La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 10 - 17 aprile 1923

CONTO. RIVISTI\ SETTI l'\f\ NI\ LE DI POLITICI\ ESCE CORRENTE POSTALE Diretta da PIEROGOBETTI- Redazionee Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamentoper il 1923(con diritto agli arretrati) L. 20. Estero L. 30 - SostenitoreL. 100- Unnumero L. 0,50 IL MARTEDÌ Anno II ,., N. 10 - 17 Aprile 1923 SOMMA.RIO: P. GonETTJ: I repubblicani - U. Y. di L.: Postille - Letture: C. L.: Pensiero fascista - M. B.: Economin - BmGHTOX: Politica estera - A. ¼o:s-r1 : L.twre sooliutiche • IV. Esiodo, il maestro del villaggio - }f. ASCOLI: Il gigante cieco. REPUBBLICANI La Voce repu.bblica,ia (7 marw) ha ragione di }X'atestare contro un nostro vecchio giudizio (settembre 1922) di liquidazione sommaria dei repubblicani. Ma il nostro giudizio colpjva. una mentalità e un passato. Ora vi sono almeno due repubMicanismi e se l'uno è ben morto, dell'altro è lecito studiare com.e&tia nascendo. I. Senza. ironia sarà concesso constatare che il-Partito Repubblicano deve il suo rinnovamento attua.le all'azione storica del Fascismo, e all'esau1,irsi in seno al fascismo dei motiv,i/ nazionalisti e retorici dell'interventismo. La guerra ha liqui:dato la questione dell'in-edentismò, nella quale i rep,ubblicaui rimaneva.no rig.i.di e indifferenziati dai partiti! dell'ordine. La monarchia, ritonoscendo il colpo di mano fasci.s:ta, ripresenta il prnblema istituzionale, come noi ci affrettammo a· notare. Infine ii fascismo ricollegandosii a.Ila parte caduca e donchisciottesca del nostro Risorgimento si assume quel compiito di rivendicazioni romantiche, di predicazione di esaltato patriottismo, d-i sentimentalismo sociale collaboraZ>ionista che dopo la fine del partito d'azione era stato il solo patrimonio c0:ntinuato del mazzinianismo. Il ventennio antecedente al 'r4 ci aveva dato infatti una caratteristica fonna di ps,icologia di altri tempi : la camicia rossa « tendenziale », non ma,~ sazia di leggenda e di cortei, generoso sangue romagnolo, con l'avventura per ideale e la spavalderia per motto, ~ede.ntista per un ripicco a Francesco ~ Giuseppe, rispettosa dell'ordine borghese co. me dii quello che sa lascia bestemmiare, sdegnata con la mcmarchia, per potersi spiegare con semplicità la storia e il proprio perpetuo malcontento, oltre che per altiss.imi prin· cip.i di eguaglianza. sociale. La guerra, poverissima nel creare s.fumature dv idealità e di caratteri, ci divertì i:nve- .ce nella figurazione del rep,ubl;>licanotirannello e del comitato di salute pubbl·ica.. Furono i repubblicani primis&imq, responsabili coi nazionalisti nel creare le famiger-ate leghe d'~ione anti-tedesca e nell'esaspera.re quella camP?,gna contro Giolitti, che 1'esta, anche per spilritiinon teneri verso il giolittismo, -1;-nodegli .i!ndici P-'ÌÙ sconsolanti della nostra immaturità' dnra.nte la guerra,. ' Del resto un partito che non ebbe altre risorse per decenni fuor di una banale cam0 pagna moralizzatnice e identificò la lotta pol'Ìrticacon la; lotta all'uomo e le accuse di disonestà privata, doveva logicamente esaU1"isii sul modo p;iù allegro :Conla rivincita delle co.<;;e, darci lo spettacolo di Eugenio Chiesa, paladino d!ii purità, implicato nel più diisgusto:so degli sc,Lndali. Si sa che la storia difficilmente consente che le sfuggano le occasioni! della più piacevole ironia : e oi, volle riservare l'estrema prevista sorpresa di un Napoleone C<!>laianm,persecutore del proletariato e del bolscevismo e di un partitorivoluzionario alleato a.Ila monarchila per salvare i pescicani e le cricche dv Montecitorio. ~lo a _questo punto, mentre la reazione fascista ::,~_stavasfrenando in Romagna crnn l~ ,wn~,ph:1tà_dei repubblicani, e da pa_rtedei• prn d1gmtos1, come •"IGhisleri e il Facchin~ti, non si sapeva .suggerti,re rimedio fuor d1 una r~e~ Costituente; alcuni giovani, O. Zuccan1;11,G. Conti, F. Schiavettii, G. B_ergam~, nuscirono ~d imporre la necessatà dv un onentamento nwoluzionario. Senonchè l'occ_asiolJ)ee il _fondamento dell'opera, il movimento operaio sono mancatii e ai nuovi :repubblicani spetterà 11n mero compito di critica e di eresia d'avangua.nba. rr. Ma resta -a vedere se la dottrina maz:ai.- niana, su cu,i qnescti gÌovan,i continuano a fondarsi non contenga già originariamente quei vizi di compre,nsion-e storica e eh pra- _tica deii qua.li Colaianni, Bat'zi'lai, Chiesa, Pirolini 11011sarebbero che naturali esemplificazioni. Si chiede se l'eqUJLvocoin cui si troyarono i repubblicani di fronte a.iitre JYUllti r) DalmaZ'Ìa, 2) Wi1s.onismo, 3) bolscevismo potessero evitarsi o non con:ispondessero a pericolosi, errori di imp.ostazione e di natura. Io n:on r.iesco intanto a da1'e tutti i torti al Gentile che in MazZJinicerca un esempio di naziqnalismo, come non mi stupisco che l'amico Calosso giunga, del resto sulle orme dm Oriani, alla dimostrazione del carattere imperiaJistico presente nel concetto mazziniano di missione nazionale. :Ma se anche si fossero tolte tutte le nubi e trovato l'accordo nell'anti-imperialiismo, e a,nti-nazio· nahismo lo scoglio della. questione soeiale non è facilmente evitabile. Quando Mazzini parla del problema socia0 le come di un problema d.i edmcazi.one delle facoltà umane egli è ,iJn una posizione reazrinnaria, in cui 1'icade il Ghi,sleri intendendo il consiglio di fabbrica. come u.no sttu.mento à.i ,conoscew,e economiche per glruoµerai. E se il ·concetto d'associazi0:ne come l'intendeva. il genovese ha avuto una grande importanza per creare lo slancio e lo s-pir,iitori voluzionar:io non ha saputo poi estendersi al cam. po tattico e strategico e dare a.gli' operai m1 ordine di lotta e una discipNllla di intransigenza.. La cooperazione e la mutualità, sorti dall'iniziativa di d!i,fesa delle classi proletarie p:iiventano u.na corruzione piccofo-borghese deJle autooom;e- e un· peso morto per la, battaglia se sono a.limentate con spirito riformistico come preludio alla società futura. Il m.ovrumentooperaio ha la sua logica nella sua disperazione ; il futuro non può essere comprOlil~so con piani1 preconcetti. Ed ecco che invece Zuccarini, in pieno processo di rivoluzione_ italiana, mentre affèrma che 1 iJJ -problema politico è pr-0blema di forza e che i repubblicani sono rivolt121ionaripo.ne di fronte aU'esperimento russo la domanda·: come deve essere organizzata. la società dopo la 1·ivoli1.zione. Preoccupazione carn.tter,iL stica del dottrinarismo mazziniano che viene a introdurre nel momento in. cu~ l'unità della difesa e del!' attacco deve essere· conservata rigorosa la sci&siÒnedelle ipotesi e delle prev.iJsioni. Il processo al regime accentratore, autol1Ìlta.rio,monopohstieo della rivoluzione russa non si pu6 fare a priori in nome di un. ideale,d.i autonomia, perchè solta.nto il futuro ci dirà l'organizzazione del futuro e -in Russia Lenin ubbidisce al suo clima storico e ~d esigenze non pillÌ a.stratte ma determinate da una dialettica qttotidiana reale. Il problema del movimento oper-aio è problema di libertà e 1101d1i i1giiag/.ia.nzasoàale, la critica allo Stato ha uu valore dinamoco, non ricostruttivo. La classe operaia si migliora tec.nicamente da se stessa nella fab'- brica.; la sua capacità ri voiuzionaria poi è data dalla sua forza morale, dallo spirito di .sacr:ilficio.Sono cose che la scuola non può insegnare, a.D.2Jli'1idea sola di •i,nsega.a.rle, mentre non ha alcun grado d.i;attuabilità, costituisce un'umiliazione perJ'op:eraio. I do·- veri deWuomo di Mazzini sono u.n libro immorale in quanto propongono all'opera-io un ideale che non scaturisce dal suo stesM cuore, io persuadono a tradù-e sè e i suoi per agire nell'atmosfera retoriça. della palinge-· nesi democratica e della virtù piccolo-borghese. L'operaio deve educa.rs,i da se stesso, nella• fabbrica., deve ·conquistare la su.a coscienza. mornle del lavoro, che gli darà virtù di eroismo politico, deve, educato, rimane~-e ope1·aii.o. L'ug~1aglia.nza .sociaJe è !'