La Rivoluzione Liberale - anno I -n .34 - 23 novembre 1922

bi 130 III. Elogio della ghigliottina. Giustino Arpesani risponde affermativamente a una domanda che UJ10 scrittore della llivol1tzio11e Liberale non si sarebbe neppure posta. Il nostra amico ha della democrazia una visione, primitiva, della patria un concetto messianico: la politica è pensata come un problema di illum,nii=o, di adesione a dogmi specifici, tutto l'imprevisto della realtà BSaurendosi nella preparazione ideologica e nelle premesse di fede. Il mondo della pratica non sarebbe nullla di diverso dal mondo intellet,tuale, un mondo intellettuale concepito rigidamente, con idee chiare e distinte, senza dialettica, senza sfumature. Il suo ragionameto sulla collaborazio11e è rigoTOsamente scolastico, l'azione ne dovrebbe scaturire identica con una professata verità. di catechismo. Arpesani non distingue tra proposito e risultato; per diffondere una convinzione è disposto a sacrifica.re la complessità della pva.'Ùs. I popoli immaturi peccano di queste ingenuità filosofiche; le malattie dell'apostolato coincidono con la giovinezza; quando si ha più il gustc del monotono e del concluso che l'arguta sopportazione del <là verso. Giovanni G®tile giun6-6 a confessarmi candidamente che scriveva un libro su J ames d,a pubblica,-si in inglese per guarire gli a,me,rica-ni dagli erro""ri del pragmatismo. Il fascismo vuol guarire gli Italiani dalla lotta politica, giungere a un punto in cui, fatto l'appello nominale dei cittadini, tutti abbiano dichiarato di credere alla patria, come se nel 1professare delle convinzio,ni si limit.asse tutta la praxis sociale. Insegnare a costoro la superiorità clell'anarchia sulle dottrine d~mocratiche sarebbe un troppo lungo discorso, e poi, per certi elogi, nessun miglior panegirista della pra.- tica. L'attualismo, il ga,~baLclinismo, il fascismo sono espedient.i at·b-averso cui l'inguaribile fiducia ottimistica ·dell'infanzia ama contffillplare il mondo semplificato secondo le proprie bambinesche misure. La nostra polemica contro gli ibaliani non muove da nessuna adesione a supposte matmità straniere; nè eia fiducia ,in atteggiamenti prote- ,tBStanti o liberisti. Il chiamarci di volta in volta ccn un nome piuttosto che con un altro non è dunque una questione di stile, m'a appena un modo di eh1de-re le persecuzioni e di farci 60pportare. Se dovessimo salire davv.ero in cattedra saremmo dei ben strani predicatori, e ,chissà chi potrebbe capire le nostre pazze intenzioni. Os.sia il nostro antifascismo non è l'adesione a un"ideoìogia, ma qualcosa di più ampio, così connaturale con noi che potremmo dirlo .fisiologicamente innato. Kon so come i gentiliani potranno intendere questa che ci pare a.ddirittura una qu€stione di istinto. Se il nuovo si può riportare utilmente a schem; e ad approssimazioni antichi, il nostro vorT(.bbe essere un pe<2simismosul serio, un pessimismo da. vecchio Testam-ento senza pa1ingenesi, non il pessimismo vile e letterario dei cristiani che si potrebbe definire la delusione di un ottimista. Amici miei, la lotta tra serietà e dannt:.nzianf.:Simo è antica e senza rimedio. Bisogna diffidare delle conYersioni, e credere più alla ·storia che al progresso, concepire il nostro lavoro come un esercizio spirituale, che ha la sua nece26ità in sè, non nel suo divulgarsi. C'è un solo vaiore incrollabile al mondo: l 'intransigenz·L e noi ne saremmo per un certo senso i disperati sacerdoti. Temiamo che pochi siano co..;ì coraggiosamente cinici da s~pettare che da queste metrl- /isiclte si possa giungere al problema politico. !i.fa la nostra ingenuità è più esperta di talune corruzioni e in certe teorie autobiografiche ha gii'l sottinteso ma1iziosamente un insolente realismo politicc obbiettivo. K ci vediamo diffondersi con preoccupazione una paura dell'imprevisto che seguiteremo a indicare come provincia1e per prevenire gravi allarmi. }fa di certi difetti SOEtanziali anche in, nn popolo oc nipote, di Machiavelli non sapremm.rJ capacitarci, s3 veni-:=.sel'ora dei conti. Il fa. sci.sino in Italia è una catastrofe, è un'indicazio11€ di _infanzia decisiva, perchè segna il trionfo ddla facilità, della fiducia, dell'ottimismo, dell'entusia~rno. Si può ragionare del Ministero 11usso]ini: come di un fatto <l'ordinaria amministrazione. Ma il fasci=o è stato qualcosa di più: è stato l'autobiografia della nazion~. