La Rivoluzione Liberale - anno I -n .34 - 23 novembre 1922

,t CONTO CORR~NTE POSTÀLE Rivista Storica Settimanale di Politica ESCE OGNI GIOVEDÌ Diretta da PIERO OOBETTI '!ii;;;J Redazione: Torino, via XX Settembre, 60 rlE;;;J Amministrazione: Pinerolo Abbonamento per il 1922 (con diritto agli arretrati) L. 20. riE Estero L. 30 ;;;i Sostenitore L. 100 3il Un numero L. 0,50 Anno I - N. 34 - 23 Novembre 1922. SOMMARIO: La Rivoluzione Liberale; Questioni di tattjca. - LUIGl ElNARDl: Divisione di lavoro universitaria. - Definizioni fasciste; M. M1ssrnou: Le illusioni di un conservatore. - G. .ARP!ll!AXI: Valorizzare. - P. GoBErTJ: Elogio della ghigliottina. - A. MONTI: Note di politica estera. - P. G.: Mussolini. - G. STOLFI • G. .A..: Postille. Questidointai ttica. 1 La nostra opposiz:ione al fascismo non è u11i ag-_i'.tair~ini,quieto di spiriti nevrastenici o jem,- .m-inilmente emozionati. Pàssiamo consiclerare ]6 cose con serenità, vossiamo maturare a,nche -un pro'blema di tath"ca. La nostra è 1u11,'allltitesi ,di stile, che non sente n.epvure il bisogno di discutere il discorso cli M ussoli11i. La questione riguarda. qualcosa di più profondo che il colpo cli Statd e la crisi ministeriale. Toi non combattiamo,, è'JJeci/jcamente, il 1111·11,ister1o.l[ussolini, rna l'aÌtra Italia. Sappia,no di dover lavorare a /unga scadenza. Se foss'llno deputa 1,i c1, climette- ,w,Jio Ci raccoglieremmo nel silemio. Possia1nò.:.-#iin,uare a JHFrlaresolo perchè ci rivolg-iayuo.cv•un. pubblico intelligente, tta conici, e non ri sitpuò fraintendere o altrib·uire falsi scopi. 8a.Jpiamo e ci a,uguriamo che ftf,ussol'llvi non l cada troppo presto, che la -sua esperienza vercorra t uttct la 11arabola.. _Yon condivicliam,o, orliamo decisa1nente le opposizioni che si vengono tiniidamente accennando nel campo pa1·la,- •/nt,n/cl1'e. I socialisti combattera-11,no Mussolin'l v_1eravere tra qualche mese Baldesi al 1nin-istero e pote~ gareg_ginre con le cooperat,,i,ve fascùte viella rich1:esta di sov,venzion,i dello Stato e di rnu.ce.ssion~ di lavori pubbl ·e.i. I dernocra.:!,'!·rce·i- CJgira111io 1/n nome delle vecchie clientele, in nome dei veccki metodi giolittiani; cercheranno rl,i imveclire con ogni sorta, cli transazione i chiarimenti e le responsabihtà nette. Saremo inesorabilmente co·ntro queste sopravvivenze varassita1~ie, anche se dal nostro atteggiamento dovesse trarre vantaggio jJfussolùni. Vogliamo clw l'esperimento si coniz;ia in tu,tta la suct lopica di in transigenza. Che ft[nssolini 1 nzon possa trovare 1.1nalibi~ che non 71ossaattrib1.1iread altri la responsabilità del suo -insucpesso. Alla nostra oJJposizione silenziosa il gomerno non potrà rimproverare quelli che saranno ef!etti delle sue colpe. lf[?n abbiamo -fi,(buc-iian Mussolini e nei suoi col/aborato1·i. Abb-iarno voluto affermarlo nettcmente. Ogn,u,no a suo posto. A vrem.mo preferito evitare all'ltal-ia vovera e ùnrnatura questo esperimento disastrosa. Ma, ora che non si può tornare indietro vogliamo trarne tu,,tti i vantaggi possibili per l'esperienza clel paese. Se il popolo è ineducato e non ha il senso della li_qertà anche flfu.ssolùvi può essere utile, non col 1·isanare il bilanicio ( co-rnpito a c'lti altri 1-wmini si richiedono), ma coll'insegnare concreta-- ynente, a chi lo sapeva solo dai libri., che 'cosa sia la tirannide. La reaàone blanda, di quest'i giorni rincrudirà: la dittat,ura sarà la ditt,atara; chieclianio le elezioni coi mcizzieri, non solo in p,uglù:,., ma a 11orino e a Mi/a,io. 1Yon vo.r;l·ia.moche l'esperimento M1tssolini sia la c9ntinuazione del riform-isrno gio- ,litt iano. Il paese hco bisogno d'i ,ma 7>rova. Se ,sarà degno della libertà la conquisterà anche at- _trciverso cinqne anni d·i dittatura. Il fascismo ,r,wn deve assumere nessuna maschera democratica; non deve riuscfre soltanto a raddovpiare le clientele e segnm·e il momento di JJalin;;enesi rlella picc~la borghesia. Là nostra opposizione è cos·ì ùitransi_qente che ci 1ifiut,iamo ibi esaminare i pro•grammi e di collabora.re colla critica. Combattere M1tssol·ini per sostit-uirgli tra, sei mesi 1Vitti, Oocco Ortu, .Orlando o Giolitti, no e poi n,o. Le nostre sono antite;;i integrali: restiamm storici, al di sopra della. cronacct, anche senza essere profeti, in quanto lavoriarno JJM' il futi(.ro, JJer 'll,n'altra ri- .'vo?uzione. cag La Redazio!lle. Divisione di lavoro universitaria Le ultime leggi sull'istruzione superia,re, le quali aveva1.10 lo scopo di migliorare la situazio. ne ec0110mica, dei professo1i universitari, sono riuscite, come era naturale, un bel monumento di ipocrisia demagogica. Prima della guerra, il professore ordinario pai-tiva da uno stipendio di 7000 lire ed arrivava ad uu massimo di 10.000; e poichè quesw lire erano lorde di imposte e di ;ritenuta pensioni, lo stipendio effettivo andava ,da un minimo iniziaJe di 6100 ad un massimo fi. nale cli 8500 lire nette. Sarebbe bastato moltiplicare per tre queste cifre portando il minimo a •circa 18.000 ed il massimo a 25 .000 lire nette, perchè i professori, pur sopportando una perdita, a cagion dell'aumento più acc-entuato nel co~ sto della vita, fossero contenti e non se ne parlasse piiL Put.roppo, i professori universitari hanno nel mondo una brutta fama cli ma.ugiapani, a tradimento: quelle tre ore settima.nali di lezione e quei quattro o cinque o sei m-esi cli vacanze effettive fanno un gran dispetto al resto dei mortali., e specialmente a quei parecchi deputati, ~he hanno nutrito nei verdi anni l'aspirazione a dive-ntare anch'essi professori di 1.rniversità, ,!Ila non ci SOl_llTOiusciti od hanno dovuto- fermarsi alla libera docenza, perchè la chiacchera, di cui 56no abbondantemente f01'lliti, non è un viatico, bastevole per forna.re il tempio clelia Scienza,_Di gui l'autipa.tia e quasi l'odio corcli.a.1e dei. mo•ltissimi. deputati per i p-rofeesori. Siccmne tra questi ultimi ci sorno svooturata-- mente anche dei politici sopr1affu.ii- e ne sia prova il contingente esagerato che gli universita.ri danno al Parlamento ed al Go"Veruo, pe- .culiarità che non troivlai riscontro se non forse in qualcuno degli Stati nuovi. sorti dalla guerra - fu subito trov,at,a, J.a via per a·isolvere il conflitto tra l'antipatia parlamentare, che avrebbe Jasoiato vo1oilltiere morire di· fame i professori e le necess.ità ,di questi di viveire. Bisogna.va lasciare ,agli uomini politici la soddis,faziione maligna di fa.y ccsa spiacevole agli universita.ri, pur ottauenclo l'intento di compensare iu parte costoro del danno di cui -essi, insieme con tutte le altre categorie cli impiegati pubblici, erano rimasti vittime d,a qlliando- cominciarono ad essere .pagati in moneta falsa invece ohe in moneta. buo1na.. Si disse: il professore universitario guadagna troppo poco, perchè lavoTa troppo poco. .faicciamo.gli far,e tre O.fledi più di lezione ailJ'a settirn,ana e diamogli i'n. più un fisso di 6000 lire 1all'anno, più una partecipazione alla tassa va.- riabile dru 2500 a 6000 lire. Le t.e ore in più Je faccia, sia a.~sumendo ll.11 secondo inseignamento scoperto nella sua facoltà o scuola, sia face,nd0 un corso di cosidette es-ercitazioni ai suoi allievi. Non parlo del fastidio che ne veuue e ne venà ,agli a.llievi; i. quali clo"Vrebbero, se questo melina.mento si avverasse sul serio, correre cLa 1nane ~ sera a sentir professori e ad esercit.a.rsi so.tto la loro scuola, e non avrebbero più tempo, e mo,.. ,do, - parlo ,fogli scolari studiosi ed iuteJligenti, chè gli altri non vanno a _souola. o sarebbe meglio se ue sloessero lontani, - cli studiare sui libri e meditare le cose sentite e lette. Ma è la oolll.cezione m-edesima del professore universitario, CO'- me cdlui che fa lezione e deve essere premiata .