.ideale d,i tutte le· prep;arazioni e d-i tutti i ~ogni ribeUi1, è l'asp.irazione più tragicamente commossa del- !' uomo di tutti i tempL, ma: esaurisce la sua ri.cchezza nel crea1'e lo slancio rivoluzi:onario: poi solei la diffffenzazione pt1ò alimentare una morale socia.le e 1111 senso dei J.imiti e una. responsaib.ilciitàdi sacrificio. MàzZJi.ni non ha avvertito la logitca di CJ.Uestoprocesso perchè il suo s.tato futuro vive in. 1111.'atmosfera romantica. ed evangelica a1'i:enad. a ogni f':)erienza di modernità : e -i, suoi seguaci m:,nscorgono, al di là della nazione, il travaglio della cosoie11= statale. Solo per questa considerazione è spiegata. la svalutaziqne dei •capi che affi01'a anche qua e là negli scritti dello .Zuc·cariln.i;e la: assoluta incomprenzione del compito_ delle a1oistocrazie dirigenti. Ma laddmre il dottrinarismo mazzini2.110 si rivela più inadeguato è nella completa assenza di cognizioni, eco.nomic)le e nella pretesa di subon1i=re la complessa realtà dell'econo,mia al semplicismo preconcetto di uno schema politico. Le idee fisse di MaZ'toinie dei s,uoi seguaci sono la cooperazione e la piccola proprietà concepste con una mentalità di p,rimiviivi, senza. connessio.ne con l'economia moderna e senza avvertire che là éooperazion.e, come sistema produttivo, tende a diventare parassitaria e la piccola proprietà floridissima nel Monferrato non può svilupparsi, in Basilicata o .in Calabria. III. Confesserò di riporre certa fiducia nella intelligenza, degli amici Conti, Zuccarini, Schiavetti, ma non. saprei come essù siano per riuscire a, couciliare la loro volontà rivoluziOJJJariacon queste malsicure premesse della dottrilna mazziniana. La loro critica al fascismo in nome della l,i1bertàcoincide oggi con la nostra, ma nel momento in cui bi.so, ·gnerà scegliere tra uguaglianza e libertà la g\IÌda di Mazzini 11011 li trarrebbe certo d:µl'equivoco, perche n.el maZ'.ti,nianismomen.tre si trova.no le idee più contradditorie e confuse, il nucleo centrale resta una dottrina democratica conservatrice rispetto alla quale le sovra.pp.osizionD11ivoluvi.o11ariesono una mera derivazione romantica, quasi una malattiia del secolo.'che non è più il nostro. Il disagio .di questo equivoco è avvertito dai nuov.i repubblicani, nell'atto stesso che non rièscono aiindividuare la loro a:-,;ionein, UJl senso detenn.inato. I motirvi polemici <l,iJ Crif,icapol-i.tica, lai bella rivista di O. Zuccarinii, potrebbero essere accettati senza discussione da conservatori i,ntelligenti. Tra Sud e Nord il partito non si è deciso. Le nostalgie rivoluziona.rie lo _avvicì,na.noagli ·operai, il mawiniano fanatico per la piccola pa:oprietà lo accostano ai contadini. In Crii-i.caPolitica ace.ade di ritrovare Fovel accanto ad Azimonti, ,ùlpartito sardo d'azione con Bellieni, il sindacal:ismo con Pannunzio e •i1liberismo con Giretti. Qui si nascondono delle co11traddizioni per l'azione futura del partito : sé bisogna pa:eoccuparsi della vita agrnria in Italia prima di ogni altra cosa (p. 43 Il Part.ito Repu.bblicano dopo la g·uer- . ra) bisogna comb2.ttere non soltanto l'industria, ma anche gri operni e sogna.i-e 1uia rivoluzione religiosa (di che altro saranno capaci b contadini del Sud?) in'vece di una r-ivoluzione politica. Che dire del p1=nsierorepubblicanò verso il Paxfamento per mi: li troviamo partecipi della còmune aspettazione dal governo tecniro e competente? La storia recente ha dimostrato in. modo inconcusso la superiorità cl~gli incompetenti sui competenti. ·• Giunto a questo pùuto ,i.! nostro processo ai rinati repubblicani appa.r·irebbe tendenzioso e 'non metterebbe in chiaro la simpatia co,n cui noi continuiamo a seguidi se non rilevas&i,moil pu.nfo vivo dei lor◊ pensieri e delle loro polemiche rendendo l'omagg.io dovuto ai motivi che ereditano da Catta.neo. Il federalismo per spiriti non negati alla cultur-a conserva le suggestioni dell'er·es,ia più accreditata che sia, sorta nella nostra storia politica. Il vessillo dell'autonomia, e del dece.n- .tra1nento nasconde sfuma.ture e risorse complesse ed impreviste; del regionalismo è fa. cile l'innovare di fronte alle esigenze ricorrenti i sensi e le suggestioni ; la modestia dell'insegnamento eco1101Uiicnoo.n è fuor dii luogo nell'ItaJià moderna, il mito libertario sta per diventa.re laborfoso e doveroso. ln un regime intollera.nte di critica e di antonomia sotto un governo paternamente dispotico queste sfumature clii•~ndagini e delicatezz:e di metodo hanno un compito ben preciso di difesa per l'avvenire, anche se non ne scaturisca. oggi ua imperativo di azio. ne tutto chiaro. PIERO GoBETTI. BIBLIOGRAFIA: Un ignoto : Pensiero e azione. Cento anni di lotta repubblicana. I vol. di p. i40, L. 3; - a Partito Repubblic.,no dopo la guerra, La crisi e la rinascita. I YOl.di p. 45. - o. ZUCCAR1,-;1 : Il Partito Repubblicano e la guerra d'Italia. r vol.ume di p. 122, L. 1,50. - o. ZCCCARI>CI: Pro t contro il bolsce-vismo. 1 vol. di I>- 63, L. 2. - O. ZuccARIKI: Influenze 1nazziniane nel mcrvimento operaio. 1 vol. di p. 40, L. 2. - PA" : Il fascismo. 1 Yol. di p. 6g. - A. l\'1A,.Gr:-,1: Il crollo della banca italiana di sconto. I vol. di p. 92, L. 3. - A Lmanacco repubblicano 1922. - Tutti della < Libreria politica modema », Roma, 1922. Per lo studio di Mazzini, questa che è la Casa editrice ufficiale del partito repubblicano, ba stampato: G. ?"1.<zznn: I problemi de/L'epoca, a cura di G. Conti - SORDEL:LO G. Mazzini e la lotta poli• li.ca • LIBERO: 1"\ifazzin.i, La -vita e le opere • ed ha ristampato: C. C.rnTD1'.0RI: Saggio sul/'idealismo di Giuseppe Mazzini. POSTILLE Cattolici Ora che lo Stato, per fondare una base alla sua asserita eticità, ricorro.::a:i ·çaiori religiosi, sembra che un obbHgodi disciplina nazionale e di sudclitanza imponga di riconoscere la profonda nostra tradizione cattolica a tutti gli indifferenti e g1i ex a\-versari. Che. Pidea laica e lo spirito anticl,ericale, bisognosi di puntellarsi sul simbolismo massonico, fossero una solenne buffonata ~ un paravento di interessi meschini era ovvio - molti però credevano alla forza di:O.ostrati-ra ~ superatrice della filosofia dello spirito; e la vagheggiavano immune da contatti e da compromessi, in un 'alta atmosfera serenante doYe non arrivano le invettive e la polemica si rarefà -fino alla con1passione comprensiva e al sorriso . Se non fosse tatlto viva ]a Yolontà, o meglio il bisogno, del consenso unanime e· dell'identificazione, ci si sarebbe accorti dei sassi che Papini e Giuliotti buttano nelle acque un po' torbe dei nostri adatbunenti religiosi ; i loro argom~nti non sono certo nuovi; ma è nuoYo e inaspettato Pimpeto che 1i muove, la loro capacità di volere, il _}Qro orgoglio; e quest'aggrupparsi a una riYa che è irta di spini ma, di· fronte alle sabbie mobili fa amru·e il suo inhico e le sue asprezze . ' C'è iu loro più iattanza che sicurez.za è più cleside1io che possesso del Yero ; e la loro forza può sembrare disperata. Ma sentono in sè e ricercano nel mondo l'opposizione e la lotta; rianimano le .~gure del dramma eterno, pongono in luee, esasperano magari le loro ansie e cadute, si ribellano alle equazioni sofistiche degli ottimismi affrettati. Le loro affermazioni 11011 sono certo fatte per agevolai-e .la bigia pace melensa; con l 'a,;-er riscoperto da sè certi ,·aloti a dispetto delle loro proprie tendenze e dei loro prec011cetti: con quel loro tono violento di santi bestemmiatori che li porta nel combattimento più in là de11'avangu~rdia, dànno prova prima di tutto della loro libertà selvaggia; l'i11dit"icl110solo e nudo, che uon conosce 1ispetti e convenienze e si esula dal consorzio umano per accendere e quetare la sua sete d'infinito è il tipo cattolico clel romito e dell'a- • nacoreta. :ì\1a cattolico vuol dire lUliversale; per chi ha fede, è certo che tutti gli aspetti i11coufro11tabi1i delle anime b-oYauo qsilo e vit.c.'lvera nella religione. Se il cattolicismo nou si esaurisC'e iU questo modo cli predicarlo e ha tanti altri motivi e potenze, questa loro insistenza, oggi come oggi, può tornare gradita. E sarebbe da benedire se inducesse a una sincerità uguale e contra.ria tutti quelli che se ne offendono e ne rimangono inorriditi;_ che son reclute di poco valore e pronte a passare all'altro campo, c.01ue lo dimostra la paura che hanno, per gli. 'spari clei loro stessi cannoni. ~ U. M. DI I,.

