La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 10 - 17 aprile 1923

42 LA RIVOLUZIONE LIBERALE LETTURE Pensiero fascista S. PANUKzTO- Diritto, forza, -:.:i.o/.enza {Biblioteca di studi sociali diretta da R. Mondol[o - llologua, Cappelli, 1922 - L. 8). J11 questi anni iu clli lauto s.'(! parlato di Y~O- ]euza e tanta se u iè spetimentaL'l, l 'osscrYaz10· ne di ciò che a,·yiene sulla ~trada ba port:\to anche i più schiYi all'intimo convi.ncimcuto che il pili folie ha sempre ragion.e, ia o~ni can~po dell't1ma11a attività. O non cltcenl gia molti e molti anni or sono uu nostro grande scienziato: " Che peccato che le. artiglierie non fnssero al tempo d.i Aristotele; a,-rebbe ben egli con es~ espugnata 1iig1.1oranzae parlato senza punto .titubare delle cose del mondo!»? E1 uaturalc qmudi che il problema della Yiolell7~'le del diritto fos: se sentito come assillante ed attuale anche da1 giuristi, e ne fosse tentata una trattazione ';istematica. Dice dunqtte Sergio Panttnzio: Il diritto si diYide in diritto naturale e diritto positivo, o, se meglio YÌ piace, jus coudendum e jus couclitnm Yioleuza e forza. L'uno, il diritto uatnralcJ la ,_.iolenza, è attiYitàJ spirito, libertà; l'altro, il diritto posith·o, la for1..a,è passidtà, meccanicità coa:done. Sono, insomma, diritto positi,·o e naturale, due contrrui : « La Yiolenza non è il contrario del diritto, sì bene della forza•· Cosl solo la CYUeITa offensi·ra è guerra giusta, poiclJè è liber: e attiYa: la guerra difeusiYa, passfra e coatta rientra sotto il concetto di pena. D'altra parte 'la violenza è veramente tale solo se ha capacità effettiYa di istituire un nuo,·o diritto, di trasformarsi cioè iu for7..a, in diritto positiYo, di contraddirsi trnsfonnandosi nel proprio contrario. Ma a che twto mutarsi e contraddirsi del diritto? A che tanta lotta di forza e ,·iolenza? Il mondo attuale è disarmonico, 1nolteplice, ingiusto: il <liritto è il processo di educazione dell'umanità alla e società dell'amore e della comunione degli spiriti in nno spirito solo». « L1eYoluzione o l'educazione umana è il passaggio dall'esterno all'iuterno 1 dall'ingiustizia al diritto, dal diritto al giusto, dal giusto all'amore, termine :finale: l'Anarchia». e: La Giustizia è un grado e una condizione per arriYa.re all'amore». La Yiolenza creatrice di nuo,i diritti è perciò tr la 1uce della' !riustizia e dell'amore>. e: Il diritto naturale è ~superiore al diritto positiYo, e la violenza è più giusta e più bella della forza 11. . Questo, all'incirca, il succo delle 216 pagine àel i:olume e: Diritto, Forza e Violenza>. Come i1 lettore può facilmente ,;edere, molto cli ,·ecchio e quakosellina di nuo,-o, almeno uen ·accostar ,·eccbie :idee abituate ad abitar lontane. 11 Panunzio, con ones~ Yerame~te sc1:1polo: ::a non ci cela le sue fonti e non nnnega 1 sttot ~;estri: il suo libro è graziosamente costellato di note, di richiami, di rimancli, di citazioni, attra,·erso i capitoli lunghi che si stirano fino alle folte appendici. Lo stile è il tipo perietto, il paradizma normale dello stile d..1. tesi di laurea, sì che 'pare che l'autore badi con tesa attenzione a non lasciar nascosto un angolo solo della sua erudizione· come lo studente all'esame cbe s'appiglia ~ tutii gli uncini per sciorina:-e i panni del suo sapere. Due soprattutto so110gli autori da cui il nostro èeri ,·a : Prudhon e Sorel : IleIl 'uno troYeremo la aflennazione del diritto della forza e la di,·iuizzazione della guerra; nell'altro la distinzione di forza e do1enza, sia pur ridotta al caso speciale della lotta operaia; nell'wio e nell'altro quella profondità, quella concretezza arguta ed umana che ci fanno perdonare i molti errori e le molte incertezze. 