&e ne fa. molw e punito se fa altro, la quale merita. cli essere esami11ata. L'uo'lllo della strada e quello che fa le leggi considerano il pro,fe,;soce uni.versita.rio sotto, la spooie delle tre ore settimanali j e le trovano ilTa.gionevo1mente poche, perchè in 50 <1 60 ore annue non si può svolgere un corso «completo·», perchè i prorfessori son.o tra.tti dalla br0vità del tempo a pw,lare di nn so-lo «oapitolo » della materia; ed i discepoli escono dall'università asini iu tutto il resto e sono '.bocciati agli esami di concorso agli impieghi a i,ui aspirano. L'ideale medio o comune del proifesso,re pr,esso i bmvi padri di famiglia sarebbe 11uello cli una persona incaricata cli svolgere« tutta. n la,materia in modO' (cpra.tico», cosicchè il rampollo pol:€€se, rioevuta la laurea, senz'altro esercjtare una professione o coprire un impiego. E poicbè J'Università. 110n riesce, non è m1ai riu1Scitàe non riescirà. ma.i in nessun paese del mon• do ,a. questo grottesco risultato e sa.rebbe UJl disastro se ci.riuscisse, così si grida al fallimento deljJJ l'università e si conchiwle che i professori sono .fin troppo pagati e bisognerebbe ridurre loro lo ~tipenclio. Bisogna riconoscere che gli universitari hanno contribuito a. queste cleplornvoli oouclusioui delJ'opinione politica e volgare, non reagendo abbastanza energicamente contro la premessa da cui ,)ogicamente derivano le 6 e d&iveranno le 12 ore: che cioè l'ufficio per cui essi sono esclusiva• ,mente e priucipa.lmente pagati si.a quello di far Jezione. Io dico che invece gli uffici sono tre: di stuçlioso, di insegnante e cli esaminatore; distinti jlletba.meute l'uno <lall',altro e tali che iu un idea. le ortlinamento degli studi dovrebbero potere essere separati anche nel1e persone che li colj)rono. Viene primo, per valo,re spirituale, per im- ·po.rtanza sociale e per interesse pubblico l'uffi- .cio cli studiooo. Direi che è i.l solo ufficio il quale debba essere rimunerato dallo St,ato, perchè il il solo per' cui è impOESibile trovare= clientela 1clispootaa pagare il prezzo dei servizi resi in con- ,traccambio aUa collettività. Che lo studioso sia utile a questa non v'è dubbio: scopre le verità nuove, scienti.fiche, pure, da cui deriveranno col tempo applicazioni pratiche di gran moment,o; crea, con le ricerche storiche filologiche -e ,. ,morali quell'ambi-ent.e .avido di sarere in cn;. soltanto può formarsi una classe dirigente colta e ic~pace di condurre una nazione a grandi de,;;tim. Ma ne&suno è disposto a pagare la scoperb ,di una veritJà di scienza pura. Sono merci sen.za , prezzo, perchè il loro pregio è così grande e cosl cli!Iuso,, eleva talmente il tono cleffiutiera società, che nessuno si sente in obbligo in modo n,artioolare di far domanda, o!Irnndo un pre,. ,zo, cli verità pure filoso.fiche, matematiche, fisiche, economiche, storiche. La verità pura non ~)11ò essere oggetto di privativa. E' come l'aria, che tutti godono, senza pagarla. Perciò lo s:cien- .ziato ptu-o, se non è ricco di casa sua, sarebbe ,destinato a rimanere nudo ed affamato, se la -collettività nori1 venisse in suo soccorso. Bene- ,cl0tto Croce fu il mae,;tro della nuova Itaba e non ebbe mai alcuna. cattedra; ma. a;Tebbe po- ;tuto fare a meno di chiededa, se non fosse stato J:i~·ovveduto di mezzi suo-i, che gli consentirono di pensare e di scr~vere tranqui'Hramente, senza preo.ccupa.zioni materiali? Quantf . sono ques.ti sci.anziati puri, i quali ;hanno dmtto ad essere maJ1teuuti dalla collet- /;ività, perchè essi fruttano a questa il mille o il milione per uno? Evidentement-e pochissimi. Forse in ogni paese si possono contare sulle dita idi una. mano; ed a volere, coime del resto è giusto, tener conto non saltano dei Benedet,to Croce o dei· Galileo Ferrnris, ma a,uche cli quei più modesti inda,g,atori, che scavano in terre,ni inesplorati, suscitano curiosità, proiVoca.no ind,a.- ~ini a,]trui, se pure non giungooo propria,men-- ,te essi a.!la scoperta della verità nuova, dif!ioil- )lll"11tesi può supporre di supe.rare il centinaio. çifra elevata quella cli cento,, forse non toccata .neppure usa.ndo larghezza cli criteri. ErTerebbe gravemente chi pretend~se ·sceglie-- ;re questi 100 direttamente, con concorsi od a scelta fra i mille e più professori uuiversitari ohe in ogni moni-ento coprono in Italia una cattedra. :E' certo che questi 100 sono dappiù clea]i a.Itri ,900, i quali non hanno la scintilla del 'genio o, ,pur essendo ottimi insegnanti od esaminatori, ,non ha11no la virtù di scavare in ten·ea.10 ver• ,~ne. i1a sarebbe un disastro creare, ad esem. ,pio, accanto a quel1a dei professori stra<H'dinarj ed o:rdin.ari1 una categoria di super-professori .meglio pag,ati, nella illusione che questi po-lessero per l'appunto, essere i 100 anzidetti. Non .ce ne entrerebbe nessuno o pochissimi. II ministro non li potrebbe scegliere, perohè sarebbero preferiti coloro che, hanno maggiori influenze politiche e qui;ncli, con tutta probabilità, minori meriti scientifici. I colleghi i,.1evitabilmente darebbero il posto ai più anziani, senza clistinzio1:e di meriti. Il concorso tra gli ordjnari in ,ca.nca pe·rpetu,,rebbe il nefasto sistema della ,titolograna, per cui ognuno ,cfoi.1000 professori ~eguiterebbe a produrre titoli per tutta la vita, .nella, speranza di arrivare ad acciuffare uno dei 100 posti di super-profesr;ore. Senza volerlo, il sisl:<lma attuale per cui il professore, superato il peri.odo transitorio dello straordinariato, cliv-enta ordinario e quindi inamovibile, non promovibile, uguale in grado a tutti i suoi colleghi, senza superiori e senz.a inferiori, è il sistema migliore per la scelta dei 100 chiamati a far progredire la scienza. Infatti: 1) una volta promosso ordinario, il proie&- sore non ha più bisogno di scrivere. E molti piantano lì; e fanno benissimo. Se scriv€ssero, perclerebbern il l:<lmpoessi e lo iarebbero perdere agli altri. Giovano meglio agli studi, ins<egnando o e.sa.minando. E' un'ubbia ridicola quella cli lamentarsi dei professori, che, una volta ottenuto il bastone da maresciallo clell'orcli- .p.a.ria,to, non « producono 11 più. La sola produ- ;,ione utile è quella cli coloro ohe hanno qualcos.a da <lire. Se un tale non scriv-e più, è chiaro che non ha nulla eia dire. Il cielo volesse che la /abbrica di titoli. cessasse coll'ordinariato! Sarebbe un flagello cli meno. Purtroppo, invece, molti continuano inutilmente a «produrre, per .abitudine, per ambizione, per erroneo concetto <li_sè medesimi, per far carriera extra-accade- ;mica. 2) l'ordinario, non ha più bisogno cli fabbricar titoli. Il titolo è una specie particolare di s.cribtura, in cui lo scriYente non bada tanto alla verit,à delle cose s01itte, quanto all'effetto ohe ~se faranno sull'animo di quei cinque o sei che si suppone faranno parte della commissione e5aminat.rice dei concorsi. Tale prospetth·a eserpita una influenza dannooa anche sui mi.o-liori ,simile a quella ohe produce sui candidati. ';,nesti la previsione di ciò che penseranno gli. elettori. L ordinario tira il fiato e se scri\e, può scrh·ere sonza preoccupazioni. Saltano fuori cosidet.te <e ingratitudini D, le quali sono inYece umane rivolte di menti compre,se dalla paura dei concorsi. 