42 LA RIVOLUZIONE LIBERALE LETTURE Pensiero fascista S. PANUKzTO- Diritto, forza, -:.:i.o/.enza {Biblioteca di studi sociali diretta da R. Mondol[o - llologua, Cappelli, 1922 - L. 8). J11 questi anni iu clli lauto s.'(! parlato di Y~O- ]euza e tanta se u iè spetimentaL'l, l 'osscrYaz10· ne di ciò che a,·yiene sulla ~trada ba port:\to anche i più schiYi all'intimo convi.ncimcuto che il pili folie ha sempre ragion.e, ia o~ni can~po dell't1ma11a attività. O non cltcenl gia molti e molti anni or sono uu nostro grande scienziato: " Che peccato che le. artiglierie non fnssero al tempo d.i Aristotele; a,-rebbe ben egli con es~ espugnata 1iig1.1oranzae parlato senza punto .titubare delle cose del mondo!»? E1 uaturalc qmudi che il problema della Yiolell7~'le del diritto fos: se sentito come assillante ed attuale anche da1 giuristi, e ne fosse tentata una trattazione ';istematica. Dice dunqtte Sergio Panttnzio: Il diritto si diYide in diritto naturale e diritto positivo, o, se meglio YÌ piace, jus coudendum e jus couclitnm Yioleuza e forza. L'uno, il diritto uatnralcJ la ,_.iolenza, è attiYitàJ spirito, libertà; l'altro, il diritto posith·o, la for1..a,è passidtà, meccanicità coa:done. Sono, insomma, diritto positi,·o e naturale, due contrrui : « La Yiolenza non è il contrario del diritto, sì bene della forza•· Cosl solo la CYUeITa offensi·ra è guerra giusta, poiclJè è liber: e attiYa: la guerra difeusiYa, passfra e coatta rientra sotto il concetto di pena. D'altra parte 'la violenza è veramente tale solo se ha capacità effettiYa di istituire un nuo,·o diritto, di trasformarsi cioè iu for7..a, in diritto positiYo, di contraddirsi trnsfonnandosi nel proprio contrario. Ma a che twto mutarsi e contraddirsi del diritto? A che tanta lotta di forza e ,·iolenza? Il mondo attuale è disarmonico, 1nolteplice, ingiusto: il <liritto è il processo di educazione dell'umanità alla e società dell'amore e della comunione degli spiriti in nno spirito solo». « L1eYoluzione o l'educazione umana è il passaggio dall'esterno all'iuterno 1 dall'ingiustizia al diritto, dal diritto al giusto, dal giusto all'amore, termine :finale: l'Anarchia». e: La Giustizia è un grado e una condizione per arriYa.re all'amore». La Yiolenza creatrice di nuo,i diritti è perciò tr la 1uce della' !riustizia e dell'amore>. e: Il diritto naturale è ~superiore al diritto positiYo, e la violenza è più giusta e più bella della forza 11. . Questo, all'incirca, il succo delle 216 pagine àel i:olume e: Diritto, Forza e Violenza>. Come i1 lettore può facilmente ,;edere, molto cli ,·ecchio e quakosellina di nuo,-o, almeno uen ·accostar ,·eccbie :idee abituate ad abitar lontane. 11 Panunzio, con ones~ Yerame~te sc1:1polo: ::a non ci cela le sue fonti e non nnnega 1 sttot ~;estri: il suo libro è graziosamente costellato di note, di richiami, di rimancli, di citazioni, attra,·erso i capitoli lunghi che si stirano fino alle folte appendici. Lo stile è il tipo perietto, il paradizma normale dello stile d..1. tesi di laurea, sì che 'pare che l'autore badi con tesa attenzione a non lasciar nascosto un angolo solo della sua erudizione· come lo studente all'esame cbe s'appiglia ~ tutii gli uncini per sciorina:-e i panni del suo sapere. Due soprattutto so110gli autori da cui il nostro èeri ,·a : Prudhon e Sorel : IleIl 'uno troYeremo la aflennazione del diritto della forza e la di,·iuizzazione della guerra; nell'altro la distinzione di forza e do1enza, sia pur ridotta al caso speciale della lotta operaia; nell'wio e nell'altro quella profondità, quella concretezza arguta ed umana che ci fanno perdonare i molti errori e le molte incertezze. 11 Panunzio, come si conviene a un discepolo, i: spiritualmente agli antipodi dei due ~crittor~ francesi : e ci fa l'impressione del professore la cui perpetua ebullizione per nebulose metafisicherie cela una sostanziale eclettica frigidezza. Con gli insegnamenti prudhoniaui_ e soreJiani si incontrano nel PanU11z10 dottrine giusnatura]iste, e quellJinfarinatura dogmatica di idealismo che entra ormai, a proposito o a spropo:-;ito, in tutti i discorsiJ anche i più alieni dalla filosofia. (Juanrlo Giorgio SorE:l diceva: e: La borghesia ha-adoperato la for,,a fin dal sorgere dei tempi moderni, Jaddo\·e il proletariato reagisce oraJ contro di essa e contro lo StatoJ con la violenza>, 0 quan<lo wsteneva « una differenza tra la fonm che c;j muove verso l'autorità e cerca realizzare una obbedienza autom.aticaJ e Ja violenza che vuole spezzare quell'autorità•, non parlava in vero <li altro che di for,.a borghese e violenw proletaria· affermava due concezioni e due metodi di~ stinti' per ragioni storiche e concrete; forza e Yioleuza assumevano il valore di miti, o energie storiche, e perciò la distinzione era valida. Prendere questa distinzione, gonfiarla a sistema, astraendo da ogni contenuto storico, significa rnotarla di ogni significato reale. Xon i:. nostra intenzioneJ nè: si conviene ad una mode.,ta recensioru:ella, buttarci ad una polemica contro il diritto naturale. Certo i criteri rlistintivi panunziani tra forza e viofon7..a,considerate come fatto ed atto, necessità e libertà, non sono ,·alidi a giustificare piuttosto la guerra ofra è o.ffeus.h·a.,è ri\·olnzionaria, sia che ne esca dttorioso lo Stato che è mos~o all'attacco, sja che trionfi quello che ha difeso i propri confini. Due principi, due iute.ressi si tro,·ano d~ fr_onte, e il dissidio no11 si può eliruiuarc, p01che ognuno cli questi ptincipi o interessi ~ffeude l 'interess~ 0 il principio contrario: scop?_ia. la 8:1cn-a: ~b1 ha offeso?. Clii ho donito d1lcuders1? Pass1rn, costretto è coln.i che 110.u si difcude, e cede s.enza combattere; ma la difc~a t.: tauto attiva e libera come l'attacco; e, a rigore, non si differe111.iain alcun modo dall'attacco stesso. A rigore, lo Stato che si difende uou è di,·crso dallo « Stato che altacca :a 111ussoli11iano, tradu1.io11e, cosl all'ingrosso, in tennini politici, delle dislinzioui pauumdane. Se il diritto uaturale è iuclirizzato ad uu 6.ue, sia pure anarchico, come potrebbe parCJ·e da al· cune pagine del nostro, non ogui movimento rin• no,·atore del diritto dovrebbe cadere sotto 1a ca· te(Yoria della violCJJza, ma solo qnci mo,·imeuti eh~ a questo fine fossero riYolti; elle se iuvece, come il Pantlllzio piiì chiaramente sostiene, il diritto naturale non è che il diritto posi ti, •., sno attuarsi, la distinzione si dimostrerà ~:>ziosa; cbè il diritto positi,·o non è tale che nel suo attuarsi; e il diritto attuato non è diritto, aYeitclo perso con l'attualità le sue insegue, la forza. Il diritto in atto è quello che si discute nei fori e cùe si adatta e si svolge con quotidiano tnn·aglio; il diritto fatto, auzichè essere iu1a forza, è uu leggiadro adoruamento degli scaffali delle bibliote~ che. Lo stesso concetto comuue cli forza non s1 disginuge da quello di attidtà, di mo,·imcnto. Il diritto positirn è forza ed è libero ed attirn. L'Etat) c'est 1-lercu.le, un Ercole ben armato cli cla ,-a e ben capace ad adoperarla. Il Panunzio non può non cadere in contracldizioui, (conte quando, dopo a~:er St.:'lbilito tra forza e. ,;;iolenza la contrarietà che intercede tra fatto e ~ttoJ riduce la contrarietà a semplice differenz..1.