La Rivoluzione Liberale - anno I -n .34 - 23 novembre 1922

LA RIVOLUZIONE LIBERALE 129 DEFINIZIONI FASCISTE. I. Le illusioni di un conservatore. Caro Gobetti, ha torlo. Le ,nflndo l'articolo che soriss-i quel giorno e che b'lla non -vide, perchè andò solo in vri,na edizione. lo solo ·uscii e non ebbi alcuna ce11sura: sfidai eventuali ropz,resaglie, affidandomi alla. mia fermezza come scrittore. Giudichi Lei se mi abbassai a cledizioni ocl a riserve. 1Yon scrissi mai un articold più forte e fermo di q1<ello. L'abbrac<0io. Suo a!f. mo i\IrssrnoLr. Sono lieto di render giustizia a JJI. iJiissiroli, Ripubblico il suo articolo perchè abbia qitella dii(fu.sione che 110n ebbe tra le 17ersone che intendo'llo. F·uori cli Milano del resto esso è inedito: sicchè era perfettamente [!Ìusti(ìcato il mio aspro commento, sotto cu-i Missiroli ha indovinato il costante a,(fetto. Nell"atto stesso di iniziare il nootro lavoro quotidia.no il nostro pensiero si rivolge con affet,to, con simpatia, con solidale amicizia, a quei nostri colleghi di altri giornali cittadini, che non po..csonoesercitare il loTOuffìcio. Questa singola.re situaziooie, in cui si trovano u.gualmente coinYolti il Corriere della Sera., la Giustizia e i' A vanti.' ci riempie l'animo di amarezza e di sconforto. La soppressione della libertà di stampa è la più dura delle imposizioni, come quella che colpisce al di là delle franchigie garantite dalla legge a tutti i cittadini, la stessa libertà del pensiero. Questa misura; che non fece mai buona prova, questa misura, che si ritorse, in .ooni tempo contro coloro stessi, che se ne fecero s"trumento / questo provvedimento nel quale i vecchi regimi sperarono. sempre la salute e sempre trovarono, invece, la ragione p.rima della loro decadenza, addolora e stupisce. Un partito, che è composto in gran parte di giovani, che più degli altri soffrono delle inquietudini del nostro t-empo; che si professa devoto alle aspirazioni dell'avvenire, dovTebbe essere aperto a tutte le manifestazioni della libertà, e non temerle. Questa misura, che sopprinie una gran parte dell'opinione pubblica, contiene un mònito per gli stessi fascisti. Sopprimendo la, stampa, essi mostrano di credere all'importanza decisiva del pensiero, al valore supremo delle idee: confessano, involontariamente, che, al di sopra della forza sta la ragione: che questa ha una potenza. insopprimibile, che nessuna violenza può disperdere. Siano logici, allora; siano coeTenti; credano per primi e davvero alla virtù del pensiero e sciolgano la 'à'luadre armate. scendano in campo alla pari, lottino con gli stessi mezzi dei loro a,vversari e concorrenti e la loro vittoria,_ se vinceranno, starà veramente a testimoniare una verità, una supremazia morale. La situazione, nelle ultime oré, non si è di molto chiarita. Si dice - ma chi può sapere la verità, in un momento in cui le comunicazioni o non funzionano o funzionano male'! - che il Re si sia rifìutato cli fìrma,re il decreto, che istituiva lo. stato d'assedio in tutta Italia. Noi .ne siamo lieti. Non fummo mai, non saremo ~ai, per la maniera forte. Siamo così persuasi che la fa..seattuale della politica nazionale è un aspetto, un episodio, della travagliatissima crisi del dopo guerra, che ci rifiutiamo di credere all'utilità dei mezzi eccezionali. Vedere, nella situazione attuale, un problema di polizia, è infantile: credere alla efficacia della forza, quando non si sa più esattamente da quale parte essa sia, dato l'equilibrio instabile delle forze che sono in giuoco, significa, a nostro avviso, precludersi la via ad