11 Panunzio, come si conviene a un discepolo, i: spiritualmente agli antipodi dei due ~crittor~ francesi : e ci fa l'impressione del professore la cui perpetua ebullizione per nebulose metafisicherie cela una sostanziale eclettica frigidezza. Con gli insegnamenti prudhoniaui_ e soreJiani si incontrano nel PanU11z10 dottrine giusnatura]iste, e quellJinfarinatura dogmatica di idealismo che entra ormai, a proposito o a spropo:-;ito, in tutti i discorsiJ anche i più alieni dalla filosofia. (Juanrlo Giorgio SorE:l diceva: e: La borghesia ha-adoperato la for,,a fin dal sorgere dei tempi moderni, Jaddo\·e il proletariato reagisce oraJ contro di essa e contro lo StatoJ con la violenza>, 0 quan<lo wsteneva « una differenza tra la fonm che c;j muove verso l'autorità e cerca realizzare una obbedienza autom.aticaJ e Ja violenza che vuole spezzare quell'autorità•, non parlava in vero <li altro che di for,.a borghese e violenw proletaria· affermava due concezioni e due metodi di~ stinti' per ragioni storiche e concrete; forza e Yioleuza assumevano il valore di miti, o energie storiche, e perciò la distinzione era valida. Prendere questa distinzione, gonfiarla a sistema, astraendo da ogni contenuto storico, significa rnotarla di ogni significato reale. Xon i:. nostra intenzioneJ nè: si conviene ad una mode.,ta recensioru:ella, buttarci ad una polemica contro il diritto naturale. Certo i criteri rlistintivi panunziani tra forza e viofon7..a,considerate come fatto ed atto, necessità e libertà, non sono ,·alidi a giustificare piuttosto la guerra ofra è o.ffeus.h·a.,è ri\·olnzionaria, sia che ne esca dttorioso lo Stato che è mos~o all'attacco, sja che trionfi quello che ha difeso i propri confini. Due principi, due iute.ressi si tro,·ano d~ fr_onte, e il dissidio no11 si può eliruiuarc, p01che ognuno cli questi ptincipi o interessi ~ffeude l 'interess~ 0 il principio contrario: scop?_ia. la 8:1cn-a: ~b1 ha offeso?. Clii ho donito d1lcuders1? Pass1rn, costretto è coln.i che 110.u si difcude, e cede s.enza combattere; ma la difc~a t.: tauto attiva e libera come l'attacco; e, a rigore, non si differe111.iain alcun modo dall'attacco stesso. A rigore, lo Stato che si difende uou è di,·crso dallo « Stato che altacca :a 111ussoli11iano, tradu1.io11e, cosl all'ingrosso, in tennini politici, delle dislinzioui pauumdane. Se il diritto uaturale è iuclirizzato ad uu 6.ue, sia pure anarchico, come potrebbe parCJ·e da al· cune pagine del nostro, non ogui movimento rin• no,·atore del diritto dovrebbe cadere sotto 1a ca· te(Yoria della violCJJza, ma solo qnci mo,·imeuti eh~ a questo fine fossero riYolti; elle se iuvece, come il Pantlllzio piiì chiaramente sostiene, il diritto naturale non è che il diritto posi ti, •., sno attuarsi, la distinzione si dimostrerà ~:>ziosa; cbè il diritto positi,·o non è tale che nel suo attuarsi; e il diritto attuato non è diritto, aYeitclo perso con l'attualità le sue insegue, la forza. Il diritto in atto è quello che si discute nei fori e cùe si adatta e si svolge con quotidiano tnn·aglio; il diritto fatto, auzichè essere iu1a forza, è uu leggiadro adoruamento degli scaffali delle bibliote~ che. Lo stesso concetto comuue cli forza non s1 disginuge da quello di attidtà, di mo,·imcnto. Il diritto positirn è forza ed è libero ed attirn. L'Etat) c'est 1-lercu.le, un Ercole ben armato cli cla ,-a e ben capace ad adoperarla. Il Panunzio non può non cadere in contracldizioui, (conte quando, dopo a~:er St.:'lbilito tra forza e. ,;;iolenza la contrarietà che intercede tra fatto e ~ttoJ riduce la contrarietà a semplice differenz..1.