3) l'ordinario può trascurare le lezioni, farle male, non clshl'eimportanza agli esami. Se il non scrivere affatto o il non scri\ere più titoli è .atto lcdevo1e, questo è atto riprovevole morai- ,mente. Lo si ricorda, solo per spiegare come possa es.sere Ull·esigenza cli certe menti astratte .e distratte non occupa,11:i di doveri di' secondo .ordine, come -sono le lezioni e gli -e-sami. E1 un· \iuconvenient-e, insito al sistema, e di cui non _giova lamentarsi, perchè è condizione necessa- .ri~ per ottenere tutti quei 100 indagatori e soo- ,pritcri di cui il paese -abbisogna. 4) l'ordinario non ha più speranze cli progredire nell.-a sua carriera, non ha superiori, non ha inferiori. Non avendo· nulla da spera.re nè da temere, avendo il pane assicul'ato, può dedicarsi al suo ufficio, che è di pensare, di scru- .tare, scoprire. ìl1oJti non lo fanno: pensano a diventare se- ,1ato-1i o deputati, fwmo i professionisti o non fa,nno niente. Tanto meglio per la scienza, la quale ha tutto da guadagnare ,acl essere coltivata so!ta.nto da coloro ohe spontanea.mente vi si sentono attmtti. Da que,;to punto cli vista, lo stipendio pagat,o ai 100 socpritori s.i può definire una pensione :yita.Iizia, pagata dallo ·Stato, senza obbligo cii alcuna diretta contropre,;tazione, allo scopo di dare allo studioso l'agio cli peusare e di lavorare senza le preoccupazioni de.Ila vita materiale. Af. finchè 'le 100 pensioni siano attribuiw a persone degne è assolutamente neoessario pagarne al-- tre 900 a chi, privo del clono della scienza pura, ha però attitudine ad insegnare od esa.m1- ,nare o forse anche non ha voglia di far nient.e. L'eBistenza di 100 cattedre in confronto ai 100 scopritori può es,,ere assomiglia.ba a quella delle ,molte giocate in confronto ad una vincita al lotto. Per lo Stato è conveniente pagare 20.000 hre all'anno a 100 detentori cli JJ"I1sioui uni- _ versitarie, nella spel'a,nza ohe tra i 1000 ce ne ,siano 100 degni di coprire l'ufficio di studioso; è cioè più -economico cli quanto non sarebbe sce... ,gliere questi 100 iu altro modo. Non li saprebbe sceghere e sprecherebbe i suoi denari. Nei tempi andati., lo Sta.to aveva risolto il proble.ina anche Ìl1 un1altr-a maniera: con le accademie_ Queste er,ano società a numero limi. tato, J"'r es. 40, eletti per la prima volta dal sovrano ed in seguito per cooptazione. I più anziani 20 o 24 avevano una pensiorne: per es. a Torino, cli 600 lire all'anno. ì\1a nel 1783 a ToTino con 600 lire l'anno si viveva s_u_ppergiù

bi 128 come con 10.000 lire oggi. Il socio pensionato non aveva. obbligo di lezione o di lavoro qualsiasi. Doveva. solo partecipare alle sedute della. dotta. compagnia., una specie di cir<X>lo,i cui soo.i in amichevoli conversari si comunicavaJ.10, se e quando avevano studia-to, i risultati dei !on studi. Adesso, le 600 lire sano rimaste tali quali; anzi, ridotte d•a.va.rii balzelli a 540 lire, valgono poco più di 540 soldi di una volta e non servono quindi più allo scopo per cui sono state largite, che era di dacre comodità .di riflettere a. una piccola. cerchia di uomini amanti della vita contemplativa e contenti di una vita modesta. Nelle vecchie università inglesi, ci sono ancora i fe/lows o compagni, i qua.li godono di una. pensione vitalizia. annua di 100, 200 lire sterline; e non hanno nessun obbligo. Possono, volendo, partecipa.re alla vita collegia,le; hanno stanza vitto uso della biblioteca. e delle comodità d~l coll~gio; ed in cambio non hanno altro obbligo salvo quello di pensare o di fantasticare se lo credono. Cento sterline, oggi, sono po.. eh~, anche in InghilteTra; ma ci sono dei frati laici, i qua.li, pagando alla mensa del Collegio un modesto scotto ed a.vendo una bella cella con dei bei libri, se ne contentano e da-uno utili contributi alla scienza.. In Italia queste pensioni gratuite sono contra.rie allo spirito democratico. Regalare 100 pensioni da 20.000 lire l'una a gente aristocratica, neppure obbligata. a dir grazie 1 Ohibò ! Concorsi ci vogliono e titoli e sgobbamento di lezioni e .di esami. Non che le lezioni non si debbano fare e che non siano necessari gli esami. Ma per le lezioni, il rapporto fra lo scienziato, lo Stato e lo studente è diverso da quello schizzato sopra. L'inventore dell'idea., il d:is,;odatore di terreno vergine dew essere ricco di casa sua ovvero essere paga.to dallo Stato, perchè nessuno è disposto a comprare la sua merce, la quale acquista pregio solo se divulgata. a tutti e quindi divenuta. gratuita. Le lezioni invece sono utili a qualcuno; possono essere impartite in loca.li chiusi. C'è lo studente, il quale si avvantaggia a non imparare la scienza solo sui libri, ma a sentirla esporre dalla viva voce del professore, ad essere guidato nelle sue ricerche da qualcuno che ha prova,to, ha sbagliato ed è riuscito prima di lui; c'è il giovane il quale, posto innanzi alla letteratm·a. scientifica., si smarrirebbe g~ttandosi sui lib1i più rumorosi, più moderni e meno consistenti ed ba bi.sogno di chi lo illumini, gli faccia risparmiare tempo e, a.ttraverso ad uno sforzo lieto, perchè definito e consapevole, lo conduca alla meta. Può d'a.rsi che l'indagatore della verità sia anche il maestro dei giovani. Non sempre è così: ci sono dei magnifici maestri, per cui il laboratorio è nu1la e la scuola è tutto; i quali vibrano e crescono di statura. intellettuale e morale nel comunica.re ai giovani le idee create dai grandi pensatori. Vite spese nella formazione di successive generazioni della classe dirigente, sono vite nobilmente e fruttuosa.mente spese. Ognuno di noi ha aspirato a compiere questo ufficio; Ognuno di noi, non potendo toccare la più alta meta di chi scopre ed adJdita nuove vie, ha riposto il suo orgoglio nell'introdurre i giovani nel vasto e grande e magnifico mondo delle idee. Anche per questa seconda categoria la moltiplicazione delle ore di insegnamento e la obbligatorietà delle esercitazioni è una goffaggine demagogica. Lasciamo stare le esercitazioni di laboratorio o di di,segno o di clinica che si sono sempre fatte e per cui occorre un apparato di assi.stenti, di impianti e di materiale scientifico, senza di cui esse sono prive di senso. Nelle scienze astratte ed in quelle morali, letterarie e giuridiche, che oosa sono queste esercitazioni, se obbligatorie 1 Io ho avuto 1-afortuna. di avere per maestro di economia il professore Cagnetti De Martiis, per cui la scuola consisteva nello stare tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 al Laboratorio di Economia Politica. a lavora.re in mezzo _ai suoi allievi, sempre pronto a dar loro con.sigli, ad indicar libri, ad addestrarli a maneggiare mchieste e statistiche. Ma egli era un volontario e lavorava senza compenso, con entusiasmo giovanile, perchè era insegnante nato. Anche qui bisogna rassegnarsi a giocare al lotto. L'ufficio dell'insegnante universitario è scelto da coloro che sanno insegnare, non certo perchè più lucroso di altri, ma perchè dà l'assoluta indipendenza., la inamovibilità, la quiete nello studio, le ore di lezione numera.te a distanze riposanti e ccn lunghi intervalli chiamati vacanze. Uomini dotati della capacità intellettuale che si suppone richiesta per coprire qnel posto devono godere di certi " ozi•, re debbono rinunciare a maggiori lucri a cui potrebbero aspirare altrimenti. Perciò, bi.sogna rassegnarsi a.I fatto che non tutti i p.ofessori universitari siano dei maestri o che altri, dopo esserlo stati, stanchi abbiano perso un po' del fuoco sacro che dianzi li animava. Non occorre che tutti i 10 0 15 