intendere il presente e l'immediato domani. Il problema, secondo noi, è sempre quello, è sempre il medesimo, che da quattro anni governi e partiti, classi e ceti dirigenti, hanno,cercato di eludere, di risolvere, di dimenticare. La guerra, questa tremenda ,esperienza, che non passa invano nella vita dei popoli e dei singoli, ,ripiomba improvvisamente in mezzo a noi, con le sue passioni roventi, con le sue idealità tradite, con le sue promesse mancate. E' vero o no, che si disse che la guerra significava, anche, una rivoluzione, l'avviamento verso una società meglio ordinata e pilt giusta; è vero o non è vero, che eSGadoveva., prima, di tutto, significare il tramonto delle vecchie cla.ssi dirigenti, delle vecchie oligarchie pai-assitarie, dei vecchi ,ceti, in una parola, che avevano accettato 1a guerra ~ fini cli politica interna, col sottinteso di deprimere, di sopprimere, le organizzazioni economiche e politiche dei lavoratori 7 E' vero o no, c~e_dall'~rmistizio ad oggi, gli sforzi delle classi ctingenti banno perseguito un unico obbiettivo: riton:are sic et simpliciter all'anteguerra, agh usi, ai costumi, ai modi precedenti l'agosto del ~ 14 i E' vero. o non è vero, che la guerra, per 1 co~servaton <l~ tu~te le categorie, doveva rappresentare un episod10 grandioso fìn che si vuole, ma, pur sempre un episodio della nostra politica estera, lasciando intatti ;li elementi, i quadri e i dati della politica i;terna 1 Questo di-segno, che aveva, in sè, tutta la semplicità dell'egoismo, va in fr,antumi: osiamo sperare che sia già andato in frantumi. Le vecchie classi dirigenti, che non credettero nè alla guerra, nè alla vittoria, che si rassegnarono a -quella e. subirono questa; che promisero un rinnovamento radicale nella vita pubblica e nel costume politico, quando lo nCC€6Sitàdella resisLenza reclamavano grandi promesse, ma col sottinteso di Lradirle, oggi sono streLte dalla logica della storia. Noi andiamo ripetcndo <la molto tempo che il problema tragico della nostra storia contemporanea è, prima di tutto, un problema di naLura politica, olLre che economica; che si tratta, in altre parole, di ordinare -pcliticamente, di legalizzare, per cosi dire, politicamente, la profonda, radicalissima trasformazione avvenuta negli elementi costitutivi della società italiana in seguito alla guerra. Fummo - e siamo, e restiamo - collaborazionisti per questo. Non abbiamo nessun ritegno a dichiarare che il collaborazionismo socialista significava, per noi, la soluzione equa, tranquilla, ordinata - la solU2ione da conservatori _ del tremendo problema italiano. Noi vedevamo nel collaborazionismo un modo atto a disciplinare le forze del lavoro, le grandi masse, nell'orbita dello Stato; ad assicurare l'ordine e la pace sociale: la soluzione dell'antitesi fra il neutralismo socialista e l'interventismo democratico, la remora più sicura al bolscevismo, la concordia nazionale. Questa politica esigeva in tutte le classi e in tutti i partiti un patriottismo illuminato e disinteressato, una visione am- -pia e audace della storia vivente, che si svolgeva .sotto i nostri occhi. Le speranze andarono deluse per le follie del partito socialista, che, do, rn.inato dagli estremisti, non avvertì che l'effervescenza delle grandi masse si sarebbe acquetata nella partecipazione allo Stato; e per la caparbietà delle cla..csidirigenti, che si illusero di potere impunemente traclire le moltitudini combattenti e sofferenti: timorose, prima, del bolscevismo, tracotanti, dopo, per l'avvento del Fascismo. Il collaborazionismo socialista, insomma, era 1un)intu:izione