La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 33 - 30 ottobre 1923

I CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE .. Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamentoper il 1923L. 20 - Per il Il semestre L. IO(con diritto agli arretrati) - Estero L. 30 - Sostenitore L. IOO•Unnumero L. 0,50 (L'abbonamento non disdetto prvma del Jli i/;lr,emb1·e •'vntende rvnnovato per wn an-no! IL MARTEDÌ Anno II ~ N. 33 - 30 Ottobre 1923 • Bo M hl ARI o : p. g.: Commemorazlone. - A. VJGLONGO: Ilordiga. _ T. }'JORE _ A. M. : Fascismo e Mezzogiorno. - A. MONTI: Jnterventismo oeotralismo e fa•eismo. - G. Al.: Il aonomentt. necessario. OBSERVEn: La guerra e le democrazie. COMMEMORAZIONE Dopo_un anno di esperimento fascista chi sente il bisogno di fare il bilancio è l'opposizione. Le cla,si dominanti si accontentano di inni commemorativi. Forse questi inni sono meno tendenziosi, più sinceri di quei calcoli. Un bilancio di fatti non indica quelle risultanze che vanno oltre i fatti. In tema di contingenze si ha sempre torto e ragione insieme. A meno di guardare le cose dall'alt.o e poi da vicino. Mussolini ha pacificato l'Italia. Parlano di unanimità. Gli italiani sono contenti. Veramente le violenze non sono cessa.te, secondo i giornali antifascisti, che continuano ad enumera re episodi pietosi. I giornali mussoliniani trovano gusto a diffamare i ras, benchè, se si vuole, i ras siano poi il regime. Ebbene bisogna dichiarnre che questi malcontenti non hanno ragione d'essere. Mussolini e il regime non hanno colpe di sorta. Non è lecito pensare l'Italia più pacifica e più contenta (ossia. più indifferente e vile), che nel presente anno di grazia. Se persistono le camicie nere, se ancora. si parla di spedizioni punitive, bisogna a.vere il coraggio di confessare che questi sono i necessari congegni della 1Jace in terra nostra e non cercare di specularvi sopra. So- --noìT"'timoèìella pace nel dopoguena, come erano j mazzieri in regime giolittiano. Nessuno degli antifascisti ba il diritto di criticare questa situazione, poichè tutti la vollero quando invocarono il fronte unico deJla conservazione, conLro la rivoluzione ; quando deprecarono la lotta di classe e cercarono di corrompere il movimento socialista. Che cosa ha fatto Mussolini? Ha. accettato il programma di Nitti e trovandolo improprio ai cervelli italiani, si è rivolto a suon di randellate ai crani refrattari. Nel gioco trasformistico ha introdotto cinica.men. te il nuovo elemento della forza, contando pacificamente sulla viltà. Giolitti corrompeva i partiti e li lasoiava vivere. Mussolini ha. superato tru,ttigli esempi di trasformismo, di insincerità, di compromessi, di ricatti. In un anno di governo ha spezzate tutte le resistenze, ha costretto tutti gll uomini a piegarsi, a rinunciare alla loro dignità. Ha ridotto alla schiavitù liberali, democratici, popolari. Passa sopra tutte le differenze. Costringe col metodo dei compensi operai e industriali a far .coesistere allegramente i loro interessi antitetici. Spezza le distinzioni, le responsabilità precise la fermezza dei caratteri e l'intransigen;a onesta delle idee. La dittatura giolit- .tiana aveva una linea, una tenacia piemontese tendeva. ostinatamente a fa.re di questo paese infelice e chiacchierone una nazione ricca ed europea. Il romagnolo ha l'istinto del condothiero di ventura, la pregiudiziale che gli uomini devono servire lui, il gusto per l'unanimità cortigiana.. La sua po: litica verso i partiti l;la la teatralità di tutLl • i deboli e ignora che i grandi statisti hanno sempre saputo dominare le differenze della realtà senza sopprimerle. Ma noi contestiamo alle opposizioni il diritto di seguirci in queste critiche. Chi degli oppositori ci inLende, se diciamo che una delle ragioni della nostra lotta &.Ifascismo sta nel carattere tollerante e paterno della dittatura di Mussolini? Chi ci a.pprova ss, facciamo l'elogio della lotta politica e del- !' Italia del dopo-guerra (disordinata. solo perché un popolo senza tradizioni comincia .naturalmente con le forme pr1mord1aJ1 d1 lotta)? Ma se volete discorrere di _sti_le_nella pohm1ica antifascista. dovete seguirci smo a queste conseguenze. Noi abbiamo s_entito cli amare il conte -Sforza., un anno fa, non perchè egli era._s_tato il primo ai:tefice di una gra;nde. pol1t1ca. estera, ma pepmè di fronte a Musso:m1 comprese senza esi,tanze che la quest1_one.non era di dettagli o di tecnica, ma di 1strnto. Solo chi ha avuto un moto di ribellione in quei giorni, chi non ha calcolato, chi si è sentito di un'altra razza preoccupandosi di un problema di decoro personale e non del!~ popolarità, ha il diritto di non essere fascista. Gli altri sono uspir-anli fascisti insoddisiatti: e bisogna rompere il blocco dell'anLifascismo pcrchè c'è molta gente che vuole realizzare. Gli oppositori più melanconici parla.no di libertà violata, si richiamano allo Slatuto a.lbertino. Lo Statuto albertino in 75 anni n·on ha certo aspettato che Mussolini lo violasse per primo. Quando Bonomi o i democratici sociali parlano di Statuto e cli libertit, noi non possiamo non sorridere, perché ci vien fatto di pensare malignamente a.cl un·offer-ta.non acr.ettata di collaborazione. Solo Luigi Albertini è riuscito a commuoverci parlando in Senato e sul Corriere dello Statuto. Luigi Albertini ha voluto conservare la sua dignità. Noi comprendiamo che si possa. da alcuni di noi n'utrire per lui a,nche un. segreto rancore. Noi non ci adattiamo a credere che il Corriere non ,1bbia potut.o fare a meno di tacere. I discorsi st.e"5i di Albertini in Senato parvero ingenui: ma in quei momenti l'ingenuità sa.Iva.va un cs.- rattere. La tirannide di Mussolini è ben più wtWe e 1·affinata di quel che possa credm·e un costituzionalista: eppure le accade.miche parlate di Albertini attestavano che in Italia rimanevano delle persone bene educa.te, disposte a discutere qi principi t.ra camice nere e mani levat,e per il saluto romano. Un uomo che ha avuto questa fermezza pedagogica avrebbe anche dovuto permettere che si precipitasse cont,ro di lui e contro la sua opera la violenza di unr, spedizione punitiva. Nessun danno alla ca.usa. se le lezioni di stile avessero dovuto diventare eroiche. L'opposizione tecnica di Amendola e di R1ùni nel Mondo non ha certo la stessa. efficacia della disquisizione accademica. di un conservatore. Il Mondo non ha. dato tregua alle iniziative del governo: sa ricordare al momento giusto the la lira, nonostante le promesse cti Mussolini, non è salita, denuncia gli errori del discorso De Stefani, mostrando che il bilancio non migliora, .sve,la il parassitismo delle cooperative fasciste, più fameliche di quelle socialiste, sfrutta il malcontento democratico per le riforme del Gentile, si sdegna per la sfacciata ca.cc.ia fascista. a.ne cariche, per l'iniqua distribuzione delle opere pubbliche, per le bugie dei comunicati ufficiosi. Questa critica piace• ai piccolo-borghesi. Ed è pacifico che l'aristocrazia nuova di Mussolini ha molto da imparare dalla perizia di uomini come Ruini. Per l'ordinaria amministrazione le creatur-e del regime giolitt.iano valgono tutti gli Acerbo e i Finzi del nuovo mondo. Non con le camice nere e coi nuovi funzionari stipendiati per i. servigi resi nella guerra civile si va verso il pareggio. E' certo che nell'esperimento le condizioni finanziarie e amministrative della nazione sono scandalosa.mente peggiorate. Dunque i! Jfondo ha ragione. Ma non ci convince il tono. Tutto questo in sostanza è un collaborare con la crLtica. Mussolini potrebbe migliorare la tecnica, diminuire gli scandali e, gli acca.