La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 33 - 30 ottobre 1923

b1 LA RIVOLUZÌÒNÉ L1ÉERALE INTEHVEHTl5MD NEUTRALISMO E f ~5tl5MO Speranzin.i I che era co=:aassurda e sarebbe stata ad ogni modo, non ,Jignitosa per nessuno. Intanto Leonida Bissolati, seguito tosto dal ~itti, pro-çocava con le sue di.missioni, colla sua inten-ista con la .;forning Post, col suo discorso di )Iilano, una crisi dalla quale anebbe potuto scaturire la sah-ezza dell'Italia e dell'Europa: bastava per ciò che, capita la gra,·ità del momento e messi a tacere gli inutili risentimenti, tutte le forze democratiche del paese si fossero poste accanto ai due ministri dimissionari e a,·essero seguita la linea tracciata, per ispiegarci grossamente, dal Corriere della Sera: in-ç-ecenon ne fu nulla e i neutralisti costituzionali - perchè è di questi che ora ci occupiamo - più che mai ingolfati nel loro nullismo 1 non videro nel Bissolati altro che l'odiato inten-entista del '15, e assistettero. impassibili e forse, dentro dentro, neanche malcoutenti, allo scempio che di quell'uomo e de' suoi fedeli e della loro politica fece allora e appresso la canea nazionalfascista, lasciata libera di sè. Una p □ l2mich2tta inl2rrntta - d numero del 1° maggio del 1923 La Rivolu:ìon,:, Liberale pubblicava come saggio e anticipazione di ;,.·azi011al/ascismo del Sal\'atorelli il capitolo • Lineamenti del nazionaliascismo , ; in quella pagina del Salvatorelli era un periodo in cui chiaramente. e senza attenuazioni. e distinzioni, l'A. ro,·esciarn sulle spalle degli , interYentisti • del '15 la responsabilità massima e ;mmédiata della creazione di quella piaga della nostra , ita politica del dopoguerra che si chiama • nazioualfascismo • : l'affermazione per di più era fatta in termini che ri,·ela,·ano trasparentissimamente nell'A. il tono dell'antica polemica contro i rei di inten·entismo. Quel petiodo, e più quel tono, fa-ero arriccia1e il naso a moJti degli amici più intimi di R. L., fra cui i Yecchi sono stati, si può dire tutti, bencliè, a modo loro, e: inten·entisti >1 e i gioYanissimi uon lo furono solamente perchè ... gio,·anissimi. Parlò allora per i ,·ecchi Un l.,'nitario, il quale in una. commossa e Yi1:ace sua lettera volle pur ricordare e: agii storici troppo semplicjsti e semplificatori, che, se ia superficie delle giornate del maggio fu iu parte torbida e schiumosa, al disotto di essa, meno rumorosa ma sicura e pronta al sacrificio, Yi era la parte migliore e più pura dell'aaima. italiana>. E all'u.nitario rispondeYa il Salrntorelli, facendo insomma nella risposta le distinzioni che non s'eran trovate nel capitolo in discussione, rimandando del resto ali' insieme del libro, e riconfermando in ultimo, integralmente, la sua asserzione della 1: connessione fra le e radiose giornate :1 e il fascismo sino alla marcia su Roma compresa>. La risposta era, per chi la pensa,a come l'Un.ita,r;.o, soddisfacente fino a un certo punto; come pure non del tutto chiaro e persuash·o par,;e quel che disse poi a questo proposito il Gobetti nelrultima puntata, preannunziata in quell'occasione, de' suoi « Jlotivi di storia italiana>; ma siccome il Salvatorelli in sostanza aveva detto che per giudicare si doveva aspettare a leggere tutto il volume, così noi aspettammo i! ,·olume. E quando il ,olume compan-e lo leggemmo molto curiosamente, ma quando l'a\'emrno letto si rlovette <lire che l'impressione no. stra ri=eva quella di prima, perchè in quel volume, tutto l 'interYentismo in blocco ancora era denunciato come il massimo responsabile del