professori dì una facoltà siano degli animatori. Anche un numero minore basta a rendere fruttuoso un eurso dì studi. In fondo, il metodo criti<X>necessario per lo studio dell'economia politica è gnello st€Sso che serve per la statistica o per la finanza; e colui che si è assimilato in diritto civile o romano il criterio giuridico pcs.qìede uno strumento che gli servirà anche nelle altre scienze giuridiche. Ed è necessario che anche i mediocri siano tollerati, senza limiti d'età, perc1iè la s·uola attragga i maastri capaci rli formare le nuQve generazio1ù. Ki> il fiqe <li ineile,re i L A R I V O L U Z 1 O N li} LI B E R A L E giovani allo studio, di formarne la mentalità, di introdurli con ordine nel m001do delle idee si raggiunge meglio moltiplicando il numero delle lezioni, facendone 100 invece che 50. Solo la superstizione degli orari lunghi e della "materia completa» può spiegare l'abnegazione delle molte ore. Quei geni,tori, i quali si lamentano perchè il professore non ha "svolto» tutta la materia e il loro figlio è stato bocciato agli esami di concorso, noo sanno quel che si dicono. La "materia» sta scritta nei lib1i di testo; e per svolgerla tutta basterebbe llJl fonografo messo sulla cattedra., col bidello accanto per manten&e l'ordine. Il professore universitario ha ben altro d~ fare: deve inspirare ai giovani l'amore per certe idee, il gusto per certe ricerche, il senso critico per le cose lette, il metodo per leggere ed imparar bene. A tal fine basta ugualmente trattare di m1 capitolo della cosidetta materia, o dare ad essa uno sguardo sintetico o gittar luce di scorcio sui suoi problemi fondamentali. E gli studenti debbono aver il buon senso di comprende.re che il co~-sd universitario non è che un avviarne-nitoallo studio di certe scienze; e che se vogliono conoscerle, debbono studiarsele da sè, con quel metodo che a scuola debbc,.. no avere imparato. Purtroppo, gli studenti seguono per lo piì, la linea del minimo sforzo; e confondono l'apprendimento della.scienza con il supera.mento dell'esame. Questa degli esami è una vera pia'ga, che turba la vita delle due categorie, gli indagaton ed 1 ma-estri, di cui ho cercato di schizzare sopra le esigenze. Come gli esami dovrebbero essere tenllti, se orali o scritti, se per matm·ie singole o per gruppi di materie affini, oo alla fine di ogni anno od al termine del corso di studi se universitari o di Stato, sarebbe un discorso l~1ngo a :"'nere. Qua.lunque sia il metodo seguito, certo e che essi dovrebbero essere affid.ati rud una s-peciale catego,ria" di insegnanti, addestrati e specializzat,i nell'ufficio di esaminatori. Maestri insigni. souo tenuti in poco conto dagli allievi, o meglio dalla gran massa degli allievi, perchè non sanno esaminare o si a.nnoiano nel farlo 0 sono troppo severi o troppo indulgenti. Ci sono invece uomini che sanno trarre gioia anche da. questo compito che ad altri pare seccantissimo ed a.ridissimo. Forse è il solo ufficio universitario per cui dovrebbero essere stabiliti bassi limiti d'età. Questa, che è una goffa superstizione italiana, ha r~gion d'essere per gli €Sami, per cui 0CCO'rreresistenza fisica, tensione nervosa attenzione forma e segttitata., voglia di rib:ttea-e e chia.nre gli errori, tutte qualità che coll'and,ar nia.nza. che il candidato si è impadronito dello spirito dell'insegnamento, che in quella data scuola, e non in un'altra. si imnartisce. Esso perci;i deve essere dato dall'insegnante che di quel- !., scuola è lo spirito animatore. Ma egli deve avere i mezzi di accertaxsi seriamente quanto valga e cosa sappia il suo studente. L'odie,rno esame orale, anche se prolungato dai consuetudinari quindici minuti a mezz'ora o più, non dà nessuna garanzia in merito. L'esame orale dovrebbe essere l'ultimo atto di una serie di prc,.. vu, principalmente scritte, da tenersi secondo un pia.no prestabilito cl,a.loapo di ogni istituto 0 gruppo di materie e concordato con i suoi colleghi. Chi abbia avuto sotto gli occhi qualcuno dei piani di studi e di esami che devono essere QS.3ervatinelle principali università inglesi ed americane per conseguire un qualunque grado, rimane stupito dello stato di anarchia i.n cui ci troviamo noi. Aua.rchia la qua.le dipende dalla circostanza che presso di noi tutto è affidato ad un unica persona., la quale doV1"'ebbenel te1 mpo stesso scoprire nuovi veri, -essere il maestro dei gioviani che hanno l'amore della scienza, il ripetitore e l'esaiminatore della massa degli studenti ordinari. Il che essendo di fatto imp08'- sibìle, tutti tre i <X>mpitisono adempiuti alla meglio, con risulta.ti spesso deplorevoli. Non s:i dica che le prove scritte sarebbero 1a continuazione dei componimenti liceali e si ridurrebbern ad un cattivo riassunto scritto, invece che orale, delle dispense e dei testi staanpati. E' tutta una arte che deve perfezionarsi in ma,teria. di conoscere le fonti principali, i libri ciassici, possegga antologie dei testi fondamentali sulle teorie insegnate e sappia trarne partito. Il cosidetto « paper » delle università inglesi meriterebbe di essere meglio conosciuto da noi: d,a,1 « paper » ossia saggio scritto prepara.to tranquillamente a casa, a quello che deve essere composto nell'aula, in non più di un dato tempo e in non più di tante parole; prove differenti le qua.li permettono di giudicare il valore del giovane da differenti punti di vista. Ed il «saggio, di ogni stud€nte deve e&Seresu un argomento diverso id-a. quello di ogni altro; ed essi debbono essere .parecchi per ogni disciplina. e cose ben diverse cl.alla dissertazione originale di laurea. Fatica diabolica, si dirà, per i professo1i; ed è perciò appunto che non è possibile farne nulla, prima che sia avvenuta. quella suddivisione di funzioni fra lo studioso, il professore e l'esaminatore che ho voluto delinea.re nel presente articolo. LUIGI EINAUDI. notedi politicaestera. degli anni vanno perdendosi, sottentrandovi il fastidio della ripetizione, la noia di rileva.re errori le mille volte coo~utati, la consa.pevolezza della inutilità dei tent/itivi di oa;mbiare le teste-,-- Scrivevo tempo fa, su R. L., che, dall'armimatte-o i cervelli grossi. Coll'età si accentuano i stizio_in ~ua, tutte le volte che, in politica estesentimenti cli indulgenza e di <X>mpatimento' ra,_ ci fu in Eurnpa qualcosa di importante e di verso le debolezze urna.ne e si affievolisce il senso seno da tratta.re e da concludere, tutte le volte del dovere di giustizia verso coloro i qua.li po- (tran".1~ Genova: m_a queHa. non fu cosa nè setra.nno essere danneggiati da un laureato asino. na ne 1mportante) m Italia, si ebbe, nelle forme Perciò una delle riforme più utili all'università più diverse, uno straripamento di nazionalismo, sarebbe la creazione di una. classe di esamina: che valse a tenere il nostro governo o impedito ton, la qua.le fosse specializzata. in questo ufficio o impotente· o assente. e ne facesse lo scopo della sua vita. Noi econo: E anche ora, l'ultima piena del nazional-fami.sti_siamo portati a far uso del principio della scisma si produsse nell'immineru,a della confedivis10ne del lavcoro; e ciò che dico si inspira ap- renza. di. Losanna, e fu tanto più veemente, punto a questo criterio. L'UJJiversità può trar- quan_to più grave era il momento della nostra re gran partito da uoonini che non abbia.no e politica estera. non possano avere l'ambizione di creatori e di * ·• * maestri, ma aspirino al più modesto, ma ugualmente utile. ufficio_di collaboratori di quelli, alleV1a.ndo