, ed in uno hanno appeso la camicia nera, uell 'altro il fez col fiocco, in questo le panaches e in quell'aJtro le mollettiere. Ora, poi, si vuole conficca.re bene a fondo il chiodo Sorel, dove vorrallllo appendere, suppongo, proprio il manganello, posto che questo nuovi? rampino dovrebbe giustificare il fascismo come partito sindacale e di masse, e per via di quella -violenza che quasi tutti, oggi, in Ita1ia1 e i fascisti per i primi, si ostinano a non comprendere. Ora, pur' senza ammettere che i grandi nomi, dopo la morte delle persone che li banno po1·tati, diventino res nul/.ius, sicchè ognuno possa appropriarsene col diritto del primo occupante, è certo che dalla, dottrina, d'1m pensatore possono talvolta d~dursi le conclusioni più diverse ~, perfino, diametralmente opposte al pensiero originario del loro autore. Ma, a prescindere che;, in questo caso, si tratta di superamento d.i una teoria antica e non di semplice adesione ·ad essa, sta in fatto che le dottrine di Sorel trovano la radice profonda della loro originalità non tanto nei ristùtati concreti cui pervengono, quanto, e sopra tutto, nel metodo che le ispira. Ed è certo, a parte ogni altra considerazione, che voler collegare il metodo del sindacalismo sorelliano con quello del sindacalismo fascista ': tale impresa logica ·che può solo sorridere alla facile improvvisazione dei filosofi nm,dssimi che oggi pontificano in Itali2.. Il sindacalismo di Sorel, infatti, non si puù comprendere esattamente se non si astrae dal fatto pratico e ,non si inquadra nel pensiero generale dell'autore, in cui esso diventa proprio il metodo speciale ruttraverso cùi è destinata a realizzarsi, nella presente epoca storica, quella marcia -verso la liberazio-ne che cost~tuisce per Sorel il superamento attivo del suo iniziale pessimismo. Questa marcia verso la liberazione 1 iu cui consiste, in fondo, il vero progresso della Storia, si attua, a su.a volta 1 inizialmente, per opera cli pochi ,e cioè med.iante quel fenome110 storico e psicologico, insieme, della. sc1,ssione, che è davvero fondamentale nel pensiero di Sorel. Dalla massa amorfa, indifferenziata e in<:,)- sciente si scinde u.n grup:(X) di uomini, il cui legame è il mito, e i quali, appunto attraverso il mito, prendono coscienza di loro stessi e della lord missione nel mondo. Questo gruppo che. illuminato clal suo mito caratteristico, brilla per la p,ri ma volta sull 'orizzon,te della Storia, si isola da1la massa, e mediante questo suo isolamento si organizz.a come cellula generativa del nuovo mondo, affermando la sua esistenza. ed il suo sviluppo progressivo mediante la negazione dei yalori già esistenti e la costruzione di nuovi valori, morali e reJigiosi, politici e sociali. 11 metodo cli questa formazione è, dunque, l'isolamento e l'intransigeU7..a: isolamento· di cultnre p1,ima ancora che intransigenza di atti e rivolu- 'l.ioue di fatti. Non si può comprendere perfettamente Sorel se non si riconosce con lui. rhe questa forma- :r..ionedi nuovi valori e di uu nuovo 1.nond:oper opera cli un gruppo iniziale si è verificata già altre volte ne1la St01ia, ed una i11 ma.nierar addirittur~ universale, a,ttraverso il Cristianesimo. Ed è proprio l,i prassi antica dello sviluppo progressivo ciel Cristianesimo che Sorel addita come schema ecf archetipo al si~dacaltsmo attuale. Fu, appuntai mediante la sua completa scissione dal mondo greco-rom.ano, mediante il suo persistente attaccameuto alla barbarie giudaica e- la sua recisa intra11sigen:r.,adi fronte a tutte le forme della cultura classica, che la Chiesa nascente potè conservare la sua originalità ed assicurare i) suo più tardo trionfo. Se i Cristiani primitivi non avessero adott?,to, di fronte al Paganesimo tramontante, questa rigoro._~ intransiaenza che doveva. meriJtar loro, dagh uomini d( cultura come Apu.leio, la taccia di barbari, probabilmente il Cristianesimo avrebbe perduta, ben presto, la sua. personalità, ed a,Tebh: preso nel!' Impero Romano lo stesso posto dt tutte quelle religioni orientali che annegarono i loro riti ecl i loro simboli nel siucretismo dell'epoca alessandrina.. Il Cristianesimo vo~le essere, invece, una fede che si isola, e che 11pud1a ju blocco la civiltà esistente con tutti i suoi valori, ed in questo senso deve ..intendersi 1'es1lio dal mvndo dei primi Cristiani; per essi, vera.