malanno iasci8ta, e in tutto il libro, quando si _parlzn·adel fenomeno inten·entista, tornava a trapelare l'ostilità più appassionata. Per cui a quella ldtura noi comprendemmo che su quello scottante argomento si sarebbe dovuto, o prima o poi, venire ad una discussione, la quale non a,·esse più lasciato nessun equi\"C>CO e nc~sun sottinteso. Di~1 -ione, intendiamoci bene, non su e inten·cntismo ~ e e: neutralismo , , chi ha ragione e chi ha torto questa e una discussione che ora e troppo tardi e troppo presto insieme per farla pr ficnamente), ma sulla connessione tra e inteT-Yentismo, e 1: neutralisruo > e e fascismo >, e riclrca del contributo che al nascere e allo s,·olgersi del fascismo hallllo recato quei due importar.ti~"imi movimenti della nostra storia odierna. Radi □ s □ maggisma trip □ lin □ E, prima di addentrarci nel ,;Yo della. questione .rienx::biamo, se uon dispiace a pe.r.;ona, un altro episodio della nostra storia modernissima, nel quale è impossibile non ,·edere l'antecedente più necessario e immediato dei fatti che ora ci interessano· Yoglio dire l'episodio, non dimenticato e non dimenticabile, della guerra libica. E qui una dichiarazione: si badi bene che non il fatto della guerra italo-turca e dell 'i.01presa 1ibiC3 è oggetto di queste bre,i ossen-azioni, e tanto meno la convjnz:ione (che del resto era anche la mia) della ineluttabilità di quella impresa in quel tempo, ma piuttosto qui si n1ol di.re del modo con cui fu allora condotta la campagna interventistica, e il prodursi, nell' ambiente creato da quella campagna, di quello spirito, che ora, edotti dalla più recente esperienza, J>O$.::.iamochiamare benissimo 1: spirito fa. sci.sta>. Ricordiamo. L~'=t:iamo.;;tarele solite soperchierie, che us u ~mpre e dappertutto in ~imili occasioni, e di cui ~i ebbe ancora una rifioritura adesso ades....,;.o, per !"incidente di Corfù: campagna di stampa a caratteri spiegatamente uazioualista (Erodoto, Pindaro, allustio, Plinio, le aquile romane, il limite clell'Impero, e le repubbliche marinare e 'Pascoli e D'Annuuzio); manifestazione dell'opinion.:, p..:bblica a i>a<e di allettamenti e di assicurazioni traoquil1anti ·Turchia in isiacelo, la ~e= condotta con le ordinarie risorse del biÌancio) ecc. ecc. :Ila richiamiamo inYe,e alla memoria quegli altri episodi che sono di carattere più eddeutemente e <squisita.mente, fa_ scista: aizzamento dell'opinione pubblica contro le potenze an·er-e o presunte tali •gonfiatura dell'episodio del .1/a,wuba, boicottag-gio dell'/1· lust,c1t'ou Fra11A:,·aise incoraggiato dai giornali ufficiosi ecc.); chilli\ura ermetica e permanente del Parlamento; strapazzata , alla fascista • ad un malcapitato parlamentare, di parte tituzionale, reo di tiepida fede tripolina, da parte d'un autorevolissimo nostro uomo di stato - contumelie e bastonate, tollerate o protette dal.la questura, a cittadini, magari a soldati in borghese reduci dalla Libia e ill\ alidi, renitenti o meno pronti a balzare in piedi quando le orchestrine attaccavano e: Tripoli, bel suol d'amore,; campagna del Corriere della Sera contro il prof. Sauna, presidente della Federazione Insegnanti }ledi, autore di un articolo, vecchio di mesi, contenente qualche riserva sull'i.mpresa sacrosanta, e susseguente pubblicazione sui giornali più , interventisti , di lnnghi elenchi di professori dimissionari - per patriottismo - dalla Federazione; scioperi studenteschi, più o meno impediti dalle autorità scolastiche, che scoppiavano alla notizia <li ogni Aziziah conquistata o riconquistata; telefonate dalle