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; chf.! rinuncia pe.r pigrizia alla lotta politica, è una nazione r;he vale poco. Confessiamo dl aver spera!,, che la lotta tra fascisti e 60(,~alcomunisti dovffisr: continuare senza posa: e pensammo nel sct~•,mbre del 1920 e pubblicammo nel febbraio ncrJTso f.,rt Hivoluzir;r,e, /,il;Prole con un senso <li f;.rioia, per salutare auguralmente una lotta politica eh<.:-attr~verso tante eorruzioni, e-0rotta. <;~sa&V=n~ap,ur nasceva. In Italia, c'era dt:lla uent-e che <-i faceva ammazzare pe.r un'idta; per un inkres::-:eJ pBr una malattia di rc-Wrica ! :\fa già scorgevamo i segni della o-tanchozza, i sospiri alla pace. E' diffkile capire che la vita è tragir;a, che: il suicidio è più una pratica. cotidiana eh,! una misura di ecctz.ione. Tn Jtalia non ci :--::anoprc.,letari e borghE:Si: ci sono soltanto classi m~die. Lo sapevamo: e &e non lo avhF.imo saputo ee lo avrel;be ins.cg!latr, Giolitti. ).fus.v.Jlini non ù dunque nu1la di nuovo: ma con )'Iussolini ci si offre la prova spErirrH~nta]r- dell'unanimità, ci si att€st.a l'in':BitU.mza di minoL A R I V O L UIZ I O N E L I B E R A L E iranze eroiche, la fine provvisoria delle eresie. ,Abbiamo ,astuzie sufficienti per prevedere che tra sei me;i mol,ti si sarnnno stancati del duoe: -ma certe ore di ebbrezza valgono per confessione e la palingenesi fascista ci ha attestato inesorabilmente l'impudenza della nostra impotenza. A un popolo di dannunziani non si può chiedere spirito di sacri.6.cio. Noi pens.iamo .anche a ciò che non si vede: ma~ ci si attenesse a quello che si vede bisognerebbe confessare che la guerra è stata invano. Caro _Arpeeani, non ci si può intendere. Tu vuoi valo,rizzare, ed io credo che si possa solo valorizzare con l'opposizione, tu temi i dissensi ed io vedo nei consenSi la prova di una deibo- ~ezza, l'inesistenza di interessi reali di-stinti, CO'- raggiosi, necessari. Tu bai inteso il problema in un modo tutto formale: chiedevi una dòsciplina., l'accetti anéhe se venga donde non la speravi. Io non riesco a pensare Cesare senza Pompeo, non ve·do Roma forte senza guerra civile. Posso credere all'utilità dei tutori e perciò giustifico Giolitti e Nitti, ma i padroni servono soltanto per farci ripensare a La. Co11giura dei vazzi ossia ci riportano a costumi politici sorpassati. Nè Mussolini nè Vittorio Emanuele Savoia ha.nno virtù di padroni, ma. gli italiani hanno bene anim01 di schiavi. E' .doloroso per chi -lavora da an1ù dover pensa.re con nostalgia a11'illuminismo libertario e alle congiure. Eppure, siamo s~nceri sino in fondo, io, ho atteso ansiosa.meute che venissero le persecuzioni personali perchè daJle nostre sofferenze rinascesse uno spirito, percbè nel sacrificio dei suoi sacerdoti questo popolo riconoscesse se stesso. Ti ringrazio, -am5.co mio, che, mi sU:ggerisci tragiche rco11ficlenze.Ora credo di giustificare meglio le mie responsabilità, le ragioni dell'istintiva nostra ribellione. Non valorizzare; non ubriacarsi. Per _le 11agioni politiche che abbiamo detto Emery ed io nei numeri scorsi. Per questa ragione psicologica, chiarita qui, inesoriabile. C1è stato in noi, nel nostro oppo,rsi ci,e.co, qualcosa di donchisciottesco. Ma nessu110 ha Tiso perchè ci si sentiva un.a disperata religiosità.. Non possiamo illuderci cli aver salva.to la lotta politica: ne abbi,amo custodito il simbolo. E bisogna spe1rar,e (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi a,vrà il cor:raggio cli -leva,re la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può va]o,rizzare il regime; si può cercarn di ottenerue tutti i frutti: chiediamo le frustate perchè qualcuno &i svegli, chiediamo il boia perchè si possa veder chiaro. Mussolini può essere un eccellente Ianazio, di Loyo1a; dove c'·è un De Maistre eh~ sappia dare una dottrina, un1intra.nsigeuza alla sua spa,da 7 PIERO GoBETTI.,. In corso di stampa: GIUSEPPE PREZZOLINI IO OR.EDO L'opera di Prezzohni è il 7Jiù bell'esempio di reliyiosità moderna ed è insieme il fatto cen,trale da cui si può .r;1wrdare ora tutta la nuova cultura italiana. QtLtsfo vol1Lme è la sintesi· di tutta la sua attività. AUGUSTO MONTI Scuoclalassiecvaitamoderna E' il testw,nen;to spirituale di un professore che ha cledicato vent,i anni di lavoro a vivere la scuola classfra come fattore di modernità. Un l-ibro che frirà rimpiangere a molti d,j non essere stati a imparare greco e latino con A. Monti. Porla,re poi delle doti di scrittwe arguto e fine che vi si manifestano è superfluo per i lettori della, « Jèivoluzio,ie Liberale ll che bene le conoscono. l.11.lfl 8 - AT PRENOTATORI LlRB G Felice Casorati, Pittore Cinquanta operf. che rivelano una indi~ vidualità matura, un artista completo, Introduzione critica di JJiero Gobe.tti. Edizione riiegata di severa eleganza. Prezzo speciale per i prenotatori L. 20 LUIGI EINAUDI Socialismeoliberalismo J.,111;1i J,_,'/nr111dl. 7UJ11 è sr1/lo,tl() 111t coltissi1110 l'.CfJtUHt1Ù-.lo ,, 1111,fJ'"t' !J1,,w,t,~ sist (' 1110'r,,·r, dtU11 Rcie11z1,ddle (,'w11tu. H' 7,,r'i-1110 rii totfo 1t7W 8(,"Tittore, f)WJ.8i sorf'111011t,r-nlrdi r/1 r1,:re 1111fJ stil,stri, t:, 1.lll ;f'-niolr; 1;r;r1Ur11·r, rii r;(J!JC pr1/itirhr-. /,'071,.ra che puililicl1io,,,r, 1tt ì, un esr'1117, 11 111ogistro.lr-. Mussolini Io non riesco ad imaginarrni Mussolini altrimenti che sotto le spoglie del più a,udace e torbido condottiero 1<lj compagnie di ventura; o talora m-egho come il capo primitivo di una se1- ,vaggia banda posseduta da un dogmatico terrore che non consenta riflessioni. La sua più caratteristica figura si riassume in un anacronismo. Gli manca il senso squisitaimente moderno dell'ironia, non arriva alla comprensione della isteria se non per miti, gli sfugge la finezza critica dell'attività creativa che è dot,, centrale del grande politico. La sua profe-_"Sione di rela.tivismo non riuscì neppure a sembrare un'agile mistificazione: troppo dominante vi a,vvertì ognuno la sconcertata ricerca ingenua di un riparo che eludesse l'infantile incertezza e ooprisse le malefatte. Coerenza e contraddizioni sono in Mussolini due diversi aspetti di una mentalità politica che non può libera,rsi dai vecchi schemi di Uil moraJismo trappo disprezza.to per poter essere vera,mente sostituito. Egli rimane perciò diviso e in•deciso tra momenti di una C%renza troppo dogmatica per non riuscire goffa e sfoghi di esuberanza anarchicamente inaiustificati. Ha bisogno di un mondo in cui al ~ndottiero non si chieda di essere un polit100. Lottare per Ulla idea, elaborare nella lotta un pensiero, è un lusso· e una seccatura: Mussolini è abbastanza intelligente per piegarvisi, ma gli basterebbe la. lotta pura e semplioe senza i tormenti della critica moderna. Solo gl,i ingelrni si sono potuti stupire dei suoi recenti amori con la Chiesa cattolica. Nessuno più lo·ntano di Mussolini dallo spirito dello Stato laico e dalla vecc1:i_aDestra degli Spaventa. Egli non, ba nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non soppo,rta. la lotta col dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di una idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di uua Compagnia di Gasù, l'arm:a di UJ1 Pontefice persecutore- di eretici, - con una sola idea in t€sta da ripetere e da fa;r entrare (< a suon di randellate