<li grado: « la Yioleuza è pili giusta e più bella della forza•) o in difficoltà (come quando mendica pretesti per negare alla Germania l 'onoreYole titolo cii i:ioleuta). Il criterio poi della riuscita, della \·ittorlaJ che viene usato a distinguere la Yera violenza dal couato sterile, non mi pare efficace: se la giusti· zia della guerra è nella capacità di fare 1111 nuoY0 diritto, il teutath·o non riuscito adempie la giustizia come quel.lo riuscito; chè se anche il Yecchio diritto e:'-ce dalla lotta apparentemente immutato, esso sarà tuttaYia diverso, aumentalo di forze e di consensi, ricco dell'autorità proYeniente dalla vittoria. ~ulla si perde compiutamente, nè sono inefficaci le società segrete, i colpi cli mano, 1e gnerriglie, le opposi1.io11i sc11z:i. spenU11.a. . Lasciando di occupare-i di questi argomenti che avrebbero bisogno di troppo maggiore s,·iluppo, e rinunciando ad un paragone particolareggiato che potrebbe forse a taluuo sembrare interessante fra i concetti pruclhoniani sulla guerra e i suoi limiti e i corrispondenti panuuziaui, nti preme piuttosto di fare ossen-are come il libro del Panunzio se nou ci iusegua uesstwa nno,·a idea, nè ci ~copre nuo,;;-i orizzonti, possa invece aYere una certa pratica importanza. Intanto la dottrina panunziana ci spiega a rneraYig-lia quel passaggio elci sindacalisti italiani al fasci,.;mo, che altri mellti do,-remmo spiegarci caso per caso con ragioni di psicologia o di interesse mate1iale. J,a deformazione che il nostro ha fatto subire alle idee di Sorel permette agli adoratori della violenza proletaria di trasformarsi con poca fatica in adoratori di tllla ,·iolenza del tutto generica e scolorita, Di oui a farsi zelatori della Yiolenza antiproletaria e' del • do,·ere sociale• è bre,·c il passo. Poicbè in Panunzio non solo il concetto di violenza, ma anche quello di sindacalo i: passato attraYcrso il filtro capornlgitore della sua mente astratteggiante : , oggi non si parla pit1 tanto di Si11dacalis1no ri voluziouario, negativo, parziale, operaio; ma di sindacalismo costruttivo, organico, generale, di tutte le clas..c;i, integrale: 1t Sindacalismo nazionale>. La violenza generale, il sindacalismo generale, ecco una fortunata terminologia, che lasciando intatte le forme del vecchio sindacalismo, ne fa un comodo po11te per passare all'altra riva, un inganneYole specchio per attrarre i disoccupati amatori della violenza; una giustificazio11e a base cli attività, di spirito, di libertà della tirannide paterna e della passiva servitù. Dalle idee del l'anunzio sorge anche la possibilità di uua generica apologia della tirannide. « Contro il sovrano che opprime e tiranneggia ('Violen-za) il popolo non insorge con la viole11zaJ ma ~i <lifenrle, o meglio resiste con la foTza •· E pc,ichl: la violenza è più giusta e più bella della forza, il tiranno è più giu.,to e più bello ciel popolo che difende la sua libertà. Dottrina, come ognun vede, in perfette accordo coi tempo. c. I. Economia FRA,:cP.sco '\,:-ro,:ro Rl',PACr - Il livello d.el prote- :ionismo in Italia. - l'nhblicazionc del Grnppo Libero Scambista Italiano, Torino, • La Riforma Sociale •, 1923. fen.-;h·a ehe Ja difensiva, l'attacco c·he la clifc~a, Bisogna essere molto grati ai lenac.:i, pazienti J'insurrezione che Ja conservazione. e precisi libero-scatnbisli italiani, per la conoPer conservare un diritto bisogna adattarsi al- s~enza esatta che cercano di difTonderc nel pubJa ., qualità dei tempi :.J e nessuna arte è:'. più at- blico, sull'altezza meravigliosa raggiunta in Ha- • ti ·a di questa consen-azione sapiente. Ogni guer- lia clai cbzi protettori. 10 1 neo Che questa conoscel17.a dinnga veramente effettiva, cioè penetri 11e1le coscienze, svegli. op· posizioniJ scouteuti, rancori ca~aci al1'occ~s10ne di sti1nolare una azione contrana efficace, e molto da dubitare. L?.ntentele plal.oniche e platoniche affennazioni cli pi-i11c:-ipio,1110lle: ma cosC"leuza cliffusa della cnonue jmportanza del problema, Yolontà cli agire in senso opposto, poco o niente. La importan,,1. maggiore delle cifre che il Re- _paci con chia.rez7.,a allinea, sta proprio 11el far comprendere come la soluzione del problema sia difficile, incerta. e loutaua. La tariffa del 192, è stata Yarata alla chetichella ed ha sovvertito la situazioue anteriore portando l'Italia fra le primissime nazioni protezioniste del m.oudo. Essa ba tutte le possibili doti. E' tecnicamente perfetta e nulla le sfugge: nessun prodotto può troYarc Ira le sue niaglie il più piccolo aclito per passare di straforo,. imnu~- ne cla tassazione o favorito rla una. tassazione ndotta. E' infinita, la gamma delle sue YO~icerca_ di superare n.ella varietà minuta la stessa i:anetà dei rapporti reali : cosicchè lo stesso prodotto pttò trovare spesso nou t111a, ma clue o tre v◊::1 in cui riposare, ed a libito del ì\iinistero puo, passando dalPuna all'altra, essere colpit~ da ~11 dazio maggiore o 111inore. Per un sempltce g10chetto di nomi, ]a tariffa attuale può essere du.11qne anmentata senza mutamenti: pregio inestimabile. E' rinforzata, percllè ove non spaventi abbastanza Je importazioni con l'altezza del daz.io, le annichila con la lungaggine delle operazioni uecessarie per la sua determinazione: perizie, analisi, calcoli, equivoci, confusioni. E' previdente, perchè protegge :1011 so!o i pr~• duttori italiani attuali, ma anche quelli futun, tassando n1erci che in Italia nòn si fabbricano e non si sono 11w.ifabbricate. E' elastica, perchè grazie. alla risen·a sempre pronta del « coe:fficiente di maggiorazione• si potrà a piacere. intensificare qn.ànclo non basteranno più gli scambielti interni fra YOCee YOCe. Se duuque in Italia si è potuto approvare fuori cli ogni garanzia costituzionaleJ una tari.fra la quale dà alle industrie protette i pit~ ~~p1 :·antao-o-i e coutcmporaneamen.te la poss1b1lttà d1 assi;~~rli e di anmentarli; se questa tariffa è stata approYa~'l ed applicata senza solle,·are altra opposizione che qualche protesta isolata d1 piccole aziende importatr·ici direttamente danneggiate, o di fabbriche lamentanti spe1~equaz-ioni, ossinJ in buone parole, una protezione non abbastanza forte nei loro confronti, si deve concludere elle un movimento autip1·otezionista Yalido iu Italia non esiste che nelle afferma.Y.-louiteoriche di J.lcu.ni scienziati nobilissimi ma -inascoltati, oppure de· ferentemente appro,·ati .. dagli stessi protetti, in sede puramente teorica. E si noti che l'aumento della protezione è av- \"eDuto in proporzione fortissima anche per i più importanti prodotti agricoli: a1Jimali vivi, can1i, brodi, mine?tre, uova, latte e prodotti di caseificio; zucchero ,oli ,·egetali, semi e frutti oleosi, Ja11a, set~, 1_egname e sughero, ortaggi e frntta parteèipano al lauto banchetto. La coscienza degli a.uti protezionisti naturali, tende a.I conseguime11to di una protezione pari a qnell,1 ottemtta dai produttori non naturali. Ciò fa dubitare anche della po~sibilità di una azione clegE agricoltori ij1 senso antiproteziouista: a meno che 11011 si pensi nu sov,;ertimento nella attuale distribuzione delle tene, che porti al loro possesso classi diverse ed impregnate di alto s~rit~ . :!