capitanerie dei porti alle presidenze dei licei di città marittime perchi: mollassero gli studenti e li spedissero a far festa agli eroi c:.hetornavan Yincitori; tutto ciò nell'atmosfera patriottarda e nazionalista creata per ispuazione e col fa,ore del governo in occasione del cinquantenario dell'unità d'Italia. Ricordiamo tutto ciò e domandiamoci, se, a ripensarci ora dopo l'esperienza fatta, quella non sia stata proprio la pro--.m generale delle giomate rodiese del '15, e l'origine precisa deli'interrentismo di quattro anni appresso. Xessuno, io credo, potrà rispondere che no. Nullism □ n2utvalisla Dimenticarn un particolare, che, aggiunto al quadro, rende completa la somiglianza fra 1: inten-entismo tripolino, e , interventismo del '14-15 .- : la presenza in Italia, anche allora, di neutralisti, diremo cosi, costituzionali, i quali, sia pur camminando in questa questione paralleli ai neutralisti del socialismo, non si ,ole- ,·an confondere con essi : alludo specialmente, come ogn=o intenàe, agli scrittori de La i-oce prezzoliniana e de L'Un.it-à sah·eminiana, i quali reagirono al !ora come potettero meglio alla campagna dei nazionalisti e dei liberali i.nterYentisti, senza petò ottener altro risultato che quello di farsi o n.lipendere o compatire o riprendere dai Corradini, dai Bevioni, dagli A.mbrosini, a1lora tutti insieme fen--idi di e radiosomaggismo tripolino,. C'è però una differenza tra gli antiinten·enti sti costituzionali di allora e quelli del '15: que5ta, che gli antitripolini dell'undici, scoppiata la guerra e durante la guerra e dopo di essa, tennero, nei riguardi dell'impresa, un contegno lie- ,·emente di"erso da quello tenuto dai loro successori nel '15. e Sal,·eIJll.lli e gli a.miei suoi dell'Unità - lascio la parola a Gioacchino \"olpe, te!--timone, per questo1 uon sospetto, - che pure aYe,·auo, assai più insistentemente dei socialisti, avversato l'impresa, afierma,·ano tuttaTia che sarebbe stato ridicolo e cnminoso ripetere il grido del 'g6. Unità e l ·ace... constatarono con simpatia , il magni.fico slancio di solidarietà nella guerra•; affermarono il gioYamento immediato e grande ... ,·enuto a noi da quella guerra, per maggior consapevolezza dataci di realtà non ben conosciute e per conseguenze benefiche derivatene>. I neutralisti , costituzionali , di allora, insomma, a guerra scoppiata, sentirono eh 'era finita l'ora delle polemiche ed era ,·enuta quella della disciplina: dei neutralisti • costituzionali , del '151 almeno della ma.ssima parte, non si può dire che a,·essero bene appresa quell'arte. lo non \"Oglio ripetere qui cose già dette tante ,·olte, e rienx:::are incresciosi ricordi, ma una cosa bisogna pur eh 'io ripeta: che cioè se ~ ,·ero, come è Yerissimo, che la propaganda cosidetta , antidisfattista, è stata, per sè e più per le sue conseguenze, in Italia, come fuori d 'Italia, un malanno gradssimo, è altrettanto vero che cod.esta disgraziata propaganda, fu resa necessaria dalla persistenza sorda, implacabile dell'altra propaganda contro la necessità e la fi. nalità della guerra, condotta in mille modi e in mille forme, dopo il 24 maggio del '1- e ancora dopo il no,embre del '17, dai sostenitori della neutralità. ~la il periodo lil cui il • nullismo neutralista , si spiegò in tutta la sua endenza e fece forse i.I maggior danno, fu quello del'immed.iato dopoguerra, quando i roElenitori e C05tituziona1i > del non inten·ento, cessato col cessar della guerra l'obbligo e la necessità del riserbo, come se la guerra fosse finita non alla resistenza sul PiaYe ma a Caporetto, tornarono a solle,·are la diatriba delle responsabilità della guerra, perdendo di nsta, in quelle iraconde polemiche, tutti gli altri problemi urgenti e ,;tali che la guerra - ,iota - a,·eva messi in campo. E manco male se questi neutralisti • costituzionali, fossero tati conseguenti fino all'ultimo e si fossero alleati, non solo nelle chiacchiere delle polemiche, ma anche nell'azione immediata e risoluti,-a, coi neutralisti son-ersi,i socialisti e comunisti a11ora tuttaria. uniti; invece, men.