o nei « craJ1i refrattari». Gli artico1i del Popnlo d'It.aliri sono così: ripetizioni di un ordiue, dogmi ,e spesso stereotipie di un monotono disegno: letteraria.mente hanno qualcosa di militare e molto ciel catechismo - anche qui si deduce l'opera del boia (o la pugnalata-) dalle v,erità assolute, trascendenti, e cristallizzate. Infatti i tre momenti centrali della vita di Mu&- solini hanno co111cisocon tre moment-i risolutivi, entusiastici, dogmatici della storia italiana,: il messianismo socialista, ]'apocalissi antitedesca, la palingenesi fascista: chi vorrà eESere così ottuso da ricercare in questi episodi uno sviluppo, e <lel1e ragioni ideali di progresso 7 Perchè vedere un problema politico dove si tratta di un fenomeno di psicologia del successo e di una nuova arte economica delle idee·? Sarà legittimo studiare la filosofia politica di Corrado ìV'olfort, di Giova.nni I-Iakwood o di Francesco Bussone1 La storia giUidicherà con indulgenza l'anacronism0 di "].1:u&Solincihe nonostante il suo orgoglio chiuso di signorotto incompiuto è stato tanto umile da inchinarlesi: garibaldino in ritardo come Crispi, ma forse meno cocciuto di lui e per il suo convintD arrivismo pii:1 duttile: rozzo, povero di idee è riuscito talvolta, per la robustezza e la disinvoltura, l'cste.trico del1a storia. JJ-g. (Dalla « Rivoluzione Liberale, del 28 maggio). Fascismo e Mezzogiorno Oggi i mazzieri nel 11lczzogiorno souo tutti fascisti: il suflragio 1.1niversale sarà nelle prossime elez-ioni meridionali, 1111airrisione, come lo fu in quelle del 1 21: ·il Pa:scismo è 71r'otezio,i'ista e e1,zxmsionistcL. Anche il fasr.,..,ismo,come il socialismo, è sorto a jJ{ilct1Jio, ù1 piazza clel Duomo. O si trasfor1,w, o tutta la sua azione per il Mezzor;iorno si lùniterà alle adunate commemorative e 1fflaug-wrat-ive. G. A. Sindacalismo fa15eisfa Fe11on1uvi come f]_lU,;/li ciel concordato fascistiindustriali z1er la ripresa del laroro nei G'ar1tieri Orla11doJ a /Livorno, sono 1tn chiaro segno che il s/ndacalisnu.1 fascista ripi,9lia con ma_qyior lena f/11<'1 1v,mvamPnfo oli<> cr1su ddlo /)tato, che è u,1 delitto per it 11Itzzoyior110: 71erchè, ,1: lavrJrO!(Jri del ilfezz(Jgiorno n(Jn 7H:i1J1pa110 n'iente e co11lriU1d,'Sc01wa pag(fre. Un tfJm1u1icato puùblicato .r;iur11i Sfn10 sul Popolo d'Italia. av11ertit,a che il sinrlacr,fo itrdia,no delle ('oopu·ative (/ascistt) 1 10 aperto in Rr1111a re un ufTicio tecnico legalo per r1uanto ~i rifcri6Ce alle pratiche delle Cooperativù faw·islo con i vari ministeri», ufficio che la1• 1r--ra prtsso i Afi11i,">fr'ri l' presso l'lstit11to .Ya- ;,,,u,/1' di f'rr,dilf.J 11ft I,, ('001,,,ratioe 'IIO't11Ù10l11u11tr-in fo1•11N di tntti i coopr'ratori fascisti, srl/r11/r(rJJw/i, r· mr·,-idir,11011', 71raticame11te in fa1•r;rc r7,,; soli :,r,tt,,11trio,wl1, pl'rchè, mfridiona- /1. 111J1I r·f 1If5 s0110: trd quale corae s·u.Cctdr,va ttr i C1JOJ1eroto1~i, c(JSÌ dttti, rJross'l». C._.,. POSTILLE Bonifichiamo,! Né! Uorriere detla Sera. dell'S novembre !'on_ l\farescalchi propugna l'impiego da pa,rte dello Stato di fo1·ti oapit,ali nelle bonifiche le quali danno no,n s.olo il 70 % d'interesse) ma salute,. ricchezza e potenza all'Italia, perchè, se fra cinque anni potranno aver termine le bonifiche ora in corso, e se f!ra dieci anni potessero esser bonificati anche gli altri ter~itori ancora in attBSa di redenzione, l'Italia ricaverebbe almeno 25 milioni di quintali di quei cereali che oggi deve compra.re all'estero con immane sacrificio della nostra valnta e del bilancio. Scomparirebbe quasi del tutto la malaria, sorgerebbero nuove industrie di trasforma,zione della cana.pa, della bietola, della patata., trnverebbero stabile proficua occupazione :innumeri famiglie; il patrimonio zootecnico assurgerebbe ad entità almeno doppia; e tutto un nuovo fiorire di vita, un pulsare di industrie -e cli commerci, preparerebbe all'Italia