ad essi la fatica materiale dell'interrogare e del fare ripetere. L'·aspirazione di tanti padri di fa.miglia al corso •completo, potrebbe ooser_esoddisfatta da questi •ripetitori» pagati dagh studenti ed i cui corsi sarebbero probabilmente frequen_ta_tissimi dalla grande massa degli studenti, a cm importano poco le idee madri i metodi di studio, gli strumenti della ricerca 0:-i: gina.le, ma vogli0010 invece ridotti in soldoni gli elementi delle discipline di studio. Gli stud_enti frequenterebbero i corsi privati dei ripet1t?n, _quando questi fossero per l'appunto corsi isbtuzionah e generali e quando i ripetitori f00se~o colo:o s:1 cui cadesse il carico precipuo degli esami, divenuti una <X>Saseria. Adesso gli esami non possono essere una cosa seria 1addo_ve gli studenti da esaminare sono centinaia e 11 tempo è limitato ~ la fatica è tubta del professo.r_edella materia, 11quale al decimo interrogator10 praticamente è stordito, ripete senza vo_l<;rlole stesse domande, alla cui suggestione gh e unposs1bile sottrarsi. Gli esami dovrebbero essere org~nizzati; nè lo posso110 essere senza un c~sto prnttosto elevato. Io non credo che abbi_a impor,tanza effettiva sulla cultura la questione del! esame accademico e dell'esame di Stato'. che i': Italia sembra essere la sola questione esistente 1n argomento. L'esame cli Stato, introdotto nel ncstro ordinamento scolastico attuale peggiorerebbe grandemente la situazione, po/ che_al _pappagall1smo delle dispense - a cui qua o_la si sottraggono gli insegnanti che all'esame nescono a dedicare cure part..icoJari- si surrog_herebbe, pe/fgiore e generalizzato, il pappagallismo de1 hbn di testo e dei questionari stabiliti per regolamento per i tali e tali diplomi. L'<,,~ame non deve te.s1oimonì.areche il candidato ha quelle tali nozioni, che lo Stai.o ha prcscritlo in un programma: l'esame di Stato, checchè profetizzino i suoi fautori, ha almeno altrettanh tendenza a degenerare come l'esamn accademico. Il diploma conseguito cooì è una b~n meschina c01;a. Invece l'esame dovrebbe rendere testimc,.. Ora in Italia, • tutt-i pendono dalla bocca di Leòfilo •, ma fuori d'Italia si decidono davvero i destini d'Europa, e d.'Italia.. ' Con la calata di Kemal su Smirne t1'tti i risultati della guerra dei cinque anni sono sta.ti f["imessiin, disc~ssione; I\tnico a veder giusto è sta~o~ n~ll oc~as1one, Lloyd-George, co' suoi propos1t1 d1 resistenza a oltranza; ma oramai era troppo tardi e lui stesso, forse, era convinto dell'inutilità del suo impuntarsi; ad ogni modo, ·,quel che è certo è che a Mudania furon butta.ti .a mare due buoni terzi dei frutti della vittoria ,dell'Intesa.. E adesso è in ballo l'altro terzo. La Turchia ristabilita vincitrice in Europa, vuol dire la Bulgaria rifatta. fiduciosa d'una sua anche prossima rivincita; il ritorno in Europa e la rivalutazione delle sue antiche allt,ate del Sud, assecurano e sollecitano l'Ungheria., interna.mente consolidata. e già pronta a tutto; La Russia, che proprio ieri ha rifatto la vooe grossa con la Rumenia. a proposito della Bessarabia,_ è djsposta anche a rinunziar, per ora, alla libertà degli Stretti, p11r di rientrare nella politica europea, 1iservandosi, se mai, di ritentar per altre vie la discesa al mare caldo; dalla Baviera. giungono sempre più inquietanti le notizie d'un imminente colpo di Stato, con cui Monaco, rifatta monarchica, inizierebbe il moto di ri<X>struzione dell'impero germanico, che avverrebbe, questa volta, dal Sud anzicbè dal Nord come l'altra. volta. C1Jl ristabilirsi eJfoLLivo cruna quadruplice tedesco-magiara-bulgaro-turca, rafforzata dall'adesione della Russia, voi vedete dove se ne vanno i frutti della vittoria; voi vedete quale sia per esser la sorte della Rumenia., del!' Austria, della Polonia; voi potete pensa.re a quel che si prepara per le Intese, grandi e piccole, e per l'Italia. Appunto: che farà l'rtalia in questo ballo indiavolato, cho sta per ricominciare in Oriente, e sull'uscio di casa nostra! I movimenti kemalista, bavarese, ungherese, sono tutti movimenti nazionalisti, anzi movimenti pretta.mente fascisti; i rapporti che corrono fra essi e il fascismo italiano sono noti; la fortuna. del colpo fascista in Italia ha, per segni evidenti, incoraggia.ti e sprona.ti i nazionalisti di Angora, i fascisti Ungheresi e Bavaresi• forse, mentre scrivo, altri colpi consimili si stanno compiendo; forse, siamo alla. vigilia di avvenimenti, per i quali si romperà, forse, altra cosa che il trattato di Sèvres. Nei movimenti di riscossa che si preparano, quale sarà la posizione dell'Italia fascista.! A rigore l'Italia. nazional-fascista deve, negli avvenimenti in corso e in quelli imminenti, porsi risolutamente a fianco degli stati nazionalfascisti dell'Oriente, della Baloania., e della Media-Europa. A rigore deve l'Italia na.zional- fascista coglier l'occasione propizia per mettere a posto il regno S. H. S., preso alle spalla da Ungheresi e Bulgari; deve ripensare a Tunisi mentre la Francia ripensa al Reno; deve insomma Roma fascl.6ta, tèntare, come Angora, come Budapest, come Monaco, la sua rivincita1 • * * * Naturalmente, il Fascismo, salito al potere, sì guarderà bene dal fa.re la benchè minima parte delle bestialità ohe diceva prima, qua.n- ,do parlava. di politica estera, e avrà, come unica preoccupazione, quella di mostrarsi savio, corretto, educato; si soffregherà con l'Intesa, rabbonirà la Jugoslavia, farà il cipiglio fiero con Angora, <X>llBudapest, con Monaco. Con ciò otterrà in primo luogo, com'è naturale, cli aliena.rsi per sempre le, sia pur poco lusinghiere, simpatie di quei fascismi e naziona1i~mi forastieri, senza riuscire in pari tempo a far cadere le tanto giustificate diffidenze della Francia, dell'Inghilterra. e de] regno SerboCroat0-Sloveno. Ad ogni modo, Intesa grande e piccola, e Stati vinti e revan.chùt1· seguiteranno })iù che mai a sbrigare i loro affari senza contare nè sull'appoggio nè sull'opposizione dell'Italia, la quale sarà per loro più che ma.i la malfida, la enigmatica, o, meno melodrammaticamente, la potenza in cui l'unica cosa che si fa e si decide in piazza è proprio quella che, unica, .dovrebbe essere alle influenze della piazza gelosamente sottratta., cioè la politica estera. E se domani, che Dio non voglia, i problemi di politica. estera si dovessero risolvere, anche da noi, con una mo1bilitazione od una guerra, la cosa più facilmente prevedibile nell'Italia fascista sarebbe lo scoppia.re d'un conflitto di competenza fra l'esercito irregolare fascista e l'esercito, diciamo qosì regolare. « Tocca a te», «N·o, tocca a te», e frattanto chi ne toccherà ho una gran paura, che sarà la povera Ita1ia. ' *** Ma, anche es;ludendo la possibilità d'un così triste caso, il fatto certo sarà sempre questo: che proprio in materia di politica estera, cioè nell'unica materia in cui il fascismo vantava :-111 s1:0 proprio ,programma, proprio qu1 il fasmsmo non potrà altro fare che quel- ,lo che ,da quattro anni van facendo i governi d'Italia: esser rinunciatario per forza non volendo esser ragionevole per amore, oscilla,-e fra le potenze ex-alleate e le potenze exnemicbe, rendersi a Dio spiacente ed ai nemici sui, raccogliere all'estero niente altro che mortificazioni e ripulse e motteggi. E così anc~e qui, _specialmente qui, sarà. apparsa la tra~ca rnutihtà di quella enorme iperbole che fu 11 fascismo, il quale dopo un"' tensione d_i quattro anni, ha perpetrato h prima J"1voluzione violenta. della terza I_tailia solamente per lasciare come prima insoluti' tutti problemi essenziali della vita italiana. AUGUSTO MONTI. Al LETTORI. Stiamo in questi giorni rivedendo la parte amministrativa della nostra Rivista e richiedendo agli amici l'abbonamento che finora si son dimenticati di farci tenere. Ma l'invio di cartoline, di sollecitazioni, di _trattepostali, è assai gravoso .. e d1spendwso. Ci rivolgiamo perc10 ancora una volta a quanti ricev~no i[ nostro giornale e non hanno sin q1;1prov~e_dutoa mettersi'in regola con l _A17!mtn1strazionepregando/i di v~ler_invtare, senza attender sollecitaz,wni O tratte postali, l'importo del- ! abb~n?ment? scaduto (L. 20) alla A_mmin1strazione della « Rivoluzione Liberale • in Pinerolo (Torino). E' poi necessario che tutti gli amici ed abbo~ati cerchino di aiutarci per la dVfuswne mandandoci nuovi indi- ~1z~1 di probabili abbonati a cui noi tnv1_ere'!10numeri di saggio. Per la sol1d1ta del no~tro bilancio bisogna che ognuno dei nostri amici ci trovi subito un nuovo abbonato.