\on solo dunque l'Italia è dominata da tanffe protezionistiche esose, il che è troppo noto, ma essa si adagia nel prote1,ionismo, troYa in esso la sua sodclisfazione 1 uon nrceuna a coucret..1.re un movimento consisteute di reazione allo stato di cose dominante: è dormicchiante, indifferente. Questo insegna l'ottima pubblicazione del Repa.ci, la quale ha il gravissimo torto pratico di 11011poter avere un pubblico : perchè essa potrà essere letta ed approvata, nella migliore delle ipotesi, da tanta gente che troverà eccessiYo ed iniquo il sistema oggi dominante. :\fa questa stessa gente 11011peuserà in quel momentoJ di YiYere appnnlo e soltauto ~u quel sistema. Cosicchè alla prima occasione pratica, rinnegherà, magari inconsciamenteJ la sna riprovazione, e con l'uno o ron l'altro sofisma, si sentirà di dimostrare che, nel caso suo, la protezione è necessaria, utile ec! appcm sufficiente. Fiuchè inso111ma il consumatore, espressioue teorica sc11za va1orr pratico-politico, non lascierà il posto a qualche classe di interessati per i quali il liberismo diventi u11 elemento essenziale del tnito itt ba.,;e al quale agiranno, bisognerà ammettere che, in effetto, il proibizionismo doganale non nuoce a nessuno: pt!rchl: quelli cui 1moce 11011 lo sanno o mcg1io non lo sentono politicamente, il che i: lo stesso. Per intanto sarà bene ricordare che i setaioli non avrebbero bisogno cli protezione (dicono) ma che sulla seta il dazio medio è del 20 per cento sul vnlorc della merce, ed il dazio attuale è superiore c\dl '85 per cento a quello della tariffa 1887. Ricordare anche che il dazio sui cereali è rimasto fermo, ma rappresenta pur sempre un altro b11on 20 pct cento sul \'alorc della merce. Ciò ricordato, speriamo pure. Politiea estera . I L FE - T/1e -vacant ehai,· at the cow,ct1 Ju, ,. ,, . ) /ab/e o/ tlie word/ (Philadelph1a, 1922 • . - b"Je ci sembra l'abitudine atneiicaua Appiczza 1 • · d"f d; redigere opuscoletti politico-=nom1C1 _e . , - f~nderli « per stinnùare ulteriori ~1sc11:5s1_~11~ ~- Iniziative consimili, tentate presso di not, 11u~C1rebbero forme di bassa propag~ucfa e di re_tonca d I azl·oue testimoniando ti difetto d1 una ec am .. , . , d · p mentalità politica g-eniale, d1 un e ucaz1011e ratica e severa. . d l J\ Lee sostiene. la necessità dell'1nterve11to e: l'America nella crisi europea, e il suo appell? e cliretto più particolanneute ai suoi com~atnot1 che non a noi. L'America - egli ossen•a._ - è legata a.Ila prosperità tedesca, è spinta ~d aiutare l'Austria onde qaesti paesi contnbu1sca110 ad assorbire i suoi prodotti. Constata pure la baacarotta della Francia come goven10 - non ~.e nazione - per il troppo stretto contatto stab1htosi tra la sua politica, i pagamenti della Germania e la sicurezza delle froutiere. . Circa il problema dei debiti interalleati il. Lee non si fa i1lusioui: salvo I'Ingh1Iterra, n~ssun~ Stato pagherà, e non sarà possibile cost,nngerh a farlo. Aci ovviare alla decadenza del\ Europa l'America dovrà intervenire per portare « non soltanto denaro 111.a altresl influenza morale "· TesiJ come si vede, -interessante, Ma occorrerebbe conoscese se e quanto sia accettata oltre oceano. J,fo,:c,: J uc,: - 1- ers (Paris, li. Grasset, teia ,). /' indépendance politique 1923. - Co\\ectiou • PoliJl piano cli equilibrio continentale (proposto dal Juge prima dell'occupazione della Ruhr) s1 basa sulla seauente affermazione (p. 8) : • Il libero sviluppo 0 della potenza franceseJ nei limiti c.he le necessità della sua esistenza e del suo compito storico le assegnano, è il 1nezzo necessario al mantenimento d'ella pace tra i popoli, alla sicurezza della loro indipendenza, e alle reaiizzazio~ ni materinli che ciascuno di essi, secondo le proprie abitudini e tendenze, può portare p_er~ontribuire al progresso u1nauo ». OYvero: 11 t~mou: alla Francia. Perchè? « Grazie a noi, essi [gh altri popoli] hanno potuto -vin~e1e; men~e essi pensavano a vi-vere> (p. 12). M1 pare che 11contrario corrispoucb alla verità. i\Ia non è il solo abbaglio. Per esempio (p. 25) l'Italia - secoudo il Juge _ Ka tutti i motivi per desiderare un intimo accordo d'interessi con la Francta, e se ciò non avviene è per colpa cli « quelques tètes mé,idionales (? !) surchauffées •. Il torto del nostro autore consiste nell'essere un semplicista non soltanto in politica, ma anche in istoria. F,ecolo edificare - a sostegno della sua tesi - una teoria che contrappone il genio anglosassone, per sua natura pratico e po~it~vo, a quello idealistico, 1a cui divulgazione costitrusce propriamente la missione della Frwcia,_ Chi a: vrà la pazienza di esaminare (p. 40) le smtes1 c\1 f.toria universale rotanti attorno all'asse francese potrà di \·ertirsi non poco. E invero, questo 1nodo di concepire a masse ll1l problema ci pare singolarmente pregiudizie,ole alla retta politica. intessuta di complicazioni e cli distinzioni. Crede,·a-mo che la « ntission de la France :a come u l'imperialismo italiano» avessero fatto il 101-0 tempo, dopo quattro anni di corrosiva esperienza bellica, ed eccoli riapparire, candidi ed immacolati, come se le tremende smentite dei fatti uou. aYessero intaccato il fondo mistico da cui procedono. Quwdo (p. 45) si richiama - per la soluzione dei problemi europei - il Cyrano di Rostand, si perde quasi il diritto cli esser presi sul serio. Se proseguiamo nella recensione è per la speranza di raccogliere qualche sprazzo di luce, come là dove (p. 55) si precisa; direzione politica della guen·a : Gran Brettagna; direzione militare, strategica : Francia, oppure (p. 59-6o) si annotano le conseguenze del regime repubblicano in rapporto alla democrazia {p. 6g). Stabilito e storicamente giustificato il compito del suo paese, il Juge passa in tlll gustoso capitolo (non trovo altro termine per definire il ~ommario sistema cou cui si riducono a una perfetta unità direttiYe diversissime) a caratterizzare il genio politico anglo-sassone e le sue .applicazioni (e: conquistatori> i Jatini, « colomzz~tori • gli inglesi, ecc.). Naturahneute, alla v1sta dell'immaginaria compattezza inglese, il Juge è preso da un yj\·o desiderio di imitazione, e propone ciò eh 'egli chiama e: carbonarismo francese•· (p. 161) : • Preoccupiamoci di edificare una dottrina che sia anzitutto storicamente ,•era 1 e che in secondo luogo, ci sia propria; costituiamo in. seguito un quadro politico-nazionale unico al quale questa dottrina servirà di base; infine, formiamo uu gruppo inferiore capace, indipendentemente da ogni ideologia mistica o confessioitale, di adattarsi e di adattare anche gli elementi di clivergen;,.a. ch'esso racchiuderà, a questa unica ideologia politico-nazionale•· A simili conclusioni utopistiche (della prima parte: « La. missione della Francia e il genio politico anglo-sassone,) il Juge è spinto dalla coustata7.ioue elci vari elementi (tradizione cattolico111011archicaJrelativo gallicanesimo e scacco della Riforma grazie all'editto di Nantes; tradizione pseudo democratica, e rotu;seauis1no; protestantesimo) che compongono il quadro francese, in confronto alla coerenza di quello inglese {che ntilizza persino la Massoneria ai fini nazionali). E' quasi inutile presentare l'obbiezione capitale:

LA RIVOLUZIONE LIBERALE dato (e non concesso, perchè le generali1,zazioni a11gl<>-rnssoni dell'autore sono più che disctttibili) che il contenuto delle due politiche sia vero, -e cioè alla compattezza inglese corrisponda la cli· spersionc francese, è mai possibile che proprio oggi si riesca a 'creare quella miracolosa unità eh.e àu.enllla anui non sono riusciti a comporre alla vita politica francese? Vediamo, in altri termini, risorgere prepotente il concetto (non mai abbastanza deprecato) di blocco, di cementar-ione artificiale, Si tentano di storcere le mutevoli correnti della storia (cioè lo spontaneo organiLzarsi dei fatti) a beneficio dello sfruttamento della realtà pratica. Dimostrata l'infondatezza della prima parte del libro, ~saminiamo quauto di accettabile contenga la sccoucla: « Politica di equilibrio europeo e politica di equilibrio continentale,. La tesi del Juge è la seguente (p. 219) : « Il sedicente eq1,ilibrio europeo era in realtà nn cquilib1io a11glo-ettropeo fondato sullo squ.ilibdo continentale. L1ultimo conflitto non fu una guerra europea, iu un conflitto a11g/o,en1'0peo cli ctù la. roYina continentale segna l'esito,. La soluzione (pp, 227-229) è in una alleanza anglo-francese, « La Francia sòpra\·yive gloriosamente all'indebolimento ma.te1iale del suo impero e il stto genio conduce ancora i popoli verso l 'avveuire perch~ esso non si è fermato alla consacrazione di uua supremazia 1nate1iaJe co1ne a uno scopo definiti\·o » : pertanto, essendo sto1icamente all'aYanguardia dei popoli etu"opei essa può unire , i mezri di azione morale di cui dispone l'Inghilterra•· Insolllllla., il ·, blocco anglo-froncese basta a. far da contrappeso a. qualsiasi gn1ppo contiuenta}e ». Quindi, poichè -,- nota con la medesjma tremende semplicità il Juge -· la Russia si volge ali 'Oriente, la Germania è avvilita e preoccupata deile proprie condizioni di sussistenza e non può a, er interesse a un 1alleauza russa (la quale trascina con sè elementi cli disorganizzazione), l'Italia è fis.<a a controbilanciare la Jugoslavia nell'Adriatico, non tro,·ano luogo obbiezioni o motivi d'allarme, e la cosa è fattibile, liET1'BRE SCOliH8TICHE (Incidentalm,ente, osservo a p, 259 particolari curiosi e nuovi - il Jugc visse lungo tempo in Russia - sulla Corte degli D-.,are a p. 28o rilevo una singolarissima - e per me inaccettabile - interpretazione dell'intervento russso nella guer· ra, presentato come mossa affettuosa al seguito della Francia), Anche qtù gli spropositi del Juge sono enormi, L'occupazione della Rtthr ha palesato anche ai ciechi volo11tari 1'iucsorahile dissidio fra11co-i11glcse. Occorre - e nù sembra difficile - che la Francia si persuada che nella politica. di destra essa è isolata. L'Inghilterra uon avrebbe con· venicnza alcuna ad adottare le ideologie reazionarie correnti in Francia, e tende anzi a una direzione opposta. L'otientamenlo intellettuale francese (e per riflesso quello politico) 11011 è con· diviso che da una minoranza tedesca (di antifrancesi ad oltran7.a, però!) e, purtroppo, da coloro che reggono il nostro Governo e ispirano la nostra <civiltà• attuale, Carattctistica del Juge è la costante astrazione dai fatti: rilevammo or non è molto sulla R. L. come faticosamente si cominciavano in Francia a comprendere le differenze della mentalità e degli interessi inglesi. All'autore di questo libro è mancata completamente questa sensibilità internazionale : prese alcune posizioni rigi<le (genio individualista della Francia, supre1nazia universalmente ammessa del pensiero francese, necessità di unificare le tendenze politiche della nazione) corrispondenti a dogmi, egli ha architettato il suo piauo, senza. tener conto della realtà quotidiana che lo andava logorando punto per punto. Salvo alcuni tratti di limitato interesse, il libro del Juge manca di perspicacia: è notevole soltanto come attestazione dell'infatuazione del pensiero francese. Ivia è, ripeto, sopraggiU11ta - a sventare gli artificiosi progetti elaborati a tavolino (ah, diplomatici, perchè non cercate di. essere un po' gion,alisti !) - l'occttpazione della Ruhr. BRlGHTON. IV. Esiodo, il maestro del villaggio Cm·o Gobett,i, Tra monti e palucli, fuori dalle vie del mare, una miser"8.bile terra, trista d'inverno, tremenà.a d1estate, buona in nessltlla stagione. .:)U questa terra, :figlia di questa terra, uua razza di gente umile e rozza, che un'antica maledi.?jone ha condannata a vivere del suo aspro 1avoro: oziosa e intemperante per natura, laboriosa e sobria per necessità, egoista più che avara, sordida più che previdente, nemica del potente pitì per invidia e paura che per istinto di ribellione, credula e cliffidente, misogina e sensuale~ superstiziosa più che religiosa, disperatamente pessimista e ferocemente individualista come tutti eoloro che Yivouo a eterno contatt~ con le forze elementari e brutali della natura. Questa razza è qttella del contadino beota contemporp:ieo di Esiodo, ma potrebbe anche essere quella del contadino calabrese contemporaneo del comm. Michele Bianchi] perchè è1 insomma, la razza del contadino di tutti i tempi. Su quella terra nacque e su quella terra visse non meno di otto secoli prima di Cristo, Esiodo, il primo e perfetto maestro di villaggio, autore delle Opere e giorni, il primo e perfetto libro di lettura per la scuola rurale, Veramente -Esiodo 01iundo non era di quel miserabile borgo sotto 1'Elicoua: ci si era stabilito suo padre, -capitato- lì da Cnma. di Eolia, varcando gran tratto di mare sulla nera nave, per sfuggire la triste povertà; ed Esiodo era venuto su fra quella gente, simile a loro ma diverso da loro, Beota ma Cumano, contadiuo ma Omerida, e si fece da sè il maestro di quella gente. ìVIa a quei miserabili pl.