salute, ricchesza, poteriza. La visione del M. è indubbiamente suggestiva, ma ha il torto di essere troppo suggestiva. Infatti lo scrittore fa cli ogni erba fascio, ed esamina il problema dello sfruttamento delle terre palt1dose S€nza fare una distinzione doverosa tra le bonifiche settentrionali e ìe meridionali. Nel nord i1 te1Teno acquitrinoso è originato da piene fluviali) specialmente primaverili, ed è suscettibile di un reddito scarso, quale è quello della caccia, della pesca e delle vegetazioni palustri. Co1ne avevo già. avvertito in queste stesse colonne, la scienza idraulica deve tener conto solo dell'altimet1ia e del coefficiente udometrico dei terreni: non a,ppena attuati i piani ich·aulici, I1idrovora vale a mantenere prosciugati i terreni e ad affiorarli in istato coltiYabile. Si ha così u11 forte reddito attivato dal nulla e, trattandosi di lavori in fondo facili da eseguirsi in paesi dove la ricchezza è diffusa, è naturale si verifichi il fatto che meraviglia l'o:i. M., che il contributo dello Stato in confronto alle somme spese dai privati stia nel rapporto cli 1 a 4 e che allo Stato la bonifica dei teneni frutti .il 70 % dei capitali prestati al finanzian1ento dell1impresa, perchè - è un'ottima osservazione dello stzsso scrittore, comproYata. dai fatti - se lo stato offre un contriburo cli 295lire l'ettaro per una volta tanto alle zone delr A.lta Italia da bonificare, ne ritrae oggi ed in perpetuo 193 lire di utili all'anno per maggiore introito di imposte e tasse. ~-ell'Italia meridionale invece, lo Stato può servirsi scarsameute.- dell·iniziativa privata, perchè questa non può disporre cli capitai.i ingenti e peTcbè i laYori sono troppo complessi. U11a bonifica dei terreni <( alla ferrarese» è inutile, perchè lo ~t:rnripamcnt-0 de.i fiumi e dei canali che si ripete rutti gli inverni e il la\·oro distruggitore delle acque sotterranee "he proauce quelle frane di cui 1/ detriti sono trasporta.ti a valle, scou\·olgono i progetti m~glio studiati. Kè la nropri:::tà si sente di in\·ocare la sostituzione di u;·aaricoltura più progredita. al latifondo, percht l'alto profitto cleJla pastorizia e il raccolto dei cereali reso faticoso dal disorcline del regime climaterico - vera causa, insieme alla minore fertilità della terra, dell'inferiorità econon1ica del mezzogio;i.·110- rendono dubbiosi i proprietari sul vantaggio di trasform~ioni e di 1.u1 nuoYo regime, che per essi si confonde e si :incupisce nel pauroso spettro cli asprezze fiscali. E, fino a che nell1Ita1ia meridionale si cç,mpiranno bonifiche pure e semplici del terreno senza preoccuparsi cli migliorare il regime idrico della mont~·~na - che, è il solo ai-bit.ro dell'esistenza dei 13,,"?ori èi l,onifica - l'esperienza di centinaia ui arni insegna che non un argine rimarrà in piedi di fronte, alla pressione travolgente degli elementi, e nemmeno una lira impiegata dallo Staro potrebbe rendergli quell'interesse ciel 700 che ai tre milìoiri concessi negli anni scorsi i;; reso la. bonifica cli Isola cli Ariano. Oggi che lo Stato mi11a,ccia cli stramazzare sotto llll cumulo di debiti inverosirnile, ò meglio non spendere nemmeno un soldo nel mezzogiorno (è un meridionale che parla in ques~o momento, con accorata voce) piuttosto che perdervi dei milioni, percbè la semplice bonifica ciel piano dell'Italia meridionale sarà sempre in balia delle frane e delle> alluvion:i che 1a tra.volgerebbero .... G. RTOLFl. Nei prossimi numeri: G1ovA~x1 AKSALDO: l'iayyio i11 ltulia. G. Pn"EZZ◊Lf~I: J,'08c1'-s1,zo( ,')'fr.1r1"rt. A. i\Iown: Zl [/Ol1cr110della lntrorrw:10. N. SAPEG~o: J,ettl ra ai fat11i9!iari. U. R1cc1: /Je11wcra,ia e libNa/ìsn,o. e scritti su Sorel di E. Berth, V. Pareto, AL;111z:1Io, C. Sp"llanzon. ~. Sapegno, -..;. Cao·amella. G. B. GonET'rrJ gerente responsal;ilt PIKBROLO - TIPOGRAFIA SOCIALE.

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