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE 129 DEFINIZIONI FASCISTE. I. Le illusioni di un conservatore. Caro Gobetti, ha torlo. Le ,nflndo l'articolo che soriss-i quel giorno e che b'lla non -vide, perchè andò solo in vri,na edizione. lo solo ·uscii e non ebbi alcuna ce11sura: sfidai eventuali ropz,resaglie, affidandomi alla. mia fermezza come scrittore. Giudichi Lei se mi abbassai a cledizioni ocl a riserve. 1Yon scrissi mai un articold più forte e fermo di q1<ello. L'abbrac<0io. Suo a!f. mo i\IrssrnoLr. Sono lieto di render giustizia a JJI. iJiissiroli, Ripubblico il suo articolo perchè abbia qitella dii(fu.sione che 110n ebbe tra le 17ersone che intendo'llo. F·uori cli Milano del resto esso è inedito: sicchè era perfettamente [!Ìusti(ìcato il mio aspro commento, sotto cu-i Missiroli ha indovinato il costante a,(fetto. Nell"atto stesso di iniziare il nootro lavoro quotidia.no il nostro pensiero si rivolge con affet,to, con simpatia, con solidale amicizia, a quei nostri colleghi di altri giornali cittadini, che non po..csonoesercitare il loTOuffìcio. Questa singola.re situaziooie, in cui si trovano u.gualmente coinYolti il Corriere della Sera., la Giustizia e i' A vanti.' ci riempie l'animo di amarezza e di sconforto. La soppressione della libertà di stampa è la più dura delle imposizioni, come quella che colpisce al di là delle franchigie garantite dalla legge a tutti i cittadini, la stessa libertà del pensiero. Questa misura; che non fece mai buona prova, questa misura, che si ritorse, in .ooni tempo contro coloro stessi, che se ne fecero s"trumento / questo provvedimento nel quale i vecchi regimi sperarono. sempre la salute e sempre trovarono, invece, la ragione p.rima della loro decadenza, addolora e stupisce. Un partito, che è composto in gran parte di giovani, che più degli altri soffrono delle inquietudini del nostro t-empo; che si professa devoto alle aspirazioni dell'avvenire, dovTebbe essere aperto a tutte le manifestazioni della libertà, e non temerle. Questa misura, che sopprinie una gran parte dell'opinione pubblica, contiene un mònito per gli stessi fascisti. Sopprimendo la, stampa, essi mostrano di credere all'importanza decisiva del pensiero, al valore supremo delle idee: confessano, involontariamente, che, al di sopra della forza sta la ragione: che questa ha una potenza. insopprimibile, che nessuna violenza può disperdere. Siano logici, allora; siano coeTenti; credano per primi e davvero alla virtù del pensiero e sciolgano la 'à'luadre armate. scendano in campo alla pari, lottino con gli stessi mezzi dei loro a,vversari e concorrenti e la loro vittoria,_ se vinceranno, starà veramente a testimoniare una verità, una supremazia morale. La situazione, nelle ultime oré, non si è di molto chiarita. Si dice - ma chi può sapere la verità, in un momento in cui le comunicazioni o non funzionano o funzionano male'! - che il Re si sia rifìutato cli fìrma,re il decreto, che istituiva lo. stato d'assedio in tutta Italia. Noi .ne siamo lieti. Non fummo mai, non saremo ~ai, per la maniera forte. Siamo così persuasi che la fa..seattuale della politica nazionale è un aspetto, un episodio, della travagliatissima crisi del dopo guerra, che ci rifiutiamo di credere all'utilità dei mezzi eccezionali. Vedere, nella situazione attuale, un problema di polizia, è infantile: credere alla efficacia della forza, quando non si sa più esattamente da quale parte essa sia, dato l'equilibrio instabile delle forze che sono in giuoco, significa, a nostro avviso, precludersi la via ad intendere il presente e l'immediato domani. Il problema, secondo noi, è sempre quello, è sempre il medesimo, che da quattro anni governi e partiti, classi e ceti dirigenti, hanno,cercato di eludere, di risolvere, di dimenticare. La guerra, questa tremenda ,esperienza, che non passa invano nella vita dei popoli e dei singoli, ,ripiomba improvvisamente in mezzo a noi, con le sue passioni roventi, con le sue idealità tradite, con le sue promesse mancate. E' vero o no, che si disse che la guerra significava, anche, una rivoluzione, l'avviamento verso una società meglio ordinata e pilt giusta; è vero o non è vero, che eSGadoveva., prima, di tutto, significare il tramonto delle vecchie cla.ssi dirigenti, delle vecchie oligarchie pai-assitarie, dei vecchi ,ceti, in una parola, che avevano accettato 1a guerra ~ fini cli politica interna, col sottinteso di deprimere, di sopprimere, le organizzazioni economiche e politiche dei lavoratori 7 E' vero o no, c~e_dall'~rmistizio ad oggi, gli sforzi delle classi ctingenti banno perseguito un unico obbiettivo: riton:are sic et simpliciter all'anteguerra, agh usi, ai costumi, ai modi precedenti l'agosto del ~ 14 i E' vero. o non è vero, che la guerra, per 1 co~servaton <l~ tu~te le categorie, doveva rappresentare un episod10 grandioso fìn che si vuole, ma, pur sempre un episodio della nostra politica estera, lasciando intatti ;li elementi, i quadri e i dati della politica i;terna 1 Questo di-segno, che aveva, in sè, tutta la semplicità dell'egoismo, va in fr,antumi: osiamo sperare che sia già andato in frantumi. Le vecchie classi dirigenti, che non credettero nè alla guerra, nè alla vittoria, che si rassegnarono a -quella e. subirono questa; che promisero un rinnovamento radicale nella vita pubblica e nel costume politico, quando lo nCC€6Sitàdella resisLenza reclamavano grandi promesse, ma col sottinteso di Lradirle, oggi sono streLte dalla logica della storia. Noi andiamo ripetcndo <la molto tempo che il problema tragico della nostra storia contemporanea è, prima di tutto, un problema di naLura politica, olLre che economica; che si tratta, in altre parole, di ordinare -pcliticamente, di legalizzare, per cosi dire, politicamente, la profonda, radicalissima trasformazione avvenuta negli elementi costitutivi della società italiana in seguito alla guerra. Fummo - e siamo, e restiamo - collaborazionisti per questo. Non abbiamo nessun ritegno a dichiarare che il collaborazionismo socialista significava, per noi, la soluzione equa, tranquilla, ordinata - la solU2ione da conservatori _ del tremendo problema italiano. Noi vedevamo nel collaborazionismo un modo atto a disciplinare le forze del lavoro, le grandi masse, nell'orbita dello Stato; ad assicurare l'ordine e la pace sociale: la soluzione dell'antitesi fra il neutralismo socialista e l'interventismo democratico, la remora più sicura al bolscevismo, la concordia nazionale. Questa politica esigeva in