<li grado: « la Yioleuza è pili giusta e più bella della forza•) o in difficoltà (come quando mendica pretesti per negare alla Germania l 'onoreYole titolo cii i:ioleuta). Il criterio poi della riuscita, della \·ittorlaJ che viene usato a distinguere la Yera violenza dal couato sterile, non mi pare efficace: se la giusti· zia della guerra è nella capacità di fare 1111 nuoY0 diritto, il teutath·o non riuscito adempie la giustizia come quel.lo riuscito; chè se anche il Yecchio diritto e:'-ce dalla lotta apparentemente immutato, esso sarà tuttaYia diverso, aumentalo di forze e di consensi, ricco dell'autorità proYeniente dalla vittoria. ~ulla si perde compiutamente, nè sono inefficaci le società segrete, i colpi cli mano, 1e gnerriglie, le opposi1.io11i sc11z:i. spenU11.a. . Lasciando di occupare-i di questi argomenti che avrebbero bisogno di troppo maggiore s,·iluppo, e rinunciando ad un paragone particolareggiato che potrebbe forse a taluuo sembrare interessante fra i concetti pruclhoniani sulla guerra e i suoi limiti e i corrispondenti panuuziaui, nti preme piuttosto di fare ossen-are come il libro del Panunzio se nou ci iusegua uesstwa nno,·a idea, nè ci ~copre nuo,;;-i orizzonti, possa invece aYere una certa pratica importanza. Intanto la dottrina panunziana ci spiega a rneraYig-lia quel passaggio elci sindacalisti italiani al fasci,.;mo, che altri mellti do,-remmo spiegarci caso per caso con ragioni di psicologia o di interesse mate1iale. J,a deformazione che il nostro ha fatto subire alle idee di Sorel permette agli adoratori della violenza proletaria di trasformarsi con poca fatica in adoratori di tllla ,·iolenza del tutto generica e scolorita, Di oui a farsi zelatori della Yiolenza antiproletaria e' del • do,·ere sociale• è bre,·c il passo. Poicbè in Panunzio non solo il concetto di violenza, ma anche quello di sindacalo i: passato attraYcrso il filtro capornlgitore della sua mente astratteggiante : , oggi non si parla pit1 tanto di Si11dacalis1no ri voluziouario, negativo, parziale, operaio; ma di sindacalismo costruttivo, organico, generale, di tutte le clas..c;i, integrale: 1t Sindacalismo nazionale>. La violenza generale, il sindacalismo generale, ecco una fortunata terminologia, che lasciando intatte le forme del vecchio sindacalismo, ne fa un comodo po11te per passare all'altra riva, un inganneYole specchio per attrarre i disoccupati amatori della violenza; una giustificazio11e a base cli attività, di spirito, di libertà della tirannide paterna e della passiva servitù. Dalle idee del l'anunzio sorge anche la possibilità di uua generica apologia della tirannide. « Contro il sovrano che opprime e tiranneggia ('Violen-za) il popolo non insorge con la viole11zaJ ma ~i <lifenrle, o meglio resiste con la foTza •· E pc,ichl: la violenza è più giusta e più bella della forza, il tiranno è più giu.,to e più bello ciel popolo che difende la sua libertà. Dottrina, come ognun vede, in perfette accordo coi tempo. c. I. Economia FRA,:cP.sco '\,:-ro,:ro Rl',PACr - Il livello d.el prote- :ionismo in Italia. - l'nhblicazionc del Grnppo Libero Scambista Italiano, Torino, • La Riforma Sociale •, 1923. fen.-;h·a ehe Ja difensiva, l'attacco c·he la clifc~a, Bisogna essere molto grati ai lenac.:i, pazienti J'insurrezione che Ja conservazione. e precisi libero-scatnbisli italiani, per la conoPer conservare un diritto bisogna adattarsi al- s~enza esatta che cercano di difTonderc nel pubJa ., qualità dei tempi :.J e nessuna arte è:'. più at- blico, sull'altezza meravigliosa raggiunta in Ha- • ti ·a di questa consen-azione sapiente. Ogni guer- lia clai cbzi protettori. 