- parra.menti, frenare ln. fame dei suoi collaboratori e resterebbe per n0i un'irreducibile questione di principio. Lo stile: ecco ciò che non si vede facendo il bilancio. Le sagre e l'educazione alla politica del tresette significano un deficit che d1\ s(1lo busta. a far fallire qualunque amministrazione statale. E' bastato l'incidente di Corfù per avveri.ire anche gli osserva.tori più lenti che il Guatemala si sta avviando a diventare un modello di dignità. Vogliono l' unanimitit in polilica estera. Propong·ono consoianti dimostrazioni impe- ,ali alle fantasie piccolo-liorgh~si degli italia11i. lnfo.tti per i nostri connazionali non i fatti irnportu.no ma l'enfasi d-i una dimostru.zionc ben riuscita in piazza e la vom ;:1''JS>''t del fanalisn,o presuntuoso. Seg·reli di regi1ùt· d81na5ogico se si pensa che .\Jus- ,olini lJa rinnegato ogni nazionalismo programmatico e•vicn facenc..ioper la popolarità la, più grossolana delle politiche pacifiste: 4uelìlL dell'inerme clie minaccia. Q11alesarebbe dunque il resJJOnsodei falr l!? Fallimento e· crisi generale .. \1a c'è un fatto che sta sopra tutti i fatti: il regime si è consolid,1to, trionfa di tutte le opposizioni, canzona. tutt' gli avversari. Se il bilancio è 1·ovinoso l'Italia è contenta e contro questa inesorabile realtà si spuntano tutte le critiche più sottili dei maicontenti. Essi sono più colpevoli delle classi dominanti. Il recente tentativo di creare il mussolinismo a.ccanl-0 al fascismo è stata la prova più pietosa dello. m,mcanza di dignità negli itali.cminon fascisti. La gara nel servilismo non ' poteva svelarsi più ripugnante. Dopo un anno di esperimento gli italiani non lÌanno imparato nulla. Il signor Giovannini continua ad offrire la sua colla.bora?Jione; i combattenti come Arangio Ruiz e Savelli non chiedono che di ubbidire lealmente al duce, di sostituire i ras in tutti i servizi ; i ,ocialisti uni tmi e i popolari non rifiuteranno la collaborazione tecnica: essi si '.lispongono al sacrificio solenne per salvare fe organizzazioni e il prolct-0.riato. Chi dice cli resistere parla a sproposito di Italia libera e con metodi perfetta.mente fascisti si nasconde dietro l'equivoco simbolo della medaglia d'oro di Rossetti. Ma la cosa più buffa sarà la lega democratica di Bonomi. Anche I. Bonomi ct;chja.ra di non essere aprioristicamente antifascista. Sul terreno della libertà e de:l consenso anche Bonomi tratterà per ìa collaborazione. Se queste nostalgie •per il potere nascondono un calcolo machiaYellico, bisogna sorridere per l'ingenuità di Bonomi e dei suoi amici. La loro vanità si direbbe proprio allegra se non hanno ancora capito di essere dei vinti. Essi sperano di giocare Mussolini sul terreno parlamentare e con le astuzie della polit.ica. Essi non si sono acr.orti che Mussolini li vale tutti, che la ricchezza dei suoi espedienti è addirittura fantastica, che devono confessarsi novellini di fronte al nuovo dom<1Jtore a.Ile sue capacità di non tener fede ai patti, di guadagnare la popolarità ad ogni cost-0, di asservire abbagliando è lusingando. S·e,questi sono gli opposito1·i approviamo Mussolini qua.ndo clic.e che. starà e.I potere trent'anni. Basta. tale minaccia per ridurre alla mansuetudine un avversa.rio di cinquant'anni, sia pur ostinutamente fiducioso nella. propria longevità! Mussolini conosce i suoi polli e vedendo le p&lll'8 degli av,;ersari si pot-rebbe anche credere alla suR forza .. E' probabile che con istinti così ferocemente collaborazionisb Giova.nnini e Bonomi, Save.lii e i giolittiani. rimarranno a bocca ascint,ta. E dovremo riconoscere un incantevole moralista. nel presidente corrqttore. Solo di fronte a chi non ha ufficio o lucro da chiedergli l'uomo è disarmato. Il presidente corruttore che co11tamina e piega ciò che tocca non può nulla contro l'in.Lra.nsigenza. Ora. noi siamo cuntenti di noi stessi, ciel nostro sistema cerébrale, se un anno fa l,1 legge ciel mussolinisà10 ci fu chiara e riuscimmo a conservare la nostra libertà mantenendocene degni. Agli antifascisti che ci espong·ono i loro programmi di blocchì_ e di realizzazione possiamo eh iedere sorridendo un noviziato di disperazione eroica. Forse il disinteresse sarà il migliore machiavellismo ; i 1 solo capace di sconcerta re un tra.sformi sta e un domatore, rli fargli sentire c.he ci sono valori contro i quali la sua abilità non conta. Dopo dodici mesi di esperimento noi ripetiamo l' esorLnzione all' intransigenza: e questo pare la nostra forza. p. g. BORDIGA Jl pre<·esso di Roma contro una i:,art<: dei dirigenti del l'artito Comunista ha contribuito a porre in singolare rilievo la figura di Amedeo Bor<liga, finora nota soltanto ai pochiS6imi che seguono da Yicino il movimento elci partiti proletari italiani. L1idioz.ia di ctrti giornalisti li ba indotti a ;sottolineare sopratutto, nel c.-ontegno del Bordiga in Tdbunale, li.ll2. disinvoltura a base di spfr1to.::.aggini: in realtà si tratta di un uomo Sé:rio {malgrado quell'hunwur caratteristico dc-i n.apoletan: colti), troppo serio, forse, per rie11trare nello schema tradizionale del rivoluzionario italiano. L'atteggiame11to di Boriliga si spiega colla conoscenza dell'uomo: c.--gli e un c0nYin.to, tenace, intran'iigente ,·alorlzzatore del proletariato come cb .s..se e del Partito Comunista com.e organiz7.a.- zione direttiva dell'élite proletaria. Fiducioso nella sicura e proficua vittoria rivoluzior~aria del proletariato comunista; deilo e Stato borghese ,, e deila borghesia come classe politica egli non ha grande stima. Condannato, egli a,-rà una conferma delle sue previsioni, una riproya che per colpire i suoi nemici di classe il potere borghese non esita a violare 1z propria legalità; interpreterà l'assoluzione come un atto di debolez7..a del nemico. Como dell'oràine nuo- ,·0 1 non può attribuire allo Stato ed. a tutti gli .=iltri organi del potere <leiia borghesia alcun.a sovranità, ed alle ideologie borghesi aJcun saJore, se 110n-cli stra menti per -una dom.ina.zjone •di -classe, a11 ti proletaria. • E' questa la mentalità della nuo,·a generazione ri,·oluzionaria e comunista 1 inquadrata nella Terza Intern.::.tio11.ale; mentaiità che, prima della gnerra 1 era propria soltanto dei bolscevichi russi. 11 comunista è un soldato della ri,·oluzione, disciplinato soltanto agli organismi rivoluzionari, pronto a tutto: come il cristiano primiti\·o, rinneg~u1.