- mente, 111-tto e metodo si identificavano in uu concetto comune, <lacchè la fede nell'al di là, uel Reguo dei Celi e nella resurre--Lione, che costituiva il mito specifico del Cristianesimo, si traduceva praticamente in questo metodo di isolamento spirituale ,dal mondo sensibile, che costituisce l'esilio eroico dei primi Cristiani, pellegrini della l'atria Celeste nel regno di Satana. Questa tesi di Sorel sulla formazione spirituale del Cristianesimo _primitivo si può discutere, ed è stata ,infatti, discussa; ma è questa la sua tesi, e bisogna accettarla o ripudiarla in blocco, perchè non si tratta cli una teoria diretta ad interpretare la Storia che fu, ma di una dot.. trina che mira ad indicare lo schema di una pratica atlim per la costruzione faticosa della Storia che si fa. Questa dottrina, ripeto, è londament:.ile nel! 'opera di Sorel, ed informa di sè tutta la sua teoria del sindacalismo: che non vuole essere una semplice prassi economica, una tattica della lotta di classe, ma un metodo di rinnovazione morale prima ancora che un sistema di rivoluzione sociale e politica. Metodo che si realizza attraverso la formazione spontanea di gruppi separantisi dalla massa caotica del proletariato, che nega, nei suoi. risultati finali, non solo lo Stato, ma tutti i val01i della civiltà preesLstente, e che a quest'opera di negazione e di ricostruzione totale subordina quaJsiasi interesse d'ordine p.-atico. Così soltanto si può comprendere, ad esempio, il mito sorelliano dello sciopero generale, che non è con. quista di alti salar!, di miglioramenti o d'altro, ma negazione, tanto più àlta quanto più senza scopo immediato e senza speranza di vittoria, attraverso a cui i gruppi operai prendono coscienza della p,·opru forza. Metodo, insomma, che h;1 bisogno, per attuarsi e per raggiungere veramente i suoi scopi mor~li sugli individui, sublimandone la fede attraverso la disperazione eroica, dei clima storico della lotta e della persecuzione. Ora, di fronte a questo che è il pensiero fondamentale· di Giorgio Sorel, cosi vivo e cosi logicamente esposto in tutte le sue opere, come si. può onestamente parlare di riferimento al sindacalismo sorelliano a proposito del sindacalismo fascista? Non è mio ufficio analizzare qui questo sindacalismo fascista cosidetto nazionale. ma è, bensi, mio ufficio, per il tema che mi sono proposto, dimostrare come esso sia proprio agli antipodi del sindacalismo sorelliano, e ne costituisca la negazione più recisa ed evidente. Dove è, infatti, in questo sindacalismo fascista, la costruzione dei nuovi valori spirituali, 1•antitesi assoluta ai vecchi valori, il ripudio in blocco della civiltà attuale e delle antiche tradizioni? Esso1 cioè il sindacalismo nazionale, si basa, se mai, proprio sopra un mito tradizionale per eccellenza, su quel mi,to-Nazione che è caratteristico dell'epoca 10mantica e che è il solo sopravvissuto, oggi, al tramonto universale degli idoli verificatosi nel dopo-guerra. Ed in quanto al concetto della produzione come fenomeno avulso e distinto da quello della distdbuzione, concetto di cui si· fa b.ello, oggi, il sindacalismo fascista, esso non ha proprio nulla a che vedere col pensiero di Sorel, a cui si rivela, anzi, in antitesi, così come non ha nulla a che ,,edere colla celebre, sorelliana morale dei produttori, in cui il dilemma Ira le esigenze della produzione e quelle della distribuzione è affrontato non sotto le forme del con1t'ingente e del relativo, ma nei suoi riflessi collo Sp·i1ito e coli' Assoluto, e quasi su,b specie aete1'nita,lis. Ma l'antinomia tra il pensiero di Sorel e la prassi del sindacaJismo fascista si rivela più aperta ed evidente nella tattica stessa di quest'ul. timo; il quale, in contrapposto ~Ila vecchia unificazione internazionale del prolet.aiiato, vuol~ fondere i11sie1ne, oggi, sotto la bandiera