10 1 neo Che questa conoscel17.a dinnga veramente effettiva, cioè penetri 11e1le coscienze, svegli. op· posizioniJ scouteuti, rancori ca~aci al1'occ~s10ne di sti1nolare una azione contrana efficace, e molto da dubitare. L?.ntentele plal.oniche e platoniche affennazioni cli pi-i11c:-ipio,1110lle: ma cosC"leuza cliffusa della cnonue jmportanza del problema, Yolontà cli agire in senso opposto, poco o niente. La importan,,1. maggiore delle cifre che il Re- _paci con chia.rez7.,a allinea, sta proprio 11el far comprendere come la soluzione del problema sia difficile, incerta. e loutaua. La tariffa del 192, è stata Yarata alla chetichella ed ha sovvertito la situazioue anteriore portando l'Italia fra le primissime nazioni protezioniste del m.oudo. Essa ba tutte le possibili doti. E' tecnicamente perfetta e nulla le sfugge: nessun prodotto può troYarc Ira le sue niaglie il più piccolo aclito per passare di straforo,. imnu~- ne cla tassazione o favorito rla una. tassazione ndotta. E' infinita, la gamma delle sue YO~icerca_ di superare n.ella varietà minuta la stessa i:anetà dei rapporti reali : cosicchè lo stesso prodotto pttò trovare spesso nou t111a, ma clue o tre v◊::1 in cui riposare, ed a libito del ì\iinistero puo, passando dalPuna all'altra, essere colpit~ da ~11 dazio maggiore o 111inore. Per un sempltce g10chetto di nomi, ]a tariffa attuale può essere du.11qne anmentata senza mutamenti: pregio inestimabile. E' rinforzata, percllè ove non spaventi abbastanza Je importazioni con l'altezza del daz.io, le annichila con la lungaggine delle operazioni uecessarie per la sua determinazione: perizie, analisi, calcoli, equivoci, confusioni. E' previdente, perchè protegge :1011 so!o i pr~• duttori italiani attuali, ma anche quelli futun, tassando n1erci che in Italia nòn si fabbricano e non si sono 11w.ifabbricate. E' elastica, perchè grazie. alla risen·a sempre pronta del « coe:fficiente di maggiorazione• si potrà a piacere. intensificare qn.ànclo non basteranno più gli scambielti interni fra YOCee YOCe. Se duuque in Italia si è potuto approvare fuori cli ogni garanzia costituzionaleJ una tari.fra la quale dà alle industrie protette i pit~ ~~p1 :·antao-o-i e coutcmporaneamen.te la poss1b1lttà d1 assi;~~rli e di anmentarli; se questa tariffa è stata approYa~'l ed applicata senza solle,·are altra opposizione che qualche protesta isolata d1 piccole aziende importatr·ici direttamente danneggiate, o di fabbriche lamentanti spe1~equaz-ioni, ossinJ in buone parole, una protezione non abbastanza forte nei loro confronti, si deve concludere elle un movimento autip1·otezionista Yalido iu Italia non esiste che nelle afferma.Y.-louiteoriche di J.lcu.ni scienziati nobilissimi ma -inascoltati, oppure de· ferentemente appro,·ati .. dagli stessi protetti, in sede puramente teorica. E si noti che l'aumento della protezione è av- \"eDuto in proporzione fortissima anche per i più importanti prodotti agricoli: a1Jimali vivi, can1i, brodi, mine?tre, uova, latte e prodotti di caseificio; zucchero ,oli ,·egetali, semi e frutti oleosi, Ja11a, set~, 1_egname e sughero, ortaggi e frntta parteèipano al lauto banchetto. La coscienza degli a.uti protezionisti naturali, tende a.I conseguime11to di una protezione pari a qnell,1 ottemtta dai produttori non naturali. Ciò fa dubitare anche della po~sibilità di una azione clegE agricoltori ij1 senso antiproteziouista: a meno che 11011 si pensi nu sov,;ertimento nella attuale distribuzione delle tene, che porti al loro possesso classi diverse ed impregnate di alto s~rit~ . :!