<loogni legame c0ll 'ordine esistente nelP-interesse SUJì,femo delia ri\·oluz:ione. Chi non tiene conto di' queste premesse non può capire l'esse117jaJe de1 mo,·imento che fa capo all 1Internazionale Comunista, non può ya.Jutare nella sua irnportauz.a la radicale trasformazione operata nella mentalità 1iYoluzicuaria dalla coscienza di una clecisiYa crisi imminente e dal contatto coi bolsceYichi russi, i soli che già prima delk1. guerra avesse10 seriamente affrontati i pro. blem.i della ri,·oluzione proletaria; e non può neanche con1prendere nella s11a serietà il contegno di Borcliga e dei migliori suoi comP2-.:,o-ndii fronte al Tribunale. Il milite comunista non può credere all'imparzialità della magistratura ed a pri.ori ne respinge Pantorità: la sua difesa è quindi sopr:atutto un mezzo ed un dovere di propaganda, che esercita senza tenere alcun con-· to della propria persona e della probabilità di essere ccudannato: incidente preYisto, perchè la borghesia - sfidata - deYe e sa difendersi, ·e-olla " legge » e fuori della legge. La guerra ,, la guerra, e tutti dovranno riconoscere la logica inesorabile di Bordiga. Può darsi che egli abbia. torto, che la su.a coerenza nasconda un errore fonc.lamentaJe : che cioè sia errata la diagnosi della situazione, che si ritenga erroneanlente mortale la crisi, che la riYoluzione sia impossibile mancandone le condi7ioni oggetti ,·e : può darsi che ciò sia vero e che allora i con1unisti siano fuori della. rea1tà. :Ma clii p11?) osare tm giudi7io che spetta soltanto alla storia? Certo1 Bord.iga è un uomo di eccezionale interesse, anche per valore e qualità personali. ;\e ì1a scritto efficacemente il dott. Ruggero Grieco: « Bordiga è nn comunista giunto al Comunismo a.ttraYerso lo studio del nostri :Maestri .. -\gli agi della sua famiglia cli antica nobiltà e della sua professione in cui poteYa eccellere, ha µre-- ferito farsi condottiero di masse. Le eccessività, le angolosità, l 'nsprezza che molti sanno come aspetti prentìue.nti del cai-attere del Bordiga sono spiegate da chi conosce ttll poco la storia del proletariato italiano e gli uomini che l'hanno diretto. Bordiga è una reazione al parlamentarisrao 1 al democraticismo, all'opportunismo che in Italia hanno schiacciato il proletariato. Una reazione è sempre eccessiva. lWa nel mo111euto iu cui g·Ji opportunisti it:ilian1 aderivano a11a Terz::i

b 13¼ luternazìouale ed inneggia.;ano alla rivoluzione imminente) Bo:cliga ha sah-ato la tradizione della sinistra 1.11.:.'Uxisftao.nnulancto le note tesi snl1'antielezionisrno. Per la sua tesi antiparlamentare ed aste!1si~- nista, Bordiga ve.11ue accusato cli « infantilismo :1 ~ Lenin. In realtà, se nei confronti della politica e del programma organico de11'Internaziona1e. Comt~tista, il radicalismo cli Borcliga può cons1-derars1 una (( malattia infantile» del comunismo, valutato in sè e rifeiito ai precedenti più di.retti è invece ben diver:;a.mente spiegabile. ~ 1en:~sias1110 spiega l'auti-sindacal-ismo, la quasi d1fiidenz.a. verso i consigli cli fabbrica, come elementi politici del pote.re proletario, e lascia preYedere le linee della politica che s~guirà più tardi il Partito Comm1ista: intransigenza, accentramento, ripulsa di ogni accordo anche transitorio con quelle stesse fra1joni proletarie che non osano ancora spezzare tutti i leo-ami coll'ordine sociale esistente per porsi senZ: riserve sul terreno della. Terza Internazionale. Egli è un rappresentante del :Mezzogiorno italiano, privo di proletariato industriale, strabocc~eYole di .bracciant~to mobile e di disoccupa- ~one,. scettico e raillcale nell'opposizione politica, immaturo sindacalmente, ma ricco cli impulsi, e per tradizione rivoltoso. La ctùttu-a marxista ha ·corretto certi errori originari, ma non ha potuto distn1ggerne tutte le traccie. In Italia sono più tenaci di quanto :Ò.onsi creda certi motiTI del primo inte.i-nazionalismo espressione di condizioni reali del paese. ' Bonliga, rigido a:ffennatore della supremazia del Partito nella lotta proletaria, non comprese 11 valore nvoluzionario del sindacalismo, ai suoi tempi, come ritorno ai principi classisti contro· le deYiazioni _parlamentaristiche. Allo stesso modo Bordiga, nel 1919-20, cogliendo il valore del SQYiet come elemento del ·nuovo potere proletario non riusci a comprendere l'effettiva corrispondenza che con esso avevano i Consig.li di Fabbrica. J_a costituzione del Partito Comunista. (1921) porta 'Bordiga a11a rinunzia dell'astensione accettando tesi, tattica e disèiplina dell'Int~aziona1e. Tale accettazione tuttavia non fu sem~ pre completa.: non per politicantismo, ma proprio per la sua particoiare forma ·n!éntis, per certi suoi apriorismi, per la sua naturale rigidità d1 uomo tutto d'un pezzo, convinto come un aiX)stolo, inflessibile come un capo milita.re. La tattica del fronte unico, cioè degli accordi tra comunisti ed altre frazioni proletarie, fu da lui ccmbattuta teoricamente e praticamente osteggiata, perchè non riuscì mai a capire le esigenze della politica, perchè non potè ammettere mai un 'azione comune tra un Partito omogento e disciplinato come i.1 Comunista e l'inconcludenza caotica ài certo massimalismo. Anche se certi suoi insegnamenti possono confondersi col macchiavellismo imbastardito dei POsteri : • colpire colpire senza esitazione, bruta.I. mente e ciecamente, l'avversario; dire la verità, senza scn1poli, solamente ~e necessaria, men-· tir OYe ocrorra; Yivere la vita del riYoluzionario comunista, fredda, spietata, audace, ap.passionata, inte11igente, generosa, crudele> (La:voratore 7 marw r923), Bordiga non è un politico, è l'anti-:Macchiavelli. Tipica la sua incomprensione del fascismo come movimento politico, l'indifferenza nella lotta dell'oligarchia fascista contro lo stato liberale e democratico. Certi suoi atteggiamenti possono aver nuociuto all'affer:mazione politica del Partito Comunista, ma forse erano inevitabili, i1 meno peggio. Del resto Borcliga esprime nella sua intransigenza e nel suo radicalismo, una concezione ed una tattica rh-oluzionaria caratteristicamente intonate colla situazione italiana. A. VIGLONG0. PIERO 60BETTI - Editore TORINO Uia XX Sellembn, 60 j(ovifà èi novembre L. Einaudi: Le lotte del la-voro • F. :!11. Bongioanni : Venti poesie T. Fiore: Uccidi Generale Assum : La prima difesa del Grappa L. lO L. 8 L. IO L. IO V. Cento: lo e Me alla ricerca di Cristo !,. 6 f.hiidrlg : Le ge11,erazioni nel fascismo L. 3 Hébbel : Agnese Bernauer . L. 6 R. Artuffo: La m01'le d.elia terra L. 3 F. }f. }tartini : Un co1 lile L. 3 (Si accetta.no prenotazioni). La nostra cas:i. fornisce agli abbonati qualunque libro stampato in Italia vecchio o nuovo. Ricerca pubblicazioni esa.urite. I nostri clienti hanno diritto ai consigli bibliografici gratuiti. I libri si spediscono franchi di porto senza aumento sul prezzo di coperlina. LA RIVOLUZIONE LIBERALE FflSC1SM □ E MEZZ □ fil □ RNO Caro Professor Monti., H~ letto c.on !a. oia.ggiore atte.u.zio11c e, mi perm~tta, ammuaz1one le sue considerazioui su Fa• sc1s1no e N[ezzogiorno e sono commosso da qttesta nu?