tutte le classi e in tutti i partiti un patriottismo illuminato e disinteressato, una visione am- -pia e audace della storia vivente, che si svolgeva .sotto i nostri occhi. Le speranze andarono deluse per le follie del partito socialista, che, do, rn.inato dagli estremisti, non avvertì che l'effervescenza delle grandi masse si sarebbe acquetata nella partecipazione allo Stato; e per la caparbietà delle cla..csidirigenti, che si illusero di potere impunemente traclire le moltitudini combattenti e sofferenti: timorose, prima, del bolscevismo, tracotanti, dopo, per l'avvento del Fascismo. Il collaborazionismo socialista, insomma, era 1un)intu:izione storica., in quanto interpretava l'immediata conseguenza della guerra. Fu, contemporaneamente, una illusione politica.2 Forse è troppo presto per afiermarlo. Ciò che è certo, ciò che è incontrovertibile, è che il probiema, così come fu posto dal colla,borazionismo, rivive, oggi, in tutt-a la sua attualità, in tutta la sua integrità. Se è vero che il fascismo si riconnette aila logica della guerra, se è vero che_esso rappresenta le grandi masse, sfuggite al scc1al1">moper gli errori dei dirigenti massimalisti del partito socialista, si deve concludere 1che, identico restando il problema, identica .sarà la soluzione. Poco importa che i risolutori ·vengano dal socialismo o dal faroismo: ciò pU:ò interessare, può riguardare molto da vicino la borghesia, quelle classi, che sono con le spalle al muro; ma non interessa minimamente il Paese nella sua universalità, non può preoccupare e-ccesGviaro-ente gli spiriti liberi, che si rifiutano di negare il corso della storia.. Forse noi, oggi, assistiamo ad una di quelle «ironie, della storia, per le quali un partito trova nell'avversario il proprio continuatore e risolutore, Comunque debbano svolgersi i prossimi avvenimenti, è certo che, per il fa.sci5mo, s.i inaugura un nuova fase della sua vita. Oggi esso deve risolutamente decidersi: o con le masse o ooi conservart:ori della, vecchia lf::'Peietàita.li'a- .na; o con la logica spietata della guerra o ca.i fraudolenti della guerra. O con la democrazia, con le idealità della democrazia, o con le oligarchie, che del Fascismo accettano soltanto -lo squadrismo per le azioni antisocialiste, E' J)assata l'ora dei dubbì, delle esitazioni, degli mdugì. O il fascismo i-itrova se stesso o dileguerà come un episodio effimero della reazione europea, e sarà maledetto dal popola per le sue eccessività, per le sofferenze patite. L'azione di domani può gettare nuova 1uce su l'azione di ~eri: può consentire molte indulgenze e molti Dblii, può resuscita.re molte cose, che parevano morte. La crisi parla-mentare od extraparlamentare, che dir si voglia, riveste, oramai, un interesse molto relativo. Il pericolo per il fascismo è sempre quello, è sempre il medesimo. Può, ba la forza, saprà liberarsi dalla stretta del vasto e tenace mondo: conservatore, che lo assedia, lo comprime, lo urge, tenta di imprigionarlo 1 J:l tentativo di un ministero Sala.ndra è l'ulti- ,na insidia del mondo conservatore, di tutti i creazionarii, che speculano ancora su gli equi- ,voci di una ~itua.zione, che da troppo tempo si perpetua. La nota odierna dell'on. Mussolini respinge con un "no» inequivocabile il tentativo di Salandra, sul quale puntano tutte le forze del vecchio n,ondo, esercito di claudicanti con arie di arditi. Si domanda un ministero in granclissima pre,,alenza fascista. E po-i1 Che cosa significa un ministero fascista 1 U 11 s·imile 1ninistero si presenterà. alla Camera per chiedere un voto! Scioglierà le squadre armate per convocare i comizii in piena libertà di riunione, di propaganda, di voto 1 Il Fascismo si vanta cli contare su forze poderose. E' vero. Ma queste forze sono tutte disciplinabili, sono tutte coordinabili in una liberale azione di governo 1 E' evidente che il fascismo, una volta conquistato il Governo, dovrà rivedere i proprii quadri, per fondarsi su forz.e, su elementi capaci di vivere e cli muover&i in regime cli libertà e di legalità, A questo vaglio quanta parte della sua forza attuale perderà 1 E quale 1 Avrà, in sè, la poss!- bilità di sostituire le perdite inevitabili (e saJutari) con nuovi aCY1nisti permanenti 1 Con R_uali mezzi 1 La potenza attuale del Fascismo vale per chiedere il Governo mediante una pressione violenta. Malauguratamente la vio- ,lenza può <lare il governo; ma non basta a con- ,oorvarlo. E' necessario che il fascismo 6i pronunzi apertamente, lealmente, su le interuioni ili domani, su i propositi del futuro proosimo, fiU i programmi. Che si separi vio/'3ntemente, .senza possibilità. di equivoco, <lal vecchio mond0 conservatore: da quello che va « preso per la gola,. Ma sul serio I MARI.O MrssrnoLIII. Val orizzare. Non è ancor giunta l'ora che conceda di dare nn giudizio storico sulla crisi nazionale di quc-ati ;giorni: lo impedisce forse la rapidità vertiginosa della sua soluzione, sebbene 1a sua gestazione si sia svolta durante la guerra e si sia intensifìcat,a in questi quattro anni cli travaglia- :f:,o, angoociooo dopo guerra. Vediamo invece l'assenza di questa crisi. La conquista ciel Governo da parte del fascismo è bensì l'episodio culminante, ma non può e non (leve vo1er significare sostituzione del fascismo alle vecchie classi politiche dirigenti. Il signifìcato di questa rivoluzione - chè rivoluzione è sta,ta - sta nel disfacimento e nel fallimento delle vecchie categorie politiche per lasciar posto alle nuove forze giovani che la guerra ha -preparato all'Italia. Forze di diversa intensità ,e di varia struttura: ma uscite, o formate, o maturate dalla guerra e attraverso cli esGa: con una preparazione per alcune informe e caotica ,ancora, per altre già saldamente costituita - illl~ tutte con un coscienza più profonda di quello che è dovere, tutte con un substrato di coscienza nazionale, germe fecondo per lo sviluppo di una più forte disciplina collettiva. In -una vita politica sgombrata dalle vecchie congreghe e dai vecchi uomini che non permette1 vano la purifìca,zione di alcun ambiente, queste ,forze possono, senza pericolo di contaminami e di corrompersi, avanzare, affermarsi e svilup- :parsi. 1bile, di un tsercito irregolare, che gridava devo- ,zione al Re ed allo Stato forte, posto di fronte all'Esercito regolare che doveva difendere lo ,Stato. :Ma oramai l'Esercito rego1are - è lecito ,chiedersi - clifendeva lo Stato o non piuttosto j<lov,,va clifendere un Governo impotente ed impreviggentc e la frolla burocrazia d<eiMinisteri 1 La Monarchia liberale afferrò la situazione, ed a.ssolvendo il suo còmpito, :inquadrò nel sistema costituzionale la rivoluzione ed affì<lò il governo al capo d<,l f asc~smo. E&Sa riprende oggi nuova forza dalla ancora una volta confermata po:ssibilità che attraverso di essa qualunque trasformazione politica, libt:ramente voluta, se intesa ai fini nazionali, si attui. Riprende forza lo Stato1 Questo i il problema. Occorre vedere B<> le ferite ricevute dal mal- ,!ermo organismo statale banno portato un contraccolpo di male alla sua esistenza avvenire hanno scosso pel futuro la sua compagine, op~ pure se non debbano considerarsi piuttosto come operazioni necessarie pel suo risanamento. ,Come esce lo Stato da questa crisi 1 Per arrivare, secondo gli intenti, a pater daire nuovo vigore ad un organismo assolutamen- -to indebolito, gli si è fatta subire una prova a:ss_a1pencolosa: si è sanzionata una sovrapposizione di poteri illegali a quelli legali, si è offesa