\on solo dunque l'Italia è dominata da tanffe protezionistiche esose, il che è troppo noto, ma essa si adagia nel prote1,ionismo, troYa in esso la sua sodclisfazione 1 uon nrceuna a coucret..1.re un movimento consisteute di reazione allo stato di cose dominante: è dormicchiante, indifferente. Questo insegna l'ottima pubblicazione del Repa.ci, la quale ha il gravissimo torto pratico di 11011poter avere un pubblico : perchè essa potrà essere letta ed approvata, nella migliore delle ipotesi, da tanta gente che troverà eccessiYo ed iniquo il sistema oggi dominante. :\fa questa stessa gente 11011peuserà in quel momentoJ di YiYere appnnlo e soltauto ~u quel sistema. Cosicchè alla prima occasione pratica, rinnegherà, magari inconsciamenteJ la sna riprovazione, e con l'uno o ron l'altro sofisma, si sentirà di dimostrare che, nel caso suo, la protezione è necessaria, utile ec! appcm sufficiente. Fiuchè inso111ma il consumatore, espressioue teorica sc11za va1orr pratico-politico, non lascierà il posto a qualche classe di interessati per i quali il liberismo diventi u11 elemento essenziale del tnito itt ba.,;e al quale agiranno, bisognerà ammettere che, in effetto, il proibizionismo doganale non nuoce a nessuno: pt!rchl: quelli cui 1moce 11011 lo sanno o mcg1io non lo sentono politicamente, il che i: lo stesso. Per intanto sarà bene ricordare che i setaioli non avrebbero bisogno cli protezione (dicono) ma che sulla seta il dazio medio è del 20 per cento sul vnlorc della merce, ed il dazio attuale è superiore c\dl '85 per cento a quello della tariffa 1887. Ricordare anche che il dazio sui cereali è rimasto fermo, ma rappresenta pur sempre un altro b11on 20 pct cento sul \'alorc della merce. Ciò ricordato, speriamo pure. Politiea estera . I L FE - T/1e -vacant ehai,· at the cow,ct1 Ju, ,. ,, . ) /ab/e o/ tlie word/ (Philadelph1a, 1922 • . - b"Je ci sembra l'abitudine atneiicaua Appiczza 1 • · d"f d; redigere opuscoletti politico-=nom1C1 _e . , - f~nderli « per stinnùare ulteriori ~1sc11:5s1_~11~ ~- Iniziative consimili, tentate presso di not, 11u~C1rebbero forme di bassa propag~ucfa e di re_tonca d I azl·oue testimoniando ti difetto d1 una ec am .. , . , d · p mentalità politica g-eniale, d1 un e ucaz1011e ratica e severa. . d l J\ Lee sostiene. la necessità dell'1nterve11to e: l'America nella crisi europea, e il suo appell? e cliretto più particolanneute ai suoi com~atnot1 che non a noi. L'America - egli ossen•a._ - è legata a.Ila prosperità tedesca, è spinta ~d aiutare l'Austria onde qaesti paesi contnbu1sca110 ad assorbire i suoi prodotti. Constata pure la baacarotta della Francia come goven10 - non ~.e nazione - per il troppo stretto contatto stab1htosi tra la sua politica, i pagamenti della Germania e la sicurezza delle froutiere. . Circa il problema dei debiti interalleati il. Lee non si fa i1lusioui: salvo I'Ingh1Iterra, n~ssun~ Stato pagherà, e non sarà possibile cost,nngerh a farlo. Aci ovviare alla decadenza del\ Europa l'America dovrà intervenire per portare « non soltanto denaro 111.a altresl influenza morale "· TesiJ come si vede, -interessante, Ma occorrerebbe conoscese se e quanto sia accettata oltre oceano. J,fo,:c,: J uc,: - 1- ers (Paris, li. Grasset, teia ,). /' indépendance politique 1923. - Co\\ectiou • PoliJl piano cli equilibrio continentale (proposto dal Juge prima dell'occupazione della Ruhr) s1 basa sulla seauente affermazione (p. 8) : • Il libero sviluppo 0 della potenza franceseJ nei limiti c.he le necessità della sua esistenza e del suo compito storico le assegnano, è il 1nezzo necessario al mantenimento d'ella pace tra i popoli, alla sicurezza