~1a prova de11a sua elevatezza morale, del suo spinto tJ·agico. lWa mi permetta di dirle candidamente, per quanto ciò possa addolorare anche me, che qui da uoi siamo sempre in tema cli com- ~e~i.a. o ~ggio e che nessull segno io vedo di vin.l.z.ta,. s1bbe11~molti di rassegnazione ilnpotente, dt chsperaz1011e passiva; nessuno che indichi cl.1e.la gente comincia ad aver fiducia in sè e sia d~smcantata dall'attesa <lel Governo. E, cli. grazia, come potrebbe aYve11ire il 1niracolo, se quelÙ che. comandano, comandano per appoggio del Gove1:n~? Insonnna} lei lo comprende .bene, tutta la q~ust1one da uoi consiste in questo· che la maffg1or parte della gente pensa solo a la.vorare ~e lavora forse più che nel reslo d'Italia, e non ha nessuna voglia di occuparsi cli am.1:ninistrazìoni ~i opere pubbliche, d'istituzioni civili, di politk~ 111'breve, nel senso più ampio, mentre una pic- ~ola parte., una esigua minoranr.,,1., sem.pre quella, nnpadromtasi dei poteri pubblici, non sapendo e non potendo provvedere al proprio sostentamento e decoro col lavoro, vi si mai1tiene ad ogni costo aggrappata, con l'aiut'o del Goven10 di qualsiasi Governo. Ora è chia,ro che· nè la ~-a11 massa, uè gli. altri ha.11110v,olontà alcuna cti rib~llarsi, quella perché non ha un filo di speranza ne q1~nd1 alcuna voglia dii far lo sforzo, questi p~rc.he, rappresentando il Governo, sono arrabbiati conservatori. Ben dice lei che il fascismo è costretto a passare quaggiù attraverso la democrazia socia.le; direi megli'o anche attraverso la democrazia sociale, come attraverso qualsiasi altro partito al potere. Ora quaggiù da noi si fa un gran parlare di sostituzione di vecchi uomini come a ve1nmo l'ingenuità tli proclamare noi com~ battenti nel '19, ma è tutta una lustra, e .i vecchi sono più vivi dei giovani e ne tirano abilmente le fila. E ad ogni mod0 se sostituzione c'è, i giovani, o corrotti inconsciamente dalla ta?e naz~onalisti~ e agitantisi ne~ vuoto del patnottanhs1uo 1tffìciale, o di già immaliziati e fatti scettici quanto ad orienta111enti ideali,' si sono assunti, per incoscienza o pagliettismo, i-1 compito di riecheggiare il più verboso sbandier~ento delle idee-paravento, delle idee, oppi?, .delle idee-c2pestr0 ùi patria, energia, disqphna, onore nazionale, produzione ecc. ecc., senz'altra preoccupazione che di stordire cl.ippiù per darla meglio a bere. Cosa questa a cui riusci.ranno immancabilmente, poichè, messi da J!a'~ ~e con _Jeminacce quei due o tre uomini capaci 1n ogm provincia cli una qualche opposizione, quella. benedetta massa voterà, come ha sempre votato, gli uomini del governo, contentandosi, magari, della posa della prima pietra di un monumento. E in conclusione a me pare che lei si illuda, sopravaluta.udo le manifestazioni d~l soldino o quelle della Campania. La Sardegna ~ un'altra cosa e potrebbe davvero coi suoi pastori organizzare sul serio una Irlanda vendicatrice: l'Italia meridionale no. Vuol vedere l~esempio di un.a città cbe del fascismo se ne infrschia? E' Bari: intorno al fascis~o assenteismo, vuoto pneu1natico, paura pel ncordo delle violenze passate, , disperazione, aspetta1-ione che la cosa passi c1a sè, che Mussolini cambi indirizzo, che comprenda finalmente l'abisso che si scava e che ci scava, voci fantastiche di dissidi, di lotte violente in seno al fascismo, tra Rossoni e Michelino Bianchi, tra l'uno e l'altro onnipotente generale, nessunissimo proposito, nessun ripensamento, una decina di socialisti rifonµisti, brava gente che aspetta anch'essa, e una voce libera, quella del repubblicano Pier Delfino Pesce, anch'egli uazion.a11steggiante, ma una sola, predicante nel deserto. L'Italia meridionale non ha capacità di ribellione, E se la sua disperazione fosse veramente virile com.e lei dice, si tradurrebbe pure in qualch; cosa. Xon c1-e<loqu.indi che se il Nord avesse fatto la repubblica sociale, sarebbe nato un fascismo da noi. Il Jlez:wgiorno è monarchico? No. 11 ~lezz.o~iorno, cioè, conie ho spiegato, quella esigua minoranza che governa, è pel governo centrale, per qualsiasi gc..verno centrale le assicuri la ~ontinuazione del mazziedsmo, della depre- <laz1011edei beni pubblici, del proprio predominio. Solo in questo senso è monarchico. 11 nuovo governo centrale della repubblica sociale, lasciate sul pr~ncipio un po' le briglie alle masse più o meno ingenuamente bolscevizzate, che si sarebbero contentate di conquistart le anuninistrazioni pubbliche per pagare meno tasse, per riversarle s1t'i signori, per depreclarvl a loro volta fatta qua.khe legge sociale a mo' di lustra di~ sperso u11 mezzo miliardo jn opere pubbÌiche ad a~paltatori e_ a cooi:erati\·e, inviati quaggil1 dal ~orcl una cinquantina di propagandisti-rappresenta.nll del governo a tener vi va la fede e a mante1Je_r l'ordine, si sarebhe subito trovato nello stc-sso imbarar.zo in cui si è trovato il governo fascista, cli vedere tutti gli uomini e tutti i partiti, pl'OClamanrlo le proprie antiche ber1emerenze verso il patrio governo, fare a pugni a chi arrivasse primo ad esserne riconosciuto be11e1nc:- rito e legittimo rappresentante, pur di potc,rc consen·are i1 potere e tenere a freno il partito avverso,_ quelli cioè che aspirano ad acquistarlo, sempre 1u nome de] governo e detle proprie be. nemerenze verso di esso. Sarebbe stato accomodante, approssimazione, nè a destra uè a sinistra, nè carne nl: pesce, come tutto da noi. E· 11011 avrebbe avuto l'ingenttità, come non l'ha j1 governo fascista, cli alienarsi le classi dominanti, con una politica pro lavoratori. Tutto questo per noi è lapalissiano e ad ogni modo i nostri uomini di governo, e fin i rappresentanti .dell'aut01;tà centrale non nascondevano di essere pronti al passaggio. Avre1nmo avuto delle violenze? Certo elle sì; violenze cli plebi, facili a domarsi, aini facili a cade.re sul nascere con qualche concessione-lustra. ìvia attribuire a1' l\llezzogiorno, anche in via cli ipotesi, la capacità di ~rea.re un proprio fascismo monarchico è donchisciottismo bel1e e buono, nobile do~chisciottismo, ma donchisciottismo. Il monarchismo del Ca.retinale Ruffo trova va contro di sè le ingenuit; 1 dei repubblicani, t1litti signori; la strage di Pisacau~ fu a1imentata dai sig-uori, timorOSi cli pe.i·- dere ~1 pote.re; il brigantaggio del '66 trovava tUl governo incapace di comprenderlo e di Yalutare i bisogni d 'orcUne agrario-sociale dei contadini, ciò che nou sarebbe stato il nuoYo governo. Che fare? Mah! Ved.remo che ci sarà da fare. Per ora bisogì1a che la gente veda operare que- • sti uomini nuo\'1, anche se uomini-paravento e si persuada al lume dei fatti, che son sem~re quelli. Ovvero, dato, com'è in parte, che ne sia già persuasa, che abbia ta11to d'i libertà c1a poter aprir bocca e far conta.re per qualche cosa la propirio opinione. Per quelli che lavorano e che, per necessità o per elezione non si ?