La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 20-21 - 2-9 luglio 1922

LA RIVOLUZIONE LIBERALE PR□BhEMISM□ P□ P□ hflRE _ Gli 0,1ilich-i clericali ,wn si prcoccujJavano di problemi p-ralici : risoli.a la queslione cent1·ale con una p,-0Jessi01ie di osseqitio alla Chiesa., non 1:ede1·anonello Stato la risullanle di lult e le forze econo-111-icheecontingenl1, o, se vede1,uno, no-n pensavano di /Jartecipare a.! processo jJenelra1-1dolo.Po1ievano non dei problemi, nw delle pregiudiziali : com.e sarnbbero lolla cont.ro il divonio e propaganda contrn la fJor;10grajia. Meda anche diventando uomo di governo è rimasto a queslo spirito. La novità dei popolari è nella revisione tecnica della w/tu.ra clericale: suscitali infini.li problemi, le diverse tendenze che 11ascono nel, jJarlilo derivano afJfJv.nlo dall'ingenua incer/ezza di fron(e alla vastità del comp-ito. Il problemis1110 /,a ,.,na fw1zi01w esse11zia/111eniepolitica e consen,atrice: Slurzo se ne è fai.la un'ar11w. conlrn le inie1nperanze d.og1naliche dei destri e cont·ro la /Jalii-1-- genesi demagogica dei sinis/.ri. Il richiamo alla real_tà ·rompe le aspirazioni iu fra111menta1'1e esigenze concrete, 11·1a nella sil·uazione presente im•este il part-ito popolare della sua 11era missione adeguata e lo induce a farsi eco dei _bisogni delle classi medie, impotenti a 1.inari oluzl01'le e non più &1:sbostea coni1·- nu.a·;-esulla 1.:iapresente. ~ I popolari 110-nsono liberali, ,n.a.si 111anteugono assai vicini a quelli che sl: eh iania·vano • /.ibera/i -,w/.c/ie anno fa : o almeno la logica d1 Stii.rzo porta su- questa -via. Ha.11-noassimilalo il conc-rel·ismo di Sal-.1em-ini e han Portato di fatti nel costnme parlanientare alnieno 1.tna. par-venza di discussioni reali. Volendo essere conservatori ill-uminati si so110dovuti riconciliare con la 1·ealià _ Presto -,;edrarmo che i "roblem·i non sono nidla. senza la forza cl,e li possa real·izzare : e quesf:o sarà il -,;eroproblema intorno a cui i <>opolarisi dovranno to·r-m-enta.,·eper elaborare la prop-ria originalif.à, se pur di ,ma origi-nahtà diventeranno capaci. p. g. Politica scolastica A consultare gli atti ufficialissimi del P. P. I. (manifesto del 18 gennaio 19r9, atti del congresso dì Napoli, progetti Anile) risulta evidente che perno e caposaldo del progxamma popolare di politica scolastica è la idea della libertà di insegnamento 9er ogni grado <li scuo1a, e che il modo pratico con cui il P. P. l'. vuole attuare tale idea è quella dell'Esa-;ne di Stato, e che predsamcnte questa riforma degli esami è dagli uoillini responsabili del P. P. I. intesa come una contaminazione fra il tipo francese cli esame di stato (baccellierato) e il tipo, che io chiamerei vociano, della ·sostituzione della ammissione alle licenze. Qu.an?-o noi avessimo detto che in questo programma non vi è nulla di originale e d,i1 proprio, che l'idea della libertà scolastica vera e propria Don Sturzo l'ha desunta immediatamente dalla Democrazia Cristiana, la quale a sua voìta la caldeggiava non in quanto era D. C. n1a in quanto era una delle inconsapevotii sopravvivenze del 110stro liberalismo storico, quando avessimo detto che l'Anile, relatore a Napoli sulla politica -5colastica del P. P. I., e autore dell'ultimo progetto sull'Esame di Stato, è il pnmo firmatario dell'appello del Fascio cli Educazione Naziouale, gruppo di essenza e di origine crociano-unitaria, cioè schiettamente e rivoluzionaria.mente liberale, quando noi aYessimo