ù bruti che uomini, 11011 andò 1nica .a narrare, per anm1aestrarli, la favola cli Achille o di Odissea che i rapsodi ricantavan per le chiare città del, litorale, ma gJi. argomenti al suo ragionare più che cantare egli trasse tutti e soli dall'abbietta e clisperata vita dei contadini fra cui egli Yiveva. Anche 111it-inarrò : ma quelli scelse che clesse:o a quella gente la ragione della loro triste esistenza: la vendetta di Zeus per la colpa dt. Prom~t~o reo di aYer troppo amato, lui Dio, g-1: ~omiru; e la successione de11e età rlegH uo• mini : da quella d'oro quando o-li uomini vivevan~ come Dei, spensierati, sener,a fatica e senza p1anto, e la terra produceYa da sè oo-ni frutto e 1~ ,~ta era una continua ribotta, e balla fine li p1ghava sonno e n101iYru10così senza neanche sa- _perlo_;fino a quella del ferro, quella d'oggi, che meglio sarebbe stato o viver prima O nascer dopo, e tutti son nemici a tutti, e la gente si fa giusti1.,i:1 cli sne nrnni, e più è onorato chi più niaJ fa, e la pudicizia e la giustizia sono salite al cieJo, vestite di bianco, e qui non c'è rimasto che inYidia e maldicenza e iniquità e miseria. Ma Esiodo, dopo essersi con la sua gente disperato di tanti mali, non li lascia alle prese col Joro tetro pessimis1no, ma li conforta e li sorregge: li ammaestra, cioè li umauizza, li ainta a disfarsi bruti ed a rifarsi uomini. «· Zeus ha posto alle bestie la legge cli mangiarsi fra di loro, ma agli uomini ha dato la Giustizia •· Ecco il riscatto: la fede in Dio, la. pratica e l'attesa della Giustizia. Gli uomini dell'età argentea, per esempio, sono stati sterminati perchè non rendevano onori agli dei beati ; noi preghian10 e sacrifichiamo agli dei con pietà e purezza, essi ci da.ranno del bene; l'occhio di Giove vede tutto se vuole, e Giove drizza lo storto e ingobbisce il superbo; e ci sono per la terra almeno tre volte diecimila angeli di Zeus, custodi degli uomini, e vanno dappertutto e spiano i giuclizi e le azioni dei potenti: e poi, o tardi o tosto, l'eccesSo stesso dei mali, tichiama in terra la Giustizia, che viene e 1nuove procellosa, vestita di bruma, per città e popoli e dà male a chi fece male; ed ecco allora torna, cou la giustizia, l'età dell'oro che •Si piangeva perduta, « :fioriscono città e popoli, e per la terra non è più guerra sinistra ma pace che ci risparmia la gioventù, non più fame nè disperazione, ma festa e abbollda1iza di tutto, ghiande, miele, lane, figli che assomigliano ai padri, e ogni bene, sottomano, senza che la gente si debba affidare al volo delle navi malsicure,, E per avere giustizia praticar la giustizia. La pratichino gli umili in casa fra figli e padri, tra fratelli e fratelli, e fttor di casa fra parenti e pa· renti, tra vicini e vicini, ma la pratichino soprat· tutto i potenti, i principi, i basileìs. Non è solo l'antica vendetta di Zeus che ba fatto tanto male agli uomini, 1na è anche ]a imminente oppressione degli uomini potenti sugli uomini umili, dei principi sui sudditi, dei basileìs stil kalioi.. Questi signorotti, prepotenti e vili coi deboli, come lo sparviero con l'usiguuo]o, Son venali con chi può spendere, e nel rendere giustizia si fan comprar dai doni, e spesso causano con la loro malizia la rovina di tutta una città, e per la loro stoltezza chi ne va di meno è il popolo. Esiodo 1 il contadino caro alle :Muse, il niaestr0 della hò?JLe beota, in que!Ja primordiale lotta fra ]e classi, prende naturalmente le parti degli umili, che sono anche le parti sue, perchè anche lui è vittima della iniquità dei grandi, e insorge arditamente contro i potenti, e li chiama stolti e venali, e denunzia ed enumera le Joro malefatte, e parla a loro senza. riguardo: « O re, tenete conto anche voi di questa giustizia: chè vicino agli uomini ci sono gli dei che spia.no chi rispetta la giustizia e chi no; e la Giustizia, figlia di Zeus, quando alcuno in terra l'offende, fa suoi piati in Olimpo seduta a lato del padre, e alla lunga chi fa male ad altri fa male a sè, e la cattiva azione ricade su chi l'l.ta fatta». Non però Esiodo dà per consiglio alla sua gen· te cli mettersi contro i potenti : « djssenuato chi pensa di porsi contro il più -forte: vincere non potrà, e avrà con la vergogna il danno». Esiodo resta. perciò pessimista; ma. mentre si attende che torni il regno di Dike, ~ con questo la CO'lllposizionedell'aspra e ineguale competizione, 1tn altro modo addita. Esiodo a suoi villani, per risolvere i; questione, e liberarsi dalla soggezione dei poteuti e dei ricchi: quella di divenir essi ricchi e potenti a loro volta; e con che me-tzo? col lavoro. « Se lavori, presto sei ricco e invidiato : e alla ricchezza s'accompagna vhtù e rinoman:;,_,a:e allora ttt sei simile a un Dio». Ed ecco dove Esiodo, come ma.estro rurale, è originale e grande: nell'aver posto a base di tutto il suo insegnamento il fatto •lavoro,. E' risaputo che la parte più caratteristica di quel suo libretto i: una serie di precetti stù lavori agricoli, stùla loro esecuzione e distribuzio~ ne, una specie di Pescatore di Chiaravalle scritto da un abate di genio; ma anche all'infuori di questa parte ,che ha dato il nome all'opera, tutto il resto del poemetto è, in sostanza, un inno al lavoro. « Le opere e i giorni,. di Esiodo sono 1a esaltazione del lavoro, anzi la riabilitar-ione del 1aYoro, e il motivo dominante ne è questo: « somma felicità è il vivet'e senza. lavorare; ma questa felicità fu di tempi passati, sarà forse di tempi futUii; per adesso lavorare bisogna, e fuori del lavoro non c'è nè vita nè salute,. Fin dai primi versi, dove parla delle due Eri.- cli, la cattiva e la buona, dice che la buona. è buona perchè • sveglia al lavoro anche l'uomo infingai·do ,, E tutta la parte morale, i famosi ammonimenti a Perse, si assommano effetti vamente nell'imperativo e lavora• : ]avora quando si levan le Pleiadi e lavora quando le Pleiacli tramontano, e lavora quando l'aurora guarda Arturo, e quando nascono le Iacli e Orione e quando spariscono, e lavora quando il sole dardeggia la sua vampa sudorifera, e quando Giove d 'autunno piove, e qua.udo primavera mostra il capo spolverato di bianco; il lavoro tien lontana la fame, la fatica è via alla virtù, il lavoro fa I 'uomo caro agli Dei I il lavoro fa dell'uomo un Dio. E'il perfetto tipo cli umanità è pet' Esiodo , un pezzo d'uomo cli quarant'anni, che, mangiatosi a colazione in quattro bocconi un pane d'otto quadre, se ne va dietro ai bovi, e quand'è sul lavoro traccia dritto il suo solco, e non si distrae a guardare i compagni, ma tutto il suo animo è nel lavoro,; come il tipo più abbietto è quello di « colui che vive senza far nulla, simile ai fuchi ottusi e inerti, che consnman la fatica delle api da miele, scioperati, buoni solo a niangiare •· « Per il lavoro ~gli uomini diventano ricchi di greggi e di roba ... : e se lavori presto di arricchirai e la gente avrà invidia di te » : ecco il pregio più evidente del lavoro e più persuasivo per i conterranei di Esiodo : ed Esiodo lo sa e insiste su questa nota. Fin dai primi versi dà di questi consigli alla sua gente : , badate prima a far roba poi v'impaccerete di litigi e di beghe » ; e a metà torna a dire : « Se l'animo tuo davvero aspira a ricchezze, fa a modo: lavora, lavora, e lavora»; e alla chiusa del poemetto 1ibad.isce: « beato e ricco chi, seguendo questi miei precetti, lavora.... ,. Intorno all'equazione « lavoro= ricchezza , Esiodo « organizza » tutta la vita de' suoi aluniti. La produzione della ricchezza e la difesa della ricchezza. acquistata sono la base dei rappotti fra uomo e uomo: cent0mila miglia lontani dai parenti, « in un'occorrenza i vicini son già H a soccorrerti anche svestiti, i parenti si stanno ancora stringendo la