(:Cttpauo che dei fatti loro, l'id'eale del governo non è il monarchico piut. tosto che il repubblicano, (ch_ènon si curano cli sistemi politici), ma quello che si occupi il meno possibile dei fatti nostri, che ci rompa il meno possibile le scatole, che ci faccia pagare il meno possibile di tasse, che ci àia il meno- possibile tli leggi, che· non ci dia nulla, poichè non vogliamo nulla, ma sopratutto non ci tolga nulla, che assicuri l'ordine stù serio per tutti, che non influisca sulla giustizia, che non c'imponga uomini, nè giovani n~ vecchi, nè del governo nè contrari al governo e in breve ci ignori quanto più può e ci lasci a vedercela da noi. Che sappiamo di potercela. vedere e cli saper fare ormai, se la viole11Zadall'alto, che una volta fu giolittismo ed ora è fascismo, non pretenda di stabilire rum innaturale differenza tra cittadini e cittadini, proclama.udo gli uuri salvatori della patria e difendendone tutte le canagliate, e cercando di far passare gli altri per poco meno che traditori e togliendo loro il pane e il resto. Come vede noi non otterremo nulla cli quel·lo che vogliamo. Almeno per ora, giova sperarlo. Mi perdoni lo sfogo e mi abbia. con la più deYota considerazione, suo J";el mio articolo FasdsnJ.Oe i\llezzogiorno, tempo fa io dicevo: « O io m'inganno o davvero sta a.ccaclendo 11el i\iiezzod'i qualcosa di inaudito. O io m'inganno ,o il Meizodl, in reazione ai metodi di , conquista., del fascismo, disperando cl.i Roma e del Regno cl 'Italia, si appresta davvero ad estraniarsi da quella vana astrazione che è l'Italia una ed a rinchiudersi nella realtà vicina tle11a sua vita locale. O io m'inganno o il lVIezzogiorno, reagendo al feroce 1witarismo fascista si appresta, :finalmente, a fa·r da. sè ». La Jettera dell'amico Fio~·e, altre lettere di altri amici cli laggiù, Pomaggio dei sindaci calabresi al Duce, il n1az7,0di cittadinanze onorarie offerte a Niusso1ini dai comu11i cli Terra di lav6ro, sarebbero tutte cose le qaali starebbero li a dimostrare che io mi son davvero ingannato e che il :Mezzogiorno ha tutt'altro per la testa che reagire al fascismo e disperare di Roma, e che il Mezzodì farà ancora e sempre quello che gli comanderà di fare il Centro ccl il Nord d 'T· t"lia. Veramente io, prendendo pretesto dal fatto che quei tali comnn.i sono del Casertano -t cite quei tal'i sindaci sono delle Calab1;e e che i mi"?"j corrispondenti parlano espressan1e11te del 1,!e.lzogiorno continentale, potrei arzigogolare, e far delle distinzioni, e salvarn1i dicendo che quello che non è vero per la Terra di Lavoro e Cala:Jri<:r e Pnglie e Rasilicata e Napoli è Yero invece purtroppo per Sardegna e per Sicilia, e potrei conchiuder dicendo cli voler attendere C'he il movimento si propaghi, come già altre voltt>, dalle isok al conline11te. lo inYece non voglio, 1;er sostener la mja tesi, rifugiarmi in Sicilia o in Sardegna; io non voglio neanche difender qui ora la mia tesi neppure parzialmente: io voglio riconoscere coll'am1Co Luz1,atto che è asstu-clo e pericoloso attendersi una riscossa locale contro il rovinoso centralismo roma110 fascista e prefascista da regioni economicamente invalide come quelle del Mezzodì ; io voglio a.ntmettere come vero e fatale i1 tragico aforisma " miseria è _qchia-uitù 1L Ma dopo queste e: tali ammissioni io vorrei fare a me e a<l altri una domanda. Che proprio non ci sia nulla di probabile nella tesi marxista del progressivo impo\·erimento dei ceti non abbienti e de11a loro progressiva disperar,ione, fino all~ cagInoo I an"' scoppio iucoercibile della rivoluzioue rivendicatrice cli equità e di giustizia? E se questa previsione s'è di1no5:trata falsa per .il proletariato urbano e iudnstriale, nou potrebbe essa avverarsi per un altro stato sociale, anzi, non per questo o per quel ,ceto, ma per una stirpe, per una razr.a in contrapposto ad1 un'altra? Nel I\1ezzocH si sta svolgendo non cla ied la tragedja della decadenza, anche fisica, di tutta una razza: questa tragedia nel dopoguerra pare per t,oppi inclizi che volga alla catastrofe:. gli scarsi rispanni sono andati distrutti : il protez..ionismo industriale del Nord soffoca definitivamente l'economia. e la p,roduzione del Sud agricolo; ] 'emigrazione è cessata ed è insufficient'e • l'Inghilterra sta per chiudere le sue frontiere ai prodotti tipici e peculiari del nostro Mezzogio1-. no; tornano, più neri che mai, i giorni neri del conflitto doganale Crispi-Repubblica francese. Non può c~rsi che 1a miseria, divenuta intollerabile, faccia laggiù scattaJ·e la molla faccia scoppiare la mina? ' E uu'a.ltra domanda io :vorrei fare agli annc1 tutti, noti e ignoti, del Mezzodì, alle persone cli laggiù ricche e di beni e di coltura, ai settentrionali del Mezzoàì.. Snpponiamo che io invece d'iug;annann_i, abbia ragione; supponi~o che davvero; sotto le l..:"tvespente e le ceneri raffreddate covi <:ostaggiù una eruzione; supponiamo che domani, cl 'incanto, risuscitino nei due nei d_ieci Mezzodì orde del Rufio, brigantags-:io' litico, fasci siciliani, travestiti alla [o;gia~ • tempi, insorgenti contro i detentori del poter: 1 quali essi s1 siano; voi, contradditori miei, di questo evento sareste, si o no, contenti? voi, i più giovani, vi sentireste di mettervi alla testa cl 'nn siffatto movimento per incanalarlo o per guidarlo al meglio e al reale? Oppure avreste paura di una eruzione siffatta, e vi strincrereste ancora e sempre, al gove1:no centrale e ~lo aiu: tereste, ancora e sempre, a soffocare quel movimento autonomistico e libertario? La questione importante, a me pare, è tutta. qui. Chè se veramente le aristocrazie del Mezzodì c:he esistono e che noi conosciamo, non solam.en: te credessero improbabile una reazione autonomistica del Mezzodì, ma sopra.tntto, dentro di sè, con"vinta.mente, la deprecassero o la temessero, allofa davvero anche noi dovremmo cessare di guardare al Mezzodì e alle isole per attender di là conforto e aiuto, e dovremmo, non volendo o non potendo rinunciare alle nostr-e idee federaliste, coltivarle, agitarle, e diffonderle· nelle regioni del Nord, nella Catalogna (econo. mica per ora) d'Italia. AUGUSTOMo,,T!. li'ITAliIA OEI.ì P0P0li0 0nG.1i.:•rn DELLA FEDERAZ. REPUBBLICA-SA AUTONOMA RAVENNA Via Paolo Costa., 2 - Casa del Popolo Giornale di propaganàa ntazziniana, che agita i 1n.aggi01i probl.e·m:i della rin.a.scìta. itxzliana1 per ed,ocare la coscienza politica de! nostro popolo con itn programm1.a di i.dee :serie e feC01uie. COLLABORATOROIn:. Ubaldo Comancl.ini - On. Ulderico Mazwlani - On. Roberto Mirabelli. - A vvocato Oddo Marinelli - On. Giuseppe Macaggi, - On. Vittor Ezio Mru:zocchiui - Prof. Giovanni Baldi - Francesco Morminna Penna - Enrico Sparti - r Sordello » - Prof. Riccardo Campagnoni Rag. Fortunato Buzzi - Dott. Mario Pistocchi e vari altri. A. bbona ment.o ann1w L. 15 CHSfl DEI POETI Via. Walder, 3 VAsBS~ • TelefoHO N. 44 I QUADERNI « Qua.deni-i di Poesia» nel formato II x 15 con copertina a due colori e fregi grazi0sissirni dell'arch. Gino :Maggioni, uno dei più apprezzati ornatoi; del libro, sono stati giadica.ti . la pili .eleg~n~e collana apparsa rn questi ult1nu tempi VOLUMI PUBBLICATI: JsM,H:LE ì\IA!HO CARRERA: I ca.nti d; Laerte Appul o L. 2 ,5o vmcrL10 l\"ATn,1: Le scheggie . . L. 2,so i\1ARrAS1GNORILE: )l libro delle o-re L. 5 _ ì\ilANFJo~no VA:,..<NI: Pesciolini d'Arno L. 2150 GUGLlF.LM0 BIANCHI: SC'ia·miti . L. 7,50 IN PREPARAZIONE: -~UGllSTOGARSTA: Slille L. 2,50 \ÌIT'fORIO EMANUELE BRAVE'fTA: Le beffe del passato . . . . L. 2,50 Il Qu.ader110 semplice cli 64 pagi>1e è in vencl,:a _a L, 2,50; il doppio di 128 pagine a L. 0 , il tnplo_ d1 circa 200 pag. a L. 7,50. Se1 ~1mn~n. dei Quaderni possono essere acquistati_ direttamente dalla Casa dei Poeti 1nnando vaglia cli L. 12.