eletto questo e altro di si1nile, noi avremmo detto una banalità, e non av'remnlC' d.imostrato 11ienteaffatto che il programma scolastico del P. P. I. .manchi di originalità, perchè ìa essenza e 1a novità di uu programma, come si sa, non è nella lettera ma nello spirito, ci~ ~ella fede da cui s0110 animati i propugna- -ton cli questo progran1ma. * :~ * Durante il congresso di 2\apoli, la vigilia della àiscus,sione sul problema ocolastico, a sera tarda, Don St11rzo, sempre di servizio in linea, ricordò a.i congressi-sti che· il giorno dopo si sarebbe trattato della questione - -ùnportan,iissinw - clella ·libertà d'iusegnamento. Voci dall'estrema interruppero: « E' secondaria!». .Successe allora una scena singolarissima. Fu vi 5t o Don Sturzo: pallido e tremante, balzare su d'uaa sedia, e di là fulminare una c0sì veemente invettiva contro gli iuterruttori e ìnto- ~are una così appassionata apolorria della sua idea, ~be toSt o tutta la sala del nf"ercaclante fu un finimoucto di applausi e di acclamazioni. .:°" queS ta scena è tutta l'orjginalità della DOhttca scolastica popolare. 1 .. _Un'id~ covat~ da quelle minoranze intellettua11, che,. 1nc~nsc1amente ed effettivamente, reggono !a ~1~ d1 una stato, una moltitudine distratta ed 1ndrft:ereub~,.~ttruppata a1la ru.egHoin partito; un uomo pohtico, u:n no-mo, il quale dice alla massa sonnrrcchiosa e svogliata: « Vieni qua. e ui c'è uu tubo di ge~tina da porre fra i reti;ol;ti d~lla nostra vita politica, portalo su e fallo scoppiare; per quel varco passeranno tutte le libertà che a te, forse, 11011premono, ma elle giovera11uo1 se non a te, ai tuoi figli » ; e il « partito » che piglia sn e va. Ecco l'origiiialità della Lo1'0 politica scolastica. A Hz-i quesL:1.imposizione Don Sturzo e.on il suo P. P. I. non l'ha falla solamente agli indifferenti dalla parie sua, ma ]'l1a folta agli in<liHerenli che -il nove aprile del '20 a l\apoli inlcrrom .. pcva110 per bocca cli quegli estremi del P. P. J. Il partito di Don Sturzo, coo la sua campagna pro' libertà scolaslica ha rollo il ·sonno nella testa anche fl tulta la gente d'Italia che s'occupa di politica, e in due :rnni di ballaglia una questi011e di scritloio l'ha fatla divenire una questione naziouale; l'idea della libertà d'insegnamento orma.i si è imposta a tutti e, o tardi o tosto, trionferà anche nella pratica. Il merito è di Don Sturzo. Ma è un prete! E' un ]iber~le, e gi;'t il cappello. E tanti auguri di sua lunga permanenza alla lesta del P. P. I., 11011per il bene del suo partito, che a me nou cale, ma per il beoe della idea che a mc preme infinitamente. * * * Ma quella sera al Mercadaute Don Sturzo forse esagerava scaldandosi tanto contro i poveri untorelli cbe lo jnterrompevano: la n10ltitudine specialmente di sinistra, un po' carez7...andola, W1 po' violentandola, molto persuadendola, vieue do- ,;·e tu Yuoi. Ivia c'è ancora. entro il P. P. I., un'altra ben più tenace rèmora all'opera di Don Sturzo anche nel campo scolastico, rèmora che l'impaccia assai più della sottana nell'andare, e che, forse, fin.irà con dargli lo sgambetto. Prima del P. P. I. la politica scolastica clericale consisteva insomma nel protestare platonicamente contro la tiralli-iia statale massonica e nell'adattarsi effettivamente dello Status q;w, sfruttandolo ai propri fini di setta e di bottega. Pareggiamento cli scuole confessionali, asservimento ai proprii fini di scuole sedicenti laiche o .regie o pareggiate mantenute iu vita