della loro indipendenza, e alle reaiizzazio~ ni materinli che ciascuno di essi, secondo le proprie abitudini e tendenze, può portare p_er~ontribuire al progresso u1nauo ». OYvero: 11 t~mou: alla Francia. Perchè? « Grazie a noi, essi [gh altri popoli] hanno potuto -vin~e1e; men~e essi pensavano a vi-vere> (p. 12). M1 pare che 11contrario corrispoucb alla verità. i\Ia non è il solo abbaglio. Per esempio (p. 25) l'Italia - secoudo il Juge _ Ka tutti i motivi per desiderare un intimo accordo d'interessi con la Francta, e se ciò non avviene è per colpa cli « quelques tètes mé,idionales (? !) surchauffées •. Il torto del nostro autore consiste nell'essere un semplicista non soltanto in politica, ma anche in istoria. F,ecolo edificare - a sostegno della sua tesi - una teoria che contrappone il genio anglosassone, per sua natura pratico e po~it~vo, a quello idealistico, 1a cui divulgazione costitrusce propriamente la missione della Frwcia,_ Chi a: vrà la pazienza di esaminare (p. 40) le smtes1 c\1 f.toria universale rotanti attorno all'asse francese potrà di \·ertirsi non poco. E invero, questo 1nodo di concepire a masse ll1l problema ci pare singolarmente pregiudizie,ole alla retta politica. intessuta di complicazioni e cli distinzioni. Crede,·a-mo che la « ntission de la France :a come u l'imperialismo italiano» avessero fatto il 101-0 tempo, dopo quattro anni di corrosiva esperienza bellica, ed eccoli riapparire, candidi ed immacolati, come se le tremende smentite dei fatti uou. aYessero intaccato il fondo mistico da cui procedono. Quwdo (p. 45) si richiama - per la soluzione dei problemi europei - il Cyrano di Rostand, si perde quasi il diritto cli esser presi sul serio. Se proseguiamo nella recensione è per la speranza di raccogliere qualche sprazzo di luce, come là dove (p. 55) si precisa; direzione politica della guen·a : Gran Brettagna; direzione militare, strategica : Francia, oppure (p. 59-6o) si annotano le conseguenze del regime repubblicano in rapporto alla democrazia {p. 6g). Stabilito e storicamente giustificato il compito del suo paese, il Juge passa in tlll gustoso capitolo (non trovo altro termine per definire il ~ommario sistema cou cui si riducono a una perfetta unità direttiYe diversissime) a caratterizzare il genio politico anglo-sassone e le sue .applicazioni (e: conquistatori> i Jatini, « colomzz~tori • gli inglesi, ecc.). Naturahneute, alla v1sta dell'immaginaria compattezza inglese, il Juge è preso da un yj\·o desiderio di imitazione, e propone ciò eh 'egli chiama e: carbonarismo francese•· (p. 161) : • Preoccupiamoci di edificare una dottrina che sia anzitutto storicamente ,•era 1 e che in secondo luogo, ci sia propria; costituiamo in. seguito un quadro politico-nazionale unico al quale questa dottrina servirà di base; infine, formiamo uu gruppo inferiore capace, indipendentemente da ogni ideologia mistica o confessioitale, di adattarsi e di adattare anche gli elementi di clivergen;,.a. ch'esso racchiuderà, a questa unica ideologia politico-nazionale•· A simili conclusioni utopistiche (della prima parte: « La. missione della Francia e il genio politico anglo-sassone,) il Juge è spinto dalla coustata7.ioue elci vari elementi (tradizione cattolico111011archicaJrelativo gallicanesimo e scacco della Riforma grazie all'editto di Nantes; tradizione pseudo democratica, e rotu;seauis1no; protestantesimo) che compongono il quadro francese, in confronto alla coerenza di quello inglese {che ntilizza persino la Massoneria ai fini nazionali). E' quasi inutile presentare l'obbiezione capitale:

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