b1 LA RIVOLUZÌÒNÉ L1ÉERALE INTEHVEHTl5MD NEUTRALISMO E f ~5tl5MO Speranzin.i I che era co=:aassurda e sarebbe stata ad ogni modo, non ,Jignitosa per nessuno. Intanto Leonida Bissolati, seguito tosto dal ~itti, pro-çocava con le sue di.missioni, colla sua inten-ista con la .;forning Post, col suo discorso di )Iilano, una crisi dalla quale anebbe potuto scaturire la sah-ezza dell'Italia e dell'Europa: bastava per ciò che, capita la gra,·ità del momento e messi a tacere gli inutili risentimenti, tutte le forze democratiche del paese si fossero poste accanto ai due ministri dimissionari e a,·essero seguita la linea tracciata, per ispiegarci grossamente, dal Corriere della Sera: in-ç-ecenon ne fu nulla e i neutralisti costituzionali - perchè è di questi che ora ci occupiamo - più che mai ingolfati nel loro nullismo 1 non videro nel Bissolati altro che l'odiato inten-entista del '15, e assistettero. impassibili e forse, dentro dentro, neanche malcoutenti, allo scempio che di quell'uomo e de' suoi fedeli e della loro politica fece allora e appresso la canea nazionalfascista, lasciata libera di sè. Una p □ l2mich2tta inl2rrntta - d numero del 1° maggio del 1923 La Rivolu:ìon,:, Liberale pubblicava come saggio e anticipazione di ;,.·azi011al/ascismo del Sal\'atorelli il capitolo • Lineamenti del nazionaliascismo , ; in quella pagina del Salvatorelli era un periodo in cui chiaramente. e senza attenuazioni. e distinzioni, l'A. ro,·esciarn sulle spalle degli , interYentisti • del '15 la responsabilità massima e ;mmédiata della creazione di quella piaga della nostra , ita politica del dopoguerra che si chiama • nazioualfascismo • : l'affermazione per di più era fatta in termini che ri,·ela,·ano trasparentissimamente nell'A. il tono dell'antica polemica contro i rei di inten·entismo. Quel petiodo, e più quel tono, fa-ero arriccia1e il naso a moJti degli amici più intimi di R. L., fra cui i Yecchi sono stati, si può dire tutti, bencliè, a modo loro, e: inten·entisti >1 e i gioYanissimi uon lo furono solamente perchè ... gio,·anissimi. Parlò allora per i ,·ecchi Un l.,'nitario, il quale in una. commossa e Yi1:ace sua lettera volle pur ricordare e: agii storici troppo semplicjsti e semplificatori, che, se ia superficie delle giornate del maggio fu iu parte torbida e schiumosa, al disotto di essa, meno rumorosa ma sicura e pronta al sacrificio, Yi era la parte migliore e più pura dell'aaima. italiana>. E all'u.nitario rispondeYa il Salrntorelli, facendo insomma nella risposta le distinzioni che non s'eran trovate nel capitolo in discussione, rimandando del resto ali' insieme del libro, e riconfermando in ultimo, integralmente, la sua asserzione della 1: connessione fra le e radiose giornate :1 e il fascismo sino alla marcia su Roma compresa>. La risposta era, per chi la pensa,a come l'Un.ita,r;.o, soddisfacente fino a un certo punto; come pure non del tutto chiaro e persuash·o par,;e quel che disse poi a questo proposito il Gobetti nelrultima puntata, preannunziata in quell'occasione, de' suoi « Jlotivi di storia italiana>; ma siccome il Salvatorelli in sostanza aveva detto che per giudicare si doveva aspettare a leggere tutto il volume, così noi aspettammo i! ,·olume. E quando il ,olume compan-e lo leggemmo molto curiosamente, ma quando l'a\'emrno letto si rlovette <lire che l'impressione no. stra ri=eva quella di prima, perchè in quel volume, tutto l 'interYentismo in blocco ancora era denunciato come il massimo responsabile del malanno iasci8ta, e in tutto il libro, quando si _parlzn·adel fenomeno inten·entista, tornava a trapelare l'ostilità più appassionata. Per cui a quella ldtura noi comprendemmo che su quello scottante argomento si sarebbe dovuto, o prima o poi, venire ad una discussione, la quale non a,·esse più lasciato nessun equi\"C>CO e nc~sun sottinteso. Di~1 -ione, intendiamoci bene, non su e inten·cntismo ~ e e: neutralismo , , chi ha ragione e chi ha torto questa e una discussione che ora e troppo tardi e troppo presto insieme per farla pr ficnamente), ma sulla connessione tra e inteT-Yentismo, e 1: neutralisruo > e e fascismo >, e riclrca del contributo che al nascere e allo s,·olgersi del fascismo hallllo recato quei due importar.ti~"imi movimenti della nostra storia odierna. Radi □ s □ maggisma trip □ lin □ E, prima di addentrarci nel ,;Yo della. questione .rienx::biamo, se uon dispiace a pe.r.;ona, un altro episodio della nostra storia modernissima, nel quale è impossibile non ,·edere l'antecedente più necessario e immediato dei fatti che ora ci interessano· Yoglio dire l'episodio, non dimenticato e non dimenticabile, della guerra libica. E qui una dichiarazione: si badi bene che non il fatto della guerra italo-turca e dell 'i.01presa 1ibiC3 è oggetto di queste bre,i ossen-azioni, e tanto meno la convjnz:ione (che del resto era anche la mia) della ineluttabilità di quella impresa in quel tempo, ma piuttosto qui si n1ol di.re del modo con cui fu allora condotta la campagna interventistica, e il prodursi, nell' ambiente creato da quella campagna, di quello spirito, che ora, edotti dalla più recente esperienza, J>O$.::.iamochiamare benissimo 1: spirito fa. sci.sta>. Ricordiamo. L~'=t:iamo.;;tarele solite soperchierie, che us u ~mpre e dappertutto in ~imili occasioni, e di cui ~i ebbe ancora una rifioritura adesso ades....,;.o, per !"incidente di Corfù: campagna di stampa a caratteri spiegatamente uazioualista (Erodoto, Pindaro, allustio, Plinio, le aquile romane, il limite clell'Impero, e le repubbliche marinare e 'Pascoli e D'Annuuzio); manifestazione dell'opinion.:, p..:bblica a i>a<e di allettamenti e di assicurazioni traoquil1anti ·Turchia in isiacelo, la ~e= condotta con le ordinarie risorse del biÌancio) ecc. ecc. :Ila richiamiamo inYe,e alla memoria quegli altri episodi che sono di carattere più eddeutemente e <squisita.mente, fa_ scista: aizzamento dell'opinione pubblica contro le potenze an·er-e o presunte tali •gonfiatura dell'episodio del .1/a,wuba, boicottag-gio dell'/1· lust,c1t'ou Fra11A:,·aise incoraggiato dai giornali ufficiosi ecc.); chilli\ura ermetica e permanente del Parlamento; strapazzata , alla fascista • ad un malcapitato parlamentare, di parte tituzionale, reo di tiepida fede tripolina, da parte d'un autorevolissimo nostro uomo di stato - contumelie e bastonate, tollerate o protette dal.la questura, a cittadini, magari a soldati in borghese reduci dalla Libia e ill\ alidi, renitenti o meno pronti a balzare in piedi quando le orchestrine attaccavano e: Tripoli, bel suol d'amore,; campagna del Corriere della Sera contro il prof. Sauna, presidente della Federazione Insegnanti }ledi, autore di un articolo, vecchio di mesi, contenente qualche riserva sull'i.mpresa sacrosanta, e susseguente pubblicazione sui giornali più , interventisti , di lnnghi elenchi di professori dimissionari - per patriottismo - dalla Federazione; scioperi studenteschi, più o meno impediti dalle autorità scolastiche, che scoppiavano alla notizia <li ogni Aziziah conquistata o riconquistata; telefonate dalle capitanerie dei porti alle presidenze dei licei di città marittime perchi: mollassero gli studenti e li spedissero a far festa agli eroi c:.hetornavan Yincitori; tutto ciò nell'atmosfera patriottarda e nazionalista creata per ispuazione e col fa,ore del governo in occasione del cinquantenario dell'unità d'Italia. Ricordiamo tutto ciò e domandiamoci, se, a ripensarci ora dopo l'esperienza fatta, quella non sia stata proprio la pro--.m generale delle giomate rodiese del '15, e l'origine precisa deli'interrentismo di quattro anni appresso. Xessuno, io credo, potrà rispondere che no. Nullism □ n2utvalisla Dimenticarn un particolare, che, aggiunto al quadro, rende completa la somiglianza fra 1: inten-entismo tripolino, e , interventismo del '14-15 .