storica., in quanto interpretava l'immediata conseguenza della guerra. Fu, contemporaneamente, una illusione politica.2 Forse è troppo presto per afiermarlo. Ciò che è certo, ciò che è incontrovertibile, è che il probiema, così come fu posto dal colla,borazionismo, rivive, oggi, in tutt-a la sua attualità, in tutta la sua integrità. Se è vero che il fascismo si riconnette aila logica della guerra, se è vero che_esso rappresenta le grandi masse, sfuggite al scc1al1">moper gli errori dei dirigenti massimalisti del partito socialista, si deve concludere 1che, identico restando il problema, identica .sarà la soluzione. Poco importa che i risolutori ·vengano dal socialismo o dal faroismo: ciò pU:ò interessare, può riguardare molto da vicino la borghesia, quelle classi, che sono con le spalle al muro; ma non interessa minimamente il Paese nella sua universalità, non può preoccupare e-ccesGviaro-ente gli spiriti liberi, che si rifiutano di negare il corso della storia.. Forse noi, oggi, assistiamo ad una di quelle «ironie, della storia, per le quali un partito trova nell'avversario il proprio continuatore e risolutore, Comunque debbano svolgersi i prossimi avvenimenti, è certo che, per il fa.sci5mo, s.i inaugura un nuova fase della sua vita. Oggi esso deve risolutamente decidersi: o con le masse o ooi conservart:ori della, vecchia lf::'Peietàita.li'a- .na; o con la logica spietata della guerra o ca.i fraudolenti della guerra. O con la democrazia, con le idealità della democrazia, o con le oligarchie, che del Fascismo accettano soltanto -lo squadrismo per le azioni antisocialiste, E' J)assata l'ora dei dubbì, delle esitazioni, degli mdugì. O il fascismo i-itrova se stesso o dileguerà come un episodio effimero della reazione europea, e sarà maledetto dal popola per le sue eccessività, per le sofferenze patite. L'azione di domani può gettare nuova 1uce su l'azione di ~eri: può consentire molte indulgenze e molti Dblii, può resuscita.re molte cose, che parevano morte. La crisi parla-mentare od extraparlamentare, che dir si voglia, riveste, oramai, un interesse molto relativo. Il pericolo per il fascismo è sempre quello, è sempre il medesimo. Può, ba la forza, saprà liberarsi dalla stretta del vasto e tenace mondo: conservatore, che lo assedia, lo comprime, lo urge, tenta di imprigionarlo 1 J:l tentativo di un ministero Sala.ndra è l'ulti- ,na insidia del mondo conservatore, di tutti i creazionarii, che speculano ancora su gli equi- ,voci di una ~itua.zione, che da troppo tempo si perpetua. La nota odierna dell'on. Mussolini respinge con un "no» inequivocabile il tentativo di Salandra, sul quale puntano tutte le forze del vecchio n,ondo, esercito di claudicanti con arie di arditi. Si domanda un ministero in granclissima pre,,alenza fascista. E po-i1 Che cosa significa un ministero fascista 1 U 11 s·imile 1ninistero si presenterà. alla Camera per chiedere un voto! Scioglierà le squadre armate per convocare i comizii in piena libertà di riunione, di propaganda, di voto 1 Il Fascismo si vanta cli contare su forze poderose. E' vero. Ma queste forze sono tutte disciplinabili, sono tutte coordinabili in una liberale azione di governo 1 E' evidente che il fascismo, una volta conquistato il Governo, dovrà rivedere i proprii quadri, per fondarsi su forz.e, su elementi capaci di vivere e cli muover&i in regime cli libertà e di legalità, A questo vaglio quanta parte della sua forza attuale perderà 1 E quale 1 Avrà, in sè, la poss!