cintura» ; ma anche coi vicini andar guardinghi : « dona a chi dona, e a chi non dà, non dare •; e della donna diffida, chè ti viene intorno « con la veste stirata sul culo e ti fa girar la testa colla lusinga del suo cing11ettìo, e intanto ti spia per tutta la casa, e chi si fida di lei si fida dei laàri »; e aver un figlio unico non è male « perchè così s 1alimenta la sostanza paterna, e la ricchezza cresce nella casa )I : ma se la famiglia è numerosa, meglio, « perchè Giove più dà a chi più è, e in più si lavora, e più si risparmia». E la preoccupazione della ricchezza è qtteJla che presiede ai rapporti, non solo fra uomo e uomo, ma anche fra uomo e Dio: « Come pii'1 puoi onora gli Dei immortali con niente santa e pura : propiziali con libagioni e sacrifici e quan-· do vai a letto e quando spunta, la sacra luce, perchè ti tellgano sereno il cuore e 1'animo, e tu possa comprare il pezzo dell'altro, non /.'altro i.l t1w •· Pratiche religiose, accanimento al lavoro, lotta con la 1niseria, invidia ai « signori -, ecco i motivi dominanti della vita del contaclino beota dei . tempi di Esiodo (e non solo di quello, nè solo di alloraJi ed ecco anche gli argomenti essenziali dell'insegnamento di quell'antichissimo (e modernissimo) maestro cli villaggio. Il quale parla a11a sua gente come si parla agli umili, per proverbi e parabole, e mutando in mito tutto quel ch'egli tocca nel suo discorso. Perchè egli è anche poeta: una volta su11'Elicona gli si soù rivelate le Muse e l'hanno assunto alla regione dei canti, e come ex-voto per la grazia egli in quel luogo consacrerà il tripode orecchiuto che avrà vinto con un suo inno a Cakide d'Eubea di là dall'Eu1ipo; realmente egli aveva in sè la semente del cantore, perchè suo padre veniva da Cmna d'EoÙa, la culla di ogni poesia, ed egli era venuto su fra quei Beoti, indigeno ma forestiero, villano ma poeta. 43 Forestiero e poeta, ma. indigeno e contadino. Egli incomincia il suo poema, la sua lezione, nel nome del Padre degli Dei, perchi: egli crede e teme e confida nel Dio, nè più nè meno che i suoi uditori; e si scaglia contro Perse, contro l'altra umanità, poltrona, viziosa, pettegola, parassita, perchi: quel Perse non è l'uomo cattivo in astratto, ma è suo fratello, e da lui non ha avuto che dispiaceri; e insorge contro i potenti, perchè quei potenti l'han rovinato con la loro venalità, la loro dorophagia; e teme la miseria e la fame perchè fame e miséria ha. provato, e preclica il lavoro perchè anche lui è artiere d'ogni arte, e anche lui sa tracciare, a esempio d'altrui, un solco bello dritto, e accomodarsi l'aratro da si:, e mettersi insieme un carretto con cento pezzi di legno. E cosl il poeta contadino assiste il suo prossimo nel travaglio del suo e umanarsi ,, « ttmanandosi • con lui: nomo lo fa, ma lasciandolo contadino, perchè nomo egli è divenuto, restando contadino: superstizioso lo trova e superstizioso lo lascia, solamente volge la sua superstizione a pietà, da nna parte, a proprietà e ad igiene dall'altra; ta.cca.gno e diffidente è quei contadino, e il maestro non si incaponisce a togliergli taccagneria e diffidenza ma intende mutarle in ragionevole prudenza e in previdente risparmio, non disgiunti l'uno da tempestiva liberalità, l'altra da ponderata fiducia in chi la merita; e anche pel lavoro, martella assiduo il ritornello del faticare e dell'operare, ma egli sa bene cb.e l'ideale del suo uomo è l'ozio, e concede pure delle pause a quel diuturno faticare, e la sua poesia non è mai tanto suadente come quando canta. il dolce far nulla: « quando il cardo è in fiore - ricordi? - e la strepitosa cicala posata sull'albero versa il suo arguto canto fitto fitto di sotto !'aie, nel tempo del caldo snervante, quando più grasse sono le capre e più buono il vino, e più lascive le donne ecc. allora è bello bere del vino rubinoso, sedendo all'ombra, rimpinzato di mangiare fino a rècere, con la faccia rivolta da.Ila parte della brezza, mentre l'onda del rivo trascorre via continua e pura,. Tale m'è sempre parso Esiodo: il tipo perfetto del maestro di villaggio. Ed anche oggi il maestro classico per la nostra scuola rurale, è un Esiodo moderno, è un Ascreo visitato dalle Muse, è "n co,ttaàino che sappia di lettere. D'accordo che questo ma.estro nessuna. scuola magistrale ce lo farà mai : un maestro così, se si fa, si fa da sè. Ma è certo che se una scuola magistrale sarà in grado di meglio preparare un maestro così fatto, questa non sarà una scuola che sia classica. o umanistica perchè dentro ci si sia messo come materia centrale il latino, ma sarà una scuola in cui insegnamento fondamentale sia quello che ponga in grado il maestro contadino di rispondere ai grandi perchè dei fanciulli grandi e piccini che vivono in contatto con la natura: il perchè dell'andar degli astri, e del soffiar dei venti, e del correre delle acque, e del mutarsi delle stagioni, e del nascere e del morire di tutte le creature; i perchè intorno a cui si affaticarono i poeti-filosofi della scuola ionica, e intorno a cui s'affaticò Socrate, :finchè fu giovane, prima cioè d'esser Socrate; i perchè dei quali mi assedia la lllia Lu.isotta e davanti ai quali io resto cosi spesso reticente e imbarazzato e dolente di veder sprecata, per 1 'ignoranza mia, tanta bella e buona curiosità. Ma questo insegnamento non istia da sè nella nuova scuola magistrale « classica 11011 classica :,, ma vi sia tutt'uno con l'esercizio dell'arte di cui cloYranno vivere gli scolari del futuro maestro; sì che la nostra scuola magistrale e classica , sia una fattoria, un'officina, una bottega, doYe an• che si insegni la storia della natura. E insegnamento di lettere non Ye ne sia affatto, o quel poco vi sia ridotto tutto alla lettura, continuata e fatta per d'iletto, a Yeglia, dei grandi libri del popolo. Ma una scuola così, sta sicuro Gobetti, nessun goven10 di nessun filosofo ce la darà mai : se la darà il popolo da sè, appena potrà. Ma perchè possa, occorre a noi, che vogliamo essere di questo popolo gli illuminatod, la \"Olontà di dargli questa scuola e la libertà di farlo. 6 gennaio 1923. AliGUSTO n'1oNTL ::Jn vendita ffomettiunieitratti DUMERO DIEfffR61E noYEDEDl[ATO LLA UOOLA Sommario: E. CoDIGN0LA: n problema d~lla no.st,·a1 scuola media • P. GonETTI: La letteratitra italiana nei licei • G. GENTILE: La filosofia • L, GALA1'"TE: n latino • M. VALGIMIGLI: 1l greco - F, SEVERI: L!J, matematica • A. GARBASSO: La fisica, Prezzodelfase,di 32pag,8°gr,su2colonne Lire 2 NUMERO DI lfOLOZ. LIBERALE DEDltAlPARTITO POPOLARE con studi di M: BROSIO,M, LA>IBERTI,A. GRa>1scr, P. GonETTr, A. MONTI,N. PAP.U'AVAe bibliografia. Lire I UOMERO DIRIYOLOZ. IBERALE DfDl[ATO AlnAllOnAUSMD con studi di V, ,CENTO,P. GonETTI,M. A, LEVI, L, E,LElRYe b1bhografìa Lire I ffllMERO DIRIYOLOZIONE LIBERALE nrn1moA6.~om con studi di E. BERTH, S. CARAMELLA,A. LAN· ZILLO,N, SAPEGNO, c. SPELLANZONe bibliografia Lire I Dirige1·e vaglia PIERO EiOBETTI• ViaXXSettembre, 60 TORINO

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