- : la presenza in Italia, anche allora, di neutralisti, diremo cosi, costituzionali, i quali, sia pur camminando in questa questione paralleli ai neutralisti del socialismo, non si ,ole- ,·an confondere con essi : alludo specialmente, come ogn=o intenàe, agli scrittori de La i-oce prezzoliniana e de L'Un.it-à sah·eminiana, i quali reagirono al !ora come potettero meglio alla campagna dei nazionalisti e dei liberali i.nterYentisti, senza petò ottener altro risultato che quello di farsi o n.lipendere o compatire o riprendere dai Corradini, dai Bevioni, dagli A.mbrosini, a1lora tutti insieme fen--idi di e radiosomaggismo tripolino,. C'è però una differenza tra gli antiinten·enti sti costituzionali di allora e quelli del '15: que5ta, che gli antitripolini dell'undici, scoppiata la guerra e durante la guerra e dopo di essa, tennero, nei riguardi dell'impresa, un contegno lie- ,·emente di"erso da quello tenuto dai loro successori nel '15. e Sal,·eIJll.lli e gli a.miei suoi dell'Unità - lascio la parola a Gioacchino \"olpe, te!--timone, per questo1 uon sospetto, - che pure aYe,·auo, assai più insistentemente dei socialisti, avversato l'impresa, afierma,·ano tuttaTia che sarebbe stato ridicolo e cnminoso ripetere il grido del 'g6. Unità e l ·ace... constatarono con simpatia , il magni.fico slancio di solidarietà nella guerra•; affermarono il gioYamento immediato e grande ... ,·enuto a noi da quella guerra, per maggior consapevolezza dataci di realtà non ben conosciute e per conseguenze benefiche derivatene>. I neutralisti , costituzionali , di allora, insomma, a guerra scoppiata, sentirono eh 'era finita l'ora delle polemiche ed era ,·enuta quella della disciplina: dei neutralisti • costituzionali , del '151 almeno della ma.ssima parte, non si può dire che a,·essero bene appresa quell'arte. lo non \"Oglio ripetere qui cose già dette tante ,·olte, e rienx:::are incresciosi ricordi, ma una cosa bisogna pur eh 'io ripeta: che cioè se ~ ,·ero, come è Yerissimo, che la propaganda cosidetta , antidisfattista, è stata, per sè e più per le sue conseguenze, in Italia, come fuori d 'Italia, un malanno gradssimo, è altrettanto vero che cod.esta disgraziata propaganda, fu resa necessaria dalla persistenza sorda, implacabile dell'altra propaganda contro la necessità e la fi. nalità della guerra, condotta in mille modi e in mille forme, dopo il 24 maggio del '1- e ancora dopo il no,embre del '17, dai sostenitori della neutralità. ~la il periodo lil cui il • nullismo neutralista , si spiegò in tutta la sua endenza e fece forse i.I maggior danno, fu quello del'immed.iato dopoguerra, quando i roElenitori e C05tituziona1i > del non inten·ento, cessato col cessar della guerra l'obbligo e la necessità del riserbo, come se la guerra fosse finita non alla resistenza sul PiaYe ma a Caporetto, tornarono a solle,·are la diatriba delle responsabilità della guerra, perdendo di nsta, in quelle iraconde polemiche, tutti gli altri problemi urgenti e ,;tali che la guerra - ,iota - a,·eva messi in campo. E manco male se questi neutralisti • costituzionali, fossero tati conseguenti fino all'ultimo e si fossero alleati, non solo nelle chiacchiere delle polemiche, ma anche nell'azione immediata e risoluti,-a, coi neutralisti son-ersi,i socialisti e comunisti a11ora tuttaria. uniti; invece, men.- ti e nelle in,ettiYe ,;erbati contro i guerrafondai uguaglia,ano, se non superavano, io Yirulenza i tribuni dei comizi massimalisti, sul terreno pratico i neutralisti costituzionali si perde,·ano nei platonici vagheggiamenti di un'alleanza coi socialisti alla Ciccotti e coi clericali alla E' ,·ero che due anni dopo Giornnni Giolitti, con le dichiarazioni fatte a GineYra al corrispondeate del Secolo, e con l'incondizionato ed efficacissimo appogg'.o dato a Sforza per la conclusione del Trattato di Rapallo, fece onore,ole ammenda e pose riparo aU-antecedente < nullismo > de' suoi seguaci: ma ormai era tardi, s'eran persi due anni iuutilmeute, l'aria s'era arro- ,·entata1 gli umori in-çeleniti, la pirosi fascista appariYa troppo avanzata e oramai, per troppi segni, non più guaribile. Intanto, in quei due auni molta, moltissima gente, che, pur avendo e ,·oluta, come si dice, la guerra >1 era rimasta dopo la guerra recisamente av,·ersa ad ogni nazionalismo, appunto dalla < incomprensione> e ostinazione di certi penica.ci neutralisti eran, per disperazione, respinti tra le file degli antichi compagni di fede inteITentista, passati ora, per ,uia perncacia non dissimile da quella degli a,Ye..-sari, al nazionaliascismo; onde a,e,a ragione l'Unitario di dire nella lettera già citata : < i.I parlare con tanto altezzoso disprezzo di tutti coloro che hanno riconosciuto la necessità della guerra è stata una delle cause che più hanno legittimato la reazione fascista postbellica, e l'attribuire al nazionaliascismo una parte di.rettamente e di gran lunga predominante nel proclamare quella necessità giustifica il monopolio che il fascismo si è assunto del merito della guerra dttoriosa •. Neutralismo nazi □ nBl2 2 lascism □ Che il neutralismo, o meglio, come sempre, l'eso.gera.7..ione la degenerazione di quel che si chiama il neutralismo, abhia concorso effica.cis. simamente, per la parte sua, insieme col cosidetto disfattismo bolscevico, a solle,·are la reazione naz.ionalfascista.1 è co~ che fu detta già e ripetuta da molti, e sulla quale nessuno più, io credo, può sollernre dci dubbi. L'na cosa ill\·e,e che non fu ancora, io credo, posta in e,-idenz.a da nessuno è questa: del contributo che alla na, scita e all'incremento del nazionalfascismo, ha dato, no,l in.direttamente ma direttamente, non per rea.ùme 11111 per logica e nat1<ral canseguenquetla \"ariet.à di neutralismo che qui appunto. per distinguerlo da quello socialista, chiamiamo e costituzionale > o e nazionale,. Del quale neutralismo la ,·arietà più cospicua e più rispett..abile è qudla che si potrebbe denominare dal binomio Giolitti-Croce. I due uomini, uno dal Xord e l'altro dal Sud, uno nel campo della politica l'altro nel campo della cultura, lontanissimi in apparen7.a, vicinissimi in realtà, attendevano da oltre un Yentennio ad ar. ricc-hir l'Italia, economicamente l'uno l'altro spi. ritualmente; e la bisogna loro era mirabilmente aP,iata, ma. non compiuta, si capisce, anzi neanche coudotta a metà, quando nell'agosto del '14 scoppia in Europa quel bataclàn che tutti sap. piamo. I due uomini, tutti intenti, anzi rapitt nella loro opera d'arte, non abbastanza, forse, a ,·evan badato al prepararsi e ali 'approssimarsi del nembo, e ad ogni modo quando il temporale scoppiò, essi furono tratti naturalmente a. ,-edere in quel caso, anzitutto e so,Ta.tutt.o, un inciden.