dalla presenu-i..in sede cli convitti confessionali, avviamento di privatisti a scuole regie le cui commissioni fossero in fama di indulgenti, d.i questo constava la pratica clerical1= d,i sfrutta111e;1to del 1.10stro Yergognoso status quo scolastico e i bassi interessi della setta 1Je erano largamente soddisfatti. Dou Sturzo ha gettato un sasso anche in questo pantano, e quei rospi ne sono furiosi. I-Ianno un bel clire, per accontentarli, che questo della Jic • bera concorrenza fra scuola confessionale e scuola cli s_tato, non è che un. primo passo, che poi verra ?eJI 'altro, Ja ripartizione scolastica, il ri- :onos~tmento deg1i istituti. confessionali, ecc., 1 1 osp1 non s'accontentano di queste parole. Essi saimo benissimo che da qnesta form.:1.tli concorrenza la loro bottega scolastica sarà rovinata in poco tempo, e che cli questa 11uova libertà l'unica scuola. che 11'av1·à vantaggio saJ·à, con quella cli stato, la :scuola libera laica, e masticano ainaro, e sotto sotto fanno voti che 1a riforma deli'esame di stato vada per aria. Se la riforma nou è ancora passata, la cosa si deve, oltre e più che alla opposizioue professoralemassonica, alla renitenza della superstite fazione ~!ericale; i, «fessi» del P. P. I. propougono, ma 1 « f.es~i )> del clericalismo dispongono. Se in quel conglomerato che è il P. P. I. ci fosse stata attor110alia questione scolastica 1~ metà della concordia che c'è per la questione del pareggiamento delle organizzazioni bianche a quest'ora l'esame di Stato sarebbe legge da un pezzo. _n1atale accordo non c'è. Piuttosto, sulla queSbò:tJ.e.scolastica, i clericali sono cl 'accordo con i framassoui, e il documento di questo accordo si ebbe llel p1'0getto Co'1'bi-nosul/.a libe1'tà d:i NON insegn .·.1-1nento, punto della {:011aborazione fra il 111~55imodei gesuiti (professo1i dei Corbiui figli) e 11 Palazzo Giustiniru1i dei massoni (confratelli di Corbino padre). E in questo è la tragedia del Partito Popolare, ma è poi anche la tragedia della vita. politica italiana. Il Partito Popoiare sU1rà insieme solo a patto di non attuare ness1111adelle riforme elle i libe,~ali suoi fondatori ritengono essenziali; se domani i liberati 1 seguaci di Don. Sturzo ci si im.. pnutano soli in scho/.i.:;relinq·uentu.-r. E lo stesso acade nella nostr?- vita politica. Si regge solo quel governo che abbia in animo o si rassegni a 110n attuar nessuna delle oTandi riforme liberali che il paese attende; te domani un governo acceuna a far :-ul serio in questo senso, succede l'ira di Dio e rien ne -va pl:Hs. Eppnre il feto è maturo e il 11ostro stato è in doglie. Il parto non può anelar molto in là: ma perchè avvenga, basteranno i conati naturali o ci vorranno i ferri? Questo è il problema. AUGUSTO l\lIONTI. D2c1mtrnmrnto Affermato uel congresso cli Venezia un larghissimo indirizzo rìnuovatore uel cai11po del cl:iritto an1m.i1.1istrn.tivo con l'affermazione della necess.ità di creare l'Ente Regione, il Partito Popolare Yi si è arrestato, lasciandolo pi_ù che altro come un pulito da studiare e da precisare, senza pervenire, dopo la relazione Don Sturzo, ad ulteriori determinazioni concrete del ~uo programma. Ora, e proprio di questi giorni, le sue proposte si limitano ad una rifonn..c1i.mmediata sem.