la clisciplina dell'Esercito, si è minata l'organizzazione politica interna dello Stato, si è 'potuto far tacere, sia pur per breve ora., la Iipera voce dell'opinione pubblica. E non vale •a giustificare tutto questo il fatto che si trat- _tas.se di un movimento rivoluzionario, perchè !J_Uandoquesto movimento tende a risanare ed a rafforzare quello che è organismo dello Stato, -esso non deve, nel suo svolgimento, attentare proprio agli unici residui di forza che ancora potevan restare in quell'organismo. E ancora ,non d:eve questo movimento assumersi e sanzionare l'arbitrio di sovrapporsi a quello che è -Stato giuridico nazionale, fondato sulla le,c,gee sulla libertà, violando quella e sopprim~ndo flUesta. Perchè non si trattava cli sostituire uno stato fascista, ma cli prendere il gdverno e di ·assumersi il rafforzamento cli uno Stato Italiano -che era e che continua ad essere superiore _ ,ieri, oggi e sempre - ad ogni forza politica di parte di qua-lunq,ue genere. E la ferita è stata· .indubbiamente grave per l'autorità dello Stato; il precedente, pericoloso. La guerra, polarizzando le energie, i sentimenti, le possibilità del popolo, ne rivelava in- .sieme colle debolezze e le insufficienze, le grandi riserve di fede e di sacrificio di fronte ai massi- Ma se la critica del movimento rivoluzionario µii doveri da essa imposti. La classe dirigente, fascista si prolungasse, minaccerebbe di àivenpalesò tutta la sua impreparazione, la sua in- rta-reaccademica e pericolosa: significherebbe, comprensione dei problemi massimi, la menta- in sostanza, un assenteismo od un diserzione àa lità ristretta e cristallizzata restia a qualunque _una vita politica rinnovata cli coloro che non più la.rgo respiro spirituale e politico. Lo Stato sentono di poter collaborare con chi ha raggiundebble, abbandonata la via maestra del liberali- to il potere inferendo un colpo grave alla cooJmlO, aveva assunto la fìsionomia dello Stato &ione dello st ato. Ora, non si tratta di mettersi socialista, tutore necessario di ogni iniziativa, al fianco di nessuno, e nemmeno questa collabo- .e si allargava in una forma di protezionismo +azione deve significare approvazione dei mezzi anti~nazionale se pur-e na.zionalista, abbassan- usati. Si tratta invece -esclusivamente di portadosi a continue abdicazioni cli qualunque sua :,,e il proprio ma..csimocontributo ad una sùtua- ,autorità, in un falsa concezione di democrazia ~ione IJ..uovache esige la collaborazione di tutti. -agnostica ·e senza contenuto·. Infine un sociali- ;Se il fascismo nazionalista consolidasse da solo smo esterno e interno, nelle sue manifestazioni \(e da solo non può) la propria situazione, adi svalutamento della guerra e dei valori spiri- vremmo _domani una, situazione certamente anit,ua.li.da· quella derivati, svalutava la Nazione,. p)ra ~ncolosa e ~1 ang~:osa 1n~ert~a. Ocsenza ccmp.rendere che altro poteva e doveva ,,c~rre invece c~e s1 cons~lldi un~ ~i~u.az1one na: J€6Serei11suo campo d'azione; e Greava dei ten- rionale creat~1 or~, e s1 consohd: l~~granclosi tativi assurdi di realizzazione economica e poli- ~olle forze naz10nah (molte e le =ghon, forse,) tica,disastrosi e ta.nto più impossibili in un mo- ,o~e non hanno volut-0 cli p~opos1to partecipare me~to di crisi economica coille il presente. -p.e ~l mo,vl!Illentofasc1sba,_n: a m1nac.ce_contro Ora, la situazione gravissima che si andava ;o Stato, ma hanno contribuito a determmare e da quattro anni tr;ascinando e maturando non acl affret~are_~c.reando e lavorando, stati d'anivenne mai compresa - o se compresa, risolta mo, amb1~nt1, _altre masse ~altri centri - qu~l ,- dai clirigenti ch'ebbero il governo d'Italia, nuovo ~:drne d1 cose ,che og~1 accem>a a formars1. Ormai i veri dirigenti dell'azione e del pensiero Perc10 no_n _dobb1:amod-1ment1care e sopratitaliani, quelli che preparavano nelia sua pie- tutto: pe~che hberah, non grnst1fìoare -:- anche nezza l'avvento della fase.cli vita nazionale che se CIO puo andare contro un facile ed 1stmtivo pra deve iniziarsi, eran fuori della vita politica giudizio opposto-. quella ohe è stata la minacufficiale, erano in riserva: riserva non inerte eia contro -1 poten dello Stato j ma, appunto, però. Ma chi fu al governo continuò ciecamente tenendo questa pr06ente, far sì che sia stata i sistemi dello Stato burocratico, del pa:rlamen- l'ultimo episodio, _l'epilogo doloroso cli _un do- ,tarismo, delle clientele, ciò che significava de- P~-guerra. Oggi bisogna urge~temente 1ntervepolezza, dedizione senza rimedio verso i partiti mre ad ottenere_ che lo Sbato nprenda ad essere. più forti: dapprima libero campo all'arbitrio La_guar,grone d1 questo orgamsmo d1pende dal1 bolscevico, poi favoreggiamento del fascismo: l'~iutarne la. conva1es~nza, ~nfondendogli su11 tratti una volontà di politica -forte, espressa b1to quella Vlta che pnma gh era stata tolta. .a parole, mai corroborata dai fatti. E intanto Ridare vita allo. Stato hbe1:ale, perchè tale ndovunque si doveva governare, ivi era lo sgo- torni ad -€€Sere, in_ -?1'-adod1 superare e di v1.nverno: mancanza di criterii di volontà. Criti- cere qualunque cns1. ~he e avvertimenti erano i~utili: l'organismo La forza. ripresa dal saldo istituto di conser- ,-embrava non reagire più. Fu così che il moto vaz1-0nenaziona-le della Monarchia_ per ave:e a.n~ violento del fascismo fu atteso, quasi voluto, c~ra saputo a~olvere la sua funZ1one stonc~, s1 -anzichè prevenuto. Lo Stato, condotto eia go- nflette su1la vita dello Stato. Ma la funZIOll~ ,verni impotenti, non aveva ormai più in sè al- liberale _di .governo che per un mo~men~ sembro cuna garanzia di forza: a dare la sensazione più spostarsi nella_ persona del_ Re, deve ntornare, forte della sua debolezza c'era il fascismà che com.e almeno in embrione e tornata, a spostarsi •poteva agire affermando di perseguire fìni sta- nell-a persona del Cap_odel Governo, perchè nestali che lo Stato non era più in grado di perse- suna forma d1ttatonale governativa potrebbe gu:ire colle sue forze. ma, l'Itaha sopporta.re. i\fa a.pp1mto perchè Il fascismo sorse determinato da molti degli questa non debba avvemrsi e perchè lo Stato, stessi elementi che determinarono la crisi d'oo- nassunta la funzione, diretto con un nuovo ·v1gi: è stato l'espressione pili tangibile (non la gore_, riprend~ l'energia ~ecess~·ia,_ ~ccorre che ,gola) del complesso d'animo, che si veni\na for- tutt.1 c?llabonno, ~uperan0.o ogni_cnt1c~ che f_os~ mando di reazione verso lo Stato debole e con- se stenLe, a valorizzare quanto cli megho oggi s1 tra le forze anti-nazionali. è determinato, che è la volontà, di forza e di La crisi fu violenta. Abbiamo vissuto giornate innegabilmente dolorose e gravi. La minaccia su Roma; la mobilitazione e lo spiegamento di un altro esercito; l'occupazione cli caserme, di uffici pubblici; il silenzio imposto ad ,alcuni giorna-li, sono stati tutti colpi inferti a quelli che sono i cardini dello Stato: la legge, la libertà, la disciplina. Si acuì quella situazione paradossale ed assurda, e pe1·ciò improrogarinnovamento di una nuova classe politica eh-e ha iniziato la conquista del potere. E valorizzare significa contribuire a far sì che questa vo- 1 lontà si concreti in ben fa.re. Solta.nto così domani, rella revisione che sarà. certamente compiuta-, sarà possibile gettare a mare il peso morto e navigare pii:1sicID·i verso i numerosi porti che dobbiamo raggiWJ.gere. GrusTI:so AnPESANI.

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