- bilità di sostituire le perdite inevitabili (e saJutari) con nuovi aCY1nisti permanenti 1 Con R_uali mezzi 1 La potenza attuale del Fascismo vale per chiedere il Governo mediante una pressione violenta. Malauguratamente la vio- ,lenza può <lare il governo; ma non basta a con- ,oorvarlo. E' necessario che il fascismo 6i pronunzi apertamente, lealmente, su le interuioni ili domani, su i propositi del futuro proosimo, fiU i programmi. Che si separi vio/'3ntemente, .senza possibilità. di equivoco, <lal vecchio mond0 conservatore: da quello che va « preso per la gola,. Ma sul serio I MARI.O MrssrnoLIII. Val orizzare. Non è ancor giunta l'ora che conceda di dare nn giudizio storico sulla crisi nazionale di quc-ati ;giorni: lo impedisce forse la rapidità vertiginosa della sua soluzione, sebbene 1a sua gestazione si sia svolta durante la guerra e si sia intensifìcat,a in questi quattro anni cli travaglia- :f:,o, angoociooo dopo guerra. Vediamo invece l'assenza di questa crisi. La conquista ciel Governo da parte del fascismo è bensì l'episodio culminante, ma non può e non (leve vo1er significare sostituzione del fascismo alle vecchie classi politiche dirigenti. Il signifìcato di questa rivoluzione - chè rivoluzione è sta,ta - sta nel disfacimento e nel fallimento delle vecchie categorie politiche per lasciar posto alle nuove forze giovani che la guerra ha -preparato all'Italia. Forze di diversa intensità ,e di varia struttura: ma uscite, o formate, o maturate dalla guerra e attraverso cli esGa: con una preparazione per alcune informe e caotica ,ancora, per altre già saldamente costituita - illl~ tutte con un coscienza più profonda di quello che è dovere, tutte con un substrato di coscienza nazionale, germe fecondo per lo sviluppo di una più forte disciplina collettiva. In -una vita politica sgombrata dalle vecchie congreghe e dai vecchi uomini che non permette1 vano la purifìca,zione di alcun ambiente, queste ,forze possono, senza pericolo di contaminami e di corrompersi, avanzare, affermarsi e svilup- :parsi. 1bile, di un tsercito irregolare, che gridava devo- ,zione al Re ed allo Stato forte, posto di fronte all'Esercito regolare che doveva difendere lo ,Stato. :Ma oramai l'Esercito rego1are - è lecito ,chiedersi - clifendeva lo Stato o non piuttosto j<lov,,va clifendere un Governo impotente ed impreviggentc e la frolla burocrazia d<eiMinisteri 1 La Monarchia liberale afferrò la situazione, ed a.ssolvendo il suo còmpito, :inquadrò nel sistema costituzionale la rivoluzione ed affì<lò il governo al capo d<,l f asc~smo. E&Sa riprende oggi nuova forza dalla ancora una volta confermata po:ssibilità che attraverso di essa qualunque trasformazione politica, libt:ramente voluta, se intesa ai fini nazionali, si attui. Riprende forza lo Stato1 Questo i il problema. Occorre vedere B<> le ferite ricevute dal mal- ,!ermo organismo statale banno portato un contraccolpo di male alla sua esistenza avvenire hanno scosso pel futuro la sua compagine, op~ pure se non debbano considerarsi piuttosto come operazioni necessarie pel suo risanamento. ,Come esce lo Stato da questa crisi 1 Per arrivare, secondo gli intenti, a pater daire nuovo vigore ad un organismo assolutamen- -to indebolito, gli si è fatta subire una prova a:ss_a1pencolosa: si è sanzionata una sovrapposizione di poteri illegali a quelli legali, si è offesa la clisciplina dell'Esercito, si è minata l'organizzazione politica interna dello Stato, si è 'potuto far tacere, sia pur per breve ora., la Iipera voce dell'opinione pubblica. E non vale •a giustificare tutto questo il fatto che si trat- _tas.se di un movimento rivoluzionario, perchè !J_Uandoquesto movimento tende a risanare