- piificatrice di Ministeri, come primo passo nella attuazione di un piano più vasto e più lontano. ~on poteva essere diversamente : la creazione <lell'J,:11leRegione è più un motivo sentimtntak, una vaga approssim.azio1Je ili ciò che forse dovrebbe c:ss-erc, che la sicttra posizione di una realtà vicina. Pdù che complesso, che non sarebbe molto, il problema <.! con.fuso, il che è grave: creare I.a regione come unità amministrativa autonoma imposta un tale rimescolamento di tutte Je 110strc istilu:doni, da far dubitare che la si possa real.iz7Atre con la semplice imposizi011e cli un piano studiato, sia pure accuratamente, dall'alto. Effettuata in questo modo, essa crea l'immedia .. ta evidente minaccia di una moltiplicazione di piccoli accentramenti, sostituiti a un solo colossale centro burocratico, Nell'Italia seltentrio11ale lo sviluppo :industriale nelle città e 11elle campagne ha compiuto una funzione <li li vellameuio innegabile il quale ha tolto molte delle ragioni che rendevano utile un regolamento della vita pubblica, fondato su organi. amministrativi regionali. Il regionall-smo vi rimane quindi uon come esigenza cli coscienze autonome, ma affiora solo, ogni tanto, come residuo di velleità letterarie e sentimentali, oppure co::ne passeggero esplodere di vecchi rancori campanilistici in occasi6ne di pkcoli urti cli interessi fra cl.as&ii le quali n0n rappresentano neppure le forze più vive de11e regioni (piccoli commercianti, piccoli industri.ali). Diamo l'autonomia a queste « espressioni geografiche» e imru.aucabilmente ne dovrà nascere un riacutizz.arsi dei sentimenti tradizionali non più come fattori at .. tivi, anzi come riitorno a riottosità primitive superate ormai da sessant'anni di unificazione. Sullo sfruttamento di questo ritorno a cose passate (serie per alcuni, e per altri, come al solito, strumento di un nuovo tipo di dilettantismo) potrà so1·gere dappertutto facilmente una 11uova schiera di legulei e di burocrati, pronti a crearvi :il loro piccolo nido vicino, nello sforzo d emulare le giorie della corruttrice Roma lontana, deprecata e inutilmente sospirata. Nè le masse proletarie potrauho aderire a que• sti nuovi nuclei nei quali vedrebbero subito senz'altro ~a ripetizione del prodotto peggiore di un movimento che è stato, in fondo, loro estra11eo. Se un movimento autonomistico poti'à sorgere nell'Italia settentrionale per opera di masse proletarie (o di loro aristocrazie) sarà un moto 11011certo banalmente regionale; il movimento comunista torinese non ha nulla di questo. Op~ 1,.1..·~, se lo sarà, nou potrà servirsi degli organis1ni che si vorrebbero creare ora. Il cl1e è Io stesso·, ~ significa che movimento autonomistico .almeno come io l'intendo, non può aver 11nll~ a che fare con un'opera legislativa che incoroni: di grazia burocratica il rude Piemonte, e 1'industre Lombardia e il Veneto ridente. I Popolari (e Don Sturzo specialmente) Lanllo sentito questo, e si sforzano cli dare alla regione un valore di disciplina del moto sindacale, il quale, con organismi suoi propri, dovrebbe agire parallelamente agli organi btu-ocratici dell'ente nuovo, per aspirare neile sue arterie tutto il suc,- co migliore c1e11avita regionale. Errore: perchè in tal modo innestato nella. vita regionale il movimento ,':iindacale acutizzerebbe i suoi caratteri corporativistici; svilupperebbe le tendenze tipo Cooperative Emiliane della Terra e Cooperative Liguri del Mare; farebbe perdere a tutto il movimento la sua più viva forza generale, per farlo stagnare, corrente per corrente ,in una ristretta concezione di particolarismo. Le masse organizzate non debbono essere per la regione, e il nord (inutile negarlo) si fonda