- ti e nelle in,ettiYe ,;erbati contro i guerrafondai uguaglia,ano, se non superavano, io Yirulenza i tribuni dei comizi massimalisti, sul terreno pratico i neutralisti costituzionali si perde,·ano nei platonici vagheggiamenti di un'alleanza coi socialisti alla Ciccotti e coi clericali alla E' ,·ero che due anni dopo Giornnni Giolitti, con le dichiarazioni fatte a GineYra al corrispondeate del Secolo, e con l'incondizionato ed efficacissimo appogg'.o dato a Sforza per la conclusione del Trattato di Rapallo, fece onore,ole ammenda e pose riparo aU-antecedente < nullismo > de' suoi seguaci: ma ormai era tardi, s'eran persi due anni iuutilmeute, l'aria s'era arro- ,·entata1 gli umori in-çeleniti, la pirosi fascista appariYa troppo avanzata e oramai, per troppi segni, non più guaribile. Intanto, in quei due auni molta, moltissima gente, che, pur avendo e ,·oluta, come si dice, la guerra >1 era rimasta dopo la guerra recisamente av,·ersa ad ogni nazionalismo, appunto dalla < incomprensione> e ostinazione di certi penica.ci neutralisti eran, per disperazione, respinti tra le file degli antichi compagni di fede inteITentista, passati ora, per ,uia perncacia non dissimile da quella degli a,Ye..-sari, al nazionaliascismo; onde a,e,a ragione l'Unitario di dire nella lettera già citata : < i.I parlare con tanto altezzoso disprezzo di tutti coloro che hanno riconosciuto la necessità della guerra è stata una delle cause che più hanno legittimato la reazione fascista postbellica, e l'attribuire al nazionaliascismo una parte di.rettamente e di gran lunga predominante nel proclamare quella necessità giustifica il monopolio che il fascismo si è assunto del merito della guerra dttoriosa •. Neutralismo nazi □ nBl2 2 lascism □ Che il neutralismo, o meglio, come sempre, l'eso.gera.7..ione la degenerazione di quel che si chiama il neutralismo, abhia concorso effica.cis. simamente, per la parte sua, insieme col cosidetto disfattismo bolscevico, a solle,·are la reazione naz.ionalfascista.1 è co~ che fu detta già e ripetuta da molti, e sulla quale nessuno più, io credo, può sollernre dci dubbi. L'na cosa ill\·e,e che non fu ancora, io credo, posta in e,-idenz.a da nessuno è questa: del contributo che alla na, scita e all'incremento del nazionalfascismo, ha dato, no,l in.direttamente ma direttamente, non per rea.ùme 11111 per logica e nat1<ral canseguenquetla \"ariet.à di neutralismo che qui appunto. per distinguerlo da quello socialista, chiamiamo e costituzionale > o e nazionale,. Del quale neutralismo la ,·arietà più cospicua e più rispett..abile è qudla che si potrebbe denominare dal binomio Giolitti-Croce. I due uomini, uno dal Xord e l'altro dal Sud, uno nel campo della politica l'altro nel campo della cultura, lontanissimi in apparen7.a, vicinissimi in realtà, attendevano da oltre un Yentennio ad ar. ricc-hir l'Italia, economicamente l'uno l'altro spi. ritualmente; e la bisogna loro era mirabilmente aP,iata, ma. non compiuta, si capisce, anzi neanche coudotta a metà, quando nell'agosto del '14 scoppia in Europa quel bataclàn che tutti sap. piamo. I due uomini, tutti intenti, anzi rapitt nella loro opera d'arte, non abbastanza, forse, a ,·evan badato al prepararsi e ali 'approssimarsi del nembo, e ad ogni modo quando il temporale scoppiò, essi furono tratti naturalmente a. ,-edere in quel caso, anzitutto e so,Ta.tutt.o, un inciden.