- te che ,·enirn a turbare e ad interrompei,, il loto lavoro così bene an-iato; e la questione del nostro e intervento > nel conflitto, dato anche il loro particolare temperamento, furono indotti a considerarla uno sotto la specie particolarmente di una sua competizione politico-parlamentare con i superstiti capi dell'opposizione costituzionale sostenuti da forze interessate ali' inter- ,·ento; l'altro sotto l'aspetto, specialmente, di un ritorno ofiensivo di quella maledetta mentalità massonica, battuta mortificata profligata, ma non ancora scomparsa nè domata del tutto. ~ insomma la mente dei due nostri dittatori, in quel frangente, rimase. ancora tutta orientata - ipnotizzata ,·orrei dire - Yerso la méta che si eran prefissi ed a cui era Yotata 1a vita loro: arricchire l'Italia; la guerra ,·olern dire interrompere l'opera ]oro, rimandare l'assoluzione del loro compito a chissà quando; bisogna,·a e,-itare la guerra disturbatrice, st01narla da noi, causarla ad ogni costo e in ogni modo. Giolitti e Croce, se ben si considera, furono in quell'e,·ento in Italia, i soli e nazionalisti • rigidi e assoluti, perchè furono i soli, fra gli uomini rappresentatid, a concepire la guerra in sola ed esclusiva funzione degli interessi e della fortuna immediata d'Italia. 135 li neutralismo nazionale, come tutti i grandi movimenti politici e di pensiero, aveva un suo liumm di sentimenti e di interessi più bassi e inconsapevoli: il substrato opaco e bruto di quel concetto politico era formato , oltrechi: dall' orrore della guerra insito nella matrice di ogni popolo, oltreché dalla inettitudine alla guerra propria di ogni razza impulsirn e passionale, anche e più da quella particolare mentalità gretta e bottegaia, che, appunto al tentpo dell'inirio del conflitto europeo, era largamente diffusa in Italia, e appariYa già dominante nell'Italia del --ord e del centro_, do,-e l'incremento economico caratteristico del periodo H)0o-r914 a,Ha fatto affiorare una nuorn borghesia dedita al piccolo e medio commercio, aHa piccola industria ed all'agricoltura. Anche quella classe era, quando scoppiò il conflitto europeo, tutta intenta ad una sua bisogna, non dissimile dalla bisogna cui attende- ,an dall'alto i demiurghi: quella di risparmiare e di arricchire sè e, insieme, il loro paese; e nell'assoluzione di questo compito a,e,a posto tutto il suo impegno; avern mandato i suoi figli all'estero che non mangiassero in casa e guadagnassero fuori, e i rimasti a,evan fatto rinunzie d'ogni sorta, si eran sottoposti a disagi d'ogni fatta; e di quelle pene solo allora quella classe incominciava a \""ederei primi frutti a godere i primi benefici. Ed ecco ,enire la guerra_ Anche per questa piccola e brava gente, negozianti, rappresentanti e ,iaggiatori di commercio, piccoli industriali, piccoli e medi proprietari, la guerra era l'interruzione del loro la\"""oro, la dispersione dei loro primi risparmi, la guerra era 11disastro. E questa classe fu tutta neutralista: non tanto prima del nostro intervento, perchè allora la questione era politica, e qnella gente di politica non ne faceva, quanto durante la guerra, e più, chè allora non c'era.n pjù le stellette, dopo la guerra. Ora, se si guarda bene, anche questo neutralismo di ordine, diciamo cosi, inieriore, come quello di ordine superiore, sebbenè con meno o con punta consape,·o]ezza, era in fondo un mo. ,imento rigidantente nazionalista, come quello che i I problema della guerra europea tendeva a ridurre al problema dell'immediato interesse di una classe che, dell'ecouomia nazionale italiana, formava, si ,·oglia o no, la spina dorsale. Questo neutralismo, così diffuso allora in alto e in basso pcr tutta Pitalia, e cosl , italiano,, nella crisi del •15 non prenùse, anntutto perch?: il ceto che lo sentiva più largamente non ave,·a allora una. organizzaz.ione politica autonoma, chè anzi, io massima parte, era dalla politica atti,·a assente; e poi, perchè i due dittatori, quello politico e quello spiritual~, si ,-idero, o si lasciarono sfuggir di mano le aristocrazie, su cui a,·eyano fino ad allora esercitata la loro onnipotenza. Finita la guerra quale fu l'atteggiamento del neutralismo • nazionale• italiano? n ceto della piccola borghesia recente si mantenne spietatamente logico e conseguente: non aveva voluto la g-uerra perchè questa per lui sarebbe stata ad ogni modo un disastro: la guerra era avvenuta e lui l'avern subita e sofferta: o finita a Caporetto o fil!iita a Vittorio \"eneto la guerra, per quel ceto, s'era risolta in quel deprecato disastro. Quella classe usci,·a dalla guerra con due propositi ben fermi nella testa e nell'animo, uno di protestare io ogni modo contro la guerra e contro 1 responsabili d1 essa, cioè, contro i 1: signori • e co·ntro e il governo>, l'altro di risarcì r:;i i I più presto possibile dei danni economici, veri o presunti, patiti durante la guerra. Il primo proposito fu attuato, nel campo costituzionale, con le elezioni del '19 e del '21, fuori del campo costituzionale con quei tumulti e quelle esplosioni che, cominciate coi moti per il caro- ,;,-eri dell'estate del '19, andarono a finire nelb. marcia su Roma. Il secondo proposito si attuò, e si attua. con gli scioperi economici gabellati per politici e con l'occupazione di terre e di fabbriche, per dire dei ceti infimi; con l'assalto alle finanze dello stato e col pescecanismo del dopoguerra, per dire di ceti meno umili: con l'avidità territoriale e le ri,·endicazioni grossolanamente imperialiste, per dire dei ceti 1 diremo così, più politicanti. In questo primo momento il partito che più ap. profittò di questa reazione sentimentale ed econ0mica c;uccedente ~Jla guerra, fu, si capisce, 11 socialismo, non in quanto era e soc:ialis-mo a, ma in quanto era stato, con meòo riguardi, e neutralismo,, ma ben presto l'insufficienza degli aumenti di paghe, il fallimento delle occupazioni, la disoccupazione, deludono gli elementi proletari, specie quelli agricoli e quelli più recentemente inurbati, e li staccano dal socialismo; da un'altra parte i sùbiti guadagni, mentre placano l 'e-:-asperaz:ionedei piccoli borg-hesi, allargano i ruoli di questa classe, e ne ris\'egliano l'istinto consen·atore. F.d ecco finalmente che l'e,·oluzione è compiuta! La piccola borghesia neutralista e, sia pure per poco, bolscevizzante, ,·a trovando il suo ubi consistat politico, nel fascismo, il quale a questo ceto offre appunto h1tto quello che più gli occorre: nella politica interna l'iusur.-ezione aperta e impunita contro lo Stato respou sabile del disastro, la ,·endetta contro il socialismo che lo ha deluso e impaurito, e la di[e.,a a oltranza della maltolta moneta; in politica estera 1a rivendicazione, almrno ,·erh:i1e, clci chi.

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