su queste massé. Questa contraddizione 11011 è risolubile; lo sforzo dei popolari per operare la fusione tradisce il loro sistema patri-arcale di politica operaia,'" sistema reazionario. Nell'Italia Meridionale, nelle isole la situazione è diversa : regioni agricole su cui iil peso delle tradizioni rimane formidabile, la loro costituzione e schietta e conisponde al moto di ri1mo•:amento che dopo la guerra le travaglia. Chiamate pe.r la prima vo.lta a sentire l'esistenza di una re..'lltà politica italiana, le popolazioll..i si souo incHrizzate confusamente a conoscerla e banuo troYato il loro primo appoggio in solidariet_à regio11al.ianche grette, egoistiche tnlvolta, ma necessarie come punti-base. Ciò che si vorrebbe fare per l'Italia Settentrionale è l'applicazione dal di fuori di forme che la realtà sta soroassaliclo pe:r l'Italia Ivieridionaie è l'aiuto di ~111 mov/ meuto appena ali 'inizio; probabilmente, anche, un'arma troppo forte e pericolosa. Nessuno può negare la colossale impreparazione politica del mezzogiorno d'Italia c'è il segno promettente di una vita nuova, ma esso 11011è p-er ora che cenno con[Uso, rimescolio di movimenti caotici) affermazione di -interes&:ielementari incapaci cli orgnnizz.arsi. Su questa massa i.uforme il Pru·tito Popolare, più antiveggente òi ogui altro, sta ponendo le sue basi più forti: esso adopera la tradizione religiosa così intimamente legata alle masse agricole del sud, per farne fa piattaforma della sua azione politica. j\Iescolando curiosmnente una vi:::doìiechiara dei problemi tecnici con abil:i puntate òemagogich,~ (il progetto Drago ne è un esponente) esso si ran1ifica e si afferma. 77 Ma la solidificazione dj questo moto in enti autonomi e obbligati a fare da sè, sarebbe la soluì',iont prima ùeJ processo. Darebbe. 1n mano a popolazioni imprepo.tate delle armi di cui nr,n si saprebbero servire. Riforma troppo profonda per essere largita improvvisa, fonte quindi di consegu<:::rne estranee agli scopi che il riJmoYamcnto dell'Italia ?,,feridionale ricerca, nel suo sforzo enorme. che ci deve <l.are, attraverso Jotte penose, una unità. Anche qui dunque, e per altri motivj, degli <:nti non vivi, impalcatw·e senza il cemc.."!lto,pronte a ricevere scorie e calcinacci o peggio verniciati.. Delineata in questo modo approssimativo la situazione, so110 1ontano dal trarne delle conseguenze fisiocratiche, dei sorpassati « laisser faire ,. Lo stesso Partito Popolare, nella sua opera pratica realizzatrice, ha tratto da sè le conse· guenze: l'Ente Reazione rimane una aspirazione che non si tradturà in realtà. Per ora il Par· tito organizza, muov<:::,agita, in un affanposo accaparramento delle ma.~se; e in questa sua opera sente il bisogno di liberazione da un accentramento statale stupido, e contro di esso praticamente agisce. Le proposte precise cli Don Sturzo al recente congresso del partito limitano e specifkm10 qu.ella che può essere una prima azione di sempJifi. cazioue dell'organismo burocratico. Abolizione degli enti statali, <lei monopoli, soppressione e riunioni di m.inisteri, di sottosegretariati, di intendC:!lZe, sono stabliti in modo netto; tracciano sicure direttive, per quanto abbisogn,ino ancora di studio. Su questo piano si possono accennare subito delle critiche: in parte si tratta del semplice smantellamento finale della bardatura di guerra, la quale sta già sfumando, qua.si, per inerzia. D'altro lato, abolire, riunire ministeri, sopprimere intendenze può