- te che ,·enirn a turbare e ad interrompei,, il loto lavoro così bene an-iato; e la questione del nostro e intervento > nel conflitto, dato anche il loro particolare temperamento, furono indotti a considerarla uno sotto la specie particolarmente di una sua competizione politico-parlamentare con i superstiti capi dell'opposizione costituzionale sostenuti da forze interessate ali' inter- ,·ento; l'altro sotto l'aspetto, specialmente, di un ritorno ofiensivo di quella maledetta mentalità massonica, battuta mortificata profligata, ma non ancora scomparsa nè domata del tutto. ~ insomma la mente dei due nostri dittatori, in quel frangente, rimase. ancora tutta orientata - ipnotizzata ,·orrei dire - Yerso la méta che si eran prefissi ed a cui era Yotata 1a vita loro: arricchire l'Italia; la guerra ,·olern dire interrompere l'opera ]oro, rimandare l'assoluzione del loro compito a chissà quando; bisogna,·a e,-itare la guerra disturbatrice, st01narla da noi, causarla ad ogni costo e in ogni modo. Giolitti e Croce, se ben si considera, furono in quell'e,·ento in Italia, i soli e nazionalisti • rigidi e assoluti, perchè furono i soli, fra gli uomini rappresentatid, a concepire la guerra in sola ed esclusiva funzione degli interessi e della fortuna immediata d'Italia. 135 li neutralismo nazionale, come tutti i grandi movimenti politici e di pensiero, aveva un suo liumm di sentimenti e di interessi più bassi e inconsapevoli: il substrato opaco e bruto di quel concetto politico era formato , oltrechi: dall' orrore della guerra insito nella matrice di ogni popolo, oltreché dalla inettitudine alla guerra propria di ogni razza impulsirn e passionale, anche e più da quella particolare mentalità gretta e bottegaia, che, appunto al tentpo dell'inirio del conflitto europeo, era largamente diffusa in Italia, e appariYa già dominante nell'Italia del --ord e del centro_, do,-e l'incremento economico caratteristico del periodo H)0o-r914 a,Ha fatto affiorare una nuorn borghesia dedita al piccolo e medio commercio, aHa piccola industria ed all'agricoltura. Anche quella classe era, quando scoppiò il conflitto europeo, tutta intenta ad una sua bisogna, non dissimile dalla bisogna cui attende- ,an dall'alto i demiurghi: quella di risparmiare e di arricchire sè e, insieme, il loro paese; e nell'assoluzione di questo compito a,e,a posto tutto il suo impegno; avern mandato i suoi figli all'estero che non mangiassero in casa e guadagnassero fuori, e i rimasti a,evan fatto rinunzie d'ogni sorta, si eran sottoposti a disagi d'ogni fatta; e di quelle pene solo allora quella classe incominciava a \""ederei primi frutti a godere i primi benefici. Ed ecco ,enire la guerra_ Anche per questa piccola e brava gente, negozianti, rappresentanti e ,iaggiatori di commercio, piccoli industriali, piccoli e medi proprietari, la guerra era l'interruzione del loro la\"""oro, la dispersione dei loro primi risparmi, la guerra era 11disastro. E questa classe fu tutta neutralista: non tanto prima del nostro intervento, perchè allora la questione era politica, e qnella gente di politica non ne faceva, quanto durante la guerra, e più, chè allora non c'era.n pjù le stellette, dopo la guerra. Ora, se si guarda bene, anche