della Nazioue i rappresentanti delle classi sociali iu lotta. si1Hlacalismo integrale, si dice, ma qtù bisogna dar di frego, addirittura, all'idea soreU-iana della scissione, quì abbiamo, 1>roprio, una di quelle generalizznzioni astratte che Sorel tac.ciav~ col nome cli -utop'ie, quì si.amo, senza dubb10, 1h fronte a quel conciliatcrismo democratico ed a qnel paternalismo riformista, entrambi di marca ottimistico-razionalista, che Sorel conclannava, perchè vedeva in essi la cqusa profonda della comune degenerazione del proletariato e della bor. ghesia. Industriali ed operai uniti sotto la guida clell'on. Rossoni, che fa silenzio nei due campi avversi, e si assicle arbitro fra il mondo dei pescicani e quello dei leghisti! Dio mio, s,e tUl precursore si ,·ttoL proprio cetcare per quesl·o sinclacalisu10 nuo\'o stile, non è affatto Sor ....l che bisogna scomodare, ma l'imm.o1taJe dottor Pangloss. SALVATORE VITALE. PIER□ 60BETTI ~ Editore TORINO - Via XX Sellembre, 60 .l)i prossima pubblica;:;!one EDOARDO PERSICO IL GI~O DEL MONDO I. 111 PORTO lìONTANO Opera di stile e ,li lirica d'eccezione ù'OPPOSIZIONE PO~l.t1lijE Alla rwta del Popolo sul rwstro rilievo intorno ai popolari e l'opposizione c'importa rispondere, senza cercare polemicht troppo facili (è ?Jeroche noi siam,0 fuori della mi.schia? o non siartllJ tutti i giorni al rwstm posto a pagare di persona?) con i seguenti chiarimenti. il Popolo sa con quanta fìducia rwìcihbiarNJ seguito l'opera sua in serw al partito popolare. In Sturzo e in Dmati, abbiamo sempre ricono.scivto da:i cryrnpa(fni di critica e di lotta. In Rivoluzione Liberale si tessero i primi studi sul partito pfJ1)()lare,si ?Jidero i primi riconos&menti della sua modernitò. Quando tutti i democratici, i soci-alisti e i fascisti parla?Jano dell'equivoco di Don Sturzo /umrrw noi i soli sprerftudicati a notare il fermento di ?Jitae di rinno?Jazione che si nasconde1;a nel partito, urw dei primi partiti di democrazia 1"1Wdernasorto in Italia. il nostro dubbio og_qiè questo. L'inquadratura del partito nelle provir,c-iP,è dern.lJcrotico-cristiana. Sturzo è un capo su cui si può contare. Dona.tiuna mente critica, intransigente, /err,w,, di primo ordine. Nel gruJJPOparlamentare, in1;ecenon c'è nesSV/M. Gli uomini più rwti, Low,;inotti, Bresciani, Bertini ecc. hanno tutta la nostra sfìducia. Sono dei vecchi clericali, reazionari. Alla Camera guideranrw il grupp'l secondo una linea incerta, collaborazio-n.ista. La direzione del partito ha fatto molti> liberandosi di Cavazzoni, Mallei Gentili e compagni. Bisogna?Ja anche inutilizzare i clerico=-0derati rimasti. Nel prossimo futuro il pericolo è che l'azione del partito popolare resti vittima di quest& dualis1"tW.Ctie te sue ma.nifestazìoni più solenni, e specialmente le parlamentari siarw un tradimento per lo spiri-to della democrazia cristiana, che noi rwn condividiamo, ma di cui ammiriamo la funzwne nel presente momento storico. Il Popolo avrebbe do?Jutocapire che nel nostTo rilie?Joc'era un rimpianto e una si.mpatia e non la manìa della critica per sistema. Nella crisi del partito popolare la Rivoluzione Liberale non è estranea; ma sta obbiettivamente con Sturzo, con il Popolo con le masse antifasciste, contro quei. capi che si apprestano a tradire. p. g. PIERO 60BETTI - Editare TORI.NO - Uia XX Settembre, fil Jmminenfe: FRANCESCO NITTI ItllTRP..GEDUIEl.tù'EUROPA GflE cosa Flll.lÌl !t'l!ME!l!GI! ? L. 14.00 Ai prenota/ori L. 1 2 .oo con ritratto e autografo È un libro organicamente pensato come programma delle democrazie europee. Esce contemporaneamente nel!' edizione inglese, americana, tedesca, russa, bulgara, ungherese, ecc. É la più forte teodzzazione del sistema di politica estera di pace e di accordi internazionali che sta per pre\"alere nel mc,ndo. ;Yovifà: CHECOS'ÈL'INGHILTERRA L. 6La più completa moriogrn{ia ,~scita in Italia in questi anni sulla vita politica inglese. ALESSANDRO D'ENTREVES Ilfondamento d llafilosofia g uridica hegeliana L. 7~50 NOVELLO PAP.AF.AVA. fflSSAllONl GIBE.BAGI_ L. 6-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==