essere un non senso, se non si precisa il modo di assegnazione delle relative funzioni, l'effettiva economia da realizzare; perchè rim,rne pur sempre la possibilità cli sopprime.re una cosa, per ingrandirne un'altra. Tuttavia Don Sturzo e i suoi sembra abbiano idee più fenne cli tanti altri che strillano alla riforma, e per salvare il loro posto ma1Jderebbe-- ro in malora l'amministrazione: di fronte alle attuali agitazioni di impiegati il loro contegno sembra deciso. Non cadono almeno nelle ingenuità tattiche dei nittiani, che vorrebbero tutti gli impiegati bene a posto con stipendi aumen• tati e stabilità, ecc., per poi poterli selezionare benino. In questo il P. P. è coerente; partito cli masse, ha una lontana funzione, indiretta di preparazione ri voluzion.aria nel campo agricolo, i cui orizzonti sono ancora assai vaghi; i tenci.ni del problema gli -sfuggono. j\1a esso ba pure una funzioue attuale conservatrice, in cui la superiorità indubbia della sua organizzazione disciplinare e, anche, delle sue competenze tecnicbe gli permette di dare alle masse meno vivaci un senso di sicurezza nel vantaggio immediato, che ne smorza il malcontento e ne sopisce i desideri; jmp011e riforme e disciplina, e lascia loro l'illusione cli essersi conquistate le une e l'altra. Ecco il trapasso dal problema delle autonomie alla semplice. riforma dell'amministrazione attuale: creare l'attaccamento degli impiegati all'Ente locale, è, forse, illusione. Nei grandi municipi gli impiegati, pagat-i abbastanza bene, non lavorano di più degli impiegati di Stato. Ad og1.1.U modo, questo attaccamento può ottenersi con un semplice migliorameÌl.to delle finanze locali, con un.a libertà più ampia concessa ai comuni. Su questi punti il partito popolare ha id<2€ chiare e forse agirà. Così minuzzato il problema diventa suo: e non è semplice, tanti sono gli ostacoli e. gli interessi1 da vincere per avviarne la soluzwne. Il pa1iito popolare è veramente, e non solo con Don Sttu-zo, erede del salveminiano amore per i problemi concreti (tradizionale conoscenza dei bisogni umani, su cui i gesuiti crearono un tempo il 1oro potere) ; e vi si sforza. come nessun altro partito in Italia. Questo è uno dei ristùtati positivi cu,i, il suo potere ci deve condurre, man mano che la necessità di demagogia si smorza. l\1. BROSIO. Sindacalismo Due masse potenti cli organizzazioni sindacaJi si conta.vano fino a poco tempo fa in Italia: la socialista e la popolare. Dal parziale sgretol2.- 111ento della prima sotto l'urto di un.a violenza spesso risanatrice, sta sorgendo u.nn terza mas;- sa: 1a corporazione fascista. Le orgm1izzazioni couwniste rimangono esigue ed iu posizioue cl~1bbia: non si può prevedere se il loro atteggiamento assolu_to creerà àei 1rnovi :uuclei di é1ites o si limiterà invece, iu un costante atteggiamento negativo, a dp-etere i fasti del socia- ~ismo estrenùsta. La conlcdera.z.ione bianca ba resistito all'urto anzi uon è stata quasi toccata: essa ri1naue sal~ da e potente, ordinata, metodica, con dei princi• pii cli azione sicuri, con uua linea progi:ammati~ ca defiiùta che si può deÌiuease così, nei suoi car• clini: Consig.lio del l.a,·oro, sviluppo cooperativo legalizzazione elci sindacati, sviluppo delle as~ sicurazioni sociali, sicurezza di contratti di lavoro, salari 1niuimi e ore lavorative minime, tenclenz.,.'alll'abolizione del salariato per r.1ezzo clelia compa1-tccipazione.

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