questo neutralismo di ordine, diciamo cosi, inieriore, come quello di ordine superiore, sebbenè con meno o con punta consape,·o]ezza, era in fondo un mo. ,imento rigidantente nazionalista, come quello che i I problema della guerra europea tendeva a ridurre al problema dell'immediato interesse di una classe che, dell'ecouomia nazionale italiana, formava, si ,·oglia o no, la spina dorsale. Questo neutralismo, così diffuso allora in alto e in basso pcr tutta Pitalia, e cosl , italiano,, nella crisi del •15 non prenùse, anntutto perch?: il ceto che lo sentiva più largamente non ave,·a allora una. organizzaz.ione politica autonoma, chè anzi, io massima parte, era dalla politica atti,·a assente; e poi, perchè i due dittatori, quello politico e quello spiritual~, si ,-idero, o si lasciarono sfuggir di mano le aristocrazie, su cui a,·eyano fino ad allora esercitata la loro onnipotenza. Finita la guerra quale fu l'atteggiamento del neutralismo • nazionale• italiano? n ceto della piccola borghesia recente si mantenne spietatamente logico e conseguente: non aveva voluto la g-uerra perchè questa per lui sarebbe stata ad ogni modo un disastro: la guerra era avvenuta e lui l'avern subita e sofferta: o finita a Caporetto o fil!iita a Vittorio \"eneto la guerra, per quel ceto, s'era risolta in quel deprecato disastro. Quella classe usci,·a dalla guerra con due propositi ben fermi nella testa e nell'animo, uno di protestare io ogni modo contro la guerra e contro 1 responsabili d1 essa, cioè, contro i 1: signori • e co·ntro e il governo>, l'altro di risarcì r:;i i I più presto possibile dei danni economici, veri o presunti, patiti durante la guerra. Il primo proposito fu attuato, nel campo costituzionale, con le elezioni del '19 e del '21, fuori del campo costituzionale con quei tumulti e quelle esplosioni che, cominciate coi moti per il caro- ,;,-eri dell'estate del '19, andarono a finire nelb. marcia su Roma. Il secondo proposito si attuò, e si attua. con gli scioperi economici gabellati per politici e con l'occupazione di terre e di fabbriche, per dire dei ceti infimi; con l'assalto alle finanze dello stato e col pescecanismo del dopoguerra, per dire di ceti meno umili: con l'avidità territoriale e le ri,·endicazioni grossolanamente imperialiste, per dire dei ceti 1 diremo così, più politicanti. In questo primo momento il partito che più ap. profittò di questa reazione sentimentale ed econ0mica c;uccedente ~Jla guerra, fu, si capisce, 11 socialismo, non in quanto era e soc:ialis-mo a, ma in quanto era stato, con meòo riguardi, e neutralismo,, ma ben presto l'insufficienza degli aumenti di paghe, il fallimento delle occupazioni, la disoccupazione, deludono gli elementi proletari, specie quelli agricoli e quelli più recentemente inurbati, e li staccano dal socialismo; da un'altra parte i sùbiti guadagni, mentre placano l 'e-:-asperaz:ionedei piccoli borg-hesi, allargano i ruoli di questa classe, e ne ris\'egliano l'istinto consen·atore. F.d ecco finalmente che l'e,·oluzione è compiuta! La piccola borghesia neutralista e, sia pure per poco, bolscevizzante, ,·a trovando il suo ubi consistat politico, nel fascismo, il quale a questo ceto offre appunto h1tto quello che più gli occorre: nella politica interna l'iusur.-ezione aperta e impunita contro lo Stato respou sabile del disastro, la ,·endetta contro il socialismo che lo ha deluso e impaurito, e la di[e.,a a oltranza della maltolta moneta; in politica estera 1a rivendicazione, almrno ,·erh:i1e, clci chi.

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