ed a rafforzare quello che è organismo dello Stato, -esso non deve, nel suo svolgimento, attentare proprio agli unici residui di forza che ancora potevan restare in quell'organismo. E ancora ,non d:eve questo movimento assumersi e sanzionare l'arbitrio di sovrapporsi a quello che è -Stato giuridico nazionale, fondato sulla le,c,gee sulla libertà, violando quella e sopprim~ndo flUesta. Perchè non si trattava cli sostituire uno stato fascista, ma cli prendere il gdverno e di ·assumersi il rafforzamento cli uno Stato Italiano -che era e che continua ad essere superiore _ ,ieri, oggi e sempre - ad ogni forza politica di parte di qua-lunq,ue genere. E la ferita è stata· .indubbiamente grave per l'autorità dello Stato; il precedente, pericoloso. La guerra, polarizzando le energie, i sentimenti, le possibilità del popolo, ne rivelava in- .sieme colle debolezze e le insufficienze, le grandi riserve di fede e di sacrificio di fronte ai massi- Ma se la critica del movimento rivoluzionario µii doveri da essa imposti. La classe dirigente, fascista si prolungasse, minaccerebbe di àivenpalesò tutta la sua impreparazione, la sua in- rta-reaccademica e pericolosa: significherebbe, comprensione dei problemi massimi, la menta- in sostanza, un assenteismo od un diserzione àa lità ristretta e cristallizzata restia a qualunque _una vita politica rinnovata cli coloro che non più la.rgo respiro spirituale e politico. Lo Stato sentono di poter collaborare con chi ha raggiundebble, abbandonata la via maestra del liberali- to il potere inferendo un colpo grave alla cooJmlO, aveva assunto la fìsionomia dello Stato &ione dello st ato. Ora, non si tratta di mettersi socialista, tutore necessario di ogni iniziativa, al fianco di nessuno, e nemmeno questa collabo- .e si allargava in una forma di protezionismo +azione deve significare approvazione dei mezzi anti~nazionale se pur-e na.zionalista, abbassan- usati. Si tratta invece -esclusivamente di portadosi a continue abdicazioni cli qualunque sua :,,e il proprio ma..csimocontributo ad una sùtua- ,autorità, in un falsa concezione di democrazia ~ione IJ..uovache esige la collaborazione di tutti. -agnostica ·e senza contenuto·. Infine un sociali- ;Se il fascismo nazionalista consolidasse da solo smo esterno e interno, nelle sue manifestazioni \(e da solo non può) la propria situazione, adi svalutamento della guerra e dei valori spiri- vremmo _domani una, situazione certamente anit,ua.li.da· quella derivati, svalutava la Nazione,. p)ra ~ncolosa e ~1 ang~:osa 1n~ert~a. Ocsenza ccmp.rendere che altro poteva e doveva ,,c~rre invece c~e s1 cons~lldi un~ ~i~u.az1one na: J€6Serei11suo campo d'azione; e Greava dei ten- rionale creat~1 or~, e s1 consohd: l~~granclosi tativi assurdi di realizzazione economica e poli- ~olle forze naz10nah (molte e le =ghon, forse,) tica,disastrosi e ta.nto più impossibili in un mo- ,o~e non hanno volut-0 cli p~opos1to partecipare me~to di crisi economica coille il presente. -p.e ~l mo,vl!Illentofasc1sba,_n: a m1nac.ce_contro Ora, la situazione gravissima che si andava ;o Stato, ma hanno contribuito a determmare e da quattro anni tr;ascinando e maturando non acl affret~are_~c.reando e lavorando, stati d'anivenne mai compresa - o se compresa, risolta mo, amb1~nt1, _altre masse ~altri centri - qu~l ,- dai clirigenti ch'ebbero il governo d'Italia, nuovo ~:drne d1 cose ,che og~1 accem>a a formars1. Ormai i veri dirigenti dell'azione e del pensiero Perc10 no_n _dobb1:amod-1ment1care e sopratitaliani, quelli che preparavano nelia sua pie- tutto: pe~che hberah, non grnst1fìoare -:- anche nezza l'avvento della fase.cli vita nazionale che se CIO puo andare contro un facile ed 1stmtivo pra deve iniziarsi, eran fuori della vita politica giudizio opposto-. quella ohe è stata la minacufficiale, erano in riserva: riserva non inerte eia contro -1 poten dello Stato j ma, appunto, però. Ma chi fu al governo continuò ciecamente tenendo questa pr06ente, far sì che sia stata i sistemi dello Stato burocratico, del pa:rlamen- l'ultimo episodio, _l'epilogo doloroso cli _un do- ,tarismo, delle clientele, ciò che significava de- P~-guerra. Oggi bisogna urge~temente 1ntervepolezza, dedizione senza rimedio verso i partiti mre ad ottenere_ che lo Sbato nprenda ad essere. più forti: dapprima libero campo all'arbitrio La_guar,grone d1 questo orgamsmo d1pende dal1 bolscevico, poi favoreggiamento del fascismo: l'~iutarne la. conva1es~nza, ~nfondendogli su11 tratti una volontà di politica -forte, espressa b1to quella Vlta che pnma gh era stata tolta. .a parole, mai corroborata dai fatti. E intanto Ridare vita allo. Stato hbe1:ale, perchè tale ndovunque si doveva governare, ivi era lo sgo- torni ad -€€Sere, in_ -?1'-adod1 superare e di v1.nverno: mancanza di criterii di volontà. Criti- cere qualunque cns1. ~he e avvertimenti erano i~utili: l'organismo La forza. ripresa dal saldo istituto di conser- ,-embrava non reagire più. Fu così che il moto vaz1-0nenaziona-le della Monarchia_ per ave:e a.n~ violento del fascismo fu atteso, quasi voluto, c~ra saputo a~olvere la sua funZ1one stonc~, s1 -anzichè prevenuto. Lo Stato, condotto eia go- nflette su1la vita dello Stato. Ma la funZIOll~ ,verni impotenti, non aveva ormai più in sè al- liberale _di .governo che per un mo~men~ sembro cuna garanzia di forza: a dare la sensazione più spostarsi nella_ persona del_ Re, deve ntornare, forte della sua debolezza c'era il fascismà che com.e almeno in embrione e tornata, a spostarsi •poteva agire affermando di perseguire fìni sta- nell-a persona del Cap_odel Governo, perchè nestali che lo Stato non era più in grado di perse- suna forma d1ttatonale governativa potrebbe gu:ire colle sue forze. ma, l'Itaha sopporta.re. i\fa a.pp1mto perchè Il fascismo sorse determinato da molti degli questa non debba avvemrsi e perchè lo Stato, stessi elementi che determinarono la crisi d'oo- nassunta la funzione, diretto con un nuovo ·v1gi: è stato l'espressione pili tangibile (non la gore_, riprend~ l'energia ~ecess~·ia,_ ~ccorre che ,gola) del complesso d'animo, che si veni\na for- tutt.1 c?llabonno, ~uperan0.o ogni_cnt1c~ che f_os~ mando di reazione verso lo Stato debole e con- se stenLe, a valorizzare quanto cli megho oggi s1 tra le forze anti-nazionali. è determinato, che è la volontà, di forza e di La crisi fu violenta. Abbiamo vissuto giornate innegabilmente dolorose e gravi. La minaccia su Roma; la mobilitazione e lo spiegamento di un altro esercito; l'occupazione cli caserme, di uffici pubblici; il silenzio imposto ad ,alcuni giorna-li, sono stati tutti colpi inferti a quelli che sono i cardini dello Stato: la legge, la libertà, la disciplina. Si acuì quella situazione paradossale ed assurda, e pe1·ciò improrogarinnovamento di una nuova classe politica eh-e ha iniziato la conquista del potere. E valorizzare significa contribuire a far sì che questa vo- 1 lontà si concreti in ben fa.re. Solta.nto così domani, rella revisione che sarà. certamente compiuta-, sarà possibile gettare a mare il peso morto e navigare pii:1sicID·i verso i numerosi porti che dobbiamo raggiWJ.gere. GrusTI:so AnPESANI.

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